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lunedì 23 marzo 2015

Greta e Vanessa, le kamikaze italiane La Marzullo: "Presto torniamo in Siria"

Vanessa Marzullo: "Io e Greta torneremo in Siria. Contro di noi fango gratuito"





Parla Vanessa Marzullo, l'italiana rapita in Siria insieme a Greta Ramelli e per la cui liberazione lo Stato italiano ha plausibilmente pagato fior di soldi ai terroristi. Parla, e senza vergogna, intervistata da Repubblica annuncia che "io e Greta torneremo in Siria". Non paga del primo rapimento e di ciò che è costata allo Stato, la ragazzina è dunque pronta a tornare nella culla dell'estermismo islanico. Lo afferma appena due mesi dopo la liberazione, avvenuta il 15 gennaio in un vespaio di polemiche (il rapimento avvenne il 31 luglio 2014, le indagini non hanno mai fatto piena luce sulla vicenda).

Macchine del fango - Vanessa spiega: "Greta l'ho appena sentita. Ci vediamo sempre. Questa storia ci ha unite ancora di più e, allo stesso tempo, ci ha fatto diventare un po' diffidenti verso le persone". E ancora: "Il silenzio di questi due mesi? Ne avevamo bisogno noi e chi ci è stato e ci sta vicino. In questi due mesi è come se mi fossi riparata dentro un guscio: da una parte è stato istinto di autoprotezione. Dall'altra anche un po' di vergogna". Vanessa spiega: "Vergogna non come la intendono tutti quelli che ci hanno buttato addosso palate di fango gratuito e stupido. L'effetto di quel fango sta passando. Te lo togli via perché sai che è fango strumentale, nato più che altro da beghe politiche. La vergogna che intendo io è un'altra. E' andare in giro e vedere che uno ti guarda in faccia con l'aria di chi pensa: Eccola, adesso è qua. Beata e tranquilla. Ma se non c'era lo stato che pagava... Se non c'eravamo noi cittadini che pagavamo...". E' una sensazione difficile da spiegare".

"Solo contatti coi civili" - La ragazza replica poi alle accuse di chi afferma che si siano esposte a rischi troppo elevati poiché entrarono in contatto con guerriglieri islamisti anti Assad: "Se è vero? Assolutamente no. Da quando siamo partite abbiamo avuto contatti solo con la popolazione civile, con le vittime della guerra. Il nostro aiuto era per i civili, e basta". Quando le chiedono del riscatto spiega: "Non ne sappiamo niente. E quello che c'era da dire sul sequestro lo abbiamo detto ai magistrati appena rientrate in italia".

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