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sabato 4 luglio 2015

PERICOLO GUERRA NUCLEARE Obama minaccia Putin e la Cina

"Minacce da Russia a Cina". L'America è pronta alla guerra


di Glauco Maggi


Siamo sempre i più forti ma il nostro vantaggio è seriamente minacciato. I pericoli hanno nome e cognome, dall'Iran all'Isis, e le accuse a Mosca di barare sugli accordi sono di particolare durezza, certo non tali da calmare i venti di guerra. L' annuale rapporto del Pentagono sulla Strategia Militare Nazionale è un severo allarme sui crescenti pericoli per la sicurezza americana e mondiale.

Nell'introduzione, il chairman dello Staff Congiunto dei Capi dell' Esercito, generale Martin Dempsey, avverte che «stiamo fronteggiando multiple sfide simultanee alla nostra sicurezza da tradizionali attori statali e da networks transregionali di gruppi sub-statali. Ed è probabile che avremo da affrontare campagne prolungate piuttosto che conflitti risolvibili velocemente». La tecnologia dà agli avversari nel mondo globalizzato gli strumenti tecnici militari per contrastare i vantaggi che gli Usa hanno avuto nel passato, e ciò richiede «una maggiore agilità, innovazione e integrazione», e «rafforza la necessità per l' esercito Usa di restare impegnato sul piano mondiale per definire il quadro della sicurezza e preservare la rete di alleanze», avverte Dempsey. Nel documento non si parla di budget, ma suona pressante il suggerimento delle gerarchie militari di non andare troppo oltre nei tagli in uomini e mezzi, la politica tradizionalmente cara ai democratici e che Obama ha imposto per propugnare il welfare domestico durante gli anni di ristrettezze post-crisi.

«Gli Usa restano la nazione più forte del mondo, e godiamo di vantaggi unici in tecnologia, energia, alleanze, partnership e demografia, ma questi vantaggi continuano ad essere minacciati», avvisa il Pentagono. Sul banco degli accusati ci sono Russia, Iran, Nord Corea e le Veo (violent extremist organizations), ossia Isis e Talebani. La strategia esposta per contrastarli, a parole, è perfetta: «Dissuadere, contestare e sconfiggere gli Stati» nemici, e «disgregare e degradare le organizzazioni estremiste». Mosca è accusata di aver stracciato di fatto «numerosi accordi con le sue azioni militari», un non velato riferimento non solo alla invasione della Crimea ma anche alle violazioni del Trattato sulle Forze Nucleari di Raggio Intermedio, a cui Obama ha risposto qualche mese fa con i piani di difese missilistiche in Polonia.

Il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, ha reagito duramente: «L' ostilità verso la Russia è la testimonianza di un approccio di sfida privo di obbiettività» che non aiuta a «orientare le nostre relazioni bilaterali verso la normalizzazione». L' Iran e la Corea del Nord sono nel mirino di Washington perché vogliono dotarsi di armi nucleari. Mentre la dittatura stalinista già ne possiede e punta ad arricchire l' arsenale, è stridente che il Pentagono citi Teheran come un pericolo, proprio nei giorni in cui Obama, attraverso il segretario di stato John Kerry, sta accettando di annacquare i termini dell' intesa con l' Ayatollah.

Di fatto, per dare via libera all' armamento atomico del regime islamico, pur di vantarsi di essere il firmatario di un accordo storico. Sulla Cina, che di recente ha saccheggiato i file di milioni di dipendenti del governo federale Usa in una cyber-guerra non dichiarata con l' America, il testo è timido: gli Usa non indicano Pechino come un rivale, ma piuttosto come un partner nel mantenere l' ordine internazionale, anche se di recente i cinesi hanno espanso la presenza militare nel Pacifico, erodendo il peso americano e minacciando le altre potenze regionali, dal Giappone al Vietnam. Il Pentagono, in conclusione, «non crede che alcuna delle nazioni citate persegua un conflitto militare diretto con l' America, ma ciascuna di esse pone serie preoccupazioni per la sicurezza». E sempre il generale Martin Dempsey avverte che c' è «una bassa ma crescente» probabilità che gli Usa possano combattere un conflitto con una maggiore potenza.

FORZA ITALIA? SI DISINTEGRA Un altro addio dopo Fitto e Verdini

Tripla scissione in Forza Italia: dopo Fitto e Verdini, i campani




Fittiani, verdiniani, infine campani: in Forza Italia è ormai pronta una tripla scissione.  Se a San Lorenzo in Lucina, sede del partito di Silvio Berlusconi gli uffici, riporta il Tempo, si riempiono di scatoloni dopo che la tesoriera Maria Rosaria Rossi ha "sfrattato" i verdiniani Abrignani e D'Alessando (il prossimo potrebbe essere proprio Denis Verdini), in via del Gesù Raffaele Fitto è pronto a inaugurare il 16 luglio la sede di Conservatori e riformisti. Contestualmente ci sarà il debutto del suo movimento alla Camera. Al momento può contare su Maurizio Bianconi, Cosimo Latronico, Pietro Laffranco, Antonio Marotta, Giuseppina Castelli, Daniele Capezzone che, si dice, diventerà capogruppo. Inoltre Fitto avrà l'appoggio, si mormora, di due ex grillini che attualmente sono nel gruppo Misto. Ovviamente ci sono i pugliesi: Altieri, Distaso, Fucci, Ciracì, Chiarelli, Marti e Rocco Palese (questi ultimi due ancora indecisi).

In questi giorni, poi, Denis Verdini e i suoi stanno pensando al nome del gruppo che in caso di rottura si chiamerà Centro per le riforme. Conti alla mano, ci sarebbero i numeri per costituire un gruppo al Senato ma non alla Camera, dove potrebbero aderire al Misto. Proprio qui stanno per convogliare i "campani" Giovanni Mottola e Francesco Nitto Palma, da tempo in rotta con Berlusconi per la gestione del partito in Campania. 

venerdì 3 luglio 2015

"La Severino vale soltanto per il Cav" De Luca salvo, la rabbia di Forza Italia

Legge Severino, Vincenzo De Luca reintegrato. La protesta di Forza Italia: "Vale solo contro Berlusconi"




A suonare la prima carica della protesta forzista sulla sentenza del Tar Campania che ha reintegrato il governatore Vincenzo De Luca ci pensa il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta, con un tweet: "Decisione di Tribunale Napoli riabilita Berlusconi, ma caso De Luca resta aperto. Sinistra giustizialista chieda scusa a Cav. Severino da cambiare!".

Renato Brunetta ✔@renatobrunetta
Decisione Trib. Napoli riabilita Berlusconi, ma caso De Luca resta aperto. Sinistra giustizialista chieda scusa a Cav. Severino da cambiare!
13:00 - 2 Lug 2015

A stretto giro incalza Elvira Savino: "Non chiamatela legge Severino, ma con il suo vero nome: legge anti-Berlusconi. Ormai - dice la parlamentare - è chiaro a tutti che è una legge applicata retroattivamente, che è servita solo per estromettere vergognosamente il presidente Berlusconi dal Senato". Ancora su Twitter, segue l'ex governatore del Lazio, Renata Polverini: "La legge Severino si applica solo a Berlusconi? Dopo la sentenza De Luca il dubbio è legittimo".

Renata Polverini @renatapolverini
La #LeggeSeverino si applica solo a #Berlusconi? Dopo la sentenza #DeLuca il dubbio é legittimo @forza_italia

Con la sentenza dei giudici amministrativi campani, De Luca potrà formare la sua giunta e governare senza altri ostacoli. Stesso percorso seguito in precedenza anche dal sindaco di Napoli, Luigi De Magistris. Al coro della protesta si aggiunge quindi anche Maria Stella Gelmini che definisce la Severino: "una legge contra personam, visto che dopo il caso Berlusconi non è stata più applicata". Ora i parlamentari forzisti promettono battaglia in aula, l'obiettivo è mettere alle strette il governo per rivedere la norma: "È chiaro perché il governo non ritiene utile una revisione della legge Severino. Per la semplice ragione che essa viene interpretata per gli amici e applicata ai nemici. Con buona pace dello stato di diritto, ferito mortalmente con l'espulsione di Berlusconi dal Senato e messo in quarantena con le sentenze favorevoli per De Luca e De Magistris".

Cambiare la legge - Evita i giri di parole Altero Matteoli che non vede altra via per risanare il "torto" subito dall'ex premier: "Se la nostra è una democrazia credibile - ha detto l'ex ministro - non è possibile né accettare che la volontà popolare venga rispettata a seconda delle circostanze e delle persone elette. Al di là delle decisioni giudiziarie - mette in chiaro Matteoli - è urgente modificare una legge, la Severino, che all'atto pratico si è rivelata sproporzionata e sbagliata. Di questo - conclude il senatore azzurro - deve farsene carico la politica, in primis, la maggioranza".

L'ultima umiliazione a Berlusconi: i giudici ora gli pignorano i mobili

Forza Italia, pignorati mobili della sede nazionale. L'ultimatum di Maria Rosaria Rossi ai dirigenti: "Chi non paga perde il posto"




Da quando Forza Italia ha spostato la sua sede nazionale in piazza San Lorenzo in Lucina, nel pieno centro di Roma, chi ha dovuto badare alle casse del partito non ha mia dormito sonni tranquilli. E non fa eccezione l'ultimo tesoriere, la fedelissima di Silvio Berlusconi, Maria Rosaria Rossi, che si è vista arrivare i camion del recupero crediti, incaricati di portare via diversi mobili perché - da tempo - non era stata saldata una fattura a un fornitore di circa 8 mila euro. Questo si è rivolto al Tribunale e ha ottenuto il pignoramento di beni equivalente.

La reazione - Berlusconi dal giugno 2014 ha deciso di non versare più un euro per la gestione del suo partito; è stato poi drasticamente ridotto il finanziamento pubblico e così la Rossi è passata alle minacce di tutti i dirigenti azzurri. Riuniti senatori e deputati più in vista oggi 2 luglio, il tesoriere forzista ha messo in chiaro che tutti i tesserati che non risulteranno in regola con i versamenti al partito, saranno esonerati da ogni incarico. In tanti non pagano e la Rossi ha tutte le intenzioni di recuperare tutto il possibile: "Per i miracoli mi sto attrezzando" ha detto a Repubblica

I camion - Contattata dal quotidiano di Ezio Maruo a proposito del pignoramento dei mobili, la Rossi ha risposto: "Può essere che non sia l'ultimo, perché abbiamo 6 milioni di euro di debiti pregressi. Parliamo comunque di cifre modeste in questo caso. E comunque di mobili e tv ce ne sono altri...".

Senato, addio maggioranza Documento-bomba del Pd: in 25 mandano Renzi a casa

Riforme costituzionali, il documento dei 25 del Pd: "Senato, si deve cambiare". Così Matteo Renzi non ha i numeri




Matteo Renzi non ha più la maggioranza al Senato. È quanto emerge da un documento, firmato da 25 senatori democratici, che si mettono di traverso sulle riforme costituzionali. Quello che non digeriscono - da tempo - è il nuovo Senato: il folto gruppo di democrat rilancia il Senato elettivo. Vogliono, insomma, che i cittadini possano continuare a dire la loro. Vogliono stravolgere la riforma di Renzi, che prevede un Senato eletto direttamente dai Consigli regionali. Nel mirino non solo l'elettività, ma anche le competenze: i 25 vogliono un aumento dei poteri legislativi. Il papello è stato consegnato a Renzi da Vannino Chiti, Maria Grazia Gatti e Miguel Gotor.

Brunetta gode - Subito dopo la notizia, ha preso a cannoneggiare Renato Brunetta: "Riforme di Renzi nel caos. Dopo il documento dei 25 della minoranza Pd del Senato, e con il nostro voto contrario, Renzi non ha i voti per approvare la riforma costituzionale del bicameralismo paritario". Così il capogruppo di Forza Italia alla Camera parlando con i giornalisti a Montecitorio. Brunetta ha poi rincarato: "Non ha i voti a meno che non cambi. Cambi sulla base delle nostre indicazioni: vale a dire elettività dei senatori ed altro. Se ne può parlare. Ma bisogna cambiare anche l'Italicum - ricorda -, con il premio di maggioranza alla coalizione, fin dal primo turno, e non alla lista". La riforma elettorale, per inciso, nel caso in cui il Senato restasse elettivo, dovrebbe essere cambiata ben più in profondità, poiché ideata soltanto per la Camera.

Minoranza Pd - Sul documento dei 25, il piddino Roberto Speranza spiega: "Va nella direzione giusta. L'Italicum determinerà purtroppo una camera dominata dal partito vincente e composta prevalentemente da parlamentari nominati. Dinanzi a tale sistema elettorale è necessario un Senato delle autonomie che abbia anche selezionati ma autorevoli poteri di garanzia e di controllo pienamente investito dalla diretta volontà popolare". Così il deputato Pd, che aggiunte: "Il Paese non deve perdere la straordinaria opportunità di completare il percorso di riforme avviato. Il superamento del bicameralismo perfetto è un obiettivo condiviso da realizzare al più presto ma senza creare squilibri istituzionali. Auspico che il documento dei 25 possa creare nuove e positive condizioni di dialogo tra le forze politiche e dentro il Pd".

L'iter - Ma più che occasione di dialogo, il documento dei 25 potrebbe essere la bomba in grado di far saltare la maggioranza del premier. Per Renzi, dalle regionali in poi, questo è il momento più duro della legislatura: l'incidente in grado di disarcionarlo potrebbe essere dietro l'angolo (e, come detto, se i 25 Pd non votassero la riforma andrebbe pesantemente sotto al voto a Palazzo Madama). L'iter delle riforme costituzionali in Senato, ufficialmente, parte martedì 7 luglio (si tratta della terza lettura del ddl). La presidente della Commissione Affari costituzionali, Anna Finocchiaro, terrà la relazione illustrativa del testo licenziato dalla Camera il 1' marzo; si riunirà quindi un ufficio di presidenza che deciderà chi sarà il relatore o i relatori (in prima lettura furono Finocchiaro e Roberto Calderoli) e il calendari dell'esame del ddl.

"Ho vinto 10 milioni al Gratta e vinci" Si licenzia. Poi il dramma: scopre che...

Gratta e Vinci, pensa di aver vinto 10 milioni ma sono 10mila euro: si licenzia, poi la beffa




Una giornata orribile, mercoledì primo luglio, per una signora di 60anni: per qualche ora ha pregustato la gioia di aver vinto al 'Gratta e Vinci' ben 10 milioni di euro. La donna, della provincia di Venezia, precisamente di Mirano, appena ha visto il biglietto fortunato ha iniziato ad abbracciare tutti, urlando di gioia e coinvolgendo tutta la tabaccheria. Soldi, viaggi, acquisti, isole deserte, crociere. Ecco tutto quello che in un baleno è passato nella testa della fortunella. La voce della vincita record poi si è diffusa in tutto il paese e le zone limitrofe.

Basta lavorare - L'entusiasmo è stato così contagioso per tutti questi soldi inaspettati che dopo aver consegnato l'Iban al gestore dell'esercizio commerciale, non ci ha pensato due volte a correre sul suo posto di lavoro. Ma mica per dare la notizia ai suoi colleghi e datori, no, semplicemente per licenziarsi. "Al supermercato non ci vado più a lavorare", diceva in giro. Peccato che il risveglio è stato molto brusco. Anzi, davvero drammatico. Niente vincita milionaria: l'importo del trionfo era stato letto in maniera sbagliata. Qualche zero in meno ha cambiato radicalmente le aspettative future della 60enne. 10 mila euro invece che 10 milioni. La bottiglia comunque, una volta passata l'amarezza, è stata stappata ma il lavoro al supermercato non l'ha più lasciato.

Italia seppellita dal colosso del rating Cosa ci accadrà dopo il default greco

Grexit, Standard & Poor's: all'Italia costerebbe 11 miliardi di oneri sul debito pubblico in un anno




Quanto potrebbe costare l'uscita dall'euro della Grecia? Una risposta - inquietante - arriva dal colosso del rating Standard & Poor's: 11 miliardi di maggiori oneri sul debito pubblico in un anno. Si tratta del peggiore aumento tra quelli che attenderebbero i paesi di Eurolandia, dove complessivamente Grexit potrebbe costare 30 miliardi tra il 2015 e il 2016. E di questi 30 miliardi, dunque, l'Italia ne pagherebbe più di un terzo. Se alla cifra si sommano i 60 miliardi circa con cui il Belpaese è esposto verso Atene si arriva vicini alla cifra-monstre di 100 miliardi di euro. Un disastro, insomma, anche se il premier, Matteo Renzi, afferma che "l'Italia non avrebbe problemi economici particolari".

Le stime - Di ben altro avviso S&P, secondo cui "gli effetti sulle economie dell'Eurozona si faranno sentire principalmente attraverso rendimenti più alti" da pagare sui titoli di Stato (da cui, appunto, deriverebbero gli oneri pari a 11 miliardi di euro per l'Italia). Infatti, essendo la Grecia "una economia piccola e tradizionalmente più chiusa" di altri Paesi dell'Eurozona, "gli effetti diretti sugli scambi commerciali sarebbero limitati", sottolinea il colosso del rating. E ancora, per S&P, "il principale effetto sull'Eurozona, e specialmente sui Paesi periferici, si materializzerebbe attraverso i mercati dei capitali". E ancora: "L'impatto più significativo di un addio all'euro di Atene consisterebbe nella reintroduzione di un premio legato al rischio valutario, in quanto l'appartenenza all'Eurozona non è più percepita come irrevocabile".

I bond nel mirino - Nel dettaglio, il colosso del rating si attende "un picco iniziale nei rendimenti dei bond sovrani, specialmente per quelle economie percepite dai mercati come fiscalmente più vulnerabili", come l'Italia, appunto. "Il premio - prosegue S&P - è destinato a essere permanente anche se il quantitative easing della Bce farà da tetto ai rendimenti". S&P stima il maggior costo del rifinanziamento dei debiti pubblici dell'Eurozona, come detto, in 30 miliardi: "L'aumento sarà distribuito in modo irregolare, con l'Italia che affronterà l'aumento più grande in assoluto, pari a 11 miliardi".

giovedì 2 luglio 2015

Caivano (Na): In bocca al lupo alla nuova Giunta. 5 uomini e 2 donne a sostegno di Monopoli

Caivano (Na): In bocca al lupo alla nuova Giunta. 5 uomini e 2 donne a sostegno di Monopoli


di Angela Bechis




5 uomini e 2 donne nel nuovo esecutivo comunale di Caivano, targato Simone Monopoli. Gli assessori scelti dal Sindaco per "rinnovamento, competenze equilibrio di genere e generazionale", sembra riuscito. Forza Italia, lancia Diana Bellastella vicesindaco, quindi Forza Italia esprime non solo il Sindaco ma anche il vicesindaco. 

Uomini donne 5 a 2. Non è la rievocazione della leggendaria partita Italia-Germania ai mondiali di calcio di Messico 70, anche se fini 4 a 2, ma appunto, la formazione della nuova squadra del sindaco Monopoli, che ha preferito lo scorrimento, con la sola eccezione della Lista Civica La Svolta, rappresentata da Andrea Mennillo che, ha lanciato come tecnico, Vincenzo Mascolo, ai lavori pubblici. 

Cinque uomini e due donne nella stanza dei bottoni del nuovo governo comunale che "taglia" col passato, escludendo la possibilità di nominare tecnici professionisti. Nessun tecnico quindi, si è preferito lo scorrimento. Ma a chi è convenuto? Un Paese fermo da troppi anni, una gestione quasi impossibile, affidata a praticanti avvocati o in corso alle prime armi. Un flop? 

Insomma, Monopoli ha deciso, la squadra è questa e non si tocca per i prossimi........(??') non lo sappiamo, ma appunto, il coraggio al primo cittadino non è mancato. Così Gaetano Daniele, amministratore del blog il Notiziario sul web, e nota: "Alla notizia della nuova Giunta presentata dal Sindaco di Caivano, Simone Monopoli, desidero formulare il mio personale in bocca al lupo alla nuova squadra di governo, e che possano rappresentare, come preannunciato dal Sindaco Monopoli in campagna elettorale, la discontinuità col passato, soprattutto, dire basta ai continui giri di giostra da parte di assessori, nel rilanciare eventuali governi bis, o nell'accontentare eventuali partiti scontenti". 

Diocesi Aversa, tavola rotonda con i giornalisti / Video

Diocesi Aversa, tavola rotonda con i giornalisti


di Don Carlo Villano
per il Notiziario sul web


Angelo Spinillo
Vescovo di Aversa 

Sabato 27 giugno 2015 la diocesi di Aversa ha incontrato i giornalisti prima della pausa estiva. Il confronto si è sviluppato sul tema scelto quest’anno da Papa Francesco per la 49esima Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali: ““Comunicare la famiglia: ambiente privilegiato dell’incontro nella gratuità dell’amore”.

La tavola rotonda con gli operatori del mondo dell’informazione e della comunicazione, tenutasi nel Salone della Curia Vescovile, è stata moderata da Ermanno Corsi, giornalista e scrittore italiano, e ha visto gli interventi del vescovo di Aversa, Mons. Angelo Spinillo, e di Mons. Salvatore Coviello, Vicario Episcopale diocesano per la Pastorale della Famiglia. Le considerazioni conclusive sono state affidate a don Carlo Villano, direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della diocesi.


Caivano (Na): Sciolto il nodo, ecco la nuova squadra che sosterrà il Sindaco Simone Monopoli

Caivano (Na): Sciolto il nodo, ecco la nuova squadra che sosterrà il Sindaco Simone Monopoli


di Gaetano Daniele 


A poco meno di 3 settimane dall'insediamento, il sindaco Simone Monopoli ufficializza la nuova Giunta comunale. Ecco i nomi:

Lista Civica la Svolta: Architetto Vincenzo Mascolo (Lavori pubblici, urbanistica, patrimonio e attività produttive)

Lista Civica La Svolta: Avv. Mena Sorrentino: (Dignità, pubblica istruzione, sport, spettacolo, cultura, biblioteca, frazioni)

Lista Civica Idea Nuova: Avv. Giuseppe Ponticelli (Affari legali, affari generali, contenzioso, trasparenza, servizi demografici, risorse umane)

Lista Civica Idea Nuova: Avv. Claudio Castaldo (Tutela ambientale e salute della cittadinanza)

Forza Italia: Luigi Falco detto e Strppign (Arredo urbano, politiche del territorio, cimitero, verde pubblico e manutenzione) 

Forza Italia: Diana Bellastella (ViceSindaco, Polizia locale e Protezione Civile) 

Il Neo-Sindaco Simone Monopoli ha tenuto ancora per se le deleghe più importanti quali, Bilancio, Tributi e Politiche sociali, Economato e Formazione Lavoro. 

Le nostre indiscrezioni si sono rivelate veritiere, Monopoli si affida a ragazzi che non hanno mai avuto nessuna esperienza di gestione. Un azzardo. Insomma, a dirigere i neo assessori sarà anche e soprattutto l'esperienza dei Dirigenti comunali. 

L'allarme apocalittico della Nasa: "Tre città finiranno sott'acqua"

La Nasa: "Il 2015 l'anno più caldo, New York, Venezia e Londra rischiano di finire sott'acqua"




Secondo la Nasa il 2015 sarà l'anno più caldo mai registrato. Fra gennaio e maggio la temperatura non era mai stata così alta. Un decimo di grado in più dell'anno scorso che era il record precedente. Secondo quanto scrive Repubblica, gli scienziati pensano che il "riscaldamento immagazzinato dagli oceani negli ultimi anni stia per emergere in superficie, facendo fare alla temperatura sulla terraferma un balzo in avanti e spingendo i ghiacciai della costa dell' Antartide ancor più oltre la soglia critica dello scioglimento". Il New Scientist calcola che si è innescato un innalzamento irreversibile di un metro del livello dei mari nei prossimi decenni e di cinque metri nel prossimo secolo: buona parte di New York, Londra e Venezia sono destinate comunque a finire sott'acqua.

Il processo è irreversibile -  Ci rimane sempre meno tempo per fermare l'effetto serra. "Anche l' annuncio dei G7 di un obiettivo di riduzione delle emissioni vicino al 70 per cento, rispetto a cinque anni fa, entro il 2050 non basta. Il 2050 è troppo lontano. Bisogna fermare le emissioni prima che sia troppo tardi", avverte il quotidiano che spiega come ormai il processo di surriscaldamento del pianeta sembra ormai irreversibile. 

Da che parte cominciare? - Due terzi delle emissioni di CO2 sono legati alla produzione e all'uso di energia: molti Paesi del mondo fanno promesse e hanno programmi di riduzione delle emissioni ma anche queste buone intenzioni paiono insufficienti agli scienziati della Nasa.  "Sulla base di quanto promettono i governi - fa notare Repubblica -  l' investimento in solare ed eolico diventa dell' 80 per cento più alto di oggi, ma le centrali a carbone continuano a sputare solo un po' meno CO2". Insomma bisogna che oltre alle promesse ci siano i fatti. Ma a partire da subito, senza aspettare più. 

Caldo africano, l'Italia brucerà: temperature fino a 40°, chi si salva

Meteo, arriva Flegetonte: caldo africano sull'Italia, temperature fino a 40° al Nord, afa al Centro




Diventa sempre più consistente l'ondata di caldo africano che inizia con l'invasione di Flegetonte sulle nostre regioni. Almeno fino all'8/10 luglio le temperature saliranno costantemente su tutto il Nord e il Centro con valori massimi che sfioreranno i 40° sulle valli alpine, si attesteranno sui 32/37° sulla Pianura padana, prima che violenti temporali e forti grandinate portino un po' di sollievo. Caldissimo anche al Centro con i 37° di Roma e Firenze. Molto caldo in Campania con 36° a Napoli. Il resto delle regioni meridionali non risentiranno molto di questa ondata di caldo, infatti le temperature si attesteranno sui 27/32°. Il tempo sarà prevalentemente soleggiato su tutte le regioni e con temporali pomeridiani di calore sulle Alpi, specie occidentali e più isolati sul resto dei rilievi settentrionali. Afa in aumento su tutte le grandi città, ove diverrà intensa al Nord. 

Addio ai buoni pasto per fare la spesa Fregatura dei nuovi ticket: cosa cambia

Buoni pasto, addio ai ticket usati per fare la spesa al supermercato: i rischi per chi supera i 7 euro al giorno




I lavoratori dipendenti possono dire addio ai buoni pasto usati per fare la spesa al supermercato o per pagare la cena al ristorante. Da oggi mercoledì 1 luglio scatta il via libera ai tagliandi in formato elettronico con forti esenzioni fiscali per i datori di lavoro fino a 7 euro per singolo ticket. Spariranno gradualmente i blocchetti di carta per fare posto a card con microchip simili alle carte prepagate degli istituti bancari. Un notevole risparmio per le società che emettono il servizio, per i costi materiali che verranno meno, ma anche un rischio per i datori di lavoro se l'uso dei ticket non rispetterà le leggi da sempre in vigore, ma finora poco applicabili. Le operazioni con le card, infatti, rendono ogni operazione tracciabile molto più facilmente di quanto si potesse fare con i tagliandi cartacei. Per le società erogatrici sarà semplicissimo quindi fornire alle aziende proprie clienti i dati sull'uso che i dipendenti fanno dei buoni. A norma di legge, il lavoratore dipendente deve sfruttare il buono pasto durante le ore di lavoro, per un massimo di 7 euro al giorno e non può cederlo a terzi. Finora, scrive il Sole 24 ore, non è stato mai un segreto l'uso vero che se n'è fatto: spesa al supermercato e cene in pizzeria, pagando con il numero di ticket necessari.

Chi rischia - L'inosservanza dei vincoli, chiarisce il quotidiano di Confindustria, non doveva gravare sul datore di lavoro, ma sui dipendenti che beneficiavano dei buoni pasto e degli esercizi commerciali che accettavano l'uso improprio. La giurisprudenza in materia non sembra molto ricca, segno che più di un occhio sia stato chiuso finora da chi avrebbe dovuto fare i controlli di rito. Ora con i dati più facilmente tracciabili, la responsabilità del buon uso dei ticket ricadrà sul datore di lavoro che opera le ritenute fiscali e e contributive. Sarebbe questo a esporsi alle sanzioni previste per omesse o insufficienti trattenute e versamenti, inesatte certificazioni uniche e infedele dichiarazione dei sostituti. E quindi i controlli si potrebbero riversare a cascata sulle abitudini quotidiane del lavoratore dipendente.

Ci svuotano il conto corrente: banche e crisi, cosa succederà

Conti correnti, dal 1 gennaio 2016 scatta il bail in per salvare le banche: se in crisi useranno i soldi dei clienti




L'ultima iniziativa che sta per cadere sulle teste degli italiani potrebbe far rimpiangere la notte tra il 9 e il 10 luglio 1992. Sono passati 23 anni, ma i correntisti italiani hanno ancora gli incubi per l'iniziativa del governo di Giuliano Amato che con un decreto d'emergenza prelevò il sei per mille da tutti i conti correnti italiani. Quella terribile sensazione di qualcuno che vi fruga nelle tasche ora sta per diventare una legge a tutti gli effetti, visto che da oggi alla Camera, dopo esser passata già al Senato, si dovrà votare sulla direttiva europea 2014/59/UE sulla nuova gestione delle crisi bancarie in vigore dal 1 gennaio 2016.

Come funziona - Chiunque possegga almeno 100 mila su un conto corrente in un istituto bancario, con strumenti diversi da depositi e titoli garantiti, dovrà contribuire alla salvezza del proprio istituto nel caso questo entri in crisi. Tecnicamente il meccanismo è definito bail in, è stato lo stesso utilizzato nel corso della crisi di pochi anni fa a Cipro, dove furono rastrellati i conti correnti per evitare il tracollo del sistema bancario.

Le reazioni - La direttiva non dovrebbe incontrare le resistenze dei partiti di governo, mentre tra le forze di opposizione c'è già chi annuncia battaglia, come il capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta: "È un vero e proprio prelievo forzoso contro le famiglie, contro le imprese e solo nell'interesse delle grandi banche". "I soldi dei depositanti - ha detto in aula il deputato forzista Roberto Occhiuto - non sono delle banche né dello Stato, che non possono utilizzarli come se fossero propri in caso di crisi. I depositanti, infatti, sono soltanto clienti e non si capisce perché l'Europa voglia che si facciano carico dei problemi della loro banca".Sulla stessa linea anche il Movimento 5 stelle, visto che sul blog di Beppe Grillo pochi giorni fa veniva anticipato l'arrivo del voto a Montecitorio: "Diventeremo tutti soci delle banche, ma sia chiaro, sempre con le consuete regole regole contrattuali: se le perdite saranno di tutti, i profitti restano i loro".

Cosa succede dopo il referendum: le ipotesi (da incubo) per l'Europa

Crisi Grecia, cosa cambia dopo il referendum: default, terremoti politici, crac dell'Eurozona




"Il referendum non è sull'uscita della Grecia dall'euro", ha assicurato il premier Alexis Tsipras. Il suo braccio destro Yanis Varoufakis, ministro delle Finanze di Atene, si dimostra ancora più ottimista, sostenendo che l'Eurogruppo considera "nella giusta direzione" le ultime proposte negoziali del governo ellenico, prevedendo un approdo alla "sostenibilità del debito". Peccato che Angela Merkel, che conta più dell'Eurogruppo, abbia ribadito che da qui a domenica, giorno della consultazione in Grecia, non ci saranno novità né tanto meno accordi, e lo stesso presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker abbia confermato la "quarantena" tra Atene e Bruxelles: "Stop ai contatti con Atene fino a lunedì". 

Le due strategie - La strategia dei contendenti è chiara: Tsipras e Varoufakis "minimizzano" la portata del referendum, ma al tempo stesso tifano per il no sperando di mettere l'Ue spalle al muro: o ascoltate la voce del popolo greco e ci salvate, oppure con noi crolla tutta l'Eurozona. Merkel e falchi europei fanno lo stesso ragionamento, al contrario: vediamo se Atene ha il coraggio di rischiare di uscire dall'euro. Di sicuro, come detto da molti, la scelta del referendum contro l'austerità unito al mancato pagamento dei creditori da parte di Atene ha condotto l'Europa in territori inesplorati e pericolosissimi. Ecco i possibili scenari dopo domenica.

Se vince il sì - Il popolo greco sceglie l'austerità per garantirsi altri miliardi dall'Fmi (7,2 miliardi), lo sblocco degli aiuti alle banche da parte della Bce (11 miliardi) e l'ombrello dell'euro per paura di un crac definitivo con il ritorno alla dracma. Di fatto, sarebbe il licenziamento in diretta di Tsipras, che sarebbe obbligato a dimettersi e lasciare spazio a un governo di solidarietà nazionale, una grande coalizione con dentro socialisti e centristi saldamente europeisti. Il trionfo del rigore merkeliano, con l'inquietante prospettiva che una Grecia soffocata dai tagli si ritrovi senza soldi tra qualche mese. Un circolo vizioso rassicurante per noi, almeno per ora, e potenzialmente devastante per i greci.

Se vince il no - Prima opzione, scontata. Tsipras dirà no alle ultime proposte dell'Eurogruppo, cercando un rilancio favorevole che non preveda misure drastiche su pensioni e Iva. A quel punto la ex Troika può chinare il capo per blindare l'euro oppure tenere duro (scelta probabile), chiudere i rubinetti ad Atene con conseguenze tragiche. Occhio, però, perché a scompaginare tutto (soprattutto in chiave interna) ci potrebbero essere le dimissioni del presidente della Repubblica Prokopis Pavlopoulos, convinto europeista. A quel punto con le elezioni inevitabili, potrebbero polarizzarsi ulteriormente i due fronti: anti-Ue (da Syriza ad Alba Dorata) contro europeisti, in un remake ancora più disperato di quanto accaduto negli ultimi mesi.

mercoledì 1 luglio 2015

Caivano (Na): Intervista all'Amministratore del blog, Gaetano Daniele

Caivano (Na): Intervista all'Amministratore del blog, Gaetano Daniele 



di Angela Bechis 



Gaetano Daniele
Amministratore il Notiziario

A Caivano ha vinto Monopoli. E' sindaco dal 17 Giugno scorso. A due settimane dalla vittoria, Monopoli non presenta ancora la Giunta, secondo lei perchè? 

Per Monopoli non è semplice. Tra il dire e il fare c'è di mezzo l'esperienza politica. Sembrava facile, infatti, come ricordava lei nella domanda, a due settimane dalla vittoria, dalla vittoria preannunciata, dalla vittoria facile, dalla Giunta quasi pronta dietro l'angolo, Monopoli ancora oggi deve fare i conti con esponenti politici giovani. 

Cosa intende per giovani?

Secondo me, Monopoli sta sbagliando tutto. Guardando le ultime indiscrezioni lanciate anche da me nei giorni scorsi, Monopoli si sta affidando a ragazzi alle prime armi. Questo è un bumerang. 

Perchè?.

Caivano è una piazza difficilissima, molto complessa da amministrare e, per far uscire il Paese da questo impasse serviva una Giunta tecnica, fatta di veri professionisti che conoscono bene il territorio, non di ragazzi alle prime armi, seppur volenterosi. Con lo scorrimento, Monopoli rischia di dover ricomporre la Giunta ogni settimana. Ovviamente, questa mia considerazione non vuole essere una critica ai primi dei non eletti delle varie liste, anzi, sono tutte persone perbene, che conosco, ma la gestione politica è altra cosa, e Caivano, dopo l'esperienza negativa Falco, doveva puntare su questo. 

Quindi secondo lei, quando presenterà la Giunta? 

Monopoli deve ancora sciogliere il nodo presidenza del consiglio, dopo che fu nominato il neo Consigliere comunale, Giuseppe Mellone, forse anche a sua insaputa, e dopo averlo escluso, da indiscrezioni, sempre a sua insaputa, giustamente, Mellone che, ha sempre operato nella direzione giusta, cioè nell'esclusivo interesse della frazione di Pascarola e di Caivano, ora pretende che il suo nome venga portato avanti, sostenuto anche dal suo partito. Non si può, indirettamente, solo perchè si può contare su quella persona, bruciare un nome così. Insomma, poi dobbiamo anche vedere i Socialisti di Giamante Alibrico, a cui Monopoli si è rivolto ed affidato per assicurarsi la vittoria al ballottaggio, cosa dicono. Non è facile. Credo che a Monopoli servono più giorni, forse il tutto slitterà alla settimana prossima.  

Blitz antiterrorismo: arrestati convertiti L'italiana che voleva combattere con l'Is

Milano, dieci arresti dell'antiterrorismo italiano: preparavano viaggio per combattere in Siria




Gli agenti della Digos hanno smantellato una cellula terroristica tutta incentrata su una donna italiana convertita all'Islam. In 10 sono stati arrestati copn l'accusa a vario titolo di associazione con finalità di terrorismo e di organizzazione del viaggio per finalità di terrorismo. Al centro del blitz c'è Maria Giulia Sergio, 28enne di Torre del Greco, in provincia di Napoli, convertita all'Islam nel 2009 sposandosi con un giovane marocchino, da quando ha preso il nome di Fatima.

A Milano - Da tre anni Fatima si era trasferita con la famiglia a Inzago, in provincia di Milano. Qui si è risposata, stavolta con un ragazzo albanese che l'ha introdotta in ambienti radicali, con i quali ha legato di più quando si è spostata a Grosseto, dove viveva la famiglia del marito. Proprio in quel periodo, secondo gli inquirenti, in Toscana erano stati ospitati da gruppi fiancheggiatori dell'Isis due personaggi molto attivi nel reclutamento di nuovi militanti. Uno è Bilal Bosnic, ispiratore e facilitatore del viaggio di Isma Mesimovic, l'imbianchino di Longarone morto mentre combatteva in Siria per l'esercito dello Stato islamico.

Gli arresti - Gli ultimi dieci arresti riguardano 4 italiani, 5 albanesi e 1 un canadese, per buona parte familiari di Fatima Sergio. Secondo l'antiterrorismo italiano, il gruppo era composto da due nuclei familiari, uno formato da italiani convertiti da poco all'Islam e determinati a partire per la Siria.

Pensione anticipata, si può Il governo ha pronto il piano

Pensioni anticipate, il governo ha pronto il piano




Il presidente dell' Inps ha presentato ieri, 30 giugno,  in un incontro al Tesoro, il suo piano per la riforma delle pensioni. Lo aveva già fatto con Matteo Renzi la scorsa settimana. Pare che sia il premier che i ministri dell'economia Pier Carlo Padoan, e del Lavoro Giuliano Poletti sono d'accordo ad introdurre nella prossima legge di stabilità la possibilità di andare in pensione prima rispetto alla legge Fornero. In cambio di un assegno più basso. Per quanto riguarda le coperture le ipotesi sono diverse: e tutte hanno ovviamente un "costo". Sarebbe questo il motivo per cui Renzi, per ridurre l'impatto politico di scelte impopolari starebbe secondo i rumors, pensando di trasformare la carica di Boeri da commissario a presidente dell'Inps. 

L'incredibile rivelazione della black bloc: "Lancio pietre contro la polizia ma..."

No tav, la black bloc che lancia pietre contro la polizia ma non sa perché




Si chiama Mara. Ha 19 anni. E' una No Tav ma non sa perché, lancia pietre contro la polizia e non sa perché. Il Corriere della Sera intervista questa giovane donna che, rimasta senza padre e senza madre, ha preso un treno da Palermo ed è arrivata a Roma. Qui è entrata in un centro sociale ed è stata accolta. "Faccio quello che mi dicono loro. Sabato due che conosco mi hanno chiesto se mi andava di venire qui in Piemonte. Ho detto di sì anche se non ho capito bene a fare cosa della Tav io non so niente.

La confessione - Siamo partiti in pullman e mi hanno detto che bisognava attaccare la polizia. Che dovevo lanciare pietre, non i petardi perché non ne sono capace. La prossima volta lo farò anche io". Sembra incredibile, ma dice proprio così. E aggiunge: "Mi hanno detto che è giusto fare così, per aiutare chi vive qui. Con il cantiere distruggono quello che c'è". Mara non chiede perché né lo chiede a se stessa. Lei fa quello che le dicono, anche lanciare pietre contro la polizia per una causa che non sa neanche qual è. 

All'aeroporto di Londra fermo per 24 ore Prigioniero di Easyjet: cosa è successo

All'aeroporto di Londra per 24 ore, prigioniero di Easyjet


di Maurizio Belpietro


Devo questo articolo alle centinaia di persone che domenica notte hanno bivaccato all'aeroporto di Gatwick a causa di un black out e dell'inefficienza di alcune compagnie, la più nota tra le quali è EasyJet. Viaggio molto, in Italia e all'estero. Direi che posso essere considerato un frequent flyer, con circa 2000 ore di volo all'attivo, quasi come un pilota professionista. Ciò nonostante non mi è mai capitato di imbattermi in un misto di incapacità, arroganza e impreparazione come mi è toccato a Londra.

Il problema ovviamente non è il guasto tecnico che ha messo fuori uso una ventina di gate, lasciando parte del secondo aeroporto della capitale inglese al buio e impedendo gli imbarchi. L'avaria è sempre possibile e quando si viaggia si deve mettere in conto. Il problema non è neppure la lentezza con cui si è cercato di risolvere il black out: la domenica il personale delle squadre di pronto intervento non è al completo, anche se in un aeroporto da cui partono migliaia di persone forse sarebbe meglio che lo fosse. Il problema sta nel modo in cui sia la società di gestione dell' aeroporto e alcune compagnie aeree - in particolare EasyJet - hanno gestito l' emergenza, cioè nella totale impreparazione. Nessun annuncio, nessuna spiegazione, se non un messaggio registrato per dire che le squadre di pronto intervento stavano lavorando alacremente. Nessun aiuto, alle famiglie, alle persone anziane, a chi se la cavava male con l' inglese. Soprattutto nessun rappresentante della EasyJet. Per vederne uno è stato necessario attendere alcune ore, dopo averle trascorse di fronte ai video muti delle partenze, inseguendo segnali contraddittori, con conseguente transumanza dalla sala imbarchi ai gate nella speranza che questi venissero aperti.

Ore d' attesa. In piedi. Senza notizie se non la scritta della compagnia e l'indicazione del volo. Il Flight tracker, cioè l' applicazione online della compagnia, spostava di venti minuti in venti minuti la partenza, parlando di generiche difficoltà di traffico. Alla fine, mentre altri voli ritardati partivano e altri venivano cancellati, dal video del gate è scomparso anche il nome della compagnia e del volo. Al suo posto è comparso solo l'invito a presentarsi al desk della compagnia. Che ovviamente era sprovvisto di personale.

L' unica assistente con indosso una divisa della EasyJet è comparsa dopo ore, dotata di arroganza più che di buon senso. Ordine perentorio di uscire dall' area imbarchi, superare i controlli doganali e recarsi al banco Customer Service di EasyJet, per affrontare l'ennesima prova. Una fila lunga di ore per poter parlare con un assistente di terra, ricevere un' informazione scarna sul prossimo volo, un' indicazione vaga di un albergo nelle vicinanze per trascorrere la notte, un voucher da 12 pounds per riparare alla cena saltata. Nessun trasfert per l' hotel, nessuna carta d' imbarco, ancora nessuna spiegazione. E dunque altre code per i taxi, altre code per gli alberghi, a volte per sentirsi dire che la stanza non c' era. Camere odorose di muffa con servizi sporchi.

Centinaia di persone (mille, forse più) lasciate così. Non a Zanzibar, da un vettore sconosciuto. A Londra, da un vettore conosciuto che vanta di appartenere alla nuova generazione del traffico aereo. E che il giorno dopo, con il volo di riparazione è riuscito ad accumulare altri 40 minuti di ritardo.

In un caso del genere, di fronte a un tale disservizio e alla maldestra improvvisazione, viene voglia di rivalutare l'
Italia e perfino l' Alitalia. Se quello è il secondo aeroporto inglese, quasi quasi è meglio tenersi l'ultimo del nostro Paese.

martedì 30 giugno 2015

Aversa, Adele Iavazzo: il 14 luglio conferenza stampa con le associazioni

Adele Iavazzo: il 14 luglio conferenza stampa con le associazioni


di Don Carlo Villano 
per il Notiziario sul web


Anche il blog il Notiziario sul web, al fianco di Adele Iavazzo


Negli ultimi giorni sono state intraprese nuove iniziative a sostegno di Adele Iavazzo, la ragazza di Aversa affetta dalla Sensibilità Chimica Multipla. A comunicarlo è il presidente dell’associazione New Dreams Donato Liotto che, nel lanciare la gara di solidarietà “definitiva”, ha annunciato di aver raccolto il sostegno della diocesi di Aversa e l’adesione di tutti i sodalizi presenti nella città normanna. L’ampio fronte che si è mobilitato per salvare Adele ha indetto una conferenza stampa per martedì 14 luglio 2015, alle 17.00, presso il Seminario Vescovile di Aversa. Confermata la presenza del Vescovo, S.E. Mons. Angelo Spinillo, e dei rappresentanti delle associazioni: Panathlon International Club Terra di Lavoro sede Aversa; Associazione Dimensione Cultura Aversa; A.C.L.I. Aversa; Bianca d'Aponte Aversa; Aversa Normanna Calcio; Exton Volleyball Aversa; Aversa Donna; Aversa Turismo; Lions Club International Aversa Città Normanna; Rotary Club Aversa Terra Normanna; F.I.D.A.P.A.-AVERSA; Salute Donna Sez. Reg. Campania;Ascom Aversa; Confesercenti Provinciale Aversa e Caserta; Mamme Coraggio ONLUS, e Associazione Vittime della strada, Masci Aversa Uno. “Ho personalmente consegnato a ciascun rappresentante e presidente dei vari sodalizi una lettera-appello firmata direttamente dal Vescovo di Aversa Mons. Angelo Spinillo”, dichiara Donato Liotto. “L’auspicio, e la speranza, di continuare a tenere alta l’attenzione sulla vicenda di questa sfortunata ragazza”. 

Nella petizione che tutti possono sottoscrivere on-line collegandosi all’indirizzo associazionenewdreams.it/adele, sono state sinteticamente elencate una serie di richieste: “I sottoscritti firmatari chiedono che la MCS venga inserita nel registro Nazionale delle malattie rare presso l’Istituto Superiore di Sanità, chiedono, inoltre, che il Servizio Sanitario Nazionale si faccia carico delle spese di viaggio, e di degenza di Adele presso il centro di alta specializzazione di Dallas nel Texas”. Sempre sulla Home Page del sito dell’associazione (www.associazionenewdreams.it) è stato inserito il banner della petizione “on line”, così come è possibile scaricare il PDF della petizione: “Chiediamo a tutti di condividere il link e di sottoscrivere la raccolta firme attraverso il web”. La petizione sarà, altresì consegnata, a tutti i parroci della diocesi di Aversa: “Un ringraziamento speciale va al nostro Pastore per la sua immensa sensibilità”, prosegue Donato Liotto. “Altro ringraziamento va all’avvocato Luisa Paiotta, componente dello staff della New Dreams, che si occuperà dell’invio della petizione. Adele è allo stremo e credo sia un dovere di ogni persona tendere una mano a chi è in difficoltà. Dobbiamo salvare la vita ad Adele, e se dovessimo riuscire a farla partire, sarebbe la vittoria di tutti. Nulla resterà intentato, ora, Aversa, è davvero la “città della solidarietà”.

Per informazioni:
Donato Liotto
Presidente Associazione New Dreams

Caivano (Na): Esclusiva Giunta, Bartolo Ummarino Assessore?

Caivano (Na): Esclusiva Giunta, Bartolo Ummarino Assessore? 




Se forza Italia rinuncia alla presidenza del Consiglio, cosa vorrà in cambio? Sempre secondo indiscrezioni, che possono essere smentite dai diretti interessati, pare che, sulla scrivania del Sindaco Simone Monopoli, stamattina sia arrivato anche il nome di Bartolo Ummarino. Il nome, bocciato sul nascere dal Sindaco Monopoli, ha scatenato la reazione di qualche forzista tanto da indurlo a richiedere la nomina di presidente del consiglio. Insomma, le indiscrezioni sono tante, fatto è, che a più di due settimane dalla vittoria, Simone Monopoli non è ancora in grado di presentare al Paese la nuova Squadra di Governo e, in attesa della proclamazione degli eletti che dovrebbe arrivare in questa settimana, le grane aumentano a dismisura come le indiscrezioni, come le ultimissime che ci arrivano mentre pubblichiamo questo Post, Claudio Castaldo all'Ambiente, nome presentato da Idea Nuova. Insomma, nell'attesa di pubblicare i nomi ufficiali, dobbiamo accontentarci degli ufficiosi.  

Caivano (Na): Giuseppe Mellone F.I, smentisce il commissario cittadino Luca Monopoli, fratello del Neo-Sindaco Simone: "Nessun Passo indietro"

Caivano (Na): Giuseppe Mellone F.I, smentisce il commissario cittadino Luca Monopoli, fratello del Neo-Sindaco Simone: "Nessun Passo indietro"



Giuseppe Mellone
Consigliere Comunale (F.I)

Nuova Giunta ancora in alto mare, il Sindaco Monopoli cerca di mediare, ma le onde sono troppo alte. Ci vorrà ancora qualche giorno per vedere la nuova rosa targata Monopoli. Ormai sono passati 15 giorni esatti e, pur avendo un'ampia maggioranza, Monopoli non riesce a presentare la nuova Giunta. Insomma, proprio come un allenatore alla vigilia di una finale importante, il Sindaco sta valutando nomi e possibilità, non si escludono però liti all'interno degli spogliatoi, proprio come nel caso del probabile presidente del consiglio comunale che, sempre secondo indiscrezioni, fu designato direttamente dal Neo Sindaco Monopoli, nella figura del neo eletto consigliere comunale, Giuseppe Mellone, e che a distanza di pochi giorni, lo stesso fratello del Sindaco, Luca Monopoli, ringraziava in una nota Mellone per aver fatto un passo indietro in merito la nomina. Ma arriva, giustamente, il colpo di scena, Mellone smentisce il commissario cittadino di Forza Italia, Luca Monopoli. Nessun passo indietro. Cosi Mellone in un recente comunicato, e nota: 

1) Ritengo che ho tutte le caratteristiche politiche ed istituzionali per ricoprire con professionalità ed imparzialità l’incarico di Presidente del Consiglio Comunale.

2) Se per alto profilo, come scritto nell’articolo, si intende sottolineare la coerenza politica e la capacità personale, ritengo senza ombra di dubbio di avere tali caratteristiche.

3) tutte le altre valutazioni appartengono ad un chiacchiericcio da cortile che non possono assolutamente riguardare la mia persona.

Effettivamente, il consigliere comunale della Frazione di Pascarola, Giuseppe Mellone, ha sempre dimostrato in questi ultimi anni serietà e senso di appartenenza politica, seguendo sempre le linee del partito. Sempre attento ai problemi della frazione, ma soprattutto ai problemi di Caivano. Insomma, si lasci fuori da diatribe politiche chi ha sempre dimostrato serietà e senso di responsabilità verso i cittadini di Caivano. 

La mossa per far collassare le banche Salvini: "Italiani, fate come dico io..."

Matteo Salvini: "Per dare un segnale ritirerei i soldi dalle banche italiane"




Antieuropeista fino al midollo e pronto a tutto nella lotta contro l'euro. Lui è Matteo Salvini, che lancia la sua ultima provocazione a La Zanzara di Radio 24. Il leader della Lega Nord spiega: "Non solo in Grecia, io per dare un segnale ritirerei i soldi anche dalle banche italiane, per dare un segnale all'Europa". Dunque aggiunge: "Non possiamo essere schiavi della Banca Centrale Europea, una multinazionale di qualcuno che non è mai stato eletto da nessuno". Salvini non ha dubbi: "Se fossi il premier uscirei dall'euro domani mattina, avvierei le pratiche". Infine, una battuta sul referendum indetto da Alexis Tsipras: "Fossi in Grecia voterei no, per la sovranità e la libera scelta. Se vince il no potrebbe essere l'inizio di una nuova Europa".

Collassa la Grecia, le "guide anti-panico"

Grexit, la guida: come non perdere i propri soldi




Il crac della Grecia è a un passo: banche chiuse in attesa del referendum di domenica indetto da Alexis Tsipras. La paura del contagio, ora, inonda l'Europa: la bancarotta di Atene, infatti, potrebbe travolgere il Vecchio Continente, potrebbe travolgere gli investitori così come le "semplici" persone (soprattutto in Italia, come ha dimostrato la vigilia in Borsa). Come difendersi, dunque, dal possibile effetto-domino di Grexit? Ecco, in breve, una serie di dritti per cercare di resistere all'onda d'urto del probabile collasso della Grecia.

Default - Si parte da una necessaria premessa. Per Grexit s'intende l'uscita della Grecia dall'unione monetaria europea. Ogni anno migliaia di italiani scelgono le isole elleniche per le proprie vacanze. Esperienza che quest'anno potrebbe trasformarsi in un incubo se non ci si preoccupa prima di partire di seguire pochi e semplici consigli. E il pericolo non è minore per chi negli anni ha investito in titoli di stato italiani, senza dimenticare i contribuenti del Fisco, cioè quasi tutti.

Cash - Il primo vero problema che accade quando un paese dichiara bancarotta è l'impossibilità a trovare denaro in contanti. Le banche, scrive La Stampa, subirebbero un tracollo e chiuderebbero tutti gli sportelli, bancomat compresi, per evitare di rimanere completamente a secco di banconote. Il precedente più recente e vicino all'Italia è accaduto due anni fa a Cipro, dove non è stato possibile prelevare dagli sportelli per almeno 12 ore. La soluzione migliore quindi è partire per le vacanze con contanti al seguito, considerando che fino a 10 mila euro non è obbligatorio dichiararli.

Tour operator - Dichiarato il default e avvenuto l'immediato blocco del contante da parte delle banche, uno dei primi effetti indesiderati per i turisti è il blocco delle pompe di benzina, esattamente come è accaduto a Cipro. I supermercati verrebbero presi d'assalto e si vedrebbero a loro volta ridurre le scorte di prodotti sugli scaffali. A catena gli effetti ci sarebbero anche sui mezzi di trasporto, le compagnie di traghetti e aeree potrebbero ridurre il numero di corse, costrette a gestire il poco carburante a disposizione. La tutela migliore per il turista è organizzare il viaggio con tour operator, perché questo è tenuto a monitorare tutta la filiera della vacanza e a intervenire quando un servizio viene meno.

Borse - Se la Grecia dovesse uscire dall'Euro e non pagare i propri debiti, per l'Euro potrebbe cominciare un'inevitabile catastrofe. Ma tra gli operatori di Borsa, già in fibrillazione in questi giorni per le tensioni nelle principali borse europee - Italia compresa - c'è chi sostiene che con l'uscita della Grecia, potrebbe anche allontanarsi il problema che genera i cali dei titoli azionistici. La certezza condivisa da tutti è che tutte le società quotate soffriranno nei primi giorni, soprattutto i titoli bancari. Gli esperti consigliano quindi di puntare i propri investimenti su titoli detti difensivi, come energetici e utility.

Spread - Sono lontani i tempi del differenziale tra i titoli tedeschi e quelli italiani a quota 500 punti. Ma il pericolo che dai 154 attuali si possa tornare a quote più alte è ancora concreto. Secondo gli operatori, a rischiare di più sarebbero i bond dei Paesi periferici, sui quali la Bce di Mario Draghi intensificherebbe gli acquisti. Lo scenario è del tutto inedito e inesplorato, quindi gli esperti consigliano di investire solo in titoli a scadenze più brevi, accontendandosi di rendimenti minimi, ma che almeno non saranno perdite.

Tasse - Il timore più grande che serpreggia tra gli italiani è che il default greco possa riversarsi sulle casse degli altri Paesi membri, Italia compresa. DOvremo pagare con i nostri soldi i debiti che i greci non vogliono pagare? Confindustria teme che ad essere danneggiata sarà innanzitutto la crescita, già faticosa in questo momento, per l'economia italiana. Unimpresa ha lanciato l'allarme sull'ipotesi che l'Italia non riesca a pareggiare il bilancio. Il ministro dell'economia Pier Carlo Padoan ha provato a rassicurare dicendo che l'Italia del 2012 è più forte rispetto a quella di quattro o cinque anni fa e con gli strumenti pensati dalla Bce non dovremmo risentire dell'eventuale fuga dall'Euro di Atene.

Attacco kamikaze in Italia, e Renzi... La agghiacciante profezia di Pansa

Giampaolo Pansa: Matteo Renzi il bullo ci rottama la testa


di Giampaolo Pansa 



Tra le tante parole ascoltate venerdì dai politici europei dopo gli assalti del terrorismo islamico, mi hanno colpito quelle pronunciate da Manuel Valls, il primo ministro francese. Ha detto: «Per una società è difficile convivere per anni sotto la minaccia di un attacco. Ma da oggi la domanda non è se ci sarà questo attacco, ma quando avverrà».

Le parole di Valls mi hanno ricordato quelle di papa Francesco. Poco tempo fa, il pontefice aveva rammentato a tutti noi, credenti e non credenti, una verità che nessun leader osava ricordare: «È cominciata una Terza guerra mondiale. Questa volta a pezzi, a singoli blocchi. Ma è certo che siamo di fronte a un altro conflitto globale».

Se la diagnosi di Bergoglio è vera, e il Bestiario ritiene che lo sia, le conseguenze sono inevitabili. In questa guerra non esistono più dei fronti definiti, per il semplice motivo che l’intero pianeta è un terreno di battaglia. Tutti noi, dai bambini ai più anziani, siamo dei soldati anche se non indossiamo una divisa e non imbracciamo un’arma. Chiunque può essere ucciso in qualsiasi momento e in qualunque luogo. Come è accaduto ai tanti turisti europei che se ne stavano a prendere il sole su una delle spiagge più belle della Tunisia.

Dopo la fine del secondo conflitto mondiale, l’Italia ha già vissuto l’inferno della guerra in casa. Condotta nelle fabbriche, negli uffici, nei giornali, nelle scuole, nelle sedi politiche, persino negli ospedali. È accaduto negli anni Settanta e Ottanta, con un numero di morti e di feriti che oggi sbalordisce anche il sottoscritto, un cronista obbligato a raccontarla giorno dopo giorno.

Ho visto uccidere amici come Walter Tobagi e Carlo Casalegno, agenti di polizia e magistrati conosciuti sul lavoro, uomini di pace come Vittorio Bachelet, Roberto Ruffilli e Marco Biagi. Ho visto sequestrare e sopprimere un leader come Aldo Moro. Ho visto gambizzare un’infinità di persone, da Indro Montanelli a Carlo Castellano, sino ai tanti studenti di un istituto torinese, fatti sdraiare nella palestra della loro scuola e feriti a rivoltellate uno dopo l’altro.

In quell’epoca, la società italiana ha sofferto l’assalto continuo del terrorismo di sinistra delle Brigate rosse, di Prima linea e di gruppi che volevano imitarle, poi del terrorismo nero, anche questo sceso in campo per uccidere. Eppure l’Italia non si è disgregata e ha evitato di diventare nemica di se stessa. Uno dei motivi è chiaro: nonostante i suoi infiniti difetti, il sistema politico della Prima Repubblica non si è disfatto, ha evitato il collasso, ha mantenuto un minimo di unità e ha aiutato gli italiani a non soccombere. Anche nei lunghi giorni del sequestro Moro, i partiti non sono spariti nella notte della discordia. La Dc, il Pci e il Psi, non da soli, sono stati in grado di mostrare al Paese un minimo di solidarietà. Pure il leader socialista Bettino Craxi, che voleva salvare Moro mettendo in libertà dei brigatisti incarcerati, è sempre stato coerente nella difesa dell’ordine repubblicano.

La domanda di oggi è se l’Italia del Duemila mostrerà la stessa concordia di allora, quando il terrorismo del Califfato nero colpirà anche in casa nostra. Nessuno di noi ha una risposta. Siamo tutti di fronte a un’incognita tra le più terribili. Succede così a un essere umano sicuro di ammalarsi o di essere infettato da qualche virus: saprà di essere in grado di resistere soltanto il giorno che rischierà di morire. Ecco perché, arrivati a questo punto, diventa inevitabile parlare del nostro presidente del Consiglio: Matteo Renzi.

Abbiamo imparato a conoscerlo alla fine del 2013 quando è diventato il leader del Partito democratico e poi nel febbraio del 2014 quando ha sottratto a Enrico Letta l’incarico di capo del governo. Renzi si è presentato agli italiani con un verbo insolito e sprezzante: rottamare. Il significato era chiaro: fare piazza pulita di tutto quello che gli sembrava vecchio, inutile, dannoso. Anticaglia da spedire nel guardaroba dei cani senza esitare e senza rimorsi.

Ma la rottamazione è una parola di guerra, implica uno scontro senza fine, suggerisce un’epurazione priva di pietà. Renzi è stato coerente. Ha messo brutalmente in disparte politici, manager pubblici e una quantità di figure anche interne al suo governo, come Carlo Cottarelli chiamato per tagliare la spesa pubblica. Tutti colpevoli di un solo reato: non essere fedeli al premier e pronti a obbedirgli senza discutere.

Al tempo stesso, il Chiacchierone fiorentino si è dimostrato il più conflittuale tra i tanti capi di governo che abbiamo avuto. Ha inaugurato la tecnica dell’insulto presidenziale: gufi, rosiconi, portatori di iella, uccelli del malaugurio, sabotatori di un’Italia che è anche la loro nazione.

Si è vantato di non avere nessun rapporto con le opposizioni, tanto quelle di sinistra che di destra. Ha sfruttato l’appoggio momentaneo di Forza Italia e poi ha scaricato Silvio Berlusconi. Ha cercato di mettere nell’angolo i sindacati e persino la minoranza del proprio partito. Discrimina persone considerate sgradite perché lo infastidiscono con le loro critiche. Sta accadendo pure a giornalisti schedati come disubbidienti.

Per usare una parola di moda, Renzi non pratica la vicinanza, bensì la lontananza. Ha fatto di Palazzo Chigi un bunker dove soltanto lui e i suoi fedeli possono vivere al sicuro. La politica come conflitto perenne è il suo habitat naturale. Gli garantisce di mostrarsi un premier veloce, audace, rivoluzionario più che riformista. «Andrò avanti nonostante tutto e tutti!» è diventato il suo mantra preferito. Affiancato da inutili spavalderie. Per esempio quella di sostenere che l’Italia «non è un Paese dei balocchi», bensì una nazione che l’Europa dovrebbe imitare.

Ma adesso la retorica renzista inizia a mostrare delle crepe. La crisi economica non è affatto risolta e il Mezzogiorno rischia di non risollevarsi più. L’immigrazione incontrollata è diventata un tragico rebus che il premier non sa risolvere. Genera insicurezza, sconforto, rabbia in gran parte degli italiani. Innesca contrasti tra regioni, comuni e governo. La distribuzione dei migranti in molte località impreparate a riceverli, fatta a tavolino dal ministero dell’Interno, sta creando un marasma mai visto, soprattutto nelle comunità che vivono di turismo.

Come dice il premier, l’Italia non è un Paese dei balocchi. Infatti siamo una nazione a rischio, come tante altre. Sino a oggi il terrorismo islamico ci ha lasciato in pace. Sarà anche merito dei nostri servizi di intelligence, dello stellone che ci protegge, del Padreterno che ha un occhio di riguardo per la nazione che ospita il Pontefice. Ma quanto durerà questa condizione felice? Le parole del primo ministro francese Valls suonano profetiche. La domanda che dobbiamo proporci è quando avverrà l’attacco all’Italia. Dunque Renzi ha l’obbligo di riflettere se il suo cesarismo autoritario sia la strategia giusta per una fase storica che impone di essere solidali di fronte a un pericolo grave.

Il giorno che avremo addosso le truppe del Califfato, il Chiacchierone fiorentino dovrà chiedere aiuto anche ai gufi e ai rosiconi che osteggiano il suo governo. Riduca la boria, azzeri l’arroganza, non tagli i ponti con nessuno degli avversari. Avrà bisogno di tutti, anche del povero autore del Bestiario.