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mercoledì 22 luglio 2015

Una sentenza stravolge il "pieno" L'Iva sulle accise non va pagata

Carburanti, la sentenza storica: "Illegittima l'Iva sulle accise"




"L'Iva sulle accise non va pagata": un giudice di pace ha sancito in una sentenza a dir poco storica quanto la Cna-Fita sta richiedendo dal lontano 2011, a partire dalla manifestazione del 25 luglio, ovvero l'illegittimità della doppia imposta che lo Stato fa pagare applicando l'Iva sulle accise. "Il caso è quello di un consumatore veneziano - esulta Cinzia Franchini, presidentessa della Cna-Fta Trasporto merci e persone - che ha fatto ricorso contro Enel per contestare la famigerata tassa sulla tassa, ossia la quota di Iva sulla bolletta di gas ed elettricità calcolata anche sulle accise. E ha vinto: un giudice di pace di Venezia ha stabilito, con un decreto ingiuntivo, che l'odiosa doppia imposta è illegittima e quanto versato in più va restituito". 

"Principio assurdo" - Per l'associazione di rappresentanza delle imprese di trasporto merci e persone in conto terzi, che raggruppa più di 26mila imprese con oltre 100mila addetti, l'effetto della sentenza potrebbe essere quello di un terremoto: "Mutatis mutandis sui carburanti in generale e sul gasolio in particolare, per quello che interessa gli autotrasportatori, l'illegittimità della tassa sulle tassa potrebbe essere la medesima - commenta la Franchini -. Al giudice di pace che ha emesso questa sentenza va tutta la mia stima e apprezzamento per il coraggio di condannare una palese ingiustizia che da anni colpisce la mia categoria quanto l'intera cittadinanza italiana che, ogni giorno, alla pompa di benzina o in bolletta, hanno pagato l'assurdo principio per cui uno Stato con la più alta tassazioni indiretta in Europa ci mette sopra il resto".

I giudici restano incollati alla poltrona La farsa sulle pensioni: non se ne vanno

Magistratura, seconda proroga per l'età pensionabile dei giudici: quei rinvii per non andare mai via




C'è chi in pensione non vede l'ora di andarci, e chi invece non ne vuole proprio sapere. Oggi 21 luglio la Camera vota il decreto che rimanda di un altro anno il pensionamento dei magistrati ordinari che non hanno ancora compiuto 72 anni. Questa proroga si è resa necessaria perché il Consiglio Superiore della Magistratura ha iniziato solo lo scorso primo luglio le nomine alla Cassazione per coloro che andranno a sostituire i magistrati in pensione, nonostante avesse avuto ben un anno di tempo per poterlo fare. Dunque si è ancora senza giudici.

L'evoluzione - La situazione viene descritta da Sergio Rizzo sul Corriere della sera di oggi, 21 luglio. La vicenda comincia lo scorso anno, quando il governo Renzi decide di anticipare il pensionamento dei giudici dai 75 anni di età ai 70. Già allora c'erano state vive proteste dei magistrati, che denunciavano la carenza materiale di tempo per procedere alle sostituzioni: per fare un concorso, dicevano, ci vogliono almeno quattro anni. Vennero ascoltati solo in parte. Dal governo venne concessa una proroga di un anno, mandando in pensione i giudici a 71 anni e non a 70. Ma il Csm, pur avendo avuto a disposizione un anno intero per far fronte al possibile deserto delle aule giudiziarie per l'incapacità di rimpiazzare i pensionati, pare essersene ricordato solamente lo scorso primo luglio. Necessaria quindi un'ulteriore proroga, e il pensionamento slitta da 71 a 72 anni per i magistrati ordinari. I giudici contabili e amministrativi si sono sentiti esclusi, quindi in commissione è stato approvato un emendamento che proroga di sei mesi anche il trattenimento in servizio dei magistrati della Corte dei conti. Si avvertono pressioni per estendere il provvedimento anche ai magistrati del Tar e del Consiglio di Stato. Proroghe su proroghe, la pensione si allontana.

Gli '"11" di Verdini in campo con Renzi: chi c'è nel nuovo partito anti-Cav

Partito di Verdini: i dieci nomi che vanno con Denis




Per essere uno sgarro a Berlusconi, peggio non poteva essere. Perchè il gruppo che probabilmente domani ufficializzerà il suo distacco dall'opposizione per andare a sostenere Matteo Renzi e il suo governo è un "undici". E tutti sanno quanto il Cav sia appassionato di calcio. Ma c'è da giurare che questo "undici" non lo appassionerà per niente. E' quello che, dopo settimane di trattative più o meno riservate e tira e molla è riuscito a mettere insieme Denis Verdini. L'ex braccio destro del leader di Forza Italia ed ex artefice del Patto del Nazareno può contare con certezza sul sostegno di due forzisti (Riccardo Mazzoni e Domenico Auricchio), due fittiani (Ciro Falanga e Eva Longo, unica donna), uno del gruppo misto - ex Pdl (Riccardo Conti), e cinque esponenti di Grandi autonomie e libertà (Lucio Barani, Domenico Compagnone, Antonio Scavone, Giuseppe Ruvolo e Vincenzo D'Anna). Tutti sono stati eletti nel 2013 nelle file del Popolo delle Libertà. Ci sono poi gli indecisi, tra i quali figurano Giovanni Mauro, l'ex leghista Michelino Davico e il forzista Riccardo Villari, ex presidente della Vigilanza Rai. Quest'ultimo, come scrive il Corriere della Sera, qualora decidesse di aderire potrebbe essere designato come capogruppo.

Immigrati, la protesta di tutti i prefetti Contro Alfano: "Ora basta, siamo stanchi"

Immigrati, la rivolta dei prefetti: "Non vogliamo essere capri espiatori"




I prefetti dicono basta. "Circondati da enorme ostilità", bersaglio di "frasi indegne da parte di esponenti istituzionali e noti politici», i rappresentanti della sicurezza sul territorio sono «stanchi di fare la parte dei capri espiatori» e annunciano: "ci tuteleremo in ogni sede. Se il sistema della sicurezza ha retto in questa fase di emergenza immigrazione, lo si deve soltanto al lavoro dei prefetti". Claudio Palomba, presidente del Sinpref, il più rappresentativo sindacato della categoria, sottolinea all’Adnkronos che «se il tema dell’immigrazione diventa uno scontro politico, la battaglia deve rimanere nell’ambito politico. Invece alla fine a rimetterci siamo noi», osserva. Dopo l’annuncio della rimozione del prefetto di Treviso e "le frasi indegne" rivolte dal vicepresidente del Consiglio delle Marche contro il prefetto di Roma Franco Gabrielli, le associazioni prefettizie chiederanno un incontro con il ministro dell’Interno, Angelino Alfano. "Gli illustreremo una realtà che vede i prefetti circondati da enorme ostilità, alle prese con un’emergenza difficilissima da affrontare. "Ogni giorno -aggiunge Palomba, che è prefetto di Lecce - le 103 prefetture sul territorio lavorano senza sosta per assicurare assistenza logistica e sanitaria ai migranti che arrivano e che ci vengono assegnati, a volte con preavvisi strettissimi. Bisogna identificarli, visitarli, curarli, trovare loro una sistemazione, il governo deve riflettere su questi aspetti. Non vogliamo diventare i capri espiatori della politica. Siamo abituati a gestire le situazioni emergenziali, ma il nostro lavoro deve essere riconosciuto. E non devono scaricarsi sui prefetti - conclude il presidente del Sinpref - le tensioni derivanti da questa situazione".

Ercolano (Na): Una ragazza sfida la Merkel vuole sfilarle 500 milioni

Annarita Amoroso, la neolaureata che sfida la cancelliera tedesca Angela Merkel



Annarita Amoroso 

Si è appena laureata ma nonostante la giovane età non si lascia intimidire da nessuno, nemmeno dalla Cancelliera Merkel. Annarita Amoroso, la 27enne di Ercolano, ha deciso di sfidare la politica tedesca e la sua manovra economica. L'ultima trovata di Angela riguarda una nuova tassa sui pedaggi autostradali per gli stranieri. L'intenzione è quella di ricavare una cifra intorno ai 500 milioni di euro per riempire le casse del governo. Come riporta il sito Metropolisweb.it una volta letta la riforma, Annarita ha deciso di approfondire la questione per trovare una soluzione. La giovane neolaureata in Scienze Politiche ha raccontato: "E’ iniziato tutto per gioco. Ho letto di questa scelta, mi sono documentata e ho deciso di intervenire".

Supportata dall'UE - Aiutata dalla legge, ha lanciato una petizione che è arrivata fino alla Commissione Europea: "L’abuso è quello di posizione dominante da parte della Germania e la violazione degli articoli 18, 26, 102 e 120 del Tfue del divieto di discriminazione fondato sulla nazionalità applicato alla libera circolazione delle persone e delle merci.  La commissione ha avviato l’esame della petizione e ha deciso di svolgere un’indagine preliminare sui vari aspetti del problema". Annarita a questo punto si schiera tra le fila nemiche (abbastanza popolate) della cancelliera, appoggiata anche dal sostegno della commissaria ai trasporti dell'Unione Europea, Violeta Bulc: "Un sistema di pedaggio può essere in linea con la legislazione europea solo se rispetta il principio fondamentale di non discriminazione. Abbiamo seri dubbi che sia così, alla luce dei testi di legge. Vogliamo, quindi, agire rapidamente attraverso una procedura di infrazione per chiarire i nostri dubbi nell'interesse dei cittadini europei". Si preannunciano tempi duri per la Germania.

"Bossetti ha tentato il suicidio" Dramma in carcere, c'entra Marita

Processo Yara, Massimo Bossetti "ha tentato il suicido in carcere. Aveva parlato con Marita degli amanti"




Sabato Massimo Bossetti "ha tentato di impiccarsi in cella". Nuovi, drammatici risvolti nel processo per l'omicidio di Yara Gambirasio, di cui l'operaio edile bergamasco è l'unico imputato. Secondo il suo legale Camporini, l'uomo avrebbe tentato il suicidio nel carcere di via Gleno, a Bergamo, dopo aver avuto un colloquio con la moglie Marita Comi: con ogni probabilità, i due avrebbero parlato delle relazioni extraconiugali della donna, diventate elemento "centrale" nell'impianto dell'accusa. I giudici hanno respinto la richiesta di approfondire il tema (le visite della Comi in un motel con due amanti sono successive alla morte di Yara), ma non è esclusa la possibilità che i due stessi amanti vengano sentiti in Aula come testimoni, per ricostruire il clima familiare di Bossetti. Il colloquio con la moglie, come spiega l'avvocato Camporini, "è stato tutt'altro che pacato, dai toni particolarmente accesi", e durante l'incontro con Marita Bossetti avrebbe più volte minacciato di togliersi la vita. 

martedì 21 luglio 2015

Rapiti 4 italiani in Libia, l'ombra dell'Isis: "Potrebbero essere venduti ai tagliagole"

Libia, rapiti quattro italiani a Mellitah: sono tutti dipendenti della società di costruzione Bonatti




Quattro italiani sono stati rapiti in Libia nei pressi di Mellitah, una zona strategica in cui si trova una struttura dell’Eni e dove parte il gasdotto Greenstream che porta il petrolio direttamente a gela, in Sicilia. Lo notizia è stata resa nota dalla Farnesina. I quattro rapiti sono dipendenti della società di costruzioni Bonatti. L’Unità di crisi del ministero degli Esteri si è subito attivata per seguire il caso ed è in contatto costante con le famiglie dei connazionali e con la ditta Bonatti. Dopo la chiusura dell'ambasciata, avvenuta lo scorso 15 luglio, la Farnesina aveva segnalato l'estrema pericolosità del Paese, scosso dalla guerra civile e dove impazza l'Isis: il ministero aveva invitato tutti i connazionali a lasciare la Libia. Fonti locali, interne all'impianto di gas e petrolio, hanno aggiunto che le locali forze di sicurezza non sono a conoscenza né dell'identità dei rapitori né del luogo dove sono state condotte le persone sequestrate.

Paura-Isis - Successivamente, fonti locali citate dall'agenzia Afrigate, hanno spiegato che gli italiani sono stati rapiti nei pressi Zuaia, città sotto il controllo delle milizie islamiste che appoggiano il governo di Tripoli, a Nord-ovest del Paese nordafricano. Il rapimento, sostiene l'agenzia citata dal Corriere.it, sarebbe avvenuto "mentre stavano rientrando dalla Tunisia", ed erano diretti a Mellitah. Poi le notizie diffuse da al Jazeera, l'emittente tv panaraba, che ritiene che gli italiani sarebbero stati sequestrati da elementi vicini al cosiddetto Jeish al Qabail (L’esercito delle Tribù), ossia le milizie tribali della zona ostili a quelle di Alba della Libia (Fajr) di Tripoli. Il rapimento, secondo quanto si apprende, sarebbe avvenuto in una zona che fino a poco tempo fa era teatro di scontri e che solo di recente si è calmata dopo la tregua sottoscritta dalle milizie tribali e da quelle di Alba della Libia. Il timore è che gli ostaggi italiani, ora, possano essere venduti ai tagliagole dell'Isis.

Gentiloni: "Difficile fare ipotesi" - Dunque le parole del ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, secondo il quale è al momento difficile fare ipotesi sugli autori del rapimento. Il ministro, a margine di una riunione a Bruxelles, ha precisato che l’Unità di crisi della Farnesina si è attivata con urgenza: "Stiamo lavorando con l’intelligence. È una zona in cui ci sono anche dei precedenti. Al momento ci dobbiamo attenere alle informazioni che abbiamo e concentrarci sul lavoro per ottenerne altre sul terreno". La zona di Mellitah è segnalata sia dai servizi italiani che da quelli libici come una delle più esposte alla minaccia dell’Isis: recentemente, il Califfato, in un video di propaganda mostrò le immagini del gasdotto Eni sul quale sventolava una bandiera nera dello Stato islamico.

Hai ricevuto questo sms sul cellulare? Occhio, ti stanno prosciugando il conto

La truffa via sms: " Hai vinto alla lotteria in Irlanda". Così rubano più di 20mila euro




Squilla il telefono e ti arriva un messaggio inaspettato: "Complimenti, hai vinto alla lotteria irlandese". Niente ghiotta vincita per una milanese di 53 anni, che ingenuamente ha creduto all'sms e alla dea bendata immaginaria. L'importo della vittoria era di quasi 2 milioni e la donna non ci ha pensato due volte a mandare la mail al contatto scritto nel testo. In cambio le sono stati comunicati dei documenti che assomigliavano ad una certificazione dell'avvenuto trionfo e delle istruzioni per ricevere il primo premio tramite un pacco postale insieme ad alcuni gentili gadget (un pc portatile, un iPhone 6, una t-shirt e un cappellino). Tutta una gigantesca trappola perché invece i truffatori mentre la 53enne aspettava in vano il postino, operavano sottobanco con le sue coordinate bancarie.

Pagamenti su pagamenti - La donna che passava un brutto momento emotivo, a causa della recente scomparsa del padre, era disposta a coprire le alte spese di spedizione ( ben 615 euro) pur di mettere mano al bottino. Il giorno della consegna però viene a sapere che il pacco è bloccato all'aeroporto di Heathrow e che partirà solo se verrà versata una tassa di 4.860,50 euro. La fortunella però paga e non si lascia scoraggiare peccato che il giorno dopo la storia si ripeta. Il pacco è bloccato questa volta all'antireciclaggio e ci vuole un avvocato che l'aiuterà per la modica cifra di 13.470 euro. Ma non è ancora finita perché dopo altre 48 ore le vengono chieste altri 22.277 euro come deposito cauzionale. Pagando e ripagando la donna si è recata in banca per chiedere un prestito dati che il conto si è svuotato. Gli impiegati della sua filiale si sono insospettiti per i numerosi prelievi cospicui effettuati e sono riusciti a farle aprirle gli occhi. È stata l'ennesima vittima di una truffa consolidata da tempo.

L'Europa ci piglia a schiaffi sui profughi Accordo farsa, se ne parla a dicembre

Immigrazione, c'è l'accordo Ue: da Italia e Grecia redistribuiti solo 35mila profughi




Saranno meno di 35mila i richiedenti asilo che da Italia e Grecia saranno ridistribuiti nel resto dell'Unione europea. È quanto si apprende da fonti diplomatiche, mentre è in corso la riunione del Consiglio Ue straordinario degli Affari interni. La Commissione europea aveva proposto di ricollocare 40mila rifugiati, ma fra gli Stati membri è mancato l'accordo per arrivare a quella soglia. Superato, invece, il tetto dei 20mila richiedenti asilo attualmente ospitati nei campi profughi fuori dall'Europa. Secondo quanto riferiscono le fonti, gli Stati membri avrebbero concordato di accogliere 24mila rifugiati e il margine di 4mila persone sarebbe stato dirottato sul numero di profughi da ricollocare da Italia e Grecia. Gli Stati Ue si riuniranno nuovamente a dicembre per cercare di arrivare all'obiettivo di 40mila indicato dall'esecutivo di Bruxelles.

"Niente soldi, noi non c'entriamo" La voce che fa tremare il governo

Il Tesoro infilza Renzi: non ci sono le coperture per il suo taglio delle tasse




Aveva persino la slide che ritraeva Salvini con una delle sue famose felpe. Ma, guarda caso, Matteo Renzi sabato scorso non ne aveva una fondamentale: quella su sui erano indicate le coperture. Il premier, come è noto, ha indicato tagli delle tasse per complessivi 50 miliardi di euro nei prossimi tre anni, cominciando con l'eliminazione dell'Imu a partire dal 2016. Già, e le coperture? La risposta a questa domanda la riportava il quotidiano Il giorno e arriva direttamente dal ministero dell'Economia e delle Finanze. Facendo un sunto di quanto la fonte anonima di via XX Settembre dice, la risposta è "non ci sono". E su questo punto sarebbero tornate a galla vecchie frizioni tra il premier, decisionista e impulsivo, e il ministro dell'Economia Piercarlo Padoan, riflessivo e cauto. Secondo Affaritaliani.it, addirittura, lo stesso Padoan starebbe meditando a un passo indietro, alle dimissioni. Forse più un modo per far ragionare Renzi che altro, perché l'uscita di scena di un uomo-chiave farebbe di fatto crollare tutto l'esecutivo e in una fase internazionale ancora di grande tensione sarebbe un trauma difficilmente superabile per il Paese.

"Il piano di taglio delle tasse non sta in pedi - dice - e chi glielo ha messo insieme non è sicuramente qualcuno dentro l'Economia". Cioè, Piercarlo Padoan non c'entra. Ha fatto tutto Renzi. Certo, il ministro dell'Economia ha spiegato che "il premier ha indicato un mix di politiche che vanno dal taglio di tasse e investimenti, in un quadro in cui il debito scende e si rispettano le regole comuni". Affermazioni di buon senso e di carattere generale. Ma in merito alla tassa sugli immobili, il ministro non ha parlato di eliminazione, ma ha spiegato che "la tassazione sugli immobili verrà rivista con l'introduzione della local tax, che semplifica la tassazione locale in una strategia di medio periodo". Cioè: la tassa resta, anche se rivista.

l problema, secondo i tecnici del Tesoro, è trovare in tre anni 40-45 miliardi di euro di coperture in più, che è impresa impossibile a meno che non si facciano almeno tre operazioni: sforare la soglia del 3% nel rapporto tra deficit e pil; rinviare a chissà quando il pareggio di bilancio; tagliare drasticamente la spesa. La sola cancellazione dell'Imu costerebbe tra i 4 e i 5 miliardi di euro. E già i comuni, attraverso l'Anci, lanciano il grido di allarme: resterebbero senza fondi.

lunedì 20 luglio 2015

Cellulari, la nuova truffa degli operatori Quella clausola nascosta: vi spennano

Telefonia, la truffa degli operatori telefonici: la clausola nascosta che sposta la scadenza al termine delle quattro settimane




La crisi non risparmia nessuno, nemmeno i gestori della telefonia mobile. Il settore vede un significativo calo dei ricavi, pari al 10,4%, marcato nell'arco di un solo anno. In cifre, i ricavi si sono ridotti di 1,8 miliardi di euro: si passa infatti dai 17 miliardi del 2013, ai 15,2 miliardi dello scorso anno. E i principali gestori del panorama italiano - Tim, Vodafone, Wind e 3 - cercano un modo per far cassa e fronteggiare le perdite. Come? Presto detto: mettendo postille microscopiche - che aumentano i loro introiti - ai contratti per la telefonia mobile che sottopongono ai loro clienti. Insomma, fate attenzione: la fregatura è quasi invisibile, ma è dietro l'angolo. E se alle postille microscopiche da tempo eravamo abituati, l'ultima trovata delle compagnie per fregare i clienti ha dell'incredibile: hanno modificato il calendario gregoriano.

L'inganno - In buona sostanza, è stato spostato dalla fine del mese a ogni quattro settimane il termine per il prelievo del costo della ricaricabile. Questo comporta che alla fine dell'anno il cliente si ritrovi a pagare un totale di 13 mensilità, perché pagando puntualmente il rinnovo mensile ogni quattro settimane, piuttosto che alla fine di ogni mese, si arriva a sborsare allo scadere dei dodici mesi l'8% in più. Si tratta di una tattica che 3 ha sempre usato, ma al contempo sempre nascosto: sono ben pochi, infatti, i clienti che se ne sono accorti. Al contrario, la tattica "truffaldina" è una novità per Vodafone, Wind e Tim.

Per Tim nel dettaglio si attende a breve una diffida da parte dell'Autorità per le garanzie delle telecomunicazioni: l'operatore, infatti, ha modificato il contratto con i propri clienti a loro insaputa. Già da un paio di mesi il colosso della telefonia sta inviando ai suoi abbonati il seguente sms: "Dal 2/8 costo Mms a 90 cent. Le opzioni si rinnovano ogni 4 settimane al costo attuale. Promo Domenica Gratis, info e recesso dal contratto senza penali al 409162”. Quindi anche i vecchi clienti si ritrovano a dover fare i conti con la nuova scadenza delle "quattro settimane", anche se il contratto precedentemente firmato prevedeva tutt'altro. Gli altri operatori - Vodafone e Wind -, al contrario, applicano la clausola solo ai nuovi contratti. Attenzione quindi alle microscopiche condizioni contrattuali, nel caso in cui decidiate di cambiare operatore telefonico: il diavolo è nei dettagli.

Giovanni Toti si prende Forza Italia: clamorosa proposta a Matteo Renzi

Giovani Toti apre a Matteo Renzi: "Facciamo una nuova Costituente su riforma del Senato e legge elettorale"


di Giovanni Ruggiero 


A dettare la linea politica di Forza Italia c'è sempre meno Silvio Berlusconi e sempre più Giovanni Toti. È quasi un dato di fatto a guardare le dichiarazioni ai giornali dei due da alcune settimane a questa parte. L'ex premier sembra ormai più lanciato verso quel ruolo che lui stesso evoca, cioè da padre nobile del partito. Che la ricerca di un erede sia complicata, anzi inutile secondo Toti, ci può anche stare. Ma qualcuno dovrà pur chiarire in quale direzione Forza Italia ha intenzione di navigare finché sta all'opposizione. Così Berlusconi arringa i militanti, richiama la "rivoluzione" se qualche pm dovesse chiedere di nuovo il suo arresto. E poi c'è Toti che ad ogni intervista parla direttamente a Matteo Renzi, lo fa quasi da pari, come si dovrebbe usare tra due leader di partito. Che i congressi in Forza Italia non fossero mai stati uno strumento fondamentale per decidere la leadership è un dato storico, quindi non ci si dovrebbe sorprendere se a fare da segretario politico azzurro ci sia l'uomo che gode della massima fiducia del Cavaliere.

Costituente - Archiviato il Patto del Nazareno, Toti ha provato a rilanciare l'amo a Renzi che soprattutto al Senato ha un serio bisogno di aiuto per portare a casa le riforme costituzionali. Dalle pagine del Corriere della sera, il governatore della Liguria ha proposto una "nuova Costituente" con due condizioni fondamentali: che Renzi accetti il sostegno di Forza Italia e non solo quello dei transfughi verdiniani; e poi che non si ripeta un'altro Nazareno: "Abbiamo già dato - dice Toti - Renzi questa volta deve condividere davvero ogni scelta. E non solo con noi, ma anche con le altre opposizioni. Anche nel M5S c'è chi potrebbe voler uscire dall'autoreferenzialità per partecipare a questo grande movimento".

Le riforme - Nella testa del governatore ci sono le riforme del Senato e della legge elettorale: "che per noi sono collegate". Sulla seconda la richiesta è sempre la stessa: ristabilire il premio di maggioranza alla coalizione e non alla singola lista, perché: "gli unici a essere avvantaggiati sarebbero i partiti della protesta estrema come quello di Grillo". Toti cita il comico genovese per convincere Renzi, ma sottotraccia vuol contenere anche la Lega di Matteo Salvini, che elettoralmente minaccia più Forza Italia che il Pd. E poi ci sono le primarie. Se per il centrosinistra sono ormai strumento accettato e consolidato, nel centrodestra la diffidenza è ancora alta, per quanto in tanti hanno provato a tirarle in ballo. La soluzione un po' furbesca potrebbe essere quella di imporle per legge: "Potremmo inserire nella legge sui partiti le primarie di coalizione - chiarisce Toti - uno strumento più serio di quello del Pd".

Scienza, ricerca horror sulle spiagge Sabbia piena di... m., attenti alle infezioni

Scienza, la ricerca: in spiaggia 100 volte più materiale fecale che nelle fogne




C'è 100 volte più materiale fecale in spiaggia che nelle acque vicino ai condotti fognari. E' l'allarme lanciato dalla rivista Environmental Science & Technology che potrebbe far andare di traverso le vacanze a molti bagnanti spensierati. I ricercatori dell'Università di Manoa, Hawaii, hanno scoperto che "i batteri fecali (enterococchi e clostridium perfringens) hanno mostrato tassi di decadimento molto più lenti sulla sabbia piuttosto che in acqua". I batteri che vengono trasportati in spiaggia in vario modo sono destinati a restarci per molto tempo e, attraverso la sabbia, possono infettare l'uomo entrando nelle ferite o sporcando il cibo. Tra i disturbi provocati ci sono dolori di stomaco, irritazioni ed eruzioni cutanee e diarrea. Un buon modo per scongiurare le infezioni, spiega il ricercatore dell'Università di Pittsburgh Amesh A. Adalja, è quello di lavarsi prima di mangiare, bendarsi le ferite e farsi una doccia dopo il bagno in mare.

Renzi taglia le tasse sulla casa? Ecco chi pagherà: gli aumenti

Renzi, il taglio delle tasse sulla casa costa 50 miliardi: detrazioni e aumenti, ecco dove troverà le coperture




Si fa presto a dire "via la tassa sulla casa". La promessa di Matteo Renzi può costare qualcosa tra i 35 e i 50 miliardi di euro, non noccioline, e rischia di scontrarsi nello scoglio che ha affondato i governi di Mario Monti ed Enrico Letta. Abbassare le imposte, tra cui la più odiata di tutte, l'Imu, è carta elettorale sempre valida ma pericolosissima in tempi di crisi e conti ballerini, visto che come ha ricordato Renato Brunetta mancano ancora coperture certe (cioè 20 miliardi) da trovare entro dicembre per scongiurare l'aumento dell'Iva nel 2016. Aumento che d'altra parte garantirebbe più entrate allo Stato facendo perdere gradualmente ai contribuenti la sensazione di quello che è veramente: una tassa occulta. E mentre un compagno di partito di Renzi come Piero Fassino, presidente Anci, si dice preoccupato perché la revisione della tassa sulla casa rischia di lasciare buchi enormi nei bilanci dei Comuni, dentro al governo è già iniziato il piano "tesoretto", ossia dove trovare quei famosi 50 miliardi entro il 2018. 

Chi verrà stangato - Difficile quantificare quanto si potrà guadagnare tramite la lotta all'evasione fiscale (non a caso, un altro dem critico come Roberto Speranza ha fatto notare al capo di non aver sentito una-parola-una al riguardo), occorrerà allora pensare a come verrà spostata la proverbiale coperta corta. In altre parole: taglio una tassa lì, ne aggiungo un'altra là. Chi ci rimetterà? Secondo Il Tempo, è allo studio l'aumento dell'Imu sulle seconde case (per un gettito di circa 19 miliardi) e immobili diversi dalla prima abitazione (uffici, negozi, capannoni). Nel mirino anche le detrazioni, che potrebbero essere tagliate per almeno 1,5 miliardi

Bisignani spietato contro Renzi "Leader finito: come l'ho capito"

Luigi Bisignani: "Renzi e l'Imu? E' un leader finito"




L'annuncio del taglio delle tasse sulla casa è la parola fine sull'avventura di Matteo Renzi. Ne è convinto Luigi Bisignani, uno che di leader, premier e capi-partito o corrente se ne intende eccome. L'uomo che sussurrava ai potenti, per dirla con il titolo di un suo libro, parte dall'analisi del post-Grecia, "tramonto del leaderismo, almeno quello dei primi ministri europei inadeguati ad affrontare la crisi e incapaci di avere una visione". Nel suo editoriale sul Tempo, Bisignani punta il dito su Hollande e Merkel, ma soprattutto su Renzi che "chiuso nella torre d'avorio delle sue certezze, ha cambiato posizione a seconda dei titoli dei giornali e dei sondaggi che lo portano ora a straparlare di fisco". L'uomo solo al comando, sottolinea ancora Bisignani, "o è figlio di dittatura o più semplicemente è figlio di un'illusione mediatica che ci ha dato la speranza di combattere burocrazia, inefficienze e sprechi che rendono le nostre giornate sempre più difficili". Renzi, è la sua analisi, "con il suo egregio eloquio, ancora più di Monti, per mesi ci ha dato questa illusione". Poi però si è scontrato contro un'Italia "complessa e compromessa", in cui l'unica soluzione, conclude Bisignani, è il ritorno ai partiti "strutturati e trasparenti e non divisi in bande e di tornare al più presto al voto, lasciando da parte la politica degli annunci".

domenica 19 luglio 2015

Addio fumo in auto e pacchetti da dieci Governo, raffica di multe per le bionde

Le novità del ddl sul fumo: via i pacchetti da 10 e le sigarette aromatizzate




Novità amare per i tabagisti. Il ministro della salute Beatrice Lorenzin ha realizzato un decreto legge che promette di introdurre diverse restrizioni per i fumatori, in linea con le direttive europee in materia di fumo.

Le novità - Le prime novità saranno estetiche. Ci sarà un restyling consistente del pacchetto di sigarette, che vedrà il 65% della sua superficie ricoperto da forti immagini a colori che rappresentano persone su un letto d'ospedale o orribili particolari di corpi malati per patologie derivanti dal fumo. Sempre meno spazio per il nome del produttore. Eliminate anche le indicazioni sulle quantità di catrame, nicotina e monossido di carbonio sul lato del pacchetto, costituiti dalla generica scritta: "il tabacco contiene oltre 70 sostanze cancerogene" o "il fumo uccide". Questo perché secondo il ministero quelle indicazioni possono essere fuorvianti per il consumatore. Passiamo all'interno del pacchetto. Verranno gradualmente eliminate le confezioni da dieci sigarette: secondo il Governo sarebbero più appetibili per i giovani che iniziano a fumare. Addio anche ai pacchetti di tabacco da 30 grammi, per lo stesso motivo. Verranno eliminate dal commercio anche le sigarette aromatizzate, come quelle al mentolo e alla vaniglia, perché contengono aromi che modificano odore, gusto e intensità del fumo. Allo stesso modo verranno vietati i prodotti del tabacco con additivi che promettono effetti benefici per la salute ed energizzanti. Ci sono novità anche sul dove. Non si potrà più fumare in auto in presenza di bambini o di una donna incinta, così come nelle vicinanze di reparti ospedalieri di pediatria e ginecologia. Thank you for smoking.

"I gatti sono troppi", strage di Stato: 2 milioni di mici saranno abbattuti

Australia, il governo autorizza la strage di gatti per tutelare altre specie




L'Australia ha annunciato la strage. Come riporta Il Post online, il governo ha deciso di sacrificare 2 milioni di gatti selvatici entro il 2020 per preservare le specie originarie in via d'estinzione minacciate dai felini. Il commissario australiano che si occupa di proteggere gli animali a rischio mentre si trovava allo zoo di Melbourne ha esposto il suo piano gatticida: "Oggi stiamo prendendo una decisione netta: sotto i nostri occhi nei prossimi anni non si dovrà più estinguere nessuna specie animale".

Mici paurosi - I gatti selvatici infatti non sono animali nativi del continente australiano ma sono stati portati 200 anni fa dai colonizzatori europei. Secondo le stime, sul territorio sono presenti 20 milioni di gatti che uccidono ogni giorno 75 milioni di animali australiani. Tutti gli stati che compongono il continente australiano hanno deciso di classificarli come "animali nocivi". Nei prossimi cinque anni il progetto di abbattimento dei micetti verrà svolto
nel "modo più umano ed efficace possibile".

Il marines alla fidanzata: "Ci sparano!" La strage in diretta sulla chat

Strage di Chattanooga, gli ultimi messaggi tra un marines e la sua fidanzata prima di morire




"ACTIVE SHOOTER" ha scritto proprio in stampatello il caporale dei Marines Lance Squire Wells mentre chattava con la sua ragazza. Proprio in quel momento aveva fatto irruzione nel centro militare di Chattanooga il 24enne Mohammad Youssef che a colpi di fucile ha ucciso Wells e altri tre soldati. La ragazza che ha ricevuto il messaggio, Caroline Dove, non poteva immaginare che quello fosse l'ultima cosa che il suo fidanzato facesse da vivo. Poco prima il suo fidanzato le aveva scritto che non poteva più aspettare, probabilmente aveva voglia di rivederla. Lei lo aveva confortato: "Ma sì che puoi aspettare". E quindi Caroline ha pensato che quel messaggio in stampatello fosse uno scherzo, comunque era un comportamento anomalo: "Sei strano" gli aveva risposto, ma dall'altra parte nessuna reazione. Per ore, racconta Fox news, la ragazza è rimasta in attesa di un messaggio che scacciasse quel sospetto che cresceva, man mano che le notizie sulla sparatoria si facevano più dettagliate. "Ti amo" gli ha poi scritto, nella speranza di suscitare una reazione, ma niente. "Tesoroso, ho bisogno che mi rispondi per favore" ha insistito Caroline, ancora silenzio. Solo il giorno dopo, quando i nomi dei soldati morti sono stati diffusi dai media, anche Caroline ha saputo del tragico destino che aveva colpito il suo fidanzato.

Lavoratori all'estero, imprese, evasione ecco come sta per cambiare il Fisco

Il Governo approva tre provvedimenti della legge sul fisco: ecco le novità




Il nuovo che avanza. Ieri, 17 luglio, il Consiglio dei ministri ha approvato la riforma del fisco, con l'inserimento di alcuni dettagli suggeriti dal Parlamento. Le grandi novità di questa legge stanno negli "sconti fiscali" per i cervelli fuggiti all'estero che decidono di tornare a lavorare in Italia, le conseguenze dell'autodenuncia in caso di detenzione di capitali all'estero, e la pianificazione fiscale.

I cervelli - Per i primi cinque anni, ci sarà uno sconto del 30% sull'imponibile fiscale dei lavoratori laureati con alta specializzazione che decidessero di tornare a lavorare in Italia, dopo almeno cinque anni di professione all'estero. Significa che un giovane laureato che abbia deciso negli anni passati (almeno un quinquennio) di trasferirsi all'estero e abbia trovato lavoro e operato nel suo campo di specializzazione in un altro stato, decidendo di tornare in Italia a esercitare la sua professione godrebbe di uno sconto del 30% sulle tasse sul suo reddito, per i primi cinque anni dal suo trasferimento. Questo ovviamente per favorire il rientro dei cervelli. Negli anni passati ci sono state altre leggi che cercavano di favorire il ritorno in patria dei talenti italiani. Nel 2011 fu approvata (e rimarrà in vigore fino al 2017) la Legge controesodo, che prevedeva esenzioni del 70-80% del reddito per i primi tre anni dal rientro e solo dopo due anni di lavoro o studio all'estero. Nel 2009 ce n'era un'altra ancora: 90% di sconto sull'imponibile per tre anni per docenti e ricercatori che avessero deciso di tornare in Italia. Si nota una parabola discendente, sempre meno sconti più ci si avvicina al futuro.

Voluntary disclosure - Si tratta dell'autodenuncia in caso di capitali detenuti illecitamente all'estero. Se si fa il mea culpa con l'Agenzia delle entrate, dichiarando di aver detenuto illegalmente un capitale all'estero, si può godere di una riduzione delle sanzioni amministrative e della non punibilità penale. Significa che si pagano multe meno salate e che non si finisce in carcere. L'autodenuncia, con le agevolazioni che ne derivano, può essere esercitata anche in merito ad attività e imposte riferite ad annualità per cui siano scaduti i termini di accertamento. Significa che è possibile autodenunciarsi anche dopo la scadenza dei quattro anni per dichiarazione infedele e dei cinque per dichiarazione omessa. Il contribuente dovrà pagare in ogni caso anche le annualità precedenti alle ultime verificabili dal fisco.

Il fisco - Novità in merito alle modalità di agire dell'Agenzia delle entrate e alla pianificazione fiscale. In caso di reati penali del contribuente, il fisco può ottenere il raddoppio delle annualità che ancora possono essere sottoposte ad accertamenti fiscali. Ma può farlo solo nel caso in cui la denuncia all'autorità giudiziaria sia stata fatta dall'amministrazione fiscale entro i termini ordinari previsti dall'accertamento. Non incluse le conseguenze degli avvisi e dei provvedimenti sanzionatori già emessi, e degli inviti a comparire in tribunale e dei processi verbali che saranno notificati entro fine anno. Si inserisce poi un nuovo meccanismo di imposizione fiscale per le imprese. Si chiama interpello, e consiste nella possibilità per le aziende che investono almeno trenta milioni di euro in Italia di concordare preventivamente con l'Agenzia delle entrate le imposizioni fiscali sulla nuova attività. Entra in vigore anche il cosiddetto ruling internazionale (dal verbo inglese to rule, regolamentare) che prevede che le aziende estere che investono in Italia possano concordare con il fisco le imposizioni per un quinquennio sulle operazioni transfrontaliere (che avvengono attraverso le frontiere, quindi fra i vari stati) infragruppo (trasferimenti di beni, merci, servizi e risorse tra le diverse unità che compongono un gruppo aziendale). Infine la novità della fattura elettronica permetterà una notevole semplificazione delle procedure per il versamento delle imposte e dei controlli. Queste tre provvedimenti attendono ora l'ultimo voto del Parlamento, dopo il quale saranno effettivamente legge.

Il guru di Salvini, fuga dall'euro: Rinasciamo in 3 anni, senza lira

Claudio Borghi, l'economista di Salvini: "Tutta la verità sull'uscita dall'euro. In 3 anni rinasciamo, ma senza lira"


di Giancarlo Perna 


Nonostante i suoi fanciulleschi 45 anni, Claudio Borghi Aquilini, è già un veterano del mondo finanziario. Ha trascorso vent'anni tra Borsa e banche, è docente di queste cose alla Cattolica ed è oggi, in Italia, il più esposto tra gli economisti «eretici» che considerano l'euro una iattura. La sua convinzione è ormai vecchia di qualche anno. Ha fatto il giro delle sette chiese per aprire gli occhi ai politici di centro destra - il Cav, Alfano, ecc. -, Cinquestelle e altri, ma, dopo i primi entusiasmi, silenzio totale. Si è allora rivolto a Matteo Salvini, che non era ancora il capo della Lega, spiegandogli che l'Italia o esce dall'unità monetaria o si gioca il futuro. I due, che sono quasi coetanei e hanno in comune barbetta ed energia, si sono trovati sulla stessa lunghezza d'onda. 

Diventato segretario, Matteo ha nominato Claudio responsabile dell'Economia per il partito e, alle regionali di fine maggio, lo ha candidato alla presidenza della Regione Toscana. Borghi ha avuto un successone, giungendo secondo dopo il governatore uscente, il pd Rossi, nomen omen. Oggi, pur essendo un milanese doc, è il capo dell'opposizione nel Consiglio regionale toscano. È qui che lo incontro, a due passi da Piazza del Duomo. Vi anticipo la mia impressione: Borghi è una testa solida che ha esaminato in ogni sua parte il problema dell'euro, rigirandolo come un cubo di Rubik. E ha concluso che non va.

«Leggenda vuole che tu abbia debuttato come fattorino», dico. «Vero - risponde divertito -. A 19 anni ero nello studio di agenti di Borsa, la mia passione, con l'incarico di portare agli operatori in Piazza Affari i fogliettini con gli ordini». «Lavoravi per bisogno?», chiedo. «I miei genitori, papà alla Pirelli, mamma casalinga, mi avrebbero senz'altro mantenuto all'università, ma volevo fare per conto mio. Avevo superato il test per la Bocconi, il massimo, ma, volendo lavorare, mi sono poi iscritto alla Cattolica che aveva i corsi serali». «L'Ateneo di cui oggi sei docente», dico, sbirciando gli appunti. «Ho cominciato a insegnare dopo la carriera lavorativa. Avevo avuto successo come manager bancario e borsistico. Così, mi fu chiesto di insegnare Intermediazioni finanziarie. Non sono un economista accademico. Trasmetto ai giovani le esperienze vissute, comprese le mazzate sui denti. È una semina», dice. «I tedeschi li conosci: sei stato alla Deutsche Bank», dico. «Sì e ti faccio un esempio - replica Borghi serio -. Ero in DB nel 2003, primi anni dell'euro, quando ci fu un'ondata di licenziamenti. Mai accaduto prima. Presi dal terrore, specie i bancari tedeschi accettarono forti riduzioni salariali. Ho capito dopo la manovra: la Germania, in vista dell'euro, si efficientizzava, tagliando posti e stipendi per poi riempire il mondo dei suoi prodotti». «Da docente della Cattolica, sarai cattolico e ammiratore del terzomondismo di papa Francesco», stuzzico.

«Sono assolutamente cattolico e praticante ma preferisco il rigorista Ratzinger. Bergoglio stesso ammette di non capire l'economia...». «Però ne parla di continuo per condannare il benessere occidentale», interrompo. «L'economia è come il calcio, ognuno si sente autorizzato a dire la sua - replica Claudio -. A Francesco, come ha raccontato, l'economia sta antipatica perché il papà era ragioniere e portava il lavoro anche in casa invece di stare con lui». Borghi mi lascia cinque minuti per presenziare a una cerimonia in Consiglio. Quando rientra gli diamo sotto. Sempre stato leghista? «Di centrodestra. Ho votato Fi, Lega, Pdl. Votavo però le persone e le persone mi hanno sempre deluso».

Per esempio? 

«Formigoni. Il Cav, non ne parliamo. Meglio si fosse dimesso invece di tradirci nel 2011 introducendo l'aumento dell'Iva. E taccio il fatto che ha votato la fiducia al governo Monti!» 

Vuoi l'uscita dall' euro o ti basta meno rigore? 

«Punto solo all'uscita dall'euro. La moneta è un elemento pervasivo dell'economia reale. Non è che cambiandola si aggiusta tutto. Ma è un atto necessario. Senza, non si risolve il resto». 

Tsipras era anti euro come te, ma si è arreso. Un monito anche per voi? 

«Tra noi e Tsipras c'è un abisso. Lui dice l'opposto: voglio stare nell'euro ma voglio più fondi. Per i soldi è disposto a tutto. Noi invece vogliamo uscire e non vogliamo soldi da nessuno». 

Cos'è per te l'euro? 

«Una camera a gas con due possibilità per sopravvivere. Uscire dalla camera a gas. O trattenere il respiro. Cioè l'austerità, anticamera del fallimento». 

La Grecia ci odia perché le imponiamo la carestia. Noi odiamo la Grecia che ci spilla soldi. Che Europa è? 

«Come la Lombardia che si arrabbia quando deve pagare per la Basilicata. I trasferimenti portano odio. Odio di chi paga e sottosviluppo di chi è pagato. La soluzione è stare in piedi da soli. Basta creare le condizioni. L'uscita dall'euro lo è». 

Dare 80 miliardi ad Atene è una bella botta. 

«Ad Atene? Ai creditori di Atene. Noi pagheremo per soddisfare Bce e Fmi esposte con i greci. Come nel 2011, demmo soldi ad Atene per compiacere le banche francesi e tedesche che ne detenevano il debito, azzerando i loro passivi». 

Coordini il settore economia della Lega. Hai in squadra fior di economisti o mozzorecchi? 

«Sono in contatto costante con un gruppo di economisti internazionali - tra cui Brigitte Granville che ha smantellato l'area del rublo - ai quali fu chiesto anni fa da un think tank inglese il modo migliore di uscire dall'euro. C'ero anch'io e siamo rimasti uniti». 

Sei statalista alla Keynes o liberale alla Friedman? 

«Sono un pratico. Non c'è un vestito per tutte le stagioni. Con la crescita, sono liberista. Se c'è recessione, keynesiano. In tempi di crisi non licenzio, facendo disastri maggiori. Aumento invece la spesa pubblica per sostenere occupazione e consumi». 

Noi abbiamo fatto l'inverso, abolendo l'articolo 18 per affrontare meglio la crisi. 

«Per seguire la ricetta europea. Keynes e Friedman uscirebbero dall'euro perché non funziona. Schaeuble ci sta perché gli conviene. Il nostro Padoan perché è pagato per tenerci dentro». 

Che pensi di lui? 

«Come Draghi, è parte della Troika. Sono esecutori che servono a dare garanzie al mondo dei creditori». 

L'Italia che conta - Confindustria in testa - è per l'euro. 

«Ragionano da importatori. La grande impresa ha delocalizzato, in Polonia, Serbia, ecc. Per gli importatori dei loro stessi prodotti, l'euro è una benedizione: produco pagando in zloty polacchi, incasso in euro. Ecco perché sono filo euro. La piccola impresa, che non può delocalizzare, è tutta con noi». 

In due parole: perché conviene uscire? 

«Per stare in tema: se si torna alla moneta nazionale, diventa più conveniente lavorare in patria. Se sparisce la delocalizzazione, ho già risolto metà dei problemi». 

Non pronunci mai la parola "lira". 

«Tornare alla "lira" non mi attira. Fa pensare al passato. Vorrei il "fiorino", l'antica moneta di Firenze col simbolo del giglio. Il fiorino, appunto». 

Il Cav è sempre più filo euro. 

«Se stringeremo un'alleanza politica, la questione euro sarà centrale. Berlusconi non può stare con noi e contemporaneamente nel Ppe di Angela Merkel. È una questione di fondo sulla quale non c'è margine di contrattazione». 

Salvini mi ha detto: prima di uscire dall'euro chiedo all'Ue di cambiare atteggiamento. Dà un' alternativa. 

«Lui dice: prima di uscire da solo cerco un accordo. Come si fa anche nei divorzi. L'idea è di smantellare l'euro nel modo più concordato possibile». 

All'ora X dell'uscita bisogna avere il fiorino stampato per distribuirlo alle banche a mezzanotte? 

«È un'idea medievale, come la stessa banconota. Si può cambiare moneta - un euro eguale un fiorino - schiacciando un bottone. Il cittadino col bancomat nemmeno se ne accorge. Solo andando all'estero vedrà che tutto è più caro». 

Come vedi il domani dell'Italia? 

«Questa infame situazione, che sarà ricordata come un nuovo 1929, non può durare molto. Poi ci sarà la rinascita». 

Ma intanto... 

«Mi dispiace per i ventenni disperati. Sono invece ottimista per i decenni che vivranno un periodo molto felice di crescita». 

Che intendi? 

«Dopo l'uscita dall'euro, tre anni sono i tempi tecnici per leccarsi le ferite e ripartire. Prima si esce e prima si svolta». 

sabato 18 luglio 2015

Meteo, il caldo fa crollare l'Italia Allarme: si sgretolano le montagne

Clima, il luglio più caldo degli ultimi 70 anni fa sgretolare le montagne




Le atroci temperature di questo rovente luglio da bollino rosso non abbandonano l'Italia. È il mese più caldo degli ultimi 70 anni e non solo noi esseri umani sopportiamo a stento quest'incredibile ondata di afa. A patire le conseguenze dei picchi di 39 gradi sono anche le montagne. Lo zero termico, che indica l'altitudine alla quale la temperatura nella libera atmosfera è di zero gradi Celsius, a 4.500 metri provoca lo scioglimento del ghiaccio. Le pietre quindi diventano instabili e provocano pericolosi crolli e scariche rocciose. Per evitare incidenti sulle Alpi infatti, le autorità francesi hanno vietato l'ascesa lungo la via che porta al Monte Bianco. Per il momento le autorità italiane non hanno impedito l'accesso alle vette anche se la situazione appare molto delicata visto che giovedì scorso hanno perso la vita un alpinista francese e uno svedese travolti dai sassi nel canale del Gouter.

Hacker, "pirati" con una paga stellare La confessione: "Quanto guadagno..."

Hacker, le confessioni del pirata informatico: "Guadagno mille euro al giorno"




La corretta traduzione del termine inglese è "smanettone". Gli hacker sono i professionisti del terzo millennio, che con il loro lavoro dominano la tecnologia e garantiscono il traffico dei dati in sicurezza. Nerd che vivono davanti al computer, anzi dentro il computer, perché conoscono l'anima della rete come le loro tasche. Ed è un affare essere un nerd: il cachet si aggira intorno ai mille euro al giorno per ogni singolo hacker.

Nerd - È quanto emerge dall'intervista apparsa su Il Fatto Quotidiano a Francesco Perna e Stefano Chiccarelli. Italiani, hacker di professione. Trentuno anni il primo e quarantasei il secondo, hanno fondato Quantum Leap, una società che si occupa di verificare la sicurezza e l'attendibilità dei sistemi informatici di chi richiede i loro servigi. I clienti? Banche, multinazionali e grandi istituzioni. Le strutture insomma su cui si fonda la società contemporanea. Francesco e Stefano si definiscono hacker buoni, salvo poi quasi ritrattare dicendo che non esistono smanettoni buoni e smanettoni cattivi, ma solo smanettoni. E poi ci sono i criminali. Nessuna zona di grigio: o a servizio della legittimità, o nel pieno dell'illegalità.

La carriera - La rete è un mezzo facile per compiere reati: "Oggi sappiamo che la criminalità informatica è soprattutto americana. I primi sono loro, quelli che abitano negli States" afferma Francesco Perna. Ma Francesco e Stefano sono i buoni, e vanno a cercare le falle dei sistemi informatici per far capire al committente quale rischio corre e spiegargli come correre ai ripari. Nessuno si salva: "Lei non ha idea di come i modem e i router, chiavi d’accesso a sistemi sofisticati, possano essere conquistati con un clic" racconta Francesco al giornalista. Inquietante, visto che, ricordiamolo, tra i clienti dei bravi smanettoni ci sono banche e governi. Si parla di sicurezza, di sicurezza collettiva. Quei mille euro al giorno si potrebbe dire che se li meritano. Anche se Francesco Perna afferma, ironico: "Se pagassero sempre le fatture in tempo...". Li si può sempre minacciare con un click.

Ti hanno perso il bagaglio? Vademecum: come ottenere un risarcimento "maxi"

Bagaglio smarrito: ecco come ottenere un risarcimento superiore ai mille euro




Partire per le vacanze può causare stress. Chi lo può dire con sicurezza che il bagaglio che avete imbarcato prima di salire sull'aereo lo ritroverete anche all'arrivo? Sono tanti i casi di smarrimento di bagagli da parte delle compagnie aeree che portano i turisti da una parte all'altra del mondo. E quando succede, la compagnia aerea con cui il malcapitato viaggiatore ha volato, lo risarcisce per un massimo di mille euro per il danno subito. Ma come ottenere un risarcimento superiore a questo misero che le compagnie stanziano come indennizzo per la perdita del bagaglio? Per i voli che avvengono nell'Eurozona, ci sono due possibilità per recuperare un po' di soldi più.

Come fare - Il primo metodo consiste nella "prevenzione", ovvero nella stipulazione prima della partenza di una sorta di contratto con la compagnia aerea; bisogna dichiarare di avere uno "speciale interesse alla consegna" del bagaglio. Pagando una tassa supplementare, si ha così una specie di assicurazione sul bagaglio, e in caso di smarrimento si potrà avere un risarcimento fino alla cifra indicata nella dichiarazione, stipulata fra il viaggiatore e la compagnia. Il secondo metodo è invece a posteriori, e consiste nell'intentare una causa contro la compagnia aerea e chiedere i danni morali. Bisogna però certificare in maniera puntuale e dettagliata in che modo lo smarrimento del bagaglio abbia determinato il danno "esistenziale", e questo deve aver leso uno dei diritti inviolabili dell'uomo tutelati dalla Costituzione. Difficile quindi riuscire ad avere un risarcimento per danno morale per la perdita di un abito, anche se costoso o con un valore affettivo. Si sottolinea che questo tipo di risarcimenti è attuabile solo se si viaggia nella Comunità europea; se ci si trova in paesi non comunitari a regolamentare il viaggio è la Convenzione di Montreal, che fissa a mille euro il tetto per il risarcimento in caso di smarrimento del bagaglio.

Campania e rifiuti costano caro all'Italia L'Europa ci multa: 20 milioni (e forse più)

La Corte Europea multa l'Italia per i rifiuti in Campania: dovremo pagare 20 milioni di euro


di Mirko Mazzola 


La Corte di giustizia dell'Unione Europea condanna l'Italia ad una maxi multa; 20 milioni di euro è quanto ci toccherà pagare per il mancato adeguamento alle regole Ue del sistema di raccolta e gestione dei rifiuti in Campania. Ma la cifra potrebbe facilmente lievitare nei prossimi giorni in quanto è prevista una maggiorazione di 120.000 euro per ogni giorno di mancata applicazione di tali regole.

Le colpe - Troppo facile però puntare il dito contro la sola amministrazione campana; infatti, la multa arriva solo a seguito dell'inosservanza, da parte del Governo italiano, della sentenza già emessa dalla Corte europea nel marzo 2010. In realtà bisogna anche ritenersi fortunati in quanto è stato accordato dai giudici di Lussemburgo uno sconto della somma che doveva essere di circa 28.089,60 euro per il periodo compreso tra la sentenza del 2010 e la sentenza odierna, nonché una penalità, eventualmente a carattere degressivo, di 256.819,20 euro per ciascun giorno di ritardo nell'attuazione della sentenza del 2010. Ciò che veniva imputato al bel Paese era la mancata creazione, in Campania, di una rete integrata ed adeguata di impianti atta a garantire l'autosufficienza nello smaltimento dei rifiuti sulla base del criterio della prossimità geografica ritenendo infatti che tale situazione rappresentasse un pericolo per la salute umana e per l'ambiente. Da allora l'Italia avrebbe dovuto risolvere o quantomeno provare a risolvere tale problema, ma non avendo messo in atto quella sentenza, così come previsto dalla procedura di infrazione Ue è scattata l'ammenda.

Il precedente - Se 20milioni vi sembra una multa da guinnes, vi sbagliate infatti la Corte, in passato ha inflitto una ben più salata sanzione la cifra si aggira intorno ai 42,8 milioni; la causa, la messa in regola delle discariche illegali; la nazione multata, manco a dirlo è proprio l'Italia. Insomma senza considerare la somma che dovrà essere investita per risanare la situazione nel più breve tempo possibile che si prevede non possa essere inferiore ai 10 anni( ci sono infatti milioni di tonnellate di ecoballe da smaltire che richiedono ancora almeno una decina di anni) il problema rifiuti ci costerà più di 62 milioni di euro. Per il momento l'unica domanda (retorica)che resta è: Chi sarà a pagare?

Il prelievo forzoso dal tuo conto: come difendersi, che banche evitare

Bail-in, prelievo forzoso per salvare le banche: come salvare il tuo conto corrente




L’accordo europeo sul bail-in è stato firmato nel giugno del 2013, dopo il salvataggio di Cipro. L’Italia ha recepito a luglio la Direttiva che diventerà operativa dal gennaio del 2016. Per i correntisti la novità sono rilevanti: viene introdotta la “compartecipazione” - nel caso di un dissesto - dei correntisti e degli investitori per pagare parte del debito e quindi evitare il fallimento. Ignazio Visco ha avvisato banchieri e correntisti: le nuove regole «non consentono d’ora in poi il salvataggio di una banca senza un sacrificio significativo da parte dei suoi creditori». Solo in un secondo momento potrà intervenire lo Stato (bail-out). Ecco un vademecum per evitare di restare “bruciati”.

Cosa rischio a lasciare i miei soldi in banca, sul conto o investiti? 

I depositi fino a 100.000 euro, sono protetti dal Fondo di garanzia dei depositi, ed esclusi dal rischio di bail-in. Questa forma di protezione tutela le somme detenute sul conto corrente o in un libretto di deposito e i certificati di deposito coperti dal Fondo di garanzia; non riguarda, invece, altre forme di impiego del risparmio, quali le obbligazioni emesse.

In caso di bail-in che succederà ai depositi che superano i 100.000 euro?

La parte che supera i 100.000 euro, i depositi delle persone fisiche e delle piccole e medie imprese riceveranno un “trattamento preferenziale”. Ma la direttiva europea - spiegano la Banca d’Italia e la nota esplicativa dell’Abi diffusa ieri - prevede che questa tipologia di creditori potranno dover «sopportare un sacrificio solo nel caso in cui il bail-in di tutti gli strumenti con un grado di protezione minore nella gerarchia fallimentare non fosse sufficiente a coprire le perdite e a ripristinare un livello adeguato di capitale».

Sono previste eccezioni?

I depositi al dettaglio «eccedenti i 100.000 euro possono essere esclusi dal bail-in in via discrezionale, al fine di evitare il rischio di contagio e preservare la stabilità finanziaria a condizione che il bail-in sia stato applicato ad almeno l’8% del totale delle passività della banca».

Quando scatterà la compartecipazione al rischio?

In Italia l’applicazione del bail-in è prevista a partire dal primo gennaio 2016.

E se una banca fallisce o entra in crisi nel 2015?

La svalutazione o la conversione delle azioni e dei crediti subordinati sarà applicabile già da quest'anno, «quando sia necessaria per evitare un dissesto».

Chi per primo, tra i risparmiatori, sarà chiamato a partecipare al salvataggio?

La direttiva europea prevede un ordine di priorità. I primi chiamati a partecipare saranno gli azionisti della banca; poi i detentori di altri titoli di capitale, come le obbligazioni; gli altri creditori subordinati; i creditori chirografari; le persone fisiche e le piccole e medie imprese titolari di depositi per l’importo sopra i 100.000 euro; infine il «Fondo di garanzia dei depositi, che contribuisce al bail-in al posto dei depositanti protetti». Insomma, l’intervento dello Stato per evitare il fallimento è l’ultima risorsa.

Se si investe in prodotti speculativi cosa si rischia?

Il bail-in si applica seguendo una gerarchia la cui logica prevede che chi investe in strumenti finanziari più rischiosi sostenga prima degli altri le eventuali perdite o la conversione in azioni. Solo dopo aver esaurito tutte le risorse della categoria più rischiosa si passa alla categoria successiva. In primo luogo, si sacrificano gli interessi dei “proprietari” della banca, ossia degli azionisti esistenti, riducendo o azzerando il valore delle loro azioni. In secondo luogo, si interviene su alcune categorie di creditori, le cui attività possono essere trasformate in azioni - al fine di ricapitalizzare la banca - e/o ridotte nel valore, nel caso in cui l’azzeramento del valore delle azioni non risulti sufficiente a coprire le perdite.

E chi possiede obbligazioni bancarie? 

Chi possiede obbligazioni bancarie potrebbe veder convertito in azioni e/o ridotto (in tutto o in parte) il proprio credito, ma solo se le risorse degli azionisti e di coloro che hanno titoli di debito subordinati (più rischiosi) si sono rivelate insufficienti a coprire le perdite e ricapitalizzare la banca, e sempre che l’autorità (in Italia la Banca d’Italia) non decida di escludere tali crediti in via discrezionale, al fine di evitare il rischio di contagio e preservare la stabilità finanziaria.

Il rischio riguarda solo i titoli che acquisterò in futuro o anche quelli già in mio possesso?

Le misure si applicheranno anche agli strumenti già emessi e già oggi in possesso degli investitori.

Come posso evitare il rischio di compartecipazione? 

Gli investitori devono cominciare a fare estrema attenzione ai rischi di alcuni investimenti fin dalla sottoscrizione. E le banche dovranno offrire principalmente - e come prima opzione - certificati di deposito coperti dal Fondo di garanzia in luogo delle obbligazioni, soggette a bail-in. Tutte le informazioni dovranno essere comunicate nel dettaglio, soprattutto al momento del collocamento di titoli di nuova emissione.

Quello che è dentro la cassetta di sicurezza si salva?

Le linee guida di Bankitalia chiariscono che non possono essere compresi nel bail-in «i beni della clientela o in virtù di una relazione fiduciaria, come ad esempio il contenuto delle cassette di sicurezza o i titoli detenuti in un conto apposito».

E se i soldi sul conto servono per pagare debiti, spese o tasse?

Sono esclusi dal rischio di bail-in i debiti verso i dipendenti, i debiti commerciali e quelli fiscali privilegiati dalla normativa fallimentare e anche i covered bond.

Se ho 200.000 euro liquidi in banca cosa rischio?

Sui primi 100.000 euro non verrà applicato alcuno prelievo in caso di dissesto dell’istituto di credito. Coi restanti 100.000 euro rischio di dover contribuire al salvataggio della banca.

E se nel conto che ho presso la banca in crisi posseggo 100.000 euro liquidi e 100.000 euro investiti in Bot o azioni o obbligazioni che non sono della banca in difficoltà? 

La soglia di garanzia vale a salvaguardare i 100.000 euro contanti sul conto corrente o sul conto deposito. I titoli di Stato, gli investimenti che non siano in azioni o obbligazioni della banca in crisi, non subiscono aggressione.

Cosa rischio se ho azioni o obbligazioni di una banca in difficoltà nel deposito titoli di una banca “sana”?

Sarò chiamato a partecipare al salvataggio della banca, con conversione e riduzione dei titoli in mio possesso.

Scontri al corteo contro gli immigrati Ma la polizia manganella gli italiani

Roma e Treviso, proteste contro gli immigrati: "Noi qui non li vogliamo"




L'Italia scende in piazza contro gli immigrati. Due i centri delle proteste: Treviso e Roma. Si parte dalla città veneta, da Quinto per la precisione, dove nelle notti scorse ci sono stati scontri, atti di violenza per dire "no" all'invasione. In mattinanta, la reazione dei centri sociali: alcuni antagonisti si sono recati sotto gli uffici della prefettura, tra urla e spintoni. I centri sociali hanno manifestato la loro solidarietà ai profughi arrivati nei giorni scorsi e che i cittadini non vogliono. Nel frattempo il sindaco di Quinto, Mauro Dal Zilio, ha spiegato che i profughi saranno condotti nell'ex caserma Serena, situata al confine tra Casier e Treviso.

Nella capitale - Dunque la protesta a Roma, dove la popolazione protesta contro il trasferimento imposto dal ministero dell'Interno, Angelino Alfano. L'accusa contro il leader Ncd è quella di "abuso di potere". I residenti di Casale San Nicola hanno sbarrato l'accesso a tre furgoni e a un suv del reparto mobile della polizia. I cittadini hanno bloccato la stada che porta alla scuola Socrate, dove dovrebbe arrivare il gruppo di profughi, una ventina. Cantando l'inno d'Italia, i residenti si sono opposti al passaggio della polizia. Le 250 famiglie del comprensorio interessate dal trasferimento ritengono l'edificio e la zona inadeguate all'accoglienza: troppi i 100 immigrati previsti su una popolazione di 400 persone. Presenti anche esponenti di CasaPound, tra manifestanti e polizia ci sono stati violenti scontri.