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venerdì 14 agosto 2015

Pil su dello 0,2%, la ripresa non c'è Tutti contro Padoan, Renzi e il governo

Istat, mazzata su Renzi: crescita dello 0,2% nel secondo trimestre 2015




Dura chiamarla ripresa: il Pil italiano è cresciuto dello 0,2% nel secondo trimestre rispetto a quello precedente e dello 0,5% nel confronto con il periodo aprile-giugno del 2014. La fotografia dello stato di avanzamento della crescita in Italia arriva dall'Istat che nelle sue stime preliminari sul prodotto interno lordo rende noto che il dato è la sintesi di una diminuzione del "valore aggiunto" nel settore dell'agricoltura, di un aumento nei servizi, e di una variazione nulla nell'insieme dell'industria. Anche per questo il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi è critico: "Non c'è ripartenza vera". E se qualcuno nel governo e nel Pd esulta (il vicesegretario Lorenzo Guerini su Twitter: "Avanti con le riforme per rilanciare competitività nostro Paese"), il clima generale nella maggioranza e nelle opposizioni, da sinistra a destra, è di delusione fortissima e di attacco frontale all'ottimismo immotivato del premier Matteo Renzi.

Padoan: Si può fare di più - Il ministero del Tesoro sottolinea l'inversione di tendenza registrata dall'inizio del 2015 e di un risultato "in linea con le attese": "Grazie alle riforme strutturali e alla politica economica del Governo ci aspettiamo un'accelerazione", spiega il ministro Pier Carlo Padoan, secondo cui l'obiettivo è di raggiungere una crescita nel 2015 pari a +0,7 per cento. Maurizio Sacconi (Ncd) gli fa eco: "La crescita della ricchezza certificata dall'Istat è in linea con le previsioni ma al di sotto delle possibilità della nazione. Si può fare di più attraverso la prossima legge di stabilità, le riforme dello Stato e i comportamenti di governo". 

Polli e aglietto - "Al Mef si consolano con l'aglietto: siamo ultimi in Eurozona. Non c'è da stare allegri. Basta propaganda!", si scatena il presidente dei deputati di Forza Italia Renato Brunetta. La collega Daniela Santanchè parla di una "flessione positiva da far ridere i polli" mentre Giorgia Meloni (Fratelli d'Italia) è amara: "La Grecia ad un passo dal default cresce dello 0,8%, la Spagna dell'1%, la Germania dello 0,4%. Renzi fatti una domanda e datti una risposta". 

Fassina: "Peggiori d'Europa" - Malumori anche a sinistra. L'ormai ex Pd Stefano Fassina definisce la "cosiddetta ripresa anemica, risultato inevitabile dell'insostenibile mercantilismo liberista imposto dalla Germania". "Nello spento quadro della moneta unica - prosegue il parlamentare anti-renziano - l'Italia continua a far peggio della media: dal secondo trimestre 2014 al secondo trimestre di quest'anno, noi cresciamo dello 0,5%, mentre l'Eurozona arriva all'1,2%, nonostante la nostra maggiore caduta avrebbe dovuto portare per noi a un rimbalzo più alto". Per Arturo Scotto (Sel) c'è "un disastro sul piano economico e sociale, il segno che le ricette adottate da Renzi sono buone per la propaganda quotidiana ma non intaccano l'economia reale".

giovedì 13 agosto 2015

Caivano (Na): Immondizia Come mai non si risolve il problema?

Caivano (Na): Immondizia Come mai non si risolve il problema?




Una vergognosa vicenda quella che ha colpito Caivano e i caivanesi in questi ultimi due mesi sotto il profilo di tutela ambientale. Una vergognosa vicenda che dimostra la qualità dell'attività amministrativa svolta appunto, in questi ultimi due mesi da esponenti politici che, se avessero un minimo di decenza, rassegnerebbero già da subito le dimissioni. Nessuno dei politici locali ha deciso di interrompere le attività amministrative, questo si, è vero, ma non per garantire come promesso dall'attuale sindaco Monopoli, la salvaguardia ambientale e la salute dei cittadini, ma per garantire un posto come capo di Staff, all'amico di merenda del Sindaco, Giovanni De Cicco, ovviamente tutto regolare.

Monopoli, è davvero il peggior Sindaco, nonostante il suo brevissimo mandato, degli ultimi 30 anni. Decantano il WiiFi, portato avanti dalla passata amministrazione Falco. Decantano l'affidamento di spazi verdi, anche questo portato avanti dall'ex amministrazione Falco, ma non riescono a decantare la risoluzione del problema rifiuti nonostante il supporto di un dirigente che porta il nome di Vito Coppola.  

Si è pagato una ditta, la Buttol, regolarmente, applicando una penale di soli 2.400 euro, su 391 mila euro. Monopoli, all'epoca dei fatti, due settimane fa, uscì con un manifesto dove appunto, decantava di averci messo la faccia, per cosa? Decantava di affidare i lavori, anche se per un solo giorno, ad altra ditta, ma la spazzatura è ancora per le strade. La puzza è aumentata. Il rischio epidemia è dietro l'angolo, e cosa si fa? si parla di Roma e del problema nazionale. Si parla di altro. Si vuole distogliere in tutti i modi il problema come se la munnezza per le strade profumasse e non puzzasse maledettamente. 

Questa amministrazione non va. Monopoli non riesce nemmeno ad ingranare la prima marcia, quella a favore dei cittadini, viceversa, ingrana bene la retromarcia, quella marcia che vede favorire amici, come appunto, Giovanni De Cicco, e dirigenti comunali di cui lo stesso sindaco si affida (Caso Vito Coppola). 

Si pagano manifesti 70/100 al prezzo di 150 euro iva esclusa, quando secondo una nostra recente ricerca, 100 manifesti 70/100 su 10 tipografie contattate, 8 li offrono, quindi li garantiscono a 90 euro iva esclusa. Se il piccolo è discutibile, figuriamoci il grosso. Manovre che non ci convincono, come le ultime assunzioni della Buttol, ditta appunto, che, mentre non riesce a garantire un regolare servizio al Paese, da indiscrezioni, assume 11 persone di Caivano  a contratto determinato. 

Insomma, quali grandi manovre politiche ha messo in campo il tanto e decantato atteso sindaco della discontinuità, Monopoli, se non quella della stampa a sua favore, ovviamente tutta straniera? Purtroppo il problema ambientale come altri problemi non si risolve riempendo pagine di giornali (PRO-MONOPOLI), la gente è stufissima, la puzza c'è e si sente, e come ricordavamo poc'anzi, il rischio epidemia è dietro l'angolo. 

L'intervista / La proposta del re delle discoteche: "Contro la droga servono due cose "

Claudio Coccoluto: "Bisogna tesserare chi va in discoteca"


Intervista a cura di Edoardo Cavadini 



Claudio Coccoluto è un king della consolle. Dj da trent'anni, legame affettivo particolare con il vinile nell'epoca di Spotify e del download disperato, uno dei pochi italiani entrati nel firmamento dei dancefloor internazionali.

Lo disturbiamo mentre ricarica le pile nella sua Cassino, a poche ora dalla partenza per le prossime tappe della maratona estiva nei top club in Sardegna, Ibiza, Formentera. «Questo Pedica è stato contagiato dalla sindrome dell'annunciate. Se la sua soluzione alla droga nei locali è la chiusura permanente, temo non sappia proprio di cosa parla». Il riferimento è all'uscita di Stefano Pedica, ex senatore Idv travasato nel Pd, che dopo l'escalation di morti di giovanissimi, collegate più o meno direttamente allo sballo (i casi del Cocoricò di Riccione e del Guendalina in Salento, ndr), ha proposto la serrata per un anno intero di tutte le discoteche. «Sembra Tsipras che in Grecia voleva chiudere gli stadi per i fenomeni di violenza. Da un politico mi aspetterei maggior oculatezza nelle esternazioni e soprattutto informazione: dove pensa che andrebbero gli italiani? Volerebbero, low cost, a ingrassare i portafogli degli spagnoli o dei greci ovviamente: a Ibiza e Mikonos non aspettano altro per fare ancora più soldi. Senza contare i danni economici».

Dietro le luci strobo ci sono Pil e posti di lavoro.

«Certo. Quello della notte è un pezzo fondamentale dell' industria e del turismo italiano, con migliaia di assunti e centinaia di milioni di euro di giro d' affari».

La morte dei ragazzi però pesa come un macigno.

«Sono tragedie enormi, ma non si affronta il problema della droga e dello spaccio colpendo l' ultimo anello della catena. Perché questo sono le discoteche».

In disco di droga ne circola parecchia, questo è innegabile.

«Vero, come però è troppo poca l' azione di repressione e controllo delle forze dell' ordine. Serve un giro di vite da parte del ministro dell' Interno Alfano, chiudere i locali è perfettamente inutile: la droga si trova ovunque a qualunque ora. Pure in Parlamento temo».

Nei Paesi anglosassoni i «club» sono veramente tali. Si entra iscrivendosi, attraverso la carta di identità, così che le autorità sanno chi frequenta questo o quel locale. In Italia questo è impossibile?

«Tutt' altro, io lo propongo da tempo. Siamo pieni di circoli Arci, trasferire il modello alle discoteche servirebbe a fidelizzare la clientela e aumenterebbe la sicurezza».

Una sorta di tessera del discotecaro, sul modello di quella del tifoso?

«Perché no. In questo modo il proprietario avrebbe gli strumenti per allontanare gli indesiderati, oggi non è così: la presunta selezione è irregolare, se io voglio entrare non puoi tenermi fuori, è un locale pubblico».

Cosa altro si può fare?

«Io ho due figli (uno fa il dj, ndr), li ho educati al clubbing fin da piccoli portandoli con me nelle serate e insegnando loro cosa, e chi, evitare sempre. Però dico: in discoteca solo dai 18 anni in su. A 16 sei troppo esposto, non è un posto per ragazzini».

Marò, spuntano delle lettere segrete In che modo c'entra Napolitano

Marò, l'arbitrato internazionale poteva essere intrapreso nel 2013




Era il 15 febbraio 2012, quando Salvatore Girone e Massimiliano Latorre spararono a due pescatori indiani, scambiati per pirati, uccidendoli. È al 2012 che si trascina la vicenda dei due fucilieri italiani, un tira e molla lungo più di tre anni fra Italia e India. Ma ci sono troppi punti oscuri, troppe omissioni che spingono questa faccenda al limite della comprensibilità. Saltano fuori alcune mail dei vertici politici e diplomatici italiani risalenti al 2013, quando ai due marò venne concesso di tornare in Italia per poter votare alle elezioni politiche. Un rientro della durata di quattro settimane, che la classe dirigente cercò di sfruttare per trovare il giusto appiglio per poterli trattenere in Italia, evitando loro il ritorno a Nuova Delhi. L'allora ministro della giustizia Paola Severino scriveva che ce lo imponeva la Costituzione di tenerci i fucilieri, di non rispedirli in pasto alla fantozziana giustizia indiana, aggiungendo poi che l'azione di bloccare nel paese l'ambasciatore italiano era priva di un qualsiasi supporto giuridico. Fu un braccio di ferro: voi non ci rimandate i fucilieri? Noi ci teniamo il diplomatico in ostaggio; questa la tattica messa in campo dall'India.

Occasione persa - L'Italia aveva la possibilità di far valere le sue ragioni, trattenendo Massimiliano e Salvatore in territorio nazionale e gestendo le redini del gioco. Pare che la strategia avesse inizialmente l'avallo dell'allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Tanto che in una mail inviata il 13 marzo 2013 a Palazzo Chigi e ai ministeri coinvolti da Stefano Stefanini, consigliere diplomatico del presidente, si legge: "Questa, posso garantire, è anche l'opinione del presidente Napolitano". Giulio Terzi, ministro degli affari esteri del governo Monti, credeva davvero in questa tattica, capitanando l'intera compagine ostruzionista nei confronti del ritorno dei marò in India. Tanto che l'11 marzo del 2013 il ministro degli esteri dichiarò pubblicamente che i due fucilieri non avrebbero fatto ritorno a Nuova Delhi alla scadenza del permesso accordato loro dalla corte indiana. Il suo obiettivo era di attivare un arbitrato internazionale sfruttando il trattato Onu sulla navigazione (Unclos). Ma le cose chissà come cambiarono a quel punto, e come lui stesso dichiarò in diverse interviste, la sua visione dei fatti si rivelò distante da quella del presidente Monti, ed evidentemente del presidente Napolitano, che tutto vedeva e tutto scrutava. Così Latorre e Girone, visto che la tensione fra India e Italia era diventata densa e incandescente, tornarono a Nuova Delhi per una decisione del governo. Tutti cambiarono bandiera, l'unico a rimanere convinto che mandare via i marò fosse una decisione insulsa fu proprio Terzi, che qualche giorno dopo la partenza dei fucilieri si dimise dalla sua carica di ministro, dichiarando apertamente il proprio dissenso nei confronti della strategia adottata dal governo.

Con due anni di ritardo - La beffa è che ora, e per ora si intende il luglio del 2015, è stato intrapreso il percorso inizialmente tracciato da Giulio Terzi, ovvero quello dell'arbitrato internazionale; solo il mese scorso l'India ha accettato il procedimento. Due anni sprecati, due anni buttati al vento. Due anni che sono costati a Latorre un'ischemia e a Girone una detenzione da ostaggio nello stato indiano, nel quale non sono ancora stati espressi formalmente i capi d'accusa. Quali interessi c'erano dietro la rinuncia a tenere in Italia i due fucilieri già nel 2013? Per quale motivo il presidente Napolitano e il governo decisero di sventolare bandiera bianca al braccio di ferro con l'India? E per quale motivo l'Italia inizia a far sentire solo adesso la sua voce, rimettendo a una corte internazionale il caso di due suoi soldati? Le responsabilità non si contano più. Ma la gravità delle scelte della classe politica pesano su due italiani, traditi dalla stessa patria che hanno scelto di servire.

Nascondeva nel caveau 1,5 mln di euro Per il Fisco era nullatenente: chi è

Monza, beccato evasore dalla Guardia di finanza: nascondeva quasi un milione e mezzo in contanti




Nascondeva un vero e proprio tesoro in un caveau ricavato dietro il vano di un ascensore. La Guardia di finanza di Monza hanno scoperto un malloppo di quasi un milione e mezzo di euro, appartenente a un uomo che risultava nullatenente agli occhi del Fisco. Adesso l'uomo è indagato dalle procure di Monza e Milano.

Il fatto - L'uomo è un imprenditore brianzolo di Mezzago in provincia di Monza, che in passato era già stato condannato per bancarotta fraudolenta e reati fiscali. L'indagine dei finanzieri è partita da una segnalazione di una banca su strani movimenti di denaro contante. Così si è analizzata una ditta di Mezzago, e il risultato è stato aver scoperto che la tal ditta non aveva mai presentato una dichiarazione al fisco, e ammontavano a un milione di euro le imposte mai pagate. La ditta era ufficialmente intestata alla madre di 68 anni dell'uomo. Approfondendo le indagini i finanzieri hanno scoperto il tesoro di quasi un milione e mezzo in un nascondiglio ricavato dietro il vano di un ascensore di un ristorante. È stata decisa una misura di prevenzione patrimoniale nei confronti del soggetto, in quanto recidivo e fiscalmente pericoloso.

Auto va a fuoco a due passi da Gardaland Dentro aveva bombe e armi da collezione

Peschiera, nel parcheggio di Gardaland prende fuoco una macchina piena di residuati bellici




Una passione che poteva tramutarsi in tragedia. Un uomo di 45 anni appassionato di collezionismo di residuati bellici -che raccoglieva grazie a un metal detector sulle Dolomiti bellunesi- di ritorno da una delle sue spedizioni ha pensato di farsi un giro a Gardaland, il parco divertimenti a Peschiera del Garda. Ha dunque lasciato proiettili, bombe a mano e altri armamenti di diverso tipo nella sua auto alimentata a gas sotto il solleone estivo. Si è sfiorata la tragedia, perché l'auto a causa probabilmente di un cortocircuito di uno dei fanali aveva cominciato a prendere fuoco. Per fortuna l'intervento immediato di operatori antincendio ha scongiurato il pericolo. Ora l'uomo è stato denunciato dai carabinieri di Peschiera per detenzione di munizionamento da guerra.

mercoledì 12 agosto 2015

Strade allagate, frane e 30 scout bloccati Nubifragio mette in ginocchio la Calabria

Maltempo, nubifragio in Calabria: strade allagate e frane




Strade allagate (foto da Twitter), frane e pure trenta scout bloccati. E' il bilancio del nubifragio che si è abbattuto in Calabria. I ragazzi sono stati colti di sorpresa dai temporali mentre si trovavano in contrada di Rinacchio, a Rossano, sulla costa ionica, in provincia di Cosenza.

Inoltre da Anas comunicano che a causa delle intense precipitazioni ancora in corso sulla tratta della statale 106 Jonica, tra Rossano e Cassano allo Jonio (Cosenza), è stato consentito temporaneamente solo il traffico locale e, per questa ragione, si consiglia di procedere con prudenza. Al momento anche la viabilità locale è interessata da forti allagamenti.

E’ italiano ed è il più giovane e miglior cardiochirurgo di Londra. L’Italia lo ha rifiutato

Un cervello in fuga: Si chiama Simone Speggiorin, ha 37 anni ed è il più giovane e famoso cardiochirurgo italiano nel Regno Unito. L’Italia lo ha rifiutato



Dott. Simone Speggiorin 

Si chiama Simone Speggiorin, ha 37 anni ed è il più giovane cardiochirurgo italiano nel Regno Unito. La sua è una storia comune a migliaia di suoi coetanei, “rifiutati” dal nostro paese ed accolti a braccia aperte all’estero, ed è stata raccontata dal Sole 24 Ore. Simone oggi lavora al Glenfield Hospital di Leicester, a 140 chilometri da Londra, è un medico chirurgo strutturato, ovvero con una sua equipe di supporto e una sala operatoria. Opera tutti i giorni bambini al cuore aperto o con malformazioni alla trachea e, tre o quattro volte all’anno, prende qualche giorno di ferie per andare a fare la stessa cosa in India, dove opera in collaborazione con l’organizzazione di beneficenza “Healing Little Hearts”. Quando qualcuno esagera con gli elogi lui si schernisce: “Non sono un eroe. Sono uno dei tanti che se n’è andato dall’Italia perché in Italia non c’era spazio”.

Il 37enne ha operato oltre 500 bambini in quattro anni: un traguardo che nel nostro paese gli sarebbe stato precluso, malgrado il suo curriculum fosse sempre stato impeccabile. Figlio di un ex calciatore veneto, Speggiorin si è laureato in medicina in soli sei anni all’Università di padova, per poi specializzarsi in cardiochirurgia: “Dentro di me – racconta al quotidiano finanziario – c’è sempre stata una voce che mi ripeteva: cosa faccio dopo? Cosa faccio dopo? Il mio primo mentore, il professor Giovanni Stellin, sapeva che finita la specialità non avrebbe potuto offrirmi un lavoro in Italia e mi invitava a partire per completare il training. I cardiochirurghi pediatrici sono passati tutti da un’esperienza all’estero. Uscire ti apre la mente, capisci come si fa e poi ti metti alla prova”. Così Simone studia inglese, si trasferisce prima a Boston poi a Londra e a 28 anni torna a bussare negli ospedali italiani. Nessuno però gli offre una possibilità.

Così si rimette “sulla strada” e segue il professor Martin Elliott, direttore del Great Ormond Street Hospital di Londra, uno dei cinque migliori ospedali pediatrici del mondo: “Sono partito lasciando a casa tutto. Gli affetti e le sicurezze del “sistema Italia”. Arrivato a Londra già specialista in cardiochirurgia mi hanno detto: ok, ora ricominci da zero. Si dice junior, in pratica ti rimbocchi le maniche e ritorni a fare lo specializzando”. Mentre impara il mestiere accanto ai migliori del mondo partecipa a un concorso per un posto all’ospedale di Ancona, ma la risposta gli arriverà tre anni dopo. “Avrei dovuto mettere la mia vita in modalità pausa per tre anni e aspettare la loro risposta? Non era nei miei piani”. Ora che è uno dei cardiochirurghi più apprezzati spiega: “In Italia? Non torno, non ora. Me ne sono andato perché il nostro non è un Paese per giovani. I miei compagni di università sono quasi tutti all’estero. Eravamo un gruppo di persone consapevoli che, se volevamo qualcosa, dovevamo andare a prendercelo. Del gruppo, io non sono il più bravo. Tra i miei amici c’è Paolo De Coppi, lo scienziato di 41 anni che ha scoperto le cellule staminali nel liquido amniotico. Lavora a Londra. Ho un amico in Silicon Valley che crea una startup dopo l’altra. Un altro mio coetaneo di Padova è professore di economia in Australia”.

C'è un posto (in Italia) senza tasse Il paradiso fiscale esiste: ecco dove

Burgio, il Comune dove non si pagano le tasse




Esiste un comune in Italia dove le tasse non si pagano. Sembra incredibile, soprattutto nell'era renziana in cui ogni giorno spunta una nuova tassa ma a Burgio, un piccolo paese in provincia di Agrigento  gli abitanti sono liberi dal giogo delle imposte. Come è possibile? Italia Oggi, che ha dato la notizia raccolta dal quotidiano La Sicilia, racconta che alle porte del borgo, che conta circa 2mila residenti, c' è un manifesto voluto dal sindaco su cui c'è scritto: "In quale paese della Sicilia i cittadini non pagano la Tasi? Non pagano l' addizionale Irpef? Non pagano l' Imu sui terreni e i fabbricati agricoli? E dove la tariffa dell' acqua è la più bassa d' Italia e quella dell' Imu sulla seconda casa al minimo previsto per legge? Quel paese è Burgio!". 

Il segreto - Questo sindaco "eroe" si chiama Vito Ferrantelli, è stato eletto in una lista civica (Amare Burgio). E' stato eletto sette anni fa e da allora i fortunati abitanti non pagano la Tasi, e l'Irpef. L'Imu? Non viene applicata sui terreni agricoli. Non si pagano tasse neppure per la prima casa, dato che poche famiglie hanno la doppia abitazione. Qui l'acqua ha la tariffa più bassa d'Italia: solo cento euro l'anno. Il sindaco ha spiegato la sua ricetta: ridurre le spese per la raccolta dei rifiuti urbani che effettua con gli operatori del servizio civico e il taglio di tutte le spese superflue. "Far risparmiare i cittadini è possibile", ha detto il sindaco che ha precisato come, il Comune garantisca tutti i servizi essenziali. "Ogni anno abbiamo fatto lavorare periodicamente circa 250 giovani locali con il servizio civico e le borse lavoro. Abbiamo impegnato 300 giovani con corsi di ceramica e di sport". C'è da scommettere che il sindaco resterà a lungo sulla sua poltrona. 

Caivano (Na): Ci siamo sentiti offesi, la protesta dei cittadini nei confronti dell'amministrazione comunale

Caivano (Na): Ci siamo sentiti offesi, la protesta dei cittadini nei confronti dell'amministrazione comunale 




Posto di Staff del Sindaco Monopoli, ancora aperta la ferita con l'attuale Sindaco da parte dei cittadini di Caivano. A ribellarsi questa volta sono i giovani disoccupati del posto che, tramite Nicola Semplice, ci fanno sapere che a settembre indiranno uno sciopero per dimostrare che a Caivano a cambiare sono solo le bandiere politiche e non i fatti. 

Qualsiasi Sindaco, per legge, può affidare il posto di Capo di Staff, a chiunque, la legge appunto, non lo vieta, ma le lamentele che lanciano i disoccupati di Caivano sono altre, come si evince dal comunicato che ci invia Nicola Semplice: "Contestiamo il modo ed il metodo del Neo Sindaco Monopoli, nulla contro il nominato amico del Sindaco, De Cicco. Il Sindaco ha scelto secondo il suo metro di valutazione, Il concorso? Secondo il mio punto di vista, una farsa. Contestiamo a Monopoli, il fatto che, si è sempre definito leale nelle idee, trasparente nelle scelte, soprattutto, quello tanto decantato in campagna elettorale, la discontinuità con il passato. Ha sempre contestato, quando era all'opposizione questo tipo di affidamenti sospetti a familiari ed amici di politici, e ora? Lui lo può fare? Monopoli predica bene ma razzola male. Vogliamo, a Settembre, portare all'attenzione dei caivanesi, questa scelta del sindaco che, appunto, secondo il nostro punto di vista è stato un ulteriore schiaffo ai tantissimi disoccupati del territorio. La data dello sciopero la indiremo tramite il blog, il Notiziario sul web. 

L'ultima promessa del governo: daremo più soldi alle famiglie

L'ultima bugia del governo: più soldi alle famiglie




Non c' è solo Matteo Renzi a promettere di tutto e di più. Adesso cominciano anche i suoi uomini economici: «Il governo sta ragionando su un intervento per le situazioni di povertà assoluta nelle famiglie che hanno figli a carico. Quei bambini sono gli esclusi di domani, sono loro la nostra priorità», ha garantito (parlando con La Stampa) Enrico Morando, viceministro all' Economia.
Ma non è l' unico: anche il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei annuncia (su La Repubblica) interventi tra l' altro pure per il mondo delle partite Iva.

Bello, bellissimo, se non fosse che già oggi - senza nuove promesse mirabolanti - il conto della legge di Stabilità è assai salato. E' lo stesso Morando a fare l' addizione: «Cancellare l' Imu e la Tasi sulla prima casa 3 miliardi e mezzo. Fanno quattro con l' Imu degli imbullonati e dei terreni agricoli. Poi tra il 2016 e il 2018 lavoreremo prima al taglio di Irap e Ires» Insomma, misure per 35-37 miliardi. Da dove arriveranno? Dalla «riduzione della spesa, nel contrasto all' evasione fiscale, in una nuova flessibilità europea e poi, come speriamo, nella crescita». Ci si mette pure Morando Altra promessa del governo: contributi ai bambini poveri.

Paradisi fiscali, cambiano le regole Gli incentivi per i cervelli in fuga

Fisco, cambiano le regole dei paradisi fiscali




La scorsa settimana Palazzo Chigi ha approvato un decreto sull'internalizzazione dell'impresa. Una legge che semplifica l'attività imprenditoriale e che contiene anche disposizioni sulla tassazione dei proventi derivanti dai paradisi fiscali con una imponibilità del 100% per le sole partecipazioni dirette del socio in società black list o per le partecipazioni indirette che permettono all'investitore, titolare di una quota di controllo in una società intermedia non black list, di percepirne i dividendi. Come ha spiegato il quotidiano Italia Oggi dal decreto emerge la possibilità di dedurre i costi black list entro il limite del valore normale dei beni o dei servizi acquistati, mentre l'applicazione del transfer pricing riguarderà le sole operazioni infragruppo con l'estero, escludendo così l'attività nazionale. 

Cervelli all'estero - Nel decreto c'è un ulteriore incentivo fiscale che vuole favorire il rientro dei cervelli in Italia. I lavoratori specializzati con qualifica (laurea e simili) che esercitano all'estero da più di cinque anni, possono godere di una esenzione reddituale del 30% per i cinque anni successivi al ri-trasferimento della
propria residenza entro i confini dello Stato.

Come ottenere un aumento di stipendio? Dieci consigli per "incastrare" il capo

Ecco le dieci dritte per ottenere il desiderato aumento di stipendio




Siete fermamente convinti di aver fatto un ottimo lavoro in azienda, siete certi di meritarvi un aumento ma non sapete di preciso in che termini chiederlo al temutissimo capo? Gli esperti di Hays Executive hanno redatto una lista di consigli (per la precisione dieci) che vi potranno essere utili per compiere con successo questo passo.

Prima - Prevenire è meglio che curare. Assicuratevi dunque, prima di chiedere una promozione o un aumento di stipendio al vostro boss, che l'azienda per cui lavorate non stia attraversando un momento di crisi che la costringa a licenziare dei dipendenti; perché, se così fosse, sarebbe di cattivo gusto oltre che inconcludente chiedere un aumento che si può già supporre di non riuscire a ottenere. Dopo questo accertamento, sarebbe utile informarsi se il proprio attuale stipendio sia in linea con la retribuzione media per lo stesso tipo di impiego in aziende dello stesso tipo. Più facile è ricevere un aumento se il proprio stipendio è più basso dei colleghi con lo stesso ruolo aziendale. È necessario poi mostrare i propri successi, i propri risultati per avallare la richiesta di aumento.

Durante - Bisogna cercare di parlare con il capo in un momento propizio alla richiesta, che non è mai facile discutere con il boss. Quindi cercare di carpire il momento giusto, in cui il capo non è troppo impegnato, stressato e nervoso. Al colloquio bisogna presentarsi in maniera curata e semplice: non bisogna strafare con abiti eleganti o esagerati che non si è soliti portare. Bisogna essere sicuri di sé, positivi e propositivi perché la propria richiesta abbia successo. Se tutto, durante il colloquio, va nella giusta direzione, dovete dimostrarvi pronti a sostenere una mola di lavoro maggiore a quella cui siete abituati, commisurata al livello di responsabilità cui ambite.

Dopo - È buona educazione, qualunque sia l'esito dell'incontro, ringraziare con una mail il capo per il tempo che vi ha dedicato. E se tutto è andato per il meglio, non vantatevi con i colleghi e fate di tutto per non deludere la fiducia accordatavi dai vostri superiori: dimostrate che quell'aumento di stipendio ve lo siete davvero meritato.

Comprare casa ora conviene Mappa prezzi, città per città

Case in vendita e in affitto: i pro e i contro per chi è in cerca





Nell'ultimo quinquennio il valore complessivo del patrimonio immobiliare italiano ha subito un crollo di duemila miliardi a causa, secondo Confediliza, sia della crisi economica e sia delle scure fiscali. Per la Cgia di Mestre invece la perdita registrata sarebbe intorno ai 1200 miliardi. Numeri a parte, rimane il fatto che con la perdita di valore del mattone, si è persa una cifra pari a quasi tutto il Pil dello Stivale. I prezzi alle stelle per la compravendita degli immobili stanno scendendo molto lentamente, adeguandosi all'evoluzione dello scenario economico internazionale. 

I mutui - Ci sono due fattori che influenzano l'evoluzione positiva delle vendite di case: la rimodulazione della tassazione immobiliare e l'allentamento della stretta sui mutui. Il problema legato alla tassazione non è tanto quello del suo importo, attualmente ai minimi storici, ma le garanzie da rilasciare al momento del finanziamento. La possibilità effettiva di ottenerlo sono pochissime per i 'nuovi italiani' ovvero i giovani e gli immigrati che sono in cerca della loro prima abitazione. Dieci anni fa questa 
fetta di acquirenti portava ben 850 mila vendite di case all'anno, il doppio di quelle di oggi.

Prezzi in calo nelle città - Nell'ultimo anno i valori medi nelle maggiori città italiane, secondo Nomisma- l'Osservatorio sul Mercato Immobiliare, sono diminuiti del 3%. A Milano si è registrato un - 2,3% su base annua mentre a Roma un -3% sempre durante l'arco di un anno. Le previsioni sono di un calo annuo medio dei prezzi nelle grandi città del 2,5% nel 2015 (Milano -1,7%, Roma -3%) e di un’inversione di tendenza, anche se su livelli non clamorosi, a partire dal 2016: +0,5%, che sarà seguito dall’1,7% del 2017.

I tassi - Per coloro che intendono acquistare tramite la richiesta di un mutuo appare consigliabile in questo momento comprare un appartamento. La differenza la fa la possibilità di poter approfittare di una combinazione tra prezzi e tassi favorevoli. Lo stesso vale anche per quelli che sono in cerca di una casa da riqualificare. Dal 31 dicembre ci saranno delle sostanziose agevolazioni 
fiscali sulla ristrutturazione e sul risparmio energetico.

È il momento giusto? - In conclusione sarebbe meglio aspettare a lanciarsi nelle dinamiche del mercato immobiliare, soprattutto se non si ha bisogno di stipulare un mutuo. L'offerta di appartamenti in vendita è destinata ad aumentare specialmente se l’evoluzione della fiscalità porterà ad abolire le imposte sulla prima casa, inasprendo però i tributi sulle altre tipologie di immobili residenziali come quelli ereditati o a disposizione. Se si ha una necessità abitativa urgente comunque è bene sapere che il momento è buono sia per gli affitti e sia per le vendite.

Auto usate, ecco come vi fregano Cinque dritte per comprare bene

Auto usate, le 5 dritte per evitare di comprare una fregatura




ll mercato delle auto usate è sempre astioso. I bolidi promettenti spesso riservano delle sorprese per nulla positive. Infatti almeno metà delle automobili di seconda mano sono messe in vendita con il chilometraggio manomesso. È quello che sostiene in un intervista a Il Fatto Quotidiano Alfredo Bellucci, titolare di un'attività di vendita di auto usate, nel suo libro Non prendermi per il chilometro. Il fenomeno dello 'schilometraggio' produce un giro di affari illecito di due miliardi di euro all'anno. I modi per non farsi fregare dal primo lestofante che promette di venderti l'affarone comunque ci sono:

Scemare gli annunci online - Nell'era 2.0 la maggior parte degli annunci di auto usate si trovano nei siti di compravendita tra privati. Ma attenzione non sempre il prezzo più conveniente nasconde l'affare migliore. Per evitare trappole è bene verificare, oltre alla data di immatricolazione, anche gli annunci con le foto in cui appaiono targhe scoperte. I venditori che le nascondono di solito hanno interesse nell'ostacolare le indagini dei futuri proprietari del mezzo.

Non innamorarsi - Essere colpiti nel profondo dell'animo da un veicolo o dal suo venditore/venditrice non è per nulla un bene. Nello slancio emozionale infatti si rischia di diventare poi perfette prede. Il risultato poi ovviamente è il cuoricino spezzato e un sacco di soldi spesi per un catorcio.

Indagare sui precedenti proprietari - Per essere sicurissimi del prodotto sarebbe meglio impiegare un po' di tempo per indagare sulla macchina da acquistare. Tramite il Pra (pubblico registro automobilistico) e L'Aci si può facilmente risalire al numero del precedente proprietario e al valore delle singole transazioni.

Indagare sulla manutenzione - La cronologia della manutenzione in alcuni casi potrebbe aiutare a stabilire il chilometraggio effettivo dell'auto. Non fidatevi troppo del libretto elettronico perché potrebbe essere stato manomesso insieme al contachilometri. Preferite una cronologia scritta della manutenzione con eventuali riferimenti ai riparatori.

Fare tante domande - Chiedere è meglio. Documenti, curiosità e delucidazioni sul mezzo saranno apprezzatissime dai venditori onesti che saranno in grado di rispondere facilmente ai vostri quesiti. In caso contrario, se il venditore risponderà con difficoltà o inventerà scuse fantasiose per non mostrarvi le documentazioni, potrebbe avere qualcosina da nascondere.

I dieci sindaci che rifiutano i clandestini e adesso rischiano la denuncia / Le storie

I dieci sindaci che rifiutano i clandestini e vengono denunciati



di Giuseppe Spatola



Il timore che le denunce partano è più che concreto, con almeno dieci sindaci "no-profughi" della provincia di Brescia che rischiano di finire presto nel mirino della giustizia per «aver dichiarato il falso» attestando alla Prefettura (anche con documenti scritti) la mancanza di spazi idonei e disponibili da riservare all' ospitalità diffusa dei profughi. Questo basterebbe per far scattare d' ufficio, una volta smentiti dai sopralluoghi, la segnalazione di reato per falso ideologico, abuso di ufficio e omissione d' atti d' ufficio.

Accuse pesanti che, però, non sono ancora state formalizzate in Procura. Mentre la Prefettura ha prontamente messo avanti le mani, precisando in una nota diffusa nel tardo pomeriggio di ieri che gli uffici non «hanno assunto alcuna iniziativa volta all' accertamento» del comportamento dei sindaci, nel bresciano il caso è scoppiato arrivando fino al Parlamento, dove nei prossimi giorni si chiederà conto della questione direttamente al ministro Angelino Alfano.

I sindaci sono, infatti, ufficiali di governo, e avrebbero l' obbligo costituzionale di «adoperarsi per risolvere un problema se interpellati dal Prefetto». Come dire che gli amministratori locali possono farsi portavoce del malessere dei cittadini, a patto che non dichiarino il falso. Chiaro quanto l' intervento di Matteo Salvini che su Facebook non ha perso tempo nell' affondare il colpo: «Pare che a Brescia si stia indagando su 10 sindaci che rifiutano i clandestini - ha scritto il leader della Lega Nord -. Ma andate a cercare spacciatori e delinquenti vari, invece di rompere le balle a chi fa il suo lavoro!».

Sul fronte opposto, a fine luglio, era stato il segretario provinciale del Pd bresciano, Michele Orlando, a lanciare un appello alla Prefettura perché usasse il pugno duro, imponendo l' accoglienza diffusa a tutti i Comuni (anche a quelli riluttanti). E dieci giorni più tardi le minacce di denuncia si sono fatte concrete. «La politica dell' accoglienza non possono pianificarla gli albergatori - ha sottolineato il segretario Dem Orlando -. Ma non possono farla neppure i sindaci in autonomia. Soprattutto i sindaci responsabili non possono permettersi di essere presi in giro da quelli che fanno gli sceriffi. Qui c' è un problema e il modo migliore per risolverlo è l' accoglienza diffusa perché evita tensioni e preoccupazioni. Ma perché l' accoglienza sia realisticamente diffusa serve che qualcuno, il Governo attraverso le prefetture, concordi in maniera decisa. E dove non c' è accordo imponga a tutti i sindaci di accogliere un numero minimo di profughi».

Intanto Brescia si sta organizzando per accogliere altri 280 immigrati, che si andranno a sommare ai 1036 già presenti in provincia. Nuovi arrivi che andranno ad alleggerire il carico dell' hub di Bresso (Milano), dove entro Ferragosto dovranno trovare ospitalità altre centinaia di profughi smistati dal Governo e congelati sulle coste per la mancanza di posti. La minaccia delle denunce, quindi, potrebbe essere la "leva" utile per disinnescare la ribellione del fronte no-profughi, costringendo i primi cittadini a mettere da parte le proprie ideologie e agevolare il piano di accoglienza diffusa proposto e sostenuto da Alfano.

E proprio sul metodo utilizzato il Coordinamento Provinciale di Forza Italia di Brescia ha espresso le sue perplessità. «È un attacco intimidatorio - hanno sottolineato a Forza Italia- che va stigmatizzata in quanto evidente espressione di un potere autoritario e calato dall' alto che non tiene in conto la volontà delle comunità locali». Ancora più diretto il vice capogruppo leghista in regione Lombardia. «Si tratta di un' ipotesi da stato sudamericano, una cosa inaccettabile, una minaccia di stampo centralista - afferma il consigliere Fabio Rolfi - volta a rimarcare l' autorità dello Stato sui rappresentanti delle comunità locale. Denunciare i sindaci significa scatenare una guerra istituzionale». Forza Nuova invece ha subito messo a disposizione i propri legali gratuitamente a tutti i Sindaci che non si «faranno intimidire da questo inaccettabile atteggiamento». «Tutto - hanno rimarcato i forzanovisti - ci fa pensare a uno "stato di polizia" che se la prende con chi si espone in prima persona per aiutare e tutelare i propri connazionali».

Il Vietnam di Renzi si chiama Pd: in 80 lo mollano per un altro Ulivo

Pd, gli 80 anti-Renzi che fanno le valigie per fondare un altro Ulivo


di Tommaso Montesano 



Adesso iniziano a uscire i primi numeri. A saltare il fosso, abbandonando il Pd renziano che ha chiuso ogni canale di comunicazione sulla riforma del Senato («il modello è questo, fondato sulle Regioni e sui sindaci, e non si torna indietro»), potrebbero essere in ottanta. Una trentina a Palazzo Madama, dove a settembre sulla riforma del Senato si consumerà lo scontro finale tra le due anime democratiche; una cinquantina a Montecitorio. 

«Attenzione, però», avvertono dalla minoranza del Pd, «ottanta è il numero di coloro che hanno avuto il coraggio di esporsi. Molti hanno preferito rimanere in silenzio. Se il conflitto arrivasse alle estreme conseguenze, quelli che uscirebbero allo scoperto sarebbero molti di più». La rottura tra le due anime del Pd avverrebbe in due fasi. La prima in Parlamento: in Aula, al momento del voto sulla riforma costituzionale. La seconda in una sorta di congresso fondativo di un nuovo soggetto politico, le cui basi sarebbero gettate, a settembre, dalla fusione delle due componenti della minoranza democratica: quella dell’ex capogruppo Roberto Speranza e quella riconducibile a Gianni Cuperlo, lo sfidante di Matteo Renzi alle primarie. Padre nobile, naturalmente, Pier Luigi Bersani. Obiettivo: dare vita ad una «Sinistra riformista» fulcro di un Ulivo 2.0 che punti alla riunificazione a sinistra, recuperando il dialogo con Sel e con le forze sociali - Cgil in testa - entrate in conflitto con il Pd renziano. 

Prima, però, la minoranza dem venderà cara la pelle a Palazzo Madama sulla riforma del bicameralismo. Tutto si giocherà sui 513.450 emendamenti, tra cui i 17 dei dissidenti pd che puntano a conservare l’elettività del Senato, che saranno stampati dal 24 agosto. Intanto si moltiplicano i tentativi di mediazione. Maurizio Martina, il ministro delle Politiche agricole portavoce dell’offerta lanciata da Luigi Zanda, capogruppo al Senato, per l’elezione semidiretta dei senatori, non si arrende. «Fuori dalla porta ci sono salti nel buio o passi indietro di cui non possiamo essere corresponsabili. Discutiamo quindi per unirci, non per dividerci», è la supplica del ministro.

Poi c’è il «lodo Onida», dal nome del presidente emerito della Corte costituzionale, Valerio Onida. Ovvero «una Camera delle autonomie limpidamente ispirata al modello Bundesrat (la Camera alta tedesca, ndr). Come nel programma originario dell’Ulivo», ricorda il prodiano Franco Monaco, per il quale la proposta, «senza chiedere la capitolazione dei due fronti opposti, potrebbe superare i limiti di entrambi» gli schieramenti. Un lodo che finora, però, al pari della mediazione targata Martina-Luigi Pizzetti (vice di Maria Elena Boschi ai Rapporti con il Parlamento), pare destinato all’insuccesso, visto che i senatori della minoranza non si schiodano dalla richiesta di ripristinare l’elettività degli inquilini di Palazzo Madama. 

Per Vannino Chiti l’elezione semidiretta dei senatori è «una presa in giro dei cittadini e un obbrobrio». «Renzi non ascolti i cattivi consiglieri e apra al Senato elettivo: ne uscirebbe vincitore», aggiunge il senatore Federico Fornaro, che invita il premier a evitare «inutili e sterili chiusure a riccio». Così il clima resta teso e gli avvertimenti ai possibili scissionisti si susseguono. «Non mandare avanti le riforme costituzionali significa mettere termine a questa legislatura,lo sanno tutti», ribadisce Matteo Ricci, vicepresidente del Pd. Ricci si rivolge direttamente ai colleghi di partito: la vostra, attacca, «è una battaglia assurda». Per tornare all’elettività dei senatori, infatti, bisognerebbe rivedere l’articolo due del disegno di legge, «ma non si può stravolgere il testo e giustamente Renzi su questo punto non arretra perché sarebbe una riforma monca. Vedremo a settembre, al Senato, chi vuole davvero cambiare il Paese e chi, invece, no...». «Non possiamo cambiare l’articolo 2: fare l’elezione diretta dei senatori significa cambiare la riforma», ribadisce Debora Serracchiani, vicesegretario del Pd. Lorenzo Guerini, il vice operativo di Renzi nel partito, ovviamente concorda: «È possibile apportare ulteriori miglioramenti, purché non si ritorni al punto zero».

Un muro contro muro destinato a sfociare, senza un compromesso, nella conta nell’aula di Palazzo Madama. «Ci sarannno i numeri anche stavolta», scommette Serracchiani. La minoranza ribatte ricordando che il fronte ostile al disegno di legge Boschi può contare su circa 170 senatori. Numeri che i renziani contano di ridimensionare recuperando alla causa governativa gli esponenti della minoranza più dialoganti. «Almeno 12/13 dovrebbero rientrare nei ranghi», assicurano da Palazzo Chigi, dove si preparano alla campagna d’agosto per mettere all’angolo una minoranza di «gufi e frenatori».

martedì 11 agosto 2015

Cilento, muore in discoteca a 27 anni Cadevano rocce da sessanta metri

Cilento, si staccano pietre dalla parete rocciosa, morto un 27enne nella discoteca il Ciclope




Un ragazzo di 27 anni è morto in una discoteca di Marina di Camerota nel Cilento, il Ciclope. Dalle pareti rocciose del locale all'aperto si sono infatti staccate delle pietre, a causa del violento nubifragio che ieri ha travolto la provincia di Salerno. I sassi si sono staccati da un'altezza di 60 metri, e il giovane ventisettenne originario della provincia di Napoli è stato colpito in testa, morendo sul colpo. Qualche minuto prima i gestori stavano per interrompere la serata, appunto per il rischio che il maltempo avesse reso fragili le pareti rocciose. I soccorsi e i carabinieri sono giunti immediatamente sul posto, ma il giovane era già morto. Il locale è stato posto sotto sequestro dalla procura di Vallo della Lucania.

BOLLETTE, MULTE E TASSE C'è una brutta sorpresa alle Poste

Poste italiane, aumentano le commissioni su bollettini ma solo se paghi allo sportello




Pagare il bollettino postale allo sportello costerà 20 centesimi in più. Da 1,30 si arriva quindi a un euro e cinquanta centesimi. Le commissioni per Rav e F35  arrivano a 1,63 e le multe e 1,99. Nessun cambiamento sulle commissioni per bollettini pagati sui canali digitali, cioè web, Mobile e ATM (1 euro); per gli over 70 e possessori di social card (0,70 centesimi); e per Rav e F35 (0,13) e multe (0,45) pagati online. Il prezzo del bollettino, secondo l'agenzia Ansa che cita fonti interne a Poste Italiane, era fermo dal 2012 e l'aumento è giustificato dall’aumento dei costi operativi e industriali, dall’accettazione da parte di Poste Italiane di carte di pagamento emesse da terzi senza caricare il cittadino di ulteriori costi anche nel caso di carte di credito e degli investimenti in tecnologia che Poste Italiane ha già realizzato e continuerà a fare per assicurare a tutti il passaggio alle opportunità di pagamento offerte dalle piattaforme digitali.

Il confronto - L'associazione dei consumatori Codici ha però spiegato che, nonostante questi ultimi aumenti, sarà ancora conveniente per i consumatori farei pagamenti in Posta. Da un confronto con i costi applicati dagli istituti di credito, emerge infatti che a fronte di  1,50 euro pagati allo sportello delle Poste, il costo presso Intesa San Paolo è 4 euro; presso Unicredit 2,58 euro + la commissione postale; Monte dei Paschi di Siena 1,55 euro; Bnl 5 euro. 

Giochi col cellulare? Becchi il virus Smartphone infetto: tutti i ruischi

Ondata di smartphone infettati con il trojan Android Clicker: ecco come evitare di perdere denaro




Si fanno sempre più sofisticate le tecniche delle truffe contro chi usa gli smartphone e i tablet, anche se la falla di sicurezza quasi sempre va ricercata nella disattenzione degli utenti, più che nei sistemi operativi dei proprio cellulari. L'ultimo fenomeno che ha creato non pochi danni si è sviluppato sugli apparecchi con sistema Android. Il trappolone sfrutta la popolarità di diversi giochi per smartphone e venduti sul Google Play, il negozio online delle app gestito da Google. Gli utenti caduti nella trappola erano convinti di aver scaricato giochi come Dubmash, Clash of Clans 2, Subway Surfers 2 e 3, Minecraft 3, Hay Day 2 e diverse applicazioni simili a Video downloader e Download manager. In realtà, però, dietro le app dei giochi si nascondenva un trojan, un file che proprio come un cavallo di Troia si insinua nel nostro smartphone o pc. Il file è stato identificato dalla società specializzata in sicurezza informatica, la Eset, si chiama Android/Clicker e secondo l'azienda avrebbe già provocato decine di migliaia di infezioni, senza trascurare che una cinquantina di falsi giochi infetti sono stati scaricati e installati per circa 100 mila volte.

I danni - Il trojan Clicker, una volta installato inconsapevolmente sul proprio dispositivo, non ruba direttamente i dati della carta di credito o altre informazioni personali. Riesce però a indirizzare la navigazione su internet verso siti fraudolenti, spesso con contenuti pornografici che più di altri aumentano il consumo di traffico dati e rischia quindi di far schizzare i costi della propria sim ricaricabile e peggio del proprio abbonamento. La navigazione, secondo l'azienda Eset, spesso si svolge in background, cioè anche quando l'utente non sta utilizzando il browser per navigare.

Il rimedio - L'unico modo per eliminare l'infezione dal proprio dispositivo è quello di resettare del tutto il contenuto, magari dopo un backup di foto e video sul pc (possibilmente con un buon antivirus). Dopo la denuncia, Google ha provveduto a rimuovere le applicazioni ritenute infette. Ma è solo questione di tempo perché altre app dannose si ripresentino sugli store. Per evitare di incappare in danni incalcolabili, meglio quindi fare sempre molta attenzione nella fase di installazione di nuove applicazioni. Le recensioni degli altri utenti sono spesso utili per evitare spiacevoli inconvegnenti.

Terremoto nelle diete, vietate 7 sostanze Quali sono e cosa rischia chi le assume

Diete, il ministro Lorenzin vieta 7 principi attivi di farmaci dimagranti: quali sono, cosa si rischia




La ministra della Salute Beatrice Lorenzin ha firmato il decreto che vieta le preparazioni magistrali a scopo dimagrante contenenti i principi attivi triac, clorazepato, fluoxetina, furosemide, metformina, bupropione e topiramato. Di queste sostanze, autorizzate singolarmente per diverse indicazioni terapeutiche (come trattamento di ansia, depressione, diabete, ipertensione e epilessia), viene spesso fatto un abuso, utilizzando varie associazioni, per finalità meramente estetiche. È quanto si legge in una nota del ministero.

Disturbi psichiatrici - Il decreto è stato adottato su impulso dell'Agenzia italiana del farmaco, che ha trasmesso al ministero segnalazioni di sospetta reazione avversa della Rete nazionale di farmacovigilanza. Dalla segnalazione dell'Aifa è emerso che le preparazioni magistrali contenenti i citati principi attivi singolarmente, ma più spesso in associazione combinata tra di loro quando utilizzati a scopo dimagrante, hanno un rapporto beneficio-rischio estremamente sfavorevole e possono essere pericolose per i soggetti che ne fanno uso. Il rischio che insorgano reazioni avverse aumenta, poi, in relazione al numero di principi attivi associati nella preparazione che possono causare anche disturbi psichiatrici e reazioni a carico del sistema cardiovascolare. A ciò si aggiunge che tali combinazioni non sono mai state studiate secondo sperimentazioni cliniche regolari, risultano sprovviste di foglietto illustrativo e scheda tecnica a cui il paziente possa fare riferimento per informarsi sulle caratteristiche del prodotto e che la documentazione disponibile sui singoli principi attivi non garantisce la sicurezza degli stessi, quando sono somministrati in associazione tra loro. È noto che le reazione avverse da preparazioni magistrali sono meno segnalate di quelle dei farmaci.

Cosa cambia - Due i divieti introdotti dal decreto: medici e farmacisti non potranno rispettivamente prescrivere e allestire preparazioni magistrali a scopo dimagrante contenenti i principi attivi vietati, usati singolarmente o in combinazione associata tra loro; non potranno, inoltre, essere prescritte o allestite preparazioni magistrali che, a prescindere dall'obiettivo terapeutico perseguito, contengano i predetti principi attivi in combinazione associata. Al fine di evitare comportamenti elusivi finalizzati all'assunzione contestuale di più principi attivi, viene inoltre proibito a medici e farmacisti di prescrivere o allestire per il medesimo paziente più preparazioni magistrali singole, contenenti ciascuna uno dei principi attivi segnalati.

Sindacalisti super ricchi La soffiata: trema la Cisl Tutti i nomi e gli stipendi

Scandalo Cisl, un sindacalista veneto denuncia stipendi e pensioni d'oro dei suoi colleghi




Alla faccia della crisi, del blocco degli stipendi e dei sacrifici che i lavoratori sono costretti ad affrontare da anni in questo periodo di crisi, ci sono fior di sindacalisti della Cisl che guadagnano più di Barack Obama e Sergio Mattarella. A scoperchiare il calderone ci ha pensato un pentito dell'organizzazione guidata da Annamaria Furlan, il sindacalista veneto Fausto Scandola che ha raccolto in un dossier informazioni talmente imbarazzanti per i suoi ex colleghi da procurargli una rapida espulsione via raccomandata.

La lettera - Scandola ha spedito un lungo e dettagliato sfogo a diversi indirizzi email di giornalisti e conoscenti: "I nostri rappresentati e dirigenti ai massimi livelli della Cisl - ha scritto - si possono ancora considerare rappresentanti sindacali dei soci finanziatori, lavoratori dipendenti e pensionati? I loro comportamenti - ha aggiunto - lo svolgere dei loro ruoli, come gestiscono il potere, si possono ancora considerare da esempio e guida della nostra associazione che punta a curare gli interessi dei lavoratori?". Solo pochi mesi fa, l'ex segretario generale Cisl, Raffaele Bonanni, era stato costretto a dimettersi per lo scandalo che aveva scatenato il suo allegro aumento di stipendio utile ad aumentare anche la pensione che ne sarebbe seguita a fine carriera.

I nomi - Nell'elenco messo su da Scandola, riporta Repubblica, c'è il presidente nazionale Inas Cisl, Antonino Sorgi, che nel 2014 ha dichiarato 256 mila euro in un anno, 77.969,71 euro di pensione, 100.123 euro di compenso Inas e 77.957 euro come compenso di Inas Immobiliare. L'ex presidente Caf Cisl nazionale, Valeriano Canepari, nel 2013 ha portato a casa 97.170 euro di pensione, oltre a 192.071 euro per esser stato capo della Usr Cisl Emilia Romagna: per un totale di 289.241 euro. Poi c'è il segretario generale nazionale Fnp Cisl, Ermenegildo Bonfanti, che in un anno ha intascato 225 mila euro, di cui 143 mila euro di pensione. Da buon padre di famiglia, il capo della Fisascat Cisl, Pierangelo Raineri, non solo ha beccato 237 mila euro in gettoni di presenza in Enasarco, ma è riuscito a far assumere anche moglie e figlio in enti collegati al sindacato.

Apre garage e auto: costa 30 euro Il dispositivo che frega tutti / Foto

Rolljam, il dispositivo da meno di 30 euro che apre garage e porte delle automobili




Per quanto i sistemi di sicurezza di automobili e garage si facciano sempre più sofisticati, non potranno mai essere perfettamente impenetrabili. Lo sanno bene i ladri, sempre più informatizzati e attrezzati di tecnologie sofisticate, lo sanno anche gli informatici che fanno a gara per scovare bug di sistema o funzionali, così da mettere a nudo le debolezze delle grandi aziende e magari farsi assumere. L'ultima trovata che farà tremare le case automobilistiche è di Samy KIamkar, esperto ricercatore in sicurezza molto conosciuto nell'ambiente informatico indipendente. Kamkar ha sviluppato un dispositivo chiamato Rolljam, con il quale ha dimostrato di poter introdursi nei sistemi di apertura senza fili delle porte di auto e garage.

Come funziona - Il meccanismo del dispositivo è stato illustrato nel corso dell'ultimo Defcon, il più grande raduno di hacker organizzato a Las Vegas. La dinamica è molto semplice: quando la vittima prova ad aprire la porta con il proprio telecomando, avrà come l'impressione di non aver dato il comando. Al secondo tentativo, tutto funzionerà regolarmente, ma ormai tutto è perduto. Quel primo tentativo andato a vuoto, infatti, è stato in realtà il momento in cui il ladro ha potuto intercettare il segnale del telecomando e impossessarsi della password inviata al garage o all'auto per poterla aprire.

Le marche - Secondo l'esperimento fatto da Kamkar, piazzando vicino a un'auto o un garage il suo dispositivo, è possibile intercettare una quantità illimitata di password, da poter usare quindi in ogni occasione. Le marche sulle quali lo strumento, del valore di appena 30 dollari, ha funzionato finora sono Ford, Nissa, Toyota, Volkswagen. Tutte le case hanno saputo del problema e stanno lavorando per risolvere la falla di sistema, ma senza aggiornamenti, il pericolo rimane.

lunedì 10 agosto 2015

Caivano (Na): Caso De Cicco, parla l'amministratore del blog, Daniele

Caivano (Na): Caso De Cicco, parla l'amministratore del blog, Daniele 



di A. B




Grazie per aver accettato nuovamente l'intervista. Lo aveva preannunciato, a Caivano, il posto di Staff lo vince De Cicco. Che ne pensa?

Che dire, una farsa. Si è preso in giro 33 ragazzi laureati originari di Caivano, appunto, nati, cresciuti e pasciuti nella martoriata Terra dei Fuochi, e non a chi ha deciso chissà per quali meri motivi di farvi residenza solo pochi mesi fa. In più, avevamo previsto anche le motivazioni. 

Perchè?

Perchè, sempre secondo il mio punto di vista, quello di De Cicco è un progetto che è stato programmato già da un paio d'anni. Proprio da quando lo stesso giornalista ha deciso di cambiare residenza, da Cardito, appunto, a Caivano. 

Cosa si sente di dire al Sindaco Monopoli.

Che non è altro che la continuità delle passate amministrazioni, se non peggio, con la differenza che, nelle passate amministrazioni vi erano consiglieri comunali in grado di ribellarsi e dire la loro, viceversa, oggi, vi sono solo consiglieri comunali giovani che vogliono fare esperienza, quindi, difficilmente si opporranno alle scelte, ai modi e ai metodi di Monopoli, che di Sindaco e di politica, dalle sue ultime manovre politiche, hanno solo il nome e la faccia, o meglio solo il nome, perchè la facciata, quella politica, l'ha persa appunto, facendo queste scelte politiche sbagliate, dal sapore amaro, dal sapore aspro, dall'odore come la puzza della spazzatura che ancora oggi, nonostante sia stato affidato ad una nuova ditta il compito di ripulire Caivano, la munnezza è ancora per le vie del Paese. 

Cosa si sente di dire a quei giovani laureati che hanno presentato domanda credendo di poter vincere?

Che non devono arrendersi. Che non devono abbattersi nonostante il sistema politico discutibilissimo, fatto di appartenenza politica, di favoritismi. Io indirei uno sciopero, per dimostrare prima al Paese poi all'attuale maggioranza e quindi al Sindaco che, loro ci sono e che sono presenti, e che non possono più digerire questo tipo di affronto. Affidare un posto di capo di Staff ad un amico, con paga da dirigente comunale a 14 mila euro l'anno? Uno schiaffo alla democrazia. E questo è il nuovo che avanza? 

Cosa si sente di dire al giornalista vincitore, De Cicco?

De Cicco chi? non conosco quel giornalista ma, ho letto spesso qualche suo intervento e, all'interno dello stesso, vi era molta critica ai politici corrotti, soprattutto a quella classe politica fatta di prebende e favoritismi personali, alle clientele etc etc, quindi, bravo. In bocca al lupo. Sicuramente si sarà guadagnato onestamente quel ruolo. Sul personale non lo conosco, quindi non saprei cosa aggiungere, ma appunto, sicuramente avrà un curriculum immacolato.

Vuole aggiungere altro?

Sì. Per il problema amianto, si metta in sicurezza il Castello Medioevale. Si cerchi di riportare alla normalità la raccolta dei rifiuti sul territorio. Si salvaguardi la salute dei cittadini, se il Sindaco Monopoli ha qualche altra nomina da fare, la faccia subito, poi però, pensi al Paese e alle sofferenze dei caivanesi che, appunto, grazie alle sue scelte scellerate, dovranno da domani, pagare 14 mila euro l'anno ad un addetto di Staff nominato da lui a spese dei contribuenti. Si pensi al reddito di cittadinanza. Insomma, si pensi al Paese. Basta incantatori di serpenti. 

Caivano (Na): il Notiziario sul web lo aveva preannunciato Posto di Staff Vince De Cicco

Caivano (Na): il Notiziario sul web lo aveva preannunciato Posto di Staff Vince De Cicco

Chi ha difeso la causa Monopoliana è stato premiato, sì, premiato a spese dei contribuenti. 33 le domande presentate, De Cicco vince su tutti

Guardate nel Video,  il Dott. De Cicco
come sostiene la causa del suo amico Monopoli



E' un brutto inizio quello del neo Sindaco Simone Monopoli che, dopo aver decantato in campagna elettorale di voler voltare pagina con i vecchi modi e metodi affaristici e clientelari, non solo prima si affida al Lello Del Gaudio, suo oppositore in campagna elettorale, vecchia guarda, più di 40 anni di politica attiva, e, al suo amico Giamante, per portare a casa una vittoria non del tutto scontata, in più, la vittoria dell'amico di merenda, Giovanni De Cicco a capo di Staff. Una vittoria appunto, preannunciata. Monopoli si affida a Giovanni De Cicco. Ma chi paga? Monopoli affida l'incarico di capo di Staff del suo entourage con contratto D1, cioè con paga da funzionario comunale a spese dei contribuenti, all'amico che lo ha sostenuto e decantato in campagna elettorale, Giovanni De Cicco. Insomma, si sceglie ancora una volta chi nella precedente campagna elettorale ha sostenuto a spada tratta le ragioni Monopoliane. 

I cittadini ignari, credono ancora oggi, a distanza di soli due mesi, al neo sindaco Monopoli? Oppure, fingono di non vedere la realtà? Questo è il nuovo che avanza? Questa è la famosa discontinuità? E il reddito di cittadinanza? E il taglio agli sprechi tanto decantato? Questa di Monopoli è discontinuità, o continuità con i precedenti modi e metodi politici? 

Insomma, non possiamo far finta di niente, il nostro blog il Notiziario sul web, lo aveva preannunciato, quindi, la politica intrapresa dal neo Sindaco Monopoli, non è altro che la continuità delle precedenti amministrazioni, se non peggio. 

L'incubo di Renzi è realtà: il Pd diventa un Vietnam Ecco il piano dei bersaniani

Pd, il bersaniano Miguel Gotor: "Senato elettivo irrinunciabile. Ma niente scissione"




Niente inciuci sul Senato, niente scissione nel Pd. Uno dei dissidenti dem di spicco, il bersaniano di ferro Miguel Gotor, ribadisce sul Fatto quotidiano la linea dura della minoranza democratica e in un colpo rispedisce al mittente sia le proposte di mediazione del ministro Maurizio Martina (un Senato "semi-elettivo") sia le minacce di Rosy Bindi, che annunciava un Pd sulla strada della divisione. "Con quell'Italicum, per noi il tema che il Senato sia elettivo è irrinunciabile", spiega Gotor. A chi critica la minoranza sottolineando che con il suo atteggiamento rischia di favorire M5S e Lega Nord, Gotor risponde secco: "Noi lavoriamo per un Senato più equilibrato proprio per evitare che con l'Italicum Grillo e Salvini, o chiunque altro, con un solo voto in più si porti via tutto, giudici della Corte e Quirinale compresi". 

"Io resto nel Pd" - Tutto questo a costo, dunque, di rompere con Matteo Renzi e il partito? "La Bindi esprime il disagio profondo di molti iscritti ed elettori del Pd e del mondo più legato ai fermenti del cattolicesimo democratico - mette le mani avanti Gotor -. Ma per me rimane utile dare rappresentanza a quelle istanze dentro il Pd. Perché è un progetto storico-politico più importante delle vicende e degli avvicendamenti dei suoi segretari". Dunque, niente scissione: "Voglio rafforzare il riformismo di centrosinistra dentro il Partito democratico. Voglio un Pd saldamente ancorato alle radici uliviste, proprio come la Bindi. Detto questo, l'orizzonte continuo a vederlo in questo partito".