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sabato 31 dicembre 2016

FRANCESCO, IL MIRACOLO Le cifre che lo inchiodano: così Bergoglio straccia Renzi

I record di Bergoglio: sta più in televisione che in chiesa, le cifre


di Enrico Paoli



In principio fu Papa Giovanni Paolo II. Karol Józef Wojtyla, il 13 ottobre del 1998, telefonò in diretta a Porta a Porta, il programma di Rai Uno condotto da Bruno Vespa, in occasione di una puntata speciale sul ventesimo anniversario del suo pontificato. In quel frangente avvenne la chiusura del cerchio: la tv che parla del Papa e il Pontefice che parla ai fedeli dalla televisione. Ma se Wojtyla è stato un Papa muscolare, Bergoglio è un Santo Padre mediatico. Il primo ha fatto cadere il muro di Berlino, il secondo fa impennare gli ascolti. E molto anche, pur essendo uno che non guarda la televisione da 25 anni, come ha confessato in una intervista del 2015 ad un quotidiano argentino. Però non c'è fascia oraria, programma o canale che non si occupi del Papa, almeno una volta al giorno. Soprattutto se c'è bisogno di fare ascolti.

Per questa ragione Papa Francesco, molto attento nello studiare i passi e le mosse del suo ingombrante, e importante, predecessore non ha voluto essere da meno. Alle 9,07 di giovedì 22 dicembre Francesca Fialdini e Franco Di Mare, brillanti conduttori di Uno Mattina, preparano i telespettatori del primo canale della tv pubblica. In serbo, per loro, c'è un grande evento. Come sapete oggi sono trent'anni che il nostro programma entra nelle vostre case e, per ringraziarvi di tutto l'affetto che ci avete dimostrato, abbiamo per voi un regalo. Qualche attimo dopo la voce di Bergoglio entra nelle case degli italiani, con quel buongiorno brillante e carico di gioia diventato il suo marchio di fabbrica.

Un marchio importante dato che non c'è telegiornale, programma di approfondimento, contenitore d'intrattenimento che non dedichi un servizio al Vaticano e al Santo Padre in particolare. Per non dire delle fiction. Serie televisive incentrate sulla figura del Pontefice sono state trasmesse da tutte le reti generaliste, con declinazioni diverse fra loro, ma tutte riconducibili alla forza comunicativa di questo Papa. Che non fa la televisione, ma la usa. Nell'arco di questo mese la Rai ha dedicato a Bergoglio diverse ore di trasmissione, spalmate fra il concerto-evento di Claudio Baglioni per i suoi 80 anni, la messa di Natale, la benedizione Urbi et Orbi e l'Angelus.

Anche le altre reti non sono state da meno. Compresa Tv2000 che ha mandato in onda un intervista di 40 minuti con il Santo Padre. D'accordo, dicembre è pur sempre un mese speciale per il Vaticano, così come lo è per i cattolici. Ma Bergoglio ha, da sempre, una certa familiarità con la televisione, che sostiene di non guardare da 25 anni. A marzo del 2015, per esempio, analizzando i dati sulle presenze televisive dei politici e dei soggetti sociali più importanti salta fuori che Papa Francesco occupava la quarta posizione con 5 ore e 42 minuti. Il dato si riferisce al tempo di intervento nei telegiornali nazionali.

Non male, visto che al terzo posto c'era Maurizio Landini, battuto dalla coppia dei record Matteo Salvini e Matteo Renzi.

Un Papa televisivo dunque, capace di competere con i big della politica. Spulciando i dati dell'Agcom relativi al pluralismo sociale in televisione (l'ultima rilevazione riguarda il mese di agosto) si scopre che Bergoglio è diventato un traino perfetto per il Vaticano. Analizzando il tempo di parola dei soggetti del pluralismo sociale nei telegiornali della Rai il Vaticano occupa la terza posizione assoluta con un totale di 7 ore e 55 minuti pari al 12,94% del totale. Meglio fanno soltanto le amministrazioni locali e le istituzioni pubbliche e organismi nazionali. La Santa sede e il Papa sono una notizia forte, un soggetto indispensabile per ogni telegiornale, tanto che la classifica di Mediaset è la fotocopia di quella della Rai.

E se poi vi siete persi qualcosa c'è sempre il Ctv (centro televisivo Vaticano) dove è possibile vedere tutti i video ufficiali del Papa. Un canale benedetto, diciamo...

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