Buoni pasto, addio ai ticket usati per fare la spesa al supermercato: i rischi per chi supera i 7 euro al giorno
I lavoratori dipendenti possono dire addio ai buoni pasto usati per fare la spesa al supermercato o per pagare la cena al ristorante. Da oggi mercoledì 1 luglio scatta il via libera ai tagliandi in formato elettronico con forti esenzioni fiscali per i datori di lavoro fino a 7 euro per singolo ticket. Spariranno gradualmente i blocchetti di carta per fare posto a card con microchip simili alle carte prepagate degli istituti bancari. Un notevole risparmio per le società che emettono il servizio, per i costi materiali che verranno meno, ma anche un rischio per i datori di lavoro se l'uso dei ticket non rispetterà le leggi da sempre in vigore, ma finora poco applicabili. Le operazioni con le card, infatti, rendono ogni operazione tracciabile molto più facilmente di quanto si potesse fare con i tagliandi cartacei. Per le società erogatrici sarà semplicissimo quindi fornire alle aziende proprie clienti i dati sull'uso che i dipendenti fanno dei buoni. A norma di legge, il lavoratore dipendente deve sfruttare il buono pasto durante le ore di lavoro, per un massimo di 7 euro al giorno e non può cederlo a terzi. Finora, scrive il Sole 24 ore, non è stato mai un segreto l'uso vero che se n'è fatto: spesa al supermercato e cene in pizzeria, pagando con il numero di ticket necessari.
Chi rischia - L'inosservanza dei vincoli, chiarisce il quotidiano di Confindustria, non doveva gravare sul datore di lavoro, ma sui dipendenti che beneficiavano dei buoni pasto e degli esercizi commerciali che accettavano l'uso improprio. La giurisprudenza in materia non sembra molto ricca, segno che più di un occhio sia stato chiuso finora da chi avrebbe dovuto fare i controlli di rito. Ora con i dati più facilmente tracciabili, la responsabilità del buon uso dei ticket ricadrà sul datore di lavoro che opera le ritenute fiscali e e contributive. Sarebbe questo a esporsi alle sanzioni previste per omesse o insufficienti trattenute e versamenti, inesatte certificazioni uniche e infedele dichiarazione dei sostituti. E quindi i controlli si potrebbero riversare a cascata sulle abitudini quotidiane del lavoratore dipendente.
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