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mercoledì 31 dicembre 2014

Freddo, gelo, pioggia e nevicate: la mappa del meteo di Capodanno

Freddo, gelo, pioggia e neve: ecco la mappa del meteo di Capodanno




Italia sotto la morsa del gelo con nevicate tra Abruzzo e Molise, in attesa di un Capodanno che sarà caratterizzato da vento forte, da un flusso di aria artica da nord a sud e da precipitazioni nevose che interesseranno soprattutto le regioni centro-meridionali.

Le nevicate - Da ore il Molise é sotto una bufera di neve. Paralizzate le località di montagna, in particolare l'Alto Molise. Fino ad un metro e mezzo di neve nella zona di Capracotta (Isernia), mezzo metro invece ad Agnone (Isernia). Le precipitazioni sono in corso anche a quote basse e stanno creando difficoltà sulle strade dove dalla notte sono in azione mezzi spartineve e spargisale. Nevica senza sosta da ieri sera anche a Campobasso dove il manto nevoso ha raggiunto i dieci centimetri e la temperatura è scesa fino a cinque gradi sotto zero. Il maltempo e le basse temperature sono arrivati anche in Capitanata e a Foggia. Da circa un paio d'ore sta nevicando nel capoluogo dauno e in altre zone. La neve sta cadendo in alcuni paesi del Gargano e nei comuni più alti dei Monti Dauni. Qualche difficoltà si registra nella circolazione stradale a causa del ghiaccio che si è formato e che rende difficile il transito ai mezzi sprovvisti di catene o di pneumatici da neve. Sulla strada provinciale che collega Foggia a Manfredonia alcune auto sono rimaste in panne ai margini della strada. Difficoltà si registrano anche sulla statale 16 e nel tratto che collega Lucera a Campobasso.

Raffiche di vento - Venti da nord est con raffiche di 70 km all'ora, nevischio e temperature di poco sotto lo zero, che nella notte hanno lastricato di ghiaccio le strade. Questa la situazione del maltempo nelle Marche, con ritardi dei treni fino a 60 minuti per il gelo e il vento lungo la linea ferroviaria. Nella notte è nevicato ad Ascoli Piceno, Fabriano e in Vallesina, ma le strade sono transitabili, anche se con pneumatici da neve o catene al seguito. Viabilità difficoltosa nell'entroterra di Pesaro Urbino (fra Macerata Feltria, Borgo Massano, Casinina) a causa di grandi lastroni di ghiaccio che hanno fatto intraversare auto e camion. Situazione analoga nell'entroterra ascolano e fermano. Numerosi gli interventi dei vigili del fuoco per soccorrere automobilisti in panne o rimuovere alberi e rami pericolanti. A Urbino la temperatura è scesa a meno 3 gradi, -2 a Fermo, e -1 a Macerata ed Ascoli Piceno. Ma anche dove il termometro segna +1, come ad Ancona, con il vento artico la temperatura percepita è pari a 10 gradi sotto lo zero. Nevicata, durante la notte, su gran parte dell'Umbria. La precipitazione ha interessato soprattutto la provincia di Perugia e i fiocchi sono caduti anche sul capoluogo. La polizia stradale riferisce comunque che le strade principali sono tutte transitabili senza particolari problemi. La neve è caduta sui valichi appenninici, interessando comunque anche parte della provincia di Terni e anche in Sicilia a Palermo.

Così la Grecia affonderà l'Europa: l'allarme del numero 1 dei banchieri

La Grecia affonderà l'Europa, l'allarme di Bini Smaghi




Il voto in Grecia e l’incompletezza dell’unione monetaria possono avere effetti devastanti sull’Europa. A lanciare l’allarme sul futuro dell’Ue sono Lorenzo Bini Smaghi sul Corriere della Sera e Mario Draghi sul Sole 24 ore.

Bini Smaghi parte dalla situazione greca e dalla considerazione che il Fondo Salva Stati e l’Omt (l’acquisti di titoli di Stato di Paesi dell’eurozona sul mercato secondario) “non possono essere usati nei confronti di un Paese come la Grecia e rischiano addirittura di sfaldarsi”. La ragione è che l’80 per cento del debito greco è detenuto “dagli altri Paesi europei, dal Fondo salva Stati e dal Fmi”. Il resto è nel bilancio della Bce”. E questo significa che il taglio il debito greco - come proposto da alcuni candidati al governo - “si tradurrebbe in un trasferimento di risorse in via definitiva da parte degli altri Stati e in un pari aumento del loro debito netto (per l’Italia fino a 20 miliardi)”. Tradotto: “se il governo che uscirà dalle urne greche a fine gennaio metterà in atto le misure annunciate, ristrutturazione del debito e aumento della spesa pubblica, la rete di salvataggio creata negli ultimi anni in Europa rischia di saltare, facendo precipitare il continente in una nuova crisi profonda”.

Mario Draghi pone invece l’accento sulla necessità di "completare un'unione monetaria" che vuol dire "principalmente creare i presupposti affinché i Paesi, entrandone a far parte, raggiungano una maggiore stabilità e prosperità”. La ricetta è creare non solo le condizioni affinché "tutti i Paesi possano prosperare in modo indipendente" ma anche fare in modo che tutte le nazioni siano “sufficientemente flessibili da reagire con rapidità agli shock a breve termine". Quindi, scrive, "occorrono riforme strutturali che stimolino la concorrenza, riducano il carico superfluo della burocrazia e rendano i mercati del lavoro più adattabili". "Finora l'attuazione di tali riforme - continua Draghi - è stata in gran parte una prerogativa nazionale, ma in un'unione come la nostra è chiaramente una questione di interesse comune. I Paesi dell'area dell'euro dipendono l'uno dall'altro per crescere" e la carenza di riforme strutturali, "producendo un divario permanente all' interno dell'unione monetaria - aggiunge - evoca lo spettro di un'uscita di cui tutti i membri in ultima analisi subirebbero le conseguenze".

Come smettere di fumare (per sempre): abbandonare la sigaretta in 4 mosse

Smettere di fumare: 4 consigli per abbandonare la sigaretta per sempre




Smettere di fumare? Niente di più facile, almeno secondo il dottor Max Pemberton, che sul Daily Mail suggerisce alcuni semplici ma, a detta sua, efficaci, metodi per smettere di fumare. E lo fa raccontando prima la sua personale esperienza di fumatore e poi individuando 4 punti fondamentali. 

Le cose che ami del fumo - "Scrivi una lista di cose che ami del fumo e perché. Ti serve per capire cosa effettivamente le sigarette possono darti. Fumare ti rende più sicuro di te? Più rilassato? Cosa pensi che ti dia il fumo? Dopo tutto, deve pur darti qualcosa, altrimenti perché lo fai?" scrive Pemberton a mo' di avvertimento e di provocazione. 

Cosa ti impedisce di smettere? - "Scrivi una lista di cosa che ti impediscono di smettere di fumare. Potrebbe essere più difficile di quanto sembri. Fumare è, infatti, qualcosa che si fa senza rendersene conto ed è facile creare falsi miti sul perché lo si fa. Quali sono i veri ostacoli alla tua possibilità di smettere? Cosa ti fa paura? Fai una lista che puoi modificare, aggiungendo i tuoi motivi di volta in volta". Poi parte "l'accusa".

Una vita da non fumatore - "Voglio che tu faccia una lista con ciò che ti darebbe il non fumare. Ci sono dei benefici? Perché non devi fumare? Perché cercare di smettere? Anche se non te ne rendi conto, ciò che hai scritto nella lista numero 1 è un’illusione. Quelli che dovrebbero essere i motivi per cui fumi, in realtà non sono reali motivi. È solo un modo per giustificare una cosa che in verità non ha tanto senso. Tutti sappiamo che il fumo fa male; che fumare per di più è costoso e che provoca morte e tumori. Noi lo sappiamo e sappiamo che dovremmo immediatamente smettere. Ma non lo facciamo. In psicologia questo fenomeno si chiama dissonanza cognitiva: ognuno dei motivi razionali che diamo per giustificare il nostro vizio non ha una base logica. Ad esempio, non è vero che la nicotina allevia lo stress. Al contrario, aumenta la pressione sanguigna e il battito cardiaco. Non ci rilassa affatto; al massimo, ci rende meno annoiati" procede Pemberton, sbugiardando le futili motivazioni che ci spingono ad accenderci l'ennesima sigaretta. Infine, l'affondo finale.

Avvocato del diavolo - "Adesso immagina di essere un avvocato che difende la causa del fumo e di chi vuole continuare a fumare. Hai a disposizione le liste numero 1 e 2 e devi con queste convincere i giudici, usando frasi efficaci e convincenti, giocando sulla loro sensibilità. Adesso immagina di essere l’avvocato dell’accusa. E di dover convincere i giudici tendendo conto della lista fatta per l’esercizio n.3, sottolineando come continuare a fumare sia nonsense. Chi ha ragione? Questo ultimo esercizio serve per farti capire cosa accade dentro la testa di un fumatore. E serve soprattutto per osservare la situazione con occhi obiettivi. Questa distanza è ciò che ti serve per procedere" perchè anche tu possa dire "fumare mi piaceva. O almeno, pensavo mi piacesse".

"Guardate, c'è un ufo sulla Luna" Gli esperti non smentiscono / Foto





"C'è un ufo sulla Luna", e gli esperti non lo smentiscono




"Sono sicuro che non può essere un velivolo umano quali aerei o volatili, quello che ho ripreso da Savona". E’ quanto ha affermato Angelo Maggioni, l’autore del video di un ovni (acronimo di oggetto volante non identificato) che letteralmente appare come una scheggia impazzita. Il colore è arancione e la forma non distinguibile per l’elevata velocità. In effetti l’oggetto attraversa il campo visivo in pochissimi secondi quanto basta per rendere il video molto affascinante, ancora di più se si considera che poi si avventura nello spazio più buio.

L'esperto - "Domenica 28 dicembre, sulla Luna sarebbe sfrecciato un ufo" . Così scrive in un comunicato Angelo Carannante, presidente del centro ufologico mediterraneo. "Alle ore 15 e 07 del 28 dicembre 2014 sulla Luna un ufo è sfrecciato imperterrito davanti ad un telescopio su cui stava lavorando il ricercatore Angelo Maggioni” scrive nella nota Carannante, il quale specifica che "l’enigmatico oggetto appare di colore arancione e passa fulmineamente davanti alla luna prima di perdersi nello spazio, rendendo arduo l’inquadramento in categorie conosciute. I ricercatori del centro hanno notato che la zona del cratere Aristarchus da dove è sbucato l’ovni (oggetto volante non identificato) già in passato è stata teatro di strani avvistamenti".

Prudenza - Non si è ovviamente certi della notizia e non si esclude la presenza di una skylantern anche se vi sono alcuni dati che appaiono contraddire tale possibilità. Ulteriori particolari sulle indagini ed analisi sono ricavabili dal nuovo organo di informazione ufficiale, il notiziario "C.UFO.M. Magazine", scaricabile gratis proprio dal detto sito e di cui gli ufologi mediterranei avvertivano da sempre l’esigenza per rendere pubblica compiutamente l’intensa attività del Centro Ufologico Mediterraneo.

Assunzioni, concorsi, licenziamenti Statali, cambia tutto: ecco il piano

Statali, ecco il nuovo piano per licenziamenti e assunzioni




"Manderemo a casa gli statali fannulloni con le misure nel decreto legge Madia". Parola di Matteo Renzi. Dopo l’annuncio del premier in conferenza stampa spunta già il piano per il riordino dell'amministrazione pubblica. Molto probabilmente cambieranno le norme per le assunzioni e i licenziamenti. Come spiega Il Messaggero, a cambiare saranno i meccanismi di assunzione: ci sarà un unico concorso, poi i vincitori saranno smistati nelle varie amministrazioni; i precari della Pa godranno di un punteggio più alto.

Le norme - Sui licenziamenti, invece, il decreto potrebbe puntare a semplificare l’iter già previsto dalla riforma Brunetta, in base alla quale l’allontanamento del dipendente pubblico poco produttivo è già – teoricamente – possibile. I motivi per cui un dipendente Pa può essere licenziato, oggi, sono sette: 1) falsa attestazione della presenza in servizio; 2) assenza ingiustificata per più di tre giorni in un biennio; 3) ingiustificato rifiuto al trasferimento; 4) documenti falsi per assunzione o progressione di carriera; 5) condotte gravi, aggressioni o molestie; 6) condanna penale definitiva con interdizione dai pubblici uffici; 7) valutazione insufficiente del rendimento lavorativo per almeno due anni.
Il punto – come spiega ancora Il Messaggero – è che oggi nessun dirigente pubblico è disposto a correre il rischio di allontanare un suo dipendente poiché, nel caso in cui il licenziamento venisse ritenuto “illegittimo”, spetterebbe al dirigente stesso il risarcimento del danno erariale. Il ddl Madia potrebbe cercare di risolvere questo nodo semplificando l’iter, trasformando così la teoria in pratica.

Licenziamenti - Quanto ai licenziamenti economici, quelli “collettivi” sono stati “decisamente semplificati con le norme sulla mobilità del decreto Madia”, spiega al Messaggero Giuliano Cazzola, economista esperto di temi del lavoro. In base a queste norme, i lavoratori statali possono essere trasferiti liberamente, entro i 50 chilometri, all’interno di una stessa o più amministrazioni. Se un lavoratore messo in mobilità non accetta il trasferimento, ha diritto per due anni all’80% dello stipendio, poi può essere licenziato.

Giallo: la nave "dirottata" arriva da noi Una bomba in mare da 600 immigrati

Grecia, "uomini armati a bordo", una nave al largo di Corfù lancia l'allarme




Secondo il sito di rilevamento nautico Marine Traffic, si sta dirigendo verso le coste pugliesi la nave Blue Sky M, con centinaia di migranti (si parla di 700) siriani a bordo. Il cargo era inizialmente diretto in Croazia: nella tarda mattinata di oggi, dalla Blue Sky M, è stato lanciato un allarme, inizialmente si pensava per la presenza di uomini armati a bordo, ma secondo il Telegraph online, "l'allarme è stato lanciato per un'avaria ai motori". L’emittente statale Nerit non ha fornito ulteriori dettagli, comunicando solo che sono coinvolti "immigrati illegali": secondo i media greci circa 400 clandestini, oltre ad un numero imprecisato di persone armate, si troverebbero a bordo della nave. 

L'Aeronautica Militare in volo - Un elicottero HH-139 dell’Aeronautica Militare è decollato dalla base di Gioia del Colle, in Puglia, per raggiungere la Blue Sky M. A bordo dell’elicottero dell’Aeronautica Militare, oltre all'equipaggio, è presente anche il personale della Capitaneria di Porto. L’intervento è stato richiesto dalla Maritime Rescue Sub Center di Bari: gli uomini della Marina hanno preso il comando dell'imbarcazione.

Allarme multe: tutti gli aumenti La mappa delle città più colpite

Le multe aumentano del 987%: ecco la mappa delle città più tartassate




Siamo il Paese europeo con il più consistente incremento delle multe negli ultimi cinque anni: il 987%. Cifre da capogiro, riportate da Contribuenti.it. Fra divieti di sosta, passaggi in aree a traffico limitato e guida senza documenti siamo gli automobilisti più tartassati.

La classifica delle contravvenzioni - Ecco le dieci trasgressioni più multate. Al primo posto ci sono i divieti di sosta (da chi ha parcheggiato sulle strisce blu senza aver pagato a chi ha messo la macchina sulle strisce, o sul carico-scarico), a seguire l'uso del cellulare alla guida, l'eccesso di velocità (immortalato dai temibili autovelox), il passaggio col semaforo rosso, la guida senza casco, la guida senza casco, quella senza cinture di sicurezza, il passaggio nelle Ztl, il divieto di accesso, la guida senza patente e la guida senza documenti di circolazione o assicurazione. 

In Europa e in Italia - L'indagine commissionata da Contribuenti.it ha elaborato i dati delle Polizie locali e stradali dei singoli stati europei e stilato la classifica dei Paesi con il maggior incremento di contravvenzioni. Dopo l'Italia, nella lista nera figurano la Romania con il 124%, la Grecia con il 108%, la Bulgaria con il 102%, l'Estonia e la Slovacchia con il 94%, Cipro con il 91%. Fanalino di coda la Francia con il 30%, la Spagna con il 26%, il Belgio con 24%, l'Inghilterra con il 18%, la Germania con il 11% e chiude la Svezia con il 9%. A livello territoriale, in Italia le multe automobilistiche sono aumentate del 992% nel Nord Est, del 975% nel Centro, del 911% nel Nord Ovest, del 902% nel Sud e del 868% nelle Isole.

Le città - Dall'indagine è anche emerso che a Milano, Napoli e Aosta viene elevata una multa ogni 10 secondi; seguono Roma, Torino e Venezia con 12 secondi, Genova, Firenze e Bari con 13 secondi, Pescara, Bologna, Ancona e Perugia con 14 secondi, Caserta, Verona e Palermo con 18 secondi. Chiudono la classifica Potenza, Reggio Calabria Cagliari e Campobasso con 24 secondi. "Dai dati è emerso che solo 2 italiani su 10 pagano la multa senza contestazione", ha affermato Vittorio Carlomagno presidente di Contribuenti.it, "il restante 78% impugnano il verbale innanzi al Prefetto o il Giudice di pace".

martedì 30 dicembre 2014

"Nave dirottata da uomini armati" Allarme a Corfù: 'Immigrati coinvolti'

Grecia, "uomini armati a bordo", una nave al largo di Corfù lancia l'allarme




Una nave al largo di Corfù ha lanciato l’allarme per presunti uomini armati a bordo. Lo ha riferito la televisione di Stato greca. Secondo il ministero della Marina greca, sulla nave ci sono centinaia di passeggeri. L’emittente statale Nerit non ha fornito ulteriori dettagli, comunicando solo che sono coinvolti "immigrati illegali". 

Nave moldava - L'imbarcazione coinvolta sarebbe la Blue Sky M, una nave cargo di bandiera moldava, con a bordo sospetti immigrati clandestini, ad aver lanciato l’allarme mentre si trovava nelle acque al largo di Corfù. Lo ha riferito il ministero della Marina greca. Le autorità di Atene, secondo il sito greco Enikos, hanno inviato sul posto elicotteri militari Super Puma. Secondo le prime informazioni, si troverebbero circa 700 migranti siriani. Al momento si troverebbe a nord di Corfù, nel mar Jonio.

"L'euro rischia di saltare" Ecco il piano di Draghi per salvarlo...

Euro a rischio, ecco il piano di Draghi per salvarlo




La crisi greca e la crescita che non arriva rischiano di mettere a dura prova la tenuta dell'euro. Così a Bruxelles e a Francoforte all'Eurotower è allarme rosso. Draghi prepara un piano per evitare la fine della moneta unica. Gli interventi dovrebbero toccare alcune delle innovazioni che i governi europei lanciarono due anni fa per fermare l’implosione del sistema, a partire dall’unione bancaria. La vigilanza sulle banche fu affidata alla Bce, ma ora rischia di entrare in conflitto con le scelte dell’Eurotower sui tassi d’interesse o la liquidità da offrire agli istituti stessi. Di qui l’idea di creare un’autorità europea indipendente votata a sorvegliare gli istituti di credito. 

Il 2015 dovrebbe essere l'anno decisivo per capire se l’area euro può rafforzarsi andando avanti e avere un futuro, ma l’anno inizia da un nuovo terremoto con epicentro ad Atene. Syriza si sta avvicinando al potere in Grecia grazie alla promessa di ripudiare buona parte del debito verso gli altri Paesi europei. Nel 2015 Atene deve rimborsare agli investitori privati titoli per 16 miliardi di euro: se voltasse le spalle all’Europa e i creditori le tagliassero i rifornimenti, il prossimo governo greco non avrebbe altra scelta che tornare a stampare moneta propria per continuare ad esistere. Sarebbe un segnale per tutti, Italia inclusa, che l’euro non è per sempre e il solo sospetto che la porta d’uscita si è aperta può bastare a far salire i tassi d’interesse verso livelli pericolosi.

Le mosse - Per questo il calendario del prossimo mese ricorda il percorso in un campo minato. Fra nove giorni il consiglio direttivo della Bce si riunisce per discutere se e cosa decidere all’incontro seguente, fissato tre giorni prima delle elezioni greche del 25 gennaio. Le ipotesi sul tavolo sono note: fra i 24 banchieri centrali al vertice dell’Eurotower c’è un’ampia maggioranza per iniettare nuova liquidità nell’economia lanciando un piano di acquisti di titoli di Stato da almeno 500 miliardi di euro. Senza interventi di questa portata l’Europa non può emergere dalla deflazione che ora sta aumentando in modo insostenibile il peso dei debiti pubblici e privati in tutta l’area. Ma al piano Draghi si oppone la Germania. Jens Weidmann, il presidente della Bundesbank, è contrario: per lui mettere sul bilancio della Bce titoli di Stato di Roma, Madrid o Lisbona significa esporre la Germania a perdite se quei Paesi facessero default, perché la Bundesbank è azionista dell’Eurotower per circa il 30% del capitale. Così, per Draghi resta tutt’altro che facile mettere in minoranza la Bundesbank e obbligare la Germania a farsi carico tramite la Bce del rischio su centinaia di miliardi di debito italiano, portoghese o spagnolo. Il rischio sui Btp del Tesoro di Roma comprati dalla Bce sarebbe concentrato tutto sulla Banca d’Italia, quello sui Bonos alla Banca di Spagna, e così via. Anche questa ipotesi però ha controindicazioni, perché può segnare un cambio profondo nella natura delle istituzioni europee. 

Nel 2015 giù le bollette di luce e gas: ecco quanto si risparmia

Nel 2015 giù le bollette di luce e gas




L’authority per l’energia ha comunicato pochi minuti fa il tariffario relativo ai primi tre mesi del 2015. Tra un rincaro e l’altro arriva qualche buona notizia. In particolare, se il gas rimane sostanzialmente invariato rispetto al mese precedente, presentando un’impercettibile calo dello 0,3%, scende invece il prezzo della luce che sarà meno cara del 3%. Per l’elettricità la spesa per la famiglia-tipo nell’anno, cioè dall’ aprile 2014 al marzo 2015 sarà pari a 513 euro, con un calo del -0,6% rispetto ai 12 mesi equivalenti dell’anno precedente (aprile 2013-marzo 2014).

Quanto spenderemo - Per quanto riguarda il gas la spesa della famiglia tipo calcolata sullo stesso intervallo di tempo sarà invece pari a 1.143 Euro, circa il 6% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, corrispondente a un risparmio per famiglia di 72 euro. La riduzione per l’energia elettrica nel prossimo trimestre è causata dal calo dei costi per l’acquisto della "materia energia" e per il mantenimento in equilibrio del sistema (dispacciamento), compensato in parte dall’aumento delle tariffe a copertura dei costi fissi di rete, da distribuire su una minore quantità di energia a causa del calo dei consumi, e da un leggero adeguamento degli oneri di sistema.

Francesco, clamoroso giallo vaticano Voci sull'altro Papa in giro per Roma

Vaticano, il giallo del sosia di Papa Francesco: un uomo vestito di bianco con papalina a spasso per Roma




C'è un uomo che gira per Roma, vestito di bianco e con la papalina in testa, seduto su una panchina dei Fori Imperiali a leggere un libro. No, non è Papa Francesco e neppure Benedetto XVI, Papa emerito dopo le dimissioni del febbraio 2013. E' un sosia di Papa Bergoglio, avvistato nei giorni precedenti a Natale nella zona del Circo Massimo tra lo stupore di passanti e automobilisti. Il sito Leggo.it riferisce di un "caso" già allo studio dei servizi di sicurezza del Vaticano, visto che al Palazzo Apostolico da mesi giungono lettere in cui i fedeli segnalano l'insolito "avvistamento". Papa Francesco è noto per il suo stile "informale", che fin dai giorni successivi all'insediamento lo ha visto muoversi tra i romani con grande nonchalance, quasi fosse un prete di strada. Condotta che da un lato gli ha attirato la simpatia della gente e dall'altro ha messo a dura prova i sistemi di sicurezza vaticani, sempre alle prese con possibili rischi di attentati. 

Un polacco nel mirino? - Ma questo caso è differente. L'ultima notizia risale al 23 dicembre e non ci possono essere dubbi: non era il Papa. Innanzitutto perché le segnalazioni vengono da una zona estranea ai quotidiani "movimenti" del Pontefice, e soprattutto perché in quelle ore Francesco stava parlando alla curia e ai vescovi stranieri. Tra l'altro, sottolinea Leggo.it, già alcuni mesi fa le autorità vaticane avevano provveduto ad avvertire quelle italiane, che avevano individuato l'identità del possibile sosia papalino, di nazionalità polacca. Alla Santa Sede c'è comunque un precedente in questo senso: il sosia di Papa Wojtyla, tale e quale a Giovanni Paolo II ma con una differenza "scoperta": si aggirava per Roma chiedendo monetine a passanti e turisti. 

Multe per la stessa infrazione La sentenza: "Ecco quanto si paga..."

Multe per stessa infrazione, la Cassazione: "si paga doppio"




Sarà capitato a tanti di ricevere più multe relative ad una stessa infrazione avvenuta nello stesso luogo. Nello specifico, secondo il codice della strada, se contravvenzioni identiche sono state contestate in un arco temporale molto breve, rientrano nel campo di applicabilità di una norma derivata dal codice penale che le riunisce sotto un'unica condotta errata. Pertanto deve essere pagata una multa sola. Un esempio classico: due infrazioni di un limite di velocità, rilevate a pochi chilometri l'una dall'altra.

Il caso - Attenzione però. Altro ragionamento per i comportamenti ripetuti ma riferiti a episodi diversi, come potrebbe accadere nel caso di ingresso in zone a traffico limitato ripetute a distanza di ore. Anche in questo caso c’è un precedente giudiziario: il caso specifico è stato considerato dalla VI sezione civile della Corte di Cassazione su richiesta del comune che aveva comminato le multe. In due giudizi precedenti le multe seriali erano state annullate proprio applicando il principio citato all'inizio, possibilità invece disconosciuta dalla Cassazione, che ha ribadito la presenza di più violazioni al codice della strada. Insomma, come ricorda affaitaliani.it, in questo caso si paga la doppia sanzione.  

Si paga due volte - Il caso citato, infatti, è molto specifico e difficilmente interpretabile per il cittadino soggetto a più sanzioni per la stessa infrazione. In linea di massima vale la regola della non annullabilità dei casi, come ribadito dalla Cassazione. Ma le sentenze precedenti avevano dato speranza a milioni di automobilisti sanzionati. Ma la Cassazione ha gelato le aspettative. Insomma chi sbaglia due volte dovrà aprire il portafoglio due volte, anche se l'infrazione è stata compiuta nello stesso luogo a breve distanza di tempo. 

Salvini porta la Lega in piazza a Roma: "Il 28 febbraio per cacciare Renzi"

Salvini porta la Lega in piazza: tutti a Roma il 28 febbraio




Prima grande manifestazione della Lega nella Capitale. Lo ha annunciato Matteo Salvini ai militanti delle tradizionale festa Berghem Frecc: "Sabato 28 febbraio proviamo ad andare in tantissimi a Roma per mandare a casa Renzi e per ribaltare tutto quanto. Abbiamo un impegno, non sarà un impegno della Lega: quel giorno l'Italia tutta si deve fermare, andiamo a Roma e ci riprendiamo il nostro futuro". 

Contro Silvio - Salvini spara a zero su tutti, Berlusconi, Renzi, giudici: "C’è qualcuno che dovrebbe essere all'opposizione", dice riferendosi al Cavaliere, "ma buon Dio, Silvio Berlusconi, gli voti un pezzo di legge elettorale, poi un pezzo di riforma del Senato e allora non puoi dirmi facciamo le battaglie insieme e votare ogni porcheria: o ti chiarisci le idee, o noi andiamo avanti da soli per la nostra strada". Perché, continua, "non vogliamo ripetere gli errori del passato e fare i donatori di sangue".

Contro Renzi - Questo governo "affama il Paese", prosegue Salvini, "e molti mi dicono a me il prossimo anno conviene lavorare in nero: fanno bene, è legittima difesa; contro lo Stato ladro ragioni da ladro". Il Jobs act "è il vuoto, è il teatrino Renzi-Camusso, attori della stessa tragedia: la fine dell'impero Renzi". E su Napolitano: "Noi Napolitano lo avevamo votato perché si era impegnato a fare le riforme, ma non si è visto niente". Quindi Salvini non sentirà il suo discorso di fine anno - e fine mandato - "Sarò impegnato a fare altro, risparmierò mezzora e la trascorrerò con mio figlio". In attesa del nuovo presidente della Repubblica che "vorrei non sinistro".

Contro i giudici - Infine, l'ira contro il rinvio a giudizio di 34 camicie verdi: "Una follia. Chiederemo il risarcimento danni anche al ministero della Giustizia. Per anni si sono spesi milioni di euro degli italiani per un processo senza senso; solo in Italia può succedere".

lunedì 29 dicembre 2014

Beneficiari, prestazioni, e tasse da pagare Ecco tutti i falsi miti sulle pensioni in Italia

Pensioni, i falsi miti sulla previdenza in Italia




Le pensioni da sempre sono uno dei nodi cruciali delle politiche di governo. Anche l'esecutivo guidato da Matteo Renzi non si sottrae a questa regola e infatti sia Padoan in passato che i suoi sottosegretari hanno ipotizzato un'intervento sulle pensioni. Ma una riforma del sistema per certi versi sarebbe salutare anche per le casse dello Stato. Infatti secondo quanto racconta Alberto Brambilla sul Corriere sono troppi i miti sulla previdenza che vanno sfatati e di conseguenza regolati. 

I miti da sfatare - Il primo punto riguarda i beneficiari del sistema previdenziale. Su 16 milioni di pensionati circa 8 milioni percepiscono prestazioni totalmente a carico della fiscalità generale, come del resto i 4,73 milioni di soggetti beneficiari delle integrazioni al minimo me delle maggiorazioni sociali. Altro mito da sfatare è quello delle prestazioni. Per garantire al qualità record la differenza tra contributi versati al sistema previdenziale e la spesa vera è coperta dalla fiscalità per un importo pari a 83,6 miliardi, più o meno la spesa per gli interessi sul debito, e questo di certo pesa solo su coloro che le tasse le pagano davvero. Infine la fiscalità. 51 milioni di italiani pagano una irpef in media di 923 euro a testa, poco più di un quarto di Irpef è pagata dal 3,18 per cento dei contribuenti. La domanda da porsi, come ricorda Brambilla è: chi pagherà le pensioni e la sanità? Con questo quadro è difficile ipotizzare aumenti delle pensioni a parziale o totale carico dello Stato perché diverrebbero più alte delle pensioni pagate con i contributi. Insomma il sistema va rivoluzionato a 360 gradi. 

Nuovo catasto, cambia tutto La mappa: chi guadagna e chi perde

Riforma del Catasto: salasso per sei milioni di case




La riforma del Catasto è alle porte. Occhi puntati su Messina, Napoli e Ragusa. Tra i diversi milioni di abitazioni destinate a finire nel mirino della revisione degli estimi, infatti, è proprio in quelle città che si concentra la più alta densità di case del tipo A/4 e A/5, le categorie catastali più modeste, che finiranno inevitabilmente sotto la lente d’ingrandimento dell’erario. Secondo una classifica elaborata dall’Associazione dei geometri fiscalisti (Agefis) per il Sole 24 ore, sicuramente nei capoluoghi del Sud c’è la percentuale più alta di abitazioni di categoria catastale bassa, mentre in città come Piacenza e Trento sono presenti in maniera quasi del tutto trascurabile. E’ quindi ovvio dove si tenterà di andare a colpire nella revisione dei criteri estimativi: lo scopo è proprio quello di andare a eliminare gli squilibri attualmente presenti, dove magari a fronte di quotazioni immobiliari molto diverse tra città (o quartieri) differenti i valori catastali sono rimasti identici, pagando così lo stesso conto per Imu e Tasi. Certo è che a categorie catastali non elevate non sempre si accompagna il classico furbetto: spesso si tratta solo di un padrone di casa che non ha effettuato grandi lavori di recupero, mantenendo la classe attribuita quando l’abitazione è stata accatastata per la prima volta.

Cosa cambia - Ed è proprio per analizzare meglio queste ultime situazioni che l'analisi sulle statistiche catastali si rivela più utile. In tutte le città, le case di categoria media (cioè le A/2 e le A/3) sono sempre la maggioranza, ma dove c'è una forte presenza di abitazioni in categorie povere (le A/4 e le A/5, per l'appunto), significa che un proprietario che oggi sta pagando le imposte su valori fiscali nettamente inferiori a quelli degli altri, e che potrebbe subire tra cinque anni i maggiori aumenti del valore patrimoniale. Anche se poi il conto effettivo delle imposte dipenderà dalle scelte dei sindaci e da come verrà tradotto il principio dell'invarianza di gettito. A Milano, per esempio, quasi il 20% dei proprietari oggi paga le imposte partendo da una rendita che è la metà della media cittadina. A Napoli, addirittura, più del 10% delle case ha una rendita dieci volte inferiore al livello medio. Qui si annidano i maggiori rischi di rincari, quindi. Ma anche la speranza di pagare un po' meno tasse per chi oggi possiede le case con le rendite più elevate.

NON CHIAMATE QUESTO NUMERO Truffa col cellulare: cosa si rischia

Wangiri, l'ultima truffa col cellulare




Una chiamata persa può svuotarci il credito sulla scheda del nostro cellulare. Quando ricevete una chiamta da un numero che non conoscete e vitate di richiamare perchè potrebbero scattare tariffe premium che vi costerebbero circa 1 euro e 50 centesimi al minuto. Bastano pochi minuti al telefono e la scheda si svuota. Potrebbe essere una ping call , la nuova truffa telefonica che si limita appunto a uno squillo. Basta richiamare per spendere decine di euro per pochi secondi. E l’Italia sarebbe la patria del boom di queste nuove truffe telefoniche.

La truffa - La telefonata può arrivare a qualunque ora, anche nel cuore della notte. È un numero come un altro, ma sconosciuto alla vittima. Comincia spesso con +373. Di solito dura appena un breve squillo. Se si fa in tempo a rispondere, si sente la linea cadere. Più spesso la telefonata rimane senza risposta, dentro la memoria del cellulare. Se si richiama il telefonino viene infatti “agganciato” a una tariffa ad alto costo: 1.50 euro ogni 10 secondi. L’utente è incappato in una ping call. Internet abbonda di segnalazioni al riguardo. Centinaia di forum e siti avvertono del pericolo. Su unknownphone. com, come racconta Repubblica, per esempio, si legge: "Un euro e 50 a questi maledetti per sentire un film porno in russo. Ho trovato una telefonata non risposta e ho richiamato". Le associazioni dei consumatori parlano di una “epidemia di truffe”. 

Tariffe premium - Le compagnie telefoniche le conoscono tutte per nome: "L’ultima frode è denominata Wangiri - spiegano da Vodafone -
in tal caso i truffatori utilizzano un computer in grado di contattare simultaneamente una grande quantità di numeri telefonici in modo casuale. I cellulari di coloro che ricevono questa telefonata, visualizzano sul display una “chiamata persa”. La truffa scatta quando l’utente, in buona fede, ricontatta il numero, che normalmente viene tariffato come numero premium o contiene delle pubblicità". Insomma se volete difendervi dalla truffa leggete qui i consigli da seguire per evitare di passare le feste col cellulare a secco. 

"Statali licenziabili? Deciderà l'Aula" Cosa può succedere ai dipendenti P.A

Matteo Renzi: "Jobs Act e statali, se ne occuperà il Parlamento"




Dopo l'approvazione dei decreti attuativi del Jobs Act, è sconto sulla licenziabilità dei dipendenti statali. In un'intervista a Il Giorno, il premier, Matteo Renzi, se ne lava le mani e chiarisce come verrà affrontata la vicenda: "Sarà il Parlamento a pronunciarsi su questo punto, sollevato da Ichino. Esiste giurisprudenza nell’uno e nell’altro senso. Ma non sarà il governo a decidere. A febbraio, quando il provvedimento sul pubblico impiego firmato da Marianna Madia verrà discusso in Parlamento, saranno le Camere a scegliere. Non mancherà il dibattito, certo".  E alla Cgil che è sul piede di guerra risponde così: "Ho il massimo rispetto per il sindacato, e lo dico senza polemiche né ipocrisie o ironie. Ma non sono il tipo che si lascia impressionare dalle minacce. Meno che mai della Cgil. Che ha manifestato, scioperato, e avversato in ogni modo le nostre riforme. Se ha altri modi per dire no, lo spiegherà di fronte al Paese, ci trova al solito posto, a Palazzo Chigi a provare a cambiare l’Italia". 

La corsa al Colle - Poi il premier parla della Corsa al Colle per il dopo-Re Giorgio: "Non mi presto al gioco dell’Indovina chi sul Quirinale. Dove c’è un uomo, Giorgio Napolitano, al quale tutti quanti gli italiani devono riconoscenza e rispetto per come ha interpretato in tutti questi anni la sua responsabilità alla guida dello Stato". Infine parla anche dei contatti col Cav e dell'ipotesi Prodi al Colle: "Non mi occupo dei veti di questo o quel partito. Se e quando sarà il momento saranno i Grandi elettori a verificare la capacità di trovare consenso di questo o quel nome. Gettare nomi importanti come quello di Romano Prodi nel tritacarne dei retroscena serve solo ad alimentare una chiacchiera che non accenna a diminuire nei mesi che ci attendono".

2015, il funesto oroscopo economico Perché l'Italia rischia la bancarotta

Economia, l'oroscopo del 2015: perché l'Italia rischia la bancarotta

di Carlo Pelanda 


In base alle previsioni correnti, nel 2015 l’economia italiana uscirà dalla recessione, a partire dal secondo trimestre, con una minima ripresa della crescita del Pil tra lo 0,3% e lo 0,7% trainata prevalentemente da fattori esterni. Contenti? Meglio essere attenti: il 2015 sarà un anno supercritico perché il sistema economico è vicino ai limiti di tenuta: migliaia di piccole aziende industriali, commerciali ed artigiane, nonché di professionisti, che finora hanno resistito a tre anni di crisi pesante del mercato interno hanno i bilanci destabilizzati e, senza novità positive, non potranno continuare l’attività. D’altra parte, il sistema è ancora sufficientemente vitale per sopravvivere, riprendendosi, se avrà un minimo di ossigeno. In tal senso vedo l’economia italiana, nel 2015, in bilico tra crollo finale e ripresa. Quali condizioni favorirebbero l’esito migliore?

L’Italia ha perso la sovranità economica e monetaria perché la ha conferita ad un agente europeo che non è disegnato per tornargliene una parte nei momenti di bisogno. Infatti la politica italiana non può stimolare l’economia in crisi con spesa in megadeficit, non può battere moneta né può svalutarla. In tale gabbia ha la sola facoltà sovrana di modificare la politica fiscale. Ma se abbassa le tasse deve anche tagliare la spesa per mantenere l’equilibrio di bilancio imposto dai trattati europei siglati irriflessivamente dai nostri governi precedenti, si espone al rischio, oltre che di dissensi destabilizzanti, di un impatto deflazionistico aggravante nel breve termine. Tale impatto sarebbe, in teoria, bilanciabile da un forte impulso alla fiducia con la conseguenza di portare i risparmi dalla cassetta ai consumi. Ma non è pensabile che un’azione così destatalizzante e forte sia fattibile da una maggioranza di sinistra. In sintesi, l’Italia non ha e la sua politica attuale non vuole usare quei mezzi sovrani di stimolazione economica che hanno portato rapidamente, per esempio, America e Regno Unito fuori dalla crisi, ora ambedue in boom. Per tale motivo la minima ripresa italiana del 2015 sarà trainata solo dall’esterno: euro basso che facilita export e importazione di turismo e costi energetici in riduzione. Ma nel saldo statistico che proietta una minima ripresa nel 2015, tali condizioni esterne daranno un segno più al Pil aggregato mentre continuerà la recessione del mercato interno perché non stimolato. E molti soggetti economici affonderanno pur nello scenario di ripresa. Questo il punto non ancora detto nelle cronache. Per tenerli a galla ci vorrà un minimo ritorno della fiducia che aumenti almeno il fenomeno della "ripresa passiva" che è iniziato nel 2014.

Per ottenerlo, il governo dovrebbe fare due azioni d’emergenza che potrebbe attuare pur nei limiti tecnici e politici detti sopra: (a) fondo di ripatrimonializzazione delle imprese con bilanci destabilizzati in forma di prestito con ritorno in 15-20 anni; (b) estensione del Fondo statale di garanzia (non di spesa) per il credito alle aziende in modo da coprire almeno il 70% di un prestito bancario. Potrebbe bastare per confermare un rimbalzo attorno allo 1% del Pil nel 2015, metà per fattori esterni e metà per tenuta del mercato interno, pur in costanza di una pressione fiscale abnorme e di regole lavorative che non incentivano le assunzioni. In sostanza, basterebbe sostenere l’accesso al credito per aiutare la tenuta degli attori economici in difficoltà.

Enfatizzo questo punto perché non credo che il governo di sinistra possa e voglia fare altro di stimolativo. E perché osservo che la liquidità resa disponibile dalla Bce per imprese e famiglie non sta arrivando a loro per problemi di merito di credito. Quindi un sostegno statale d’emergenza, fatto più di garanzie che di spesa, per sostenere tale merito mi sembra la cosa più razionale da raccomandare ad un governo sinistroverso per l’interesse di tutti. Ovviamente la (mini)ripresa italiana senza vera stimolazione interna dipende tutta da condizioni favorevoli esterne. Al momento gli analisti assumono che: 1) la Bce, superando le paturnie tedesche, trovi un modo per comprare eurodebiti e in tal modo sia svalutare l’euro sia garantire di fatto il debito italiano che senza tale sostegno verrebbe classificato come destinato all’insolvenza cosa che farebbe saltare il sistema bancario italiano e renderebbe inutile il suggerimento qui enfatizzato; 2) l’aumento della liquidità in euro bilanci la riduzione di quella in dollari in modo da mantenere la pressione sulla pompa di capitale che tiene artificialmente alte le Borse globali nonostante una crescita mediocre della domanda globale (3,1%). Speriamo, auguri.

Indagine sulle spese pazze del Pd Nei guai 5 renziani: tutti i nomi

Indagine sulle spese pazze del Pd Nei guai 5 renziani: tutti i nomi

di Giacomo Amadori 


L’indagine della procura di Rieti sui presunti abusi nella gestione dei fondi assegnati al gruppo regionale del Pd del Lazio nel triennio 2010-2012 fa tremare il partito di Matteo Renzi. Infatti tra i 41 indagati ci sono 15 ex consiglieri, sei dei quali sono successivamente diventati parlamentari. Un mese e mezzo fa il procuratore di Rieti Giuseppe Saieva aveva anticipato a Libero che le investigazioni erano al fotofinish e che le spese contestate ammontavano a 2,6 milioni di euro. Un elenco che va dalle sagre del tartufo ai murales nei quartieri popolari di Roma. Da allora i militari della Guardia di finanza hanno depositato l’informativa finale con i nomi dei 6 parlamentari dell’attuale legislatura. Si tratta di un deputato (il plurindagato Marco Di Stefano) e di cinque senatori di provata fede renziana (qualcuno di culto franceschiniano): Bruno Astorre, Carlo Lucherini, Claudio Moscardelli, Francesco Scalia e Daniela Valentini. Visti i numeri non certo rassicuranti del centro-sinistra a Palazzo Madama, questa inchiesta potrebbe creare non pochi grattacapi a Renzi. 

Anche perché Astorre è considerato un campione delle preferenze in provincia di Roma. «Se qualcuno dice che la procura di Rieti sta assediando la coalizione renziana al Senato non sbaglia» chiosa un senatore piddino, «anche perché qui la maggioranza è davvero risicata, non più di sei o sette senatori». Agli indagati vengono contestate spese pagate con i fondi di funzionamento del gruppo per importi che variano dai 50 ai 260 mila euro (di questo scaglione fanno parte Astorre, Di Stefano, Moscardelli). Nello specifico, sono accusati di peculato, truffa ai danni dello Stato, falsità materiale e finanziamento illecito (Moscardelli “solo” di peculato e finanziamento illecito, reato che, invece, non è contestato a Valentini). Di questi parlamentari il più noto alle cronache è certamente Di Stefano, indagato anche a Roma per corruzione per una presunta tangente da 1,8 milioni nell’ambito di un’inchiesta sulla locazione di due palazzi da parte della Regione Lazio quando era assessore al Patrimonio. A Di Stefano (la cui iscrizione a Rieti venne anticipata da Libero a novembre) vengono imputate diverse spese allegre, a partire dalla cena per due, conto da 250 euro, al ristorante romano “Le ostriche” a due passi dal Pantheon, specializzato in crudi di pesce; gli investigatori gli contestano pure fattura per una battuta di caccia in una tenuta del comune di Fiumicino: fagiani e altra selvaggina vennero liberati nel bosco e una volta catturati furono cucinati al prezzo di mille euro per un parterre di 50 golosi iscritti all’Arcicaccia; Di Stefano è pure accusato anche di aver fatto stampare in 25 mila copie un libello di cento pagine con il resoconto del suo impegno politico. Ai senatori gli inquirenti rimproverano soprattutto l’uso dei fondi per finanziare eventi e realtà dei propri collegi elettorali: dai circoli del Pd, alle tv locali, dalle presentazioni di libri alle kermesse enogastronomiche. 

Ma i magistrati non indagano solo sulle spese dei sei parlamentari. Per esempio all’ex tesoriere del gruppo Mario Perilli viene contestato di aver «usato» gli anziani per finanziare iniziative del Pd o il giornale dove sarebbe stata assunta la figlia. Infatti il Pd regionale con i fondi di funzionamento nel 2011 ha versato al mensile Nuovo Paese Sera 26 mila euro con sei fatture «non suficientemente documentate». Una di queste «reca come oggetto della prestazione 100 abbonamenti per l’anno 2011-2012 al mensile Paese sera». «Per la precisione si tratta» puntualizzano gli inquirenti «di presunti accessi online per 97 centri anziani del comune di Roma». Difficile immaginare i vecchietti smanettare su Internet per leggere le notizie del periodico. Esterino Montino (anche lui indagato), all’epoca dei fatti capogruppo del Pd in Regione, in un’intervista ammise: «Si tratta di una sorta di finanziamento indiretto a realtà giornalistiche falcidiate dai tagli all’editoria. Sosteniamo tv e giornali in modo che si possa differenziare il panorama informativo a livello locale». Sarà per consolidare questo pluralismo che nel 2012 Serena Perilli venne assunta al Nuovo Paese Sera. 

I vecchietti compaiono anche in un’altra delle voci di spesa contestate dalla procura: un pranzo prenatalizio organizzato in un agriturismo di Fara Sabina (Rieti) a cui parteciparano 180-190 persone. Il titolare del ristorante ai finanzieri ha dichiarato: «Fu concordato un prezzo di circa 25 euro a persona e fu emessa fattura anticipata (…) posso precisare che tra i presenti c’era una grossa componente di anziani del posto (…) non si è trattato di nessun evento o dibattito particolare (…) mi fu riferito che il pranzo sarebbe stato pagato dal Pd». In realtà Perilli ha precisato che tutti i partecipanti versarono la propria quota, ma che i soldi furono girati al locale centro anziani. Un escamotage per poter finanziare coi soldi pubblici un’attività meritoria. Sarà vero, ma anche questo è vietato dalla legge. Gli inquirenti con Libero sottolineano anche l’opacità di numerose fatture emesse per far quadrare i conti: parte di esse sarebbero riconducibili a 27 soggetti definiti «evasori totali». Un capitolo che meriterà certamente ulteriori approfondimenti. 

sabato 27 dicembre 2014

Anno nuovo, benzina più cara Quanto spenderemo per un pieno

Carburante: dal 1° gennaio nuovi aumenti. Ecco quanto pagheremo in più




Dal 1 gennaio 2015 scatterà un nuovo aumento delle accise sui carburanti, che seguirà i 9 ritocchi degli ultimi 4 anni. A sostenerlo la Cgia di Mestre, secondo cui l'esatta quantificazione sarà stabilita da un provvedimento del direttore dell'agenzia delle Dogane e dei Monopoli e sarà tale da reperire 671 milioni nel 2015 e 17,8 milioni di euro nel 2016. Per reperire il gettito mancante è scattata una clausola di salvaguardia (comma 4 art. 15 Dl 102/2013): pertanto, secondo una stima della CGIA, a partire dall' 1 gennaio 2015 aumenteranno le accise sui carburanti per un importo pari a 1,8 centesimi di euro al litro. L'effetto finale, se si considera che questo aumento ritocca all'insu' la base imponibile Iva, si traduce in un incremento complessivo di 2,2 centesimi di euro al litro. 

L'aumento - "Nonostante il greggio sia sceso sotto i 64 dollari, in Italia il prezzo dei carburanti alla pompa rimane ancora molto elevato. Ovviamente, a incidere e' il carico fiscale che, sia sulla benzina sia sul gasolio per autotrazione, non ha eguali in Europa. Inoltre, tenuto conto che oltre l'80 per cento delle nostre merci viaggia su gomma - dichiara Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia - non e' da escludere che gli aumenti di inizio anno spingeranno all'insu' soprattutto i prezzi dei principali beni di consumo, penalizzando le famiglie piu' in difficolta'. Inoltre, non dobbiamo dimenticare che oltre agli autotrasportatori ci sono intere categorie come gli autonoleggiatori, i taxisti, i padroncini, gli agenti di commercio che, utilizzando professionalmente ogni giorno l'autovettura o il furgone, rischiano di appesantire ulteriormente una situazione economica gia' molto deteriorata negli ultimi anni". 

La simulazione - Secondo le stime dell'associazione, una famiglia con un auto di media cilindrata (1.400 cc) alimentata a benzina che percorre mediamente 15.000 chilometri all'anno, nel 2015 paghera' al proprio benzinaio 20 euro in piu' di tasse rispetto al 2014. Se, invece, la comparazione viene eseguita rispetto al 2010, anno che ha preceduto tutta la raffica di aumenti, l'incremento sara' di 249 euro. Una famiglia con un auto (2.000 cc) alimentata a gasolio che percorre mediamente 25.000 chilometri all'anno, invece, paghera' l'anno prossimo paghera' 28 euro in piu' di tasse. Se, invece, il confronto viene eseguito sul 2010, anno che ha preceduto la serie di aumenti, l'incremento sara' di 387 euro.

Parolaio, oppurtunista, fanfarone... Il sondaggio che fa tremare Renzi

Euromedia Reserach: gli italiani bocciano Matteo Renzi




Sono bastati pochi mesi agli italiani per capire chi è davvero Matteo Renzi. La legge di stabilità appena varata ha deluso nei contenuti. Una cosa è certa: le tasse non diminuiranno e quasi certamente le misure adottate dal governo non serviranno a far partire la crescita. Così secondo quando emerge da un sondaggio Euromedia realizzato da Nando Pagnoncelli, gli italiani bocciano su tutta la linea l'operato del governo. E soprattutto il premier che viene demolito dai giudizi di chi subisce le sue scelte.  Alla domanda "cosa peensano gli italiani di Matteo Renzi?" il 31,0% sostiene che sia un affabulatore, bravo nelle parole e vago nei fatti. Il 15,8% lo ritiene uno scaltro opportunista, il 13,3% determinato e concreto, il 13,2% inconcludente, l'11,1% sveglio e capace, il 6,9% un rottamatore.

Bocciata la manovra - E non arrivano buone notizie nemmeno dai dati Ipsos. Solo l'1% degli italiani pensa che Renzi abbia mantenuto tutte le promesse. Il 19% crede che siano state mantenute in buona parte, poche lo sostengono il 53% degli intervistati, addirittura nessuna, lo dichiara il 22%. Sulla Legge di Stabilità, il 24% pensa che si tratti di una svolta positiva per l'economia dell'Italia, il 44% sostiene che la sua approvazione non cambierà molto la situazione, infine per il 22% provocherà un peggioramento della condizione dei cittadini. Infine negative o quasi, anche le risposte degli italiani su come sarà il Natale 2014 rispetto a quello dell'anno precedente. Il 52% crede che la condizione della propria famiglia è rimasta invariata, il 33% pensa che è peggiorata, solo il 13% sostiene che è migliorata.

giovedì 25 dicembre 2014

Papa Francesco, la messa di Natale: "Il mondo ha bisogno di tenerezza"

Papa Francesco, la messa di Natale: "Quanto bisogno di tenerezza ha il mondo"




Papa Francesco è entrato in processione nella basilica di San Pietro dove ha presieduto la sua seconda messa della notte di Natale. Insieme a Francesco a concelebrare la funzionei cardinali, vescovi e sacerdoti. Prima della messa dieci bambini in abiti tradizionali hanno portato mazzi di fiori da deporre presso l'immagine di Gesù Bambino, davanti all'altare della Confessione. I bambini provenivano da Paesi toccati dai viaggi recenti e prossimi del Pontefice, da Italia, Europa, Corea, Filippine. ​

Lo scatto d'ira - "Lungo il cammino della storia, la luce che squarcia il buio ci rivela che Dio è Padre e che la sua paziente fedeltà è più forte delle tenebre e della corruzione. In questo consiste l'annuncio della notte di Natale", ha detto il Pontefice. E ancora: "Dio non conosce lo scatto d'ira e l'impazienza; è sempre lì, come il padre della parabola del figlio prodigo, in attesa di intravedere da lontano il ritorno del figlio perduto".

Bisogno di tenerezza - Nella messa, Francesco ha aggiunto: "Abbiamo il coraggio di accogliere con tenerezza le situazioni difficili e i problemi di chi ci sta accanto, oppure preferiamo le soluzioni impersonali, magari efficienti ma prive del calore del Vangelo? Quanto bisogno di tenerezza ha oggi il mondo!. La vita va affrontata con bontà, con mansuetudine, ha aggiunto. La "grande luce" della nascita di Gesù, ha proseguito papa Francesco "la vide la gente semplice, la gente disposta ad accogliere il dono di Dio. Al contrario - ha aggiunto - non la videro gli arroganti, i superbi, coloro che stabiliscono le leggi secondo i propri criteri personali, quelli che assumono atteggiamenti di chiusura.

L'orchestra - Nel corso della messa in San Pietro, papa Francesco ha ascoltato in ginocchio l'esecuzione, da parte dell'Orchestra Sinfonica di Pittsburgh diretta dall'austriaco Manfred Honeck e della solista Chen Reiss, soprano di origini israeliane, dell'Et incarnatus est della Messa in Do minore K427 di Wolfgang Amadeus Mozart. L'esecuzione è stata una delle novità delle messa di Natale di quest'anno, ed è avvenuta all'interno del "Credo", inserendosi tra i canti liturgici gregoriani. Papa Bergoglio, parlando dell'Et incarnatus est, ha detto che "è insuperabile, ti porta a Dio".

Jobs act, Matteo Renzi si arrende: resta il reintegro. Schiaffo ad Alfano

Jobs Act, dal Cdm "sì" ai decreti attuativi: ecco cosa cambia




Dopo una vigilia di fuoco e tre ore di lavoro, alle 15.45 del 24 dicembre si è concluso il Consiglio dei ministri che ha approvato il primo decreto attuativo del Jobs Act, la riforma del lavoro "made in Renzi". Il premier parla di "rivoluzione copernicana", ma il dato più importante che emerge è il fatto che resta il reintegro previsto dall'articolo 18 in caso di licenziamenti economici illegittimi. La linea di Angelino Alfano e di Ncd, che alla vigilia aveva minacciato lo strappo, ne esce dunque sconfitta. Nel decreto infatti non compare il cosiddetto opting-out, ossia la possibilità per il datore di lavoro di aggirare il reintegro del lavoratore in caso di licenziamento ingiustificato versandogli un super-indennizzo.

Le parole del premier - Sul nuovo contratto a tutele crescenti, modifica dell'articolo 18 e nuovi indennizzi in caso di licenziamento illegittimo, Renzi ha spiegato che il pacchetto "varrà anche per partiti e sindacati". E ancora: "Il licenziamento collettivo avrà lo stesso regime del licenziamento individuale". Il premier ha poi smentito una della voci circolate negli ultimi giorni, spiegando che non è previsto il licenziamento per scarso rendimento: "Mettiamoci in testa che sarebbe stata una polemica solo di applicazione giurisprudenziale. Il datore di lavoro - ha aggiunto - può comunque intervenire per licenziamento economico".

La rabbia degli alfaniani - A questo punto si attendono le mosse del Nuovo centrodestra, la cui linea sull'opting-out, come detto, è uscita sconfitta. Soltanto poche ore fa il ministro Maurizio Sacconi aveva insistito su un netto superamento dell'articolo 18, minacciando in caso contrario anche l'uscita dal governo. Su Twitter, infatti, aveva scritto: "Domani d-day della politica italiana. O via articolo 18 o via governo per crollo credibilità". E nel "d-day" annunciato da Sacconi l'articolo 18, nei fatti, non è stato cancellato. Una decisione maturata nel corso di un lungo e tesissimo Consiglio dei ministri. Una scelta, quella di Renzi - che se ne è preso l'intera responsabilità in conferenza stampa - che potrebbe minare la tenuta del suo esecutivo.

mercoledì 24 dicembre 2014

Salvini-Landini, "amore" a sorpresa: "Potremmo scambiarci le felpe..."

Matteo Salvini, una "passione" a sorpresa: Maurizio Landini. "Potremmo scambiarci le felpe"




"Io e Maurizio Landini siamo pronti a scambiarci le felpe": lo ha detto Matteo Salvini, segretario nazionale della Lega Nord, annunciando l'apertura di un vero dialogo tra i lavoratori metalmeccanici, guidati da Maurizio Landini, e il partito leghista. "Non mi sembra incredibile il dialogo con la Fiom: sui temi come l'occupazione e la politica industriale, ben venga chiunque sia di sinistra o di destra - ha aggiunto il leader del Carroccio -. Le barriere ideologiche cadono laddove è messo a repentaglio il lavoro: lo scandalo non è questo come a sinistra qualcuno vorrebbe far credere. La vergogna è che il lavoro sia dimenticato come priorità: a sinistra come a destra".

Il caso Franco Tosi - L'occasione per un avvicinamento tra i due è stata la protesta di 300 dipendenti della Franco Tosi, storica azienda metalmeccanica, che si è tenuta a Legnano. Il segretario nazionale della Lega Nord è pronto a dare battaglia, assieme ai lavoratori metalmeccanici, per evitare il fallimento dell'azienda, di cui da anni si parla: il commissario straordinario Andrea Lolli ha aperto proprio ieri le buste delle offerte giunte per il nuovo bando sull'acquisizione della Franco Tosi. Sarebbero arrivate quattro proposte, ma in azienda c'è il sospetto che il Pd "abbia intenzione di spacchettare l'azienda e rivenderla come uno spezzatino". "Il governo Renzi, come i predecessori, manca deliberatamente di una seria politica industriale: mi sembrano legittimi i sospetti dei lavoratori per questi continui rinvii. Il lavoro non può aspettare, così come la serenità per le famiglie coinvolte: l'impianto industriale nazionale, mi sembra sempre più evidente che voglia essere svenduto".

Flash alla Scala, Barenboim sbrocca: "Maleducata". E interrompe il concerto

Scala, Daniel Barenboim interrompe il concerto. "Lei è una maleducata", furia contro il pubblico




Il maestro Daniel Barenboim aveva appena iniziato la sonata D845 di Schubert alla Scala di Milano, quando la sua concentrazione è stata interrotta da un flash fastidioso che proveniva dalla destra del palco, dove una ragazza approfittava del momento per scattare un primo piano al genio della musica. Il maestro, però, non è riuscito a trattenersi e, pur senza perdere le staffe, ha smesso di suonare ed è andato verso la disturbatrice dicendole "signorina io cerco di darvi il meglio, ma voi non avete rispetto. Ve l’ho detto a ogni concerto, la prima volta in tono scherzoso adesso lo dico sul serio. Quelli che fanno le fotografie durante i concerti sono dei maleducati". Grandi applausi da tutto il teatro. E poi, come se nulla fosse, la musica è ricominciata. The show must go on.

"O così o il governo va a casa..." Il buon Natale di Alfano a Renzi

Jobs Act, Ncd e la minaccia di Natale: "Via l'articolo 18 o via il governo"



Ore di fuoco, quelle dell'Antivigilia di Natale, per il governo Renzi. Tutto ruota attorno al Jobs act, la tensione viaggia tra Palazzo Chigi e il ministero del Lavoro. Queste ore sono tutte dedicate alle ultime "limate" al decreto che vedrà la luce nel Consiglio dei ministri che si terrà nella mattinata del 24 dicembre, convocato alle 10. Si tratta ancora, si scrivono articoli e altri articoli vengono cancellati. Ma da quello che si è compreso, il Jobs Act, alla fine, sarà più simile a quello voluto da Angelino Alfano rispetto a quello per il quale ha lottato la minoranza del Pd.

La minaccia - Certo, il confronto non è stato semplice. Per esempio Cesare Damiano, dall'ufficio in commissione Lavoro alla Camera, parla di una "battaglia furibonda". Ma non è tutto. A pesare come macigni ci sono le parole del capogruppo Ncd in Senato, Maurizio Sacconi, che twitta: "Domani d-day della politica italiana. O via l'articolo 18 o il governo per crollo credibilità". Ncd, dunque, senza l'abolizione del pluricitato articolo 18, sarebbe pronto anche alla crisi di governo.

Destrorso - Nel frattempo il dossier che contiene il decreto è a Palazzo Chigi, dove lavorano i consulenti economici di Matteo Renzi, Tomaso Nannicini e Filippo Taddei. Come detto, stando alle indiscrezioni, il decreto sembra andare in una direzione "destrorsa", nel dettaglio con la cancellazione di ciò che dell'articolo 18 era rimasto dopo la mediazione del Pd (i sindacati, non a caso, già promettono battaglia). Tra le fattispecie di licenziamento di tipo economico, inoltre, pare probabile l'inserimento nel decreto dello "scarso rendimento", che dunque non contemplerebbe il reintegro ma soltanto un indennizzo economico. Inoltre, in una delle bozze di Palazzo Chigi ci sarebbe anche l'ipotesi di estendere le nuove norme ai dipendenti già assunti nelle imprese con meno di 15 dipendenti che dovessero superare la quota dopo l'entrata in vigore del decreto.

martedì 23 dicembre 2014

L'Amministratore del blog, il Notiziario, Gaetano Daniele e, i collaboratori tutti, augurano Buon Natale e felice anno nuovo a tutti i lettori: BUON NATALE

L'Amministratore del blog, il Notiziario, Gaetano Daniele e, i collaboratori tutti, augurano Buon Natale e felice anno nuovo a tutti i lettori: BUON NATALE 




Supercoppa italiana, trionfa il Napoli: Buffon non basta, Juve KO 8-7 ai rigori

Supercoppa italiana, trionfa il Napoli: Juventus schiacciata 8-7 




Il Napoli si aggiudica la Supercoppa italiana dopo un'infinita serie di calci di rigore: decisivo l'errore di Padoin che regala il trofeo, giocato per l'occasione a Doha, Qatar, ai partenopei. Juventus sconfitta si diceva, ma con onore: a 2 minuti dal 120esimo pareggiava Higuain una partita che per i napoletani si era messa da subito nel peggiore dei modi, sempre a rincorrere, anche dopo i supplementari. Ma ai tiri dal dischetto, dopo 2 match point sprecati da Chiellini e Pereyra Padoin sbaglia il penalty decisvo.

Il match - La partita inizia bene per i bianconeri che passano in vantaggio con Carlos Tevez: Albiol e Koulibaly si scontrano cercando di colpire di testa, il pallone arriva all'argentino, che solo davanti a Rafael non sbaglia. Occasionissima per i partenopei undici minuti più tardi, il pallone arriva ad Hamsik che conclude di sinistro. Palla deviata da Chiellini che finisce dritta sul palo. La ripresa inizia a ritmi piuttosto bassi, c'è una bella punizione di Andrea Pirlo, ma la palla viene deviata dalla barriera e finisce in corner. Un altro palo del Napoli al 60esimo: Higuaín supera Buffon in pallonetto con un tocco leggero ma la palla colpisce il montante. Al 68esimo c'e il pareggio degli azzurri: cross dalla sinistra di de Guzmán che Gonzalo Higuaín, da solo in mezzo all'area, di testa supera Buffon. 

I supplementari - Primo tempo supplementare di studio e con una Juventus in pressione, nei secondi quindici minuti i torniesi si sbloccano: prodezza di Carlos Tevez che gira al limite dell'area e calcia rasoterra nell'angolino basso, Rafael non può nulla. Quando ormai sembra fatta al 118esimo una mischia in area di rigore bianconera è favorevole agli azzurri: zampata vincente in caduta di Higuaín ed è 2 a 2. Ai calci di rigore, dopo un eterna serie ad oltranza i bianconeri sprecano troppo e Rafael, che fino a quel momento non aveva indovinato un angolo para con bravura il penalty dello juventino Padoin. Napoli fa festa, è suo l'ultimo trofeo del 2014.

lunedì 22 dicembre 2014

Licenziamento, quanto prendi se ti lasciano senza lavoro

Indennizzo di licenziamento, quanto prendi se ti lasciano a casa




L'addio al reintegro nei licenziamenti per motivi economico-organizzativi sarà compensato da indennizzi certi e crescenti, in relazione all'anzianità di servizio del lavoratore. Riporta il Sole 24 ore che in caso di contenzioso la tutela consisterà in 1,5 mensilità per ogni anno di servizio, con un massimo di 24 mensilità. Verrà anche introdotto un indennizzo minimo - che dovrebbe essere di 4 mensilità e che scatterebbe dopo il periodo di prova (ora di 6 mesi ma potrebbe aumentare a 9 o 12) - per evitare licenziamenti nel primo periodo del rapporto.

Conciliazione standard - La tutela crescente consiste in una mensilità per ogni anno di servizio, con un tetto di 16 (qualcuno chiede 18). Anche qui verrebbe introdotto un indennizzo minimo pari a due mensilità, esentasse. Per quanto riguarda invece i licenziamenti disciplinari la tutela reale dovrebbe rimanere nei soli casi di "insussistenza del fatto materiale".