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domenica 24 maggio 2015

L'intervista di Salvini per Libero Cosa farà da premier: Il piano: "Tasse, euro e immigrati"

Lega Nord, Matteo Salvini intervistato da Perna: "Tasse, euro e immigrati, cosa farò al governo"


di Giancarlo Perna 



Sarà pure il selvaggio che dicono, però Matteo Salvini è puntuale al minuto. «Sono svizzero», ride scendendo dall’auto e mi stringe la mano. È accompagnato solo dall’autista, un omone con l’aria da guardia del corpo. Anche il segretario della Lega è un giovanottone ben piantato che all’occorrenza darebbe filo da torcere. «Gli assalti ai tuoi comizi, ti porteranno i voti di chi detesta gli intolleranti», gli dico mentre sediamo all’aperto nel bar dove mi ha dato appuntamento. Siamo sotto gli olmi di via Vincenzo Monti, tra le strade più gradevoli del quartiere bene di Milano. In questi paraggi, tre settimane fa, i black bloc hanno dato un saggio della loro creatività. Non ne resta traccia e la giornata è magnifica. «Penso che avremo più voti. Purtroppo. Perché preferirei averli per le proposte che faccio, che per i pomodori che schivo. La violenza però risveglia la gente che vorrebbe stare a casa ma, a quel punto, capisce che il voto serve», risponde Salvini. 

Sembra più giovane dei suoi 42 anni e meno truculento che in tv. Indossa una linda camicia bianca con le cifre, anziché la solita maglietta con su scritto qualche improperio. La barba da muftì, vista dal vivo, è più ordinata. Il viso è del bravo ragazzo, per di più con un sottofondo timidone che contrasta con la voce stentorea dell’uomo sicuro di sé. «Il tuo ex compagno di partito, Flavio Tosi, dice che i guai te li cerchi perché sei un arruffapopoli», gli ricordo. «Tosi fino a due mesi fa diceva che Zaia era un grandissimo governatore. Poi, per ragioni di poltrone, gli si è candidato contro. Che replichi a uno così?». 

Dal dialogo, penserete che tra noi c’è grande confidenza. In realtà è la prima volta che ci sentiamo e vediamo, però ci diamo del tu perché siamo entrambi giornalisti. È l’uso della cerchia. «Un altro veronese -proseguo-, il vescovo, Giuseppe Zenti, ha detto che le tue uscite sono “assurde e diaboliche”». «Addirittura -esclama Salvini e sgrana gli occhi con sincero stupore-. Me ne dispiaccio. Le mie posizioni sono quelle di altri vescovi. Maggiolini, il fu vescovo di Como diceva: “Libertà di religione, ma non invasione”. Comunque, compito di un uomo di chiesa è portarmi sulla retta via, non darmi del diavolo». Diversi passanti riconoscono Salvini e lo salutano con cenni. Qualcuno gli lancia una parola per dimostrargli simpatia. «Senza scorta?», chiede un signore e aggiunge: «Qui non ce n’è bisogno». «Sei un tale fanatico dell’ordine - gli dico - che ti sei sperticato in lodi alla Corea del Nord. Kim Jong un è il tuo modello?». «Noo - ride Matteo-, è l’ultimo che mi propongo. Ho solo detto che in Corea non ci sono radio, tv, cellulari e i bambini giocano tranquilli sulla strada, come un tempo da noi. Ma se manca la libertà, manca tutto. Anche se una settimana senza telefonino è impagabile». «La tua alleanza con Casa Pound ti ha spostato verso la destra estrema, mi sembra», osservo. «Non significa nulla -replica-. È solo una delle realtà con cui lavoriamo. Altre sono di sinistra. 

In alcune vertenze sindacali, filiamo d’amore con la Fiom-Cgil». «Che ti è rimasto del comunismo dei tuoi verdi anni?», chiedo. «L’impegno sociale -risponde-. Sto con gli ultimi: i genitori separati, i disabili, gli operai in difficoltà. Diversi ex comunisti mi votano. L’ultimo a dirmelo è stato oggi un uomo col Che tatuato sul braccio». «I sondaggi ti accreditano anche molti voti moderati. Parola che non fa parte del tuo vocabolario». «Effettivamente, non sono noto per essere tale -sorride-. Ma dobbiamo capirci. Questo è un quartiere moderato, avvocati, medici, partite Iva. Se però parli con loro, sono tutto fuorché moderati. Sono esasperati. Ne hanno le palle piene di passare per moderati e si arrabbiano se lo dici. E mi votano». Il cameriere ci porta il caffè freddo che abbiamo ordinato e una signora bionda e molto chic, profittando della pausa, dice a Salvini: «Mi raccomando. Tenga duro. Vada tranquillo». 

Il Cav è ancora il leader del centrodestra? 

«È il capo di Fi. Il centrodestra è dissolto». 

Un uomo in declino e solo? 

«Mi fanno ribrezzo quelli che hanno mangiato alla sua greppia e che ora lo abbandonano nella fase calante».

Alludi a Raffaele Fitto? 

«Lui lo rispetto. Ha una visione e prende la sua strada. Penso a quelli che vanno nei gruppi misti e sostengono Renzi». 

A che condizioni aderiresti al partito unico di centrodestra proposto dal Cav? 

«Non lo farò mai. A meno che non confluiscano tutti nella nostra posizione sull’euro e sulla Ue». 

Sei per l’uscita dalla moneta unica.  

«Due anni fa, ci prendevano per pazzi. Oggi, se ne dibatte nelle università». 

Hai valutato le conseguenze assieme a economisti coi controfiocchi o parli a vanvera? 

«Ho alle spalle un gruppo di lavoro, coordinato da Claudio Borghi, composto da liberisti e keynesiani. Concordano che, con qualche rischio, l’uscita dall’euro è l’unica salvezza, di fronte a morte certa». 

Tsipras era partito in quarta come te. Ora è arenato. 

«Io ho chiesto proposte che stiano in piedi. La Flat tax, l’aliquota fiscale unica, deve essere fattibile. C’è stato dibattito se fissarla al 15 o al 20 per cento. Abbiamo deciso per il 15». 

Se un giorno sarai a Palazzo Chigi, esci subito dall’euro? 

«Comincio a discutere con Bruxelles sui parametri. Non faccio la guerra al mondo a prescindere. L’Italia ha più forza contrattuale dei greci. Se usciamo noi, cambia tutto».  

Le prime misure economiche del tuo ipotetico governo? 

«Rendere più conveniente pagare le tasse che evaderle. Quindi, grossa detassazione attraverso la Flat tax, per fare emergere il sommerso. Se poi qualcuno si ostina a non pagare, va in carcere. E si getta la chiave». 

Come riportare l’immigrazione sotto controllo? 

«Copiando altri Paesi, Australia, Canada, Usa. Se è un normale immigrato, gli si chiede: Chi sei? Stai bene? Che lavoro fai? Per l’immigrazione caotica dell’Africa, in giugno vado in Nigeria, a spese mie». 

In gita? 

«Per chiedere ai governanti di quanto hanno bisogno per creare lavoro laggiù. L’ideale sarebbe l’adozione da parte dell’Ue dei Paesi africani più poveri. Nell’Ue siamo 28 Stati: un Paese a testa». 

Quale quota annuale di immigrati consideri accettabile? 

«Per quest’anno, zero. Con quattro milioni di disoccupati e duecentomila immigrati regolari senza lavoro, non c’è posto per nessuno». 

Operazioni militari per impedire gli sbarchi? 

«Non di terra. Nessun soldato in Libia. Ci sono navi e aerei. Gli scafisti vanno bloccati anche con la forza e i barconi affondati. Vuoti, ovviamente. Scrivilo, non si sa mai». 

Favorire l’immigrazione cristiana su islam e altri? 

«Idea del cardinale Biffi, che sposo. Sono più assimilabili. Penso ad accordi con Paesi affini, tipo Sudamerica. Meglio dei nord africani che fanno un casino dell’accidente». 

Per Bossi, la tua proposta di abbattere i campi rom è sbagliata. Finirebbero sotto i ponti, ed è peggio. 

«Non sono d’accordo. Né campi, né ponti. Si vive nelle case. Ti do sei mesi per organizzarti. Affitti o compri o, se hai diritto, prendi una casa popolare».  

Che rapporti hai col Senatur? 

«Riconoscenza e rispetto. Non sarò mai ingrato, a differenza di altri, verso chi mi ha dato una passione e insegnato tanto». 

Se dipendesse da te, che faresti per i marò? 

«Sono imbestialito per questa storia. Le liti internazionali si regolano col business. Gli affari tra noi, Ue e India sono notevoli. Finché non si risolve la questione, io con loro non scambierei un copeco. Invece, come nulla fosse, l’India ha un padiglione all’Expo». 

Fategli un sit-in davanti. 

«Why not?». 

Che pensi di Matteo Renzi? 

«È abile, furbo, spregiudicato e gli invidio la cattiveria che non ho. Però, non mi piace. È arrogante, supponente e ha pessimi consiglieri economici».  

Te la sentiresti di andare a Palazzo Chigi? 

«Da solo, forse no. Ma penso che la Lega abbia un progetto valido per l’Italia e l’Europa. E poiché siamo una bella squadra, sono pronto a provare». 

Ti considerano primitivo per atteggiamenti e barbarico modo di vestire. Come ti giustifichi? 

«Passo per truce. Ma, dopo avermi conosciuto, si dice: “È più dolce e più gentile”. A Libero faccio questo voto: d’ora in avanti, sarò sempre più dolce e più gentile». 

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