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sabato 21 febbraio 2015

L'olgettina Marysthell Polanco scrive alla Bocassini Sarà un altro trappolone per fregare il Cavaliere?

Processo Ruby, il sospetto trappolone alle olgettine dei giudici: informazioni in cambio di sconti di pena





C'è un sospetto che sta crescendo da giorni tra gli osservatori dei processi a Silvio Berlusconi, alle prese con una nuova offensiva giudiziaria vista l'accelerazione dei processi Ruby 1, Ruby ter, il Tarantini a Bari e quello con De Gregorio a Napoli. In particolare per la Procura di Milano, il soccorso potrebbe arrivare da una delle "olgettine", così come riportato alcuni giorni fa da un articolo su Diva e Donna. Secondo corriere.it da Marysthell Polanco sarebbe partita una lettera, partita dall'indirizzo di casa di un'altra olgettina Aris Espinosa, indirizzata a Ilda Bocassini. Il magistrato, accusa nei processi "Ruby" e "Ruby bis", ha girato la lettera ai pm che si occupano del "Ruby ter", Pietro Forno, Luca Gaglio e Tiziana Siciliano. 

Pressione - Sul settimanale si racconta che: "C'è chi ha preso carta e penna per scrivere a Ilda Bocassini, magistrato simbolo del caso Ruby, per chiedere di essere ascoltata". Un bel trappolone ancora tutto da decifrare che apre due ipotetici scenari. La stretta degli inquirenti sulle ragazze che frequentavano Arcore si è fatta sempre più pressante. Nei giorni scorsi la polizia giudiziaria ha spulciato casa per casa mettendo sotto sequestro denaro e gioielli, ipotetici regali del Cavaliere alle sue ospiti. Clamoroso è il caso di Francesca Cipriani che ha raccontato alla Zanzara la perquisizione in casa e il sequestro di 45 mila euro dal conto in banca, in realtà rivelatisi i risparmi di una vita dei suoi genitori.

Ricatto - La voce sul possibile contatto aperto tra qualcuna delle indagate e la Bocassini potrebbe essere un tentativo di qualche ragazza per spillare altri quattrini a Berlusconi. Il Cavaliere non ha mai fatto segreto di aver riconosciuto 2500 euro al mese alle ragazze ospiti di casa sua, un aiuto a chi per l'improvvisa notorietà negativa dovuta agli scandali aveva perso lavoro e visto allontanarsi gli affetti. PEr i giudici quelle "paghette", proseguite dopo l'inizio del processo, dimostrano che Berlusconi voleva addomesticare la loro testimonianza. Uno scenario poco verosimile e che certamente i legali del Cavaliere non si sognerebbero mai di approvare.

La prova - L'ipotesi più probabile, invece, è che la Procura abbia spolverato vecchi metodi già visti durante Mani Pulite per scucire facili confessioni in cambio di sconti di pena. Come scrive l'Huffingtonpost, ai magistrati manca "il nesso tra pagamento e falsa testimonianza - perché - non basta la traccia dei soldi". Se una o più ragazze arrivasse al punto di confermare le accuse sulle quali da tempo i pm insistono, per l'accusa sarebbe "La prova". Le perquisizioni sono servite per sequestrare anche computer e smartphone e la speranza dei pm è di trovare foto e video. Non ci sarebbe da sorprendersi se presto questi file sbucassero su siti e quotidiani fiancheggiatori, così da aumentare la pressione su chi, soprattutto dopo una perquisizione in casa, esasperata potrebbe assecondare le accuse, nella speranza di liberarsi dalla pressione delle indagini. 

La tremenda vendetta di Veronica: fa pignorare la casa di Berlusconi

Veronica Lario fa pignorare la villa al lago Maggiore di Silvio Berlusconi

di Franco Bechis 



Il 2 febbraio scorso Miriam Bartolini, più nota come Veronica Lario, ha mandato il pubblico ufficiale a iscrivere ipoteca giudiziale sulla villa che Silvio Berlusconi ha sul lago Maggiore, a Lesa, provincia di Novara, a due passi dalla casa sul lago di Mario Monti. L’ipoteca è stata iscritta per un controvalore di 20 milioni di euro ed è basata su una decisione della Corte di appello di Milano del 18 gennaio del 2014. È l’ultima tappa di carta bollata all’interno del divorzio più noto di Italia, e indica come certamente le possibilità di composizione extragiudiziale fra i due coniugi sia ormai ridotta al lumicino.

Quel divorzio è pieno di colpi di scena, e ha ormai tutte le caratteristiche di una guerra dei Roses fra i genitori di Barbara, Eleonora e Luigi Berlusconi. D’altra parte tutte le cause intentate l’uno contro l’altra sono ancora aperte. Il filone più noto è quello della contesa sull’assegno di mantenimento di Veronica, che in un primo tempo era stato fissato in 3 milioni di euro al mese, e cioè 36 milioni di euro l’anno. Con una serie di corsi e controricorsi che hanno visti protagonisti sia la Corte di Appello di Milano che il tribunale di Monza dove sono state incardinate prima la separazione e poi la causa di divorzio, l’estate scorsa Berlusconi ha ottenuto il dimezzamento dell’assegno, portato a 1 milione e 400 mila euro al mese, che fanno comunque 16 milioni e 800 mila euro l’anno (la tredicesima non viene erogata in questi casi).

Veronica ha dovuto restituire all’ex marito anche i soldi presi in più fino a quel momento. Secondo il giudice che ha deciso per ultimo durante il lungo matrimonio il marito aveva intestato alla moglie alcune società e immobili che le hanno consentito di fare l’imprenditrice come prima non accadeva. Veronica può quindi mantenere lo stile di vita cui era abituata da legittima consorte dell’imprenditore milionario, in parte attingendo ai proventi della propria attività imprenditoriale, in parte compensando con quel milione e 400 mila euro al mese che consentono una buona capacità di spesa.

Ma c’è anche un’altra causa, ben più sostanziosa, che divide Veronica e Silvio, e probabilmente l’ipoteca giudiziale messa sulla villa di Lesa è legata a questo filone giudiziario: si tratta della divisione del patrimonio di Berlusconi con la consorte. Secondo indiscrezioni più volte pubblicate la richiesta della signora era stata di 540 milioni di euro, e dalla controparte era arrivata una offerta complessiva di 200 milioni di euro, composti da un mix di liquidità e di proprietà immobiliari. Veronica non ha mai fatto mistero di volere ottenere la villa di Macherio dove ha sempre abitato anche quando era regolarmente sposata. Silvio si è impuntato nelle prime fasi della causa, e si è messo pure a ristrutturare Macherio. Ma ha continuato a dimorare come sempre nella villa di Arcore. Curiosamente Veronica ha stabilito il proprio domicilio ipotecario proprio a Macherio.

La villa su cui è stata posta ipoteca giudiziale è di 11 vani ed è solo parte della vasta proprietà di Berlusconi sulla riva del Lago Maggiore. È uno dei pochi cespiti immobiliari intestato proprio alla sua persona fisica (gli altri sono le case ereditate da madre e sorella a Milano, la villa acquistata da Marcello Dell'Utri sul lago di Como e quella comprata a Lampedusa che fino ad ora non risulta avere mai abitato). Naturalmente l’ipoteca di Veronica poteva essere messa solo su uno di questi immobili, e all’inizio della causa era stata scelta la villa sul lago di Como. Poi l’idea è stata cambiata, anche perché quell’acquisto di Berlusconi da Dell’Utri è finito al centro di inchieste dei pubblici ministeri di Milano, e il bene poteva essere più rischioso.

Tutte le altre proprietà immobiliari di Berlusconi sono invece possedute da due società: la Idra Immobiliare e la Immobiliare Dueville. La prima è quella che ha la proprietà delle ville di Arcore, Macherio e Olbia (villa Certosa), oltre che di immobili minori. La seconda ha per lo più appartamenti. Qualcosa negli ultimi tempi è cambiato nel portafoglio della Idra. C’è stata una piccola operazione di permuta di terreni e manufatti fra Villa Certosa e i vicini di casa con cui da tempo esisteva qualche litigio condominiale. Ma soprattutto per la prima volta dopo tanti anni Berlusconi ha venduto una proprietà immobiliare. Non chissà che: un appartamento a Roma in via Filippo Nicolai, nel quartiere di Balduina.

L’appartamento era piuttosto grande: 12,5 vani divisi su due piani (attico e superattico) ed è stato venduto il 23 dicembre scorso con atto firmato davanti al notaio romano Giorgio Rizzo. Ad acquistare in regime di separazione di beni, una milanese da tempo residente a Milano: Barbara Raffaella Tonon. È una piccola imprenditrice che ha avuto cariche e partecipazioni sia nel settore immobiliare che nel settore delle confezioni per abbigliamento. Poi si è data alla consulenza professionale e alla organizzazione di corsi di formazione e aggiornamento professionale. È un pizzico più noto di lei il marito: si chiama Ernesto Ciorra, è romano, ma per anni ha vissuto a Milano, in Ripa di Porta Ticinese, con la poetessa (assai più anziana di lui), Alda Merini, di cui è stato amante. Tre mesi prima dell’acquisto di quella casa Ciorra è stato chiamato in Enel dall’amministratore Francesco Starace che lo ha nominato responsabile innovazione e sostenibilità del gruppo elettrico pubblico.

venerdì 20 febbraio 2015

Matteo Salvini annuncia la svolta: "Ecco dove mi candido. E con chi..."

Matteo Salvini rompe gli indugi: "Io, candidato premier". E su Forza Italia: "Nessun accordo, corro da solo"





Tra candidarsi a sindaco di Milano o a presidente del consiglio, Matteo Salvini sceglie di fare il premier. Il segretario della Lega lo dice chiaramente a Rodolfo Sala che lo ha intervistato per Repubblica. Certo, ci tiene a specificare l'europarlamentare, "passerei comunque da un’investitura dei cittadini, con le primarie. Nessuno può autoproclamarsi leader". Del resto puntualizza Salvini, "con le riforme di Renzi i sindaci contano meno degli spazzacamini" e lui punta allora a Palazzo Chigi.  Contando anche su quanti "vogliono costruire qualcosa di coerentemente alternativo a Renzi". Giorgia Meloni, ad esempio, che il 28 marzo sarà in piazza con lui a Roma. Quanto a un'alleanza con Silvio Berlusconi il leader del Carroccio dice: "Alle politiche avrei un’enorme difficoltà ad allearmi con chi sta nel Ppe". Piuttosto l'eurodeputato guarda a quanto sta avvenendo in Grecia con Tsipras: "Ha impostato le alleanze non su tematiche interne, ma sulla contestazione puntuale delle politiche europee»", afferma Salvini. "Forza Italia pensa alla vecchia politica: per vincere ci si mette tutti insieme turandosi il naso. Mi ricorda l’armata Brancaleone di Prodi: non funziona", aggiunge il leghista.

Il Veneto - Per quanto riguarda le Regionali Salvini si dice tranquillo. "Per il Veneto non sono affatto preoccupato, anzi. La sinistra ha sbagliato completamente la candidata, che infatti si è affidata alla stessa agenzia di Renzi per sentirsi dire di andare di più nei mercati e di meno dall’estetista ». Sui problemi del centrodestra il leghista sostiene che "ci sarà da discutere solo su quante saranno le formazioni che sostengono Zaia. Finora abbiamo la Lega e la lista del governatore". "Zaia non si discute", puntualizza Salvini, "se c’è qualche leghista che lo fa sbaglia di grosso". E non può non essere colto il riferimento a Flavio Tosi che sarebbe pronto a correre sa solo per la poltrona di Governatore, eventualmente con il supporto di Ncd e Forza Italia. "Zaia e Tosi troveranno l’accordo", dice convinto Salvini a Repubblica, del resto è stato il sindaco di Verona, ricorda il leader del Carroccio, a dire che "la Lega doveva andare da sola". "Se ci sarà o meno Forza Italia non dipende da noi", aggiunge Salvini. "Devono decidere: se confermano l’accordo con Alfano, liberi di farlo, ognuno per la propria strada. Del resto i sondaggi...". "Non voglio dire che decido le alleanza in base ai sondaggi, però una cosa è certa: la gente ci chiede coerenza".

La cuoca di Briatore aveva 39 mln in Svizzera (a sua insaputa)

Lista Falciani, alla cuoca di Flavio Briatore intestati 39 milioni (a sua insaputa)





L'ultima sorpresa dalla lista Falciani è una cuoca di Brescia con un "tesoretto" svizzero da 39 milioni di euro. La donna, 36 anni, oggi è disoccupata e vive in un quartiere periferico di Brescia. Da dove arriva tutta questa ricchezza? Semplice: da Flavio Briatore. La notizia è stata rilanciata da L'Espresso, che ha ricostruito i fatti partendo dai documenti raccolti dall'International Consortium of investigative journaist. La cuoca Barbara (nome di fantasia), tra il 2005 e il 2006, si scopre che "ha lavorato per il team Renault di Formula Uno, all'epoca diretto da Flavio Briatore". Il particolare più incredibile della vicenda, però, lo rivela la diretta interessata: "Hanno usato il mio nome per intestarmi un conto svizzero senza dirmelo". Insomma, disponeva di 39 milioni di euro, ma a sua insaputa, tanto che la verifica fiscale nei confronti della signora si è chiusa senza alcuna contestazione poiché il conto svizzero non è risultato conducibile a lei (ma, a quanto pare, a mister Briatore).

"Mi sbattono in galera per 15 anni" Dramma Cav: perché rischia grosso

Silvio Berlusconi di nuovo accerchiato dalle toghe: "Rischio 15 anni di galera"





Qui rischio 15 anni di carcere". Una frase pronunciata da Silvio Berlusconi e che tradisce tutta la sua paura: l'assedio delle toghe è ricominciato. E chissà che non c'entri qualcosa quanto accaduto nella corsa al Colle e che non c'entri qualcosa la conseguente "fine" (forse) del Patto del Nazareno. Ma tant'è, ora Silvio teme la gattabuia. Sul tavolo ci sono diverse questioni, a partire dalle perquisizioni eseguite ai danni delle Olgettine degli ultimi giorni: un chiarissimo segnale del fatto che le procure non indietreggiano neppure di un millimetro. Poi le accuse di aver continuato a pagare le ragazze pur di ottenere il loro silenzio. Il cerchio si stringe, insomma, tanto che il leader di Forza Italia ha preferito restare a Milano, senza mai farsi vedere negli ultimi giorni nella residenza romana di Palazzo Grazioli.

Cupo e pessimista - Chi ha avuto modo di incontrarlo, parla di un Berlusconi cupo e pessimista. E non solo per la polveriera che è il suo partito, con la rivolta di Raffaele Fitto e le dimissioni di massa delle ultime ore. Come detto, la vera paura è la condanna giudiziaria, l'eterna vendetta togata. Ma, si diceva, quella frase choc: "Rischio 15 anni di carcere". Una battuta, ma fino ad un certo punto. Oltre al processo Ruby-ter - incombente -, c'è Napoli e la presunta compravendita dei parlamentari, quindi il processo a Bari, quello di Tarantini e l'ape regina Began, tanto per intendersi. Un mix micidiale che rischia di travolgere Silvio.

Misure restrittive? - Sul calendario del leader di Forza Italia è segnata con un circoletto rosso la data dell'8 marzo, quando dovrebbe riacquistare la libertà per il termine dei servizi sociali imposti dalla condanna Mediaset. Ma solo due giorni dopo, il 10 marzo, la Suprema Corte deve pronunciarsi sull'assoluzione in Appello per il primo grado del processo Ruby (i reati contestati sono concussione e prostituzione). E le notizie degli ultimi giorni - tra pagamenti e perquisizioni - potrebbero spingere le toghe ad annullare l'assoluzione con rinvio. Infine, per il Cav, un altro incubo: teme di nuovo per la sua libertà personale. Già, perché i pm di Milano potrebbero essere orientati a chiedere ulteriori misure cautelari per evitare ogni contatto e presunto pagamento delle olgettine.

Terrore: è tornato Kabobo (mascherato) Aggressione a picconate senza ragioni

Milano, folle mascherato aggredisce un'auto a picconate senza ragioni: illesi la madre e i bimbi





Una donna e i suoi tre figli piccoli sono stati aggrediti a Milano da un uomo armato di piccone. Il folle aveva il volto coperto ed ha agito senza alcuna apparente ragione. L'uomo ha infranto a picconate i vetri della loro auto, per poi bucarne le gomme. Madre e figli sono rimasti illesi. Il fatto è avvenuto nel pomeriggio di giovedì 18 febbraio in via degli Apuli, in zona Giambellino, alla periferia del capoluogo lombardo. La giovane madre di 26 anni e i suoi bambini sono rimasti illesi: per loro solo un grande spavento. Un'aggressione ingiustificata, da parte di uno sconosciuto mascherato che poi ha lasciato il piccone sul posto. Una vicenda che ricorda quella di Kabobo, il picconatore di Niguarda che uccise tre persone. Dopo l'aggressione la donna ha raccontato alla polizia di aver parcheggiato la vettura nei pressi di casa, quando poco prima di uscire dall'auto è sbucato lo sconosciuto dall'auto: col volto coperto ha spaccato due vetri. Poi, come detto, prima di allontanarsi ha forato le gomme dell'auto per poi abbandonare l'arma. La donna, 26 anni, ha chiamato la polizia e il marito, arrivato subito sul posto.

Isis, la minaccia virale su Twitter: "Stiamo arrivando a Roma, occhio..."

L'Isis lancia l'hashtag #We_Are_Coming_O_Rome





I militanti dell'Isis hanno creato l'hashtag #We_Are_Coming_O_Rome ovvero stiamo arrivando a Roma con tanto di errore (sarebbe stato "to Rome"). Lo ha riferito la direttrice di Site, Rita Katz, direttrice dell'osservatorio sulle comunicazioni relative all'Isis. La Katz è stata la prima a diffondere la notizia della morte della 27enne Kayla, l'ostaggio statunitense che dal 2013 era nelle mani degli jihadisti in Siria. Nel tweet intercettato dal gruppo di informatici di Site, i presunti fiancheggiatori dell'Isis rilanciano la loro minaccia: "l'Isis a Roma con la volontà di Dio". 

Dimenticate il sole e l'aria di primavera Arriva il freddo e la neve: ecco dove

Condizioni meteo: scopri che tempo farà nella tua regione





Per la giornata di oggi, venerdì 20 febbraio 2015, è prevista ancora una temperatura mite e un assaggio di primavera con tanto sole anche se con possibili gelate a bassa quota. L'alta pressione delle Azzorre ha conquistato il nostro paese e il tempo sarà soleggiato su tutte le regioni. Al Nord si prospetta un clima mite con qualche formazione nebbiosa nel primo pomeriggio. Al centro il cielo si presenterà sereno con poche nubi su tutte le regioni, qualche piovasco solo sul cagliaritano. Al sud la giornata sarà bella e soleggiata anche se nubi e isolati piovaschi interesseranno la Sicilia. Le temperature minime sono in diminuzione su tutte le regioni. Durante la giornata è prevista una media di 7/12 gradi al nord, 7/13 al centro, fino a 14/16 gradi al sud. Una nuova ondata di mal tempo è prevista invece per il fine settimana. Ombrelli nuovamente a portata di mano quindi nel weekend: l’alta pressione subirà infatti un doppio attacco da una nuova perturbazione atlantica e da una seconda in risalita dal Nord Africa, che raggiungeranno la nostra Penisola nella giornata di sabato.” 

Lo stratosferico debito della Grecia Ecco quanto deve dare all'Italia

Grecia, il debito con l'Italia è cresciuto del 500%





Debito greco: cinque anni fa i creditori più esposti erano le banche, adesso sono i bilanci pubblici. Lo scenario disegnato dal Corriere della Sera che riprende i dati pubblicati dal Sole 24Ore racconta come dalla fine del 2009, dopo una serie di salvataggi l’esposizione di molte banche elleniche è stata trasferita ai Paesi dell’Eurozona. In cinque anni sono cambiati i pesi delle nazioni creditrici per cui, per esempio, le banche tedesche sono crollate dai 45 miliardi del 2009 ai 13,5 del 2014. Le banche francesi 79 a 2 miliardi. Quelle da 7 a un miliardo. Per quanto riguarda i crediti statali invece il quadro è questo: tutti i Paesi sono partiti da zero. Adesso Berlino è arrivata a 62 miliardi, Parigi a 46,5 miliardi e Roma a 41 miliardi. Questa differenza dipende dal peso dei singoli Stati all' interno delle istituzioni pubbliche creditrici: “perché i saldi nazionali, - fa notare il Corriere - includono le garanzie statali al fondo di salvataggio Efsf e il pro quota dei titoli greci comprati dalla Banca centrale europea.” Per quanto riguarda l’esposizione dei singoli Paesi, quella francese è scesa da 79 a 48,5 miliardi, quella italiana è cresciuta da 7 a 42 miliardi (+500%). In salita (ma comunque meno rispetto a quello italiano) anche il credito tedesco: da 45 a 75,5 miliardi (+68%).

Sui tumori arrivano due buone notizie: le scoperte che ci danno una speranza

Tumori, le ultime due scoperte della scienza





Due buone notizie sul cancro. Entrambe legate a scienziati italiani. Le speranze di sconfiggere o almeno provare ad arginare la temibile malattia, sono nelle mani (o meglio nella scienza) di Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’ospedale Humanitas di Rozzano (Milano) e la seconda da Antonio Iavarone docente di patologia e neurologia al Columbia Medical Center di New York. Il primo ha dimostrato, insieme alla sua équipe che il gene PTX3 individuato da Mantovani anni fa, agisce come un freno per le cellule maligne, tiene sotto controllo l’infiammazione che è terreno fertile per il cancro. Iavarone, invece, la scorsa estate ha scoperto che il glioblastoma (cancro al cervello) è causato dalla fusione di due geni e tale alterazione produce due proteine che rendono il tumore aggressivo. Iavarone - scrive Panorama - ha sperimentato su due pazienti una molecola che blocca l’attività di una delle due proteine con buoni risultati: il tumore si è ridotto.

Gino Paoli accusato di evasione fiscale Perquisite tutte le sue case: l'accusa

Genova, Gino Paoli accusato di evasione fiscale





Il cantautore genovese Gino Paoli è indagato in un’inchiesta per evasione fiscale. In queste ore sono in corso presso le sue abitazioni nel capoluogo ligure delle perquisizioni ordinate dalla procura di Genova ed effettuate dai finanzieri del nucleo di polizia tributaria di Genova. Paoli, che è l’attuale presidente della Siae, non sarebbe presente perché a Roma per impegni professionali. Le indagini si concentrano su somme rilevanti si tratterebbe di diversi milioni di euro che l’autore di Sapore di sale avrebbe, secondo l'accusa, portato in Svizzera sottraendole così al fisco italiano. Tutto sarebbe partito da un’intercettazione telefonica nell'inchiesta sul Carige, in cui il commercialista di Paoli era stato messo sotto controllo. Paoli è solo l'ultimo dei cantanti finito nel mirino del Fisco per una storia di evasione. Qualche settimana fa Gianna Nannini era finita nel mirino della guardia di finanza di Milano con il sospetto di aver evaso circa 4 milioni di euro. Dalla musica allo sport: recentemente il nome di Valentino Rossi è spuntato nella lista Falciani tra quelle di centinaia di sospetti evasori fiscali. Prima ancora era toccato a Tiziano Ferro . 

Silvio "caccia" Fitto pure dalla Puglia Rivolta in Forza Italia: vanno via tutti...

Silvio Berlusconi manda un commissario per Forza Italia in Puglia: si dimettono tutti i dirigenti vicini a Raffaele Fitto





Silvio Berlusconi ha deciso di commissariare Forza Italia nel regno elettorale di Raffaele Fitto, la Puglia. Poche ore dopo sono i dirigenti commissariati a mollare ogni incarico provinciale e si fanno da parte. La guerriglia tutta interna a Forza Italia tra il Cavaliere e l'ex presidente pugliese aggiunge un nuovo strappo al già devastato rapporto tra i due e le rispettive componenti di partito.

Monocorrente - Luigi Vitali è stato chiamato a gestire la situazione pugliese, destituendo quindi Francesco Amoruso, fittiano di ferro seguito a cascata da tutti i coordinatori provinciali, tutti espressione della monocorrente che finora ha comandanto il partito forzista in Puglia. Una botta inaspettata dai fittiani pugliesi che già a fatica avevano trovato, pochi giorni fa, l'intesa sul candidato del centrodestra, l'ex presidente della Provincia di Bari Francesco Schittulli, da contrapporre a Michele Emiliano che da mesi è già in campagna elettorale.

Che fai mi cacci? - Quella sulla Puglia appare come l'anticamera dell'epurazione dell'intero gruppo vicino a Fitto di finiana memoria, meno brutale, ma altrettanto determinata. Da parte loro non c'è nessuna intenzione di allentare la presa sul braccio di ferro: "Vogliamo ricostruire Forza Italia - ha detto Fitto a Repubblica - proprio perché riteniamo gli atti di Berlusconi un atto di debolezza, ma non vogliamo contrapporci a nessuno". Se il loro futuro sarà fuori dal partito, quindi, a Berlusconi non rimarrà altro che metterli alla porta.

giovedì 19 febbraio 2015

I buchi della banca amata da Renzi Ecco il ritratto del signor Boschi

La politica, la banca, gli agricoltori: chi è Pier Luigi Boschi, papà di Maria Elena





All'attenzione delle cronache nazionali, Pier Luigi Boschi è balzato appena pochi giorni fa, quando Bankitalia ha deciso di commissariare la Banca Etruria in seguito allo "scandalo" sul decreto banche popolari varato dal governo Renzi di cui faa parte la figlia Maria Elena. Lui, infatti, dell'istituto di credito toscano che nel giorno dell'annuncio del decreto ha visto il suo valore aumentare del 57%. era il vicepresidente. Assurto a quella carica, da "semplice" membro del cda quale era dal 2009, nel maggio 2014, guarda caso tre mesi dopo che la figlia era finita a Palazzo Chigi.

Ma, sconosciuto al grande pubblico, Pier Luigi Boschi è da decenni una sorta di "latifondista" dell'aretino, con incarichi negli anni in decine di consigli di amministrazione della zona tra aziende agricole, associazioni, cooperative. Fino alla banca. Sessantasette anni, da sempre democristiano (tanto che quando nasce la Margherita all'inizio non aderisce e resta nel Ccd per poi approdare tra i Democratici solo con Quarta fase) in una zona a fortissima connotazione rossa, ha saputo "sfruttare" questa peculiarità per ritagliarsi nicchie di potere che l'hanno portato a essere presidente della Confcooperative Arezzo dal 2004 al 2010 e poi anche dirigente alla Coldiretti di Arezzo. E' anche titolare di una importante azienda agricola, "Il Palagio". Ha condiviso anno dopo anno la passione politica della moglie Stefania Agresti, vicesindaco di Laterina con un passato nella Democrazia Cristiana. Nel 2000 era candidata nel Partito Popolare Italiano di Mino Martinazzoli, Franco Marini e Pierluigi Castagnetti, prima che si sciogliesse nella Margherita a sua volta disciolta nel Partito Democratico di Walter Veltroni.

I rom prendono l'auto della polizia: sgommate, risate (e bimbi a bordo) Video

Follia a Roma, i rom alla guida di una volante della polizia




Una volante della polizia. In mano ai nomadi. L'auto sfreccia vicino al campo della Massimina, a Roma, almeno stando a quanto dice la giovane che si vede nel video. Al volante uno degli uomini del campo rom, al suo fianco una donna e sui sedili posteriori tre bambini. Ad un certo punto l'auto si ferma e il rom, fingendosi un poliziotto, urla agli amici: "Ao che c... fate?". Dunque si presta all'imitazione di un'azione di polizia condita dal commento in accento romanesco. Il video è finito su Facebook, postato dalla figlia del nomade.

Stupore generale - Immagini che lasciano perplessi, quelle dell'Alfa Romeo della volante che sgomma nello stupore generale, passando poi accanto a due operatori con indosso una divisa fluorescente. A pochi passi si scorge poi una bisarca con un'altra auto della polizia caricata sul pianale. Resta da comprendere cosa sia successo al campo rom della Massimina: hanno preso possesso di una volante? La hanno presa da un'autorimessa? Oppure da un deposito? Una domanda per la quale si attende una risposta.

Il primo commento - Nel frattempo ci sono le immagini che potete vedere. Immagini che proeccupano: alla guida di una volante, magari travestiti da poliziotti, i nomadi o chi per loro potrebbero agevolmente mettere in scena una rapina, o peggio un attentato. Nel frattempo è arrivato un primo commento dalla questura capitolina: "Stiamo cercando di risalire al veicolo e ai protagonisti del video. Non escludiamo che possa trattarsi di un'auto di scena o di un veicolo di un autoreparto. E in questo caso - concludono - qualcuno dovrà risponderne".




"Se vedete zingari sparate a vista": dove è apparso il (folle) cartello...

Vicenza, il cartello nel condominio: "Se vedete uno zingaro sparate a vista"





"Abbiamo visto zingari girare per le strade e guardare dentro le finestre per rubare in casa. Sparate a vista che poi arriviamo". Così un (folle) cartello apparso nella mattinata di mercoledì 18 febbraio in un condominio di Vicenza. Chiarissimo lo sconcertante appello: se vedete uno "zingaro", sparate a vista. La notizia è stata riferita da vicenzatoday.it dopo la segnalazione di un lettore. Il foglio, stampato al computer e attaccato con del nastro adesivo nero a un muro, è apparso in una palazzina in via Saudino, in zona Santa Bertilla. Non si può escludere che si trattasse di uno scherzo, di sicuro di pessimo gusto. Il punto è che a Vicenza e nei dintorni, negli ultimi tempi, le tensioni tra i residenti e la comunità rom sono alle stelle: soltanto pochi giorni fa, infatti, è avvenuta la sparatoria a Nanto tra il benzinaio Stacchio e un rapinatore sinti.

"Due terroristi islamici liberi a Roma": l'identikit dei sospetti pronti a uccidere

Roma, caccia a due terroristi islamici: ecco i loro identikit





Due presunti terroristi islamici, di nazionalità libica, si nascondono nel centro di Roma. Lo sostiene L'Espresso in edicola, spiegando che la caccia all'uomo dura da qualche giorno. Si tratta, prosegue il settimanale, di soggetti islamici pericolosi, sospettatati di terrorismo: è quanto si può leggere nella nota che l’Arma ha girato ai suoi uomini sul territorio. Poco tempo fa i due hanno tentato di comprare armi da fuoco sul mercato nero della Capitale. Così facendo si sono traditi, insomma sono stati scoperti: qualcuno ha capito le loro intenzioni, ha sentito puzza di bruciato e ha subito informato i servizi antiterrorismo, che ora stanno setacciando Roma per arrestarli. Si sospetta che i due siano ancora in città: nel dettaglio le ricerche si stanno concentrando nel quartiere dell'Esquilino e del Pigneto, le zone multietniche della Capitale con due moschee molto frequentate. Il livello di guardia per possibili attentati interni si è alzato ancor di più due giorni fa. Dopo che alcuni ministri hanno ipotizzato una partecipazione militare dell'Italia alle operazioni militari contro le milizie jihadiste del califfato islamico. "È possibile che i due presunti terroristi libici siano arrivati in Italia tempo fa, e che ora abbiano deciso di agire. Ma è presto per dirlo"- conclude la fonte. "Intanto stiamo tentando di fermarli".

Il dramma di Schumacher: l'ultima (triste) notizia che arriva da Ginevra

Michael Schumacher, sfumano le ultime speranze: pesa 45 chili





Dopo diversi mesi di silenzio sulle condizioni di salute di Michael Schumacher, attualmente in fase di convalescenza nella sua casa di Ginevra, si torna a parlare delle cicatrici lasciate dal pauroso incidente sulle nevi di Meribel del 29 dicembre 2013. "I progressi dell'ex campione di Formula Uno sono dolorosamente lenti, e non si intravedono miracoli all'orizzonte". Ad affermarlo è una fonte del Daily Express, una persona vicina allo staff medico che sostiene che il sette volte campione del mondo non stia migliorando e che abbia una “coscienza molto limitata di ciò che gira intorno a lui". Ad assisterlo c'è un team di quindici specialisti tra neurologi, fisioterapisti e logopedisti, questo personale di alto livello avrebbe fatto salire le spese totali per la sua cura a circa 13,5 milioni di euro, come riporta la Gazzetta dello Sport. L'équipe è in costante contatto col professor Jean-François Payen, secondo cui ci vorranno almeno tre anni per vedere qualche miglioramento. Intanto, da quel maledetto 29 dicembre 2013, Schumacher ha perso oltre 25 chili, adesso pare che pesi meno di 45 chili.

Quella nave "fantasma" da 200 milioni: lo strano affare della banca di papà Boschi

Banca Etruria, tra gli affari della banca del papà di Maria Elena Boschi spunta una nave fantasma da 200 milioni

di Giacomo Amadori 



Nelle vicissitudini della Banca popolare dell’Etruria e del Lazio, l’istituto aretino di cui si favoleggiano i legami con la vecchia Democrazia cristiana e con la massoneria, non poteva mancare la storia di un finanziamento a un cantiere di yacht  per clienti vip (si parlò anche di Brad Pitt) e in odore di “grembiulini”, ma che di barche, alla fine, nonostante i proclami, non ne ha varata neppure una. Sul sito ufficiale dell’azienda, la Privilege yard, si legge che per un panfilo di 130 metri occorrono 30 mesi di lavoro. Peccato che nel cantiere di Civitavecchia, inaugurato nel 2007, non siano bastati 100 mesi per portare a termine il primo gioiello di questa presunta “Maranello del mare”: il P430. L’azienda ha come socio unico la britannica Shipping investment limited e sembra aver ottenuto generosi aiuti economici da pool di banche, in cui l’Etruria compare anche come capofila. Eppure il curriculum aziendale non è dei migliori, macchiato com’è da procedimenti giudiziari, richieste di ammissione al concordato preventivo e tavoli istituzionali di salvataggio. Attualmente il cantiere è chiuso e gli operai a spasso. Il procuratore della città laziale, Gianfranco Amendola ha confermato a Libero: «Su Privilege abbiamo almeno 3 o 4 fascicoli aperti e uno è stato affidato al gruppo che si occupa dei reati finanziari. Di più non posso dire».

La scorsa settimana le indagini sull’erosione del patrimonio della Banca dell’Etruria hanno portato al commissariamento dell’istituto da parte del Tesoro e di Bankitalia. Un grattacapo non da poco per il governo visto che in pratica si trattava della banca di famiglia del ministro Maria Elena Boschi: il papà Pierluigi era il vicepresidente, il fratello Emanuele è un dirigente e tutti in casa detengono piccole quote. La decisione di azzerare i vertici è stata intrapresa anche a causa dei prestiti divenuti inesigibili. Tra i benificiari, come detto, figura pure Privilege.

Nell’ottobre del 2012 il Messaggero annunciò un mutuo da 100 milioni di euro in questi termini: «Un contributo importante, visto che è stato erogato da istituti del calibro di Unicredit, Banca Intesa, Monte dei Paschi di Siena e Banca Popolare di Milano con Banca dell’Etruria come capofila». Ma per quel prestito devono esserci stati dei problemi e dieci giorni fa il sindaco di Civitavecchia, Antonio Cozzolino, ha diramato questo comunicato: «Nonostante le ripetute rassicurazioni ad oggi dalla Privilege S.p.A. non ci sono arrivate formali garanzie circa il ricevimento da parte dell’azienda del finanziamento necessario per la ripresa dei lavori del cantiere navale».

In realtà a Libero risulta che la popolare dell’Etruria abbia concesso alla Privilege fleet management co., la finanziaria del gruppo, dal 2011 in liquidazione, circa 34 milioni, 18 dei quali nel novembre del 2014. Un tesoretto versato quando la società e la banca erano già sulle montagne russe, tanto che quel prestito è stato etichettato come “incagliato”, ossia in pre-sofferenza. In passato Privilege aveva ottenuto altri aiuti, come risulta dall’ultimo bilancio depositato, quello del 2012. Leggiamo: «I debiti verso le banche per finanziamenti hanno consuntivato un valore di euro 121.366.970». A concedere quei soldi è stato un pool di banche (Mps, Banca delle Marche, Unicredit e banca popolare dell’Etruria). A quest’ultima, in particolare, è attribuito uno stanziamento di 5,6 miloni per l’impianto fotovoltaico. Alla voce “fidejussioni e garanzie concesse a terzi” c’è un altro paragrafo interessante: «Per un importo di euro 200 milioni sono relative ad ipoteche sulla nave P430 afferenti il debito sottoscritto da un pool di banche con capofila la Banca Etruria. Il contratto sottoscritto con tale banca prevede l’accensione di un’ipoteca».

La frase è ellittica e così contattiamo per avere delucidazioni il segretario del cda di Privilege, Antonio Battista. Risponde infastidito: «Quello dell’Etruria è un finanziamento pulito, ci sono gli atti, c’è tutto, è inutile che stiamo a discuterne». Nel bilancio di Privilege si fa riferimento a una fidejussione da 200 milioni di euro: «È un dato davvero molto impreciso, forse deve consultare un tecnico». Obiettiamo che nessuno meglio di lui può aiutarci a comprendere: «La devo proprio lasciare, mi dispiace» è il suo addio.

Non va meglio con l’ufficio stampa della banca dell’Etruria: interpellato sul punto, ha risposto che, dopo il commissariamento, certe informazioni non possono essere comunicate ai giornali se non dalla nuova dirigenza.  Ma chi c’è dietro Privilege? L’ideatore del progetto è il settantaquattrenne Mario La Via, che sul sito della società è descritto come uno “specialista di giga yacht”: tra le sue creazioni ci sarebbe il Nabila di Adnan Khashoggi e Donald Trump. La Via è l’amministratore delegato di Privilege, mentre il presidente è un generale della Guardia di finanza in pensione, l’ottantenne Giovanni Verdicchio. I consiglieri sono gli avvocati Giulio Simeone e Giorgio Assumma e i due figli gemelli di La Via, Maria e Guglielmo, classe 1990. Nel 2007 un comunicato stampa della società informava che dietro alla Privilege c’era la Ultrapolis investment 3000: «È una multinazionale con sede a Singapore, Hong Kong, Stati Uniti e Londra. Il presidente è l’ex segretario dell’Onu Perez de Cuellar, gli azionisti sono Robert Miller, proprietario nel mondo di duty free shops, tra i maggiori azionisti di Louis Vuitton e Cnn, e Mario La Via finanziere internazionale, proprietario di banche private, ideatore creativo e dominus dell’imponente progetto navale».

Una quindicina di anni fa la Ultrapolis finì nel mirino dell’Interpol, senza risultati, visto che la holding del gruppo si trovava nel piccolo paradiso fiscale delle isole Bermuda. Nel 2004 la stessa Ultrapolis (all’epoca descritta come “una società del sultano del Brunei”) aveva annunciato un altro mega progetto, da 900 milioni di euro, per un parco giochi (Agarta) da realizzare a Roma, copia perfetta di un luna park asiatico. Di entrambi non si pose neppure la prima pietra. A promuovere il piano erano l’amministratore delegato di Ultrapolis Rinaldo Romani e il direttore La Via. Entrambi residenti a Singapore. Romani all’epoca era membro ufficiale di una loggia massonica locale. Come presidente di Ultrapolis Italia venne annunciato l’ex ministro democristiano Vincenzo Scotti, che nel 2007 assunse lo stesso incarico nella Privilege Fleet. Tra i consiglieri di quest’ultima anche “Sua altezza reale Pavlos di Grecia” e Gianni Rivera, ex sottosegretario alla Difesa in tre governi di centro-sinistra, dal 2011 liquidatore della società. Nel 2012 Scotti viene nominato presidente onorario di Privilege Yard per «l’indiscutibile privilegio che deriverebbe (alla Privilege ndr) dall’assegnazione di tale carica».

A mettere in relazione il parco giochi e gli yacht è anche il nome dell’imprenditore e banchiere Giancarlo Elia Valori che avrebbe dovuto entrare nel cda di Agarta ed è successivamente divenuto sponsor di Privilege mentre era presidente della finanziaria regionale Sviluppo Lazio. Ad Arezzo è stato espulso dalla P2 di Licio Gelli ed è considerato uno dei maggiori esperti italiani di questioni massoniche, di cui scrive brevi saggi a puntate sulla rivista del Grande Oriente d’Italia. Ma forse il collegamento più diretto con l’istituto è un altro. L’ex presidente dell’Etruria Giuseppe Fornasari, attualmente indagato dalla procura aretina per falso in bilancio, è stato sottosegretario all’Industria nel sesto governo Andreotti, lo stesso in cui Scotti era ministro dell’Interno. Perché in Italia i democristiani non tramontano mai.

mercoledì 18 febbraio 2015

Crisi nera per la Grillo e Casaleggio: il blog sparito dalle classifiche mondiali

Il blog di Beppe Grillo è in crisi e crolla nelle classifiche internazionali

di Giovanni Ruggiero 



È finita la cuccagna per il blog di Beppe Grillo. Le pagine del Blog, quello con la maiuscola che per gli attivisti del Movimento 5 stelle era una specie di Gazzetta Ufficiale, ora se lo filano in numero sempre più basso. Sembra ieri quando beppegrillo.it se la giocava nella top ten mondiale, primo incontrastato in Italia e poco distante da colossi come Cnn, Bbc e Usa Today.

Il settimanale Oggi ha confermato il picco in discesa delle visite grilline certificato da Alexa.com (gruppo Amazon), specializzato nel monitoraggio del traffico dei siti web e nello stabilire il global rank di uno sito in partnership con Google, insomma la sua popolarità nel mondo. Negli ultimi tre mesi, il Blog ha perso 1,289 posizioni nella classifica generale di alexa.com, il sito sul quale siete ora, liberoquotidiano.it, ne ha guadagnate 277 nell'ultimo trimestre ed è circa 3 mila posti più avanti del blog pentastellato. Il Corriere della sera cita i dati di un altro sito di monitoraggio del traffico web, Traffic Estimate, secondo il quale le visite sono passate da 5 milioni di giugno 2014 ai 2,2 di gennaio 2015.

La fuga di visite e quindi di click alle inserzioni pubblicitarie è evidente, il dubbio rimane sulle cause. O meglio, su cosa più di altro abbia potuto scoraggiare il "popolo della rete" a frequentare altri lidi. Le contestazioni alla gestione del sito della ditta Grillo-Casaleggio non sono mancate. Prima Milena Gabannelli ha osato fare le pulci ai fondatori del M5s chiedendo che fine facessero i soldi (ora molti meno di allora visto il traffico ridotto) frutto della pubblicità ospitata sulle pagine del blog.  Ecco proprio la pubblicità potrebbe essere un'altra causa del crollo: tanta, troppa, invadente e inevitabile. Come quando si viaggia sui voli low cost mentre gli assistenti di volo cercano di venderti gratta e vinci e profumi.

C'è poi chi nel Movimento non apprezza il mix di post politici, comunicati ufficiali, avvisi perentori, post sulla parte verde della patata da non mangiare e telefonate registrate di nascosto tra parlamentari per vendetta, come è successo alla malcapitata Mara Mucci e al deputato di Scelta civica Mariano Rabino.

"Uno in meno, più corde e più sapone" Detenuto si suicida, gli agenti esultano

Opera, detenuto si suicida e i poliziotti esultano sui social network: "Uno di meno"





Scandalo per l’Alsippe, un sindacato della polizia penitenziaria, che  pubblica un link su Facebook sul suicidio di un detenuto di 39 anni nel carcere di Opera a Milano. Sotto il post si sono scatenati i commenti molto pesanti e offensivi dei poliziotti. 

L'accaduto - Un rumeno di 39 anni, in carcere con la condanna dell'ergastolo, si è impiccato lo scorso 15 febbraio 2015 nella sua cella. Dopo la pubblicazione del link la pagina Facebook è stata "bombardata" di commenti offensivi: "Ottimo, speriamo abbia sofferto"; "Uno in meno"; "Consiglio di mettere a disposizione più corde e sapone..." ; "Oh . Come sono dispiaciuto."

Provvedimenti - Luigi Pagano, vicecapo vicario del Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria) di Roma, ha commentato la vicenda: "Stiamo facendo accertamenti per capire, intanto, che sindacato è questo, e se effettivamente i commenti sono stati scritti da agenti della polizia penitenziaria, risaliremo all’identità e nel caso prenderemo gli opportuni provvedimenti". 

Vendetta di Enrico Letta e signora: lo "sgarbo di coppia" contro Renzi...

La vendetta di Letta e signora, doppio sgarbo a Renzi





Tornano all'attacco i Letta. Enrico su Twitter, Gianna Fregonara sul Corriere della Sera si vendicano di Matteo Renzi. Lui lo critica cinguettando sulla questione immigrati e lei sulla riforma della scuola. Enrico "ormai sereno" ha infatti scritto dal suo profilo social: "Ripristinare Mare Nostrum, he gli altri paesi europei lo vogliano oppure no. Che faccia perdere voti oppure no" e Renzi irritato poco dopo aveva cinguettato a sua volta: "Quando ci sono morti, anche soltanto per rispetto l'idea di usarli come strumentalizzazione fa male al cuore".

Ma a vendicarsi di Renzi è anche Lady Letta. Che lo stronca su tutta la linea dalla prima pagina del Corriere, dove scrive. La sostanza del discorso della Fregonara è che l'idea di rivoluzionare l'educazione annunciata dal premier si è ridotta a un mucchio di parole vuote che non trovano riscontro nel testo della Buona scuola. Scrive la Fregonara: "Il testo della Buona scuola, anche dopo la profonda revisione di queste ultime settimane, resta una proposta di riforma della professione di insegnante più che una riforma del sistema educativo" perché i "due pilastri su cui si reggeva non hanno retto al tentativo di essere trasformati in legge". Il primo, il sistema degli scatti solo premiali per i due terzi degli insegnanti di ogni scuola", attacca, è scomparso dal decreto in preparazione". Il secondo, "il mega piano di assunzioni di precari, pensato con la lodevole quanto illusoria idea di chiudere per sempre il problema dei supplenti nella scuola, si sta rivelando inattuabile, quanto meno iniquo ( lo dicono i sindacati) e addirittura dannoso (giudizio della Fondazione Agnelli) per il sistema scolastico perché riempirebbe le scuole di insegnanti spesso senza cattedra in quanto abilitati in materie secondarie e non utili". Bordata finale. 

Fisco ed evasione, giallo sul governo: "Una tassa su versamenti in contanti"

Fisco, le misure sulla fatturazione elettronica. Il governo: "Niente tassa sui versamenti in contanti in banca"





Una tassa sui versamenti in contanti in banca superiori ai 200 euro. Secondo il Sole 24 Ore sarà questa une delle novità degli imminenti decreti attuativi della delega sul fisco internazionale, ma il Mef si è affrettato a smentire: "Nessuna tassa sui contanti". Di sicuro se n'è parlato e se ne parlerà  Secondo quanto riporta il Sole, il governo Renzi riprenderà e aggiornerà le linee guida del piano anti-furbetti già predisposto dal governo Prodi e dall'allora ministro delle Finanze Vincenzo Visco tra 2006 e 2008. I tre pilastri saranno scontrino digitale, fatturazione elettronica e incentivi alla moneta elettronica, penalizzando l'uso dei contanti per favorire la tracciabilità dei mezzi di pagamento.  

Scontrini e ricevute digitali - Dal 2017 diventerà obbligatoria per commercianti, artigiani e professionisti la memorizzazione e la trasmissione telematica al Fisco dei corrispettivi giornalieri, tramite non solo i registratori di cassa ma pure via smartphone e tablet. Il potenziamento tecnologico del Pos sarà a carico dello Stato, che erogherà agli esercenti un credito d'imposta da utilizzare in compensazione e prescinderà, sottolinea il Sole, dal numero di apparecchi adattati ai nuovi obblighi. Dall'1 gennaio 2017 scatterà anche l'obbligo di trasmettere i dati delle fatture emesse e di quelle rettificate, nonché delle fatture ricevute, utilizzando la piattaforma Sid (obbligatoria già dal 31 marzo prossimo). 

La fatturazione elettronica - Il secondo pilastro, come detto, c'è la fatturazione elettronica che permetterà al Fisco di incrociare questi dati con quelli contenuti nell'anagrafe tributaria  e quella dei rapporti (dichiarazioni Iva, bonifici bancari, F24, informazioni finanziarie): un'arma forse decisiva per incastrare gli evasori. 

Il giallo della tassa su contanti - C'è poi il giallo sulla tassa sui versamenti in contanti. Secondo il Sole, il limite di 200 euro sarebbe stato un bell'assist alle banche, che avrebbero visto crescere i loro utili sulle operazioni di accredito elettronico e ridursi i costi di gestione del contante (circa 5 miliardi l'anno). Il Mef, come detto, ha smentito ma resta la stretta del governo sull'uso di contante puntando anche su strumenti "positivi" come gli incentivi per i consumatori sotto forma di sconti sugli acquisti effettuati con carte di debito/credito o carte prepagate.

Feste pagate, regali, soldi in nero Il magna magna dei radical-chic

Premio Grinzane, il patron Soria accusa: "Cene, regali e pagamenti in nero ai vip". Nella lista Augias, Chiamparino, Isabella Ferrari





Il salotto radical-chic rischia di travolgere proprio gli intellettuali di sinistra. Lo scandalo del premio Grinzane è finito a processo con Giuliano Soria, ex patron del prestigioso riconoscimento letterario torinese, che rischia 11 anni di carcere per malversazione, peculato e violenza sessuale. Condannato in primo grado a 14 anni, oggi "il professore" potrebbe godere di uno sconto perché alcune accuse sono cadute in prescrizione.

I rapporti con Bresso e Chiamparino - Comunque vada la vicenda processuale di Soria, resta però la "colpa collettiva" di politici, intellettuali e attori. Tutti coloro che, secondo il patron del premio Grinzane, partecipavano all'evento ricevendo in cambio regali, viaggi, cene e feste pagate e soprattutto denaro in nero, in una vicenda per molti versi parallela agli scandali di Regionopoli (anche in Piemonte) che quegli stessi intellettuali hanno spesso condannato. Tra i vip tirati in ballo, c'è la "zarina" Mercedes Bresso, ex presidente del Piemonte e ora eurodeputata Pd, che secondo le accuse di Soria avrebber ricevuto regali costosi insieme al marito. Il dirigente regionale Roberto Moisio sarebbe stato invece il regista delle operazioni, quello che teneva i contatti con i politici che dirigeva gli stanziamenti di finanziamenti pubblici al premio. "Abbiamo aiutato economicamente in nero l'assessore Giampiero Leo (Ncd) - ha detto Soria ai giudici -. Abbiamo aiutato l'assessore Alfieri (Fiorenzo, ex componente della giunta comunale di Sergio Chiamparino) anche per il signor Chiamparino, a cui ho dato personalmente sostegno in due occasioni". L'ex assessore alla cultura Gianni Oliva, ora consigliere regionale del Pd, avrebbe invece "viaggiato con la moglie a spese del Grinzane. E' un appassionato di tartufi". 

Attori e intellettuali di sinistra - La "scellerata convenzione" tra la Regione Piemonte e il Grinzane Cavour coinvolgeva anche politici di centrodestra, diplomatici e attori, che avrebbero chiesto soldi per partecipare alle serate di gala. Nella lista di Soria sono presenti Isabella Ferrari, Giancarlo Giannini, Michele Placido, Charlotte Rampling, Eleonora Giorgi, Stefania Sandrelli: "I vip ci sfruttavano per il loro prestigio", sono le parole di Soria riportate dal Fatto quotidiano. Infine ci sono gli intellettuali e i giornalisti di sinistra: "Il più vorace era Corrado Augias che era assillante nei pagamenti in nero sfiorando l'indecenza – ha detto ai giudici Soria -. Il patetico Alain Elkann ha preteso di venire a New York, un viaggio da 13mila euro. Era sempre lì a cercare di accaparrarsi qualcosa". E potrebbe tremare anche viale Mazzini, perché "sulla Rai c’è un capitolo nero, era un andazzo a cui era difficile resistere. A tutti questi casi dovevamo far fronte con dei fondi in nero". Che con il rosso, per restare in ambito letterario, ci sta pure bene.

"Libia libera": le frasi più stupide dei benpensanti anti-Gheddafi

Libia "libera": tutte le frasi più stupide





Nel 2011 molti politici e intellettuali si esaltarono per le «primavere arabe». E quando Berlusconi si dimostrò restìo ad intervenire contro Gheddafi, nel timore del caos libico che ne sarebbe seguito, tutti gli diedero addosso. Ecco una breve antologia di quanto si diceva all’epoca. In alcuni casi abbiamo accostato, dello stesso autore, le opinioni di quattro anni fa a quelle di oggi: i giudizi sulla situazione libica sono quasi opposti, manca l’ammissione di avere sbagliato. 

"Il primo ministro (Berlusconi, ndr) non ha osato ancora riconoscere che dopo quasi 42 anni di dittatura - il doppio di Mussolini! - è ben venuto il tempo che si allontani dal potere quel partner sanguinario cui Silvio Berlusconi ha da poco baciato la mano assassina in pubblico. Neanche le cifre di una vera e propria ecatombe in Libia lo hanno indotto a chiedere che Gheddafi sia assicurato a una corte di giustizia internazionale. Come mai persiste una simile, vile titubanza?"
(Gad Lerner, la Repubblica, 24 febbraio 2011)

"Che la situazione in Libia potesse precipitare era chiaro fin dall’estate scorsa, quando si è perso ogni controllo su questo territorio mediterraneo posto sui nostri confini meridionali (...) Le crudeli decapitazioni dei cristiani copti a Sirte segnano oggi un passaggio senza ritorno. Mi auguro che il governo e lo stato maggiore delle Forze Armate abbiano predisposto in questi mesi piani efficaci di intervento a tutela della nostra sicurezza nazionale".
(Gad Lerner, sul suo blog, 15 febbraio 2015)

"Obama ha mantenuto la promessa fatta due anni fa con il discorso del Cairo, rivolto al mondo musulmano. Ha appoggiato i movimenti democratici, pur compiendo qualche contorsione diplomatica. (…) Anche l’Europa è stata fedele ai suoi principi condannando la repressione e pronunciandosi in favore degli oppositori in rivolta. Soltanto l’Italia di Berlusconi ha mancato all’appuntamento d’onore per un paese democratico. Se l’insurrezione libica affogherà nel sangue, il governo italiano avrà la sua parte di vergogna".
(Bernardo Valli, la Repubblica, 22 febbraio 2011)

"Oggi la Libia non è più oppressa da un raìs megalomane e sanguinario, ma è un mosaico di tribù rissose incontrollabili dal governo centrale".
(Bernardo Valli, la Repubblica, 18 gennaio 2013)

"Angela Merkel ha usato un’espressione rivelatrice: vuole “aspettare e vedere come si evolve la situazione”. I prossimi popoli che covano voglie di ribellione e libertà sono avvisati. (...) L’Italia poi è irrilevante, e tiene a esserlo. Ogni giorno che passa rende lo scioglimento più arduo. Che la banda Gheddafi se ne vada per via di persuasione e qualche embargo, è impensabile. Che si rimetta saldamente in sella e tutti ricomincino a trafficarci come prima, è il sogno di molti, ma difficile da realizzare. E allora? Allora, siccome il tempo è un fattore decisivo per qualunque sbocco, l’Europa prende, cioè perde, tempo".
(Adriano Sofri, la Repubblica, 17 marzo 2011)

«Non c’è nessun “kafir”, infedele, persona o paese, che possa sentirsi al riparo dal jihad islamista. Il terrorismo politico di formazioni arabe di altri tempi consentiva furbizie e sotterfugi, per il terrore superstizioso di oggi non ci sono mediatori come il colonnello Giovannone. Questo vuol dire anche che quando si dice che “la soluzione è in Libia” (Renzi) o “siamo pronti a batterci in Libia”, non si può fermarsi lì, tantomeno tornare indietro».
(Adriano Sofri, la Repubblica, 15 febbraio 2015)

«Peccato per il silenzio dei “pacifisti”: ma dove sono mentre Gheddafi bombarda il suo popolo? In week end temo».
(Gianni Riotta, il Sole 24 Ore, 6 marzo 2011)

"Ieri il ministro Gentiloni ha detto bene: finché Isis occupa uno Stato terrorista non ci sarà pace in Europa".
(Gianni Riotta, la Stampa, 9 gennaio 2015)

"Per quanto abborracciato sia stato l’intervento in Libia, le conseguenze di un non-intervento sarebbero state assolutamente peggiori. La Francia ha il merito di aver reso tempestivo l’intervento e la colpa di aver preteso una leadership che nessuno aveva voglia di riconoscerle".
(Vittorio Emanuele Parsi, la Stampa, 20 aprile 2011)

"Com’è risaputo, sono stati i francesi a insistere per deporre Gheddafi, ma non hanno pianificato la fase successiva. (...) La responsabilità di questo pasticcio grava su Londra e Parigi ma, anche se la frittata l’hanno fatta gli altri, ora chi se la ritrova davanti alle proprie coste siamo noi".
(Vittorio Emanuele Parsi, intervista al Fatto Quotidiano, 15 gennaio 2015)

"Nei paesi nordafricani vigeva simile spartizione di compiti: ai despoti il dominio politico, alle moschee la libertà di modellare l’intimo delle coscienze. L’accordo di scambio sta saltando ovunque, tanto che si parla di fallimento colossale di quella che gli Occidentali chiamavano stabilità. È in nome della stabilità che Berlusconi ha chiamato Mubarak un saggio, e ha detto non voler “disturbare” Gheddafi poco prima che questi bombardasse i libici facendo centinaia di morti".
(Barbara Spinelli, la Repubblica, 23 febbraio 2011)

"In Iraq come in Libia, stiamo assistendo alle conseguenze di guerre che hanno letteralmente generato Stati fallimentari e caos, nonostante i fuorvianti propositi iniziali".
(Barbara Spinelli, intervento all’Europarlamento, 2 settembre 2014)

"Le violenze (di Gheddafi, ndr) andavano condannate subito. Riconosco che c’erano stati tali legami e un tale intreccio di interessi per cui c’era qualche difficoltà ad avere la reazione che questi eventi richiedono. Berlusconi ha blandito Gheddafi. I rapporti con la Libia sono utili ma la dignità va sempre salvata".
(Romano Prodi, 22 febbraio 2011)

"Non poteva esserci diversa conseguenza di una guerra sciagurata voluta sconsideratamente dalla Francia e che l’Italia ha seguito in modo folle e incomprensibile. Non avevo mai visto un paese che paga una guerra fatta contro di lui".
(Romano Prodi, 14 febbraio 2015)

"Berlusconi ha ripetuto per anni: “amico Putin, amico Gheddafi”, ma a cosa ci hanno portato le sue relazioni speciali? Ad essere il tappetino delle autocrazie, se non vere e proprie dittature".
(Pier Luigi Bersani, 22 febbraio 2011)

"L’Italia sta apparendo complice di un tiranno nel momento in cui si denuncia un genocidio. Di fronte a questo non è possibile essere esitanti. (...) L’attenzione non va spostata sui profughi. In questo momento il tema è il vento di libertà che sta soffiando e come contribuiamo a cacciare i dittatori dal Mediterraneo".
(Nichi Vendola, 23 febbraio 2011)

"Protagonisti della rivolta sono stati giovani che non sanno che farsene del Libretto verde, connessi alla società mondiale attraverso la Rete. (...) Cosa hanno a che fare essi con Al Qaeda? Per gli islamisti radicali queste rivolte sono una cocente sconfitta".
(Renzo Guolo, la Repubblica, 25 febbraio 2011)

"Il “dopo” terrorizza. E si accusa la Francia dello smanioso Sarkozy di procedere alla cieca, senza preoccuparsi del predominio delle tribù, o dello spazio dei fondamentalismi che si potrebbe spalancare “dopo” Gheddafi. (…) Ma il terrore del “dopo” può essere un principio di paralisi se il “dopo” è pressoché ineluttabile. E non c’è peggiore impotenza politica dichi è prigioniero della nostalgia per il dittatore con cui si facevano ottimi affari. Nella stabilità perduta".
(Pierluigi Battista, Corriere della Sera, 30 marzo 2011)

Renzi non arriva a fine anno. Un sondaggio lo fa tremare

Sondaggio, per un italiano su 5 Renzi non arriva a fine anno





Un anno di Renzi. Dodici mesi fa, dopo quel beffardo #enricostaisereno, Matteo Renzi dava il benservito a Letta e si impadroniva di palazzo Chigi, portandovi tutta la sua "banda" di fiorentini e toscani. A dodici mesi dall'inizio del terzo governo consecutivamente non eletto dagli italiani, l'istituto d'indagine Demopolis ha svolto una sondaggio illustrato da Lilli Gruber nel corso della puntata di oggi di "Otto e mezzo su La7E il bilancio del premier è decisamente in chiaroscuro. Innanzitutto, alla domanda se il giudizio sul governo Renzi sia positivo, solo il 40% ha risposto positivamente mentre il 47% ha risposto negativamente. Le percentuali, ovviamente, variano considerevolmente a seconda dell'area di appartenenza degli intervistati: così, il giudizio è positivo da parte del 34% degli intervistati di sinistra, del 67% degli intervistati di centrosinistra, del 40% degli intervistati di centrodestra e del 19% di quelli di destra. Quanto al consenso al premier, è al 48%; una nno fa era al 42% e dopo il trionfale risultato delle Europee di maggio al 60%. Le due qualità che gli italiani maggiormente riconoscono all'ex sindacoi di Firenze? La determinazione (68%) e il carisma (54%), che non necessariamente sono qualità positive. le due riforme più apprezzate? Gli 80 euro (per il 75% degli intervistati) e la riforma del senato (per il 53%). Sette italiani su dieci (71%) chiedono come priorità al governo di abbassare le tasse. E quanto dureranno Renzi e i suoi? Per un italiano su 4 fino a fine legislatura (2018). Ma per uno su cinque, il premier non tira fino alla fine del 2015.

martedì 17 febbraio 2015

SICUREZZA, COMI: Smantellata rete finti matrimoni tra stranieri e italiani, nostre forze dell'ordine meritano più attenzione

SICUREZZA, COMI: Smantellata rete finti matrimoni tra stranieri e italiani, nostre forze dell'ordine meritano più attenzione


di Gaetano Daniele



On. Lara Comi
Europarlamentare F.I
Vicepresidente Gruppo PPE

"Complimenti ai Carabinieri di Busto Arsizio che, in collaborazione con i Comandi Provinciali di Varese, Milano e altri capoluoghi di provincia, hanno portato a termine con successo una brillante indagine assicurando alla giustizia criminali coinvolti in attività di traffico internazionale di droga e, inoltre, di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina mediante matrimoni simulati tra cittadini italiani e marocchini. Così l'On. Lara Comi ai nostri microfoni, e nota: "E' la prima volta che vengono accertati matrimoni fittizi tra cittadini italiani ed extracomunitari. Le indagini hanno consentito di individuare 26 matrimoni simulati già celebrati e 7 in fase organizzativa".

Nell'attuale momento di allarme terrorismo è un'ottima notizia che le nostre forze dell'ordine abbiano smantellato un'organizzazione che consentiva di ottenere falsi permessi di soggiorno in Italia. In pratica pagando una somma di denaro compresa tra gli 8.000 e i 12.000 euro l'organizzazione procurava la documentazione necessaria a celebrare finti matrimoni tra stranieri e cittadini italiani compiacenti (perlopiù persone con precedenti per spaccio di sostanze stupefacenti). L'attività di intelligence - continua Comi - è essenziale nella prevenzione del rischio terrorismo. 

Sbarchi - Non ci sono solo i barconi che ogni giorno portano in Italia centinaia di immigrati di cui non sappiamo nulla e tra i quali potrebbero nascondersi delinquenti se non addirittura terroristi, ci sono anche sofisticate reti illegali, come quella dei matrimoni fittizi, che devono essere scrupolosamente monitorate e scoperte. Le nostre forze dell'ordine - conclude Comi - sono molto competenti, certo ci sarebbe bisogno di maggiore attenzione nei loro confronti da parte del Governo, di più uomini, di più mezzi e strumenti, in sostanza di più risorse."

"Una pulizia etnica contro gli italiani" L'accusa di Salvini (con minaccia)

Salvini: "Padani e italiani vittime della pulizia etnica dell'Europa"





"Padani e italiani discriminati e vittime di pulizia etnica, di sostituzione di popoli". Matteo Salvini è un fiume in piena. Ai microfoni di Radio Padania, il segretario della Lega Nord si lascia andare: "E' in corso una operazione di sostituzione etnica che l'Europa sta coordinando".

Poi il leader del Carroccio comincia lo show: Salvini chiama infatti il numero anti discriminazione del governo. Spiega: "Ci stanno chiamando tanti pensionati che si ritengono discriminati perché le prefetture non mettono loro a disposizione alberghi che vengono invece dati ai richiedenti asilo". Quindi la "minaccia": Salvini domanda all'operatore dello sportello anti discriminazione: "Ora possiamo dare questo numero a quanti chiamano?". E l'interlocutore non può che rispondere sì.

Salvini pubblicizza il numero in Radio, e lo scrive anche su Twitter: "Numero Verde contro le discriminazioni razziali 800 901010". 


Matteo Salvini        ✔ @matteosalvinimi

Numero Verde contro le "discriminazioni razziali" 800 901010.
Chissà se ascoltano anche i cittadini ITALIANI DISCRIMINATI... #Salvini #Lega
12:39 - 17 Feb 2015