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sabato 31 dicembre 2016

Cristiano Ronaldo, i cinesi ci provano: 300 milioni al Real e 150 al giocatore

Ronaldo, i cinesi ci provano: 300 milioni al Real e 150 al giocatore (all'anno)



Tevez allo Shanghai per 40 milioni a stagione? Solo l'antipasto. I cinesi vogliono Cristiano Ronaldo e avrebbero offerto 300 milioni di euro al Real Madrid e 150 al giocatore, all'anno. È questa la proposta choc presentata da un club cinese non specificato per il fuoriclasse portoghese, fresco Pallone d'Oro per la quarta volta. A rivelarlo è l'agente dell'attaccante, Jorge Mendes, ai microfoni di Sky Sport. "Dalla Cina hanno offerto 300 milioni al Real e più di 100 all'anno al calciatore - ha dichiarato Mendes -. Ma il denaro non è tutto. Il Real Madrid è la sua vita, Cristiano è felice a Madrid ed è impossibile che vada in Cina".

Chi tutela i medici sotto accusa? Ecco il soccorso per gli specialisti

Chi tutela i medici sotto accusa? Ecco il soccorso per gli specialisti


di Eugenia Sermonti




I numeri relativi ai nuovi contenziosi nel settore della sanità sono allarmanti: 35 mila nuovi sinistri l’anno, in una categoria professionale che vede operativi circa 350 mila medici: il 10% è una percentuale enorme e nettamente superiore a qualsiasi altra attività professionale. Suddividendo poi questi sinistri nelle varie specializzazioni, il massimo rischio viene confermato per gli ostetrici-ginecologi, che si attestano a circa il 30%, mentre gli ortopedici e i chirurghi, suddivisi nella varie sotto-specializzazioni, arrivano a circa il 25% del totale. Il restante 45% coinvolge tutte le numerose specializzazioni restanti. Secondo l’Eurobarometro, un’agenzia dell’Unione Europea, su un campione di 5 mila pazienti, il 68%  ritiene che gli errori medici e di errata prescrizione dei farmaci siano tra i problemi più rilevanti di cui sono fortemente preoccupati, senza tener conto dell’alea terapeutica. Il 23% di questo campione dichiara di avere avuto personalmente o in famiglia problemi causati  da errori medici. I ricorsi sono aumentati di circa il 38% in tutti gli Stati negli ultimi 5 anni.

Secondo un’indagine dell’Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici (Ania), in un anno si registrano circa 34 mila denunce di cittadini per danni subiti da medici privati e nelle strutture sanitarie. Considerato che un risarcimento si aggira tra i 25mila e i 40mila  euro, il costo economico della malpractice potrebbe giungere a superare i 2 miliardi di euro l’anno. Cifre teoriche, ma folli se si considera che rappresentano il 2% del Fondo Sanitario Nazionale (Fsn). Ma ciò che desta le maggiori preoccupazioni sono gli straordinari non dovuti. A parte l’aspetto economico, rischiano di mettere in discussione le reali capacità del medico. I dati ci mostrano che in Lombardia, ad esempio, ogni medico lavora circa 8 ore a settimana in più, per 42 settimane l’anno; ore non pagate e a rischio.

A fronte delle recenti vicende di cronaca, che hanno messo in discussione tanto le capacità quanto la buona fede dei medici, arriva una soluzione per la tutela dei professionisti del settore. Si tratta di una rete nazionale di legali e consulenti tecnici schierata al fianco dei medici - Mutuo Soccorsolegale Medici (Msm Srl) - che supporta il medico e sanitario a 360° nel momento in cui si trovi di fronte a un evento devastante come la denuncia penale. "Secondo i dati in nostro possesso un italiano su tre si lamenta di malasanità - dichiarano Fabrizio Fossati e Calogero Caponetto, responsabili di Msm -Mutuo Soccorsolegale Medici - Attualmente in Italia la problematica assicurativa ha un ruolo sempre più rilevante nell’attività professionale dei medici o sanitari ed appare assolutamente necessario realizzare un sistema in grado di fornire loro una consulenza e tutela legale tempestiva e specialistica,  atteso il continuo mutare di leggi e sentenze, molto spesso sfavorevoli alla classe medica ed ai sanitari in genere”.

“Oltre all’aspetto economico (queste ore infatti il più delle volte non sono retribuite), in caso di errore i medici rischiano una denuncia penale; ma non solo: fuori dagli orari lavorativi sono privi di una copertura assicurativa, nonché soggetti alla possibilità di un’ulteriore denuncia da parte della struttura di riferimento - evidenzia ancora Fossati - Quelle situazioni di malasanità che mediaticamente vengono presentate come palesi responsabilità dei medici sono invece talvolta frutto di un equivoco giuridico che costringe i medici a non avere pause né forme di tutela. Ciò a causa di leggi scritte senza una reale consapevolezza della realtà medica vigente in Italia”.

Se in passato l’alea terapeutica era considerata come fatto integrante del successo totale o parziale di un cammino atto a risolvere la patologia di turno, oggi, con il progresso scientifico e tecnologico a disposizione dei medici, il paziente esige tassativamente che il risultato della cura debba essere positivo e definitivo, senza considerare che ogni singolo organismo può rispondere in modo totalmente differente alla stessa terapia. Ciò ha portato a una ingiustificata 'caccia' al medico. “Quest’ultimo pertanto - spiega Fossati - di fronte ad una diagnosi con poche possibilità di successo, può evitare di implementare la cura (caso assai raro) oppure, per cautelarsi da un possibile esito negativo, prescrive un numero esorbitante di esami e controlli che in molti casi risultano ridondanti, ma permettono di dimostrare, in caso di richiesta di risarcimento o denuncia penale, che tutte le azioni possibili ed immaginabili per ottenere il risultato sperato siano state percorse; con questa strada tuttavia si provoca la conseguenza di far crescere a dismisura i costi per quella che oggi è chiamata medicina difensiva”.

Il Mutuo Soccorsolegale Medici propone una risposta definitiva: una rete nazionale di legali e consulenti tecnici viene schierata al fianco dei medici, fornendo uno strumento finalmente chiaro e diretto che supporti il medico/sanitario a 360°. Msm non rientra in alcun modo nel mondo dei servizi assicurativi, né vi entra in conflitto. Propone anzi un servizio diverso dal solito: il legale specialista in penale del mondo sanitario raggiunge il 93% di assoluzione dei casi e l'88% di archiviazione per insussistenza del reato, mentre il penalista generico si attesta al 51% di assoluzione del medico coinvolto. Msm effettua la nomina immediata del legale specialista in penale sanitario che, in quanto convenzionato con Msm, applicherà le tariffe calmierate del DM 55/2014. Inoltre, sarà compito del legale seguire integralmente il complesso iter burocratico, sollevando così il medico da qualsiasi ottemperanza richiesta da norme e disposizioni vigenti. Msm si candida dunque a divenire l’unico sistema di servizi creato per ridare la serenità al medico, facendo risparmiare nel contempo tutti gli enti coinvolti.

Di Pietro, il fine anno da incubo: i rom in villa, la rapina, le urla e gli spari

Di Pietro, fine anno da incubo: i rom in villa, le urla e gli spari



Scena da serie tv americana l'altro ieri a Curno, in provincia di Bergamo. Due banditi incappucciati hanno cercato di entrare nella casa di Antonio Di Pietro, nel quartiere Marigolda di Curno. I fatti risalgono al primo pomeriggio di giovedì. Sono circa le 13.30 quando i due si avvicinano alla casa di Di Pietro, ma vengono notati da una vicina di casa dopo aver sfondato un muretto con un’auto. La donna ha immediatamente chiamato le forze dell’ordine. I carabinieri sono arrivati sul posto prima che i ladri riuscissero a entrare nella casa dell’ex ministro e attuale presidente di Pedemontana. I due malviventi, allora, si sono barricati all’interno dell’area della villa. Dal canto loro le forze dell’ordine si sono subito messe in contatto con Di Pietro e, una volta appurato che l’ex parlamentare non era nella villa e non correva pericoli, hanno fatto irruzione arrestando uno dei due malviventi, un 18enne italiano di etnia rom, residente a Dalmine.

Il complice, invece, è riuscito a raggiungere la macchina e scappare, dando vita a un rocambolesco inseguimento. Il fuggiasco nel tentativo di scappare ha prima speronato una pattuglia a bordo di una Golf bianca che risulterebbe rubata nel milanese, poi ha tentato di investire un carabiniere. Per cercare di fermarlo, uno degli agenti ha anche esploso alcuni colpi in aria. Inutilmente. Il malvivente prima è riuscito ad abbandonare l’auto e poi si è lanciato nel fiume in modo da riuscire a fare perdere le proprie tracce.

Mentana, schiaffone di fine anno a Renzi: come lo maltratta con tre sole parole

Mentana, schiaffone di fine anno a Renzi: come lo maltratta con tre parole



"È finito l'anno di quello che andava a comandare e faceva i selfie mossi. Adesso c'è Gentiloni". Enrico Mentana, su Facebook, maltratta l'ex premier Matteo Renzi. Prende di mira la sua abitudine, quando era a capo del governo, a scattarsi selfie in modo compulsivo. E poi lo paragona a Rovazzi, il fenomeno del web della canzone, appunto, Andiamo a comandare. Impietoso. 

FRANCESCO, IL MIRACOLO Le cifre che lo inchiodano: così Bergoglio straccia Renzi

I record di Bergoglio: sta più in televisione che in chiesa, le cifre


di Enrico Paoli



In principio fu Papa Giovanni Paolo II. Karol Józef Wojtyla, il 13 ottobre del 1998, telefonò in diretta a Porta a Porta, il programma di Rai Uno condotto da Bruno Vespa, in occasione di una puntata speciale sul ventesimo anniversario del suo pontificato. In quel frangente avvenne la chiusura del cerchio: la tv che parla del Papa e il Pontefice che parla ai fedeli dalla televisione. Ma se Wojtyla è stato un Papa muscolare, Bergoglio è un Santo Padre mediatico. Il primo ha fatto cadere il muro di Berlino, il secondo fa impennare gli ascolti. E molto anche, pur essendo uno che non guarda la televisione da 25 anni, come ha confessato in una intervista del 2015 ad un quotidiano argentino. Però non c'è fascia oraria, programma o canale che non si occupi del Papa, almeno una volta al giorno. Soprattutto se c'è bisogno di fare ascolti.

Per questa ragione Papa Francesco, molto attento nello studiare i passi e le mosse del suo ingombrante, e importante, predecessore non ha voluto essere da meno. Alle 9,07 di giovedì 22 dicembre Francesca Fialdini e Franco Di Mare, brillanti conduttori di Uno Mattina, preparano i telespettatori del primo canale della tv pubblica. In serbo, per loro, c'è un grande evento. Come sapete oggi sono trent'anni che il nostro programma entra nelle vostre case e, per ringraziarvi di tutto l'affetto che ci avete dimostrato, abbiamo per voi un regalo. Qualche attimo dopo la voce di Bergoglio entra nelle case degli italiani, con quel buongiorno brillante e carico di gioia diventato il suo marchio di fabbrica.

Un marchio importante dato che non c'è telegiornale, programma di approfondimento, contenitore d'intrattenimento che non dedichi un servizio al Vaticano e al Santo Padre in particolare. Per non dire delle fiction. Serie televisive incentrate sulla figura del Pontefice sono state trasmesse da tutte le reti generaliste, con declinazioni diverse fra loro, ma tutte riconducibili alla forza comunicativa di questo Papa. Che non fa la televisione, ma la usa. Nell'arco di questo mese la Rai ha dedicato a Bergoglio diverse ore di trasmissione, spalmate fra il concerto-evento di Claudio Baglioni per i suoi 80 anni, la messa di Natale, la benedizione Urbi et Orbi e l'Angelus.

Anche le altre reti non sono state da meno. Compresa Tv2000 che ha mandato in onda un intervista di 40 minuti con il Santo Padre. D'accordo, dicembre è pur sempre un mese speciale per il Vaticano, così come lo è per i cattolici. Ma Bergoglio ha, da sempre, una certa familiarità con la televisione, che sostiene di non guardare da 25 anni. A marzo del 2015, per esempio, analizzando i dati sulle presenze televisive dei politici e dei soggetti sociali più importanti salta fuori che Papa Francesco occupava la quarta posizione con 5 ore e 42 minuti. Il dato si riferisce al tempo di intervento nei telegiornali nazionali.

Non male, visto che al terzo posto c'era Maurizio Landini, battuto dalla coppia dei record Matteo Salvini e Matteo Renzi.

Un Papa televisivo dunque, capace di competere con i big della politica. Spulciando i dati dell'Agcom relativi al pluralismo sociale in televisione (l'ultima rilevazione riguarda il mese di agosto) si scopre che Bergoglio è diventato un traino perfetto per il Vaticano. Analizzando il tempo di parola dei soggetti del pluralismo sociale nei telegiornali della Rai il Vaticano occupa la terza posizione assoluta con un totale di 7 ore e 55 minuti pari al 12,94% del totale. Meglio fanno soltanto le amministrazioni locali e le istituzioni pubbliche e organismi nazionali. La Santa sede e il Papa sono una notizia forte, un soggetto indispensabile per ogni telegiornale, tanto che la classifica di Mediaset è la fotocopia di quella della Rai.

E se poi vi siete persi qualcosa c'è sempre il Ctv (centro televisivo Vaticano) dove è possibile vedere tutti i video ufficiali del Papa. Un canale benedetto, diciamo...

Grillo furioso, vogliono tappargli la bocca Neanche in Turchia: che fanno ai social

Grillo furioso: "Ci vogliono censurare". Neanche in Turchia: che fanno ai social



"Tutti uniti contro il web. Ora che nessuno legge più i giornali e anche chi li legge non crede alle loro balle, i nuovi inquisitori vogliono un tribunale per controllare internet e condannare chi li sputtana". Lo scrive Beppe Grillo sul suo blog: "Sono colpevole, venite a prendermi. Questo Blog non smetterà mai di scrivere e la Rete non si fermerà con un tribunale. Bloccate un social? Ne fioriranno altri dieci che non riuscirete a controllare. Le vostre post-cazzate non ci fermeranno", aggiunge. Grillo prende spunto dall’intervista del presidente dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella al Financial Times e attacca i giornalisti. Quindi scrive: "Purtroppo Pitruzzella non è un pazzo solitario. Il premier fotocopia Gentiloni ieri ha detto che gli strappi nel tessuto sociale del Paese sono causati anche da Internet. Per il sempre grigio Napolitano ’la politica del click è mistificazionè. Renzi è convinto di aver perso il referendum per colpa del web. I travestiti morali - scrive Grillo - sono abituati alla TV, dove se vai con una scheda elettorale falsa i giornalisti ci credono, ma se lo fate sul web i cittadini ve lo dicono che siete dei cazzari, non prendetevela"

Arriva la stangata sui mutui-casa Perché pagherete di più (e quanto)

Arriva la stangata sui mutui-casa. Perché pagherete di più (e quanto)



Brutte notizie per chi ha deciso di comprare casa nel 2017 facendo ricorso a un mutuo. Il segnale che non sarà un anno felice per i futuri proprietari di casa era già arrivato con l'aumento dell'Eurirs, uno dei parametri su cui vengono calcolati i costi dei finanziamenti. E poi c'è stata la comunicazione del gruppo Intesa Sanpaolo, come riporta La Stampa, che ha deciso di ritoccare in rialzo i tassi dei propri finanziamenti per l'acquisto di una casa.

La novità riguarderà solo i clienti che attiveranno un nuovo mutuo e saranno costretti a confrontarsi con una rata media più alta di 30-40 euro. Come è accaduto in passato per nuovi prodotti lanciati dall'istituto torinese, gli altri istituti bancari italiani potrebbero presto imitare lo stesso comportamento, per far fronte ai costi relativi all'aumento dello spread. E non sono esclusi altri aumenti: "Decideremo in base a come cambieranno i tassi monetari" ha chiarito Andrea Lecce, responsabile direzione marketing di Intesa Sanpaolo.

venerdì 30 dicembre 2016

Almaviva chiude, 1.600 licenziati Dipendenti furiosi: "Sindacati falliti"

Almaviva, trattativa fallita: licenziati 1.600 dipendenti del call center a Roma



Dopo la speranza, la mazzata: Almaviva chiude la sua sede di Roma e lascia senza lavoro 1.666 dipendenti. Le lettere di licenziamento sono già partite  e per questo, spiega l'azienda, sarebbe stato impossibile revocare la procedura per tutta una serie di ostacoli tecnici e giuridici. Fallita la trattativa con i sindacati e la mediazione del Ministero dello Sviluppo, scatta la rabbia dei lavoratori del call center.

Cgil e Slc Cgil hanno parlato di "epilogo drammatico" per una vicenda che pochi giorni fa aveva visto una soluzione positiva, sia pur temporanea, per l'analogo problema della sede di Napoli.  Una decisione "grave per i pesanti risvolti sociali e perché anche frutto di una conclusione della vertenza la cui scadenza del 21 dicembre ci è stata posta come ultimativa e non modificabile elemento che non ha permesso una consultazione delle lavoratrici e dei lavoratori prima della firma definitiva", spiegano i sindacati accusando Almaviva di "rifugiarsi dietro cavilli tecnico-giuridici" e precisando che la procedura di licenziamento "è frutto di una decisione dell'azienda e che nessuna responsabilità può essere messa in alcun modo in capo alle organizzazioni sindacali ed alle RSU e tanto meno ad una parte delle RSU". E mentre la politica, da destra a sinistra, si schiera con i lavoratori, gli ormai ex dipendenti riuniti davanti alla sede del Mise hanno pianto, urlato e protestato, sia contro il governo sia contro i sindacati "incapaci - sostengono - di difendere il nostro posto di lavoro". 

INDAGINI Cosa aveva Chiara Poggi nelle mani La scoperta agghiacciante sul corpo

Garlasco e Stasi: la prova che può incastrare il nuovo indagato


di Cristiana Lodi



Un altro indizio. O una coincidenza certamente sinistra, se si guarda alle conclusioni tracciate dalla difesa di Alberto Stasi. Difesa che denuncia e fa rotolare sul registro degli indagati un ipotetico colpevole, chiedendo al tempo stesso di rifare il processo al proprio assistito. Si ritorna al 2007. Sono passati tre giorni dall'omicidio di Chiara Poggi, colpita 17 volte alla testa da una persona che conosceva. E alla quale lei ha aperto la porta in pigiama, la mattina del 13 agosto. I genitori rientrano di corsa dalla montagna e prima dei funerali (celebrati il 18 agosto) papà Giuseppe accompagna il figlio Marco e gli amici comuni di Chiara a portarle un ultimo saluto all' obitorio. Fra quei quattro ragazzi c' è anche Andrea Sempio, il presunto colpevole, stando agli avvocati di Alberto. È ritratto in una foto pubblicata dal giornale locale di Pavia. Sempio aveva 19 anni e il 13 agosto era a Garlasco. A vederlo nelle foto di allora viene difficile riconoscerlo: aveva i capelli lunghi e castani come quelli di Chiara.

E qui si apre un giallo nel giallo. Sulla scena del delitto e nelle mani di Chiara vengono trovati alcuni capelli. Trentasei per l' esattezza, com' è scritto nella perizia medico legale firmata da Carlo Previderè e Gabriella Peloso. Di questi 36 capelli, sette erano imprigionati fra le dita della vittima. Ma non fu possibile stabilire con certezza a chi appartenessero, perché solo uno aveva il bulbo. Si potè soltanto escludere fossero di Alberto Stasi, ribattezzato dalle cronache il "biondino" proprio per il colore chiaro dei capelli. Alla fine di quella indagine costellata da buchi e contraddizioni, si finì per attribuire quelle importanti tracce a Chiara stessa. I magistrati inquirenti infatti stabilirono che erano della vittima sulla base della lunghezza e del colore.

In effetti i capelli di lei erano lunghi e castani. Proprio come quelli di Andrea Sempio. Oggi indagato dalla Procura di Pavia. E piombato nel nuovo fascicolo del procuratore Marco Venditti, insieme con tutti i sospetti a suo carico indicati dagli avvocati Fabio Giarda e Giada Bucellari.

Sarebbe proprio di Andrea Sempio, stando ai difensori di Stasi, il Dna trovato sotto le unghie di Chiara. È sempre lui, cinque giorni prima del delitto, avrebbe chiamato la vittima (che sapeva essere a casa da sola) due volte in 24 ore. Un particolare sul quale il magistrato indaga, poiché Andrea Sempio in precedenza aveva chiamato quel numero di casa Poggi solo due volte in sei mesi. Sempre lui, 14 mesi dopo l' omicidio, senza che nessuno gli chiedesse niente, aveva portato ai carabinieri lo scontrino di un parcheggio di Vigevano (16 chilometri da Garlasco) della mattina del 13 agosto. Perché? E poi c' è la cella telefonica vicina a casa di Chiara che aggancia il suo cellulare la mattina dell' omicidio. E la sua bicicletta simile a quella vista dalla testimone, ancora quella mattina. E il numero di scarpe che corrisponde all' orma trovata sulla scena dell' omicidio. E infine sempre lui viene fotografato mentre va a trovare Chiara all' obitorio, con i capelli lunghi e castani. Proprio come quelli di lei. E rimasti senza nome sulla scena dell' omicidio.

Napoli, il consigliere regionale De Pascale interviene sulla situazione dell’EAV: “ora si può ripartire”

EAV, De Pascale: “ora si può ripartire”



di Antonio Parrella



Gen. Carmine De Pascale
Consigliere Regionale 

NAPOLI - Il consigliere regionale Carmine De Pascale, capogruppo di “De Luca Presidente”, interviene sulla situazione dell’Eav, l’azienda di trasporti campana, che serve quotidianamente centinaia di migliaia di utenti. “Finalmente - sottolinea l’onorevole De Pascale - la Regione Campania ha programmato di mettere a posto i conti della società di trasporti Eav. Ciò rappresenta davvero un importante atto politico e la volontà di risolverne la situazione debitoria, creando così i presupposti per il suo sviluppo”. Dunque il provvedimento approvato dalla Regione, e sostenuto con forza dallo stesso De Pascale, rappresenta un concreto atto di gestione amministrativa della macchina regionale. “E’ tempo di agire e di dare risposte alle esigenze dei cittadini ed alla salvaguardia dei posti di lavoro - chiosa De Pascale - e certamente con il risanamento del bilancio siamo in grado ora di chiedere credito alle banche, agli investitori istituzionali e di programmare investimenti in treni ed infrastrutture e soprattutto sul fronte della sicurezza per dipendenti ed utenti,  perché le infrastrutture sono la fotografia di una società civile che ancora non funziona. I cittadini campani - conclude De Pascale -  meritano un servizio di trasporti altamente competitivo e finalizzato ad una migliore qualità della vita sull’intero territorio”.

Fino a tre chilogrammi in più grazie alle abbuffate natalizie

Fino a 3 chilogrammi in più grazie alle abbuffate natalizie


di Matilde Scuderi



Che si mangi in casa o si scelgano i ristoranti, ciò che accomuna a Natale gli italiani sono gli eccessi a tavola. Tant'è che per gli esperti il rischio è che alla fine delle festività si possa pesare fino a 3 chili in più. Ad influire è soprattutto la cattiva abitudine di mangiucchiare durante l’intero arco della giornata (66%). Senza considerare che a Natale sembra che la maggior parte degli italiani trascuri ogni principio di sana alimentazione e corretta idratazione (42%). E dagli esperti arriva il decalogo per ‘limitare i danni’ e liberarsi dai chili accumulati durante le feste. È quanto emerge da uno studio di ‘In a Bottle’ (www.inabottle.it) condotto da attraverso metodologia Web Opinion Analysis (Woa) su circa 50 portali, forum e community di esperti nutrizionisti, dietologi e medici generici.

Per il 74% degli esperti quell’ago della bilancia che spessissimo dopo i festeggiamenti del Natale e del Capodanno si impenna indica un reale aumento di peso. In ogni caso, basandosi sulla loro esperienza, gli esperti stimano che durante le festività si ingrassi in media di 2 kg (24%), per arrivare ai 3-4 kg (32%). Ma non è difficile che dopo il periodo che va da inizio dicembre e metà gennaio si arrivi a pesare anche 5 kg in più (18%). Solo una minoranza, secondo il 22%, riesce a limitare i danni, arrivando a pesare 1 kg in più rispetto all’ultimo controllo peso pre-festivo. I colpevoli di questo levitare della bilancia? Una serie di errori e cattivi comportamenti a cui sembra che gli italiani proprio non sappiano rinunciare. La maggior parte (78%), ritiene che il vero danno sia dato proprio dalla continuità nell’assunzione di calorie in eccesso, ovvero dall’abitudine di ‘anticipare’ le abbuffate natalizie e di continuarle anche nei giorni che non rappresentano nessuna ricorrenza. E in cima alla lunga lista di errori c’è la cattiva abitudine di mangiare cibi molto calorici durante l’intero arco della giornata (66%), spiluccando in continuazione.

Moltissimi, poi, trascurano ogni regola di sana alimentazione e idratazione (42%). A questo si aggiunge un abuso nel consumo di bevande alcoliche (35%), che oltre a non essere ‘sano’, è ipercalorico. Allo stesso modo alla mancanza di ogni forma di abbinamento corretto tra i diversi cibi (23%), secondo gli esperti sono molto minori le occasioni per ‘bruciare’ le calorie che vengono immagazzinate, rispetto a quanto avviene di solito (45%). Quali sono i motivi per cui si eccede? Esistono un mix di cause, a partire dal fatto che il mangiare viene utilizzato per combattere la noia (55%), legata a una over dose di tempo libero a cui non si è più abituati. Ad aiutare, in senso negativo, anche le lunghe ore passate davanti al piccolo schermo (53%), si tratta di un mangiare distratto, che senza accorgersene sommerge l’organismo di calorie. Fattori a cui si aggiunge la voglia di lasciarsi andare dopo lo stress accumulato durante l’anno (38%), per molti, infatti, il mangiare diventa una valvola di sfogo. Non aiutano, poi, soprattutto per il controllo dell’assunzione dell’alcool e di stuzzichini, le visite ad amici e parenti (34%). Per il 59% sarebbe stato però sbagliato non lasciarsi un po’ andare. Solo il 12%, più radicale, è infatti convinto che con il moderno stile di vita non sarebbe necessario eccedere con le calorie e che anche a Natale bisognerebbe rinunciare a strappi eno-gastronomici.

Quali allora i trucchi per ritrovare il benessere psicofisico? Il 65% si dice assolutamente contrario a lanciarsi in una rigida dieta o rinunciare del tutto a festeggiare la ricorrenza. Importante, poi, per il post-festività evitare una ‘dieta da fame’, nella speranza di perdere in pochi giorni i chili di troppo accumulati. Si darebbe uno shock inutile all’organismo e si rischierebbe di perdere gli effetti positivi sul benessere psicologico associati alla trasgressione. Molto meglio tornare per gradi ad una corretta alimentazione e idratazione (38%) e reintrodurre nel proprio organismo tutti quegli elementi, come frutta, verdura e acqua che durante le abbuffate natalizie vengono un pò trascurati. Addirittura secondo il 26% dovrebbero essere applicate alcune ‘abitudini’ assunte durante le festività, ovvero fare almeno tre pasti al giorno, cosa di cui durante il periodo lavorativo spesso ci si dimentica.

Il decalogo ‘smalti-panettone’

1. Osserva una dieta varia e equilibrata: variare l’alimentazione è importante per non far mancare all’organismo i principali nutrienti

2. Non sottovalutare i rischi di un’alimentazione iper-calorica: un apporto di calorie superiore all’effettivo fabbisogno contribuisce all’aumento di peso, affaticando l’organismo.

3. Limita i dolci: se durante le feste si è esagerato, l’importante è limitarne il consumo nei giorni seguenti

4. Evita il consumo di bevande alcoliche: è consigliabile limitare o evitare di assumere alcolici, dal momento che l’apporto calorico ad essi associato non è affatto trascurabile

5. Pratica attività fisica: una corretta alimentazione accompagnata da una sana attività fisica è il metodo migliore per tornare in forma all’indomani delle feste natalizie

6. Mangia frutta e verdura: ricordare di assumere i giusti quantitativi di frutta e verdura, fondamentali per un corretto apporto di fibre, vitamine e sali minerali, è fondamentale specialmente quando si è osservata una dieta poco bilanciata

7. Scegli l’acqua: assumerla può aiutare a eliminare i liquidi in eccesso trattenuti dal nostro organismo e ad opporsi alla voglia di mangiare ancora grazie alla capacità di dilatare lo stomaco e favorire il senso di sazietà

8. Evita di assaggiare i cibi lontano dai pasti: limitarsi a mangiare durante i pasti principali, aiuta a tenere sotto controllo le quantità di cibo ingerite

9. Riduci i grassi: moderare la quantità di grassi e oli utilizzati per condire e preferire metodi di cottura leggeri e salutari, sono buone norme che è consigliabile osservare non solo per tornare in forma dopo le feste, ma anche durante tutto l’anno

10. Non saltare i pasti, il benessere psicofisico parte da un’alimentazione e da pasti regolari.

Istituto Clinico Città Studi primo per la cura dell’ictus in Lombardia

Istituto Clinico Città Studi primo per la cura dell’ictus in Lombardia


di Matilde Scuderi



L’istituto Clinico Città Studi (Iccs) conferma il suo primato per quanto concerne la cura dell’ictus ischemico secondo i dati forniti dall’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas). Anche a livello nazionale l’Iccs è ai primi posti per questo tipo d’intervento. L’analisi condotta da Agenas valuta l’incidenza della mortalità a 30 giorni dalla comparsa di un ictus ischemico. All’Istituto Clinico città Studi il numero dei pazienti che rimane in vita è il più alto tra gli ospedali della nostra Regione. Le ragioni di questo successo si fondano, secondo il responsabile della Stroke Unit Carlo Sebastiano Tadeo “sul fatto che il 98% dei pazienti che giungono al pronto soccorso per ictus ischemico vengono presi in carico immediatamente da un neurologo sempre presente in pronto soccorso per questi casi e ricoverati immediatamente in Stroke Unit, un centro specializzato con un team multi-professionale per la cura dell’ictus. Inoltre, il 33% dei nostri pazienti viene sottoposto alla terapia di trombolisi sistemica. La media italiana per questo tipo d’intervento è del 5% e nella nostra Regione raggiungiamo il 10%”. La Stroke Unit diretta da Tadeo ha, inoltre, progressivamente velocizzato la procedura dedicata alla ricanalizzazione delle arterie (trombolisi) intervenendo, per la maggioranza dei pazienti, entro i 60 minuti dal loro accesso in pronto soccorso.

L’istituto Clinico Città Studi di Milano è una Struttura di Ricovero e Cura privata accreditata che offre 268 posti letto a pochi isolati dal centro di Milano. L’ospedale ha le caratteristiche del City Hospital non solo per motivi logistici ma soprattutto per l’offerta di servizi sanitari ai circa mille nostri concittadini che si rivolgono quotidianamente alla struttura. L’ospedale è accreditato dal 1999 dalla Regione Lombardia e svolge attività di diagnosi e cura per conto del Servizio Sanitario Nazionale. Il pronto soccorso è uno dei punti di forza dell’Iccs che lo hanno reso noto per l’efficienza del servizio e la disponibilità del personale medico e paramedico. Il Dipartimento d’Emergenza e Accettazione di primo livello dell’Istituto Clinico Città Studi presenta volumi di accoglienza molto vicini se non superiori a quelli di altre grandi strutture ospedaliere della città e dell’hinterland. Le tecnologie e le procedure quotidianamente adottate per le cure dei pazienti sono all'avanguardia e proiettate anche ad ottenere risultati nel campo della ricerca scientifica. 

Gira un porno tra casa e scuola materna: 46enne bresciana, finisce in tragedia

Brescia, gira un video porno in casa: per la 46enne finisce malissimo



Non riusciva a pagare bollette e cartelle di Equitalia, per questo ha girato un video porno amatoriale in casa. Per una 46enne di Brescia le conseguenze sono state drammatiche: il tribunale dei Minori le ha tolto i figli. A scatenare lo scandalo in Paese sarebbe stata anche la scena iniziale del video, in cui si vede una donna che esce da una scuola materna pubblica del posto, come sottolinea il Giornale di Brescia. "L'uso della casa coniugale per girare filmati pornografici - ha decretato la sentenza dei giudici - rappresenta un pregiudizio gravissimo alla dignità morale dei ragazzi". La difesa della donna è disperata: "Ho sbagliato, ma l'ho fatto perché avevo bisogno di soldi. Troppe spese da sostenere e il mio ex marito non contribuiva. Ho preso i soldi e pagato bollette e cartelle di Equitalia, è tutto documentato". Il legale della donna ha già annunciato la richiesta di revoca del provvedimento di allontanamento dei figli.

Schumacher, 3 anni esatti dalla disgrazia Che cosa riesce a fare Michael: e cosa no

Schumacher, tre anni esatti dalla disgrazia: cosa riesce a fare e cosa no



Oggi sono esattamente tre anni da quando Michael Schumacher è rimasto vittima di un grave incidente sugli sci, sulla neve di Meribel. Era il 29 dicembre 2013 e da allora sull'ex pilota della Ferrari e sette volte campione del mondo di F1 è calato un muro di silenzio e di privacy assoluta che la famiglia, la moglie Corinna e la portavoce del campione tedesco, Sabine Kehm, hanno sempre difeso strenuamente.

Michael "non può camminare" e non riesce nemmeno ad alzarsi in piedi con l'aiuto degli specialisti che lo seguono, sono le ultime notizie che hanno riguardato l'ex pilota di Formula 1, riportate nel settembre scorso da Felix Damn, avvocato dell'ex campione.

Una precisazione arrivata all'indomani dell'ennesima indiscrezione, rilanciata da una rivista tedesca, in cui si sosteneva che il 47enne ex pilota aveva ripreso a camminare. "Continua a lottare", è invece l'iniziativa lanciata dallo staff e dalla famiglia Schumacher. "The Keep Fight" - ha spiegato la Kehm - mira ad unire le persone che si ispirano alla carriera ed al carattere di Michael Schumacher, e per incoraggiarli a continuare a combattere e non mollare mai. L'obiettivo è inoltre quello di diffondere l'energia positiva che i sostenitori di Michael hanno espresso a lui e alla famiglia Schumacher in tanti anni, e cerca di incanalare questa energia positiva come una forza per il bene".

Curato nella villa di Gland, sul lago di Ginevra, Schumacher continua la sua lunga e delicata riabilitazione, aiutato e stimolato da uno staff di medici, infermieri e terapisti, tutti ovviamente legati al più assoluto riserbo sulle condizioni di salute che accompagnano l'ex pilota. Recentemente, la manager dell'ex-campione di F1 ha anche aperto un nuovo account twitter, "Michael Schumacher" che in poche ore aveva quasi raggiunto già 5.000 utenti. Un profilo ufficiale che segue quelli che l'ex ferrarista ha già su Facebook (quasi 1,5 milioni di follower) e Istagram (circa 133 mila) e che, nelle intenzioni della famiglia, punta solo a parlare della "leggenda" Michael Schumacher, senza ovviamente scendere nella vicenda privata che resta tabù per il pubblico. Il prossimo 3 gennaio Schumacher compirà 48 anni.

Il racconto choc dell'amante del prete: "Sesso in chiesa", dettagli hot

Sesso in chiesa, il racconto choc dell'amante del prete di Padova



Ha 51 anni, è una parrocchiana di Padova, sposata: è la terza donna che ha scatenato lo scandalo sessuale che ha portato all'allontanamento del parroco di San Lazzaro, don Andrea Contin. Una inchiesta a luci rosse su cui sta lavorando la Procura e che ha portato alla luce materiale scabroso: ore e ore di dvd con registrati incontri sessuali in canonica, rapporti violenti ed estremi con manette e altri attrezzi erotici. Era una delle amanti del prete e ha rotto la loro relazione quando il prelato le ha chiesto con sempre maggiore insistenza di avere rapporti sessuali con altri uomini in sua presenza. Che don Andrea fosse solito registrare gli incontri sessuali tra le "sue" donne e i partner occasionali pare essere un dato acquisito dagli inquirenti, che hanno accusato il parroco di favoreggiamento della prostituzione e violenza privata. Le carte trovate negli uffici della Curia testimonierebbero come esposti e segnalazioni fossero già pervenute al vaglio delle autorità ecclesiastiche.

Sentenza-choc della Cassazione Così ti possono licenziare. Sempre

La Cassazione: "Imprenditore può licenziare per rendere l'azienda più redditizia"



È legittimo il licenziamento di un lavoratore motivato dall’azienda con l’intento di realizzare "una organizzazione più conveniente per un incremento del profitto". Lo ha stabilito la Sezione Lavoro della Corte di Cassazione, presieduta da Vincenzo Di Cerbo, con la sentenza n. 245201 del 7 dicembre 2016, che ha annullato la decisione con cui il 29 maggio 2015 la Corte di Appello di Firenze aveva imposto a una società per azioni con sede a Roma di corrispondere un’indennità pari a 15 mensilità a un dipendente licenziato l’11 giugno 2013, ritenendo che non sussistesse un "giustificato motivo oggettivo" per la risoluzione del rapporto di lavoro.

I Supremi Giudici hanno accolto le tesi dei legali dell’impresa, che hanno richiamato l’articolo 41 della Costituzione per sostenere che "l’imprenditore è libero, pur nel rispetto della legge, di assumere quelle decisioni atte a rendere più funzionale ed efficiente la propria azienda, senza che il giudice possa entrare nel merito della decisione", e che, di conseguenza, sia "un limite gravemente vincolante" per l’autonomia dell’imprenditore quello di restringere la possibilità di "sopprimere una specifica funzione aziendale solo in caso di crisi economica finanziaria e di necessità di riduzione dei costi".

La Cassazione ha considerato fondate queste argomentazioni affermando che "il motivo oggettivo di licenziamento determinato da ragioni inerenti all’attività produttiva, nel cui ambito rientra anche l’ipotersi di riassetto organizzativo per la più economica gestione dell’impresa, è rimesso alla valutazione del datore di lavoro, senza che il giudice possa sindacare la scelta dei criteri di gestione dell’impresa".

Da ciò, secondo la Suprema Corte, consegue che perchè sia legittimo "è sufficiente che il licenziamento sia determinato da ragioni inerenti all’attività produttiva, all’organizzazione del lavoro e al regolare funzionamento di essa, tra le quali non possono essere aprioristicamente o pregiudizialmente escluse quelle che attengono a una migliore efficienza gestionale o produttiva, ovvero anche quelle dirette a un aumento della redditività d’impresa".

Insomma, per licenziare un dipendente "non è quindi necessitato che si debba fronteggiare un andamento economico negativo o spese straordinarie". Pertanto, nel caso concreto, "non appare immeritevole di considerazione l’obiettivo aziendale di salvaguardare la competitività nel settore nel quale si svolge l’attività dell’impresa attraverso le modalità, e quindi la combinazione dei fattori della produzione, ritenute più opportune dal soggetto che ne assume la responsabilità anche in termini di rischio e di conseguenze patrimoniali pregiudizievoli".

Ciò perchè "in assenza di una specifica indicazione normativa, la tutela del lavoro garantita dalla Costituzione, non consente di riempire di contenuto l’articolo 3 della legge 604 del 1966 sino al punto di ritenere preventivamente imposto che, nel dilemma tra una migliore gestione aziendale e il recesso da un singolo rapporto di lavoro, l’imprenditore possa optare per la seconda soluzione solo a condizione che debba far fronte a sfavorevoli e non contingenti situazioni di crisi". L’imprenditore può quindi "stabilire la di menzione occupazione dell’azienda, evidentemente al fine di perseguire il profitto che è lo scopo lecito per il quale intraprende".

Il guru: "L'Europa finirà nel 2017" Il nome, chi la manderà ko

Il politologo francese Dominique Moisi: "Se nel 2017 vincerà Marine Le Pen, l'Europa sarà finita"



Ora, l'analisi è di quelle da prender con le pinze, perchè viene sì da uno dei più autorevoli intellettuali di Francia, Dominique Moisi. Il quale però ammette di "non aver capito che Donald Trump poteva diventare presidente degli Stati Uniti". Moisi, che è intervistato dal quotidiano "Il Messaggero" nella sua casa in pieno centro a Parigi, deve però aver fatto tesoro di quanto accaduto dall'altra parte dell'oceano Atlantico appena un mese e mezzo fa. Perchè il punto focale della sua chiacchierata arriva quando guarda in casa propria, alle elezioni presidenziali francesi che si terranno nella primavera del 2017: "Il 2017 - spiega - sarà l'anno della Francia e le elezioni francesi l'evento politicamente più importante del Vecchio Continente. E se dovesse vincere Marine Le Pen, l'Europa sarà finita. Certo, ad oggi io non credo che vincerà lei. Anche se potrei sbagliarmi di nuovo".

Laura Boldrini candidata premier Retroscena: per chi scende in campo

Laura Boldrini candidata premier di Giuliano Pisapia



L'ipotesi viene definita dal Corriere della Sera come "più che una suggestione". E' quella che vedrebbe l'attuale presidente della Camera Laura Boldrini candidata premier. A lanciarla nell'agone politico vero e proprio sarebbe il "campo progressista" al quale ormai da mesi sta alacremente lavorando l'ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia. Il quale ha lasciato intendere di non voler correre in prima persona, ma di volersi ritagliare il ruolo di "king maker", ovvero di regista di una nuova forza politica che più da sinistra si alleerebbe al Pd alle prossime elezioni.

E nell'entourage dell'ex primo cittadino il nome che circola per le primarie di coalizione è proprio quello di Laura Boldrini, che dunque potrebbe sfidare Matteo Renzi per la leadership della sinistra in vista delle prossime elezioni politiche. Sempre stando al quotidiano di via Solferino, l'ipotesi avrebbe anche il favore dello stesso Renzi che, volendo una competizione vera in grado di richiamare l'attenzione e l'entusiasmo del popolo della sinistra vorrebbe proprio nomi come quello della presidente della camera da sfidare alle prossime primarie.

Renzi a casa senza stipendio ma... Sta per incassare un bel gruzzolo

Arriva l'anticipo del suo libro: Renzi incassa decine di migliaia di euro



Certo, problemi economici, nell'immediato, non ne avrebbe. Ma è vero che Matteo Renzi da tre settimane è "a spasso": senza lavoro, senza stipendio, senza un vitalizio. Lui stesso, su Facebook tra il serio e il faceto qualche giorno fa aveva scritto: "Torno semplice cittadino e non ho un paracadute". La moglie Agnese ha lo stipendio di maestra, che ora è l'unica fonte d'entrata famigliare.

Vero che a Renzi basterebbe schioccare le dita per trasformarsi in conferenziere e guadagnare (con l'eloquio che si ritrova) decine di migliaia di euro a discorso, sull'esempio di altri ex leader di governo come Bill Clinton e Tony Blair. Ma quelli, appunto, sono "ex" sul serio. Lui, almeno si augura, lo è solo di passaggio, momentaneamente. E questo non è certo il momento per andare in giro a tenere conferenze.

All'ex premier risulteranno, dunque, particolarmente graditi i soldi che a breve gli arriveranno quale anticipo per il libro in uscita a febbraio dalla casa editrice Feltrinelli. Il quotidiano Il Fatto parla di "diverse decine di migliaia di euro", alle quali poi si aggiungeranno gli introiti veri e propri una volta che il libro come ci si attende) inizierà a fare il botto nelle librerie. insomma, ce n'è per tirare almeno qualche mese, addirittura fino a primavera 2018, qualora le cose dovessero proprio andare storte.

giovedì 29 dicembre 2016

Diocesi di Aversa: L'augurio Video del Vescovo, Mons. Angelo Spinillo ai fedeli in prossimità del 2017

L'augurio del Vescovo, Mons. Angelo Spinillo ai fedeli in prossimità del 2017


a cura di Gaetano Daniele



Gli otto giorni della festa del Natale stanno trascorrendo in serena letizia: con il Natale tutta la divinità entra in comunione con l’umanità. Domenica 1° Gennaio 2017 celebriamo l’inizio del nuovo anno nel giorno della solennità di Maria Santissima Madre di Dio. Il vangelo di Luca, ci invita a riflettere Mons. Angelo Spinillo,  ci parla della circoncisione di Gesù, dono di Dio all’umanità, ma ci parla anche dello stupore dei pastori, che tornano alle loro case narrando a tutti quanto hanno potuto vedere, e di Maria, che conserva tutto questo nel suo cuore”. L’augurio a tutti è di poter proseguire lungo il percorso intrapreso in questi giorni “conservando nel nostro cuore lo stupore per tutto il bene che abbiamo sentito annunziare. Che questo stupore possa continuare ad illuminare il nostro cammino anche nel nuovo anno, con una consapevolezza che ci viene data da san Paolo apostolo nella lettera ai Gàlati: non siamo più schiavi, ma liberi, perché Dio ci ha chiamati ad essere suoi figli”.

Le minacce ai poliziotti-eroi italiani: islam, parole atroci e inquietanti

Terrorismo, le minacce islamiche ai poliziotti-eroi: "Ora tocca a voi"



"Adesso tocca a voi". A meno di una settimana dalla morte di Anis Amri, il terrorista di Berlino, ecco arrivare in rete le minacce ai due poliziotti-eroi di Sesto San Giovanni e ai loro colleghi in divisa. Come sottolinea Il Giornale, il questore di Roma Niccolò D'Angelo ha già diffuso una circolare interna per raccomanda la "massima attenzione" per evitare l'eventualità di "azioni ritorsive" nei confronti di appartenenti alle forze dell'ordine.

Sulle bacheche delle pagine create per celebrare i due agenti Cristian Movio e Luca Scatà, i poliziotti che hanno ucciso l'attentatore tunisino, sono comparse minacce di presunti simpatizzanti dell'Isis e del terrorismo islamico. Il confine tra fiancheggiatori anche solo potenziali dei jihadisti e semplici millantatori è labile. Sempre il Giornale ricorda che dopo la morte del tunisino Amri, a Genova un senegalese aveva dato in escandescenze su un autobus a Genova. Fermato da due poliziotti, si era messo a inveire: "Vi metto una bomba, così sarà un buon Natale. I vostri figli pagheranno tutto. Poliziotti di m, buon Natale anche a voi. Mica solo i tunisini sanno fare quelle cose". E a Roma il sindacato dei vigili urbani Sulpl ha protestato con il sindaco Virginia Raggi in vista del Capodanno: posizionai in 23 varchi anti-tir per evitare una strage in stile mercatino di Berlino, gli agenti lamentano di essere "senza giubbotti anti-proiettile" e "senza la possibilità di sparare" contro un eventuale attentatore.

BECCATA Il malloppo Tulliani. Ecco i soldi (tanti) della casa: la frase inquietante di Fini

Il malloppo Tulliani. Ecco i soldi (tanti) della casa: la frase inquietante di Fini



Non finiscono mai i guai per Gianfranco Fini e lo scandalo dell'appartamento a Montecarlo. La sua compagna Elisabetta Tulliani sarebbe indagata per riciclaggio. La casa passata dalle proprietà immobiliari di Alleanza Nazionale per 400mila euro e poi rivenduta a 1,36 milioni di euro, avrebbe fruttato un discreto guadagno alla signora Tulliani e a suo fratello, dal cui conto sarebbero transitati i proventi della vendita per poi finire nelle disponibilità di sua sorella. Secondo quanto riporta il Fatto quotidiano, sul conto della Tulliani presso la Monte dei Paschi di Siena.

Sul conto della compagna dell'ex presidente della Camera risulterebbero due ingenti trasferimenti: uno datato il 24 novembre 2015 di 290mila euro, l'altro il 10 dicembre 2015 di 449mila euro. Oltre 700mila euro che a questo punto potrebbero essere restituiti alla Fondazione An, che sarebbe stata la legittima proprietaria di quell'immobile.

Da parte sua però Gianfranco Fini continua a non saperne nulla. O almeno quando dal Fatto quotidiano gli hanno chiesto dei soldi sul conto della sua fidanzata, lui ha ruisposto: "A me non risulta". Le informazioni però sarebbero contenute nelle carte dell'inchiesta Corallo: "Non ne sono a conoscenza. E non sono abituato a commentare ciò che non conosco". Nulla da fare, Fini è irremovibile e anzi quasi scarica l'intero clan Tulliani: "Se la vedranno loro e la magistratura. Cosa c'entro io?".

Gentiloni, confessione finale sulla Boschi: "Perché nel governo c'è ancora lei"

Gentiloni, la confessione finale sulla Boschi Leggi



Paolo Gentiloni ormai non fa neanche più nulla per nascondere quanto il suo governo sia una sostanziale fotocopia dell'esecutivo di Matteo Renzi, nonostante la sonora sconfitta al referendum costituzionale che ha mandato a casa, per ora, solo l'ex premier. Alla conferenza stampa di fine anno con la stampa italiana, il presidente del Consiglio ha anzi rivendicato la scelta, giustificata con il bisogno di "continuità sul piano politico".

I dubbi, tanti, di certo rimangono. A cominciare dalla presenza nella compagine di governo di Maria Elena Boschi, promossa da ministro delle Riforme a sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Una scelta rivendicata da Gentiloni che se n'è assunto tutta la paternità: "La proposta di riforma costituzionale è del governo e non di questo o quel ministro, anche se Boschi ha avuto un ruolo di spicco. Boschi è una risorsa molto utile e di qualità e, che si creda o no, le ho chiesto io di ricoprire il ruolo di sottosegretario e credo che sappia farlo bene".

Cosa facevano ai loro clienti (famosi): le sorelline erotiche senza limiti

Le sorelline erotiche: cosa facevano ai loro clienti (molto famosi)



Le chiamavano le "Kardashian del Canada", ora sono in carcere: grossi guai per le sorelle Kiran e Jyoti Matharoo, esplosive star di Instagram finite in manette con l'accusa di ricatto e truffa a sfondo sessuale. Le due ragazze sono state arrestate a Lagos, in Nigeria, dove avrebbero cercato di incastrare il miliardario locale Femi Otedola e altri uomini ricchi e famosi in Africa attraverso il sito web NaijaGistLive.com e vari account social. 

Garlasco, lo scienziato che salva Stasi "Sapete cosa ho scoperto sul delitto?"

Pasquale Linarello, il biologo che può salvare Alberto Stasi: "Le mie scoperte su quel dna trascurato"



Pasquale Linarello è il biologo forense che ha riscontrato la perfetta compatibilità del Dna trovato sotto le unghie di Chiara Poggi con quello del nuovo indagato per l'omicidio di Garlasco: Andrea Sempio. Calabrese di origine, ufficiale del Ris dal '99 al 2002, attualmente dirige la sezione di Genetica forense del laboratorio "Genoma" di Milano.

"Ho confrontato i dati relativi alla perizia sulle unghie della vittima, che erano stati trascurati, con il profilo genetico che era stato estrapolato da un altro laboratorio. Un'agenzia investigativa milanese voleva infatti che eseguissi una comparazione con un profilo raccolto dal cucchiaino e dalla bottiglietta che un altro laboratorio aveva già analizzato. I due profili del cromosoma Y sono identici". Questo è ciò che il dottor Linarello ha dichiarato in un'intervista a Il Giorno. E ancora: "Devo precisare che il cromosoma Y non consente di individuare un singolo soggetto, bensì la linea maschile di una famiglia. A questo punto gli avvocati Giarda e Bocellari, i legali della famiglia di Alberto Stasi, mi hanno conferito un incarico formale comunicandomi che un profilo apparteneva a un nuovo soggetto".

In molti hanno espresso perplessità nei confronti di questo risultato, come il generale Garofano, ex comandante del Ris, e soprattutto i genitori di Chiara. "Quello che posso dire - ribatte Linarello - è che mi sono basato su dati grezzi e ho lavorato su quelli. In altre parole ho lavorato sui dati di partenza e il profilo ottenuto dalle unghie di Chiara Poggi è identico a quello ottenuto dal cucchiaino e dalla bottiglietta. Non è un dato conclusivo, ma il punto di partenza di un'attività d'indagine che andrà estesa e assolutamente integrata con altri elementi". 

"Il burqa alla Madonna perché..." Il delirio del prete filo-musulmano

Il parroco: "Ecco perchè ho messo il burqa alla Madonna"



Giuseppe arabo e la Madonna con il burqa. La storia del presepe della chiesa di Sant'Anna di Potenza, con tanto di foto inequivocabili, ha fatto il giro dei siti e dei giornali d'Italia. Artefice della "magata" il parroco, don Franco Corbo, di 75 anni. Il quotidiano Il Giornale è andato a scovarlo, chiedendogli motivo di tale originalità.

Lui non s'è scomposto: "Nessun sacrilegio, anzi la volontà da parte mia di ribadire come la religione possa e debba rappresentare uno strumento di dialogo con le altre fedi e con tutte le etnie distrutte o ridotte in miseria dall'egoismo della società occidentale". Alla domanda si dica sul serio, il don risponde serafico: "Con questa logica di "chiusura" migratoria Gesù oggi non potrebbe mai arrivare da noi, resterebbe in Palestina".

Qualcosa sfugge evidentemente al parroco di Sant'Anna. Gesù, duemila e rotti anni fa, nacque, visse e morì in Palestina. Neanche provò a venire in Europa: i romani lo fecero fuori per interposta persona lì sul posto. E il luogo dove nacque, oggi è occupato dagli arabi.

"Li paga per andare a votare prima" L'accusa (pazzesca) al Pd di Renzi

Elezioni anticipate, uno scivolo da 50mila euro per salvare il vitalizio



Andare a votare subito. Adesso. In primavera. Entro l'estate. In tv e sui giornali, politici tutti pronti a riempirsi la bocca con belle intenzione "per ridare voce agli italiani". Già. Peccato, però, che si andasse a votare prima dell'estate 2017, e in ogni caso prima della metà di settembre, il vitalizio degli onorevoli parlamentari verrebbe cancellato. E allora, come fare, per salvare capra e cavoli? L'idea che circola in ambienti parlamentari (che qualcuno attribuisce al Pd mentre dal Nazareno si affrettano a negare che il partito stia lavorando alla cosa) è quella di un rimborso che andrebbe a sostituire la pensione evaporata per quanti siedono per la prima volta in parlamento, qualora si andasse a elezioni anticipate. Secondo quanto riporta il giorno riprendendo alcune denunce dei 5 Stelle, potrebbe trattarsi di una buonuscita, di una sorta di "scivolo" intorno ai 50mila euro.

Una ipotesi che non ha alcun precedente nella storia della Repubblica. E che sarebbe davvero difficile riuscire a far passare in qualsivoglia modo, visto il clima avvelenato che persiste contro la politica anche dopo il referendum. Ma quando, appunto, si parla di politici, mai dire mai o impossibile.

Esclusiva / Il prete, il sesso e le orge in chiesa: saltano fuori anche i nomi dei Papi

Sesso e orge in chiesa, i dvd porno del parroco salvati con i nomi dei Papi



Video porno amatoriali girati anche in canonica, sesso estremo, violenze e orge: ore e ore a luci rosse, tutto conservato in decine di dvd etichettati con i nomi dei Papi. È l'ultima sconcertante scoperta dei carabinieri che stanno indagando su don Andrea Contin, il parroco della chiesa di San Lazzaro a Padova accusato di favoreggiamento della prostituzione e violenza privata e attualmente ospitato in una comunità fuori dal Veneto, forse all'estero.

Prima di Natale una perquisizione nell'abitazione del sacerdote aveva portato alla luce, in una stanza chiusa a chiave, oggetti per giochi sessuali come manette, collari in pelle, fruste, stivaloni con i tacchi a spillo e una videocamera per riprendere gli incontri sessuali. A denunciare il parroco una donna rumena con cui il sacerdote avrebbe avuto una lunga relazione è che ora lo avrebbe accusato di averla costretta a rapporti sessuali anche con altri uomini.

Sottosegretari e viceministri: i nomi Il "pizzino" di Gentiloni agli italiani

Sottosegretari e viceministri: tutti i nomi. Gentiloni, il messaggio nascosto



La partita sui sottosegretari e viceministri è praticamente chiusa. Il premier Paolo Gentiloni giovedì nel consiglio dei ministri convocato alle 9.30 presenterà la squadra di governo, di cui non dovrebbe far parte Ala di Denis Verdini. Il condizionale è d'obbligo finché non ci sarà l'ufficialità, anche se viene spiegato da fonti di maggioranza, che grossi colpi di scena non dovrebbero esserci, visto che "sarà largamente confermata la pianta che c'è". Insomma a parte qualche ultimo ritocco e qualche spostamento nei ministeri, sottosegretari e viceministri dell'esecutivo di Matteo Renzi dovrebbero essere quasi tutti riconfermati. 

Una posizione indigesta per il partito di Verdini che ha come conseguenza la rinuncia di Enrico Zanetti, viceministro di Scelta civica, tra i "rinnovati" dell'attuale esecutivo. "Non sono disponibile alla mia conferma quale viceministro al Mef - annuncia Zanetti - all'antipolitica delle conferme in blocco a prescindere, dei governi fotocopia dove l'unico che ha il coraggio di fare un passo indietro è Matteo Renzi, preferiamo la politica". Secondo il segretario di Sc da Gentiloni non è arrivato "nessun chiarimento politico" sulla "nostra piena partecipazione alla maggioranza di governo". Un "atteggiamento incomprensibile", dice Zanetti che lo ha portato ad uscire dalla squadra. 

Secondo le prime indiscrezioni quindi a essere rinforzato sarà il ministero dell'Istruzione con l'ingresso di Marco Rossi Doria, maestro di strada, o della deputata Silvia Fregolent. Claudio Amendola, sottosegretario agli Esteri, potrebbe diventare vice di Angelino Alfano. Scambio di dicastero per Filippo Bubbico (Pd) e Gioacchino Alfano (Ncd), l'uno passerebbe alla Difesa e l'altro all'Interno. Davide Faraone dovrebbe invece traslocare al ministero dei Trasporti. Confermati Sandro Gozi (Affari Europei), Antonello Giacomelli (Comunicazioni), Riccardo Nencini (Infrastrutture), Gennaro Migliore (Giustizia). Ancora incerta la casella della delega ai Servizi che potrebbe rimanere nelle mani di Gentiloni o essere affidata a Emanuele Fiano. Da coprire anche i due posti da sottosegretario alla presidenza del Consiglio lasciati vacanti da Tommaso Nannicini, che entrerà a far parte del Pd, e da Luca Lotti.

Nessun posto quindi è stato riservato alla costola di Forza Italia, che resta quindi fuori anche da questa tornata, non portando a casa alcuna legittimazione politica, così come era stata richiesta a più voce dagli stessi fedelissimi di Verdini. Gentiloni ha deciso di seguire la strada dell’unità del partito. Il metodo Mattarella quindi, anche in questa occasione, ha fatto da faro per sciogliere un nodo più che spinoso. I primi a osteggiare l’ingresso di Ala nel governo a guida Pd erano stati proprio i membri della minoranza Dem. Ora serve compattezza, viene spiegato, soprattutto in un momento in cui si stanno gettando le basi per la rinascita del Partito democratico. La prospettiva comunque resta quella delle elezioni al massimo a giugno e in questo periodo il governo Gentiloni non ha bisogno del fattivo contributo di Ala.

Mps prestava i soldi a questi ricchi, loro non li ridavano: chi sono / Foto

Da De Benedetti alla Marcegaglia: Mps prestava i soldi ai ricchi


di Nino Sunseri


Emma Marcegaglia 

Carlo De Benedetti

Don Luigi Verzè

Giuseppe Garibaldi


Fra i debitori che non hanno onorato i debiti verso il Montepaschi c'è anche Giuseppe Garibaldi. Incidenti che capitano alla banca più antica del mondo. Evidentemente anche in tempi non sospetti, a Siena sentivano il fascino della camicia rossa. Ma soprattutto rivelavano una certa reverenza nei confronti dei poteri forti. Preferibilmente in odore di massoneria.

Nell'archivio della banca c'è questa lettera dell'Eroe dei Due Mondi: «Signor Esattore mi trovo nell'impossibilità di pagare le tasse. Lo farò appena possibile». Correva l'anno 1863 e non sapremo mai il destino di quel debito.

C'è anche da dire che a Siena avevano una certa dimestichezza con i protagonisti del Risorgimento. Fra il 1928 e il 1932, infatti, la banca era entrata in possesso della tenuta di Fontanafredda che Vittorio Emanuele II aveva regalato alla Bella Rosina. Gli eredi se l'erano fatta espropriare per un debito non pagato. Un npl (non performing loans) in versione reale. Giuseppe Garibaldi e i nipoti della moglie del Re che non poteva diventare Regina. A Siena sono sempre stati molto trasversali nella scelta dei loro clienti. E anche le sofferenze rifiutano il monocolore. Così fra i clienti che non hanno rimborsato figurano la Sorgenia della famiglia De Benedetti e Don Verzè che, grazie anche all'amicizia con Silvio Berlusconi aveva fondato l'ospedale San Raffaele portandolo anche al dissesto con un buco di duecento milioni. Dagli archivi risultava anche, almeno fino all'anno scorso, una fidejussione di 8,3 milioni che il Cavaliere aveva rilasciato a favore di Antonella Costanza, la prima moglie del fratello Paolo. La signora aveva acquistato, per nove milioni, una villa da sogno in Costa Azzurra e poi aveva dimenticato di pagarla. A Siena, però, conoscevano bene la famiglia Berlusconi e si fidavano. Erano stati i primi a credere nella capacità imprenditoriali di Silvio e non se n'erano certo pentiti.

Non altrettanto bene però, sono andate le cose con il gruppo che fa capo a Carlo De Benedetti, l'eterno rivale del Cavaliere. Sorgenia, il gruppo elettrico guidato da Rodolfo, primogenito dell'Ingegnere, ha lasciato un buco da 600 milioni. Le banche hanno trasformato i debiti in azioni. Ora sperano di trovare un compratore. Il cuore di Sorgenia è rappresentato da Tirrenia Power le cui centrali sono localizzate in gran parte fra la Liguria e l'Italia centrale. Naturale che Mps fosse in prima linea nel sostenere l'investimento e oggi a dover contabilizzare le perdite.

Ma i problemi di Mps non si fermano alla Toscana e zone circostanti. La forte presenza in Lombardia attraverso la Banca Agricola Mantovana ovviamente l'ha portata in stretti rapporti d'affari con il gruppo Marcegaglia che ha sede da quelle parti. Fra l'altro Steno, fondatore dell'azienda siderurgica, era stato uno dei soci della Bam che aveva favorito l'ingresso di Siena. Tutto bene fino a quando al timone è rimasto il vecchio. Poi è toccato ai figli Antonio ed Emma. Complice la crisi economica, hanno accumulato un'esposizione di 1,6 miliardi che le banche hanno dovuto ristrutturare aggiungendo altri 500 milioni.

Ma a parte questi nomi eccellenti chi sono gli altri debitori che hanno mandato in crisi la banca più antica del mondo? La ricerca non è facile. Il gruppo dei piccoli azionisti del Monte guidato da Maria Alberta Cambi (Associazione del Buongoverno) ha cercato l'identità delle insolvenze. I dirigenti della banca si sono rifiutati di rispondere schermandosi con le regole della privacy. Qualcosa, però, hanno detto. Non i nomi ma almeno la composizione.

Viene fuori che il 70% delle insolvenze è concentrato tra i clienti che hanno ottenuto finanziamenti per più di 500mila euro. In totale si tratta di 9.300 posizioni e il tasso di insolvenza cresce all'aumentare del finanziamento. La percentuale maggiore dei cattivi pagatori (32,4%) si trova fra quanti hanno ottenuto più di tre milioni di euro. Ovviamente un tasso di mortalità così elevato sulle posizioni più importanti apre molti interrogativi sulla gestione. Anche perché la gran parte dei problemi nasce dopo l'acquisizione di Antonveneta. Prestiti concessi nel 2008 che finiscono a sofferenza nel 2014. Certo sono gli anni della grande crisi. Ma non solo. La scansione dei tempi dice anche un'altra cosa: Mussari e Vigni hanno concesso i crediti. Profumo e Viola hanno dovuto prendere atto che erano diventati fuffa.