Giovani Toti apre a Matteo Renzi: "Facciamo una nuova Costituente su riforma del Senato e legge elettorale"
di Giovanni Ruggiero
A dettare la linea politica di Forza Italia c'è sempre meno Silvio Berlusconi e sempre più Giovanni Toti. È quasi un dato di fatto a guardare le dichiarazioni ai giornali dei due da alcune settimane a questa parte. L'ex premier sembra ormai più lanciato verso quel ruolo che lui stesso evoca, cioè da padre nobile del partito. Che la ricerca di un erede sia complicata, anzi inutile secondo Toti, ci può anche stare. Ma qualcuno dovrà pur chiarire in quale direzione Forza Italia ha intenzione di navigare finché sta all'opposizione. Così Berlusconi arringa i militanti, richiama la "rivoluzione" se qualche pm dovesse chiedere di nuovo il suo arresto. E poi c'è Toti che ad ogni intervista parla direttamente a Matteo Renzi, lo fa quasi da pari, come si dovrebbe usare tra due leader di partito. Che i congressi in Forza Italia non fossero mai stati uno strumento fondamentale per decidere la leadership è un dato storico, quindi non ci si dovrebbe sorprendere se a fare da segretario politico azzurro ci sia l'uomo che gode della massima fiducia del Cavaliere.
Costituente - Archiviato il Patto del Nazareno, Toti ha provato a rilanciare l'amo a Renzi che soprattutto al Senato ha un serio bisogno di aiuto per portare a casa le riforme costituzionali. Dalle pagine del Corriere della sera, il governatore della Liguria ha proposto una "nuova Costituente" con due condizioni fondamentali: che Renzi accetti il sostegno di Forza Italia e non solo quello dei transfughi verdiniani; e poi che non si ripeta un'altro Nazareno: "Abbiamo già dato - dice Toti - Renzi questa volta deve condividere davvero ogni scelta. E non solo con noi, ma anche con le altre opposizioni. Anche nel M5S c'è chi potrebbe voler uscire dall'autoreferenzialità per partecipare a questo grande movimento".
Le riforme - Nella testa del governatore ci sono le riforme del Senato e della legge elettorale: "che per noi sono collegate". Sulla seconda la richiesta è sempre la stessa: ristabilire il premio di maggioranza alla coalizione e non alla singola lista, perché: "gli unici a essere avvantaggiati sarebbero i partiti della protesta estrema come quello di Grillo". Toti cita il comico genovese per convincere Renzi, ma sottotraccia vuol contenere anche la Lega di Matteo Salvini, che elettoralmente minaccia più Forza Italia che il Pd. E poi ci sono le primarie. Se per il centrosinistra sono ormai strumento accettato e consolidato, nel centrodestra la diffidenza è ancora alta, per quanto in tanti hanno provato a tirarle in ballo. La soluzione un po' furbesca potrebbe essere quella di imporle per legge: "Potremmo inserire nella legge sui partiti le primarie di coalizione - chiarisce Toti - uno strumento più serio di quello del Pd".
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