Vittorio Sgarbi condannato a pagare 60 mila euro ai pm del pool di Mani Pulite
Dopo vent'anni di processi attraverso tutti i gradi di giudizio, la Cassazione ha condannato Vittorio Sgarbi a pagare un risarcimento di 60 mila euro a tre ex pubblici ministero del pool di Mani pulite Piercamillo Davigo, Gherardo Colombo e Francesco Greco. La vicenda è nata nel 1994, quando Sgarbi era fresco deputato di Forza Italia e conduttore in tv di Sgarbi quotidiani. In quel periodo il critico d'arte aveva definito dalle pagine de Il Giornale e Avvenire "assassini" i magistrati, dopo i suicidi di Raul Gardini e Gabriele Cagliari. Sgarbi aveva aggiunto che i tre pm: "avevano fatto morire delle persone" e aveva definito il pool: "Associazione a delinquere con libertà di uccidere".
La sentenza - Sgarbi era stato già condannato in appello nel 2011. Nella sentenza i giudici avevano scritto che: "neanche la più benevola concezione del limite della continenza verbale potrebbe mai giungere ad ammettere che tali espressioni non violino quel limite". La sfuriata ventannale di Sgarbi gli costerà 60 mila euro, cifra contestata dall'ex parlamentare, ma secondo i giudici non è un cifra "esorbitante" considerando "il lavoro svolto" dai tre magistrati offesi, "la gravità degli addebiti loro mossi e l'impatto sociale di affermazioni così drastiche".
La responsabilità - Inascoltate anche le proteste di Sgarbi che non aveva accettato di essere condannato in solido da solo, senza il coinvolgimento degli editori che avevano pubblicato le sue parole. Secondo il critico, dovevano essere i giornalisti a "verificare la violazione del limite di continenza verbale". Ma la sua richiesta è arrivata solo nove anni dopo l'inizio del procedimento giudiziario.
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