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sabato 28 febbraio 2015

Anche la moglie inguaia Bossetti: "Tu quella sera eri lì, dimmi perché..."

Yara, la moglie di Bossetti non gli crede più: "Tu eri lì, dimmi di quella sera"





Ha sempre cercato di difenderlo, di credere nella sua innocenza ma ora Marita Comi è assalita dai dubbi e dai sospetti e nelle ultime settimane si è scagliata contro Massimo Bossetti incalzandolo sull'omicidio di Yara Gambirasio. "Tu eri lì. Non puoi girare lì tre quarti d' ora, a meno che non aspettavi qualcuno", gli ha gridato durante il colloquio in carcere, riportato dal Corriere della Sera, quando si è scoperto che il muratore era stato con il furgone nelle strade intorno alla palestra l'ora precedente la scomparsa della ragazzina. Alle 19,51, un'ora dopo la scomparsa di Yara, del 26 novembre 2010, Bossetti ripassa davanti al Centro sportivo e questo fatto smentisce la versione iniziale fornita dall'accusato secondo cui aveva fatto quella strada per tornare a casa dopo il lavoro, che generalmente terminava non più tardi delle 18. Di più. Il giorno del ritrovamento del corpo di Yara Bossetti va al campo di Chignolo d'Isola e chiede alla madre di raggiungerlo. 

Ecco i verbali dell'interrogatorio e le intercettazioni eseguite dopo l'arresto di Bossetti avvenuto il 16 giugno scorso.

I sospetti - Il 4 dicembre scorso Marita Comi va in carcere a trovare il marito. C'è una cimice che registra il colloquio. La Comi lo incalza: "Che cosa hai fatto? Quella sera lì, ti ricordi cos'hai fatto?". Lui risponde: "Secondo te mi ricordo?". E ancora: "Sono sicuro che il telefono era scarico... Ho cercato di accenderlo quando ho visto Massi che girava intorno all'edicola". La moglie: "Ti ricordi che eri li! Vedi? Come fai a ricordarti che è quel giorno lì che hai salutato Massi? Vuol dire che ti ricordi quel giorno lì di novembre". Allora lei si infuria, gli contesta di aver visto qualcuno: "Non mi hai mai detto che cosa hai fatto quella sera! Quel giorno, quella sera. Io non mi ricordo a che ora sei venuto a casa, non mi ricordo".

I buchi nell'alibi - Bossetti ha sempre sostenuto di essere stato al cantiere, ma al di là del suo dna ritrovato sui leggings e sugli slip di Yara che lui dice di non sapersi "spiegare come sia finito lì visto che io Yara non l'ho mai incontrata", tre elementi dimostrano che lui era ben lontano dal cantiere. Il primo è una fattura datata 26 novembre per l'acquisto "con il suo autocarro di materiale edile e un giubbotto presso una ditta a Villa D' Adda". Il secondo è la ricevuta mancante del pranzo "presso il ristorante Ca-Sabi attiguo al cantiere di Palazzago, dove Bossetti risulta aver pranzato dalle 12 alle 13 tutti gli altri giorni lavorativi di novembre". Infine il traffico telefonico con il cellulare agganciato "alle 17,45 dalla cella telefonica di Mapello", quindi in una zona completamente diversa.

La ricostruzione - Bossetti non è ancora riuscito a spiegare che cosa abbia fatto nei 45 minuti precedenti alla scomparsa di Yara mentre girava con il suo furgone nelle strade attorno alla palestra. Inoltre il padre (quello non biologico, Massimo è figlio illegittimo di Giuseppe Guerinoni) Giovanni Bossetti ha raccontato agli inquirenti: "Ritengo giusto informarvi che i giorni del rinvenimento della bambina, mio figlio Massimo, mentre passava da Chignolo d'Isola, ha avvisato mia moglie di quanto stava accadendo chiedendole se volesse raggiungerlo, ma lei ha declinato". Per gli inquirenti è un elemento "gravemente indiziario" tenendo anche conto in una conversazione in carcere lo stesso Bossetti dice alla moglie: "Il 26 novembre pioveva o nevicava, il campo era coperto di fango", dando quindi l'idea di esserci stato.

Bugiardo - Amici e conoscenti dipingono Bossetti come "un uomo buono ma bugiardo e a volte ipocrita". I colleghi lo chiamavano "il Favola" proprio "per le frottole che ci raccontava". Il fratello Fabio, poi, poche ore dopo l'arresto, sembra non credere alla sua innocenza: "Perché non ha risposto alle domande del magistrato? Perché si è avvalso? Io se sono innocente dico quello che penso, punto e basta", commenta con i parenti nella sala d'attesa dei carabinieri.

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