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venerdì 27 marzo 2015

Ultim'ora - Omicidio Meredith, la Cassazione assolve Amanda Knox e Raffaele Sollecito

Omicidio Meredith, la Cassazione assolve Amanda Knox e Raffaele Sollecito

di Gaetano Daniele 




Per l'omicidio di Meredith Kercher, avvenuto a Perugia il primo novembre 2007, la Cassazione ha assolto Raffaele Sollecito e Amanda Knox per non aver commesso il fatto. I due erano stati condannati in appello a 25 anni di reclusione il primo e a 28 anni e sei mesi la seconda. Amanda è stata condannata a tre anni per calunnia, pena già scontata. "Finalmente è finita": così Vanessa Sollecito, sorella di Raffaele, dopo la sentenza di assoluzione per l'omicidio Kercher al telefono di Quarto Grado. 

Raffaele Sollecito non è stato presente nell'Aula magna della Cassazione per la lettura del verdetto del processo Meredith. Ha appunto, atteso la sentenza nella sua abitazione insieme ad amici e familiari. 

Pensioni, sarà una "bomba sociale": quanto si perderà e come rimediare

Pensioni, il sistema contributivo sarà una "bomba sociale". Le previsioni sugli assegni, chi ci perde e come rimediare





La riforma delle pensioni rischia di diventare una "bomba sociale". Tutta colpa del sistema contributivo esteso a tutti quanti, in combinazione con lo spostamento in avanti dell'età pensionabile e degli anni contributivi necessari. Il contributivo, infatti, a differenza del vecchio metodo retributivo si basa non sulla retribuzione media dell'ultimo quinquennio e dell'ultimo decennio ma sulla contribuzione effettivamente versata durante la vita lavorativa, rivalutata tramite coefficienti. Un passaggio che rischia di penalizzare molti pensionati. 

Chi ci perde - I meno danneggiati sono coloro che rientrano nel sistema retributivo fino al 2011, ossia 18 anni di contributi al 31/12/1995). Chi alla stessa data non aveva ancora maturato i 18 anni di contributi rientra nel "metodo misto" (retributivo fino al 1995, poi contributivo). I più giovani e chi è entrato più tardi nel mondo del lavoro verrà dunque notevolmente danneggiato rispetto al precedente trattamento previdenziale. La differenza sarà minore per chi ha goduto di retribuzioni simili e omogenee tra inizio e fine della vita lavorativa. Gli altri (la maggioranza) dovranno prepararsi a forti decurtazioni. Piccolo esempio: un lavoratore autonomo (la categoria meno tutelata) di 61 anni godrà di una pensione compresa tra 595 e 978 euro lordi al mese. Peggio probabilmente andrà a chi è precario o inquadrato in bassi livelli. 

Le contromisure - Per ovviare a queste prospettive poco rosee occorre pensare ad alternative "personalizzate" e integrative come la previdenza complementare (fondi pensione e piani individuali, sia pur tassati dal governo). Altro rimedio è la destinazione del Tfr ai fondi pensione, anche se in questo caso l'integrazione rispetto alla pensione risulta minima. Come ricorda il sito Quifinanza, è consigliabile ricorrere agli accantonamenti già in età pre-lavorativa e scegliere con cura gli investimenti considerando rendimenti e costi di gestione. 

La sparata sciacalla di Grillo sulla strage "Renzi come Lubitz, ci farà schiantare"

Tragedia Germanwings, Beppe Grillo paragona Matteo Renzi ad Andreas Lubitz: "L'uomo solo al comando ci farà schiantare"





Dopo una tragedia come lo schianto dell'Airbus della Germanwings arrivano gli sciacalli. In prima fila c'è Beppe Grillo che non perde l'occasione per cavalcare la vicenda dell'Airbus per lanciarsi in un intrepido paragone tra il copilota autore della strage Andreas Lubitz e il presidente del Consiglio Matteo Renzi. "Ci sono inquietanti analogie tra i due - scrive il fu comico sul blog - Si tratta in entrambi i casi di uomini soli al comando".

Il paragone - Il delirio grillino prova ad argomentare l'analogia tra il copilota tedesco e il premier: "Entrambi si sono chiusi dentro eliminando ogni interferenza esterna. Dall'interno della cabina di pilotaggio Lubitz ha azionato il cockpit door, Renzie ha eliminato il Senato e ogni opposizione interna e ridotto il Parlamento a un ratificatore di decreti legge. I passeggeri dell'Airbus - continua Grillo - hanno capito solo all'ultimo che il copilota li stava portando al disastro, dopo otto lunghi minuti. L'Italia lo capirà anche'essa all'ultimo, quando non ci sarà più niente da fare".

Un sondaggio spinge Salvini e Cav Operazione rimonta: tutti i numeri

Sondaggio Ixè, crescono Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. Matteo Renzi cala di un punto





Salvini e Berlusconi a braccetto nei sondaggi per guidare la rimonta del centrodestra (possibile? Probabile?) sul centrosinistra di Renzi. Secondo la rilevazione Ixè per Agorà su Raitre il Pd guadagna leggermente e si porta al 38,9% (+0,1) ma Lega Nord e Forza Italia fanno meglio, salendo rispettivamente al 13,7% (+0,3) e al 12,7% (+0,2). Davanti a loro c'è ancora il Movimento 5 Stelle, sia pure in lieve flessione (-0,1, ora al 18,5%). A sinistra cala Sel di Vendola (-0,2, ora al 4,2%), anche per l'effetto del "debutto" quasi ufficiale del leader Fiom Maurizio Landini sulla scena politica e anti-renziana. A destra, invece, prosegue la crescita di Fratelli d'Italia-Alleanza nazionale, che molti istituti danno oltre la soglia del 4% ma che secondo Ixè è al 3,5%, +0,2. Al centro perdono tutti: Ncd è al 2,5% (-0,1), Udc allo 0,8% (-0,2), Scelta civica ormai confluita in Parlamento nel Pd vicino all'inesistenza (0,1%). 

Berlusconi sorpassa Grillo - Resta stabile la fiducia nel governo (al 32%) mentre cala leggermente quella nel presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la cui riservatezza e basso profilo hanno fatto perdere un punto (ora al 71%) e il premier decisionista e pigliatutto Matteo Renzi (al 40%, -1, ma ancora significativamente superiore alla sua squadra). Alle loro spalle continua a salire il leader leghista Matteo Salvini (al 23%, +2) mentre Silvio Berlusconi torna davanti a Beppe Grillo, 15% (+1) contro 14%. Invariato invece il 13% di Angelino Alfano, alle prese con i guai e lo sfaldamento del suo Nuovo Centrodestra.

Antiterrorismo, Renzi cancella la norma che voleva spiare i nostri computer

Decreto anti-terrorismo: Renzi stralcia la norma che controlla i privati cittadini 





Il decreto anti- terrorismo è approdato nell'Aula della Camera, dopo  un passaggio nelle Commissioni di merito che lo hanno arricchito di norme. Il premier Matteo Renzi ha chiesto, in particolare, lo stralcio del passaggio che autorizzerebbe il controllo privato dei Pc dei cittadini. Il teme è particolarmente delicato, in quanto fa parte dell'eterno dilemma tra privacy e sicurezza. "L'emendamento che prevedeva l'acquisizione di dati da remoto è stata stralciata dal decreto anti-terrorismo, si ritiene infatti, che tale norma debba essere trattata nell'ambito del provvedimento sulle intercettazioni telefoniche", dichiara il viceministro dell'Interno, Filippo Bubbico. "Rimane confermata la volontà del governo su un rafforzamento delle misure di prevenzione e contrasto al terrorismo, oggi più che mai urgenti e necessarie - spiega - ma abbiamo la necessità di contemperare le esigenze di sicurezza nella lotta al terrorismo con quelle di tutela della privacy, per questo motivo è utile approfondire il confronto e la riflessione sulla intercettazioni telematiche da remoto". 

I dubbi del garante - Quello che fa dubitare di più il garante della privacy, Antonio Soro, sono le norme che autorizzano la polizia a effettuare intercettazioni preventive dei sospettati sulle reti informatiche, utilizzando dei programmi per acquistare da remoto le comunicazioni via "whatsapp" o altre piattaforme. Inoltre, il termine di conservazione dei dati sale a due anni, mentre attualmente è di un anno e due mesi. E' previsto anche un coordinamento delle indagini, che verrà affidato al Procuratore nazionale anti- mafia.  Infine, su proposta del relatore Andrea Manciulli , è stata introdotta una misura per scoraggiare i viaggi in aree a rischio, chiamata informalmente "norma Anti Greta e Vanessa". Il decreto si è inceppato su un punto, ovvero la previsione di assunzioni di nuovi allievi ufficiali dei carabinieri, che costerebbe 4 milioni di Euro. A domani il responso. 

Primo sì al Senato per le coppie gay Ok alle adozioni, schiaffo Pd ad Alfano

Unioni civili, primo sì del Senato alle coppie omosessuali: possibili anche le adozioni se c'è già un figlio





Il Partito Democratico ha scavalcato al Senato il Nuovo Centro Destra sulle unioni civili. La commissione Giustizia di Palazzo Madama ha approvato il testo base del disegno di legge che regolamenta anche le unioni civili tra persone dello stesso sesso, basato sul testo della relatrice Pd Monica Cirinnà. Il testo apre la strada alle adozioni per le coppie gay, attraverso l'istituto dello Stepchild adoption.

Le novità - Grazie ai voti del Movimento 5 stelle - contrari Lega, Ncd e Forza Italia - il Pd ha introdotto le unioni civili fra persone dello stesso sesso, alle quale saranno riconosciuti gli stessi diritti sociali delle coppie eterosessuali sposate, compresa la pensione di reversibilità.

Le adozioni - Le coppie gay non possono ancora adottare direttamente un bambino, ma con una scappatoia formale è possibile adottare nella coppia il figlio del partner. Porte aperte anche ai matrimoni celebrati all'estero, che nel caso di persone dello stesso sesso potranno essere riconisciute come unioni civili.

L'ultimatum di Alfano alla De Girolamo: "Nunzia, stai attenta altrimenti ti caccio"

L'ultimatum di Alfano alla De Girolamo: "Non può attaccare i suoi amici di governo"





Angelino Alfano scende in campo per frenare l'inquietudine Nunzia De Girolamo. Non cede spazio ai malumori dentro il partito e così avverte l’ex ministro dell’Agricoltura: “Se Nunzia vuole restare nel partito come minoranza, con paletti chiari e invalicabili, va bene. Ma se pensa di potersela giocare a tutto tondo, attaccando i suoi amici al governo come ha fatto a Ballarò martedì lo dica e chiudiamo la partita”. Come evidenzia il Giorno, il ministro dell’Interno sa che la De Girolamo non può contare su pochi deputati e nessun senatori. Gaetano Quagliariello prova a mediare per capire se si può ricompattare la frattura, convoca la De Girolamo che prende tempo. Molti sospetti adesso si addensano su Nunzia: il primo tra tutto quello secondo cui dietro di lei ci sarebbe Berlusconi che le avrebbe chiesto di creare confusione. Intanto una conseguenza, salvo colpi di scena, ci sarà: non sarò più capogruppo alla Camera, al suo posto arriverà Lupi: “Siamo al governo, non ci può essere un presidente che ha una posizione ostile”, dice al Giorno Sergio Pizzolante.

La replica - Ieri mattina, giovedì 26 marzo, l'ex ministro ha continuato ad andare sulla sua strada: ad Agorà, su Rai Tre, Nunzia De Girolamo, ha spiegato: “Alfano come ministro dell’interno e leader di Ncd credo dovrebbe essere più efficace più calzante, nel rapporto con Renzi. Anche sulle Forze di Polizia, quando Renzi si intesta i suoi 80 euro, Alfano dovrebbe chiedere misure altrettanto strutturali e forti, che sono parte del nostro programma. Un partito si caratterizza per le idee, non per le poltrone”. E ancora: “Io sono per l’unità del centrodestra.  “Questo sembra un governo monocolore del Pd. Renzi è abile mediaticamente, tende a schiacciarci. Combatterò dentro al partito per farlo rimanere un partito di centrodestra”. Ma non sarà facile per la De Girolamo portare avanti la sua battaglia, visto l'altolà che le è arrivato da Alfano. Cosa farà davanti alla minaccia di essere cacciata via da Ncd?

giovedì 26 marzo 2015

"Chi mi ha salvato al processo..." Luciano Moggi racconta Calciopoli

Luciano Moggi racconta Calciopoli: "Ho vinto io. Mi ha salvato Padre Pio"

di Luciano Moggi 



Era la vigilia di una partita a Palermo, non ricordo se nel 2004 o 2005, avevo ricevuto da tempo una lettera da una signora di quella città in cui era scritto che mi avrebbe voluto incontrare per raccontarmi una cosa strana ma bella capitata a lei, preavvisandomi che non mi avrebbe chiesto nessun favore. Preso dalla curiosità l’ho fatta venire nell’albergo dove eravamo in ritiro e mi sono trovato di fronte una signora anziana alla quale le figlie avevano spiegato chi io fossi. Questo il racconto: «Signor Moggi, ho sognato di essere in compagnia di Padre Pio, davanti a noi un gregge di pecore con vicino un pastore. Padre Pio mi disse: “Vedi quel pastore? È Luciano Moggi, io gli voglio tanto bene”». Rimasi impietrito e quasi incredulo, mi congedai dalla signora e quella domenica pensai più al sogno che alla partita.

Nel 2006, al sorgere di Calciopoli, preso dalla disperazione di passare per quello che non sono mai stato, pregai tanto Padre Pio e in una notte di quel terribile mese di maggio ebbi in sogno una visione, era Padre Pio che diceva: «Lotta con tutte le tue forze, dimostrerai la tua innocenza e salverai tante vittime innocenti, non aver paura io sarò sempre con te, Dio ti ha voluto sottoporre a questa grande prova». Queste parole mi incendiarono l’anima e mi dettero il coraggio di affrontare il grande imbroglio. Il resto è di questi giorni.

Alle 1.40 di lunedì, dopo sei ore di Camera di Consiglio la Cassazione ha emesso il verdetto; alle 2 andando con alcuni amici verso l’auto dopo le interviste di rito, ho trovato l’ex arbitro Bertini, con il suo avvocato Messeri, seduto su una panchina di piazza Cavour che piangeva: non si era ancora ripreso, era incredulo, stava ripensando alle torture a cui, incolpevole, ha dovuto sottoporsi per 9 lunghi anni. Alle 2.38 mi ha inviato questo sms: «La gioia per la mia assoluzione si stempera al pensiero che alcuni amici, che hanno condiviso con me questo calvario, non hanno avuto la stessa fortuna. Ti mando un abbraccio grande».

Su queste parole devono riflettere in tanti, in primis la Gazzetta dello sport che anche ieri ha avuto il coraggio di titolare «Calciopoli finisce in prescrizione, ma c’erano associazione e frodi» e anche il Corriere della sera. Senza vergogna, votati, come sono sempre stati, a sostenere la tesi dell’accusa nonostante siano di fronte a evidenze incontrovertibili.

A questi signori, e a chiunque altro si nasconda dietro una penna, do la mia disponibilità ad incontrarli in un dibattito pubblico affinché la gente sappia le verità su questa farsa. Ma nessuno avrà il coraggio di presentarsi e tutti voi, amici lettori, potrete cosi capirne il perché. Non basta che siano state distrutte famiglie intere, capifamiglia che hanno perduto il lavoro perché indagati, il povero Dattilo che addirittura era stato condannato senza aver mai arbitrato la Juve, solo perché facendo Udinese-Brescia che precedeva Udinese-Juve aveva ammonito tre giocatori friulani, cosa che Auricchio e Narducci pensarono di trasformare in capo d’accusa: per loro quelle erano ammonizioni «mirate», sostenendo che i predetti calciatori non avrebbero giocato contro la Juve: al contrario, giocarono tutti. Nell’occasione fu espulso Jankulovski per aver dato un pugno ad un avversario ma Camerota, l’assistente di linea che collaborava con Dattilo in quel match, convocato come teste sotto giuramento, disse che il giocatore fu segnalato da lui all’arbitro che non aveva visto il fallo. Questo per quanto riguarda Dattilo «assolto», gli altri sono Auricchio e Narducci.

La Cassazione ci ha assolti da due capi d’accusa “non prescritti”, sono stati assolti tutti gli arbitri del rito abbreviato e del rito ordinario è rimasto soltanto il povero De Santis che aveva rinunciato alla prescrizione e per un capo d’accusa in cui non c’entra affatto la Juve, la gara Fiorentina-Bologna. Così De Santis è rimasto nostro sodale, pur avendoci quell’anno arbitrato 5 partite di cui 4 perse e una pareggiata. Addirittura, in una di queste, ko in casa con l’Inter, siamo stati raggiunti in vetta dal Milan. Se a De Santis si fosse aggiunto un altro sodale come lui avremmo anche potuto perdere il campionato.

Per quanto concerne la prescrizione, non siamo stati noi a volerla raggiungere ma chi evidentemente sapeva che il processo avrebbe preso direzioni diverse da quelle agognate da Narducci, Auricchio e altri sparsi nel territorio (come sono soliti scrivere nei loro 415). Basterebbe citare le due ricusazioni alla dottoressa Casoria nel primo processo ordinario, fatte da Narducci e i due giudici a latere, per ipotizzare 7 mesi di black-out, mentre noi per rendere più scorrevole il processo, proprio per evitare la prescrizione, dei 150 testi a difesa ne abbiamo fatti escutere solo 24 risparmiando alla corte un anno abbondante di tempo. La prescrizione quindi è servita solo a quanti si erano inventati un processo e non a noi.

Il processo era iniziato con una fantomatica associazione a delinquere che doveva portare la Juve a vincere i campionati per mezzo di una trentina tra arbitri e guardalinee, tutti assolti meno De Santis. Difficile perciò parlare di associazione con gli arbitri. Allora è stata intrapresa una nuova strada, quella degli interessi personali del sottoscritto in correlazione con la Gea.

Non ci è mai stato dato però di sapere di quali interessi si parlasse, visto che la Gea è stata assolta da ogni onere penale. Di me si può solo dire che in 12 anni di gestione, con Giraudo e Bettega: l’azionista non ha mai fatto aumenti di capitale; la Juve è stata l’unica società a rinunciare allo spalmadebiti; abbiamo portato la Signora a vincere ovunque fino a diventare campione del mondo di club; abbiamo contribuito con i nostri ragazzi al Mondiale 2006. Sarebbe interessante sapere quali interessi potrebbero essere ipotizzabili. In quasi 10 anni di indagini sono riusciti a capire che il campionato era regolare, il sorteggio era regolare, le comunicazioni esclusive con i designatori non esistevano. E questo, cari lettori, è il vero motivo delle prescrizioni.

Un caro pensiero a quanti ci sono stati vicini, meno ovviamente all’avvocato Zaccone difensore a quel tempo della Juve: se dovesse rileggere quelle carte che disse di aver letto in una settimana e dovesse per caso guardarsi allo specchio, chissà quali reazioni potrebbe avere. Le nostre già le conosce.

Marino perde la Panda, ma non il vizio Il nuovo imbarazzo arriva dalla moglie

Roma, la moglie di Ignazio Marino parcheggia la panda in divieto di sosta





Niente da fare, parcheggiare l'automobile in divieto di sosta è un vizio di famiglia, almeno per quella del sindaco di Roma Ignazio Marino. I giornalisti del Tempo hanno beccato di nuovo una Panda rossa parcheggiata sotto casa del sindaco, naturalmente in divieto di sosta. Il chirurgo regalato alla politica ce la stava quasi facendo a lasciarsi alle spalle le polemiche per la sua Panda rossa piazzata un po' ovunque nel centro storico di Roma. Dopo che a gennaio 2013 aveva comprato la Panda per 14mila euro da una concessionaria, era scoppiato un putiferio per le multe accumulate e il caos sui permessi di accesso nella Zona a traffico limitato. Marino esausto aveva deciso di vendere l'auto che "portava sfiga". E così è stato: il 20 febbraio scorso la Panda è stata venduta alla generosa cifra di 900 euro. Nessun affarone dietro il prezzo basso, a comprare l'auto è stata la moglie di Marino, Rossana Parisen Toldin, con tanto di targa nuova e nuovo permesso Ztl. Tutto regolare stavolta, se non fosse per quel vizietto duro a morire, ma del quale almeno è noto l'autore: a parcheggiare in divieto di sosta la Panda della famiglia Marino stavolta è stata la moglie.

Caivano (Na), ESCLUSIVA il Notiziario: Intervista Video al dott. Giuseppe Papaccioli

Caivano (Na), ESCLUSIVA il Notiziario: Intervista Video al dott. Giuseppe Papaccioli 


di Gaetano Daniele 

Dott. Giuseppe Papaccioli
Dirigente Asl Regione Campania
già Sindaco di Caivano 

il Notiziario - Intervista Video al dott. Giuseppe Papaccioli. Meritocrazia al centro del dibattito. Papaccioli: Devolviamo il 95% dei compensi (gettoni di presenza etc) ai giovani, al futuro, a coloro i quali si diplomano con il massimo dei voti


mercoledì 25 marzo 2015

Chi sono i padroni comunisti d'Italia: i sei cinesi che ci stanno comprando

Non solo Pirelli: chi sono i manager cinesi che stanno comprando le aziende italiane




 Ren Jianxin

Lo "sgrassatore" Ren Jianxin è solo l'ultimo dei padroni cinesi d'Italia. Il nuovo mister Pirelli, partito dalla campagna e dai detergenti chimici per caldaie e diventato miliardario esperto nel rastrellare aziende in crisi o decotte in giro per il mondo, entra nel ristretto novero di imprenditori e finanzieri comunisti che stanno facendo la fortuna dei grandi marchi italiani, acquistati a suon di miliardi di euro. Se questa sarà anche la fortuna dei lavoratori italiani, che vedono i loro posti "psicologicamente" meno garantiti da un proprietario straniero, si vedrà.

Il banchiere - Il pioniere dei manager alla conquista dei gioielli nostrani è stato Zhou Xiaochouan. Il 67enne che ha fatto fortuna con software per simulare la liberalizzazione dei prezzi e che dal 2002 è governatore della People's Bank of China nonostante abbia superato i limiti di età imposti da Pechino siede nei consigli d'amministrazione di Eni, Enel, Generali, Fca, Mediobanca, Saipem e Telecom, il gotha del capitalismo pubblico e privato italiano. Nel 2014 ha fatto salire tutte le partecipazioni oltre il 2%, rendendole di fatto "ufficiali" e visibili. In qualche modo, è stato questo il segnale ai connazionali: l'Italia può e deve diventare terreno di conquista per i figli e nipoti di Mao. 

L'elettricista - Manager della più grande società pubblica mondiale nel settore dell'energia, State Grid of China, il 62enne Liu Zhenya si è sempre detto contrario alle liberalizzazioni interne ma in compenso ha fatto shopping all'estero. In Italia ha messo le mani sul 35% di Cdp Reti, la holding in cui sono detenute le quote di controllo di Terna (elettricità) e Snam (gas).

Il timoniere - Uno dei "capitani coraggiosi" in Patria, Tan Xuguang è un grande appassionato di nautica, almeno a giudicare dall'acquisto nel 2012 del 75% del Gruppo Ferretti, colosso nel segmento degli yacht di lusso. A capo della Wei Chai, società statale dello Shandong, ha avuto in passato qualche screzio con i vertici comunisti ed è tuttora parlamentare. Lo scorso anno ha venduto in Cina uno yacht da 60 milioni di euro. Paradossi, ma non cinesi.

La stilista - La moda è uno dei fiori all'occhiello del made in Italy, elemento trainante delle esportazioni soprattutto in Estremo Oriente. Logico dunque che dalla Cina in combinazione con la crisi economica sia scattata la corsa ad accaparrarsi qualche marchio storico. Non solo emiri, dunque: Zhu Chong Yun, stilista con oltre 400 boutique del suo marchio Marisfrolg tra Cina, Singapore, Macao e Corea del Sud, ha acquistato da Mariuccia Mandelli il brand Krizia e conta un patrimonio da 510 milioni di dollari.

L'allenatore - Nulla in confronto al tesoro di Wang Jianlin, ex colonnello di 60 anni con 28 miliardi di dollari in saccoccia. C'è lui dietro la maxi-operazione da un miliardo che ha portato all'acquisizione di Infront, l'advisor che gestisce i diritti tv del calcio italiano. Il calcio è un suo pallino: ha già acquistato il 20% dell'Atletico Madrid e ora punta un grande club, in Inghilterra o in Italia. Non a caso, nelle ultime settimane si è parlato spesso di un suo interessamento concreto per il Milan, attraverso il gruppo Wanda. 

Golpe 2011, Zapatero fa tremare l'Europa: "Cena e pressioni, così fecero fuori il Cav"

Golpe 2011, l'ex premier spagnolo Luis Zapatero: "Pressioni da Usa, Ue e Fmi su Cav e Tremonti, volevano cambiare governo all'Italia"





Il golpe del 2011 contro Silvio Berlusconi? C'è stato. A ribadirlo è un insospettabile, non certo tacciabile di simpatie per il leader di Forza Italia: José Luis Zapatero, socialista e all'epoca dei fatti premier della Spagna. Anche lui era presente all'ormai famigerato G20 di Cannes, dove secondo varie ricostruzioni si sarebbero consumate le trame per cambiare guida a Palazzo Chigi, passando dal Cavaliere al professore Mario Monti, decisamente più incline a far rispettare i diktat dell'Ue al nostro Paese. 

La cena ristretta e le pressioni sul Cav - Dopo le rivelazioni assai rumorose dell'ex capo del Tesoro americano Tim Geithner, di un esperto analista internazionale come Edward Luttwak e i succulenti indizi disseminati dalle interviste di Alan Friedman, arrivano dunque anche le parole pesanti di Zapatero. "Berlusconi e Tremonti subirono pressioni fortissime affinché accettassero il salvataggio del Fmi - ha spiegato a La Stampa -. Gli Usa e i sostenitori dell'austerità volevano decidere al posto dell'Italia, sostituirsi al suo governo". Cosa che poi che poi puntualmente è accaduta, con le dimissioni di Berlusconi a novembre. Come ricorda Giuliano Ferrara sul Foglio, è pur vero che siamo in un'epoca in cui la sovranità nazionale spesso non è illimitata e deve fare i conti con le esigenze degli alleati e del contesto internazionale (in questo caso, l'Unione europea). Ma è altrettanto vero che a risolvere i problemi, o perlomeno a tentare di farlo, deve essere un governo regolarmente eletto (come fu quello del Cavaliere, a differenza di quanto capitato poi con Monti e pure Letta e Renzi) e con ancora pieni strumenti nelle proprie mani. Già nella sua autobiografia El Dilema, l'ex premier spagnolo aveva ricordato quella cena ristretta con Obama, Fmi e vertici Ue per pianificare "il martellamento" ai danni di Berlusconi, per spingerlo ad accettare lo stesso trattamento riservato alla Grecia. Nulla di nuovo, insomma, ma un altro inquietante tassello per disegnare il mosaico di quei mesi di tensione e pressioni, a cui si deve aggiungere la questione (ancora non del tutto chiara) dell'innalzamento esagerato dello spread e il declassamento dell'Italia ad opera delle agenzie di rating Standard & Poor's e Fitch su cui sta indagando la Procura di Trani.

Brunetta: "Renzi, cosa aspetti?"  -"Di cosa c’è ancora bisogno per avere una Commissione d'inchiesta sui fatti oscuri che nell'estate-autunno del 2011 portarono alle dimissioni dell'ultimo governo eletto dai cittadini: il governo Berlusconi?", è la domanda di Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia. Brunetta, all'epoca ministro della Funzione pubblica, torna ad alzare la voce: "Abbiamo chiesto la Commissione parlamentare d’inchiesta sui fatti del 2011, e da mesi il Pd non ne vuol sentire parlare. Un atteggiamento  inaccettabile. Che ne pensa il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella?".

LA RIVOLUZIONE DELLO ZODIACO Arriva l'Ofiuco, il tredicesimo segno

L'oroscopo che cambia: il tredicesimo segno zodiacale è l'ofiuco





Se fino ad oggi avete creduto di essere nati sotto il segno del sagittario probabilmente vi sbagliate, il vostro segno è l'Ofiuco, colui che tiene il serpente. Nell'era del cambiamento anche i segni zodiacali sembrano non essere più quelli di una volta. Quella che pensavamo essere la nostra stella, in più di duemila anni, ha accumulato un mese di ritardo rispetto allo zodiaco tracciato in cielo dai greci. Il risultato è che 86 persone su 100 devono rivedere la loro personalità.

La scoperta - Secondo un articolo di Repubblica, "la colpa di questo stravolgimento astrale è l'andamento irregolare della terra. - Ma questo fenomeno spaventoso non sconvolge solo le nostre identità - ma scuote anche la nostra fiducia nella stella polare. Fra 13milla anni, infatti, per indicare il Nord punteremo il dito verso Vega. Ma altri 13mila anni e l'Orsa Minore sarà di nuovo la strada da seguire per il settentrione". E dall'osservatorio di Padova dell'Istituto nazionale di astrofisica è arrivata la conferma del fenomeno che ha scombussolato la sfera celeste. La precessione (la rotazione dell'asse di rotazione di un corpo attorno ad un asse) ha causato questi spostamenti nella posizione della galassia. Gli studiosi hanno quindi dichiarato che, se si prende il punto di vista di un osservatore sulla Terra, si scopre che delle 88 costellazioni esistenti, 12 (anzi 13) vengono periodicamente coperte dal Sole. Questo dimostrerebbe come chi è nato sotto un determinato segno, ad oggi, non può più esserne tanto sicuro.

La polemica -  Gli astrologi però si sono chiaramente difesi per spiegare il fenomeno. Sembrerebbe infatti che gli esperti delle stelle non utilizzerebbero lo zodiaco degli astronomi, ma uno zodiaco tropicale, che rimane sempre fisso. Ma i chiaroveggenti non sono gli unici che risentirebbero di questo spostamento celeste. Infatti come la mettiamo con chi si è tatuato il segno zodiacale? O con chi ha affidato la propria intera esistenza basandosi sugli astri? Sicuramente con questa nuova verità le certezze di molti verranno scosse. E chi lo sa, forse tra qualche anno non si scopriranno altri segni oltre l'ultimo Ofiuco.

martedì 24 marzo 2015

Alfano rischia lo strappo col governo Nervi tesi in aula sulla prescrizione

Prescrizione, si allungano i tempi per tutti reati e per la corruzione. Ncd e Udc si astengono contro il governo





Per i reati di corruzione ci saranno tempi di prescrizione più lunghi. La Camera ha approvato la riforma della ex Cirielli con 274 sì, 26 no, 121 astenuti. Hanno votato a favore Pd, Fdi, Per l'Italia-Centro democratico, Scelta Civica. Hanno votato contro Lega, Forza Italia, Psi. Formazione inedita tra gli astenuti: con i grillini e Sel c'è anche Area Popolare (Ncd-Udc). Il testo che ora passa all'esame del Senato.

L'aumento - Per far decorrere il termine della prescrizione base dei reati di corruzione propria e impropria e in atti giudiziari i tempi aumentano della metà. Per esempio, per la corruzione ex art. 319 portata dalla legge Severino fino a 8 anni, il processo dovrà intervenire entro 12 anni pena l'estinzione del reato. La prescrizione resta sospesa per due anni dopo la sentenza di condanna in primo grado e per un anno dopo la condanna in appello. La sospensione però non vale in caso di assoluzione.

Quando viene sospesa - Oltre alle ipotesi già previste dal codice, la prescrizione sarà sospesa anche nel caso di rogatorie all'estero (6 mesi), perizie complesse (3 mesi) e istanze di ricusazione. L'interruzione della prescrizione ha effetto per tutti coloro che hanno commesso il reato. La sospensione limitatamente agli imputati nei cui confronti si sta procedendo. In linea con le convenzioni internazionali e gli ordinamenti europei, per i più gravi reati contro i minori (violenza sessuale, stalking, prostituzione, pornografia etc.) la prescrizione decorre dal compimento del diciottesimo anno.

Precipita un aereo low cost: è giallo La Francia è sotto choc: "148 morti"

Francia, precipita Airbus della Germanwings: 148 persone a bordo, "tutti morti"





Un Airbus A320 della compagnia GermanWings in volo tra Barcellona e Dusseldorf con 148 persone a bordo si è schiantato in una zona montuosa nel sud della Francia, nella regione di Digne. Il ministro dell'Interno francese Bernard Cazeneuve si sta recando nella zona del disastro, secondo il premier François Hollande "non ci sono superstiti". L'Unità di crisi della Farnesina si è immediatamente attivata con la rete diplomatico-consolare per verificare l'eventuale coinvolgimento di italiani.

"Problemi tecnici" - L'aereo della low cost tedesca della Lufthansa aveva a bordo 142 passeggeri e sei membri dell'equipaggio. Era decollato alle 10 dall'aeroporto di Barcellona, in Spagna, ed è scomparso un'ora dopo dai radar, mentre sorvolava le Alpi dell'Alta Provenza, nei pressi di Barcelonette. Due elicotteri della gendarmeria francese hanno localizzato il relitto del volo GWI18G tra Prads-Haute-Bleone e Barcelonnette. Al momento dello schianto le condizioni meteorologiche nella zona erano buone, ma sembra che i piloti avessero segnalato problemi e che il velivolo "volasse troppo basso". L'A320 ha una fusoliera lunga 37 metri e un'apertura alare di 34 metri. L'unico precedente di un Airbus A320 precipitato in Francia risale al 20 gennaio del 1992, quando un velivolo di questo tipo si schiantò nei pressi di Mont Sainte-Odile. Il bilancio dell'incidente, come ricorda la stampa francese, fu di 87 morti.

Papà è onorevole Pd, per lei assunzione lampo alle Poste Il caso che imbarazza Renzi (e la sinistra fa finta di nulla)

Matteo Renzi in imbarazzo: l'assunzione sprint alle Poste della figlia dell'onorevole Pd Di Gioia

di Tommaso Montesano 



Non serve neanche cercare conferme. Basta digitare, una volta effettuato l’accesso a LinkedIn, il social network per lo sviluppo dei contatti professionali, il suo nome e cognome: Silvia Di Gioia. Ed ecco che compare l’attuale occupazione della signora: «Specialist sanità integrativa presso Poste Vita S.p.A.». Incarico che Di Gioia ricopre, con contratto a tempo indeterminato, dal febbraio 2014. Cinque mesi dopo l’insediamento di suo padre, il deputato eletto con il Pd Lello Di Gioia, alla presidenza della «commissione parlamentare di controllo sull’attività degli Enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale». Enti tra i quali ricade, sostiene il sito Dagospia, proprio Poste Vita, a sua volta appartenente al più ampio gruppo di Poste Italiane.

Libero ha provato a contattare Di Gioia padre, un pugliese di origini socialiste arrivato alla terza legislatura (da eletto in Sardegna, però). Niente da fare. Dalla segreteria del suo ufficio a Montecitorio, il messaggio è stato chiaro: «Il presidente è fuori fino a martedì (oggi, ndr). Prendo nota della chiamata e la giro senz’altro all’onorevole che valuterà un’eventuale replica». 
In Poste, i colleghi della signora fanno quadrato: «Si è trattato di una normale assunzione. Non è che la figlia di un deputato non debba lavorare». Osservazione sacrosanta che nel caso di Maurizio Lupi e del figlio Luca, tuttavia, non ha impedito a parte delle opposizioni e allo stesso Pd di chiedere, e poi di ottenere, le dimissioni dell’esponente del Nuovo centrodestra dalla carica di ministro delle Infrastrutture. 

Le storie sono simili. Due politici (Lupi e Di Gioia), due figli (Luca e Silvia). Ministro delle Infrastrutture (in seguito dimissionato) Lupi padre; presidente della commissione sul controllo della previdenza Di Gioia padre. Due lavori, quelli dei figli, vicini all’attività pubblica del genitore: ingegnere Lupi figlio; incaricata dello «sviluppo fondo di assistenza sanitaria integrativa» Di Gioia figlia.
Silvia, come risulta dal suo profilo lavorativo, è assunta in Poste Vita un anno e due mesi fa. Quando al vertice del gruppo c’era un management diverso dall’attuale, che si è insediato a maggio dello scorso anno. Fatto sta che Di Gioia figlia, secondo la ricostruzione di Dagospia, prima strappa un contratto a tempo determinato, poi quello più pesante: a tempo indeterminato. Il tutto dopo aver lavorato, salvo una breve esperienza a Milano come audit interno presso Faschim, un fondo sanitario integrativo, sempre a Foggia, la sua provincia natale: tre anni e un mese come impiegata negli uffici della Regione; cinque anni come business controller all’ospedale Opera Don Uva. Senza dimentare la politica: è alle cronache una sua designazione come tesoriere della Federazione giovanile socialista (Fgs) nel dicembre 2011.

Quanto al padre, dopo il ritorno in Parlamento a distanza di cinque anni, arriva l’elezione alla guida della commissione bicamerale per il controllo sugli Enti di previdenza ( 21 giugno 2013). Incarico in forza del quale Di Gioia ha avuto l’opportunità di ascoltare anche Bianca Maria Farina, amministratore delegato di Poste Vita. Per il deputato eletto con il Pd, ma poi transitato nel gruppo Misto tra i socialisti che fanno capo al senatore Riccardo Nencini, leader del Psi, non è un periodo fortunato. Qualche giorno fa il quotidiano La Repubblica ha svelato il contenuto di un’informativa della Squadra mobile di Foggia nell’ambito di un’inchiesta della procura soprannominata Goldfinger.

Nel mirino dei magistrati, il furto del 2012 nel caveau della filiale del Banco di Napoli: 165 cassette di sicurezza svaligiate per un bottino di 15 milioni di euro. Ebbene, nel documento della Polizia compare anche il nome di Di Gioia, che tuttavia non risulta indagato. Il deputato, infatti, avrebbe fatto da mediatore con i rapinatori per far avere indietro una parte di quella refurtiva a uno dei proprietari delle cassette di sicurezza forzate. Di Gioia ha negato tutto: «Non ho aiutato nessuno e non frequento certa gente. Sono una persona perbene, non frequento pregiudicati». La storia, comunque, l’ha parecchio scosso. Al punto da spingerlo a disertare l’Aula di Montecitorio. «Mi vergogno, non ho avuto nemmeno il coraggio di presentarmi», ha confessato a Repubblica. Chissà da oggi come si regolerà.

Carcere contro alcol e guida veloce Cosa cambierà sui reati stradali

Omicidio stradale, dodici anni per chi uccide ad alta velocità o guida ubriaco





Ora basta. Omicidio stradale. Lo proporrò subito in Consiglio dei Ministri. #omicidiostradale". Il ministro dell’Interno Angelino Alfano su Twitter, di fronte all'ennesima vittima sull'asfalto (il ragazzino di Monza ucciso da un pirata della strada che si è costituito il giorno dopo e che è già libero), ha annunciato il suo impegno e quello del governo per modificare il Codice della Strada. Impegno ribadito dal sottosegretario alla giustizia, Cosimo Ferri, che non ha mancato di sottolineare "come ha in più occasioni ripetuto il presidente del Consiglio Renzi, il Governo vuole introdurre il reato di omicidio stradale".

Il testo in Senato - E mentre le associazioni a tutela delle vittime danno luogo a raduni di protesta di fronte alle Prefetture italiane chiedendo che sia varato il reato di "omicidio stradale" il Senato si appresta a votare il testo unificato di diverse iniziative legislative che poi arriverà a Palazzo Chigi. Oggi infatti in commissione Giustizia di Palazzo Madama sarà discusso il documento che vede come relatore Giuseppe Cucca del Pd. "Già da giovedì sera l’ufficio di presidenza aveva stabilito di inserirlo nell’ordine del giorno di martedì 24" sottolinea Cucca, precisando che il passaggio parlamentare non è collegato direttamente alla tragedia del 15enne travolto e ucciso da un pirata della strada a Monza. Le proposte erano cinque, ma "ho predisposto un testo unificato agile proprio per evitare lungaggini. Ho raccolto le esigenze che sono state esposte in sede di audizioni", spiega il relatore, "e anche quelle che emergevano dai cinque testi dove si trovava tutto e il contrario di tutto. Qualcuno ha ipotizzato il dolo, il dolo eventuale, ma le ultime pronunce giurisprudenziali escludono un’eventualità di questo tipo. Io proporrò il mantenimento nell’ambito della colpa, è quello che era stato richiesto anche dalle varie associazioni, e ovviamente ci sarà un inasprimento di pena".

Due nuovi reati - Il testo prevede due nuovi reati: omicidio stradale e lesioni personali stradali. Il primo, spiega Francesco Grignetti sulla Stampa, prevederà la pena della reclusione da 5 a 12 anni per chi cagiona la morte di una persona "ponendosi alla guida in stato di ebbrezza alcolica o dopo assunzione di sostanze stupefacenti". Se l'investitore si dimostrasse lucido e sobrio, ma comunque avesse proceduto a una velocità doppia del consentito, la pena sarebbe da 4 a 8 anni. In caso di omicidio multiplo, la pena potrà essere aumentata fino al triplo e comunque non oltre il massimo di 18 anni. Chi cagionasse lesioni stradali permanenti rischierebbe la pena da 6 mesi a 2 anni quando il guidatore non fosse sobrio o lucido. Nel caso di lesioni gravissime la pena sarebbe aumentata da un terzo alla metà. Il delitto sarebbe punibile a querela della persona offesa se la malattia avesse una durata non superiore a 20 giorni. Sarà accantonata invece la revoca definitiva della patente, già definita "ergastolo della patente" perché ci potrebbe essere comunque la scappatoia di ripetere l'esame di guida. L'idea di Cucca è quella della recidiva: la prima volta che si viene trovati in stato di ebbrezza, sospensione della patente. La seconda volta, nuova sospensione più pesante. Alla terza, sospensione definitiva.

Slittano i pagamenti per 730 precompilato e Unico Caos sulle dichiarazioni dei redditi: le nuove date

Fisco, verso lo slittamento dei pagamenti per 730 precompilato e Unico





Già caos sulle dichiarazioni dei redditi precompilate. Secondo ItaliaOggi si va verso un rinvio delle scadenze per i pagamenti per 730 precompliato, previste per il 7 luglio, a causa delle difficoltà dei centri di assistenza fiscale a svolgere gli adempimenti necessari. Problemi anche per il modello Unico, il cui versamento di giugno potrebbe slittare a causa degli aggiustamenti agli studi di settore: in questo caso i versamenti scalerebbero ai primi di luglio e quelli con maggiorazione ai primi di agosto. 

Invio a casa e studi di settore - Per il 730 precompilato (per cui è già stato pubblicato il video-tutorial) Agenzia delle Entrate e Sogei valutano un rinvio di non più di 15 giorni, anche per permettere ai Caf di fare salvi i conguagli di luglio e quindi non danneggiare i contribuenti. A complicare i piani sono arrivate lo scorso 20 febbraio le indicazioni del Garante della privacy, secondo cui per tutelare i dati fiscali dei contribuenti i Caf dovranno gestire un registro con le deleghe dei contribuenti e acquisirne i redditi relativi alle dichiarazioni dell'anno precedente. E' poi ancora una incognita il numero di contribuenti che deciderà di presentare il modello 730 in autonomia, senza cioè rivolgersi ai professionisti abilitati. Se in questo caso la dead line del 15 aprile per l'invio dei modelli precompilati è a rischio, sembra ancora più critica la questione studi di settore per l'Unico. In attesa della riunione annuale con Sose (società per gli studi di settore) del prossimo 9 aprile per inserire i nuovi correttivi anti-crisi, l'ipotesi più praticabile sembra quella di un rinvio definitivo per evitare l'emissione di software incompleti o da aggiornare in corso d'opera, che genererebbero ulteriore caos a ridosso dei pagamenti.

Boeing si prepara alle guerre stellari: contro le bombe un "campo di forza"

Boeing, un campo di forza a protezione degli aerei





Finora ne godevano solo i cavalieri Jedi in Guerre stellari. Ma presto anche gli aerei della Boeing avranno un campo di forza per difendersi dagli attacchi nemici. In questo caso, però, non si parla di battaglie nello spazio tra astronavi aliene (o almeno non per ora), ma rimaniamo in campo militare. In un nuovo brevetto del colosso dell'aerospaziale emerge l'idea di proteggere mezzi e personale militari da eventuali danni provocati dalle onde d’urto delle esplosioni. Il nome non è il massimo dello sforzo creativo: "Metodo e sistema per l’attenuazione delle onde d’urto attraverso un arco elettromagnetico", ma di fatto il progetto è avveniristico. Gli usi potenziali sono diversi, ad esempio fornire in tempo reale una barriera protettiva contro gli ied, i micidiali ordigni improvvisati usati dagli insorti nelle guerre di Afghanistan e Iraq. Limite non trascurabile, al momento, il fatto che il sistema non fornirebbe alcuna protezione contro i colpi diretti.

Come funziona - Dando un’occhiata alla documentazione presentata dalla Boeing, della quale riferisce la statunitense Abc, il sistema percepisce quando in prossimità di un bersaglio avviene un’esplosione in grado di generare un’onda d’urto. A questo punto interviene un generatore d’arco che determina l’area del bersaglio per la quale è necessaria una protezione dall’onda d’urto. Il sistema entra quindi in azione emettendo degli impulsi laser che ionizzano l’aria, creando un plasma protettivo contro le onde d’urto. Dai documenti si legge: "gli ordigni esplosivi vengono sempre più impiegati nelle guerre asimmetriche per causare danni e distruzione ai mezzi e perdite di vite umane. La maggior parte dei danni provocati dagli ordigni esplosivi deriva dalle schegge e dalle onde d’urto". Al momento non è chiaro quando la Boeing sarà pronta a passare dalla teoria alla pratica e quando gli Humvee dell’esercito Usa saranno dotati del campo di forza.

Dalle ripetizioni al sesso sui banchi Lei 15 anni, il prof arrestato 46

Sesso con una sua studentessa di 15 anni: arrestato prof di 46 





L'amore non ha età dice il proverbio, anche quando la differenza anagrafica segna 30 anni tra lui e lei. Ma nel caso di una 15enne e del suo professore 46enne di Mantova è stata la legge, prima del detto popolare, a emettere la sentenza su un amore impossibile.

La storia - L'adolescente aveva cominciato a frequentare fuori dall'orario di scuola il suo docente, sposato senza figli, per alcune lezioni private fatte in un'aula della stessa scuola. Di giorno in giorno il rapporto si è fatto più intimo, finché i due non sono finiti a letto. Ed è qui che si è consumato il reato, visto che la legge permette ad un minore di avere rapporti sessuali consenzienti con un maggiorenne (dai 14 anni per le ragazze, 16 per i ragazzi). Ma nel momento in cui adulto ha in affido quel minore per ragioni di istruzione, la legge non ammette sentimenti.

L'arresto - Tre settimane fa il padre della ragazza ha denunciato il professore in Questura. Aveva scoperto i messaggi hot nel cellulare della figlia, dopo essersi insospetti per i suoi comportamenti. Così la Polizia ha piazzato microfoni e telecamere nell'aula, fino all'ultima lezione privata quando c'è stato l'arresto. Ora il prof rischia fino a 10 anni di carcere, è accusato di atti sessuali con minorenne, per la quale ha detto durante l'interrogatorio di garanzia: "Ha perso la testa".

Miss svedese rapita e stuprata per 6 mesi "Chiama, dì che stai bene": Milano horror

Milano, finto manager ha sequestrato per sei mesi una modella svedese





È stata rinchiusa per sei mesi in una casa di Milano una modella svedese di 23 anni, liberata solo oggi dai Carabinieri di Sesto san Giovanni. Il suo carceriere è stato un uomo di 42 anni, tornato in libertà solo nel 2013 dopo che aveva rapito e sequestrato un'altra modella, una ragazza di 18 anni originaria della Bielorussia. La ragazza era arrivata a Milano per trovare lavoro come modella, e aveva già fatto alcuni casting, finché è stata contatta dall'uomo. La tecnica dell'uomo per adescare la sue vittime puntava a un primo contatto su Facebook, dove si fingeva manager di un'agenzia per modelle. Alla ragazza svedese, che ha partecipato a Miss Svezia, l'uomo ha promesso servizi fotografici e sfilate, millantando conoscenze nel settore della moda milanese. Una volta arrivata in Italia, per la modella è iniziato l'incubo fatto di percosse, torture e violenze sessuali. Per non creare sospetti tra i suoi familiari, la ragazza è stata poi costretta dal suo aguzzino a chiamare casa una volta a settimana e tranquillizzare i parenti in Svezia. La svolta è avvenuta il 21 marzo: la ragazza ha trovato la forza di urlare. L'uomo l'ha picchiata selvaggiamente ma i vicini hanno finalmente sentito le sue urla e hanno chiamato i carabinieri. Al loro arrivo l'uomo si è giustificato dicendo che "aveva litigato con la sua ragazza", ma conoscendo i suoi precedenti hanno fatto irruzione nell'appartamento. Quando l'hanno trovata i carabinieri, la ragazza sotto choc non è stata in grado di parlare per ore. Il 42enne è stato arrestato (mentre veniva portato via in manette continuava a minacciare e dare ordini alla ragazza), e dovrà rispondere delle accuse di violenza sessuale, sequestro di persona e lesioni aggravate e continuate.

Mussolini insulta, e finisce male: che cosa ha fatto Nunzia De Girolamo

Nunzia De Girolamo querela Alessandra Mussolini per quella insinuazione: "Come sei diventata ministro...?"





"La De Girolamo non so come sia diventata deputata, anzi lo so, ma non ve lo dico". Una durissima insinuazione, quella di Alessandra Mussolini sulla carriera di Nunzia De Girolamo, che rischia di costare cara alla nipote del Duce. L'ex ministro Ncd, infatti, ha fatto sapere che querelerà la pasionaria di Forza Italia per l'insulto ricevuto. Dopo la sparata, sulla Mussolini si è alzato un vespaio, con attacchi bipartisan dalle colleghe. L'eurodeputata azzurra, però, non ci pensa neppure a scusarsi, e interpretata da Affaritaliani.it ha spiegato: "Chiedere scusa? E per cosa? Io dico quello che penso. Sono cose di politica, di vita...che se uno le vuole dire le dice. In quello che ho detto ci credo. Queste sono persone che sono andate via da Forza Italia dopo aver ottenuto molto e ora sono folgorate sulla via di Damascono e dicono no a Renzi. Ci hanno fatto perdere una fetta di consensi e tante situazioni. Lei è stata pure ministra e ci mancherebbe altro che non dico quello che penso". Ora, però, come detto, il duello potrebbe spostarsi in tribunale. E se la Mussolini non si scusa, dopo la notizia della querela, i più attenti hanno notato la scomparsa di un tweet proprio della nipote del Duce, che "conversando" sul social con Mariasetella Gelmini, riferendosi alla De Girolamo, scriveva: "Poi ti dico in privato cosa dice lei e di te".

"Sei da psicanalisi. Resta a fare il vino" D'Alema umiliato dal suo ex guru

Claudio Velardi: "Massimo D'Alema da psicanalisi, meglio se resta a fare il vino"




Claudio Velardi 

All'improvviso è tornato nel dibattito politico Massimo D'Alema che con quattro parole sparate dal palco davanti alla minoranza Dem ha scatenato gli sfottò di mezzo partito renziano. A cominciare dal presidente del consiglio che lo ha definito "una vecchia gloria del wrestling", fino al suo ex lothar Claudio Velardi che gli consiglia serenamente di stendersi sul lettino dello psicologo. "Vi pare possibile che uno si presenti dicendo io sono un extraparlamentare e vi suggerisco di fare così? - ha detto Velardi intervistato dal Giorno - C'era da alzarsi e dirgli 'Si accomodi'" oppure addirittura da "portarlo fuori di peso".

Da ricovero - Velardi è stato uno dei principali collaboratori di D'Alema all'epoca della presidenza del consiglio a fine anni '90, ma è stato anche il primo ad andare via. Per questo dice di poter giudicare le parole di Baffino con maggiore distacco rispetto a tutti gli altri: "La vicenda di ieri - ha aggiunto Velardi - rientra più nella sfera della psicanalisi che in quella della politica". Perché secondo Velardi: "Non è mica normale consigliare di essere uniti e intransigenti al tempo stesso: se sproni all'unità devi saper mediare".

Dentro il tunnel - Ormai intorno e dietro D'Alema sono rimasti in pochissimi, anzi forse non è rimasto più nessuno visto che anche gli ex fedelissimi Gianni Cuperlo e Matteo Orfini gli hanno voltato le spalle: "Il problema è che lui non si chiede perché è rimasto solo" dice Velardi che non poco avventato spera in un "bagno di umiltà" di D'Alema, che ormai butta tutto "in caciara". Servirebbe uno specialista bravo per l'ex leader dei Ds, almeno per "razionalizzare la sconfitta". Ma forse anche per accettare il fatto che, secondo Velardi, oggi Renzi sta facendo tutto quello che avrebbe potuto fare Baffino vent'anni fa, ma che non ha avuto il coraggio di portare avanti: "Meglio se si dedica al vino", chiude Velardi.

Lo scandalo Lupi affossa Renzi Sorridono Salvini, Meloni e Alfano

Sondaggio Mentana: stabile Ncd, crolla il Pd, su Lega e FDI





Si attendeva la mazzata definitiva per Angelino Alfano e il suo Ncd, e invece non c'è stata. Il partito alleato di Renzi, nel consueto sondaggio realizzato da Emg per il tg di La7 di Enrico Mentana, perde solamene un decimo di punto uscendo praticamente indenne dalleo scandalo e dalle successive dimissioni del suo ministro Maurizio Lupi. Spiegano da Emg che, anzi, l'attenzione mediatica ha permesso al partito di avere grande visibilità e di illustrare forse come mai i risultati ottenuti con la partecipazione al governo. In più, è possibile che alla fine l'addio di Lupi abbia effettivamente "sgravato" da responsabilità il partito.

Cosa che non è capitata a Matteo Renzi e al Pd, che escono da questa settimana di crisi con le ossa rotte: rispetto alla settimana precedente, il partito lascia sul terreno lo 0,6% delle preferenze fermandosi al 37%. E l'indice di fiducia di renzi cala di un ulteriore punto, al 32%: cioè meno di un italiano si tre dichiara di avere fiducia nel presidente del Consiglio. Ridono, oltre ad Alfano e soci, anche Fratelli d'Italia che sale al 4,8% guadagnando in una settimana lo 0,4 (che per un partito così piccolo è una enormità), segno che il lavoro di Giorgia Meloni sta pagando. E pure la Lega che  dimostra di essersi lasciata dietro le spalle le "scorie" della rottura Salvini-Tosi, guadagnando lo 0,2% e salendo al 15,3%.

Cala invece forza Italia: -0,3% all'11,4%. Pressochè stabile il Movimento 5 Stelle al 20,3%. Complessivamente, i voti del centrosinistra equivalgono a un 42,4% contro un 34,5% del centrodestra. La crescita di due punti dell'astensione è un altro segnale dell'ulteriore disillusione degli elettori verso la politica.

lunedì 23 marzo 2015

Il "giusto" prezzo delle sigarette: più di tredici euro a pacchetto

Il prezzo giusto per un pacchetto di sigarette? Più di 13 euro





Il giusto prezzo di un pacchetto di sigarette? Esattamente 13,07 euro, tenendo conto del costo del fumo per la società. È la conclusione a cui è giunta la società di consulenza economica Microeconomix in uno studio pubblicato dal quotidiano francese Le Parisien. Gli esperti hanno confrontato gli effetti negativi e positivi del fumo sulla società francese, calcolando che le sigarette ’costanò ben 35,6 miliardi di euro: di questi, 16,3 miliardi di euro sono costituiti da spese sanitarie, a cui vanno aggiunti 3,3 miliardi di imposte non riscosse a causa della prematura scomparsa dei fumatori e 16 miliardi di perdite di produzione aziendale (pausa sigaretta, assenze per malattie, etc.).

Considerando che i ’vantaggì economici ammontano a 20,6 miliardi - fra le tasse sui tabacchi e il risparmio sulle pensioni non versate ai fumatori deceduti - i fumatori ’costanò circa 15 miliardi alla collettività. Di qui il prezzo consigliato per ogni pacchetto di sigarette: 13,07 euro. "Il nostro principio è basato sull’idea che chi inquina, paga", ha spiegato uno degli autori dello studio.

Meloni, l'affondo finale contro Greta e Vanessa: "Volete tornare? Ridateci i soldi. E se vi rapiscono..."

Giorgia Meloni: "Greta e Vanessa vogliono tornare in Siria? Prima restituiscano i soldi del riscatto"





Le "amichette" Greta Ramelli e Vanessa Marzullo annunciano in un'intervista a Repubblica: "Siamo pronte a tornare in Siria". Un rapimento, insomma, non è bastato. Come non è bastato il fatto che lo Stato abbia dovuto con tutta probabilità versare un profumatissimo riscatto. Non paga, la Marzullo, nell'intervista si fa portavoce della "coppia" e annuncia l'intenzione di tornare nei territori dominati dai terroristi islamici. Una primissima risposta, a stretto giro di posta, è arrivata da Giorgia Meloni. Poche parole, "consegnate" a Facebook. La leader di Fratelli d'Italia scrive: "Vanessa e Greta vogliono tornare in Siria? Prima restituiscano agli italiani tutti i soldi che lo Stato ha speso per loro. E visto la scelta consapevole delle due - aggiunge -, mi auguro che questa volta, in caso di nuovo rapimento, il Governo non voglia pagare un nuovo riscatto".

Greta e Vanessa, le kamikaze italiane La Marzullo: "Presto torniamo in Siria"

Vanessa Marzullo: "Io e Greta torneremo in Siria. Contro di noi fango gratuito"





Parla Vanessa Marzullo, l'italiana rapita in Siria insieme a Greta Ramelli e per la cui liberazione lo Stato italiano ha plausibilmente pagato fior di soldi ai terroristi. Parla, e senza vergogna, intervistata da Repubblica annuncia che "io e Greta torneremo in Siria". Non paga del primo rapimento e di ciò che è costata allo Stato, la ragazzina è dunque pronta a tornare nella culla dell'estermismo islanico. Lo afferma appena due mesi dopo la liberazione, avvenuta il 15 gennaio in un vespaio di polemiche (il rapimento avvenne il 31 luglio 2014, le indagini non hanno mai fatto piena luce sulla vicenda).

Macchine del fango - Vanessa spiega: "Greta l'ho appena sentita. Ci vediamo sempre. Questa storia ci ha unite ancora di più e, allo stesso tempo, ci ha fatto diventare un po' diffidenti verso le persone". E ancora: "Il silenzio di questi due mesi? Ne avevamo bisogno noi e chi ci è stato e ci sta vicino. In questi due mesi è come se mi fossi riparata dentro un guscio: da una parte è stato istinto di autoprotezione. Dall'altra anche un po' di vergogna". Vanessa spiega: "Vergogna non come la intendono tutti quelli che ci hanno buttato addosso palate di fango gratuito e stupido. L'effetto di quel fango sta passando. Te lo togli via perché sai che è fango strumentale, nato più che altro da beghe politiche. La vergogna che intendo io è un'altra. E' andare in giro e vedere che uno ti guarda in faccia con l'aria di chi pensa: Eccola, adesso è qua. Beata e tranquilla. Ma se non c'era lo stato che pagava... Se non c'eravamo noi cittadini che pagavamo...". E' una sensazione difficile da spiegare".

"Solo contatti coi civili" - La ragazza replica poi alle accuse di chi afferma che si siano esposte a rischi troppo elevati poiché entrarono in contatto con guerriglieri islamisti anti Assad: "Se è vero? Assolutamente no. Da quando siamo partite abbiamo avuto contatti solo con la popolazione civile, con le vittime della guerra. Il nostro aiuto era per i civili, e basta". Quando le chiedono del riscatto spiega: "Non ne sappiamo niente. E quello che c'era da dire sul sequestro lo abbiamo detto ai magistrati appena rientrate in italia".

Telekom Serbia e conti in Svizzera: Matacena parla e la sinistra trema

Amedeo Matacena, minacce dalla latitanza: "Telekom Serbia, torno e parlo. Saranno guai per tutti"





"Furono portate delle tangenti con un aereo privato dalla Serbia in Svizzera. Un broker che conosco mise i soldi su tre conti correnti di tre importanti esponenti della sinistra italiana e mi consegnò quei numeri, che non sono l'unico a sapere". Il latitante Amedeo Matacena, ex parlamentare di FI, in una intervista all'Ansa e poi via Skype con il Fatto si dice pronto a vuotare il sacco. "Se dovesse succedere qualcosa a me o ai miei familiari", minaccia l'ex azzurro, "verrebbero consegnati e pubblicati in Italia i numeri dei conti correnti svizzeri sui quali sono state depositate le somme delle tangenti dell'affare Telekom Serbia. Ma so anche storie di politici di Forza Italia". Matacena ce l'ha con Davide Mattiello, componente Pd della commissione antimafia, che da mesi chiede che l'Italia si impegni per il rientro in Italia del latitante. "Non so per chi fa il ventriloquo", dice Matacena ribadendo: "Sanno che se dovesse accadere qualcosa alla mia incolumità verrebbero subito resi noti questi conti correnti".

La minaccia - Gli avvocati e la moglie prendono le distanze sostenendo di non saperne nulla, ma l'ex parlamentare di Forza Italia ricorda insiste. Stando "ai servizi segreti", dice al Fatto, "questi soldi (diversi milioni di euro) sono stati portati in Svizzera con un aereo privato. Andate a chiedere a chi ha fatto le indagini". I nomi, puntualizza, "si possono ricavare dalle indagini fatte a suo tempo. Cercate di capire perché tante cose che riguardano la sinistra italiana sono state insabbiate nel corso degli anni. Non è successo niente nonostante fu istituita la commissione Mitrokin. Abbiamo avuto degli esponenti importanti della sinistra italiana, membri del Kgb che hanno fatto la spia in Italia, eppure non è mai stato aperto neanche un procedimento nei confronti di questa gente. So qual è la banca in cui sono state depositate le tangenti, ma al momento non lo rivelo. I servizi segreti sanno tutto. La cifra esatta della tangente non la dico ma è stata equamente divisa tra i tre politici della sinistra".

Il ventriloquo - Da parte sua Davide Mattiello si difende e attacca: "Sono convinto che Amedeo Matacena abbia tante cose da dire. Che le dica. Personalmente non ho niente da difendere o da nascondere. Non è a me che spaventa dicendo quelle cose", tuona con Lucio Musolino. "Lui parla di conti in Svizzera. Apprendiamo dal latitante Matacena che ci sarebbero tre conti di cui lui ha i numeri che riguardano delle tangenti. Benissimo, questa è una notizia criminis che va portata all' attenzione di una magistratura. Dal momento che il segreto bancario è da poco caduto, se è vero, la giustizia deve fare il suo corso. Se non è vero, è l' ennesimo comportamento intimidatorio di un uomo che, condannato per mafia, fa il latitante".