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domenica 24 maggio 2015

L'intervista di Salvini per Libero Cosa farà da premier: Il piano: "Tasse, euro e immigrati"

Lega Nord, Matteo Salvini intervistato da Perna: "Tasse, euro e immigrati, cosa farò al governo"


di Giancarlo Perna 



Sarà pure il selvaggio che dicono, però Matteo Salvini è puntuale al minuto. «Sono svizzero», ride scendendo dall’auto e mi stringe la mano. È accompagnato solo dall’autista, un omone con l’aria da guardia del corpo. Anche il segretario della Lega è un giovanottone ben piantato che all’occorrenza darebbe filo da torcere. «Gli assalti ai tuoi comizi, ti porteranno i voti di chi detesta gli intolleranti», gli dico mentre sediamo all’aperto nel bar dove mi ha dato appuntamento. Siamo sotto gli olmi di via Vincenzo Monti, tra le strade più gradevoli del quartiere bene di Milano. In questi paraggi, tre settimane fa, i black bloc hanno dato un saggio della loro creatività. Non ne resta traccia e la giornata è magnifica. «Penso che avremo più voti. Purtroppo. Perché preferirei averli per le proposte che faccio, che per i pomodori che schivo. La violenza però risveglia la gente che vorrebbe stare a casa ma, a quel punto, capisce che il voto serve», risponde Salvini. 

Sembra più giovane dei suoi 42 anni e meno truculento che in tv. Indossa una linda camicia bianca con le cifre, anziché la solita maglietta con su scritto qualche improperio. La barba da muftì, vista dal vivo, è più ordinata. Il viso è del bravo ragazzo, per di più con un sottofondo timidone che contrasta con la voce stentorea dell’uomo sicuro di sé. «Il tuo ex compagno di partito, Flavio Tosi, dice che i guai te li cerchi perché sei un arruffapopoli», gli ricordo. «Tosi fino a due mesi fa diceva che Zaia era un grandissimo governatore. Poi, per ragioni di poltrone, gli si è candidato contro. Che replichi a uno così?». 

Dal dialogo, penserete che tra noi c’è grande confidenza. In realtà è la prima volta che ci sentiamo e vediamo, però ci diamo del tu perché siamo entrambi giornalisti. È l’uso della cerchia. «Un altro veronese -proseguo-, il vescovo, Giuseppe Zenti, ha detto che le tue uscite sono “assurde e diaboliche”». «Addirittura -esclama Salvini e sgrana gli occhi con sincero stupore-. Me ne dispiaccio. Le mie posizioni sono quelle di altri vescovi. Maggiolini, il fu vescovo di Como diceva: “Libertà di religione, ma non invasione”. Comunque, compito di un uomo di chiesa è portarmi sulla retta via, non darmi del diavolo». Diversi passanti riconoscono Salvini e lo salutano con cenni. Qualcuno gli lancia una parola per dimostrargli simpatia. «Senza scorta?», chiede un signore e aggiunge: «Qui non ce n’è bisogno». «Sei un tale fanatico dell’ordine - gli dico - che ti sei sperticato in lodi alla Corea del Nord. Kim Jong un è il tuo modello?». «Noo - ride Matteo-, è l’ultimo che mi propongo. Ho solo detto che in Corea non ci sono radio, tv, cellulari e i bambini giocano tranquilli sulla strada, come un tempo da noi. Ma se manca la libertà, manca tutto. Anche se una settimana senza telefonino è impagabile». «La tua alleanza con Casa Pound ti ha spostato verso la destra estrema, mi sembra», osservo. «Non significa nulla -replica-. È solo una delle realtà con cui lavoriamo. Altre sono di sinistra. 

In alcune vertenze sindacali, filiamo d’amore con la Fiom-Cgil». «Che ti è rimasto del comunismo dei tuoi verdi anni?», chiedo. «L’impegno sociale -risponde-. Sto con gli ultimi: i genitori separati, i disabili, gli operai in difficoltà. Diversi ex comunisti mi votano. L’ultimo a dirmelo è stato oggi un uomo col Che tatuato sul braccio». «I sondaggi ti accreditano anche molti voti moderati. Parola che non fa parte del tuo vocabolario». «Effettivamente, non sono noto per essere tale -sorride-. Ma dobbiamo capirci. Questo è un quartiere moderato, avvocati, medici, partite Iva. Se però parli con loro, sono tutto fuorché moderati. Sono esasperati. Ne hanno le palle piene di passare per moderati e si arrabbiano se lo dici. E mi votano». Il cameriere ci porta il caffè freddo che abbiamo ordinato e una signora bionda e molto chic, profittando della pausa, dice a Salvini: «Mi raccomando. Tenga duro. Vada tranquillo». 

Il Cav è ancora il leader del centrodestra? 

«È il capo di Fi. Il centrodestra è dissolto». 

Un uomo in declino e solo? 

«Mi fanno ribrezzo quelli che hanno mangiato alla sua greppia e che ora lo abbandonano nella fase calante».

Alludi a Raffaele Fitto? 

«Lui lo rispetto. Ha una visione e prende la sua strada. Penso a quelli che vanno nei gruppi misti e sostengono Renzi». 

A che condizioni aderiresti al partito unico di centrodestra proposto dal Cav? 

«Non lo farò mai. A meno che non confluiscano tutti nella nostra posizione sull’euro e sulla Ue». 

Sei per l’uscita dalla moneta unica.  

«Due anni fa, ci prendevano per pazzi. Oggi, se ne dibatte nelle università». 

Hai valutato le conseguenze assieme a economisti coi controfiocchi o parli a vanvera? 

«Ho alle spalle un gruppo di lavoro, coordinato da Claudio Borghi, composto da liberisti e keynesiani. Concordano che, con qualche rischio, l’uscita dall’euro è l’unica salvezza, di fronte a morte certa». 

Tsipras era partito in quarta come te. Ora è arenato. 

«Io ho chiesto proposte che stiano in piedi. La Flat tax, l’aliquota fiscale unica, deve essere fattibile. C’è stato dibattito se fissarla al 15 o al 20 per cento. Abbiamo deciso per il 15». 

Se un giorno sarai a Palazzo Chigi, esci subito dall’euro? 

«Comincio a discutere con Bruxelles sui parametri. Non faccio la guerra al mondo a prescindere. L’Italia ha più forza contrattuale dei greci. Se usciamo noi, cambia tutto».  

Le prime misure economiche del tuo ipotetico governo? 

«Rendere più conveniente pagare le tasse che evaderle. Quindi, grossa detassazione attraverso la Flat tax, per fare emergere il sommerso. Se poi qualcuno si ostina a non pagare, va in carcere. E si getta la chiave». 

Come riportare l’immigrazione sotto controllo? 

«Copiando altri Paesi, Australia, Canada, Usa. Se è un normale immigrato, gli si chiede: Chi sei? Stai bene? Che lavoro fai? Per l’immigrazione caotica dell’Africa, in giugno vado in Nigeria, a spese mie». 

In gita? 

«Per chiedere ai governanti di quanto hanno bisogno per creare lavoro laggiù. L’ideale sarebbe l’adozione da parte dell’Ue dei Paesi africani più poveri. Nell’Ue siamo 28 Stati: un Paese a testa». 

Quale quota annuale di immigrati consideri accettabile? 

«Per quest’anno, zero. Con quattro milioni di disoccupati e duecentomila immigrati regolari senza lavoro, non c’è posto per nessuno». 

Operazioni militari per impedire gli sbarchi? 

«Non di terra. Nessun soldato in Libia. Ci sono navi e aerei. Gli scafisti vanno bloccati anche con la forza e i barconi affondati. Vuoti, ovviamente. Scrivilo, non si sa mai». 

Favorire l’immigrazione cristiana su islam e altri? 

«Idea del cardinale Biffi, che sposo. Sono più assimilabili. Penso ad accordi con Paesi affini, tipo Sudamerica. Meglio dei nord africani che fanno un casino dell’accidente». 

Per Bossi, la tua proposta di abbattere i campi rom è sbagliata. Finirebbero sotto i ponti, ed è peggio. 

«Non sono d’accordo. Né campi, né ponti. Si vive nelle case. Ti do sei mesi per organizzarti. Affitti o compri o, se hai diritto, prendi una casa popolare».  

Che rapporti hai col Senatur? 

«Riconoscenza e rispetto. Non sarò mai ingrato, a differenza di altri, verso chi mi ha dato una passione e insegnato tanto». 

Se dipendesse da te, che faresti per i marò? 

«Sono imbestialito per questa storia. Le liti internazionali si regolano col business. Gli affari tra noi, Ue e India sono notevoli. Finché non si risolve la questione, io con loro non scambierei un copeco. Invece, come nulla fosse, l’India ha un padiglione all’Expo». 

Fategli un sit-in davanti. 

«Why not?». 

Che pensi di Matteo Renzi? 

«È abile, furbo, spregiudicato e gli invidio la cattiveria che non ho. Però, non mi piace. È arrogante, supponente e ha pessimi consiglieri economici».  

Te la sentiresti di andare a Palazzo Chigi? 

«Da solo, forse no. Ma penso che la Lega abbia un progetto valido per l’Italia e l’Europa. E poiché siamo una bella squadra, sono pronto a provare». 

Ti considerano primitivo per atteggiamenti e barbarico modo di vestire. Come ti giustifichi? 

«Passo per truce. Ma, dopo avermi conosciuto, si dice: “È più dolce e più gentile”. A Libero faccio questo voto: d’ora in avanti, sarò sempre più dolce e più gentile». 

Vitalizio agli ex calciatori Le pensioni da serie A

Papponi del vitalizio, le pensioni da serie A degli ex big del calcio da Antonio Matarrese a Giancarlo Abete


di Franco Bechis 


Nella loro vita ne hanno visti tanti, e chissà quanti calci di rigore li hanno resi furibondi. Da giocatori in campo, da dirigenti sportivi ai massimi livelli. Chissà quante volte ce l’hanno avuta con l’arbitro... Ma di vite ne hanno avute due, talvolta anche parallele. Sono diventati parlamentari, hanno conosciuto un altro tipo di arbitro, che non porta i calzoncini corti ma spesso suscita discussioni simili. Poi sono andati in pensione, e da quel momento la loro vita si è capovolta. Non più calci di rigore. Ma un calcio, anzi un calcione al rigore. Si sono presi il vitalizio, e in breve tempo il rigore è stato un pallido ricordo.

Antonio Matarrese, presidente del Bari dei primi anni Ottanta. Poi a ruota alla guida della Lega calcio per un lustro. Da lì schizzato al vertice della Federcalcio, di cui è stato signore e padrone fra il 1987 e il 1996. Organizzò i mondiali 1990 in Italia, chiamò Arrigo Sacchi alla guida della Nazionale di calcio. Erano i tempi di Roberto Baggio e Totò Schillaci, e nel palmares azzurro di Matarrese ci fu una medaglia di bronzo ai mondiali del ’90 e una di argento a quelli del ’94. Bei tempi, e la passione per il calcio è proseguita, tanto è che ancora a inizio anni duemila divenne vicepresidente vicario della Lega guidata da Adriano Galliani. E nel 2013 è stato nominato membro onorario della Figc. E mentre si divertiva con il pallone, Matarrese viveva una seconda vita, naturalmente un po’ a singhiozzo visti gli impegni sportivi: deputato ininterrottamente dal 1976 al 1994, 18 anni. Contributi versati per il vitalizio: 223 mila euro. Assegni già riscossi: 991 mila euro. Differenza a suo vantaggio: 768 mila euro. Un calcione al rigore delle finanze pubbliche, anche se quello spread pazzesco fra versato e riscosso non è un privilegio proprio di Matarrese. L’arbitro ha assegnato quella possibilità a tutti gli ex parlamentari. Quelli che hanno fatto solo politica e quelli che hanno vissuto ben altri mestieri, anche più redditizi.

Come Matarrese il calcione al rigore l’ha tirato pure Giancarlo Abete, fratello di Luigi (ex presidente di Confindustria e attuale presidente di Bnl), imprenditore di successo e con una lunga carriera dirigenziale interna alla Figc, che ha presieduto dal 2007 ai rovinosi ultimi mondiali di calcio del 2014, quelli finiti da Cesare Prandelli contro l’Uruguay. È stato anche capo delegazione della federazione ai vittoriosi mondiali del 2006 in Germania. Mentre faceva carriera nel calcio, Abete si è fatto una capatina in Parlamento: deputato dal 1979 al 1992, tredici anni. E se ne è uscito con un vitalizio da 3.796 euro mensili. Che gli hanno già portato in tasca 668 mila euro di assegni, a fronte di 181 mila euro di contributi versati. Ha guadagnato 486 mila euro, da vero bomber che ha contributo come tanti altri a sfasciare quel rigore dei conti pubblici che poi sarebbe stato regola solo per gli altri italiani.

Come l’autorevole coppia tanti altri sportivi: da Enzo Maiorca, re dell’apnea che in Parlamento si è fatto solo un breve giretto grazie ad An, ed è già in vantaggio di 432 mila euro rispetto ai contributi versati. O come un altro calciatore che ha militato nello stesso partito: Luigi Martini, detto Gigi, che fu nella grande Lazio di Giorgio Chinaglia e vinse il primo scudetto biancoceleste. Poi ha fatto tanti altri mestieri, e alla fine si è preso (da non molto) il vitalizio. Pochi anni ed è già in vantaggio di 187 mila euro sui contributi versati. Dietro di loro una lunga fila di sportivi e dirigenti sportivi che o è andata in pensione solo nel 2013 o deve ancora andarci, ma che godrà delle stesse generose regole se nessuno vorrà cambiarle: Mario Pescante, ex presidente del Coni, Paolo Barelli, capo della Federnuoto, e ancora Franco Carraro (che è attualmente senatore), altro potente dello sport italiano. Tutti pronti per il loro calcio al rigore. È solo questione di tempo.

Il piano segreto della Germania Euro, cosa faranno alla Grecia

Euro, l'ipotesi sulla Grecia del ministro delle finanze Wolfgang Schaeuble: "Se Atene fallisce di nuovo, possibile doppia valuta"





La posizione della Germania sul futuro della Grecia si sta facendo sempre più pessimista. Il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, ha evocato la possibilità che la Grecia possa avere bisogno di una moneta parallela che affianchi l’euro se i negoziati di Atene con i creditori internazionali fallissero. In un recente incontro, racconta il sito di Bloomberg, Shauble avrebbe parlato di questa ipotesi, senza però andare fino in fondo e adottarla come strada certa da seguire. L'esempio già praticato comunque esiste già ed è stato lo stesso ministro tedesco a citarlo: in Montenegro, infatti, l'euro circola e viene regolarmente accettato, anche se il Paese non è membro dell'area euro.

Ottimismo - Il fastidio di Shaeuble è cresciuto davanti all'ottimismo del governo greco su un possibile accordo con i creditori, definendo la progressione delle trattative "esitante". Ma poi ha sgombrato il campo da ogni eufemismo, prevedendo senza riserve che la Grecia potrebbe presto tornare in default: "Quello di cui sono conoscenza - ha spiegato Schaeuble - riguardo alla discussione con le tre istituzioni non giustifica l’ottimismo degli annunci di Atene. Al momento - ha aggiunto - non c’è niente di sostanziale negli annunci secondo i quali siamo più vicini ad un accordo. Si tratta solo di apparenza". A chi gli chiede se la Grecia sia più vicina all'insolvenza, Schaeuble risponde: "Non escludo niente. Capisco le speculazioni su una soluzione politica - ha detto ancora il ministro tedesco - Ma non c’è niente di sostanziale che le giustifichi". Della Grecia si tornerà a parlare nel prossimo G7 finanziario, secondo la previsione del ministro tedesco, summit che si terrà a Dresda tra mercoledì e venerdì della prossima settimana. Un argomento non ancora inserito nell'agenda ufficiale, ma che è sempre più percepito come urgente.

sabato 23 maggio 2015

Caserta: Breve riassunto dell'incontro confronto organizzato da Croanche di Napoli e Caserta

Caserta: Breve riassunto dell'incontro confronto organizzato da Croanche di Napoli e Cronache di Caserta 







Stamattina, negli studi di Cronache di Napoli e Cronache di Caserta, si è tenuto il terzo incontro confronto tra i candidati Sindaco di Caivano. L'incontro è stato condotto dai giornalisti Ciro Giugliano e Giancarlo Maria Palombi. Ricordiamo che il primo Incontro-Confronto fu organizzato dal nostro blog, il Notiziario sul web, il secondo Incontro-Confronto dal Giornalista di Caivano Press, Francesco Celiento e, appunto, il terzo da Cronache di Napoli e Cronache di Caserta. Presente in studio, Giuseppe Papaccioli, Luigi Sirico e Giuseppe Ziello. Assente Simone Monopoli, Raffaele Del Gaudio e Carlo Ciccarelli. Ricordiamo agli amici lettori del blog e non, che sul prossimo numero di domani di Cronache di Napoli e Cronache di Caserta, vi sarà l'intervista scritta dei candidati. Buona visione ma soprattutto buona lettura. 




Playoff: Milano già in semifinale, Sassari ha il matchpoint domenica

Playoff: Milano già in semifinale, Sassari ha il matchpoint domenica





Il verdetto era atteso ed è puntualmente arrivato: Milano in semifinale di playoff dopo sole tre partite. Al PalaUnipol di Casalecchio sul Reno l'EA7 Emporio Armani replica quanto fatto nelle prime due gare al Forum, dominando la Granarolo Bologna dall'inizio alla fine, senza mai andare sotto una solta volta nel punteggio in tutta la serie. Finisce 92-66 con 18 punti e 8 rimbalzi per Alessandro gentile migliore in campo per i milanesi. Tra i bolognesi, 17 punti di un redivivo Allan Ray, finalmente con buone percentuali al tiro. Netto, ancora una volta, il differenziale rimbalzi: 41 quelli acchiappati dai milanesi (7 per Samuels) contro 28 dei bolognesi.

Aspetta, Milano, la vincitrice dell'altra serie che ieri sera ha visto il terzo atto, quella tra il Banco di Sardegna Sassari e la Dolomiti Energia Trento. Al Palaserradimigi finisce 103-78 per i pa
droni di casa, che si portano 2-1 nella serie e domenica avranno il match point per la semifinale (che a quel punto sarebbe la stessa dello scorso anno). Trento paga un Mitcchell (miglior marcatore della regular season) con pessime percentuali al tiro (33% da 2 e 11% da 3) e soli 12 punti. Tra i sardi strepitoso Sosa che ai 23 punti affianca 8 assist.

Abbuffata degli onorevoli banchieri Si sono spartiti 7 milioni di euro

Gli onorevoli banchieri si sono spartiti 7 milioni


di Franco Bechis 




Sono passati 25 anni, e difficilmente qualcuno ricorderà ancora. La prima repubblica batteva i suoi ultimi colpi di coda. Al governo c’era Giulio Andreotti, abituato da sempre a navigare nei palazzi della politica. Era nata l’ennesima crisi, provocata da un gruppo di Dc (quelli di sinistra) tornati di attualità negli ultimi tempi: fra loro c’era Sergio Mattarella. Rimpasto e nuovo governo Andreotti, più debole. Come capita in questi casi chi saliva a bordo dettava nuove regole. Di solito si trattava di avere qualche poltrona in più. Mosca rara invece chi puntava su un cambio di programma. Colpì un giovane e allampanato deputato, che al tavolo delle trattative pose questioni di finanza pubblica. «Il deficit pubblico va affrontato finalmente con coraggio e decisione iniziando dalla lotta agli sprechi e agli abusi nella spesa pubblica», chiese. Quel giovane aveva 39 anni. Non era nemmeno un Carneade. Si chiamava Antonio Patuelli ed era vicesegretario del Partito liberale. Disse pure che bisognava affrontare seriamente «il nodo della previdenza». Patuelli cavalcava in un periodo in cui non erano di moda battaglie oggi sacrosante. Era con Mariotto Segni sul referendum che avrebbe segnato la fine del proporzionale. Uno così sarebbe stato notato tre anni dopo da Carlo Azeglio Ciampi, che lo volle nel governo di emergenza nel pieno di Tangentopoli. Fu sottosegretario alla Difesa, ed era il 1993.

Mentre lui era al governo Mattarella scrisse la legge elettorale che porta il suo nome e che doveva essere la risposta al referendum. Patuelli la considerò una schifezza, e per protesta annunciò che non si sarebbe ricandidato. Predicava benissimo. Quanto a razzolare, fu pizzicato solo con un piccolo vizio: la poltroncina in banca. Prima di essere eletto Patuelli era infatti vicepresidente della Cassa di risparmio di Ravenna. Dovette lasciare la carica per incompatibilità. Ma dimettendosi restò consigliere di amministrazione. Alla banca ci teneva, e presto avremmo capito perché. Con il beau geste il giovane liberale lasciò per sempre la politica. Era il 1994, Berlusconi arrivava a palazzo Chigi e Patuelli andava in pensione. No, non è un modo di dire: a 43 anni ricevette il primo assegno mensile del vitalizio da ex parlamentare. Per altro non restando a lungo inattivo: poco tempo dopo divenne presidente della Cassa di risparmio di Ravenna. Pensionato e banchiere. Ha fatto carriera in tutti e due i campi. Oggi ha poco meno di mezzo milione di euro in tasca più dei contributi versati da ex parlamentare. Ed è pure presidente dell’Abi, l’associazione delle banche italiane. Patuelli è uno dei re del vitalizio e pure re dei banchieri italiani. Gente che non guadagna esattamente un centesimo al mese.

Fu mosca bianca all’epoca, ma oggi Patuelli non è un caso raro. Sono molti i banchieri che alle spalle hanno una bella carriera in Parlamento. Uniscono così i gettoni di presenza e lo stipendio da presidenti e consiglieri di amministrazione di spa o Fondazioni bancarie al comodo vitalizio che si trascinano da quando lasciarono Camera o Senato. Nell’elenco di chi ha visto lievitare nel modo pazzesco che stiamo raccontando in questi giorni i contributi versati per il vitalizio ci sono le due figure di banchiere più rappresentative di Italia. C’è Patuelli, capo delle banche tradizionali. E c’è Giuseppe Guzzetti, ex presidente della Cariplo, oggi alla guida di tutte le fondazioni bancarie e non solo: presiede l’Acri, che riunisce anche tutte le casse di risparmio italiane. Guzzetti, vecchia volpe democristiana, si è già portato a casa con il vitalizio da parlamentare 666 mila euro più dei contributi versati negli anni. Ma la cifra è tutta per difetto. Perché oltre allo stipendio da banchiere, oltre al vitalizio parlamentare (3.123 euro al mese), Guzzetti riceve anche il vitalizio da consigliere regionale (4.782 euro lordi al mese).

Mica sono soli i due. Nella rossa Emilia ad esempio è quasi una regola: hai fatto il parlamentare? Bene, goditi la tua meritata pensione con un bel posticino nel consiglio di una fondazione bancaria o di una cassa di risparmio del territorio. Così oggi uniscono generosi spread conquistati sul vitalizio a stipendi ed esperienza da banchieri. C’è l'ex Ds Bruno Solaroli, che ha già visto lievitare il suo vitalizio di oltre mezzo milione più dei contributi versati. C’è Gianfranco Sabbatini, ex dc presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro, che ha ricevuto 1,2 milioni di euro di vitalizio più dei contributi versati. C’è Antonio Rubbi, comunista tutto di un pezzo (non manca mai d’agosto alla commemorazione di Palmiro Togliatti) ed ex sottosegretario al Tesoro, entrato poi nel cda della Fondazione cassa di risparmio di Bologna, che ha già guadagnato con il vitalizio 1,1 milioni di euro più dei contributi versati.

Registrano fra 800 e 944 mila euro di guadagno con il vitalizio anche Dino De Poli, ex dc e ancora presidente della Fondazione Cassamarca, Roberto Mazzotta già numero uno di Cariplo e Banca popolare di Milano e Virginiangelo Marabini che a lungo è stato in consiglio della Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna. Nell’elenco anche Franco Bassanini, attuale presidente della Cassa depositi e prestiti, che è una banca pubblica un po’ speciale. E poi Nerio Nesi, ex socialista, ex rifondarolo che fu pure presidente della Bnl. È diventato banchiere un altro dc di lungo corso già sottosegretario al Tesoro come Roberto Pinza, che presiede la Fondazione Cassa di risparmio di Forlì e può contare anche su un vitalizio di 5595 euro mensili su cui ha già avuto un vantaggio di 100 mila euro. Poco sotto - perché era giovane e il vitalizio l’ha preso più tardi - Marianna Li Calzi, ex di Forza Italia e di Rinnovamento italiano, oggi nel consiglio di amministrazione di Unicredit.

Schumacher, l'ultimo bollettino medico "Sarà lunghissima, ma siamo felici di..."

Micheal Schumacher, parla la manager Sabine Kehm





Arrivano nuove importanti novità sulle condizioni di salute di Micheal Schumacher, in coma dal 29 dicembre 2013 dopo un grave incidente sugli sci lungo la pista di Meribel, sulle Alpi francesi. C'è ora un nuovo sviluppo rivelato dalla sua storica manager, Sabine Khem: "Micheal sta lentamente ma costantemente migliorando" ha detto in una videointervista rilanciata dai principali media tedeschi. Seguito notte e giorno da medici e familiari, Schumi sembra regalare briciole di ottimismo a chi lo circonda: "Siamo felici di affermare che fa continui progressi, alla luce della gravità della sua situazione in seguito all’incidente sulle piste da sci". Usa comunque prudenza la Khem a proposito dei tempi di recupero: "Ci vorrà moltissimo tempo, sarà una lunga battaglia per lui e tutte le persone che gli stanno accanto. Noi siamo felici di affrontarla a testa alta".

venerdì 22 maggio 2015

Domenica 24 maggio, il Vescovo di Aversa, Angelo Spinillo, commenta la parola di Dio Video

Domenica 24 maggio, il Vescovo di Aversa, Angelo Spinillo, commenta la parola di Dio Video

di Don Carlo Villano
per il Notiziario sul web 



Nella domenica di Pentecoste, la Pasqua giunge pienamente a compimento perché, ci dice Mons. Angelo Spinillo, "il passaggio di Dio nella storia del mondo lascia un segno forte: lo Spirito che rimane nel cuore e nella vita dei suoi discepoli". Questo Spirito, osserva il vescovo di Aversa commentando il Vangelo di Giovanni, radica fortemente il credente nella certezza della presenza di Dio, "lo fonda in maniera sostanziale, come dice San Paolo, nella vita di Gesù".



Mons. Spinillo in dialogo con i fedeli su Facebook

Mons. Spinillo in dialogo con i fedeli su Facebook



da Comunicazioni Sociali Diocesi Aversa
per il Notiziario sul web




Martedì 26 maggio 2015, dalle 21:00 alle 22:00, il vescovo di Aversa sarà collegato sulla pagina "Chiesa di Aversa" per rispondere alle domande degli utenti

Martedì 26 maggio 2015, dalle ore 21:00 alle ore 22:00, il vescovo di Aversa Mons. Angelo Spinillo sarà collegato sulla Pagina Facebook ufficiale della diocesi di Aversa e risponderà in diretta alle domande dei fedeli. Per gli utenti basterà connettersi a Facebook, digitare "Chiesa di Aversa" e pubblicare la propria domanda sulla bacheca della pagina.

La decisione di Mons. Spinillo risponde alla volontà “di porsi in dialogo con tutti i fedeli, con tutti gli uomini di buona volontà che abitano il nostro territorio, anche a prescindere dalla loro appartenenza ecclesiale”, spiega don Carlo Villano, Direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della diocesi di Aversa.

La scelta del Vescovo normanno di mettersi in contatto con il mondo social e di utilizzare i social media come veri e propri mezzi di comunicazione si presta ad una chiave di lettura molto chiara: saper individuare quelli che sono i lati positivi dei social network, che possono risultare strumenti estremamente utili se impiegati correttamente.

Il 26 maggio, dunque, Mons. Angelo Spinillo sarà collegato in diretta dalle 21:00 alle 22:00, ma chi non avesse la possibilità di eseguire l’accesso a Facebook a quell'ora, durante la giornata di martedì potrà comunque connettersi alla pagina “Chiesa di Aversa” e lasciare il proprio messaggio indirizzato al vescovo di Aversa, che risponderà in serata.

Don Carlo Villano annuncia che questa iniziativa è propedeutica ad un convegno-laboratorio che la diocesi di Aversa organizzerà nel prossimo autunno: “L’evento sarà destinato ai giovani, in modo particolare ai formatori che operano nelle comunità parrocchiali, per dialogare e ragionare insieme sul coretto utilizzo degli ambienti social e sulle modalità più opportune per evitare di cadere nelle possibili insidie e trappole che il web comunque presenta”.

Ferma un senegalese per un controllo: colpito col cacciavite, carabiniere grave

Genova, carabinieri colpito con un cacciavite da un senegalese. E' grave





Un maresciallo dei carabinieri del nucleo radiomobile è stato ferito gravemente stamani, alle 8, da un immigrato senegalese che lo ha colpito al torace con un cacciavite. Il sottufficiale è stato soccorso da personale del 118 e ricoverato al pronto soccorso dell’ospedale Galliera. Il senegalese, che si trovava insieme a un connazionale, si è dato alla fuga dopo avere ferito lievemente anche il collega di pattuglia del carabiniere accoltellato. I due immigrati sono stati immediatamente rintracciati alla stazione Marittima da altri militari accorsi sul posto e tratti in arresto.

I fatti - Secondo quanto ricostruito, i due senegalesi erano vicini a un furgone parcheggiato in in via Mura degli Zingari, quando i carabinieri insospettiti dal loro atteggiamento, gli hanno chiesto i documenti. Da qui la reazione dei due. Gli arrestati hanno 31 e 49 anni: il primo sarebbe l'autore materiale del ferimento. I due dovranno rispondere di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni aggravate. Il carabiniere è stato giudicato fuori pericolo: il fendente non ha leso organi vitali. Sarà dimesso nelle prossime ore.

Reazioni - Immediata la reazione di Matteo Salvini. Il leader della Lega ha scritto su Facebook: "Il senegalese è stato arrestato. Io non lo metterei in galera, lo rispedirei subito al suo Paese! Quante belle ’risorse'". Solidarietà a tutti gli agenti è arrivata da Giovanni Toti, candidato presidente del centrodestra della Regione Liguria. "Tutto questo è inaccettabile soprattutto se si pensa che Genova è una delle otto città che il governo Renzi ha escluso dall’operazione strade sicure", ha tuonato inoltre su Fb. "Vogliamo che nel centro storico di Genova, dove ormai ogni giorno si registrano casi di violenza e di degrado, siano istituiti presidi militari visibili alla cittadinanza per controllare i territori e ripristinare la legalità. La Liguria che vogliamo è una regione che non accetta più clandestini. I tanti cittadini che incontro durante il mio tour nella regione sono stanchi delle chiacchiere e delle promesse". "Servono fatti concreti perché la sicurezza dei liguri viene prima delle slide e dei tweet inutili e buonisti del governo Renzi e delle amministrazioni locali incapaci di proteggere e tutelare la sicurezza dei cittadini", ha concluso Toti. "Ora #cambiamoinsieme la Liguria e l’Italia".

Caivano (Na), Arancia Musica Gerardo Sirico: Sabato 30 Maggio "Le macchie da adesso live anteprima disco"

Caivano (Na), Arancia Musica Gerardo Sirico: Sabato 30 Maggio "Le macchie da adesso live anteprima disco"



Show Case: Associazione Gerardo Sirico & Le Macchie. "ASPETTANDO ARANCIA IN MUSICA", Sabato 30 Maggio 2015 ore 20.40 Via Izzo (Caivano, Na) - Ancora Grandi eventi e tanta Musica, non mancare, la tua presenza è importante!. 

Caivano (Na), Politica, Papaccioli: Caivano è chiamata alle urne dopo i fallimenti del centro sinistra e all'assenza totale del centro destra

Caivano (Na), Politica, Papaccioli: Caivano è chiamata alle urne dopo i fallimenti del centro sinistra e all'assenza totale del centro destra


di Carmine Di Micco 

Metti una X su PAPACCIOLI 

Caivano è chiamata alle urne dopo i fallimenti delle amministrazioni di centro sinistra e la completa assenza di un centro destra capace di interpretare le istanze di una popolazione di moderati e di centro destra. Molti sarebbero tentati a non votare, sappiamo però che un'alternativa esiste, l'alternativa è PAPACCIOLI, un uomo che va oltre gli schematismi rigidi del passato e si propone con una storia adamantina di centro destra, capace appunto, di battere il centro sinistra raffazzonato con proposte concrete direttamente al CUORE ed alla MENTE delle persone autenticamente legate agli interessi comuni. 

Papaccioli è l'unica alternativa al centro sinistra e alla destra locale. Ma proviamo a sentire il diretto interessato: "Siamo l'unico centro destra locale, l'unica alternativa al centro sinistra e alla destra locale a guida Monopoli. Sia la sinistra che la destra locale, hanno dimostrato di non rappresentare il nuovo, ma soprattutto di non avere idee mirate sui bisogni reali della gente e del Paese. Le concittadine e i concittadini non hanno bisogno della busta della spesa o di prestazioni gratis, questo gesto classifica chi lo fa ma, hanno bisogno di poter fare la spesa in proprio e di servizi che il pubblico deve garantire e non vendersi appunto a prestazioni occasionali. Basti fermarsi un minuto per capire che la prestazione gratis o la busta della spesa gratis o altro, "è" sinonimo di disinteresse alle esigenze del Paese ma appunto, mirano esclusivamente al tornaconto personale, nessuno investe di tasca propria per il bene altrui, soprattutto in politica e in campagna elettorale, la propaganda elettorale lecita è altra cosa. Io stesso ho improntato una campagna elettorale basata sul principio, sulle idee, sulle proposte, sul rilancio di noi tutti per Caivano con Papaccioli.. Via i Mercanti dal Tempio"!. Viva il centro destra!. 

Da Padoan una minaccia ai giudici. "Errore sulle pensioni, da adesso..."

Pensioni, Pier Carlo Padoan contro la sentenza della Corte Costituzionale: "Dovevano valutare l'impatto economico"





Dal ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan parte un messaggio forte e chiaro ai giudici della Corte Costituzionale: "Auspico che in futuro l'interazione sia più fruttuosa". I toni sono morbidi ma la sostanza è durissima: intervistato da Repubblica, Padoan torna a parlare della grana dei rimborsi delle pensioni causata dalla sentenza della Consulta, che ha giudicato incostituzionale lo stop all'adeguamento degli assegni per il biennio 2012-13. 

"Dovevano chiedere al Ministero" - Il governo che aveva deciso quel blocco era come noto quello di Mario Monti, ma a chiudere la falla è chiamato quello di Matteo Renzi. "Gli arretrati da corrispondere ci costano 2,2 miliardi - spiega Padoan -. Poi gradualmente a regime l'intervento sui trattamenti di medio livello ci costerà 500 milioni l'anno, a partire dal 2016. Ma questa vicenda ha un aspetto che mi lascia perplesso e di cui, per così dire, prendo atto". "La Corte Costituzionale - sottolinea il ministro - sostiene di non dover fare valutazioni economiche sulle conseguenze dei suoi provvedimenti e che non c'era una stima dell'impatto, che non era chiaro il costo. Ora, non so chi avrebbe dovuto quantificarlo, ma rilevo che in un dialogo di cooperazione tra organi dello stato indipendenti, come governo, Corte, ministri e Avvocatura sarebbe stata opportuna la massima condivisione dell'informazione". Fatta salva l'autonomia in sede di sentenza, è la tesi di Padoan, serve cooperazione tra potere politico e giudiziario perché "se ci sono sentenze che hanno una implicazione di finanza pubblica, deve esserci una valutazione dell'impatto. Anche perché questa valutazione serve a formare il giudizio sui principi dell'equità. L'equità è anche quella del rapporto tra anziani e giovani. Questo è mancato e auspico che in futuro l'interazione sia più fruttuosa".

I tre possibili "agguati" della Consulta - Il banco di prova di questa "comunicazione" tra Stato e Consulta arriverà presto. In autunno la Corte dovrà decidere se il blocco del rinnovo del contratto dei dipendenti statali sia legittimo (ballano 12 miliardi di euro di eventuali rimborsi per i mancati adeguamenti). Prima, dovranno emettere una sentenza sul ricorso dei contribuenti contro l'aggio di Equitalia alzato all'8%, e poi c'è la spada di Damocle del contributo di solidarietà tra il 6% e il 18% imposto dal governo Letta nel 2013 alle pensioni superiori a 90mila euro. I giudici della Consulta dovranno decidere anche su questo. I nodi li hanno stretti i vecchi governi, ma il pettine ora ce l'ha in mano Renzi.

Baudo, il dramma in tv: attentati e paura "Parlai male della mafia e poi loro..."

Baudo, il dramma in tv: attentati e paura  "Parlai male della mafia e poi loro..."





"Sono stato vittima di un regolamento di conti mafioso". La drammatica confessione di Pippo Baudo arriva in un contesto "leggero" come il Grand Hotel Chiambretti, su Canale 5. Il mitico conduttore tv, 79 anni tra meno di un mese, ricorda: "Si trattò di un regolamento di conti mafioso nei miei confronti. Avevo fatto una celebrazione del giudice Chinnici a Taormina parlando male della mafia e ci fu questa vendetta. Mi costò cara questa cosa". Il riferimento è all'attentato che nel 1991 distrusse la sua villa di Acireale, vicino a Catania. Da quel giorno, nonostante la ricostruzione dell'edificio, Baudo non ci andò più a vivere e la vendette qualche anno dopo.

Le registrazioni segrete di Varoufakis Tremano i ministi europei spiati

Varoufakis spia i ministri Ue


di Nino Sunseri 


Che si trovi una soluzione per la Grecia sono sempre meno a crederci. Le Borse appaiono perplesse e per il secondo giorno consecutivo tengono il fiato sospeso. Tutto è immobile. Gli indici danzano intorno alla variazione zero segnalando l' incapacità di prendere una posizione. Anche lo spread immobile a 122 punti. Il ministro tedesco dell' Economia Wolfgang Schauble ha annunciato che il caso della Grecia sarà al centro della riunione del G7 in programma a Dresda da mercoledì a venerdì. L' annuncio sembra preludere ad una decisione definitiva. Quasi una comunicazione ufficiale ai membri non europei del direttorio (Usa, Canada e Giappone) sul probabile finale della tragedia greca.

Il livello di sfiducia nei confronti di Atene ha raggiunto un punto da cui sarà difficile tornare indietro. In una intervista al New York Times il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis annuncia di aver registrato gli interventi nell'ultima riunione dell' Eurogruppo a Riga. Solo per ragioni di privacy, non diramerà l'audio. Facile immaginare la sorpresa, e anche il disappunto, fra i ministri presenti alla riunione. Forse nemmeno ai tempi della Guerra Fredda era accaduto che uno dei partecipanti al vertice mettesse su nastro le conversazioni senza avvertire.

Il gesto di Varoufakis dimostra quanto sia elevata la diffidenza fra i membri del Club Euro. Per la memoria dei lettori ricordiamo che nella riunione di Riga il ministro greco venne accusato di essere un «incompetente», un «perditempo» e anche «un giocatore d' azzardo». Qualcuno addirittura aveva paragonato il governo di Atene a un gruppo di sfaccendati seduti ad un bar di fronte al mare che fumano e sognano la rivoluzione mondiale.

A questo punto diventa sempre più difficile scommettere sulla Grecia nell'euro. L'intervista di Varoufakis somiglia molto ad un "pizzino". Un segnale ai colleghi dell' Eurogruppo nel quale minaccia di rivelare il contenuto delle conversazioni e quindi il loro potenziale offensivo nei confronti del popolo greco. Una maniera spregiudicata per crearsi un alibi e, se dovesse finire male, indicare i colpevoli agli occhi dell'opinione pubblica: i cattivoni dell'Eurogruppo. Difficile sapere come finirà. Si parla di un possibile prestito-ponte per consentire alla Grecia di arrivare a settembre. I tedeschi, però, appaiono sempre più insofferenti. Berlino ha fatto sapere ai partner (e anche a Mario Draghi) che non saranno tollerate altre forzature sui trattati. L'euro danza sul ciglio del burrone. I mercati, come tutti, trattengono il fiato. Resta da capire come può andare avanti l'unione fra registrazioni abusive e minacce.

Formigoni sbrocca? Prova di virilità: "Mi sono comportato da..."

Roberto Formigoni, il Celeste non si scusa dopo la sfuriata al gate e attacca: "Mi sono comportato da maschio. Chiederò i danni"





A un giorno di distanza dalla sfuriata al gate di Alitalia-Etihad che è diventato virale su internet, Roberto Formigoni non si placa. E, come scrive il Corriere.it, rincara la dose contro una compagnia aerea “di disonesti, incapaci e incompetenti”. Il Celeste difende il suo comportamento, per nulla dispiaciuto di aver perduto le staffe, lui sempre così attento al linguaggio: “Ripeterei quei termini? Assolutamente sì, ho utilizzato le parole che userebbe qualsiasi italiano maschio che nei momenti di rabbia perde la pazienza. Quando uno s’incazza, s’incazza!”. 

Cos’è successo - Formigoni doveva prendere un volo Roma-Milano ma, come racconta lui stesso, a causa della fila e di vari spostamenti di gate ha perso l’aereo: “Alle 21.25 mi sono presentato al gate indicato sulla carta di imbarco, ma gli addetti mi hanno spiegato che era stato cambiato, mandando me e altre quattro persone che dovevano imbarcarsi sullo stesso volo da tutt’altra parte. Davanti a me c’era un gruppo di 10 persone con donne e bambini. Ho aspettato che imbarcassero tutti, poi ho chiesto di essere imbarcato, ma quel volo ormai era completo. A quel punto mi hanno mandato a un altro gate, ma nel frattempo si sono fatte le 21.57 e ho perso il volo”.

Le conseguenze - Formigoni sembra davvero arrabbiato, forse anche per l’inaspettata risonanza mediatica che ha avuto il suo gesto, e contrattacca: “Chiederò i danni: il rimborso del taxi (due viaggi) e le spese di una notte in albergo, e io pagherò questi due-tre euro di danni del telefono”. L’unico commento di Alitalia sulla vicenda è stato: “Non si è presentato nei tempi previsti come sono tenuti a fare tutti i passeggeri, senza eccezioni”. Ma l’ex presidente della Regione Lombardia è convinto di aver ragione, anche in virtù di del fatto che “gli italiani mi danno ragione. Incredibile quanti siano i cittadini che hanno subito soprusi che mi telefonano per dirmi ‘bravo, finalmente qualcuno ha detto ad Alitalia quello che si merita’”.

In Rai il clamoroso ritorno di Marrazzo: ecco dove lo vedrete. E tremano 3 donne

Piero Marrazzo prossimo corrispondente Rai da Gerusalemme





Di riforma dei telegiornali Rai si parla da prima che Matteo Renzi mettesse piede a Palazzo Chigi. Il premier l'ha fatta propria anche se per ora, preso da altre beghe, l'ha lasciata sullo sfondo. Secondo quanto riporta lanotiziagiornale.it, alla proposta delle due "newsroom" che razionalizzerebbero l'informazione della tv di Stato, Renzi ne preferirebbe addirittura una sola (che sarebbe evidentemente più facile controllare).

E sul tavolo, scrive sempre il sito ripreso da Dagospia, c'è anche il valzer dei corrispondenti esteri, che potrebbe far tornare protagonista un ex volto della Rai e della politica poi travolto dallo scandalo droga-trans: Piero Marrazzo. Il quale dopo aver lasciato la poltrona di governatore del Lazio ed aver scontato un periodo di purgatorio, era tornato sugli schermi lo scorso anno con "Razza umana", programma che si era rivelato un mezzo flop, passato lo scalpore per il ritorno in tv dello stesso Marrazzo. Ora, secondo lanotiziagiornale.it, potrebbe prendere il posto di Stefano Spoto (quasi in età pensionabile) come corrispondente da Gerusalemme. In ballo anche la poltrona di New York, la più ambita, verso la quale sarebbe in partenza Oliviero Bergamini del Tg1. Chi tra Tiziana Ferrario e Giovanna Botteri gli lascerà il posto?

Diceva "assassini" ai pm di Mani pulite: Sgarbi massacrato, deve pagare (tanto)

Vittorio Sgarbi condannato a pagare 60 mila euro ai pm del pool di Mani Pulite





Dopo vent'anni di processi attraverso tutti i gradi di giudizio, la Cassazione ha condannato Vittorio Sgarbi a pagare un risarcimento di 60 mila euro a tre ex pubblici ministero del pool di Mani pulite Piercamillo Davigo, Gherardo Colombo e Francesco Greco. La vicenda è nata nel 1994, quando Sgarbi era fresco deputato di Forza Italia e conduttore in tv di Sgarbi quotidiani. In quel periodo il critico d'arte aveva definito dalle pagine de Il Giornale e Avvenire "assassini" i magistrati, dopo i suicidi di Raul Gardini e Gabriele Cagliari. Sgarbi aveva aggiunto che i tre pm: "avevano fatto morire delle persone" e aveva definito il pool: "Associazione a delinquere con libertà di uccidere".

La sentenza - Sgarbi era stato già condannato in appello nel 2011. Nella sentenza i giudici avevano scritto che: "neanche la più benevola concezione del limite della continenza verbale potrebbe mai giungere ad ammettere che tali espressioni non violino quel limite". La sfuriata ventannale di Sgarbi gli costerà 60 mila euro, cifra contestata dall'ex parlamentare, ma secondo i giudici non è un cifra "esorbitante" considerando "il lavoro svolto" dai tre magistrati offesi, "la gravità degli addebiti loro mossi e l'impatto sociale di affermazioni così drastiche".

La responsabilità - Inascoltate anche le proteste di Sgarbi che non aveva accettato di essere condannato in solido da solo, senza il coinvolgimento degli editori che avevano pubblicato le sue parole. Secondo il critico, dovevano essere i giornalisti a "verificare la violazione del limite di continenza verbale". Ma la sua richiesta è arrivata solo nove anni dopo l'inizio del procedimento giudiziario.

giovedì 21 maggio 2015

Bibbie, spillette di partito, bandiere... Quegli strani divieti per entrare a Expo

Expo, vietato entrare con una bibbia o una spilla di partito





Volete visitare Expo sventolando unaa bandiera dell'Isis? Lasciate ogni speranza voi che entrate. Non passerete i tornelli. Il regolamento di Expo, come si legge in una nota diramata dall'Ufficio scolastico del ministro dell'Istruzione, proibisce infatti l'accesso all'area espositiva con "qualsiasi tipo di materiale scritto o stampato contenente propaganda a dottrine politiche, ideologiche o religiose, asserzioni o concetti diversi da quelli esplicitamente autorizzati dalle autorità di pubblica sicurezza". E se appare ovvio che una bandiera dell'Isis non sia la benvenuta, la disposizione vieta anche materiale assai meno estremo, come una spilletta o la bandiera di un partito o ancora una bibbia, in quanto materiale religiosamente esplicito. D'altra parte, in un luogo in cui arriva gente da tutto il mondo ma non c'è un luogo in cui pregare secondo il credo delle tante religioni, non poteva essere diversamente. I divieti rivolti alle scuole, e quindi anche agli altri visitatori, comprendono bevande in vetro o lattina, qualsiasi tipo di animale ad eccezione dei cani guida per ipovedenti, qualsiasi oggetto che Expo possa ritenere pericoloso o dannoso, come piccoli coltelli o taglierini. Insomma, se vi volete portare dei panini, fateli a casa...

In pensione solo dopo 70 anni: per chi sarà la mazzata I calcoli

Pensioni, i calcoli della Ragioneria di Stato sui giovani lavoratori: andranno in pensione a 70 anni





I nati dalla fine degli anni '70 fino ai primi anni '90 ormai ne sono più che consapevoli: se andranno in pensione alla fine della propria carriera lavorativa - sempre che questa sia cominciata - guadagneranno meno della già misera pensione dei propri genitori. Chi ha cominciato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995 ha iniziato a matutare una pensione costruita con il sistema contributivo, non più con quello retributivo, grazie al quale gli attuali padri e nonni hanno potuto versare meno di quanto hanno poi intascato da pensionati. E la riforma Fornero sembra aiutare solo in apparenza i giovani lavoratori, almeno nel raggiungimento in tempi ragionevoli della soglia minima per andare in pensione.

Le prospettive nere - Tanto banale quanto inesorabile, la regola per avere una buona pensione è solo quella di avere uno o più buoni lavori con stipendi alti. Con la Fornero, rispetto alle vecchie generazioni, le nuove non potranno più godere della pensione minima garantita dallo Stato di 500 euro. Oggi ne usufruiscono 3,5 milioni dipensionati su 16,4. Secondo i calcoli della Ragioneria di Stato, un lavoratore dipendente che spera di andare in pensione nel 2050, dovrà aver lavorato per 40 anni e non avere meno di 70 anni, soglia che oggi si attesta a 66,3 anni. A quel punto potrà smettere di lavorare e incassare ogni mese una pensione netta di 83,1% rispetto all'ultima retribuzione netta.

La fregatura - La riforma Fornero permette di andare in pensione con tre anni di anticipo, ma per farlo sarà necessario aver maturato almeno 2,8 volte l'assegno sociale di 1.256 euro lordi. Senza questo requisito i 70 anni rimangono l'obiettivo naturale. I calcoli della Ragioneria, ripresi dal Corriere della sera, non lasciano scampo: per andare in pensione a 65 anni nel 2050, il lavoratore deve aver cominciato a 19 anni e potrà prendere una pensione dell'82% rispetto all'ultima retribuzione netta.

Caivano (Na): Sirico mortificato per gli atteggiamenti dell'opposizione a guida Monopoli

Caivano (Na): Sirico mortificato per gli atteggiamenti dell'opposizione a guida Monopoli 




Luigi Sirico
Candidato Sindaco (Centro Sinistra) 


Egregio dott. Monopoli, egregi candidati 

Avete imbrattato Caivano con migliaia di manifesti, al punto, che colpiti da un raptus compulsivo di azzeccamiento, dopo averli attaccati, non contenti, li ricoprite voi stessi con altri ancora. Avete utilizzato impropriamente un marchio di una multinazionale e il nome di un Monsignore. Avete tirato in ballo persone che neppure sono candidati, con foto e fotomontaggi, quasi a mostra di un vostro capolavoro. Avete utilizzato tutte le armi delle offese personali,  le più basse, oltre ogni limite del buon senso e della decenza. E MO? 

Io di tutto questo mi scuso, mi scuso con S.E. Vescovo di Aversa, Angelo Spinillo. Mi scuso con la nota Multinazionale. Mi scuso con tutti i parroci del Paese. Mi scuso con tutte le persone tirate in ballo, solo perché miei conoscenti, miei amici e sostenitori.

Si, avete capito bene. Sono io a scusarmi al posto vostro, perchè non voglio  che si pensi  che Caivano sia questo. Caivano è altro. La stragrande maggioranza dei caivanesi, che mi sento di rappresentare, non alza la voce, non offende gratuitamente sentendosi arrivato, e, nonostante l'inutile rumore che producete, continua a credere che una campagna elettorale non sia una "guerra" ma un momento di confronto democratico su temi seri e concreti a cui continuate a sfuggire appellandovi appunto a mille scuse. 
Cordialmente
Luigi Sirico 

Caivano (Na): Il candidato della Lista "Noi Insieme con Monopoli" chiede scusa al Mons. Vescovo Angelo Spinillo

Caivano (Na): Il candidato della Lista "Noi Insieme con Monopoli" Lorenzo Maggio, chiede scusa al Mons. Vescovo Angelo Spinillo per il gesto "ingenuo" avuto, nel pubblicare una foto di gruppo che lo ritraeva insieme al Vescovo di Aversa, in uno spot elettorale


a cura di Gaetano Daniele 


Nella foto al centro
con lo slogan "Caivano non deve morire"
Lorenzo Maggio 

Il candidato della Lista "Noi insieme con Monopoli", Lorenzo Maggio, in data 20 maggio 2015, pubblicava una sua foto di gruppo che lo ritraeva insieme al Vescovo di Aversa Mons. Angelo Spinillo e, distrattamente e, ingenuamente, non accorgendosi che sullo sfondo della foto di gruppo vi era uno spot elettorale, di cui lo stesso Maggio è candidato, creava indirettamente e inconsapevolmente un disagio allo stesso Mons. Vescovo di Aversa, Angelo Spinillo, che subito ha smentito.

Il candidato Lorenzo Maggio, impegnato costantemente nel sociale e, partecipando anche attivamente a quelle che sono le attività pastorali, prendendo visione dell'ingenuità commessa, subito correva ai ripari, eliminando in toto la foto pubblicata. Quindi, Lorenzo Maggio, chiede scusa al Vescovo Angelo Spnillo, per l'ingenuità commessa ma, appunto, il messaggio che voleva lanciare lo stesso Maggio, era inteso come un appello alle forze sane del territorio affinchè traghettare quelli che sono i reali problemi del Paese, il più lontano possibile, facendolo al fianco di persone di culto e intelligenza come lo è il Mons. Vescovo Angelo Spinillo. 

Cosa succede senza Inps: perché ci conviene abolirlo

Inps e pensioni, i calcoli di Perna su Libero: perché ci conviene abolirla


di Giancarlo Perna 



Tu pensi quando vai in pensione che ora godrai il frutto dei tuoi risparmi e che nessuno ci metterà becco perché quella è roba tua. Neanche per sogno. Diventi invece una specie di punching ball in cui tutti fanno a gara per dirti che stai mangiando a ufo, godi di un ignobile privilegio, togli il futuro ai figli. Poi passano alle vie di fatto. Così, quattro anni or sono, ti hanno sospeso l’adeguamento al costo della vita che da decenni era considerato segno di civiltà, tanto più che da pensionato non hai altra difesa contro l’erosione. Per un po’ sei stato zitto, poi uno di noi ha fatto ricorso e la Consulta gli ha dato ragione: il blocco è incostituzionale perché colpisce solo i pensionati e non tutti i percettori di redditi. Ergo: la scala mobile va ripristinata e il maltolto restituito. A quel punto, siccome hanno deciso che quell’assegno mensile che tu credevi fosse roba tua è invece carne di porco, hanno cominciato a sminuzzare la sentenza che ti dava ragione per ricacciarti dalla parte del torto. Così daranno un bonus una tantum a quelli di noi la cui pensione è sotto ai tremila lordi. Un bonus, cioè una regalia, pensa tu! Un obbligo giuridico trasformato in obolo elargito per bontà. Ovviamente, di valore minimo rispetto al sottratto che la Consulta ingiungeva di restituire. 

E quelli sopra i tremila lordi? Ciccia. A loro niente, neanche le scuse. Anzi, è saltato su un tale, Enrico Zanetti, di mestiere sottosegretario, che facendo l’indignato ha detto che estendere a loro il bonus sarebbe «immorale». Ma come, la Corte costituzionale ha appena detto che è illegittimo togliergli la scala mobile e tu Zanetti, all’opposto, berci che è immorale ridargliela? Ma dove li trovano questi? Risposta: dallo stesso calderone da cui fu tratta Elsa Fornero, essendo anche lo Zanetti un montiano di Scelta civica. Poi è venuto Libero con la sua dura inchiesta sui vitalizi dei politici. Adottando un criterio - il confronto tra ciò che si è versato e quanto viene percepito - che è micidiale. Ma sacrosanto. Con questo sistema però non si salva nessuno. Non i politici e neanche i comuni cittadini. Tutto dipende da quanto dura la vita. Se è lunga, tutti finiremo a scrocco della collettività. Questo vale certo per i pensionati col sistema retributivo, ma varrà pure per i longevi della generazione contributiva. 

Io non so attraverso quali calcoli attuariali, la previdenza abbia fissato i contributi che ho dovuto versare e l’ammontare della pensione che ne derivava. Ma tanto mi fu detto e tanto ho fatto. Ora, non vorrei sentirmi in colpa perché campo oltre la tabella statistica. So però che, se accadrà, arriverò anch’io alla fatidica soglia stabilita da Franco Bechis in cui miei contributi saranno insufficienti a mantenermi. Ci arriverà anche Giampaolo Pansa che ci ha raccontato vividamente i suoi cinquanta e passa anni di lavoro dipendente. Poiché se vive a lungo, come tutti gli auguriamo se non altro per assaporarne gli articoli, finirà come me a ricasco di Pantalone. Forse meno dei politici che, più spudorati, scuciono gratis l’80 per cento della loro previdenza all’Inps. Ma anche noi, in piccolo, faremo la nostra parte. Ho dunque perso del tutto l’illusione che la mia pensione sia cosa mia. La crisi e i sospetti di questi anni mi dicono che la quiescenza come diritto è finita. Per me è tardi e parlo per domani.

Aboliamo l’Inps, così avremo una greppia politica in meno. Altrettanto facciamo con gli enti analoghi. Poi ci lascino tutto nello stipendio, senza prelevare la quota previdenziale. Con il mensile un bel po’ più gonfio, ciascuno provvederà al proprio futuro. Chi avrà sale in zucca si troverà da vecchio una cosa veramente sua. Né le Fornero né i Zanetti potranno frugarci dentro. Chi non saprà farlo, dovrà rimproverare solo se stesso. Ai poveri assoluti penserà lo Stato col Fisco.  Faremo finalmente quello che ci hanno sempre impedito, dicendosi più bravi di noi. Ma era solo per decidere le nostre vite fino alla morte. Questa sarebbe una bella battaglia liberale all’americana, nella decrepita Europa.

Quanto paghiamo in più di tasse: il confronto che fa venire i brividi

Confartigianato: gli italiani pagano 29 miliardi di tasse in più rispetto all'Europa





Non bastavano le pessime notizie sul fronte pensionistico, a far precipitare l’uomore degli italiani - che però se lo aspettavano - ci sono le notizie relative alla pressione fiscale che ci vede maglia nera in Europa.  L’Ufficio studi di Confartigianato calcola infatti che nel 2015 gli italiani paghino 29 miliardi di tasse in più rispetto alla media europea, 476 euro a testa. Nell’ultima decade, dice ancora l’associazione, il peso del Fisco della Penisola è cresciuto come in nessun altro sistema del Vecchio continente: +4,2 punti di Pil, per un livello di pressione fiscale del 43,4% del Prodotto che ci posiziona al settimo posto nel continente. In questo panorama, agli imprenditori è richiesto uno sforzo non indifferente, legato agli immobili produttivi che valgono 7,2 miliardi di Imu. Tutto ciò impatta anche sull’economia e infatti «nonostante da più parti giungano previsioni e segnali di un’economia che riparte, sul mercato interno la tanto agognata ripresa noi non la vediamo ancora» ha detto il presidente di Confartigianato, Giorgio Merletti, chiedendo al governo il taglio delle imposte come priorità.

Comunicato Stampa Mons. Vescovo Angelo Spinillo

Comunicato Stampa Mons. Vescovo Angelo Spinillo 



Mons. Vescovo Angelo Spinillo 

Ufficio Comunicazioni Sociali
Comunicato Stampa


Mons. Spinillo estraneo a materiale utilizzato a fini elettorali

In riferimento ad alcune immagini del Vescovo di Aversa, Mons. Angelo Spinillo, comparse su materiale di propaganda elettorale, il Vescovo dichiara di essere completamente estraneo a tale iniziativa, che è stata prodotta a sua insaputa, senza che mai sia stato interpellato o informato dagli interessati. Pertanto, prendendo del tutto le distanze da tale iniziativa, si chiede a chiunque ne abbia responsabilità di ritirare le immagini che coinvolgono il Vescovo in momenti elettorali cui egli, nel rispetto verso tutti, rimane assolutamente estraneo e chiede a tutti i candidati di non impiegare foto riguardanti il Vescovo di Aversa per materiale utilizzato a fini elettorali.


Il Direttore
d. Carlo Villano

Aversa, 20 maggio 2015
Ringraziando l'Amministratore del blog, 
il Notiziario sul web, Gaetano Daniele 
Mons. Vescovo Angelo Spinillo 

mercoledì 20 maggio 2015

Caivano (Na): Esclusiva il Notiziario - Il Vescovo Angelo Spinillo prende le distanze da Monopoli e dalla Lista Noi Insieme con Monopoli

Caivano (Na): Il Vescovo Angelo Spinillo prende le distanze da Monopoli e dalla Lista Noi Insieme con Monopoli


di Gaetano Daniele 





Il Vescovo S.E Mons. Angelo Spinillo, tramite Don Franco, il vicario generale, ci comunica e prende categoricamente le distanze dal candidato Sindaco della destra locale dott. Simone Monopoli, e dalla foto che lo ritrae insieme al candidato Lorenzo Maggio: un comportamento scorretto e privo di ogni fondamento e regola basilare ci comunica Don Franco, il Vicario generale a telefono. Ricordiamo agli amici lettori che, il candidato Lorenzo Maggio della Lista "Noi insieme con Monopoli" ha sponsorizzato in maniera scorretta una foto che lo ritrae insieme al Vescovo Mons. Angelo Spinillo, foto scattata, come ci comunica Don Franco, il vicario generale, in altre occasioni, sicuramente non quelle elettorali, la Curia prende quindi, le distanze da ogni simbolo elettorale. Pertanto, si invita il candidato Sindaco dott. Simone Monopoli, a prendere urgenti provvedimenti nei confronti del suo candidato Lorenzo Maggio e cioè, all'eliminazione immediata della foto, che vede il Vescovo Mons. Angelo Spinillo, sotto al simbolo "Noi insieme con Monopoli". 

Don Franco Vicario Generale per 
S.E. Mons. Angelo Spinillo 
Aversa (Ce)

Nota Bene

In data 25/05/2015, ore 12.00, ci accorgevamo che all'interno di questo Post, vi erano degli errori di battitura che potevano lasciare intendere un messaggio distorto da quello che volevamo comunicare noi del blog, il Notiziario. Pertanto, ci scusiamo con i lettori e con i citati, restando fermi che, Don Franco il Vicario generale prima e, il Vescovo tramite email dopo, ci mettevano al corrente che prendevano categoricamente le distanze dalla foto che lo ritraeva insieme al Vescovo al fianco del simbolo Noi insieme con Monopoli. Ricordiamo pertanto agli amici lettori del blog il Notiziario che, abbiamo anche riportato le scuse del candidato Lorenzo Maggio, regolarmente riportate sul blog. 

Caivano (Na): Papaccioli, Sirico e Ziello segnalano reiterate irregolarità nell'affissione di manifesti elettorali

Caivano (Na): Papaccioli, Sirico e Ziello segnalano reiterate irregolarità nell'affissione di manifesti elettorali 


di Gaetano Daniele 



da sinistra a seguire, Papaccioli, Sirico e Ziello 

Sono tante le segnalazioni da parte dei cittadini caivanesi alle forze politiche sane presenti sul territorio che denunciano reiterate irregolarità sull'affissione di manifesti recante pubblicità elettorale in vista delle elezioni amministrative del 31 Maggio 2015. Accade in pratica che in tutta Caivano, i manifesti delle liste del Movimento 5 Stelle, del Partito Democratico, dell'Udc, di Ncd, di "Per Papaccioli per Caivano", di Italia dei Valori, vengono coperti da altri manifesti con una rapidità da guinness dei primati. A tal proposito abbiamo chiesto ai rispettivi candidati cosa ne pensano in merito. 

Proviamo a sentire quindi il dott. Giuseppe Papaccioli, candidato a sindaco, sostenuto da due liste civiche: "Con Papaccioli per Caivano" e con "Noi con Salvini", dott. Papaccioli, in questi ultimi giorni gira voce di ragazzi a guardia di muri e tabelloni pronti a coprire manifesti elettorali avversi, se fosse confermata l'indiscrezione, che provvedimenti intende prendere?

Se fosse vero sarebbe gravissimo mi affiderei alle forze dell'ordine, io posso dire che affiggere un manifesto è praticamente impossibile basta guardare appunto, i muri della città . Confido nelle forze dell'ordine affinché facciano chiarezza su questi accadimenti, la campagna elettorale deve essere basata sulle proposte e sui contenuti, chi fugge ai confronti evidentemente ha altri motivi o argomentazioni più pratiche visto quello che sta accadendo

Rivolgiamo la stessa domanda al candidato del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Ziello: in questi ultimi giorni gira voce di ragazzi a guardia di muri e tabelloni pronti a coprire manifesti elettorali avversi, se fosse confermata l'indiscrezione, che provvedimenti intende prendere?

Credo sia un'offesa alla civiltà. 1° Perché la guerra dei manifesti non porta che ad una vittoria di Pirro 2° Perché se un candidato sindaco permette per cose così lievi che i propri adepti, perché di tali si tratta, di usare violenza e minacce non so cosa possiamo aspettarci se tale candidato arrivasse ad essere sindaco. Se la popolazione deve vivere nel terrore di ritorsioni si finisce per ledere ogni diritto democratico e questo è tipico di giunte comunali di trista memoria che riporterebbero dopo 70 anni ad una fase oscura della vita cittadina. Tali comportamenti non solo vanno stigmatizzati ma vanno puniti come da legge.

Rivolgiamo la stessa domanda anche al candidato del centro sinistra, Architetto Luigi Sirico: in questi ultimi giorni gira voce di ragazzi a guardia di muri e tabelloni pronti a coprire manifesti elettorali avversi, se fosse confermata l'indiscrezione, che provvedimenti intende prendere?

Se queste indiscrezioni fossero confermate, rappresenterebbero un grave affronto alla democrazia e al diritto di ogni candidato di poter serenamente manifestare le proprie idee. La nostra coalizione, in realtà, non è stata vittima di queste intimidazioni, che sicuramente vengono avanzate da una sparuta rappresentanza del malaffare che talvolta ruota intorno all'attacchinaggio. Com'è noto stiamo improntando una campagna elettorale basata sui contenuti e sul contatto con la gente e con i nostri elettori. Abbiamo sempre puntato il dito contro lo spreco di denaro e di carta che, inevitabilmente, porta con sè una campagna elettorale; in verità abbiamo anche accusato qualche nostro competitor di imbrattare indiscriminatamente i muri di Caivano, in spregio al rispetto degli spazi destinati alla campagna elettorale. La nostra è stata e rimane una campagna elettorale basata sulle idee, sui contenuti e sul programma, e certamente ne io e ne i candidati della nostra  coalizione, intendiamo farci valere attraverso un indiscriminato e sterile attacchinaggio. Le idee e i nostri obiettivi preferiamo lasciarli alla nostra presenza con i cittadini che partecipano numerosi ai nostri appuntamenti e ai nostri convegni, sia nelle piazze che sul web, senza temere nessuno, come fa qualcuno che, al momento, l'unica cosa che gli riesce peggio fare è nascondersi dietro slogan e proclami, nella migliore delle ipotesi, dietro accuse.