Visualizzazioni totali

mercoledì 30 aprile 2014

Parte "Arancia in Musica", Contest Musicale organizzato dall'Associazione Culturale Gerardo Sirico

Parte "Arancia in Musica", Contest Musicale organizzato dall'Associazione Culturale Gerardo Sirico


a cura di Dino Centore 



GIORNI DI COMPETIZIONE:

Ultimi 2 venerdì di maggio 23-30/05 - 2014 - e il 06/06/2014 (con possibilità di variazioni)

DURATA:
L'evento si svolgerà in un orario compreso tra le 20:30 - 23:30

N. GRUPPI IN GARA:
Il numero dei gruppi può variare a seconda dell'iscrizione al contest,i gruppi si esibiranno nelle due serate eliminatorie ed i più votati si esibiranno nella serata finale.

BAND:
I gruppi non hanno nessun costo di iscrizione per la partecipazione al contest. Ogni gruppo si esibirà con due canzoni da comunicare anticipatamente al comitato organizzativo. La performance avrà durata di circa 15/20minuti(tra preparazione ed esibizione). Ogni Band ha l'obbligo di dotarsi della strumentazione personale, l'associazione fornirà la sessione di percussione (batteria) e un mixer con casse pre-amplificate adeguate al tipo di location.

PREMIAZIONE:
Al termine dell'esibizione, ci saranno delle votazioni, effettuata dalle persone che riceveranno il tiket di invito,(le serate saranno a numero chiuso, max 150 persone invitate), stesso regolamento, per la fase eliminatoria, e per la fase finale. Al termine dello scrutino, sarà proclamata la Band vincitrice premiata con una targa commemorativa, registrazione di una durata di 80ore presso uno studio attrezzato e qualificato e una serie di recensioni sulla stampa locale più rappresentativa dell'interland Napoli Nord.

AREA RISTORO:
L'associazione si doterà di bevande e alimentari, che offrirà agli ospiti, su versamento di una quota, determinato dal responsabile punto ristoro.!

PS: L'associazione riserva un regolamento più dettagliato (che sarà inviato via email) per i gruppi interessati ad iscriversi all'evento...! — con Valerio Angelino e altre 27 persone.

Commercio: Calo vendite dell'1% a Febbraio

Commercio: Calo vendite dell'1% a Febbraio



Nel mese di febbraio le vendite al dettaglio hanno fatto registrare un calo annuo dell'1% e una contrazione mensile dello 0,2%. Lo comunica l'Istat. Il dato tendenziale riguarda sia gli alimentari (-1%) sia i non alimentari (-1,2%). Per gli alimentari, i discount sono i soli esercizi al riparo dal calo con un +2,6% annuo. Nello stesso periodo ipermercati e supermercati segnano rispettivamente -0,9% e -1,7%. I piccoli negozi cedono il 2,1%. In generale, la contrazione è dello 0,5% per la grande distribuzione e dell'1,6% per la restante. 

Il delirio degli alfaniani, Cicchitto e Quagliariello: "Se Berlusconi fosse rimasto con noi avrebbe avuto la grazia"

Il delirio degli alfaniani, Cicchitto e Quagliariello: "Se Berlusconi fosse rimasto con noi avrebbe avuto la grazia"



Giorni di campagna elettorale. Giorni nei quali Silvio Berlusconi è tornato di prepotenza sul tema della grazia: intervistato da Corrado Formigli ha rivelato di averla chiesta "motu proprio" a Giorgio Napolitano, ma la clemenza non è però arrivata. Giorni nei quali il Cav è tornato anche all'attacco degli alfaniani. Due presupposti che hanno spinto due pezzi da novanta di Ncd, Fabrizio Cicchitto e Gaetano Quagliariello, a prendere carta e penna per scrivere una lettera al leader di Forza Italia, pubblicata dall'Huffington Post. Quanto affermano gli alfaniani è pesante, e piuttosto paradossale: in buona sostanza si dicono convinti del fatto che se Berlusconi fosse rimasto con Angelino Alfano (traduzione: all'interno della maggioranza che sosteneva le immobili larghe intese) avrebbe ottenuto la clemenza.

Il lavoro dei "traditori" - "L'escalation di dichiarazioni di Silvio Berlusconi, da un lato sul tema della grazia, dall'altro contro i traditori del Nuovo Centrodestra - esordiscono i due -, esige che venga ristabilita la realtà dei fatti". Questa presunta realtà racconta che "un manipoli di traditori (ossia gli alfaniani, ndr) si siano adoperati presso i carnefici (quelli del Pd, ndr) per rallentare la corsa del treno" della decadenza parlamentare. Il manipolo, continuano, ha "lavorato l'intera estate per fornire a Berlusconi una batteria di difesa tecnica che una volta tanto ha reso alla controparte (il Pd, ndr) la vita più difficile invece che agevolarle il compito". Il riferimento è ai tempi della decadenza e alla retroattività della decadenza stessa, bollata comunque come "ingiusta" dagli esponenti di Ncd.

Il teorema sulla grazia - Dopo la decadenza, si passa alla grazia. Secondo Cicchitto e Quagliariello "vi erano la scorsa estate e, nonostante tutto, vi erano ancora in autunno" tutti i presupposti per ottenerla, "anche grazie a una paziente opera di tessitura e di continua ricucitura ad opera dei soliti traditori, che il Berlusconi dottor Jeckyll avallava e incoraggiava ogni volta che il Berlusconi mister Hyde cedeva alla tentazione distruttiva di minare la stabilità del Paese". Gli alfaniani si spingono ad insinuare che "evidentemente al dunque qualche cattivo consigliere ha indotto Berlusconi a sottovalutare la portata del gesto che avrebbe potuto ottenere: un gesto che nel suo caso avrebbe rappresentato ben più di un semplice atto di clemenza". Dunque, "i presunti traditori rivendicano di aver combattuto una battaglia interna all'allora Pdl nella convinzione che il bene dell'Italia coincidesse con il bene del centrodestra e con il bene dello stesso presidente Berlusconi". Il teorema di Ncd, dunque, prevede che se il Cav fosse rimasto al governo con quel Pd che lui identificò con i "carnefici", se fosse rimasto al governo per un presunto "bene dell'Italia" impantanata nella palude del governo Letta, ecco il teorema prevede che se Berlusconi avesse fatto tutto ciò, se fosse rimasto buono in un angolo, umiliato dalla decadenza ma comunque prono al governicchio di larghe intese, avrebbe sì ottenuto l'agognata clemenza.

Sospetto alfaniano - Il piano però è fallito, secondo Cicchitto e Quagliariello, "perché un cupio dissolvi si è impadronito di colui che vent'anni prima aveva fatto nascere il centrodestra in Italia e vent'anni dopo ha preferito perdersi dietro a legende metropolitane, queste sì da profondo rosso, su colui che ancora a maggio aveva implorato di restare controvoglia al Quirinale". Le "leggende metropolitane" a cui fanno riferimento, s'immagina, sono le teorie del complotto ordito da Giorgio Napolitano, "leggende" che per altro hanno trovato riscontri da più parti, "leggende" che hanno definitivamente incrinato i rapporti tra il Colle e Berlusconi, tra Napolitano e l'ex premier che, comunque, difficilmente avrebbe ottenuto la grazia. Cicchitto e Quagliariello concludono affermando che "alla luce della narrativa che sembra aver scelto per la campagna elettorale, viene invece il sospetto che Berlusconi ci abbia messo pesantemente del suo e che, dopo aver dato sempre la colpa agli altri per tutto ciò che in questi vent'anni non ha funzionato, della distruzione provocata debba assumersi la sua consistente quota di responsabilità".

martedì 29 aprile 2014

Sap Rimini, Lara Comi (FI): "Spending Review si fa con centrale unica acquisti", sbagliati i tagli a presidi e personale che vuole fare Renzi

Sap Rimini, Lara Comi (FI): "Spending Review si fa con centrale unica acquisti", sbagliati i tagli a presidi e personale che vuole fare Renzi

A cura di Gaetano Daniele




Rimini, 29 aprile 2014 – “Se vogliamo fare un’intelligente  spending review in chiave di sicurezza va data priorità ad altri strumenti rispetto a quelli scriteriati dei tagli ai presidi e al personale che vorrebbe attuare il governo Renzi. Il primo è quella di una centrale unica per gli acquisti. Renzi ha promesso di ridurre le centrali di spesa da 32 mila a 40 centri in 3 anni. Bene si vada in quella direzione anche per la sicurezza”.

Lo ha affermato l’europarlamentare di Forza Italia, Lara Comi, che oggi è intervenuta all’ottavo congresso del Sap, il  sindacato autonomo di Polizia, a Rimini. “Occorre sbloccare stipendi e avanzamenti d carriera - ha sottolineato Comi -. Non si fa sicurezza continuando a tagliare gli stipendi  di chi rischia la vita sulle strade. Quanti sono gli agenti  delle forze dell’ordine che muoiono o subiscono ferite e lesioni ogni anno per cause di servizio pur essendo sottopagati? Anche in situazioni difficili le forze dell’ordine hanno sempre portato avanti il loro lavoro senza scioperi e disagi per la collettività ”.

 “Forza italia – ha aggiunto Comi – è sempre stata vicina alle forze dell’ordine e non solo in campagna elettorale come fanno altri. La sicurezza non è di destra né di sinistra. E’ un diritto  dei cittadini. E negli ultimi anni è fortemente aumentata questa richiesta a causa di mutamenti nella società, non ultimo la crescita del numero dei clandestini e dei reati predatori che destano più allarme sociale nelle città, scippi, rapine, furti, violenze sessuali. Non è possibile fare sicurezza procedendo al taglio di centinaia di presidi e di migliaia di agenti come intende fare il governo Renzi. Non si fa poi sicurezza con l’operazione ‘cieli bui’ che ridurrà l’illuminazione nelle città, un’idea già lanciata e ritirata da Monti”. 

Berlusconi: "Grillo e i Cinque stelle sono una setta come Hitler e Stalin"

Berlusconi: "Grillo e i Cinque stelle sono una setta come Hitler e Stalin"


di Nino Di Giuseppe



Berlusconi ospite a Mattino Cinque: "La sentenza Mediaset è stata utilizzata per cacciarmi dal Senato e ha tolto il leader del centrodestra e l’unico che riusciva a tenere insieme i moderati". Poi: "Bisognerà tornare a votare tra un anno, un anno e mezzo"


"La sentenza Mediaset è stata un altro colpo di Stato, è stata utilizzata per cacciarmi dal Senato e per rendermi incandidabile per sei anni e ha tolto il leader del centrodestra e l’unico che riusciva a tenere insieme i moderati". Silvio Berlusconi, ospite a Mattino Cinque, ribadisce ancora una volta il suo pensiero. "Il desiderio della sinistra è di arrivare con questo governo e questa legislatura al 2018, io invece penso che purtroppo le cose per la nostra economia non andranno bene e bisognerà tornare a votare tra un anno, un anno e mezzo". Sullo stato attuale del paese dice: "Cancelli il nome democrazia e parliamo dell’attuale situazione che è lontana da tutte le regole democratiche, purtroppo in Italia noi abbiamo avuto quattro colpi di stato. Un colpo di stato si ha quando un governo viene mandato a casa e ce n’è un altro che non passa dalla urne".

In merito alla condanna ai servizi sociali, Berlusconi afferma: "I servizi sociali si danno a chi deve essere rieducato e mandare un signore della mia età, con tutto quello che ho fatto, sono il cittadino che è stato più al governo del Paese, più di De Gasperi, che ha presieduto vertici internazionali ed è stato presidente dell’Europa, pensare che si possa rieducare credo sia una cosa ridicola ma non per me, per il Paese".

Alla domanda se Giorgio Napolitano è un presidente super partes, il Cavaliere risponde: "Lo dirà la storia, io dico la realtà delle cose: ho scoperto che lui spingeva Fini per mandarmi a casa, siamo venuti a scoprire che già in giugno riceveva Monti per fare un nuovo governo. Non so chi mi possa contraddire". 

Quanto al suo passato da premier e ai consessi europei: "Posso dirlo immodestamente, ero l’unico che a quel tavolo con Angela Merkel e Nicolas Sarkozy capivo di economia, essendo stato per 30 anni nella trincea del lavoro". Sul premier il Cavaliere spiega: "Il governo Renzi non è stato eletto dagli italiani, Renzi non è nemmeno stato candidato e dalla stanza del Pd è andato a palazzo Chigi e si regge sullo 0,37 di differenza tra Pd e Forza Italia, uno 0,37 non vero perché la sinistra è artista nei brogli. È tenuto in piedi al Senato da nostri senatori eletti sotto il simbolo del Pdl e che hanno tradito gli elettori passando ad essere stampella della sinistra". E ancora: "Tassa ci cova. Le prime cose che ha fatto sono triplicare le tasse sulla casa e gli 80 euro che ha promesso saranno mangiati dalla tasse, ha tolto anche la quattordicesima".

Poi una stoccata a Beppe Grillo: "Gli italiani devono imparare ad avere molta paura di Grillo, si vede dal modo in cui organizza la sua setta e mi ricorda personaggi della storia, ad esempio Robespierre che voleva imporre uno stato della virtù ed è finito nel terrore, ma anche Marx e Stalin, con il comunismo che è il regime più sanguinario e Grillo è esattamente il prototipo di questi signori, Hitler compreso. Già ha dichiarato che se sarà il primo partito alle Europee vuole il governo in mano e non possiamo ignorare che persone così quando vanno al potere distruggono gli avversari anche fisicamente e impongono un regime dittatoriale".

Sul tema dell'immigrazione, il leader di Forza Italia spiega: "Avevo azzerato gli sbarchi dall’Albania e a Lampedusa, adesso in pochi mesi sono decine di migliaia".

I sondaggi segreti del Pd: Grillo primo partito, Forza Italia supera il 20%, il Pd in forte calo

I sondaggi segreti del Pd: Grillo primo partito, Forza Italia supera il 20%

di Franco Bechis


Secondo le indiscrezioni di Velina Rossa i 5 Stelle sarebbero sopra il 27%, Forza Italia supera il 20%


Secondo le rilevazioni interne del Pd con la distribuzione degli indecisi Movimento 5 stelle sarebbe il primo partito alle europee. E Matteo Renzi avrebbe la strada ancora in salita, mentre Silvio Berlusconi supererebbe quota 20% e il quorum sarebbe ottenuto da Lega Nord, lista Tsipras e Ncd

Il sondaggio segreto sarebbe arrivato anche ai piani alti del Partito democratico. Parola di Velina Rossa, che assicura di averlo visto e di avere verificato l'attendibilità del documento: "è stato effettuato ridistribuendo gli indecisi dallo stesso che ci avvertì un anno fa del crollo di Pierluigi Bersani a cui aveva mangiato gran parte dei voti Beppe Grillo. La fonte è ben conosciuta da Massimo D'Alema". Secondo Velina rossa (alias Pasquale Laurito), che da anni racconta la pancia e le notizie segrete della vecchia guardia Pci-Pds-Ds-Pd, quella rilevazione avrebbe fatto suonare l'allarme rosso a palazzo Chigi. Contrariamente a quanto indicato dai sondaggi ufficiali, il Pd infatti sarebbe ben al di sotto del 30% dei consensi. Oscillerebbe al momento fra il 26 e il 27%, mentre il Movimento 5 stelle avrebbe superato in queste settimane il 27%. Si profilerebbe insomma un inatteso testa a testa Grillo-Renzi alle europee. Sempre secondo la stessa rilevazione Forza Italia sarebbe
sopra il 20%, mentre il quorum alle europee sarebbe superato di sicuro da Ncd (intorno al 6-7%), dalla Lega Nord (sopra il 5%) e dalla lista Tsipras (5-6%) che avrebbe eroso soprattutto nel Sud molti voti del Pd. Velina rossa non è propriamente un supporter di Renzi (che ha ribattezzato "il taverniere fiorentino"), ma spesso ci azzecca. E che non sia del tutto fuori strada appare anche dall'ultime dichiarazioni non proprio trionfali di Renzi, per cui il Pd festeggerebbe ogni "punto sopra il 25%"...

Quel nuovo sguardo di Pechino sull'Italia

Quel nuovo sguardo di Pechino sull'Italia 


Federico Fioravanti
Dir. Corriere dell'Umbria
Che idea hanno i cinesi dell'Italia? Nello sconfinato paese asiatico consumi nuovi e vecchi si intrecciano di continuo. Ridisegnano le  classi sociali e modificano gli stili di vita. Ma cresce comunque, al di là di reciproche e sedimentate differenze, la conoscenza e la curiosità per il Belpaese. Ne parlano il 1° maggio a Perugia, durante il Festival del giornalismo, nel panel "I.....deogramma Italia", i giornalisti di alcuni quotidiani cinesi (China Daily e Chongqing) insieme a moderni "esploratori" italiani della Cina. Modera il dibattito Federico Fioravanti già direttore del Corriere dell'Umbria. 

lunedì 28 aprile 2014

L'appello di Sandra Lonardo, moglie dell'Europarlamentare Clemente Mastella

L'appello di Sandra Lonardo, moglie dell'Europarlamentare Clemente Mastella


Clemente Mastella
Candidato al Parlamento Europeo 

Il prossimo 25 maggio si vota per il rinnovo del Parlamento Europeo, nella lista di Forza Italia è candidato mio marito Clemente Mastella, ti chiedo, sempre se puoi e ti fa piacere, di votarlo e di farlo votare. Se decidi di farlo, in questa competizione elettorale si esprimono le preferenze, per votare si deve barrare il simbolo di Forza Italia e subito dopo sul rigo a fianco del simbolo scrivere: MASTELLA 

Si vota solo nella giornata di domenica 25 maggio

Il Collegio del SUD, è molto vasto ed è così composto: Campania, Calabria, Puglia, Basilicata, Abruzzo e Molise, ovunque hai amici in queste regioni, puoi sponsorizzare la candidatura MASTELLA 

Viviamo in un momento storico davvero molto delicato, dove l'Europa decide sempre più del nostro futuro e dei nostri destini, per cui e' fondamentale mandare a Bruxelles persone capaci, preparate e che posseggono qualità politiche , garanzie  per  rappresentare al meglio i nostri problemi e di conseguenza le relative risoluzioni. 

È riconosciuto da tutti che Mastella possiede spiccate qualità politiche , che è preparato e che e' molto capace, che ha sempre messo la gente ed i suoi problemi, al centro della sua agenda politica . Da sempre uomo moderato del SUD. Per il SUD si è sempre speso, il suo slogan è da sempre: "IO. VOI. IL SUD."

Vince l'Italia se vince il Sud, dicono gli studiosi di economia, ma quanti realmente si interessano dei problemi del Sud? Anche il governo attuale è nordicentrico, poca rappresentanza del nostro amato Sud. 

Quindi, in Europa, mandiamo con i nostri voti un uomo del territorio, che del suo territorio ne ha fatto sempre una battaglia.

 Diamo forza al SUD, vota Clemente Mastella

Gli 80 euro? Renzi li prenderà dalla tua pensione

Taglio Irpef, lo spettro del taglio alle pensioni



Taglio Irpef, a tempo e col trucco. Già, perché quello che entra nella busta paga di oggi esce da quella di domani. Almeno è quanto ipotizza Il Giornale, che sottolinea come il bonus, stando al decreto, sia un "credito" e non una "detrazione". Questo, in soldoni, significa che spetta al datore di lavoro individuare l'area nella quale effettuare il prelievo per aggiungere gli 80 euro in busta paga. E se le ritenute Irpef non fossero sufficienti per trovare il bonus, il datore di lavoro potrà prendere i soldi dai contributi previdenziali, ossia dalla somma trattenuta dal lorodo in busta paga e versata all'istituto previdenziale.

Il dubbio - In teoria dovrebbe poi essere lo Stato a farsi carico di questi contributi. Tecnicamente toccherebbe appunto allo Stato farsi carico dei contributi non versati. Eppure non ci si può fidare. Si tratta, infatti, dei contributi figurativi, quelli che hanno reso l'Inpdap, e dopo la fusione anche l'Inps, un colabrodo: hanno determinato un passivo di 25 miliardi di euro, al cui ripianamento oggi contribuiscono i lavoratori parasubordinati, vittime di un continuo aumento dei versamenti. Il rischio, concreto, è che questi 80 euro vengano compensati con un aumento delle aliquote contributive sulle pensioni. In sostanza, quello che vedrete oggi in busta paga, lo potreste perdere domani.

Berlusconi: Porterò le pensioni minime a 800 euro

Le promesse di Berlusconi: Porterò le pensioni minime a 800 euro

Il Cav ospite di Barbara D'Urso a "Domenica Live" su Canale 5



Certo, c'è il Silvio Berlusconi che i giornali di sinistra dipingono in questi giorni come il condannato destinato a finire i suoi giorni cambiando i pannoloni agli anziani. E poi c'è quello che torna in tv col solito piglio: quello che aveva vent'anni fa quando scese in campo e lo stesso di appena un anno e mezzo fa, quando compì il "miracolo" di portare i suoi vicini al 30%. Un Berlusconi che continua a definirsi "un po' folle" (ma se dice Steve Jobs è cool, se lo dice lui invece è matto) e che parte proprio da dove la sinistra e i giornali lo vogliono confinare: dagli anziani. Parlando a "Domenica Live" su canale 5 intervistato da Barbara D'Urso, il cavaliere lancia la sua sfida pensando già alle prossime politiche partendo da quelli che più di una volta, nei giorni scorsi, ha definito "i miei coetanei". Ricorda come, diversamente da tutti i governi che l'hanno preceduto e seguito, lui sia stato "l'unico ad aver alzato la soglia minima delle pensioni, portandola a un milione di lre. Era il 2001" spiega alla D'Urso.

Certo, però, che oggi quel milione che appena tredici anni fa sembrava una somma dignitosa e sufficiente ad arrivare a fine mese, oggi è diventato 500 euro. Cioè, grazie alle nefaste conseguenze portate dalla moneta unica (della quale certo Berlusconi non è tra i più entusiasti sostenitori), una miseria. E di qui la promessa agli anziani: "Quando vinceremo le prossime elezioni politiche e torneremo a governare l'Italia, rifaremo quello che già abbiamo fatto tredici anni fa, cioè alzeremo le pensioni minime di anzianità, portandole questa volta a 800 euro".

domenica 27 aprile 2014

Canonizzazione: Roncalli e Wojtyla sono Santi

Canonizzazione: Roncalli e Wojtyla sono Santi

A cura di Gaetano Daniele



Papa Francesco, leggendo la formula di canonizzazione, ha proclamato santi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, al secolo Angelo Giuseppe Roncalli e Karol Wojtyla. La proclamazione è stata accolta con un lungo applauso dai fedeli. Bandiere polacche in tutta la piazza. Prima della proclamazione, la richiesta formulata dal Cardinale Prefetto, come previsto dalla procedura. Francesco concelebra con 150 porporati, che lo hanno preceduto in processione in Piazza San Pietro. Poco prima era entrato anche il Papa emerito Ratzinger, anche lui tra i concelebrati: ad accoglierlo l'applauso della piazza. 

La Formula di Canonizzazione: 
"Ad onore della Santissima Trinità, per l'esaltazione della fede cattolica e l'incremento della vita cristiana, con l'autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e Nostra, dopo aver lungamente riflettuto, invocato più volte l'aiuto divino e ascoltato il parere di molti Nostri Fratelli dell'Episcopato, dichiariamo e definiamo Santi i Beati Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II e li iscriviamo nell'albo dei Santi e stabiliamo che in tutta la chiesa essi siano devotamente onorati tra i Santi. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo". 

Saviano infanga noi poliziotti pestati in piazza

Saviano infanga noi poliziotti pestati in piazza


di Gianni Tonelli 


Quelli che lui definisce infami, scrive il presidente nazionale del Sap, sono gli stessi che gli fanno da scorta



Caro Roberto Saviano,
tutti - tranne te - abbiamo avuto modo di vedere quanto accaduto il 12 aprile a Roma dove, durante un corteo, un'orda di barbari travisati, armeggiando bombe carta, spranghe e sampietrini, nella totale consapevolezza di immunità e impunità, ha dato l'assalto ai quartieri della capitale, ha incendiato e distrutto negozi e macchine, ha spedito in ospedale qualche decina di agenti. Da attento scrittore quale sei, forse un po' in crisi di vendite e visibilità ultimamente, la tua attenzione è stata invece focalizzata sul gesto di un poliziotto, apparso forse inopportuno ed errato, ma certamente figlio di una perdita di controllo dovuta al fortissimo stress patito nell'affrontare una situazione di reale guerriglia urbana, in cui il rischio della vita è apparso qualcosa di più di un'astratta ipotesi.

Il mio collega, auto segnalatosi, si difende sostenendo di aver calpestato la persona in quanto concentrato visivamente su ben altro, considerando il drammatico contesto in cui stava operando. Per te e per tutti i radical chic, invece, quelle immagini sono già una condanna, nonostante ci sia un'indagine in corso che dovrà accertare fatti e responsabilità.

Responsabilità che, invece, sono chiarissime per quel che riguarda i violenti. Dei quali, però, non ha fatto minimamente cenno nel tuo j'accuse. Sei tu, caro Saviano, che devi chiedere scusa. Devi chiederla a quei carabinieri che ogni giorno difendono la tua vita rischiando la loro; devi chiederla a tutta la polizia di Stato che per te è un «corpo» infame, osceno e vergognoso, dimenticando il sacrificio quotidiano degli eroi - quelli veri, non sulla «carta» - uccisi dalle mafie e dalla criminalità; devi chiederla a colleghi di grandissimo valore come il dottor Vittorio Pisani, eccellente investigatore e straordinario poliziotto, vittima di accuse infamanti e ora finalmente assolto, che forse ha pagato più del dovuto la pubblica contrarietà alla tua scorta. Voglio pensare che certe parole in libertà siano frutto della depressione di cui hai dichiarato di soffrire. Ma questo non ti giustifica.

* presidente nazionale Sap, Sindacato autonomo di polizia

sabato 26 aprile 2014

Arrestato Costa, il candidato grillino "moralizzatore": organizzava sequestri e chiedeva il riscatto

Arrestato Costa, il candidato grillino "moralizzatore": organizzava sequestri e chiedeva il riscatto



Lo chiamano il "moralizzatore" per la sua attenzione ai problemi dei più deboli e bisognosi di assistenza ed è uno dei principali ed attivi esponenti del Movimento Cinque Stelle a Bassano del Grappa. Tanto è vero che era stato candidato per il partito di Beppe Grillo alle prossime elezioni amministrative bassanesi per un posto da consigliere comunale. Ma di etica, moralità, e rettitudine non sembra averne molta il grillino Stefano Costa che ieri è stato arrestato dai Carabinieri di Cittadella, Padova, nell’ambito di una vasta operazione del Comando provinciale con l’accusa di rapina aggravata, sequestro di persona ed estorsione. Insieme al 47enne veneziano Nerio Corò, libero professionista, anch’egli finito in manette, Costa è infatti ritenuto responsabile del rapimento lampo di un imprenditore padovano avvenuto lo scorso novembre a Bassano. Costa e Corò avrebbero dopo il sequestro dell’imprenditore avrebbero chiesto alla famiglia il pagamento di una somma di 200mila euro per il rilascio.

Il sequestro - L’imprenditore, racconta Alessandro Tich su Bassano.net, era stato contattato dai malintenzionati per un affare e invitato a un appuntamento in una zona appartata nella nostra città. Qui ha trovato uno dei due, che lo ha minacciato con un coltello, imbavagliato e portato in auto dall’altro complice. La coppia di sequestratori, presentatisi come affiliati alla ‘ndrangheta, hanno quindi chiesto per la sua liberazione 200mila euro da pagare entro pochi giorni. Il malcapitato, dopo il suo rilascio, aveva quindi subito diverse minacce dai due indagati per rispettare il pagamento. La vittima tuttavia non si è persa d’animo e si è quindi rivolta ai Carabinieri di Cittadella, che dopo intensificate indagini del Nucleo Operativo e Radiomobile hanno identificato i due presunti sequestratori ed estorsori. L’operazione ha condotto complessivamente a 13 arresti e 19 denunce.

L'esclusione dalle liste - Ovviamente la notizia ha fatto balzare sulla sedia Beppe Grillo e, ancor prima di aspettare la conclusione delle indagini, il nome di Costa il "moralizzatore" è stato escluso dalle liste. Una perdita importante: stando a quanto riportano i giornali locali lo scorso 12 aprile Costa era presente al lancio della campagna elettorale pentastellata a Bassano.

Miami: Premio alla carriera a Bocelli

Billboard Music Latin Awards premia Bocelli 



Premio alla carriera per Bocelli, a Miami, ai "Billboard Latin Music Awards", manifestazione dedicata alla musica latina. E' un ulteriore riconoscimento alla oltre ventennale carriera del tenore che che si è esibito per i presidenti Usa Bush, Clinton e Obama, per la famiglia reale britannica, alle Olimpiadi, ai Mondiali di calcio, davanti ai Papi Wojtyla e Ratzinger. E' diventato ambasciatore della musica italiana e ha venduto 80 milioni di dischi in tutto il mondo. A Bocelli sono arrivate le congratulazioni di Celine Dion, con cui il tenore ha debuttato, e i complimenti della sua casa discografica. 



Berlusconi e il retroscena su Porta a Porta

Berlusconi e il retroscena su Porta a Porta



Dopo l'intervista del Cav a Porta a Porta e quell'attacco a Renzi sulle riforme iniziano a trapelare alcuni retroscena sull'ospitata da Vespa. Le parole di Berlusconi di certo hanno creato qualche problema di stabilità al patto del Nazareno. Berlusconi è stato chiaro: "La riforma del Senato così com'è è invotabile e l'Italicum rischia di essere incostituzionale". E così, come racconta il Corriere della Sera, quell'attacco alle riforme non è piaciuto ai fedelissimi del Cav in studio che sono intervenuti durante un break pubblicitario. 

Il retroscena - Prima della pubblicità dopo aver attaccato Renzi, racconta Fabrizio Roncone sul Corsera, Berlusconi si sarebbe avvicinato a Toti, Bergamini e Maria Rosaria Rossi chiedendo: "Ho fatto bene o no?". Pronta la risposta dei fedelissimi che erano dietro le quinte: "Beh sai presidente, magari sarebbe opportuno limare un po’”... E fin qui i fatti raccontati dal quotidiano di via Solferino.

La telefonata di Verdini - Ma ad aggiungere un tassello arriva l'Huffingtonpost che parla addirittura di una telefonata di Denis Verdini (l'uomo delle riforme di Forza Italia), sempre durante l'intervallo, a Toti&Co. con l'obiettivo chiaro di gettare acqua sulla miccia accesa da Berlusconi. Verdini avrebbe detto a Toti di fermare il Cav perchè altrimenti Renzi avrebbe fatto saltare tutto. In sintesi il ragionamento di Verdini, durante quella telefonata, come racconta sempre l'Huffingtonpost è il seguente: "Evitiamo di fare l’errore (immaginate voi l’originale) di portare la questione a un punto di non ritorno; rompere sarebbe una iattura".

Le due anime - Insomma dentro Forza Italia, appare chiaro ormai ci sono due anime. La prima cerca di ritrovare un'identità politica attaccando il Pd e Renzi a testa bassa. L'altra invece prova a rilanciare il movimento schierandosi sul fronte responsabile delle riforme. Il duello tra le due ali di Forza Italia è solo all'inizio. Ma il partito presto dovrà trovare una linea unica che conduca al voto delle europee. E come sempre la scelta spetterà al Cav...

venerdì 25 aprile 2014

Caivano (Na): Dal circolo culturale Pierino Pepe rose rosse per festeggiare il secolo di vita dell’anziana concittadina

Caivano, 100 anni per nonna Giuseppina


di Antonio Parrella


CAIVANO - Cento rose  rosse per Giuseppina Atico dal circolo culturale “Pierino Pepe” del presidente Gaetano Di Mauro per festeggiare i “primi” 100 anni dell’anziana concittadina. E così lo scorso 13 aprile la nonnina centenaria, circondata e coccolata dal figlio Salvatore De Vita, da amici e parenti, ha spento in una cornice festosa e suggestiva le decine di candeline per il suo compleanno. Oltre al patron Di Mauro, presenti all’evento anche i componenti della commissione cultura del circolo Pepe, presieduta dall’avvocato Roberto Russo, che di buon mattino si sono recati a casa della nonnina di Caivano. Giuseppina, vedova di Giuseppe, ha perso negli anni scorsi anche la figlia Anna (gemella di Salvatore) e ha lavorato duramente ben 50 anni in un’azienda tessile. Dunque una vita dedicata al lavoro, ma anche all’amore intenso per i figli e per il marito. “Per noi è un momento di grande gioia - ha sottolineato con emozione il presidente Di Mauro - festeggiare un proprio concittadino per questa veneranda età ci riempie di orgoglio. Auguriamo a Giuseppina altri cento di questi bellissimi giorni, naturalmente da festeggiare ogni anno sempre tutti insieme!”. E in questa Terra dei Fuochi, martoriata dal degrado e dall’aumento di neoplasie, ecco che arriva la ricetta dell’anziana Giuseppina per l’elisir di lunga vita. Un consiglio che lei ci spiega con infinita dolcezza e tanta lucidità. “Il segreto della mia longevità  - dice Giuseppina - è quello di non esagerare mai nel cibo e di bere un buon bicchiere di vino rosso ai pasti. Ma il vero toccasana è soprattutto quello di pensare sempre positivo anche nei momenti più difficili. La sola battaglia che non si vince è quella che non si vuole combattere”. E come non darle ragione! Auguri nonna Giuseppina, auguri di cuore. Per aspera ad astra!



Maurizio Belpietro contro Sandro Bondi: "Vi spiego io chi è veramente il maggiordomo di Silvio"

Maurizio Belpietro contro Sandro Bondi: "Vi spiego io chi è veramente il maggiordomo di Silvio"

di Maurizio Belpietro 



La prima volta che l’ho incontrato, Sandro Bondi usciva da una piccola porta che separava la sala da pranzo di Villa San Martino dalla cucina e, immagino, da un qualche ufficio nascosto nelle retrovie del quartier generale di Silvio Berlusconi. Entrò tremolante, stringendo un foglio di carta, e dopo aver chiesto scusa e salutato con deferenza eccessiva gli ospiti, porse al Cavaliere il dispaccio d’agenzia, rimanendo in attesa come un maggiordomo. Ecco, che un tipo così potesse diventare un giorno il coordinatore nazionale del partito di maggioranza non l’avrei mai immaginato. E infatti Sandro Bondi coordinatore di Forza Italia non lo è stato neppure per un secondo: ne ha solo ricoperto l’incarico, firmando se necessario i bilanci e gli ordini di servizio, ma di fatto non ha mai deciso nulla. La linea politica per definizione era ed è demandata al principale, mentre delle questioni organizzative si occupava e si occupa Denis Verdini, che di Bondi è concittadino essendo nati entrambi a Fivizzano, sull’Appennino tosco emiliano. A lui, all’ex segretario di Berlusconi, era affidata semmai la difesa accorata del capo. Sue sono le parole più adoranti e devote. Sarà per questo che Vittorio Feltri, uno che si fa vanto di prenderci spesso, nel suo ultimo libro si scappella, definendolo l’unico che non ha mai dissentito, il solo coerente con le idee del Cavaliere anche dopo che il titolare le ha cambiate, rinnegate, capovolte.

Eppure anche per Bondi, il poeta che da ministro venne giù da solo come le mura di Pompei su cui avrebbe dovuto vigilare, è giunta l’ora di voltare le spalle. Intendiamoci, lui che è un timido, un mezzo prete che viene dal Pci, lo fa di tre quarti. Il suo è un tradimento ma appena appena. Mica se ne va come Paolo Bonaiuti, l’uomo che per quasi vent’anni è stato l’ombra televisiva di Berlusconi, che si faceva riprendere ogni giorno alle sue spalle, al punto che dopo un po’ il Cavaliere di quell’incombenza tv risultò perfino infastidito. No, Bondi non è un Bonaiuti qualsiasi e non lascia in cerca di un posto: lui prende solo le distanze. Si congeda, ma lo fa arretrando piano piano, passetto dopo passetto, proprio come quando usciva dalla stanza dopo aver deposto il lancio Ansa nelle mani del principale. Certo, questa volta il saluto non avviene nel salone un po’ scuro di Arcore, ma sulla prima pagina della Stampa di Torino e dunque non può passare inosservato.

Che scrive il pio Bondi? Semplicemente che Forza Italia ha fallito (notare la finezza: Forza Italia, mica il suo fondatore) e che vent’anni di storia politica del centrodestra sono da buttare nel cesso. Come l’ex ministro della Cultura del governo Berlusconi sia giunto a tale conclusione è presto detto: ha letto un libro del politologo Pietro Ignazi in cui si fa a pezzi il berlusconismo e si sostiene che ha fallito non riuscendo a modernizzare il paese, a fare la rivoluzione liberale che si era prefisso e neppure a costituire un grande partito liberal-conservatore. Insomma, Ignazi liquida gli ultimi due decenni come un disastro e Bondi sottoscrive.

Naturalmente si può discutere dei molti errori che il centrodestra ha compiuto e probabilmente si può convenire anche sul mancato raggiungimento degli obiettivi che Silvio Berlusconi si era posto il giorno della sua discesa in campo. Tuttavia ciò che sorprende è l’individuazione dei responsabili del fallimento. Bondi infatti indica come colpevoli Fini, Casini, La Russa e Bossi, definendoli tutto fuor che liberali. Sul banco degli imputati il mite ex coordinatore di Forza Italia fa salire anche Giulio Tremonti, indimenticato ministro dell’Economia di tutti i governi di centrodestra. Ovviamente, Bondi tiene al riparo da qualsiasi responsabilità il capo e perfino se stesso. Lui stava alla destra del padre e alla sinistra di La Russa, si era accorto che quest’ultimo non era un vero liberale e però invece di dirglielo, di espellerlo o di convincerlo, l’ex segretario del Cavaliere glielo ha scritto con vent’anni di ritardo.

Non c’era bisogno di aspettare Ignazi per accorgersi che Casini era un democristiano scampato alla mattanza di Mani pulite, Fini un voltagabbana in camicia nera e cravatta rosa, Bossi un leghista da balera e La Russa un ex fascista risciacquato nell’acqua di Fiuggi. Né serviva un libro del Mulino per mettere in discussione le teorie di Tremonti. E però fino a che le cose sono andate bene, fino a quando il Cavaliere era in auge, nessuno - neanche Bondi - ha fiatato. Ma ora che tutto va a gambe all’aria, ora che Berlusconi è affidato ai servizi sociali e la baracca rischia di cadere in testa a chi per un quinto di secolo vi ha trovato rifugio, il timido Sandrino che fa? Non si rimbocca le maniche, non dà un aiuto al principale impegnato nella sua più difficile campagna elettorale, nemmeno gli scrive una poesia: si limita a vergare un articolo alla vigilia delle elezioni per dire che Forza Italia ha fallito ed è meglio arrendersi. A chi? Ma è ovvio, a Matteo Renzi, il Tony Blair de’ noantri, perché se Berlusconi è la nostra Thatcher senza gonna, il rottamatore non può che essere il suo erede laburista. In pratica, per salvarsi il berlusconismo si dovrebbe convertire al renzismo, che come ogni movimento politico destinato a passare alla storia ha già il suo cantore, Bondi Sandro da Fivizzano ovviamente. Così l’uomo che sussurrava al Cavaliere, vorrebbe ora sussurrare al nuovo Principe. Come è sempre accaduto in tutte le corti e a tutti i cortigiani.

Conti correnti, sale l'aliquota al 26%: ecco quanto pagheremo. Taglio Irap, occhio alla stangata

Conti correnti, sale l'aliquota al 26%: ecco quanto pagheremo. Taglio Irap, occhio alla stangata


Sui conti correnti governo e Pd non riescono proprio a mettersi d'accordo. "Nessuna tassa", spiega Palazzo Chigi a margine del decreto Irpef, che prevede per il 2014 un gettito di circa 588 milioni di euro provenienti dall'innalzamento dell'aliquota dal 20 al 26% su depositi bancari o postali (dal 2015 dovrebbe essere di 3 miliardi). Il responsabile economico dei dem, il renziano Filippo Taddei, qualcosa in più lo dice: al 92,8% degli italiani che hanno conti correnti, libretti postali o certificati di deposito la manovra costerà "meno di un caffè al mese". Insomma, tassa o non tassa, spenderemo di più. 

Chi e quanto paga - Detto che il rincaro al 26% interesserà, oltre agli interessi sui conti correnti e depositi postali, anche le cosiddette rendite finanziarie (dividendi, plusvalenze di azioni e fondi) ed escluderà invece titoli di Stato come Bot e Btp, la Cgia di Mestre ha realizzato per Repubblica uno studio per capire quanto dovremo sborsare sui conti correnti. Fino a 10mila euro, in effetti, l'incidenza è minima visto che la tassazione passerà da 3,10 a 4,03 euro (93 centesimi in più). Più si sale coi conti, però, è più l'aliquota incide. Tra i 10mila e i 50mila euro, per esempio, l'onere aggiuntivo è di 2,3 euro l'anno, mentre tra i 50mila e i 250mila l'aumento è di 26,1 euro (da 87 a 113,1 euro). I più stangati, naturalmente, sono i più "ricchi": chi ha conti correnti oltre i 250mila euro dovrà pagare 169,2 euro in più, dagli attuali 564 a 733 euro fissati dalla nuova aliquota.

La tagliola dell'Irap - La misura, secondo il governo, dovrebbe coprire il taglio del 10% dell'Irap. Secondo Francesco Forte sul Giornale, però, anche qui il governo ha pronto l'inghippo. L'articolo 2 del decreto varato con la firma del presidente Giorgio Napolitano prevederebbe un'aliquota ordinaria ridotta dal 3,90 al 3,50 per cento. Aliquota ordinaria che, secondo quanto stabilisce la legge del 2001, le Regioni possono alzare o diminuire di un punto percentuale, portandola dunque al 4,90 o al 2,90 per cento. Secondo il nuovo decreto, le variazioni (in su e in giù) dovranno diminuire della stessa percentuale di cui viene diminuita l'aliquota ordinaria. Al momento, sono pochissime le regioni che applicano l'aliquota ordinaria alzata di un punto: Campania e Calabria (4,97), Lazio e Sicilia (4,82). Molte altre (Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia Romagna, Liguria, Friuli Venezia Giulia) applicano invece l'aliquota ordinaria al 3,90, ma dal 2015 potranno arrivare comunque, in caso di emergenza finanziaria (sempre molto probabile) fino al 4,50 per cento. Una beffa dietro l'angolo che per ora il governo, impegnato a decantare il miracoloso taglio dell'Irap, non ha saputo scongiurare.

Silvio Berlusconi contro Matteo Renzi: "Simpatico tassatore, gli 80 euro mancia elettorale"

Silvio Berlusconi contro Matteo Renzi: "Simpatico tassatore, gli 80 euro mancia elettorale"

Renzi il simpatico (PD)
Da "simpatico rottamatore" a "simpatico tassatore". Silvio Berlusconi usa l'ironia per massacrare, per la prima volta in maniera aperta, il premier Matteo Renzi. Ospite di Porta a Porta per il suo gran ritorno televisivo, il leader di Forza Italia lancia qualche colpo pesante all'indirizzo di quell'avversario che, unico a sinistra, gli aveva ispirato un po' di fiducia. "Finora nei provvedimenti del governo ci sono solo tasse. Renzi finora ha aumentato il prelievo fiscale dal 20 al 27% e, quindi, con una mano dà 80 euro al mese in più, ma con l'altra mano toglie la quattordicesima che ha dato e per tutti gli italiani di fatto sparisce la tredicesima". "Per dare 80 euro deve trovare dei soldi - spiega Berlusconi -, sono 830 milioni di euro al mese. Per trovarli ha mantenuto la tassa sulla casa e il prossimo anno gli italiani pagheranno 32 miliardi". Quegli 80 euro in più in busta paga, dunque, altro non sono se non una "mancia elettorale".

Sì alle riforme, ma l'Italicum... - Se il giudizio su Renzi è sarcastico, rimane l'appoggio incondizionato sulla strada delle riforme. "Il Paese non è riuscito dal ’48 a darsi un assetto istituzionale che lo renda governabile e mi sembra che debba cercare ancora una volta di cercare questo risultato nell'interesse del mio Paese. Io non ho un'ambizione politica, non ne ho mai avute, scesi in politica per evitare la vittoria della sinistra e ora guardo a un risultato importante". "La legge elettorale per il momento è spiaggiata al Senato e se va avanti la riforma del Senato, credo che difficilmente questa legge di riordino del sistema di voto potrà essere costituzionale", è poi il giudizio, minaccioso, sull'Italicum.

"La bordata di Berlusconi": "Napolitano disse a Fini di farmi cadere, gli promise di nominarlo premier"

Berlusconi: "Napolitano disse a Fini di farmi cadere, gli promise di nominarlo premier"



"Fini ha fatto ciò che ha fatto perché convinto dal Capo dello Stato che avrebbe formato il nuovo governo e ci sono testimoni che hanno sentito la telefonata di Fini, messa in vivavoce, che garantiva di avere le spalle coperte". Silvio Berlusconi attende la seconda metà di Porta a porta, teatro del grande ritorno in tv, per lanciare una bomba clamorosa sul grande nemico Gianfranco Fini, passato alla storia del Pdl come il "traditore" per antonomasia, ma soprattutto sul Quirinale. Quei mesi tumultuosi che chiusero il 2010, quando Fini lasciò Berlusconi per fondare Futuro e Libertà e sfiduciare il governo di centrodestra, sono ancora vivissimi nella mente del Cavaliere e dei suoi fedelissimi. E come un anno dopo, quando a Palazzo Chigi arrivò Mario Monti, secondo l'ex premier la regia fu di Giorgio Napolitano anche allora, quando molti a sinistra si illusero di poter dare una spallata al Cav puntando sul suo ex delfino. Illusione, appunto, anche se parlando di "complotti" forse non avrebbero dovuto attendere a lungo. Nel novembre 2011, dopo la caldissima estate dello spread, arrivò la manina dei grandi centri di potere economico-finanziari internazionali. Come detto, allora Fini era già acqua passata e il nuovo cavallo era il Professore. Come andò a finire, lo sanno tutti.

giovedì 24 aprile 2014

Che errore pensare che Renzi sia un liberale

Che errore pensare che Renzi sia un liberale

di Carlo Lottieri 



Lettere a Sandro Bondi. Dal premier le solite ricette di sinistra: tasse, finte riforme e zero tagli. Ma al Paese serve una cura da cavallo


Cosa c'è di liberale nel progetto di Matteo Renzi e in quanto sta facendo il governo? Molto poco, al di là di certe impressioni di superficie. Ieri l'ex coordinatore di Forza Italia, Sandro Bondi, in una lettera alla Stampa ha definito liberale il premier, facendo probabilmente un'equazione che non torna: Renzi è post comunista quindi è liberale. Ecco, non è proprio così. Perché ora non si tratta soltanto di prendere atto che il Pd è il risultato della fusione tra la sinistra democristiana e quello che restava del Pci dopo anni passati ad ammettere fallimenti epocali. Se da un lato questo è lo sfondo culturale da cui proviene la classe dirigente al potere, d'altro lato è chiaro come nelle azioni di ogni giorno l'esecutivo segua logiche che poco hanno a che fare con una visione orientata al mercato. Innanzi tutto, manca ogni consapevolezza del disastro. L'Italia soffre di una malattia gravissima, che non può essere curata con farmaci da banco. Si è proprio fuori strada se si pensa che aggredire la pressione fiscale significhi detassare di 80 euro una fascia limitatissima di persone a basso reddito. Un Paese che muore di tassazione ha bisogno di ben differenti interventi: di un abbassamento massiccio della spesa pubblica e del prelievo tributario, insieme a privatizzazioni e liberalizzazioni.

In altre parole, c'è bisogno di scommettere su quel mondo produttivo (spesso composto da piccole imprese) che in una realtà come il Veneto sta prendendo sul serio l'idea della rivolta fiscale. Il gradualismo di Renzi poteva (forse) andar bene vent'anni fa, ma con l'attuale debito pubblico e pensionistico, con la terribile moria delle imprese e con la fuga all'estero dei giovani ormai ci vuole ben altro per invertire la rotta e salvare una situazione tanto compromessa. Lo stesso decreto sul lavoro ha visto svanire molte speranze. Al di là delle tensioni tra la sinistra Pd e il gruppo di Alfano (un teatrino abbastanza prevedibile, data l'imminenza delle elezioni europee), il topolino partorito dalla montagna rivela quanto sia fragile, per la maggioranza, la possibilità di operare a favore di una più ampia libertà di contrattare.

Difficile dare torto a Oscar Giannino quando, su Leoni blog, rileva come l'attuale presidente del Consiglio vada a rimorchio della sinistra sindacale, e cioè della Cgil. Potrebbe essere diversamente? Difficile dirlo. Oggi Renzi ha molto potere, dato che il Paese è disperato. Se lo volesse, il premier potrebbe incidere con decisione. Ma non è chiaro se egli abbia capito cosa si debba fare e se voglia sul serio provare a realizzarlo, anche a costo di rompere definitivamente con una parte rilevante del partito. D'altra parte, cosa c'è di liberale nella tassazione del capitale finanziario e quindi del risparmio? O nella nostalgia della Cassa del Mezzogiorno, il cui ritorno è stato evocato dal ministro Delrio? O nel progressivo accentramento dei poteri, che svuotando le regioni finirà per rendere ancor meno visibili le spese e allontanerà ancor più ogni concorrenza tra istituzioni? Oppure nell'illusione che l'Italia potrà ripartire se, sposando logiche keynesiane, darà una spinta ai consumi e in tal modo favorirà la crescita delle imprese? È usando questo argomento che il governo ha adottato la strada (essenzialmente populistica) degli 80 euro per i redditi inferiori, ma lo stesso ragionamento è alla base della volontà di Renzi, in Europa, di far saltare il limite del deficit annuo e spendere con sempre più disinvoltura. L'Unione europea è oggi più fonte di problemi che di soluzioni. Lo stesso progetto dell'euro è contestabile, dal momento che perpetua una gestione politica della moneta e riduce la competizione tra valute. Ma l'Italia dovrebbe evitare d'indebitarsi, e anzi tagliare con decisione le spese, anche se l'Europa non esistesse.

Esiste insomma una maniera liberale di essere «rottamatori» a Roma come a Bruxelles, ma in quanto fa Renzi c'è ben poco di tale impostazione.

Alfano (Ncd), il meno amato dagli italiani

Alfano (Ncd), il meno amato dagli italiani


di Gian Maria De Francesco 


Silvio Berlusconi aveva ragione. Ad Angelino Alfano manca il quid. Lo dimostrano anche i sondaggi: il ministro dell'Interno è il meno amato tra tutti i ministri del gabinetto di Matteo Renzi


Silvio Berlusconi aveva ragione. Ad Angelino Alfano manca il quid. Lo dimostra anche il sondaggio dell'Istituto Piepoli pubblicato ieri dalla Stampa. Il ministro dell'Interno nonché creatore del Nuovo centrodestra nonché ex delfino del Cavaliere è il meno amato tra tutti i ministri del gabinetto di Matteo Renzi. Solo il 42% del campione intervistato ha espresso gradimento per il titolare del Viminale relegandolo all'ultimo posto della classifica guidata dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio e uomo ombra del premier, Graziano Delrio (64%).

Tutta la visibilità mediatica che gli ha «regalato» l'indefesso sostegno a un esecutivo di centrosinistra non è bastata a creare empatia con l'opinione pubblica. Probabilmente gli intervistati di centrosinistra vedono in Alfano ancora un ex berlusconiano, mentre quelli di centrodestra un «transfuga». L'ipotesi è suffragata dal fatto che in terzultima posizione c'è un altro esponente di Ncd: il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi. L'opposizione decisa ai tagli lineari sulla sanità, ventilati da Renzi e dal ministro Padoan per finanziare il bonus da 80 euro, ha invece premiato il ministro Beatrice Lorenzin che con il 57% tallona Maria Elena Boschi, personaggio sempre più popolare (59%).

Sui risultati del sondaggio, realizzato il 21 aprile, ha probabilmente influito anche la vicenda della lettera inviata dai senatori Ncd «scontenti» al loro leader. L'immagine dell'ennesimo partitino nato in Parlamento e destinato a frantumarsi alle prime difficoltà non giova mediaticamente. Così come non ha giovato il malessere dei senatori per la candidatura di Giuseppe Scopelliti nella circoscrizione Sud alle Europee. La condanna riportata in primo grado dal governatore per il crac del Comune di Reggio Calabria avrebbe suggerito un passo indietro. Ovviamente, in una formazione di stampo neodemocristiano quale Ncd, una simile presa di posizione avrebbe sbloccato un altro posto al sole.

Solo che Scopelliti, vero ras del Nuovo centrodestra in Calabria, a fare passi indietro non ci pensa proprio. Tant'è vero che le sue dimissioni da governatore della Regione sono ancora da presentare. In realtà per il 30 aprile prossimo è stata fissata la conferenza dei capigruppo che dovrà calendarizzare la discussione nell'aula del consiglio regionale della rinunzia del governatore.

Secondo fonti bene informate, però, si starebbe pensando a una soluzione-ponte. Scopelliti potrebbe rimettere il mandato nelle mani della vicepresidente della giunta Antonella Stasi, anch'essa di Ncd. Quest'ultima, forte di tutte le deleghe, sarebbe in condizione di prolungare la consiliatura fino alla scadenza naturale del 2015. Per i 50 consiglieri regionali calabresi una botta di vita (e anche di indennità e rimborsi confermati) e soprattutto uno stress da rielezione risparmiato.

Ai consiglieri di Ncd e agli alleati dell'Udc resterebbe solo una cosa da fare per restare a Catanzaro (capoluogo della Regione) ancora un altro anno: adoperarsi per consentire a Scopelliti di raggranellare quei 90mila voti che sono la soglia di eleggibilità per il seggio a Bruxelles. Il 42% di gradimento di Alfano si spiega anche così.



Marò, l'Italia avvia la procedura internazionale

Marò, l'Italia avvia la procedura internazionale


di Chiara Sarra



Dopo due anni l'Italia chiede che il processo a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non sia più bilaterale. Il ministro Pinotti: "Non accettiamo un processo indiano di cui non riconosciamo la validità"


Per Massimiliano Latorre e Salvatore Girone "si apre una fase nuova, la procedura internazionale". Lo ha detto Federica Mogherini annunciando che in merito è stata già inviata una nota verbale al governo indiano.

Si tratta di un primo passo che, se non darà esiti, sfocerà nel ricorso a strumenti internazionali, quali l’arbitrato. "Il 18 aprile scorso l’Italia ha inviato una nota verbale alle autorità indiane, la quinta in due mesi, ricevuta da Delhi il 21 aprile, in cui si riconferma il richiamo all’immunità funzionale dei due fucilieri di marina e al diritto internazionale", ha spiegato il ministro degli Esteri ricordando che "dopo due anni c’è ancora una divergenza sulla giurisdizione. Divergenza che ho potuto constatare anche all’Aja il 25 marzo scorso".

Con la nota l'Italia chiede "l’avvio di un exchange of views (uno scambio di vedute) sulla disputa e il ritorno dei marò in Italia". "Siamo usciti dall’alveo bilaterale, per innalzare il contenzioso a livello internazionale: siamo ancora aperti a discutere con gli indiani ma non abbiamo altra via che ricorrere all’arbitrato internazionale", ha aggiunto il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, "Non accettiamo un processo indiano di cui non riconosciamo la validità".

Viene "pensionato" quindi Staffan De Mistura, visto che la nuova fase "esaurisce quella in cui ha operato" l'inviato del governo "che voglio ringraziare a nome per la dedizione e l’instancabile impegno con cui ha seguito la vicenda". "Servono figure nuove", ha aggiunto la Mogherini, "Stiamo definendo un collegio di esperti, sotto la guida di un coordinatore".


Magia Renzi: Taglio Irpef, ecco tutte le tasse nascoste nel decreto

Magia Renzi: Taglio Irpef, ecco tutte le tasse nascoste nel decreto



Magia, ecco gli 80 euro in busta paga (almeno fino alla fine dell'anno e, si ribadisce, non per tutti, soprattutto non per gli incapienti e per le partite Iva, almeno per ora). Ma la magia di Matteo Renzi ha un trucco. Un odioso trucco: le tasse. Infatti nelle pieghe del provvedimento con cui è stato disposto il taglio Irpef spuntano una serie di prelievi "nascosti", ai quali insomma la stampa adorante e le televisioni innamorate dell'uomo da Pontassieve non hanno dato importanza. Una serie di balzelli di cui Libero ha dato conto negli ultimi giorni e che vengono riassunti con efficacia da Il sole 24 Ore.

Le imprese - Le tasse riguardano un po' tutti: imprese, famiglie, risparmiatori, banche. Si inizia dalle aziende che hanno già rivalutato i loro asset, e che ora si trovano a dover versare 600 milioni di euro entro giugno in un unico provvedimento. Si tratta della rivalutazione dei beni, una vera beffa contenuta in un comma della legge spuntato all'ultimo minuto: la rivalutazione è al 12% se il bene non è ammortizzabile e al 16% se ammortizzabile. La novità è che l'imposta dovuta allo Stato dovrà essere versata entro metà giugno. Viene così cancellato con un tratto di penna il pagamento in tre rate annuali di pari importo che erano state inizialmente previste nella legge di Stabilità.

Le famiglie - Dunque si passa alla stangata sulle famiglie, che sta nel maxi-prelievo sulle rendite finanziarie al 26% (che arriva al 35-36% considerando tutti i balzelli "periferici" sulle rendite). Una stangata che non risparmierà neppure gli interessi sui depoisiti e sui conti correnti, che vedranno il regime impositivo schizzare anche in questo caso al 26 per cento. Il prelievo sul conto in banca scatterà dal primo luglio. Il rincaro è pesantissimo: si ritorna a sfiorare il 27% che era stato abbassato dal governo Berlusconi, quando decise di rimodulare la tassa al 20 per cento.

Le banche - La terza tassa "nascosta" è quella che colpirà le banche, chiamate a versare entro metà giugno in un'unica soluzione più del doppio di quanto inizialmente stabilito dalla legge di stabilità per la rivalutazione delle quote detenute da Bankitalia. L'imposta schizza dal 12 al 26%, e dovrebbe assicurare all'Erario entro la metà di giugno 1,8 miliardi di euro. Un'operazione che per quanto possa apparire popolare - per una volta, pagano le banche (dopo il regalo ricevuto col decreto Imu-Bankitalia che disponeva la rivalutazione) - comporta alcuni rischi. Gli istituti, infatti, non hanno perso tempo e hanno fatto sapere che a causa del maxi-prelievo le possibilità che famiglie e imprese riescano ad ottenere dei prestiti si riducono ulteriormente.


Satira

Forza Italia: Sì Senato elettivo, ma con patto

Forza Italia: Sì Senato elettivo, ma con patto


Senatore Paolo Romani (Forza Italia)

Sì a un Senato elettivo, ma mantenendo il patto sulle riforme tra Berlusconi e Renzi che invece escludeva questa soluzione. Lo ha proposto in Commissione Affari costituzionali del Senato, durante il dibattito sulle riforme, il presidente dei senatori di Forza Italia, Romani, e il capogruppo in commissione, Bruno. Secondo Romani e Bruno sta emergendo in commissione una maggioranza trasversale in favore del Senato elettivo, mentre il ddl del governo prevede che esso venga eletto dai consigli regionali. Forza Italia rilancia poi sulla legge elettorale, primo punto del programma Renzi, ad oggi ancora irrisolto. 

mercoledì 23 aprile 2014

La Cgil ordina, Renzi obbedisce

La Cgil ordina, Renzi obbedisce


di Alessandro Sallusti


Sulla riforma del lavoro, cambiata dalla sinistra Pd, Alfano supera il ridicolo: non mi piace, ma lo voto. E Padoan adegua le tasse all'Ue solo se aumentano



Sono pochi i temi che devono segnare un solco invalicabile tra centrodestra e centrosinistra. Le politiche in materia di lavoro sono tra queste. La sinistra da una parte (quella del controllo dello Stato e dei sindacati) i liberali dall'altra (meno Stato, più libertà di impresa e di lavoro). Così sul fisco: la ricchezza e la proprietà privata (vedi le tasse sulla casa) beni del diavolo da tartassare per la sinistra, beni da difendere e proteggere come lievito del benessere generale per chi è di centrodestra. Su queste diversità si gioca la partita del consenso. È una partita che non ammette ambiguità, si deve stare con chiarezza da una parte o dall'altra. Chi sceglie la via mediana - un po' di qua è un po' di là - fa il male del Paese, avallando soluzioni intermedie che non servono a nessuno se non ad allungare la vita politica di chi le vara.

Sul tema del lavoro Renzi aveva speso molte parole, gradite anche in campo liberale. Il suo progetto di riforma non solo conteneva spunti per noi interessanti, ma per la prima volta sembrava scritto in autonomia dall'ala comunista della sinistra e dai sindacati. Ma ancora una volta l'uomo non è stato di parola. Al dunque ha fatto ancora una volta retromarcia correggendo il testo in modo da accontentare Vendola e la Cgil. Siamo alle solite: neppure Renzi è capace di riformare nei fatti quel mondo arcaico che è la sinistra italiana. Se la fa sotto, tanto da porre oggi la fiducia sulla legge del lavoro per evitare di cadere in Aula come una pera cotta. Camusso ordina, Renzi obbedisce. E obbedisce, e qui siamo tra il patetico e il ridicolo, pure il Nuovo centrodestra di Alfano, che dopo avere sbraitato si adegua e voterà sì come i soldatini stupidi. Col voto di oggi Alfano mette nelle mani della Cgil la sopravvivenza delle piccole e medie imprese per mantenere le sue modeste poltrone di governo.

Questa vicenda del lavoro, sommata alla truffa della nuova tassazione sulle rendite finanziarie, mette una pietra tombale sulla remota possibilità che Renzi potesse in qualche modo, prima o poi, diventare un punto di riferimento anche per noi liberali. Non è e non potrà essere l'uomo che si stava cercando per sostituire un domani Silvio Berlusconi. A lui, come ad Alfano, l'unico lavoro che interessa è quello del politicante, non avendo entrambi (e non è un caso che si siano alleati) mai lavorato un giorno in vita loro.

L'sms di Alfano che salva Renzi: "Non fate cadere il governo"

L'sms di Alfano che salva Renzi: "Non fate cadere il governo"


di Sergio Rame

Scontro tra Pd e Ncd sul decreto Lavoro. Ma Alfano allunga la vita al governo Renzi (per non perdere la poltrona)



In un lungo vertice alla Camera, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti prova a mediare tra le posizioni del Pd e di Ncd, ma il governo si vede ugualmente costretto a blindare il provvedimento con la fiducia. Ncd e Sc annunciano che diranno sì per un senso di responsabilità ma già promettono battaglia al Senato. Tocca al ministro dell'Interno Angelino Alfano salvare la vita a Matteo Renzi e prolungare l'agonia all'esecutivo. Lo fa con un sms inviato ai propri capigruppo: "Sarò in aereo per un paio d'ore, evitate nel frattempo di fare cadere il governo". Sventa così una crisi di governo: le truppe di Ncd serrano le fila, chinano il capo e rimandano le proteste a Palazzo Madama. "#angelinostaisereno", assicura Nunzia De Girolamo scimmiottando Renzi. Il governo è salvo (per ora), le poltrone dei ministri Ncd pure.

"Sui dettagli discutano quanto vogliono, ma alla fine si chiuda l’accordo", dice il premier. Che assiste da Palazzo Chigi allo scontro tutto interno alla sua maggioranza. Le polemiche, osserva in serata in un’intervista al Tg1, sono "tipiche di un momento in cui si fa campagna elettorale". Ma, incalza, "con rispetto della campagna elettorale, noi vogliamo governare". E "non è accettabile non affrontare il dramma della disoccupazione. Stiamo discutendo se le proroghe debbano essere cinque o otto, sono dettagli. Con tutto il rispetto per chi deve fare campagna elettorale, noi pensiamo agli italiani". Il governo è assolutamente convinto dell’urgenza di condurre in porto il testo varato un mese fa in Consiglio dei ministri. E verso l’ora di pranzo convoca un vertice alla Camera con i capigruppo della maggioranza, cui partecipano i ministri Maria Elena Boschi e Giuliano Poletti.

Nel pomeriggio è previsto l’inizio delle votazioni in Aula ma Ncd e Sc alzano barricate contro il testo uscito dalla commissione: ad alfaniani e montiani non sono gradite le modifiche apportate dal Pd, con il via libera del governo, al testo uscito dal Cdm. E così il ministro del Lavoro si presenta ai capigruppo con una proposta di mediazione in tre punti. Poletti propone di trasformare in sanzione pecuniaria (come chiede Ncd) l’obbligo di assunzione introdotto per i datori di lavoro che superino il tetto del 20% di lavoratori a termine. E propone che sia possibile scegliere tra la formazione per l’apprendistato aziendale o regionale. "Ncd - racconta Maurizio Sacconi - sarebbe favorevole alla proposta Poletti". Ma il Pd chiede a quel punto che si riducano da cinque a quattro i rinnovi possibili per i contratti a termine senza causale. "Avete ragione, abbiamo ragione - dice Poletti a Sacconi in una telefonata - vorrà dire che cambieremo il testo...". Nel frattempo, però, gli alfaniani devono calare le braghe.

Il braccio di ferro va avanti per due ore e mezza. Poi, quando in Aula sta per iniziare la seduta, al governo non resta che prendere atto che una mediazione non è possibile. La discussione sulle modifiche si riaprità al Senato. Il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi annuncia la fiducia, mentre viene bocciata per appena 22 voti la richiesta del M5S di riportare il testo in commissione. Ncd depone le armi: "Voteremo la fiducia per senso di responsabilità ma ci impegneremo al Senato affinchè questo testo migliori ancora". Sacconi si dice ottimista che al Senato le richieste di Ncd saranno accolte, per i diversi equilibri nella maggioranza. Ma se gli alfaniani accusano la sinistra Pd di essersi imposta e impedire una mediazione, Cesare Damiano replica: "Gli emendamenti in commissione sono stati sostenuti da tutto il Pd, con il via libera del governo". Ad ammettere quello che Alfano e i suoi si rifiutano di vedere ci pensa il presidente del deputati azzurri Renato Brunetta: "Il governo non ha più la maggioranza e i numeri per governare".