Pensioni, Pier Carlo Padoan contro la sentenza della Corte Costituzionale: "Dovevano valutare l'impatto economico"
Dal ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan parte un messaggio forte e chiaro ai giudici della Corte Costituzionale: "Auspico che in futuro l'interazione sia più fruttuosa". I toni sono morbidi ma la sostanza è durissima: intervistato da Repubblica, Padoan torna a parlare della grana dei rimborsi delle pensioni causata dalla sentenza della Consulta, che ha giudicato incostituzionale lo stop all'adeguamento degli assegni per il biennio 2012-13.
"Dovevano chiedere al Ministero" - Il governo che aveva deciso quel blocco era come noto quello di Mario Monti, ma a chiudere la falla è chiamato quello di Matteo Renzi. "Gli arretrati da corrispondere ci costano 2,2 miliardi - spiega Padoan -. Poi gradualmente a regime l'intervento sui trattamenti di medio livello ci costerà 500 milioni l'anno, a partire dal 2016. Ma questa vicenda ha un aspetto che mi lascia perplesso e di cui, per così dire, prendo atto". "La Corte Costituzionale - sottolinea il ministro - sostiene di non dover fare valutazioni economiche sulle conseguenze dei suoi provvedimenti e che non c'era una stima dell'impatto, che non era chiaro il costo. Ora, non so chi avrebbe dovuto quantificarlo, ma rilevo che in un dialogo di cooperazione tra organi dello stato indipendenti, come governo, Corte, ministri e Avvocatura sarebbe stata opportuna la massima condivisione dell'informazione". Fatta salva l'autonomia in sede di sentenza, è la tesi di Padoan, serve cooperazione tra potere politico e giudiziario perché "se ci sono sentenze che hanno una implicazione di finanza pubblica, deve esserci una valutazione dell'impatto. Anche perché questa valutazione serve a formare il giudizio sui principi dell'equità. L'equità è anche quella del rapporto tra anziani e giovani. Questo è mancato e auspico che in futuro l'interazione sia più fruttuosa".
I tre possibili "agguati" della Consulta - Il banco di prova di questa "comunicazione" tra Stato e Consulta arriverà presto. In autunno la Corte dovrà decidere se il blocco del rinnovo del contratto dei dipendenti statali sia legittimo (ballano 12 miliardi di euro di eventuali rimborsi per i mancati adeguamenti). Prima, dovranno emettere una sentenza sul ricorso dei contribuenti contro l'aggio di Equitalia alzato all'8%, e poi c'è la spada di Damocle del contributo di solidarietà tra il 6% e il 18% imposto dal governo Letta nel 2013 alle pensioni superiori a 90mila euro. I giudici della Consulta dovranno decidere anche su questo. I nodi li hanno stretti i vecchi governi, ma il pettine ora ce l'ha in mano Renzi.
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