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mercoledì 12 agosto 2015

I dieci sindaci che rifiutano i clandestini e adesso rischiano la denuncia / Le storie

I dieci sindaci che rifiutano i clandestini e vengono denunciati



di Giuseppe Spatola



Il timore che le denunce partano è più che concreto, con almeno dieci sindaci "no-profughi" della provincia di Brescia che rischiano di finire presto nel mirino della giustizia per «aver dichiarato il falso» attestando alla Prefettura (anche con documenti scritti) la mancanza di spazi idonei e disponibili da riservare all' ospitalità diffusa dei profughi. Questo basterebbe per far scattare d' ufficio, una volta smentiti dai sopralluoghi, la segnalazione di reato per falso ideologico, abuso di ufficio e omissione d' atti d' ufficio.

Accuse pesanti che, però, non sono ancora state formalizzate in Procura. Mentre la Prefettura ha prontamente messo avanti le mani, precisando in una nota diffusa nel tardo pomeriggio di ieri che gli uffici non «hanno assunto alcuna iniziativa volta all' accertamento» del comportamento dei sindaci, nel bresciano il caso è scoppiato arrivando fino al Parlamento, dove nei prossimi giorni si chiederà conto della questione direttamente al ministro Angelino Alfano.

I sindaci sono, infatti, ufficiali di governo, e avrebbero l' obbligo costituzionale di «adoperarsi per risolvere un problema se interpellati dal Prefetto». Come dire che gli amministratori locali possono farsi portavoce del malessere dei cittadini, a patto che non dichiarino il falso. Chiaro quanto l' intervento di Matteo Salvini che su Facebook non ha perso tempo nell' affondare il colpo: «Pare che a Brescia si stia indagando su 10 sindaci che rifiutano i clandestini - ha scritto il leader della Lega Nord -. Ma andate a cercare spacciatori e delinquenti vari, invece di rompere le balle a chi fa il suo lavoro!».

Sul fronte opposto, a fine luglio, era stato il segretario provinciale del Pd bresciano, Michele Orlando, a lanciare un appello alla Prefettura perché usasse il pugno duro, imponendo l' accoglienza diffusa a tutti i Comuni (anche a quelli riluttanti). E dieci giorni più tardi le minacce di denuncia si sono fatte concrete. «La politica dell' accoglienza non possono pianificarla gli albergatori - ha sottolineato il segretario Dem Orlando -. Ma non possono farla neppure i sindaci in autonomia. Soprattutto i sindaci responsabili non possono permettersi di essere presi in giro da quelli che fanno gli sceriffi. Qui c' è un problema e il modo migliore per risolverlo è l' accoglienza diffusa perché evita tensioni e preoccupazioni. Ma perché l' accoglienza sia realisticamente diffusa serve che qualcuno, il Governo attraverso le prefetture, concordi in maniera decisa. E dove non c' è accordo imponga a tutti i sindaci di accogliere un numero minimo di profughi».

Intanto Brescia si sta organizzando per accogliere altri 280 immigrati, che si andranno a sommare ai 1036 già presenti in provincia. Nuovi arrivi che andranno ad alleggerire il carico dell' hub di Bresso (Milano), dove entro Ferragosto dovranno trovare ospitalità altre centinaia di profughi smistati dal Governo e congelati sulle coste per la mancanza di posti. La minaccia delle denunce, quindi, potrebbe essere la "leva" utile per disinnescare la ribellione del fronte no-profughi, costringendo i primi cittadini a mettere da parte le proprie ideologie e agevolare il piano di accoglienza diffusa proposto e sostenuto da Alfano.

E proprio sul metodo utilizzato il Coordinamento Provinciale di Forza Italia di Brescia ha espresso le sue perplessità. «È un attacco intimidatorio - hanno sottolineato a Forza Italia- che va stigmatizzata in quanto evidente espressione di un potere autoritario e calato dall' alto che non tiene in conto la volontà delle comunità locali». Ancora più diretto il vice capogruppo leghista in regione Lombardia. «Si tratta di un' ipotesi da stato sudamericano, una cosa inaccettabile, una minaccia di stampo centralista - afferma il consigliere Fabio Rolfi - volta a rimarcare l' autorità dello Stato sui rappresentanti delle comunità locale. Denunciare i sindaci significa scatenare una guerra istituzionale». Forza Nuova invece ha subito messo a disposizione i propri legali gratuitamente a tutti i Sindaci che non si «faranno intimidire da questo inaccettabile atteggiamento». «Tutto - hanno rimarcato i forzanovisti - ci fa pensare a uno "stato di polizia" che se la prende con chi si espone in prima persona per aiutare e tutelare i propri connazionali».

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