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venerdì 6 marzo 2015

Via Euro, arriva una nuova moneta È tutto vero, dove? Proprio in Italia

Euro? No grazie, in Sardegna usano il Sardex





In momenti di crisi arrivano le idee migliori. In Sardegna sarà successo così, perché circa 2500 imprenditori non utilizzano più l'euro ma il Sardex. Si tratta di un progetto  molto ambizioso che mira a ridefinire le relazioni tra i vari soggetti economici. "Siamo una fucina sempre attiva, un laboratorio in cui immaginare insieme l'isola di domani, un nuovo modello di cooperazione appositamente pensato per le comunità locali. Il nostro compito è quello di mettere in moto l'economia con una moneta complementare proprio nel momento in cui la crisi blocca le attività imprenditoriali" racconta Carlo Mancosu, il trentaquattrenne di Cagliari che nel 2009 ha ideato Sardex. Nel giro di soli quattro anni Sardex ha portato le imprese che fanno parte del circuito ad incrementare il loro fatturato del 15 - 20%. 

Cos'è Sardex - E' una moneta complementare e supplementare, capace di affiancarsi a quella tradizionale. Le aziende dell'isola, attraverso l'utilizzo di una unità di conto digitale, hanno la possibilità di sostenersi a vicenda, finanziandosi reciprocamente. Mancosu ha detto al quotidiano il Giornale:  "Il nostro progetto, partito in silenzio adesso è stato sposato anche da altre regioni. Diversi imprenditori ci hanno contattato per far parte del nostro circuito in tutta Italia, da nord a sud. Ad esempio negli ultimi dodici mesi il circuito è partito in altre regioni. Il Sardex è già stato esportato in Veneto (Venex), Piemonte (Piemex), Emilia Romagna (Liberex), Marche (Marchex), Lazio (Tibex), nella zona del Sannio (Samex) e in Sicilia (Sicanex)". 

A macchia d'olio - L'idea di evitare i pagamenti in euro e sostituirli con il Sardex ha avuto un successo immenso tanto che gli imprenditori hanno deciso di pagare i propri dipendenti in Sardex. "Più di milleduecento dipendenti delle aziende nel circuito hanno chiesto di essere pagati in Sardex. Questo facilita di gran lunga le procedure per i pagamenti soprattutto per le aziende in crisi. C'è chi addirittura ha chiesto un anticipo del Tfr in Sardex. Ad esempio con 10000 Sardex si può avviare una ristrutturazione a casa. Il dipendente chiede un anticipo all'azienda e poi si impegna a restituire il credito a tasso zero nei mesi successivi. Pensate come sarebbe difficile fare tutto ciò con l'Euro e soprattutto con le banche che chiudono i rubinetti". L'obbiettivo del 2015 è di arrivare a 3250 imprese. Ma non solo, c'è anche l'obbiettivo di passare dai trenta milioni di transazioni del 2014 a sessanta per il 2015. 

giovedì 5 marzo 2015

Mister Moncler umilia la Gabanelli: un trionfo da 130 milioni di euro

Moncler, lo schiaffo a Milena Gabanelli: raddoppia l'utile dopo la puntata di Report sulle oche spiumate





Era novembre del 2014 quando su Rai3 l'ineffabile Milena Gabanelli con il suo Report metteva nel mirino Moncler, le piume e le oche. Un siluro contro il big della moda, insomma. Un vero e proprio boicottaggio del quale si discusse a lungo, tra roventi polemiche incrociate, accuse e dita puntate. Ora, a distanza di quasi cinque mesi, è tempo per un primo bilancio. E da questo primo bilancio emerge il trionfo totale di Moncler e del presidente e ad del gruppo, Remo Ruffini. Il brand, infatti, ha raddoppiato l'utile e ha battuto le stime: 130,3 milioni di euro nel 2014 (in crescita del 71%) contro i 76,1 milioni di utili del 2013. I ricavi sono cresciuti del 20% a 694,2 milioni di euro, mentre l'indebitamento finanziario netto del gruppo si è ridotto a 111,2 milioni. Una nota di Moncler spiega che ai soci sarà proposta la distribuzione di un dividendo di 0,12 euro per azione, pari al 23% dell'utile netto consolidato. Dati che fotografano un trionfo totale. E Ruffini commenta: "Sono molto soddisfatto dei risultati raggiunti da Moncler nell'esercizio 2014 che hanno, ancora una volta, visto crescite a doppia cifra sia del fatturato che degli utili e una significativa generazione di cassa". E ancora: "Guardando al 2015, nonostante permangano nel mondo situazioni di incertezza, sono fiducioso sullo sviluppo del nostro marchio". Con buona pace di Report e di Milena Gabanelli.

Sondaggio spinge Salvini verso Meloni Tutte le cifre: ecco chi vince (e chi no...)

Sondaggio Lorien Consulting: Renzi recupera ma Matteo Salvini sfonda





Dopo un  periodo nero di Matteo Renzi cominciato nel mese di settembre, adesso i sondaggi tornano a sorridergli. L'indice di fiducia nei suoi confronti, nelle ultime tre settimana, è cresciuto ed è arrivato al 46%. E' ancora sotto il 50% dello scorso ottobre, ma in ogni caso è una importante novità rispetto al calo dei mesi scorsi. Il dato emerge dall'ultima rilevazione di di Lorien consulting, in esclusiva per ItaliaOggi. Oltre al respiro di sollievo per il premier, il sondaggio evidenza un altro dato: la Lega Nord è terzo partito con il 15% delle intenzioni di voto. Ma se si sommano i consensi di Fratelli d'Italia (2,5%), Salvini ha raggiunto Grillo che è al 17,5%.  Il Pd è al 39%,  Forza Italia al 12,5%., Sel e Ncd sono al 4%.

La guerra in Libia - Dal sondaggio emerge come gli italiani non siano disposti a seguire in toto il centrodestra. Per esempio, nonostante il 90% degli italiani sia spaventato dall'Isis, il 54% è contrario a un intervento armato in Libia per evitare la reazione degli estremisti islamici. Tra gli elettori leghisti, il 45% è per l' intervento militare, solo il 30% di quelli dell'Ncd, il 28% del Pd, il 21% di M5s, il 19% di FI, il 15% di Sel pr
edilige le armi alla diplomazia.

Caivano (Na): Intervista al candidato Sindaco del centro destra, dott. Simone Monopoli

Caivano (Na): Intervista al candidato Sindaco del centro destra, dott. Simone Monopoli 


a cura di Gaetano Daniele 




dott. Simone Monopoli
Candidato Sindaco
Comune di Caivano 

dott. Monopoli, in questi ultimi giorni si è parlato molto di reddito di cittadinanza, lei è favorevole? 

Sì. Anche nel nostro programma elettorale è previsto il reddito di cittadinanza. 

Dove trova le risorse. 

Il sottoscritto intende coinvolgere le organizzazioni di imprenditori presenti nel territorio caivanese, gli industriali del Consorzio ASI, (Eventualmente il Centro Commerciale Campania e l'Outlet La Reggia) e le organizzazioni sindacali di categoria al fine di predisporre appunto, il REDDITO DI CITTADINANZA CAIVANESE!. 

Chi potrà beneficiare del reddito di cittadinanza? 

I beneficiari dell'iniziativa saranno i giovani (oltre i 30 anni) disoccupati, inoccupati ed i titolari di  un ISEE inferiore ai 7000 euro annui con familiari a carico ovvero in caso contrario fino a 3000 euro. L'obiettivo non è solo conferire un reddito a tali soggetti ma assicurare loro l'entrata nel mercato del lavoro. Il contributo sarà erogabile fino a 450 euro mensili a persona per un massimo di sei mesi per quattro ore di lavoro giornaliere. Il valore complessivo dell'iniziativa dipende dai margini di intervento sul bilancio comunale ma una prima stima del mio Staff prevede un possibile impegno di risorse finanziarie pari a 400 mila euro che garantirebbero la fruibilità dell'iniziativa a circa 150 persone. 

Nello specifico? 

Nello specifico, il contributo sarà corrisposto all'impresa che "assumerà" per sei mesi una delle persone inserite nell'apposita lista predisposta dal Comune; nel caso in cui l'impresa dovesse essere soddisfatta dal lavoro ricevuto sarà libera di proporre un contratto di lavoro alla medesima. Vi ricordo che con la legge di stabilità 2015 è stato predisposta una misura agevolativa delle assunzioni a tempo indeterminato grazie alla quale il datore di lavoro sarà esonerato dal versare i contributi per tutti i nuovi assunti con contratto a tempo indeterminato per un massimo di 3 anni. L'agevolazione è fruibile fino al 31 dicembre del 2015, quindi trattasi di un'occasione imperdibile che il sottoscritto non intende trascurare perchè il combinato disposto dalla misura della legge di stabilità e dal programma politico del sottoscritto potrebbe realmente essere una buona occasione di rilancio occupazionale. 

E per i giovani al disotto dei 30 anni?

Per i giovani fino ai 30 anni è altresì prevista la c.d "Garanzia Giovani" con la quale è possibile agevolare la stipula di tirocini formativi, apprendisti e assunzioni da parte delle imprese. Tale iniziativa è cumulabile con altre agevolazioni come il contributo di cui alla legge di stabilità 2015. 

Dove si potrà richiedere informazione. 

All'occorrenza aprirò uno sportello di consulenza dove ognuno potrà formulare ogni genere di domanda o richiesta. 

Altri obiettivi? 

L'obiettivo politico della mia coalizione si sostanzia nel mettere le Istituzioni al servizio del cittadino. Nessuno mai ci aiuterà a superare la crisi se non noi stessi. Ogni centesimo speso dal Comune di Caivano dovrà creare servizi per il cittadino e dovrà rendere il nostro Paese più vivibile. 

L'intercettazione - Così Bossetti si è incastrato da solo: leggi la frase che non gli lascia scampo

Yara, Massimo Bossetti si tradisce: la frase sul campo di Chignolo d'Isola che lo incastra





L'ultima novità nel caso Yara Gambirasio. Una svolta. Una svolta che potrebbe (davvero) essere decisiva. Una frase di Massimo Bossetti. Una frase con cui l'unico sospettato potrebbe essersi irrimediabilmente tradito. "Però il campo era bagnato, la terra impalciata e tutto, se corri in un campo, è facile che le scarpe si perdano", spiegava Bossetti alla moglie, Marita Comi. Parole che potrebbero definitivamente segnare la sua sorte. Parole che di sicuro aggravano, e di molto, la sua posizione. Il muratore di Mapello, insomma, si sarebbe tradito spiegando alla moglie che il terreno del campo dove venne ritrovata la tredicenne, nella sera della scomparsa, era ridotto a fanghiglia. Bossetti, fino ad oggi, aveva sempre negato di essere stato al campo di Chignolo d'Isola quella maledetta notte. Ma la verità che emerge dalla frase consegnata alla moglie sembra essere tutt'altra. La notizia delle intercettazioni è stata resa nota da Mattino Cinque. Nel frattempo, la procura di Bergamo continua a rigettare le richieste di scarcerazione avanzate dai legali di Bossetti.

Riportiamo l'intercettazione che aggrava la posizione di Massimo Bossetti

Bossetti: "L’ho sempre detto anche al pm. Diamo il caso che sia stato io, come voi dite, come avrei potuto fare a fermarmi davanti alla palestra o per casa sua".

La moglie: "L’hai convinta a salire dicono".

Bossetti: "Come se la conoscevo, a sto punto. Poi un’altra cosa, una ragazza si divincola, giusto? Poi gli ho detto, anche se dovessi essere stato io a rincorrerla in un campo, diciamo che in quel periodo lì pioveva, o nevicava, ti ricordi?".

La moglie: "Quella sera lì no, però".

Bossetti: "Però il campo era bagnato, la terra impalciata e tutto, se corri in un campo, è facile che le scarpe si perdano".

L'accusa - Nel frattempo il pm Letizia Ruggieri  ha chiuso le indagini in vista della richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di Bossetti, accusato di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e dalle sevizie. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la sera del 26 novembre 2010 l'uomo avrebbe colpito la ragazzina con pugni o con un corpo contundente sul capo, per poi ferirla con uno strumento acuminato, che fa pensare ad un cutter, un attrezzo utilizzato nei cantieri edili. Secondo le ricostruzioni dell'accusa, Bossetti avrebbe poi abbandonato la ragazza "agonizzante" nel campo di Chignolo d'Isola, dove poi è morta.

Il quadro - A rafforzare il quadro indiziario contro Bossetti ci sono poi altri elementi. Tra tutti il "legame" tra il sospettato e il campo di Chignolo d'Isola, un luogo di cui è stata accertata la sua "frequentazione e conoscenza". Inoltre c'è la bolla d'accompagnamento che riguarda un metro cubo di sabbia da trasportare in un cantiere nei pressi del campo: il documento, per gli inquirenti, rappresenterebbe la volontà da parte del carpentiere di Mapello di "precostituirsi una sorta di salvacondotto" per potersi aggirare nella zona, suppongono sempre gli inquirenti nel tentativo di verificare le condizioni in cui si trovava il cadavere. Gli inquirenti ritengono decisivo anche il fatto che il presunto assassino, in un colloquio in carcere del 23 ottobre 2014, ha ricordato con precisione che la sera in cui Yara scomparve pioveva o nevicava, e che il terreno del campo era ridotto a fanghiglia.

Una super poltrona per la Berlinguer: ecco dove va (e chi viene trombato...)

Ballarò, Bianca Berlinguer al posto di Massimo Giannini nella prossima stagione





Una stagione da dimenticare, per Massimo Giannini: il conduttore di Ballarò ha patito il passaggio dalla carta stampata alla televisione. Il suo programma, infatti, settimana dopo settimana ha dilapidato l'esiguo vantaggio che aveva sul diretto concorrente, il Dimartedì condotto da Giovanni Floris. Il nuovo Ballarò sconta anche l'addio a Maurizio Crozza, oltre a un format e a una conduzione che non entusiasmano. E così in Rai, almeno stando a quanto rivela Italia Oggi, avrebbero già preso la decisione: il prossimo anno Giannini verrebbe sostituito da Bianca Berlinguer. La zarina del Tg3, dunque - ben più esperta di programmi televisivi - potrebbe passare alla conduzione del talk politico del martedì sera. La girandola di spostamenti dovrebbe riguardare anche Monica Maggioni, che verrebbe paracadutata alla direzione della newsroom prevista dal piano-Gubitosi, che prevede l'accorpamento del Tg3, Rainews e Tgr.

Prescrizione, terremoto nel governo I centristi spaccano la maggioranza

Prescrizione, la maggioranza si spacca: i centristi voteranno contro la riforma





La maggioranza si spacca sulla riforma della prescrizione in commissione Giustizia alla Camera: Area Popolare - gli ex di Ncd e di Udc - si schiera contro la proposta di governo, spiegando che di fatto andrebbe a raddoppiare i termini per prescrivere i reati di corruzione. Alessandro Pagano, capogruppo in commissione per Area Popolare, spiega che il rischio è quello di far arrivar la prescrizione a 25-30, una scadenza "inammissibile per un Paese civile che deve garantire gli innocenti e una ragionevole durata del processo". E ancora, aggiunge Pagano: "Se la commissione ha deciso di mandare a casa il governo Renzi se ne prenda atto, in nome di una presunta autonomia se ne fregano delle posizioni della maggioranza".

"Ipotesi di accordo" - Da par suo Maria Elena Boschi cerca di gettare acqua sul fuoco, parlando di una "ipotesi di accordo" sulla quale si sta lavorando con il ministro Andrea Orlando e con i membri della commissione. Il ministro per le Riforme ha aggiunto di essere "molto fiduciosa" sull'intesa. Nel dettaglio il governo ha proposto una nuova formula alla prima proposta sulla prescrizione, firmata dai relatori di maggioranza, Sofia Amoddio e Stefano Dambruoso di Pd e Scelta Civica. Il provvedimento è atteso in aula per il prossimo 16 marzo: se non dovesse cambiare qualcosa - o le posizioni di Area Popolare o il testo del governo - l'esecutivo rischierebbe di finire sotto, e non soltanto in commissione.

mercoledì 4 marzo 2015

Immigrazione, COMI: Commissione accelera, premiato lavoro italiani PPE in Parlamento

Immigrazione, COMI: Commissione accelera, premiato lavoro italiani PPE in Parlamento 


di Gaetano Daniele 


On. Lara Comi
Eurodeputata F.I
Vicepresidente gruppo PPE (Parlamento Europeo) 

"I dati pubblicati oggi dal Viminale confermano la percezione che gli italiani avevano ben chiara: l'immigrazione clandestina è più che raddoppiata. Il gruppo PPE del Parlamento Europeo in questi mesi ha svolto a riguardo un pressing molto intenso sulla Commissione. Così l'eurodeputata Lara Comi ai nostri microfoni, e nota: "Un lavoro a cui tutto il gruppo italiano dei parlamentari PPE ha dato un contributo determinante, di cui sono fiera". 

Risultati - Oggi arriva il primo importantissimo risultato: il vicepresidente della Commissione europea ha anticipato il programma di azione sulle migrazioni a maggio, mentre era previsto solo per luglio. Ho lavorato a lungo su questo dossier, e sono fiera come Vicepresidente del gruppo di aver ottenuto - continua Comi - una accelerazione non scontata da parte della Commissione, soprattutto dopo mesi di sostanziale inerzia del Governo Renzi. 

PPE - Presto il PPE - conclude Comi - approverà un documento sull'immigrazione da inserire nell'azione di tutte le Istituzioni europee. Ci vuole più Europa, soprattutto in Italia: un Paese ad oggi pressoché assente sulla scena politica internazionale". 

EDENLANDIA, Prevista riapertura a maggio prossimo DANIELE (CGIL): "Grande risultato per lo sviluppo di tutta l'aria occidentale di Napoli"

EDENLANDIA (Na), Prevista riapertura a maggio prossimo DANIELE (CGIL): "Grande risultato per lo sviluppo di tutta l'aria occidentale di Napoli"





Napoli - "Tante sono state le iniziative messe in campo a sostegno di Edenlandia e dei suoi lavoratori per la ripresa dei lavori che dovrebbero garantire l'apertura del parco tematico metropolitano entro maggio prossimo, tra queste un importante presidio svoltosi la settimana scorsa fuori ai cancelli del parco e un nostro costante impegno che ha visto chiamare in campo anche i parlamentari campani con piu' di una interrogazione sul tema".

Così Gianluca Daniele, segretario Cgil Napoli. "Tali iniziative hanno sortito il risultato sperato ed il blocco dei lavori sul parco giochi e' stato rimosso, come si apprende da una nota del sovrintendente Cozzolino. Si tratta di un ottimo risultato per lo sviluppo dell'area occidentale di Napoli che avrà, con la riapertura del parco, una grandissima spinta per la ripresa economica e per l'incremento turistico dell'area. Anche i 55 lavoratori - conclude il sindacalista - vedranno finalmente chiudersi un capitolo spiacevole della loro vita lavorativa. Soddisfatti per i risultati ottenuti vigileremo durante il percorso di ripristino del parco affinche' i bambini della citta', e non solo, abbiano quanto prima il loro parco giochi".

Briatore, bomba al veleno su Crozza: 'Io ho una cuoca da sogno tu la ballerina..'

Briatore, bomba al veleno su Crozza: se io ho una cuoca da sogno tu hai quella ballerina che...





Flavio Briatore al veleno attacca anche Maurizio Crozza, dopo le accuse di evadere il Fisco. Al punto che in una intervista al Giornale, Briatore solleva il dubbio che il comico abbia un'amante. Premessa: "Non voglio usare parole grosse ma è pur vero che nella vicenda Falciani, quando scoppiò", spiega l'imprenditore, "venne persino tirata in ballo mia moglie, Elisabetta Gregoracci, che venne sentita dal pm Paolo Ielo". Perché effettivamente "c'erano dei soldi che, dal mio conto in Svizzera, arrivavano sul suo conto. Non erano niente altro che soldi che le servivano per la gestione familiare. Quando lo dimostrammo al magistrato, lui archiviò subito la sua posizione. Peccato che di quella archiviazione non si è mai parlato", "perché i processi in Italia li fanno certi giornali e certi comici". Ed ecco la stoccata: "Crozza mi prende in giro e mi tratta sempre come un evasore. Adesso sostiene che io ho una cuoca da sogno, ebbene io gli ricordo, lo scriva pure per favore, che lui stando al gossip, ha o avrebbe invece una ballerina da sogno".

Arriva la vendetta della Rai su Renzi: ecco quando spendiamo per te

Rai, Gubitosi: "Troppi inviati al seguito di Renzi. Si tagli"





Australia, novembre 2014: Matteo Renzi è al G20 di Brisbane. Al seguito del presidente del Consiglio ci sono, e lo dimostrano le tante foto pubblicate qual giorno, gli inviati Rai del Tg1, del Tg2, del Tg3, RaiNews24 e Radio Rai: tredici persone. A distanza di tre mesi il direttore generale di Viale Mazzini, Luigi Gubitosi, ha fatto i conti di quanto è costata quella trasferta: 60 mila e 500 euro tra aerei, alberghi, pranzi e costi tecnici.

Il rapporto interno - Troppo. E così il dg, come racconta Repubblica, ha stilato un rapporto interno che seppur "asettico e cortese" mostra i tanti sprechi dell'azienda. Gubitosi parla di "duplicazione produttiva nella copertura di un evento" e mette nero su bianco la strada da seguire per evitare che si ripropongano situazioni del genere. Situazioni che oggi sono tutt'altro che rare. Il dg porta l'esempio del settembre 2014, quando a Napoli ci fu la manifestazione dei parenti del ragazzo di 17 anni ucciso da un carabiniere: ebbene in quell'occasione è stato seguito da La Vita in diretta, Tg1, Tg2, Tg3, Rai News 24 "mentre la radio era presente con un' altra inviata e un tecnico, e il Centro di Produzione della città metteva a disposizione una stazione satellitare completa di camera e operatore di ripresa". Le troupe esterne ingaggiate "in appalto" erano sei. La galleria dei doppioni continua con la visita di Obama e Roma, le Direzioni del Pd, il ritrovamento del corpo di Yara Gambirasio.

La ricetta Gubitosi - Ecco allora la ricetta Gubitosi che ha già ottenuto il via libera del Consiglio di Viale Mazzini: l'accorpamento, come succede già in tutta Europa, dei telegiornali in due newsroom comuni. Il Tg1, il Tg2 e Rai Parlamento nella prima; il Tg3, il canale Rai News 24 e infine la testata regionale TgR, nella seconda. E in prospettiva punta addirittura su una sola testata "responsabile per i servizi di tutti i canali e il web", come l'inglese Bbc, France Télévision, la tedesca Ard. In questo modo, già nel 2015, si risparmierebbe fino a 10 milioni di euro. L' intero processo potrà completarsi però solo entro 3 anni quando verranno completati, tra le altre cose, i lavori di ristrutturazione di Saxa Rubra a Roma. Lavori che prevedono anche le nuove redazioni che diventeranno tutti open space. Il problema, rivela Repubblica, è che servono 14 milioni di investimenti e 18 mesi solo per la progettazione e la gara; poi altri 9 per ultimare il tutto.

La Carfagna seduce la platea dem Cosa è successo con la Boschi

Pari opportunità, applausi per Mara Carfagna, disapprovazione per Maria Elena Boschi





Fischi per la Maria Elena Boschi, applausi per Mara Carfagna. La platea, a maggioranza Pd, ad un convegno sulle Pari opportunità a Palazzo Giustiniani, non ha gradito l'intervento del ministro di Matteo Renzi ma ha elogiato la Carfagna. Succede ieri mattina, martedì 3 marzo, riporta la Stampa: al seminario l'ex ministro prende la parola. Inizialmente il pubblico è freddino, pochi applausi durante l'intervento. Finché ad un certo punto lei chiede al governo: "Perché non avete né un ministro, né un sottosegretario, né una delega alle questioni di genere?".

E lì, scroscio di applausi. Un lungo, forte applauso. La Boschi si innervosisce e quando tocca a lei prendere il microfono lo fa per mettere in chiaro una cosa: "Il nostro è il governo delle pari opportunità, tutto insieme". Ma la platea non apprezza e si lascia andare a rumorosi boati di disapprovazione. Il ministro finisce l'intervento, e visibilmente irritata si alza e se ne va. A quel punto Valeria Fedeli la richiama. Deve fare una foto con Mara Carfagna. .

"Cara Romina, adesso parlo io. Con Al Bano....", ecco la lettera della Lecciso alla Power dopo il riavvicinamento al Festival di Sanremo

Loredana Lecciso scrive a Romina Power: "Faremo una famiglia allargata"





Dopo il riavvicinamento tra Al Bano e Romina, dopo la loro esibizione a Sanremo che tanto ha fatto sognare gli italiani sulle note di Felicità, ecco che adesso parla Loredana Lecciso. Sul settimanale Chi scrive una lettera a Romina Power "Non è importante assegnare un ruolo a me, ad Al Bano e a Romina, ha un senso dare un futuro ai nostri figli". E ancora: “Mi fa sorridere leggere i commenti da tifoseria, come se fosse un incontro di calcio dove ci si schiera per l'una o l'altra squadra", continua Loredana. "Non esiste alcuna gara. Noi stessi non siamo padroni dei nostri sentimenti e a volte nemmeno li conosciamo fino in fondo. 'Libertà...fino a che avrà un senso vivere io vivrò per avere te...' Lo cantavano anche Al Bano e Romina. In nome di quella stessa libertà resto accanto ad Al Bano nel desiderio di realizzare una vera e solida famiglia allargata".

L'intervista al Pm di Trani, Michele Ruggiero Falsità, misteri, report a orologeria: "Tutta la verità sul golpe anti-Cav"

Standard & Poor's e Morgan Stanley, falsità e report a orologeria. Il pm di Trani: "Se questo non è complotto..."

Intervista a cura di Giacomo Amadori 



La vicenda del declassamento dell’Italia da parte dell’agenzia di rating Standard & poor’s (S&P) sta diventando un intrigo internazionale. Tanto da far gridare da più parti al complotto. Contro il nostro Paese e segnatamente, contro il governo di Silvio Berlusconi. Il pm della procura di Trani Michele Ruggiero è riuscito a condurre alla sbarra i vertici dell’agenzia statunitense con l’accusa di manipolazione del mercato. La prossima udienza sarà giovedì prossimo e il processo potrebbe concludersi entro fine anno. Le ultime carte depositate da Ruggiero individuano quello che potrebbe essere il movente di quei declassamenti: la clausola di rescissione anticipata di un contratto derivato che il governo italiano stipulò con la banca d’affari Usa Morgan Stanley. Un tesoretto da 2,567 miliardi di euro che il governo di Mario Monti pagò il 3 gennaio 2012, senza tentennamenti, nonostante il procedimento in corso a Trani contro S&P. 

Lo scorso 10 febbraio Maria Cannata, a capo della direzione debito pubblico del nostro ministero dell’Economia, ha depositato alla Camera una relazione in cui si legge: «Tra le situazioni critiche che si è dovuto fronteggiare nei momenti peggiori della crisi emerge in particolare la ristrutturazione, funzionale alla successiva chiusura di diverse posizioni in derivati in essere con Morgan Stanley, realizzata tra dicembre 2011 e gennaio 2012. La peculiarita? di questo complesso di operazioni risiedeva nella presenza di una clausola di estinzione anticipata unica nel suo genere, in quanto attribuita non ad una singola operazione, bensì presente nel contratto quadro in essere con la controparte e ricomprendente tutte le operazioni sottoscritte con quella banca. Il contratto quadro (…) era stato sottoscritto nel gennaio 1994 e prevedeva (…) il diritto di risoluzione anticipata dei contratti derivati in essere, al verificarsi del superamento di un limite prestabilito di esposizione della controparte nei confronti della Repubblica. Tale limite era di importo contenuto: $ 150 mln ove la Repubblica avesse un rating tripla A, $ 75 mln in caso questo si collocasse in area doppia A, $ 50 mln in caso singola A». Dunque a mettere quel cappio al collo del nostro Paese fu il governo di Carlo Azeglio Ciampi. All’epoca il ministro del Tesoro era Paolo Barucci e il direttore generale del dicastero era un certo Mario Draghi che nel 2011 sarebbe divenuto presidente della Banca centrale europea. «Nonostante tali soglie fossero state superate da anni, la banca non aveva mai dato segno di voler far valere la clausola» aggiunge Cannata. «Tuttavia, alla fine del 2011 la situazione del credito della Repubblica appariva cosi? fragile che Morgan Stanley ritenne di non poter tralasciare di avvalersi della posizione di forza che la clausola le conferiva. Ignorare il vincolo contrattuale non era possibile, perche? il danno reputazionale che ne sarebbe derivato sarebbe stato enorme, e assolutamente insostenibile, soprattutto in un contesto di mercato come quello» ha concluso Cannata. Il pm di Trani non crede a quell’ineluttabilità. 

Però dottor Ruggiero la colpa di tutto questo sembra essere di gente del calibro di Draghi, Ciampi, Barucci… 

«A me non interessa chi ha assicurato quella clausola unilaterale, ma chi se ne è avvalso. Mi interessa dimostrare che il declassamento dell’Italia da parte di S&P era illegittimo e che il ministero dell’Economia (allora guidato dal premier Monti ndr) forse poteva aspettare un po’ a pagare quei soldi a una banca che faceva parte dell’azionariato di chi ci ha declassati».  

Si riferisce alla Morgan Stanley? 

«Io so che nel semestre in cui S&P, mi lasci usare un termine non tecnico, ha bastonato l’Italia, c’è stata una banca, Morgan Stanley, che ha battuto cassa con il nostro governo grazie a una clausola legata anche al nostro declassamento. E guarda caso questa banca partecipa all’azionariato di S&P. Questo dimostra l’enorme conflitto d’interessi in capo a queste agenzie».  

Qual è il suo obiettivo? 

«Mi interessa accertare gli effetti di quella gragnuola di colpi che abbiamo preso tra il maggio 2011 e il gennaio il 2102». 

A che colpi si riferisce? 

«Ci furono 4 o 5 azioni di rating nei confronti dell’Italia, compresa una bocciatura preliminare quando era ancora ufficiosa la manovra correttiva di Giulio Tremonti (il ministro dell’Economia del governo Berlusconi, ndr). Fu un semestre assolutamente caldo per l’Italia». 

Qual è il reato ipotizzato? 

«La manipolazione di mercato nella misura in cui un immeritato declassamento rappresenta un’informazione falsa al mercato. Infatti tutte le volte in cui sono partiti quei colpi contro l’Italia, l’agenzia sapeva che non li meritavamo». 

E come fa a dirlo?  

«Lo dicono le intercettazioni telefoniche e le email intercorse tra gli analisti di S&P che abbiamo sequestrato. Il responsabile italiano aveva avvertito i colleghi che quello che stavano scrivendo dell’Italia non corrispondeva a verità e per questo li pregava di togliere il nostro dai Paesi destinatari del rating negativo. Se questo lo mettevano nero su bianco loro stessi, è chiaro che quel declassamento è un’informazione falsa ai mercati». 

Ha altri elementi per sostenere che non meritassimo quei giudizi negativi? 

«All’attuale ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan, allora autorevole capo economista dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), chiesi se fosse d’accordo con quella retrocessione. Rispose che non lo era assolutamente perché i dati economici fondamentali dell’Italia dicevano altro. Durante le indagini abbiamo raccolto un coro unanime di pareri simili. Tutti, dico tutti, da Monti a Tremonti a Draghi, hanno assicurato che l’Italia non doveva essere declassata». 

Perché il ministero dell’Economia non si è costituito parte civile nel vostro processo? 

«Se è per questo, neanche la Presidenza del consiglio lo ha fatto». 

Lei ha dichiarato in aula di essersi «sorpreso» per questo… 

«Confermo l’aggettivo, ma non aggiungo altri commenti per non beccarmi un’azione disciplinare. E la prego di non insistere perché ho famiglia anche io (ride). Comunque ce la farò da solo a sostenere l’accusa in giudizio, senza bisogno del ministero, anche se penso che la sua costituzione sarebbe stata nell’interesse della comunità». 

Perché si è «sorpreso»? 

«Perché la manipolazione di mercato offende e danneggia dal punto di vista economico un Paese. I nostri titoli divennero investimenti non più graditi».  

Per quale motivo il nostro governo sembra non voler chiedere un risarcimento per quelle bocciature immeritate? Forse perché sono "ingombranti" i nomi di coloro che stipularono quei contratti derivati? 

«Questo lo domandi al governo».  

Draghi lo avete sentito? 

«Lo abbiamo ascoltato in un procedimento parallelo. E verrà citato come testimone in questo processo».  

C’è stato un complotto nei confronti dell’Italia e del governo Berlusconi? 

«Ho le mie idee sul punto, ma non posso esprimerle. In aula ho raccontato al giudice che nelle intercettazioni tra gli operatori di S&P emergeva che già nel giugno 2011 c’era interesse per alcuni movimenti». 

Quali movimenti? 

«Per esempio in una telefonata un indagato diceva: “Aspetta che Berlusconi sta andando al Quirinale” (a rassegnare le dimissioni da premier ndr). Le intercettazioni, che sono note, mandano segnali ben precisi». 

Quegli analisti sembravano contenti per le dimissioni del Cavaliere? 

«C’è un regolamento europeo che stabilisce che quando un’agenzia di rating ha maturato un report o altri atti di questo tipo, non può tenerli nel cassetto, deve subito riferirli al mercato, questi signori invece indugiavano, pilotavano la tempistica e questo significa influire anche sulla politica. Un progetto che qualcuno può chiamare anche complotto».  

Queste scelte hanno sfavorito il governo Berlusconi? 

«Non hanno favorito l’Italia e ovviamente ha pagato in particolar modo chi stava in quel momento al governo». 

Lei si aspetta che l’attuale esecutivo si costituisca parte civile? 

«Posso solo dire che lo spero». 

Così l'Europa ci frega un'altra volta: ci rispedisce i profughi sbarcati qua

Immigrazione, la beffa: l'Europa ci rispedisce i profughi sbarcati in Italia

di Brunella Bolloli 



Entrano, vanno, poi ritornano. Ce li rimanda l’Europa. Sono circa 15mila i profughi che, ogni anno, vengono rispediti qui dagli altri Paesi dell’Ue. Italia terra di frontiera e di prima accoglienza e, solo per alcuni, luogo dove fermarsi, mentre per molti altri dovrebbe essere solo un approdo sicuro prima di stabilirsi altrove. Dovrebbe se non comandasse in Europa il Trattato di Dublino, che impone e vincola il primo Stato di accoglienza ad assumersi ogni responsabilità nei confronti dei richiedenti asilo. Siamo noi, in virtù della nostra posizione geografica, la salvezza per chi fugge da guerre e persecuzioni in patria: somali, libici, eritrei, siriani, afghani e tanti altri. E siamo sempre noi, quindi, a prenderci cura di chi viene rispedito indietro da Francia, Germania, Svizzera e nord Europa o da quei Paesi dell’Unione diversi da quello in cui sono entrati. In pratica, un’assenza di libertà. 

Il fenomeno dei «profughi di ritorno» è in costante crescita. Loro sono i dubliners, ossia i casi Dublino, come li chiamano le associazioni umanitarie: migranti soggetti ai regolamenti seguiti alla prima Convenzione di Dublino del ’90, poi rivista nel 2003. In base a questi accordi lo Stato europeo competente per la decisione su una domanda d’asilo è quello in cui il richiedente è sbarcato per primo. Una norma che penalizza l’Italia più che altri, visto che non ci vuole un genio a capire che è sul nostro suolo che tanti migranti mettono piede per primo. Qui, dopo i soccorsi, si procede con l’identificazione tramite fotosegnalazione e impronte digitali, si cominciano le pratiche per lo status di rifugiato richiedente asilo e qui si deve restare, dice la regola europea. Molti cercano di scansare questa operazione che li condanna a un legame con l’Italia: il loro obiettivo è raggiungere parenti o amici in Olanda, Svezia, Francia, Germania dove c’è più lavoro e si può pensare di ricominciare una vita. Puntano a lasciare Roma senza lasciare tracce, come dei fantasmi fuori controllo. Ma è il trattato di Dublino, o meglio la rete Eurodac che poi li ricaccia in Italia. Eurodac è la banca dati delle impronte digitali: se è in Italia che si è stati «schedati» allora torneranno qui tutti coloro che il principio del non-refoulement (non respingimento) stabilito dalla Convenzione di Ginevra del 1951 tutela. In base a questo criterio, chiunque sia fuori dal proprio Paese per timore di essere perseguitati per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un gruppo sociale o per le sue idee politiche, ha diritto a essere protetto e non respinto. Non può essere certo ricondotto in patria, per cui viene accompagnato nel primo Paese d’accoglienza. E dove se non in Italia com’è avvenuto per i profughi rimandati con il Dublin transfer? La richiesta di «riammissione passiva», nei primi 11 mesi del 2014, è stata stimata per 15.760. Di questi, ha scritto Avvenire, ne sono stati accolti 13.300. La Francia è stata la più “generosa”: ci ha rimandato 8mila migranti, l’Austria 4.800, la Svizzera ce ne ha rispediti 1.282. Dalla Germania della Merkel, invece, solo 6 richieste: sorprendente se pensiamo che a giugno il premier Matteo Renzi era tornato da Bruxelles sconfitto in tema di immigrazione. Renzi era andato convinto di spuntarla con il documento del «mutuo riconoscimento» delle decisioni sul diritto d’asilo (cioè lo status di rifugiato spendibile in tutta l’Ue e non solo in Italia), invece la Cancelliera lo aveva gelato. E con lei i governi del nord. Morale: Italia obbligata dall’Ue a tenersi i profughi. Grane in più per il ministro dell’Interno, Angelino Alfano e per i coordinamenti territoriali delle varie prefetture chiamati a gestire i centri per i «dublinanti».

Un sistema, quello del trattato di Dublino, definito «inefficace e inumano» perfino dal Cir, Consiglio italiano per i Rifugiati. «È evidente che l’attuale sistema europeo d’asilo non funziona», ha dichiarato il direttore Christopher Hein. «Un rifugiato riconosciuto dall’Italia deve esserlo anche per la Germania: deve avere diritto come ogni cittadino europeo di muoversi liberamente». Lo status di rifugiato dovrebbe cioè essere valido in tutta l’Unione senza legare le persone che hanno bisogno di protezione a un singolo Paese, l’Italia il più delle volte. Basta guardare le tabelle Eurostat sui trasferimenti con il sistema Dublino nel 2013: noi abbiamo «esportato» 5 profughi, l’Ue ce ne ha rimandati 3.460. Zero alla Norvegia, zero alla Svezia, 834 in Francia, 751 in Svizzera. E nel 2014 le presenze si sono moltiplicate. 

martedì 3 marzo 2015

Manuale di Renzi per i giornalisti: ecco come devono usare la lingua

Matteo Renzi ruba il mestiere a Laura Boldrini: vuole la lingua politicamente corretta

di Marco Gorra 



Ogni generazione si ritrova con la neolingua di imposizione governativa che si merita. Ai nostri nonni era toccata quella autarchico-mussoliniana, in forza della quale il blues di St. Louis andava chiamato «tristezza di San Luigi» e per ordinare un cocktail si doveva chiedere al titolare della mescita (guai infatti anche solo a pronunciare la parola bar) di preparare una «bevanda arlecchina». A noialtri contemporanei rischia di andare persino peggio: con l’italianizzazione passata (fin troppo) di moda e la classifica delle tendenze del momento indiscutibilmente comandata dal politicamente corretto, il governo ha deciso di imprimere al vocabolario di noi tutti una decisa sterzata socialmente responsabile.

A dare l’annuncio è il dipartimento per le Pari opportunità di Palazzo Chigi. Dove con palpabile soddisfazione si rende nota «l’approvazione da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri del decreto che costituisce un gruppo di esperti che abbia il compito di sensibilizzare la società sull’uso corretto della lingua italiana in un’ottica rispettosa di entrambi i generi». Il compito di coordinare il pool di esperti (che almeno eserciteranno a titolo gratuito), toccherà alla consigliera del premier per le pari opportunit, onorevole Giovanna Martelli. La quale non sta più nella pelle dalla felicità: «Educare e sensibilizzare a una comunicazione e informazione rispettosa e priva di stereotipi e visioni degradanti del femminile», sostiene, «fa parte della rivoluzione culturale che è necessaria per la lotta alla violenza sulle donne». Per fortuna, la rivoluzione culturale è in buone mani: «Il gruppo», spiega la parlamentare, «sarà composto da esperte ed esperti del linguaggio di genere, del mondo del lavoro, di modelli educativi e di sociologi» e produrrà «delle linee guida per promuovere il linguaggio di genere presso la pubblica amministrazione e nel settore dei media».

Permanendo il mistero su come si faccia a diventare «esperte ed esperti del linguaggio di genere» (basta un buon vocabolario? Esistono dei corsi? Bisogna sapere anche il neutro?), e preso atto di come Matteo Renzi sia riuscito nel capolavoro di superare a sinistra Laura Boldrini e similari sacerdoti della gender equality (gente per cui il tabù linguistico è tutto ma che alla commissione di esperti ancora non erano arrivati), resta da capire come funzioneranno le linee guida di cui sopra. Finché si tratta di pubblica amministrazione, il problema ancora non si pone: la PA è affare statale, e se lo Stato decide che in nome della lotta dura alla discriminazione da oggi in poi bisognerà obbligatoriamente dire ingegneressa e direttora, è un problema suo. Più scivoloso il discorso sui media, che affare statale non sono e a cui non si capisce quale titolo avrebbe il governo per imporre il birignao politicamente corretto. A meno che, insieme all’italianizzazione, non sia passata di moda anche l’idea che i mezzi di informazione abbiano il diritto di decidere liberamente come chiamare le cose. Roba da mettere tanta di quella tristezza che a San Luigi se la sognano.

In pensione prima con meno soldi Ecco come sarà il tuo assegno

Pensioni, si andrà prima ma con assegni più leggeri





II presidente dell'Inps Tito Boeri, economista dell'Università Bocconi, in un'intervista al Corriere della Sera spiega come saranno le pensioni del futuro. Ma prima spiega quali saranno i suoi guadagni come presidente dell'Istituto di previdenza. "Prenderò 103 mila euro lordi l' anno, uno stipendio elevato, ma pur sempre meno di quanto prende un dirigente di seconda fascia all' Inps e molto meno di quanto guadagnavo prima. Ad eccezione del Festival dell' Economia di Trento, per il quale quest' anno sono ancora il direttore scientifico, ho sospeso tutti i miei lavori precedenti per questo incarico che mi ha già cambiato la vita". Il neopresidente racconta poiu come cambierà l'ente. Un cambiamento che si può sintetizzare in poche parole: età pensionabile più flessibile, una maggiore consapevolezza da parte dei lavoratori di quella che è la loro situazione contributiva per poter pianificare il loro futuro. Boeri che annuncia che "ai lavoratori senza connessione internet manderanno una lettera con la stima della pensione, per gli altri ci sarà invece un "pin" con cui accedere attraverso il sito Inps al proprio conto e simulare la pensione futura, secondo diversi scenari di carriera e di crescita dell' economia".

Più flessibilità - Boeri annuncia che nel 2015 "daremo questa possibilità a tutti i lavoratori dipendenti privati. Per quelli pubblici ci vuole più tempo perché è più difficile ricostruire i versamenti. Nel 2016 dovrebbe essere possibile anche per i parasubordinati. Boeri si sofferma poi sulla flessibilità dell'età pensionabile sui cui c'è ampio consenso nel governo e sugli esodati: " Finora il tema degli esodati è stato affrontato con sei decreti di salvaguardia  che spesso però aiutano anche chi ha redditi elevati mentre ci sono tante altre situazioni non protette. Bisognerebbe insomma spendere meglio le risorse pubbliche, prevedendo per esempio un reddito minimo per contrastare le situazioni di povertà, finanziato dalla fiscalità generale. Poi, dal lato della previdenza, è chiaro che, usando il calcolo contributivo, si potrebbero introdurre forme di flessibilità".

Uscire prima dal lavoro ma con pensioni più leggere. E' questa l'idea anche se precisa Boeri "prima bisogna convincere la Commissione europea, perché purtroppo i conti pubblici vengono considerati nella loro dimensione annuale anziché sul medio-lungo periodo. Per l' Ue se si consentono i pensionamenti anticipati risalta solo l' aumento immediato della spesa ma non il fatto che poi si risparmierà perché l' importo della pensione sarà più basso. Bisogna battersi in Europa per arrivare a una valutazione intertemporale del bilancio" E ancora: " Faremo anche qui un' operazione trasparenza: uno studio per categorie mettendo a confronto l' importo delle pensioni in pagamento con quello che si ottiene dal ricalcolo col metodo contributivo. Sulla base di questi dati potremo formulare proposte d' intervento.

Italiani in fuga verso i nuovi paradisi fiscali Ecco dove va chi vuole "nascondere" il suo tesoretto

Italiani in fuga verso i paradisi fiscali, ecco dove vanno





Dopo la Svizzera e il Liechtenstein con cui sono stati siglati gli accordi sul segreto bancario e Montecarlo, Lussemburgo e Singapore, le altre piazze offshore che hanno già firmato o stanno per firmare intese simili, restano ormai ben pochi paradisi fiscali: Dubai, Panama e qualche Paese caraibico. Così gli italiani che vogliono "salvare" il proprio tesoretto cosa fanno? Cambiano residenza. Riporta ItaliaOggi che il 2014 è stato un anno record per i cambi di residenza verso l'estero: al 31 dicembre scorso i cittadini iscritti all'Aire hanno superato quota 2,4 milioni. E a eccezione della Germania è la Svizzera la meta preferita (352 mila residenti). In crescita i residenti in: Emirati Arabi (+29%), Panama (+23%) e Singapore (+16%).

E non solo perché questi Paesi offrono nuove opportunità di lavoro e di affari. Per molti italiani che hanno capitali irregolari prendere la residenza all'estero è l'unico modo per evitare una indagine fiscale. Ma attenzione, perché in realtà questo escamotage non durerà ancora molto. Un paio d'anni al massimo e praticamente tutti i Paesi si adegueranno al nuovo scambio di informazioni quindi non resterà che rivolgersi a un nuovo paradiso fiscale, sempre più esotico e sempre meno affidabile dal punto di vista politico e finanziario. Non solo. Proprio il cambio di residenza all'estero potrebbe rappresentare per l'Agenzia delle entrate un motivo di ispezione del contribuente, senza dover attendere lo scambio di informazioni. 

lunedì 2 marzo 2015

Carte di credito, occhio ai costi Dal canone alla benzina: le dritte

Carte di credito, occhio a quale scegliere: dal canone al costo sulla benzina, tutte le dritte





L'Italia non è un paese per carte di credito, anche se in alcuni casi il pagamento virtuale converrebbe eccome. Eppure, per mentalità e abitudine, si continua a preferire l'uso del contante (8 pagamenti su 10, 82%, mentre in Europa la media si abbassa al 64%). Il governo ha da tempo in cantiere una riforma penalizzante per chi si "ostina" a pagare con banconote e monete (anche perché il costo di gestione del contante per lo Stato ammonta a 8 miliardi di euro l'anno), e per questo motivo occorrerà saper scegliere con cura la migliore proposta tra le carte di credito presenti sul mercato.

Canone e carte a rate - Dall'indagine dell'Università Bocconi per il Corriere Economia, emerge come l'ingresso della grande distribuzione accanto a fornitori classici (banche, poste e finanziarie) abbia cambiato sensibilmente il panorama dell'offerta. Esselunga e Carrefour, per esempio, fanno leva sull'abolizione del canone annuo e non è cosa da poco. Sia la FidatyPlus del gruppo Caprotti sia la CartapassMc della catena francese prevedono solo una commissione per il prelievo di contante al 3% e azzerano il canone, che nelle altre rivali si aggira sui 40-50 euro annui (con punte fino a 80 euro). Il vantaggio, tra l'altro, è che le due carte portano con sé vantaggi sull'acquisto nelle due catene, con offerte riservate e sconti. Occhio però, avverte, lo studio, perché le carte sono anche revolving e il rimborso a rate è decisamente meno conveniente, con interessi passivi che fanno salire i costi (Taeg al 21,67% per Carrefour, al 15,3% per Esselunga). 

Le spese sulla benzina - Ma non c'è solo il canone da considerare. Occorre fare attenzione anche alla voce su costi di prelievo del contante, commissioni per i pagamenti in valuta e, soprattutto, spese sul pieno di benzina. Quest'ultima opzione non è presente su tutte le carte, ma quando c'è può fare la differenza. Per il momento, la fanno pagare in quattro operatori: Santander (1,50 euro), Credem (50 centesimi per il pieno oltre i 100 euro), Db Prestitempo e Poste Italiane (77 centesimi oltre i 100 euro).

Salvini boom anche nei sondaggi Record da Mentana: i numeri E la Lega dà l'ultimatum a Tosi

Sondaggio Emg per il TgLa7 di Mentana, Lega Nord e Matteo Salvini fanno il pieno. Frena Renzi, cala Berlusconi





Piazza piena e sondaggio bomba: Matteo Salvini e la Lega Nord possono sorridere perché dopo il bel risultato di sabato a Roma registrano una nuova impennata nella tradizionale rilevazione del TgLa7 di Enrico Mentana: secondo i dati di Emg, il Carroccio sale ancora e stacca nettamente Forza Italia, confermandosi primo partito del possibile centrodestra. Male invece il Pd e Renzi, in leggero calo. 

Tutti i numeri - Mentre la Lega sta discutendo sul caso Veneto, con un ultimatum imposto al sindaco di Verona Flavio Tosi, il "ribelle" (che però ha appoggiato la candidatura di Luca Zaia come governatore), Salvini continua ad attrarre elettori e ora il Carroccio è a 15,9% (+0,8). Terzo partito, dietro al Pd (37,1%, -0,1) e Movimento 5 Stelle (19,6%, -0,5). Male, come detto Forza Italia, che perde lo 0,4 attestandosi al 12% netto. Dietro, Sel al 4,1% (+0,1), Fratelli d'Italia-An reduci dal trionfo di piazza leghista (3,8%, +0,3) e Ncd-Udc (3%, +0,1). Come coalizioni, il centrosinistra cala dello 0,1 al 42,5%, mentre risale un eventuale centrodestra a trazione Carroccio (35,1%, +0,8). Tra i leader, poche novità: Renzi perde l'1% (ora è al 32% di fiducia), Salvini resta al 22%, Silvio Berlusconi e Beppe Grillo perdono rispettivamente 2 (al 14%) e un punto percentuale (al 13%).

domenica 1 marzo 2015

Giorgia Meloni in love, scoppia la passione. Lui è un bellone che lavora a Mediaset... Scopri chi è

Giorgia Meloni si fidanza, lui è un autore di Mattino 5





Della sua privata si sa ben poco, compresi gli amori. Ma pare che ora Giorgia Meloni sia fidanzata con un bellissimo della tv. Riporta Dagospia che la leader di Fratelli d'Italia si sarebbe fidanzata con Andrea Giambruno, autore di Mattino 5.

Giambruno e il conduttore Federico Novella pare siano i due nuovi sex symbol di Cologno Monzese e che tutte le donne che lavorano alla trasmissione ne siano innamorate. Novella però è felicemente sposato da qualche anno e Giambruno ora sarebbe innamoratissimo della Meloni. Pare. 

Michelle Hunziker turbata, quel segreto in famiglia. Il fratello dimenticato le scrive su un giornale: "Scusa, perché non..."

Michelle Hunziker, la lettera del fratello Andrea: "Perché mi eviti da 4 anni?"






Con la madre non si era parlata per moltissimo tempo e ora pare che Michelle Hunziker da qualche anno abbia tagliato i ponti con il fratello Andrea, 51 anni. L'uomo, che è figlio dello stesso padre di Michelle, Rodolfo Hunziker, pittore svizzero, ha scritto una lettera a Di Più e lanciato un appello alla sorella. "Perché da quattro anni continui a evitarmi?". 

La malattia - Andrea ha problemi di salute (è anche sordo) e problemi economici. Racconta che Michelle ormai lo ignora, non risponde ai suoi sms, alle telefonate e alle lettere. Una volta ha persino cercato la sorella al ristorante Trussardi ma invano. "Cara Michelle, se ti scrivo, è innanzi tutto per chiederti per quale motivo, in questo lungo periodo non ci siamo sentiti. Ti ho cercato al telefono e pure di persona, purtroppo senza mai riuscire a trovarti o incontrarti; da te avrei voluto una parola o un abbraccio".

Le nipoti - Continua Andrea: "L'anno scorso, ad aprile, sono stato male. Stavo morendo (…) Mi hanno trovato un tumore al cervello (…) Sarei felice se venissi a trovarmi (…) Vorrei conoscere le mie nipotine... e la bambina che verrà adesso, quella che porti in grembo. In fondo sono zio Andrea. Chiamami, Michelle. Insomma io sono qui. Se ti ho scritto è solo perché non sono riuscito a contattarti in altro modo. Sorella mia, sono malato (…) Fatti sentire".

Draghi, stratagemma (geniale) sul debito Pil? Ecco perché Renzi deve preoccuparsi

Spread e debito di Stato, perché la mossa di Mario Draghi è un default "buono"





Matteo Renzi come da costume si è auto-assegnato il merito dei dati positivi su spread (sotto i 100 punti, non accadeva dal 2010) e Pil (in crescita dello 0,1% nelle previsioni Istat per il primo trimestre 2014) e qualcuno ha già euforicamente annunciato la "fine della recessione". Tecnicamente, forse, può essere. Nella pratica, invece, le cose sono un po' diverse. Innanzitutto, il merito vero di quanto sta accadendo su debito pubblico ed Eurozona è ovviamente di Mario Draghi e della Bce, con il programma di acquisti di titoli di Stato emessi dai governi europei per 800 miliardi di euro. In seconda battuta, l'Italia può sì gioire per lo spread ai minimi (è un problema per ora eliminato, spenderemo meno per indebitarci) ma deve guardare con preoccupazione al fatto che anche con una congiuntura quasi irripetibile (spread giù, tassi a zero, prezzo del petrolio a picco) la crescita sia impercettibile. Segno che le debolezze strutturali del Paese, con le riforme a metà, la pressione fiscale insostenibile e la competitività deficitaria, sono ancora tutte lì da risolvere e pesano tanto, troppo.

Quasi come un default - Quei problemi dovranno essere risolti dal governo Renzi e dai suoi successori. Quelli e solo quelli, perché Draghi ha invece risolto (almeno fino al 2016, ma forse oltre) quelli del debito sovrano. Come sottolinea Federico Fubini su Repubblica, infatti, la mossa dello scorso gennaio del numero uno Bce potrebbe avere effetti molto simili a quella ristrutturazione del debito totale richiesta a gran voce da Varoufakis, Grillo e compagnia anti-rigore. La Banca centrale europea comprerà obbligazioni a scadenze lunghissime (i matusalemme bond) che i debitori rimborseranno tra trent'anni. Così facendo, alleggerirà la pressione e il costo del debito dei singoli paesi in  modo meno traumatico di quello di un default vero e proprio, e soprattutto senza espropriare i creditori (Stati esteri o privati che siano). 

I leghisti in piazza: "Renzi, Renzi vaffa..." Parte il coro anti-premier, la Rai censura Salvini

I leghisti a Roma: "Renzi, Renzi, vaffa..."





Ore 16 e 40 di sabato 28 febbraio. Matteo Salvini sale sul palco in piazza del Popolo a Roma per l'atteso comizio del "No-Renzi day", la grande manifestazione leghista contro il governo. La piazza è colma e il leader leghista parte sicuro, nonostante un fastidioso effetto-eco dovuto agli altoparlanti sparsi in giro. Il discorso va in diretta su SkyTg24, Tgcom24 e RaiNews24. Pronuncia un paio di volte la parola "Renzi" e la piazza risponde pronta "Vaffanculo". Al terzo "Renzi"-"vaffa" si ferma e avverte i suoi: "Ma perchè ogni volta che pronuncio la parola renzi dite vaffanculo. Quello poi ci resta male, si offende e ci piazza una tassa sul vaffanculo al tre per cento". La piazza non si tiene più e scatta un corale "renzi, renzi, vaffanculo" che suona altissimo. Per mamma Rai è troppo. La conduttrice di studio stacca immediatamente il collegamento con un "torniamo in studio" e lancia un altro servizio come se nulla fosse. Vietato sfanculare il manovratore sulla tv pubblica. Passa qualche minuto e, forse preso atto che i "vaffa" erano, almeno per il momento terminati, mamma Rai torna in collegamento da piazza del Popolo. Ma guarda che caso...

sabato 28 febbraio 2015

Anche la moglie inguaia Bossetti: "Tu quella sera eri lì, dimmi perché..."

Yara, la moglie di Bossetti non gli crede più: "Tu eri lì, dimmi di quella sera"





Ha sempre cercato di difenderlo, di credere nella sua innocenza ma ora Marita Comi è assalita dai dubbi e dai sospetti e nelle ultime settimane si è scagliata contro Massimo Bossetti incalzandolo sull'omicidio di Yara Gambirasio. "Tu eri lì. Non puoi girare lì tre quarti d' ora, a meno che non aspettavi qualcuno", gli ha gridato durante il colloquio in carcere, riportato dal Corriere della Sera, quando si è scoperto che il muratore era stato con il furgone nelle strade intorno alla palestra l'ora precedente la scomparsa della ragazzina. Alle 19,51, un'ora dopo la scomparsa di Yara, del 26 novembre 2010, Bossetti ripassa davanti al Centro sportivo e questo fatto smentisce la versione iniziale fornita dall'accusato secondo cui aveva fatto quella strada per tornare a casa dopo il lavoro, che generalmente terminava non più tardi delle 18. Di più. Il giorno del ritrovamento del corpo di Yara Bossetti va al campo di Chignolo d'Isola e chiede alla madre di raggiungerlo. 

Ecco i verbali dell'interrogatorio e le intercettazioni eseguite dopo l'arresto di Bossetti avvenuto il 16 giugno scorso.

I sospetti - Il 4 dicembre scorso Marita Comi va in carcere a trovare il marito. C'è una cimice che registra il colloquio. La Comi lo incalza: "Che cosa hai fatto? Quella sera lì, ti ricordi cos'hai fatto?". Lui risponde: "Secondo te mi ricordo?". E ancora: "Sono sicuro che il telefono era scarico... Ho cercato di accenderlo quando ho visto Massi che girava intorno all'edicola". La moglie: "Ti ricordi che eri li! Vedi? Come fai a ricordarti che è quel giorno lì che hai salutato Massi? Vuol dire che ti ricordi quel giorno lì di novembre". Allora lei si infuria, gli contesta di aver visto qualcuno: "Non mi hai mai detto che cosa hai fatto quella sera! Quel giorno, quella sera. Io non mi ricordo a che ora sei venuto a casa, non mi ricordo".

I buchi nell'alibi - Bossetti ha sempre sostenuto di essere stato al cantiere, ma al di là del suo dna ritrovato sui leggings e sugli slip di Yara che lui dice di non sapersi "spiegare come sia finito lì visto che io Yara non l'ho mai incontrata", tre elementi dimostrano che lui era ben lontano dal cantiere. Il primo è una fattura datata 26 novembre per l'acquisto "con il suo autocarro di materiale edile e un giubbotto presso una ditta a Villa D' Adda". Il secondo è la ricevuta mancante del pranzo "presso il ristorante Ca-Sabi attiguo al cantiere di Palazzago, dove Bossetti risulta aver pranzato dalle 12 alle 13 tutti gli altri giorni lavorativi di novembre". Infine il traffico telefonico con il cellulare agganciato "alle 17,45 dalla cella telefonica di Mapello", quindi in una zona completamente diversa.

La ricostruzione - Bossetti non è ancora riuscito a spiegare che cosa abbia fatto nei 45 minuti precedenti alla scomparsa di Yara mentre girava con il suo furgone nelle strade attorno alla palestra. Inoltre il padre (quello non biologico, Massimo è figlio illegittimo di Giuseppe Guerinoni) Giovanni Bossetti ha raccontato agli inquirenti: "Ritengo giusto informarvi che i giorni del rinvenimento della bambina, mio figlio Massimo, mentre passava da Chignolo d'Isola, ha avvisato mia moglie di quanto stava accadendo chiedendole se volesse raggiungerlo, ma lei ha declinato". Per gli inquirenti è un elemento "gravemente indiziario" tenendo anche conto in una conversazione in carcere lo stesso Bossetti dice alla moglie: "Il 26 novembre pioveva o nevicava, il campo era coperto di fango", dando quindi l'idea di esserci stato.

Bugiardo - Amici e conoscenti dipingono Bossetti come "un uomo buono ma bugiardo e a volte ipocrita". I colleghi lo chiamavano "il Favola" proprio "per le frottole che ci raccontava". Il fratello Fabio, poi, poche ore dopo l'arresto, sembra non credere alla sua innocenza: "Perché non ha risposto alle domande del magistrato? Perché si è avvalso? Io se sono innocente dico quello che penso, punto e basta", commenta con i parenti nella sala d'attesa dei carabinieri.

"Volete condannarci come Gesù Cristo" Omicidio Sarah Scazzi, Cosima si sfoga

Omicidio Sarah Scazzi, Cosima Serrano: "Volete condannarci come Gesù Cristo"





Cosima Serrano ha rilasciato delle dichiarazioni spontanee al processo d'Appello di Taranto, in cui ho ricordato: "Quel giorno sono andata a lavorare la mattina, sono tornata non prima delle 13.30 e a casa non c'era nessuno". E poi si corregge: "Michele era a casa, ma non sapevo dove esattamente". Riguardo alla scomparsa della nipote dice: "Meno di 24 ore dopo la scomparsa di Sarah ho pensato: o l'hanno presa per farle violenza o qualcuno di San Pancrazio Salentino vuole vendicarsi per il padre". Cosima è stata condannata, insieme alla figlia Sabrina Misseri, all'ergastolo, con l'accusa di avere ucciso Sarah Scazzi. "Concetta sa che non c'entriamo nulla" - "Capisco mia sorella (Concetta Serrano), forse al suo posto avrei detto di peggio, ma in cuor suo sa che non c'entriamo nulla" dice Cosima parlando della sorella, e la crede sicura della sua innocenza.

L'invidia e la cotta di Sabrina - "Si è parlato tanto di invidia, gelosia - aggiunge - ma non ho mai sentito che tipo di gelosia, invidia, di quale rancore? Ci siamo sempre aiutati l'un l'altro tra genitori e sorelle, quando Concetta ha avuto bisogno di me sono stata sempre presente, sempre a disposizione, non me lo facevo ripetere due volte", si difende ancora dalle accusa. E ancora: "Tutti sapevano che a mia figlia piaceva quel ragazzo (Ivano Russo, ndr). Si appartavano? Meglio così. Ivano non era sposato, cosa c'e' di male? Non mi importa della vergogna che dice la gente. Mia figlia e' una persona con la testa sulle spalle". 

Le smentite - Riguardo al racconto del fioraio, che afferma di aver visto quel giorno Sarah in strada dice: "Il fioraio racconta un sogno, è assurdo che Sarah si trovasse lì in strada e Anna Pisanò ha amplificato un sogno. Quel giorno Sarah non l'ho vista proprio, l'ho vista la sera prima". E continua: "Anche la ragazzina, Alessandra Spagnoletti, ha raccontato le cose come una poesia, era impossibile che potessi essere vestita come dice lei".

Come Gesù - "Se vogliono condannarci come Gesù..." - "Sono passati 2015 anni e Gesù Cristo venne condannato dal popolo. Se allora tutti vogliono che siamo condannate... Oggi tutti i giorni vengono condannati degli innocenti". Così conclude Cosima le sue parole spontanee, aggiungendo:  "Noi abbiamo fatto sempre del bene".