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venerdì 13 febbraio 2015

Caivano (Na): Intervista al Candidato Sindaco Dott. Simone Monopoli (F.I)

Caivano (Na): Intervista al Candidato Sindaco Dott. Simone Monopoli (F.I)


di Maria Fusco 


Dott. Simone Monopoli
Candidato Sindaco
Comune di Caivano 


Siamo a pochi mesi dall'inizio della campagna elettorale, come vede l'attuale situazione? 

Innanzitutto, grazie per lo spazio che mi concedete sul blog il Notiziario. Per quanto riguarda il centrodestra, la situazione è molto chiara. Abbiamo costituito una coalizione e abbiamo designato un sindaco nella mia persona. Adesso stiamo lavorando per allargare il perimetro del raggruppamento naturalmente con le discriminanti che ci siamo dati. Non intendiamo imbarcare nè voltagabbana, nè trasformisti. 

Come vede invece la situazione all'interno della sinistra? 

Come al solito c'è molta confusione, non ho ben capito se faranno le primarie, e poi occorrerà capire quale collocazione avranno le forze centriste, le cosiddette ballerine, ma non è questo quello che mi preoccupa. La mia maggiore preoccupazione è che la disaffezione e il rifiuto della politica, che mi sembra estremamente diffusa nel nostro Paese, si traduca in un forte assenteismo, con il rischio che prevalgano ancora una volta le piccole lobbies e una classe politica vetusta e da sempre abbarbicata al potere. Anche se questa volta sono molto fiducioso. 

Come pensa di scongiurare questa deriva?

Da tempo abbiamo avviato una campagna di ascolto indirizzata soprattutto alla gente perbene che, in questo Paese è la maggioranza, alle associazioni e ai professionisti. Abbiamo raccolto indicazioni, proposte e suggerimenti da un lato, e, all'interno della coalizione, stiamo lavorando per la definizione di un programma di cose da fare realistico ed innovativo che si avvicina di più alle esigenze della collettività. Nel contempo per ravvicinare i cittadini alle istituzioni e alla politica, quella sana che intendiamo noi, stiamo costruendo delle liste che veramente raccolgono il meglio delle energie del Paese. 

Che farà nei primi cento giorni laddove fosse eletto Sindaco di Caivano?

Per prima cosa metterò in campo una task force all'interno dell'Ente per capire la reale situazione finanziaria del Comune. Su questa questione cruciale si sono spese molte parole e designati molto scenari. Sembrava che fossimo vicini ad un dissesto finanziario, poi è stato approvato un bilancio e adesso mi risulta che il Commissario voglia fare un taglio del 25% sui capitoli. In ogni caso sarà determinante leggere il bilancio del Commissario e ripartire da quel punto. La seconda cosa sarà il riordino della macchina comunale, privilegiando, nei settori chiave, personale di comprovata capacità ed esperienza, in modo da scongiurare la piaga dei debiti fuori bilancio. 

Quali opere pubbliche intende realizzare?

Credo sia inutile mettersi a scrivere una lista della spesa o dei sogni. La prima cosa da fare è assicurare la manutenzione ordinaria di quello che che c'è. Ogni giorno mi imbatto in cittadini esasperati per le numerose buche presenti nella rete stradale, per le fogne ostruite, per non parlare della manutenzione nelle scuole che è assolutamente carente. Quindi prima dobbiamo assicurare tramite gare ad evidenza pubblica, la manutenzione la manutenzione della rete viaria, fognaria etc. Non voglio più vedere verbali di somma urgente se non motivati dall'assicurare la pubblica incolumità. Poi andremo a rileggere il piano annuale e pluriennale delle opere pubbliche approvato in sede di bilancio e rifletteremo su quelle che sono indispensabili alla vivibilità dei caivanesi e quelle invece che possono essere dilazionate nel tempo. Inoltre ogni affidamento per progettazione dovrà indicare obbligatoriamente con quali mezzi sarà finanziato per evitare i casi come quello del Castello Medievale di Piazza Cesare Battisti, finanziato con fondi regionali e comunali, e che ora è diventato un cantiere abbandonato a se stesso perchè occorrono altre somme per il completamento dei lavori, non previste nel progetto originario. 

Come ben sa il Paese attraversa una fase acuta di sofferenza sociale. Come pensa di fronteggiare la situazione?

Per la verità tutta l'Italia attraversa una grave situazione di disagio. Partendo dal mio Paese, Caivano, occorre ridefinire strumenti e mezzi del nostro welfare locale. Riqualificare la spesa in questo settore, eliminare sprechi, ma soprattutto avere un ruolo di protagonista rispetto alle scelte che vengono assunte dall'ambito di zona. Dobbiamo meglio individuare il target su cui intervenire con progetti mirati. 

Da anni i cittadini sentono parlare di trasparenza e il governo è intervenuto con vari provvedimenti a garantire un maggiore coinvolgimento nelle attività del comune. Cosa pensa di fare a riguardo?

Per prima cosa intendo assicurare la massima pubblicità sugli atti adottati dal Comune e garantire che tutte le sedute del consiglio comunale possono essere ascoltate o viste dai cittadini a casa. Inoltre tengo a dare applicazione a quella parte dello statuto concernente la partecipazione popolare (consulta) ma soprattutto intendo provvedere a regolamentare l'istituto del referendum in modo da coinvolgere i cittadini sulle grandi scelte. Un consiglio comunale, quantunque autorevole, non può decidere su materie che riguardano le condizioni di vita dei caivanesi e delle future generazioni. 

A cosa si riferisce? 

C.D.R., TAV. Etc etc. 

Pensa che con la sua guida il Paese possa risollevarsi? 

Penso che questo Paese abbia subito molti torti e i cittadini caivanesi siano stati cinicamente sfruttati e ingannati. Occorre ristabilire la verità su molti fatti ma soprattutto occorre che il Paese venga guidato da una compagine amministrativa che agisca e pensi esclusivamente per l'interesse generale. Credo che senza il primato dell'Etica la politica si impoverisca e diventi un gioco di potere. L'unica possibilità perchè Caivano rinasca è nelle mani dei cittadini caivanesi. Essi sono difronte a una decisione importante: decidere se consegnare il proprio destino a piccoli ras di paese oppure concorrere al ricambio della classe politica. Io spero in un gesto di responsabilità dei miei concittadini perchè qui ho la mia casa, la mia famiglia e qui crescono i miei figli. 

Matteo Renzi, maggioranza in crisi. Riforme: M5s, Lega e Sel abbandonano l'aula

Matteo Renzi, maggioranza in crisi. Riforme: M5s, Lega e Sel abbandonano l'aula





Il governo di Matteo Renzi scricchiola. La maggioranza (o le ipotetiche maggioranze) tentennano. Tutto inizia dalla maxi-rissa nel cuore della notte: botte in aula, dove si discutevano le riforme costituzionali. Botte da orbi tra democratici, vendoliani e grillini. E così, il giorno successivo, dopo ore convulse e al grido di "votatevi da soli questo obbrobrio di riforme", le forze di opposizione hanno optato per l'Aventino, ossia l'abbandono dell'Aula. L'annuncio ufficiale è arrivato da M5s, Lega Nord e Sel, mentre Forza Italia si è accodata alla discussione dopo essersi presa un poco di tempo in più per rifletterci (la stessa Forza Italia che, prima della forzatura su Sergio Mattarella, avrebbe probabilmente agito in un altro modo). Un terreno scivolosissimo, dunque, per Renzi, che fronteggia la tostissima protesta dei vendoliani ai quali si era riavvicinato durante la corsa quirinalizia, e che fronteggia anche i - gravi - malumori degli azzurri. E i voti azzurri, per l'esecutivo di Matteo, fino ad oggi si sono rivelati fondamentali.

La minoranza Pd - Ma per Palazzo Chigi il problema più grosso è che è tornata a ruggire anche la minoranza Pd. Il dissidente dem Alfredo D'Attore ha spiegato chiaro e tondo: "Le riforme non si possono fare a colpi di maggioranza". Dunque l'invito al dialogo con il Movimento 5 Stelle. E durante l'assemblea Pd il medesimo concetto è stato ripetuto da Gianni Cuperlo, che ha proposto di aprire alle richieste dei grillini, nel dettaglio accettare l'idea di votare a marzo l'articolo 15 del ddl Boschi, quello sul referendum. "Non possiamo votare le riforme con l'aula mezza vuota", ha spiegato Cuperlo. Una situazione di stallo, dunque. Tanto che prima dell'assmblea il capogruppo Pd, Roberto Speranza, aveva detto: "Piuttosto che non farle, queste riforme ce le facciamo da sole". Provocazione poi, almeno fino ad ora, rientrata.

La riunione - Ai suoi, riuniti, dopo le insistenze della minoranza, Renzi ha ribadito quanto sostenuto in precedenza: "Se passa la logica per cui l'ostruzionismo blocca il diritto e il dovere della maggioranza di fare le riforme è la fine. Minacciano di non votare? Problema loro". E ancora: "C'è un derby tra chi vuole cambiare l'Italia e chi vuole rallentare il cambiamento. Nelle opposizioni sta avvenendo un gigantesco regolamento di conti". Poi il premier ha confermato le scadenze temporali: sabato la chiusura della fase dedicata agli emendamenti, e voto finale a marzo. Ma le parole di Renzi non sono bastate per calmare le acque. Al termine della riunione è tornato a farsi sentire Stefano Fassina, eterno rivale di Matteo: "E' inaccettabile votarsi le riforme da soli. Abbiamo fatto il capolavoro politico di ricompattare tutte le opposizioni". Frasi che hanno fatto ulteriormente arretrare il capogruppo Speranza, che ha corretto il tiro: "Non siamo soddisfatti. Un'aula con i banchi vuoti non è l'aula che vogliamo. Abbiamo i numeri per andare avanti anche da soli. Ma penso che sia un errore per noi, un errore per la democrazia italiana, un errore per le opposizioni".

Dopo Falciani, la nuova lista di evasori: tra i furbetti italiani spunta un altro Pd

La Procura di Milano indaga per una maxi-evasione da otto miliardi di euro in Svizzera, sospettato anche il Pd Francantonio Genovese





Ci sono altri 351 nomi di italiani correntisti in Svizzera, oltre ai 7mila della lista Falciani pubblicati nell'inchiesta de L'Espresso, compreso un nome noto fino a poco fa parlamentare del Pd di Matteo Renzi. Sono clienti della Credit Suisse, intestatari sulla carta di polizze assicurative sulle quali ha messo gli occhi la Procura di Milano in un'indagine su possibili frodi fiscali per "svariate centinaia di milioni di euro". Solo loro avrebbero portato in Svizzera somme per un miliardo di euro, stando ai dati delle Fiamme gialle riportati dal Corriere della sera. E il numero di questi "assicurati" potrebbe salire a mille con un potenziale evaso di otto miliardi di euro. Ad alzare il coperchio è stato il direttore centrale dell'Agenzia delle entrate, Aldo Politco, che in una comunicazione del 12 dicembre 2014 ai responsabili delle direzioni regionali ha scritto di: "Una situazione particolarmente grave" che "denota, da parte di clienti italiani titolari delle disponibilità estere, la marcata intenzione di occultrare al Fisco italiano la loro reale situazione patrimoniale ed economica".

Messina-Zurigo - Nel gruppo dei 351 che avrebbero nascosto le proprie ricchezze oltre frontiera, c'è l'onorevole Pd Francantonio Genovese, già noto alle cronache giudiziarie e prossimo a comparire davanti al Tribunale di Messina per rispondere, con oltre venti imputati, di associazione per deliquere finalizzata al peculato, truffa, falso in bilancio e altri reati. L'ex Pd, Margherita, Ppi, Udr, Cdu e Dc era stato arrestato a maggio 2014 dopo l'autorizzazione concessa dalla Camera. A Messina hanno ricevuto da Milano gli atti sulla sospetta maxi-evasione svizzera. Solo nella segnalazione del Fisco del 2005, risultava che Genovese avesse portato al di là delle Alpi 16 milioni di euro, una cifra ritenuta spopositata rispetto al reddito dichiarato. Su di lui ora pende anche l'ipotesi di riciclaggio.

Il triangolo - Le polizze veniva vendute su due canali: direttamente dalla casa madre Credit Suisse Life & Pension Aktiengesellschaff (Clsp) con sede in Liechtenstein; e poi c'era la vendita da parte di Credit Suisse Life, che ha sede nelle isole Bermuda. Proprio questo secondo canale, secondo il Fisco italiano, serviva per: "Sfuggire anche alla tassazione sugli interessi maturati sui depositi capitali detenuti in Svizzera, la cosiddetta 'euroritenuta'", così il denaro era nascosto ai controlli italiani. Formalmente le polizze erano incentivate con un "premio" che Credit Suisse garantiva ai correntisti che le sottoscrivevano. Di fatto quelle assicurazioni erano scatole nelle quali nascondere i soldi lontano dai controlli italiani, attraverso il canale bermudese per finire in Svizzera.

Scudo beffardo - A permettere alla Finanza di scoprire la triangolazione finta assicurativa Italia-Bermuda-Svizzera sono stati alcuni "assicurati" che hanno usufruito dello "scudo fiscale". Questi avevano aderito al programma di voluntary disclouse, che permette di far rientrare i capitali investiti all'estero pagando una multa ridotta. Da lì è partita un'indagine per frode fiscale, ostacolo all'attività di vigilanza, riciclaggio e abusivismo finanziario. Gli inquirenti vogliono verificare anche le responsabilità diretta della banca svizzera e dei funzionari che hanno promosso le polizze ai facoltosi clienti italiani. Alle mille assicurazioni sotto la lente del Fiamme gialle se ne potrebbero aggiungere presto altre.

"Venite con noi, avrete 50mila euro" La proposta indecente agli ex grillini

Compravendita parlamentari, il montiano all'ex grillina: "Venite con noi, avrete 50mila euro"





I parlamentari? Si possono comprare, pur "nei limiti della legge". Ora c'è la prova. Un video. Eloquente. Una clip-pirata diffusa dal Movimento 5 Stelle, un dialogo tra l'ex M5s Mara Mucci - ora nel gruppo Alternativa Libera - e Mariano Rabino, deputato montiano. Nella registrazione si sente Rabino mettere sul piatto agli ex pentastellati la possibilità di entrare nel gruppo di Scelta Civica e avere così a disposizione, come previsto dalle norme parlamentari, "50mila euro al mese" per le necessità organizzative del gruppo. Sulla pagina Facebook del gruppo M5s alla Camera l'accusa è diretta: "Se li stanno comprando uno ad uno. 50mila euro al mese dei soldi dei cittadini per appoggiare il governo Renzi. Fate girare questa vergogna, tutti devono sapere". Nel dettaglio si sente Rabino affermare: "Però, voglio dire, noi un po' di struttura ne abbiamo e paradossalmente posso dirti, se voi 10 vi collegate a noi 23 (...) noi abbiamo le risorse". E ancora: "Se non ce la fate a mettere su un gruppo e voi vi aggiungete noi aumentiamo le risorse". Quindi le cifre: "In 10 vuol dire 50mila euro al mese. Ragionate...". Insomma, dopo lo strappo quirinalizio sull'elezione di Sergio Mattarella, dopo la rottura del Patto del Nazareno e dell'intesa con Forza Italia, oggi che anche il ruolo di Angelino Alfano e Ncd potrebbero essere ridimensionati, nella maggioranza si cercano nuovi numeri. Nuovi voti. Nuove adesioni. E dunque si tenta di "far ragionare" gli ex grillini sulle opportunità che derivano dall'aderire a un determinato gruppo, ovviamente di maggioranza. Una compravendita "legale", ma che sta già facendo parecchio discutere.

Renzi, Mattarella e la sindacalista: il piano segreto per la patrimoniale

Cisl, Annamaria Furlan propone una patrimoniale per i redditi superiori ai 500mila euro





Puzza di patrimoniale. L'ultima spinta verso l'odiosa tassa è arrivata da un sindacato che, ad oggi, per l'odiosa tassa non si era mai esposto: la Cisl. Effettuando un'inversione a "u" rispetto alla precedente gestione targata Raffaele Bonanni, la segretaria Annamaria Furlan ha infatti presentato la proposta di una legge di iniziativa popolare in materia fiscale. Secondo le indiscrezioni la signora avrebbe tratto ispirazione dalle parole pronunciate da Sergio Mattarella nel corso del suo discorso di insediamento: la legge, infatti, prevede un bonus da mille euro per i redditi sotto i 40mila euro, un nuovo assegno familiare che si alzi al crescere dei carichi familiari e si riduca al crescere del reddito e l'introduzione della local tax e una seria lotta all'evasione fiscale. Ma non è tutto. Già, perché il progetto prevede anche una patrimoniale sui redditi superiori ai 500mila euro, esentando dal computo della ricchezza prima casa e titoli di Stato. Il costo del piano è stimato in 39 miliardi di euro, da coprire con gli attuali 80 euro, l'imposta patrimoniale, la lotta all'evasione, la revisione delle agevolazioni fiscali e nuove misure di contrasto di interesse. Ma il punto è che il "partito della patrimoniale", ora, s'arricchisce della Cisl e della Furlan, la quale dal momento della sua ascesa al vertice del sindacato si è mostrata piuttosto vicina a Matteo Renzi, soprattutto sulla battaglia per rivedere l'articolo 18. Il timore, per gli italiani, è che i due possano trovare una certa sintonia anche sulla più odiosa e invisa delle tasse, la patrimoniale.

Una donna sbugiarda mister Repubblica: tutta la verità sugli articoli di Rampini...

Federico Rampini sbugiardato da una donna: i suoi articoli? quasi tutti Copiati





Federico Rampini, firma di punta di Repubblica, ha un vizio: il copia e incolla. Il celebrato corrispondente debendettino dagli States viene infatti costantemente sbugiardato da Marion Sarah Tuggey, traduttrice free lance per Il Foglio, Eunwes e Rivista Studio. La signora, infatti, dal suo profilo Twitter @masaraht, segnala tutte le occasioni in cui Rampini scopiazza gli altrui articoli. Ma la Tuggey non si limita a una mera segnalazione, già, perché pubblica in maniera sinottica i due link degli articoli, quello della fonte originale (spesso il NY Times o il Financial Times) e quello del buon Rampini. Non solo "scopiazzamenti", ma anche stravolgimenti. La Tuggey ha infatti accusato il corrispondente di Repubblica di aver trasformato in un'intervista quella che, in verità, era una lunga risposta scritta da Vandana Shiva, la crociata anti-Ogm, sul suo sito personale per replicare alle accuse del New Yorker. La Tuggey, infine, ha anche denunciato che nei casi in cui Rampini cita la fonte straniera, nei suoi articoli poi (ri)appare - tradotto pari pari - circa il 70-80% dell'articolo originale. L'ultimo attacco a Rampini, come segnala Italia Oggi, è arrivato l'11 febbraio, quando il giornalista ha firmato un pezzo sull'autocritica di mister Twitter, Dick Costolo, che ha parlato della sua battaglia (persa) contro i cosiddetti troll. Un pezzo, secondo la Tuggey, "ispirato" a un articolo uscito su The Verge. E così la signora ha twittato: "A nessuno fa schifo #Rampinomics. Il suo atteggiarsi a divo quando è 80% sollo copincolla/traduci?".

Il rosso Tsipras mette al tappeto Berlino La Merkel: "Pronti a un compromesso"

Grecia, Angela Merkel incontra per la prima volta Alexis Tsipras a Bruxelles





"La Germania è pronta, ma va detto che la credibilità dell'Ue dipende dal rispetto delle regole e dall'essere affidabili". Angela Merkel accoglie Alexis Tsipras a Bruxelles con una carezza in un pugno e per il greco vale più di un'apertura: "L'Ue cerca sempre il compromesso, questo è il suo successo" ha aggiunto la Cancelliera.

Speranze - Con i negoziati per la crisi in Ucraina a Minsk durati più del previsto, il vertice informale è cominciato con un paio d'ore di ritardo. Ma prima di entrare, la Merkel sembrava già più morbida del solito con i greci: "Vedremo quali proposte farà Atene, saranno discusse all’eurogruppo lunedì (16 febbraio) quindi abbiamo ancora qualche giorno". È stato il debutto nel Consiglio europeo per Tsipras, accolto con calore dai 28 capi di stato. Matteo Renzi si è anche lanciato in un abbraccio, portando il collega greco a sedersi accanto a lui. Niente cravatta per lui, ma spirito: "Fiducioso" ha detto Tsipras.

Ossigeno - La stampa tedesca ha riportato che la Bce ha aumentato a 65 miliardi, dai 59,5 precedenti, la disponibilità di liquidità per la Grecia grazie al meccanismo di Emergency Liquidity Assistance. Notizia confermata da funzionari greci contattati da Reuters: "Abbiamo ottenuto la somma richiesta". L’Ela è l’unica fonte di liquidità a disposizione delle banche greche dopo che la Bce ha sospeso la deroga che consentiva di accettare i titoli di Stato di Atene come collaterali nonostante il rating spazzatura. La sospensione della deroga è stata successiva alla decisione del governo Tsipras di non trattare più con la ’troikà.

giovedì 12 febbraio 2015

Non c'è più posto in rianimazione: una neonata muore in ambulanza

Non c'è posto in rianimazione, neonata muore in ambulanza





Una neonata è morta nell'ambulanza del 118 che la stava trasferendo a Ragusa da Catania, dove non c'era nessun posto disponibile in rianimazione pediatrica. La piccola era venuta alla luce la scorsa notte in un clinica privata di Catania. Dopo un parto regolare, la bambina aveva accusato difficoltà respiratorie. I medici avrebbero invano cercato un reparto ospedaliero specializzato dove trasferirla, ma nessuno ha potuto ricevere la neonata. E' stato chiesto quindi l'intervento del 118, che ha reperito un posto nell'ospedale di Ragusa. Troppo tardi. La bambina è deceduta durante il trasporto. Ora la polizia ha avviato un'indagine. 

Conti in Svizzera, spunta un'altra lista di vip italiani Due sorprese: il signor Civati e un amico di Renzi

Il padre di Pippo Civati, Giorgio Stracquadanio e il finanziere Davide Serra nella lista dei correntisti in Svizzera di Hsbc





Alla vigilia della pubblicazione dell'inchiesta de L'Espresso sulla lista Falciani con i nomi dei correntisti della banca francese Hsbc, spuntano i cognomi che meno ci si può aspettare. Gli italiani correntisti dell'istituto svizzero sono stimati in circa 7mila, tra loro erano sbucati i nomi del motociclista Valentino Rossi, dell'imprenditore Flavio Briatore e dello stilista Valentino. Nel consistente elenco arrivato nelle mani dei giornlalisti che hanno sviluppato l'inchiesta Swissleak ci sono anche fiancheggiatori di Al Quaeda, pezzi della famiglia saudita che i servizi segreti di mezzo mondo sorvegliavano da tempo. La Hsbc ha accettato tutti. Nel consistente elenco arrivato nelle mani dei giornlalisti che hanno sviluppato l'inchiesta Swissleak ci sono anche fiancheggiatori di Al Quaeda, pezzi della famiglia saudita che i servizi segreti di mezzo mondo sorvegliavano da tempo. La Hsbc ha accettato tutti.

Insospettabile - L'Espresso ha quindi svelato altri nomi tra gli italiani più noti contenuti nella lista Falciani. E sono spuntati due nomi legati ognuno a proprio modo al premier Matteo Renzi. Il primo è il padre di Pippo Civati, dissidente cronico del Partito Democratico. Roberto Civati da amministratore di aziende con attività anche all'estero, tempo fa aveva aperto quel conto che ora vanta una cifra tutta civatiana, in confronto a quel che ci si aspetterebbe da un conto in svizzere: 6.589 dollari. Civati ha voluto subito chiarire: "Non ho mai avuto accesso a quel conto, di cui non sapevo proprio niente. Solo ora - dice al L'Espresso - mio padre mi ha spiegato di averlo aperto quando era amministratore e azioni della Redaelli: c'erano soldi regolarmente dichiarati nei bilanci". Stando a quanto dicono le carte di Hervé Falciani, dal 2000 il 25enne Civati risulta nei documenti della Hsbc con sua madre. Unica attività sul conto è la procura rilasciatagli dal padre. "Dal 2011 - ha continuato Pippo - la Finanza ha sottoposto mio padre a una verifica a cui non è seguita alcuna contestazione. Il conto si è estinto nel 2011 per effetto delle spese bancarie, senza che dal 1998 sia mai stato effettuato alcun versamento o prelievo".

Ok dalla City - Mente Pippo schiva gli schizzi dell'inchiesta, cade nella rete Davide Serra, il finanziere rampante grande sponsor delle campagne elettorali di Renzi. Anche Serra si è difeso, assicurando che il conto è: "In totale trasparenza e in accordo con il sistema fiscale inglese". Altro parlamentare nella lista Falciani è Giorgio Stracquadanio, passato a Forza Italia dai Radicali e morto nel gennaio 2014. Dal 2007 secondo L'Espresso, sul suo conto erano depositati dieci milioni e 700mila dollari. Oltre al padre Raffaele, cointestataria del conto è la sorella del parlamentare, Tiziana, che al settimanale non ha voluto fare commenti.

Fitto come Fini: "Che fai, mi cacci?" Ultimatum del Cav: "Hai 15 giorni..."

Silvio Berlusconi, ultimatum a Raffaele Fitto. E lui: "Mi cacci perché ho ragione?"





Lo scontro in Forza Italia tra Silvio Berlusconi e Raffaele Fitto si arricchisce di un nuovo drammatico capitolo. Un capitolo che ricorda molto da vicino il celeberrimo "che fai, mi cacci?" scandito da Gianfranco Fini poco prima di essere cacciato. Già, perché il Cavaliere lancia un ultimatum: "Fitto ha una settimana, due al massimo, per decidere se stare dentro o fuori da Forza Italia". Così il leader degli azzurri nel corso della riunione dei gruppi.

Nota di fuoco - Pronta la replica del dissidente: "La domanda nasce spontanea, dopo l'ipotesi di una nostra cacciata. Perché? Perché facciamo opposizione? Perché abbiamo avuto ragione sulle riforme e, purtroppo, su tutto il resto? Perché mentre era in corso il gruppo del Senato sono corso a Palazzo Grazioli per invitare Berlusconi a non dare l'ok alla legge elettorale prima del voto per il Quirinale? Perché troviamo surreale il passaggio in due giorni da Forza Renzi a Forza Salvini? Dunque, processo popolare? Caro Presidente, meglio esserti antipatico e non abile nello sport dell'ossequio a corte, ma utile e sincero. Te lo dico con amarezza: stai ancora una volta sbagliando tutto". Questa la pirotecnica nota diffusa da Fitto.

Il ruolo del Minzo - Stando alle ricostruzioni, la linea anti-Fitto del Cav inizialmente sarebbe stata ancora più dura. Erano due le ipotesi sul tavolo. La prima: avrebbe voluto deferire l'ex governatore e i suoi fedelissimi, ma per Statuto, in assenza dei probiviri, è impossibile farlo. La seconda: avrebbe ipotizzato anche di sospenderli per tre mesi, reiterabili attraverso un voto del comitato di presidenza. Come detto, poi, sarebbe passata la "linea soft", quella dell'ultimatum. E questo anche grazie all'intervento di Augusto Minzolini, che avrebbe sottolineato la necessità, in questo momento, di lavorare per l'unità ed evitare decisioni precipitose. Berlusconi avrebbe dunque accettato di affidare all'ex direttore del Tg1 il compito di fare da collettore di possibili proposte di mediazione.

Sanremo, quell'ombra sul televoto: "Ecco il trucco. Vince sempre chi..."

Festival di Sanremo, il sospetto sul televoto corre online: "Certo, vince sempre il primo perché..."





Ossessione televoto, da sempre al centro di malizie e spesso ingiustificati sospetti. E non fa eccezione questo Festival di Sanremo 2015. Già, perché il sospetto corre su Twitter e sui social network. Prima una necessaria premessa: nella seconda serata si scontrano nel primo duello i Kutso e i Kaligola: passano i primi. Quindi il secondo confronto, quello tra il cantautore di Livorno, Nigiotti, e Chanty: vince il primo, fuori la seconda, anche se stando al parere degli addetti ai lavori la performance di Chanty era tutt'altro che male. Ma tanto bassa. Così dopo la premessa eccoci al sospetto, che come detto corre (in prevalenza) su Twitter. Si inizia da quanto osserva Pietro Camonchi: "Ma il tempo del televoto ha la stessa durata per entrambi i concorrenti o vince sempre il primo che canta?". Dunque Alessandro Rosasco: "Si può dire che chi canta per secondo è svantaggiato al televoto?". E sul perché sia svantaggiato una spiegazione la dà Angelo Camba: "Come funziona il televoto? Si apre e canta il primo, poi il secondo e chiudono immediatamente. Chi canta per secondo non ha nessuna possibilità". E ancora: "E' una mia impressione o il secondo che canta sta un po' stretto coi tempi del televoto?". Betheminority non ha dubbi: "Vincono i primi ad esibirsi perché i secondi non fanno tempo a finire la canzone che già danno lo stop al televoto". L'esercito dei sospettosi è assai nutrito. Andrea22kk cinguetta: "Chi canta per primo è avvantaggiato. Il secondo non fa in tempo a finire di cantare che il televoto viene già chiuso". Marco_3NLiL dunque si chiede: "Che senso ha chiudere il televoto un secondo dopo l'esibizione? Sarebbe necessario dare almeno un minuto in più". Riccardo Oldini, per ultimo, non ha dubbio alcuno: "Strano che al televoto vinca sempre il primo che ha cantato! Solito bluff". Certi che non ci sia nulla di irregolare, mentre prosegue il diluvio di tweet "sospettosi", si attendono repliche dall'Ariston.

Franzoni, verso il clamoroso ribaltone Sì in Cassazione: cosa può succedere

Annamaria Franzoni rischia di tornare in carcere, la Cassazione accoglie il ricorso della Procura di Bologna





Rischia di tornare in carcere Annamaria Franzoni, al momenti agli arresti domiciliari dopo la condanna nel 2008 per l'omicidio del figlio Samuele a 16 anni di reclusione. La Prima sezione penale della Cassazione ha accolto il ricorso della Procura di Bologna che richiedeva il ritorno in carcere della Franzoni. Secondo la Procura, Annamaria Franzoni può continuare a seguire la psicoterapia già iniziata quando era nel carcere della Dozza a Bologna. L'iniziativa della procura emiliana è partita contro la decisione del Tribunale di sorveglianza di Bologna che il 24 giugno 2014 ha imposto il divieti di tornare a Cogne per la Franzoni e le ha concesso gli arresti domiciliari.

Schettino, una condanna con "sconto": sedici anni (ma ora niente carcere...)

Costa Concordia, Francesco Schettino condannato a 16 anni e 1 mese di reclusione 





Uno sconto per Francesco Schettino: il capitano, per il naufragio della Costa Concordia, è stato condannato a 16 anni e 1 mese di reclusione. E' quanto stabilito dal tribunale di Grosseto nel primo grado di giudizio. L'accusa aveva chiesto 26 anni e tre mesi di reclusione, mentre la difesa aveva chiesto 3 anni e 4 mesi e l'assoluzione per i reati di omicidio e lesioni colpose e abbandono della nave, restringendo dunque la pena al solo naufragio e alle false comunicazioni. Il collegio giudicante ha inoltree respinto la richiesta di arresto cautelare avanzata dall'accusa: Schettino non finirà dunque in carcere, poiché la sua condotta è stata ritenuta tale da non richiedere misure coercitive neppure dopo la pena di primo grado. Nel naufragio della Concordia, avvenuto il 13 gennaio 2012, morirono 32 persone, mentre altre 110 restarono ferite. L'ex comandante è stato inoltre interdetto per 5 anni come comandante di nave, e condannato all'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Il tribunale ha però escluso l'aggravante della colpa cosciente. Nel momento della lettura della sentenza l'imputato Schettino non era presente in aula, secondo quanto affermato dai suoi legali a causa di un attacco febbrile. E' questo, dunque, quasi tre anni dopo la prima udienza, l'epilogo del primo grado del processo all'unico imputato per il naufragio della Costa Concordia sulle coste dell'Isola del Giglio.

Lo sfogo in aula - I giudici si sono chiusi in camera di consiglio mercoledì mattina, proprio dopo l’intervento - e le lacrime - di Schettino in aula. Il comandante di Meta di Sorrento ha infatti rilasciato una dichiarazione spontanea: "Quel 13 gennaio sono morto anch’io", ha affermato. Schettino, in tre pagine di appunti, aveva raccolto pensieri, fatti ed emozioni di questi ultimi tre anni. Nel suo intervento ha poi parlato della Costa Concordia e delle 32 vittime, sostenendo che ci sia "un intero sistema da processare" insieme a lui. E ancora: "Non si può chiamare vita quella che sto facendo. Sono stato accusato di mancanza di sensibilità per le vittime: cospargersi il capo di cenere è un modo per esibire i propri sentimenti. Una scelta che non ho fatto. Il dolore non va esibito per strumentalizzarlo". Schettino ha poi parlato degli incontri con alcuni naufraghi che ha accolto a casa sua, ed è stato in quel frangente che è scoppiato in lacrime. "Non si dovevano permettere", ha urlato con voce roca verso i banchi della Procura. E ancora: "Basta così", per poi tirare i fogli che aveva in mano sul tavolo.

Nel dettaglio - La sentenza è stata letta dal presidente del collegio giudicante, Giovanni Puliatti, alle 20 in punto, dopo circa 7 ore e mezzo di camera di consiglio. Nel dettaglio il tribunale ha inflitto a Schettino 5 anni per il reato di disastro colposo, 10 anni per gli omicidi plurimi colposi e 1 anni per il reato di abbandono di persone minori o incapaci, per un totale di 16 anni di reclusione a cui è stato aggiunto un mese di arresto. Il Tribunale non ha invece riconosciuto, come invece richiesto dalla  pubblica accusa, l’aggravante del naufragio colposo e neppure l’aggravante della colpa cosciente per gli omicidi plurimi colposi. Il collegio giudicante ha inoltre stabilito, a titolo provvisionale, i danni che Schettino dovrà rifondere, in solido con Costa Crociere, alle numerosi parti civili costituite, tra cui il  ministero dell’Ambiente, la Regione Toscana, l’Isola del Giglio, i familiari delle vittime e i passeggeri naufraghi della Costa Concordia.

C'è un italiano ai vertici dei tagliagole: chi è e di cosa si occupa il terrorista

Isis, anonymous smaschera l'amministratore della propaganda jihadista: è un italiano





C’è un italiano tra gli esperti della propaganda dell’Isis su Internet: è una persona che si trova al momento all’estero e che potrebbe essere nel "team di supporto", o addirittura uno dei principali informatici fedeli allo Stato islamico. È quanto ha rivelato in un’intervista all’Agi uno degli hacker di Anonymous che sta dando la caccia agli "amministratori" della propaganda jihadista. "Stiamo ancora verificando, non conosciamo ancora di preciso il suo ruolo, l’unica cosa certa è la nazionalità italiana", ha spiegato la fonte. Gli hacker di Anonymous proseguono nell’operazione di "distruggere la propaganda" dell’Isis su Internet e da ieri hanno messo off-line "più di 500 account" degli jihadisti sui social network, ha riferito l’hacker, in uno scambio di messaggi privati con l’Agi su Twitter.

L'italiano - "Fin dall’inizio abbiamo avuto un obiettivo: smembrare i network dell’Isis e di al Qaeda su Internet, le loro reti e la loro propaganda. Prendiamo di mira gli account sui social network e i loro siti", ha spiegato l’hacker. I membri di Anonymous avevano individuato un "leader tecnico" dell’Isis, un tunisino di cui avevano svelato nei giorni scorsi i dati e le foto. "Non è un capo della loro propaganda, ma l’amministratore di almeno due siti legati all’Isis", ha spiegato l’hacker. "Vogliamo cercare prima di tutto gli amministratori dei loro siti, stiamo lavorando molto e non è difficile a volte chiudere un sito, non vogliamo solo mettere off-line i siti, ma cercare chi li gestisce", ha raccontato l’hacker.

L'errore - Gli esperti della propaganda jihadista utilizzano sistemi come Tor e i Vpn (il primo serve a rendere anonima la navigazione e a entrare nel web ’profondo', il secondo è una privata rete di comunicazioni, ndr). "A volte commettono errori e noi aspettiamo che facciano uno sbaglio per trovarli", ha spiegato l’hacker, "il loro IP (l’indirizzo numerico che identifica il computer e la posizione, ndr) non è sempre nascosto, noi usiamo tecniche molto avanzate, abbiamo un team internazionale con specialisti che si occupano in particolare degli smartphone". Sui luoghi in cui si trovano gli amministratori dell’Isis, l’hacker di Anonymous ha spiegato che "al momento sono principalmente in Medio Oriente e in Nord Africa, ma hanno traduttori in tutti i Paesi".

La minaccia - Anonymous, inoltre, ha annunciato il nuovo messaggio della campagna anti Isis. Scritto a più mani con gli strumenti della rete collaborativa, postato in luoghi fidati, è comparso un video che in cinque lingue dice: "Jihadisti, il vostro tempo è scaduto, veniamo a prendervi".

Commissariato il padre della Boschi Un terremoto nella "banca di famiglia"

Bankitalia commissaria la Popolare dell'Etruria, la banca del padre di Maria Elena Boschi





E' stata commissariata la Banca Popolare dell'Etruria: la decisione è stata presa da Bankitalia. I commissari nominati sono Riccardo Sora e Antonio Pironti. Inoltre, nel consiglio di sorveglianza sono stati nominati Paola Leone, Silvio Martuccelli e Gaetano Maria Giovanni Presti. Tra le ragioni della decisione presa dalla Vigilanza di Palazzo Koch, stando alle indiscrezioni, ci sarebbero aspetti relativi alla patrimonializzazione dell'istituto. Il commissariamento è uno smacco per la famiglia Boschi: il vicepresidente dell'istituto, infatti, è Pier Luigi Boschi, papà di Maria Elena, ministro per la Riforme.

Albertini, tutta la verità su Mario Monti: "Vi dico chi è e che cosa ha combinato..."

Gabriele Albertini umilia Mario Monti: "Non è un leader politico. Scelta Civica? Una gravidanza isterica"





Nel 2013 fu eletto al Senato tra le truppe montiane. Ma oggi, l'ex sindaco di Milano Gabriele Albertini, di Mario Monti e della sua creatura politica dice tutto il male possibile. Lo fa in un'intervista a Italia Oggi, in cui si mostra tutt'altro che stupito dalla fuga verso il Pd di otto parlamentari di Scelta Civica. Nell'analisi si parte dagli albori del partito, e Albertini spiega che "il professore era già al governo ma non aveva ancora in mente di fondare un partito". L'idea, infatti, era di Luca Cordero di Montezemolo e della sua Italia Futura. "Fu proprio Montezemolo a contattarmi - spiega -. Mi voleva vedere, per spiegarmi il progetto e dovevamo fissare una colazione a Milano, che poi saltò".

Boxe e scacchi - E dopo una lunga digressione sui vari protagonisti della nascita del progetto Scelta Civica, l'ex primo cittadino meneghino inizia a badilare: "Più che un aborto, come fu detto in seguito, fu una gravidanza isterica: tutti intorno a Monti, il quale era visto come un chirurgo di guerra, che operava sul campo di battaglia, senza anestesia, tagliando le gambe con la sega, fra Imu e spread". E ancora, sul professore spiega: "Era stato un grande commissario europeo, ma non aveva né le condizioni psicologiche, né il carattere, né la statura del leader politico. Pensavamo fosse un campione di boxe e invece era un maestro di scacchi. Credevamo di seguire Mike Tyson, il peso massimo, e non Bob Fisher, lo scacchista. Erano americani entrambi, ma molto diversi".

Mario tentenna - Sull'addio a Scelta Civica, spiega Albertini, maturò "quando ottenuto un colloquio chiarificatore con Monti, capì che lui era totalmente incerto su come schierarsi alle europee: se col Ppe o con l'Alde". Scelse la seconda opzione, "registrando - sottolinea Albertini - una delle più grandi emorragie di consensi elettorali della storia parlamentare moderna, credo. Dal 10,6%, in un anno, Scelta Civica passò allo 0,6, col segretario Stefania Giannini, ministro in carica, che ebbe 500 voti personali". Nelle ultime battute dell'intervista Albertini parla di Ncd e della possibilità che venga attratto nell'orbita renziana: "Guardi, siamo stretti fra Sel, con Susanna Camusso e Maurizio Landini da un lato, e Salvini coi Fratelli d'Italia dall'altro, ora anche con Forza Italia. Siamo concorrenti di Renzi, anche se aderiamo convintamente al suo governo, che ha obiettivi che in fondo sono anche i nostri".

mercoledì 11 febbraio 2015

EXPO, COMI (FI): Bene 600 soldati a Milano. Con Moratti erano 436. sinistra ha cambiato idea?

EXPO, COMI (FI): Bene 600 soldati a Milano. Con Moratti erano 436. sinistra ha cambiato idea?

di Gaetano Daniele 


On. Lara Comi
Eurodeputato Forza Italia
Vicepresidente Gruppo PPE - Parlamento Europeo -

"Il Governo annuncia l'arrivo di 600 soldati a Milano. Forza Italia non può che rallegrarsi. I militari hanno garantito, negli anni delle amministrazioni di centrodestra, un ottimo livello di sicurezza in città, presidiando vie e strade a rischio. Pisapia aveva cacciato l'esercito, togliendo i compiti di sicurezza persino ai Vigili urbani (con i risultati che purtroppo i milanesi conoscono). Da oggi 600 militari presidieranno la città: non sono pochi. Così l'On. Lara Comi ai nostri microfoni, e nota: "Una forza superiore a quella chiesta e ottenuta a suo tempo da Letizia Moratti". 

Expo - Il fatto che arrivino per Expo non cambia la sostanza della decisione: arrivano i militari. Davvero singolare il completo silenzio della sinistra, dopo gli strepiti anti-esercito negli anni del centrodestra. Esistono dunque - conclude Comi - militari cattivi (quelli mandati da Berlusconi), e militari buoni (quelli mandati da Renzi)? Contrordine compagni..."

Il governo fa il solletico ai terroristi Tre anni a chi si arruola con l'Isis

Terrorismo, il governo: pene da 3 a 6 anni per chi si arruola nell'Isis





Chissà se poi, a quelle condanne, si applicherà l'indulto. Potremmo, in tal caso, esibire al mondo i primi terroristi "indultati", degni di uno sconto di pena. E che magari se la caveranno con qualche mese di carcere. Perchè le pene annunciate oggi dal ministro dell'Interno Angelino Alfano per quanti si arruoleranno nelle file della jihad vanno da tre a sei anni di reclusione. Roba da reati comuni, da furtarelli. Che neanche per una rapina a mano armata ti danno così poco. Il governo oggi, dopo settimane di rinvii e sotto la pressione di quanto accaduto poco più di un mese fa a parigi ha approvato il pacchetto antiterrorismo.

"La reclusione - ha spiegato Alfano al termine del Consiglio dei ministri - sarà dai 3 ai 6 anni per chi si arruola in organizzazioni terroristiche. Da 3 a 6 anni per chi supporta i foreign fighters e da 5 a 10 anni per i cosiddetti 'lupi solitari' che si autoaddestrano all'uso di armi ed esplosivi. Con un aggravante di pena per chi lo fa via web". Sarà stilata una black list dei siti che inneggiano al terrorismo e ci sarà il potere di oscuramento dei siti. "Abbiamo anche previsto l'arresto per coloro i quali detengono materiale esplosivo che serve a preparare le armi o per quelli che omettono di denunciare il furto di questi stessi materiali", ha aggiunto. Sono stati inoltre rafforzati i poteri di espulsione dei prefetti nei confronti di stranieri" sospetti e quelli per il "ritiro del passaporto e di documenti validi per espatrio".

Sul fronte del terrorismo è intervenuto anche il ministro della Difesa Roberta Pinotti, che ha annunciato che il cdm ha dato il via libera al decreto missioni: "Con più di 500 tra forze di terra e aeronautica, complessivamente, l'Italia è tra i Paesi europei quello che ha l'impegno più significativo nella coalizione anti-Isis".

Al Bano e Romina star (sovrappeso) della prima serata all'Ariston. Ma dopo 24 anni la voce è...

Al Bano e Romina, dopo 24 anni ritorno in playback





Proprio sul più bello, quando l'esibizione con Romina era appena finita, Al Bano s'è tradito. "Ma, si sente?" ha chiesto alla regia indicando il microfono. E già, perchè per i dieci minuti di medley-revival che hanno visto il ritorno sul palco di Sanremo della coppia canterina più famosa d'Italia dopo 24 anni, la puzza di playback è stata fortissima. Entrambi sovrappeso, con lui che pareva scoppiare nello smoking, Al Bano e Romina hanno ripercorso vent'anni di successi da "Nostalgia canaglia" a "Felicità". E alla fine, preoccupati per l'inccolumità del totem di Cellino San Marco, i fan storici devono avere tirato un sospiro di sollievo. Conti non ha perso un attimo e cavalcando un sicuro top di audience dopo l'osceno flop di Siani ha chiesto ai due di darsi un bacio. "Un bacino" ha minimizzato poi, vista la ritrosità della coppia. Qualche momento di patos e le labbra dei due si sono sfiorate facendo esplodere un vigoroso applauso. Per un attimo, è sembrato di tornare agli anni '80. O anche ai '60.

Vietato toccare Renzi nei talk show: dopo Formigli, ora c'è un altro nel mirino

Matteo Renzi su Twitter scatena i suoi collaboratori contro Presa Diretta di Riccardo Iacona





Guai a parlar male in tv di argomenti che stanno a cuore a Matteo Renzi e ai suoi ministri. Il rischio concreto è che al premier parta un tweet piccato contro questo o quel programma e si metta a discettare su come si fa informazione in tv. Ci casca sempre più spesso il presidente del Consiglio. Non resiste, un po' come quando, ricorda Il Fatto quotidiano, Silvio Berlusconi chiamava in diretta a Ballarò. Sembra passato un secolo.


Matteo Renzi        ✔ @matteorenzi

Trame, segreti, finti scoop, balle spaziali e retropensieri: basta una sera alla Tv e finalmente capisci la crisi dei talk show in Italia
22:45 - 26 Gen 2015


Recensioni - Quello organizzato la sera di domenica 8 febbraio, scrive il Fatto, è stato il primo tweet-bombing ministeriale contro una trasmissione televisiva. Su Rai3 andava in onda Presa Diretta di Riccardo Iacona con un'inchiesta sulla scuola. Renzi aveva inaugurato il filone delle recensioni tv su Twitter un paio di settimane prima: "Trame, segreti, finti scoop, balle spaziali e retropensieri - scriveva - basta una sera alla Tv e finalmente capisci la crisi dei talk show in Italia". Apriti cielo: andava in onda su La7 Riccardo Formigli con Piazzapulita. Uno che dire che se la prende è un eufemismo. Seppur mai citato dal premier, Formigli ha detto il giorno dopo al sito del Fatto che Renzi è stato inopportuno: "Mi pare uno sconfinamento. Dovrebbe stare a governare. NOn è un utente qualsiasi che passa da Twitter e lascia il suo commento, è l'uomo più potente d'Italia". Formigli quasi quasi ha nostalgia delle telefonate in diretta tv del Cavaliere, almeno gli si poteva rispondere.

Vai avanti tu - Con Presa Diretta Renzi mantiene lo stesso stile defilato, non cita direttamente il programma ma, scrive ancora il Fatto:"Che gli prudessero le mani lo si intuisce dalla raffica di retweet compulsata mentre andavano in onda i servizi di Iacona".


Alessandro Fusacchia @FusacchiA

La cosa più importante che dovrà fare #labuonascuola è insegnare ai ragazzi l'onestà intellettuale. E il rifiuto degli slogan semplici.
22:41 - 8 Feb 2015


Davide Faraone @davidefaraone

Il governo ha fatto il più grande investimento sulla scuola 3mld per insegnanti e 5mld per edilizia. @Presa_Diretta @MiurSocial @matteorenzi


Miur Social @MiurSocial

Su edilizia scolastica fatto grande piano di investimenti. Ecco a che punto siamo http://passodopopasso.italia.it/passo-dopo-passo/edilizia-scolastica-500-cantieri-per-scuolesicure-200-scuolenuove-e-7000-scuolebelle … #Presadiretta @Presa_Diretta
22:17 - 8 Feb 2015


Non rilanci di tweet a caso, ma tutti fedelissimi scatenati a demolire il lavoro della squadra di Iacona. Lo stesso giornalista si è fatto scivolare addosso tutto ed è rimasto nel merito dell'inchiesta: "Abbiamo dimostrato che le scuole, senza il contributo dei genitori, non potrebbero nemmeno aprire il portone".

Addio "Rustichella" e "Fattoria" Il governo vuole tagliare gli autogrill

Il governo vuole tagliare pure gli autogrill

di Claudio Antonelli 



Batosta in arrivo per le aree di servizio e tutte le società che vi lavorano: dai distributori di carburante a chi fornisce la ristorazione. Il governo, per mano di Maurizio Lupi e di Federica Guida, si appresta a una rivoluzione del panorama autostradale che porterà alla chiusura di circa il 30% delle aree di sosta. Tutte quelle considerate non profittevoli. L’atto di indirizzo della ristrutturazione è datato 29 gennaio e i tempi di attuazione sono brevi. Entro il 2015 le aeree di servizio con meno di 2 milioni di fatturato nel settore «oil» potranno essere chiuse, purchè la distanza dall’autogrill più vicino non superi i 50 chilometri (oggi è di 29). Si potrà procedere ad accorpare i medesimi servizi erogati in diverse aree di sosta purchè entro i 100 chilometri di distanza, per i rifornimenti di carburante, e 150, per il cibo e la ristorazione. Che non sono pochi. Inoltre secondo il governo oltre alla razionalizzazione della rete potrà essere rivista anche la modalità di resa dei servizi. I concessionari autostradali avranno la possibilità di mettere macchinette «pre pay» per il carburante o «vending machine» per chi ha bisogno di fare sosta e prendersi un caffè. Quindi, niente bar dove trovare la brioche appena sfornata.

Certo la crisi è crisi. Tra il 2011 e il 2013 le 469 aree di servizio hanno perso una media di 35% di fatturato e le società di ristorazione in piazzola almeno il 15. Ed è da qui che nasce l'idea di lanciare un piano aree di servizio. Il quale non va, però, a toccare i rapporti tra concessionarie autostradali ed erogatori di servizi. Tutte le compagnie petrolifere, come le società che si occupano del food retail, pagano alle concessionarie royalties fissate anni fa. Sarà un miglioramento del servizio? Presto dirlo. Ciò che stupisce molti analisti è che le modalità di assegnazione e i costi non cambiano. Sembra solo prevista una scure. Per questo le associazioni di categoria Faib Conferesercenti, Fegica Cisl e Anisa Confcommercio hanno parlato di «privilegi e rendite agli amici» oltre che di «occasione mancata» di vera riforma del sistema. Secondo le tre associazioni l’atto di indirizzo «per un verso ha perso la grandissima occasione di dimostrare, in nome del prevalente interesse generale, che gli imprenditori delle concessioni non si possono servire di un bene pubblico come se fosse di loro esclusiva proprietà».

In più, i 18 mesi di proroga per le sub- concessioni delle aree sarebbero secondo le tre associazioni una conferma di una volontà politica di mantenere un sistema privo di meccanismi premianti. «Si tratta di un provvedimento», si legge in una nota diffusa tramite agenzia, «che consente ai concessionari di aggiustarsi i propri interessi prodotti da posizioni di privilegio». Basti pensare che «dal 2002 al 2008, le royalty pretese e incassate dai concessionari sulle vendite dei carburanti presso le aree di servizio sono aumentate dalle vecchie 25 lire al litro agli ancora attuali 18 centesimi».

In sostanza - sempre a detta di chi si oppone al provvedimento - la crisi erodeva margini da un lato, mentre le percentuali destinate ai concessionari aumentavano. Così come le tariffe degli automobilisti. Resta il fatto che la necessità di ristrutturare la rete dei servizi appare sempre più impellente. Agli automobilisti interessa il servizio finale: migliore e meno costoso. Vedremo come andrà a finire. Intanto, i distributori annunciano sciopero.

Parte il Grande Fratello fiscale: così spiano conti e carte di credito

Fisco, conti correnti e carte di credito controllati

di Sandro Iacometti 



]Il grande fratello fiscale affila gli artigli. Il progetto, che viaggia sottotraccia da anni, era stato annunciato qualche mese fa. Obiettivo:  fare in modo che il fisco abbia a portata di mouse la possibilità di controllare in qualsiasi momento anche il più piccolo dettaglio della vita finanziaria, lavorativa, sociale e anche biologica di ogni singolo contribuente. Tutto, ovviamente, nel nome della lotta all’evasione e della semplificazione, che dovrebbe passare per il progressivo trasferimento di una serie di adempimenti fiscali (vedi il 730 precompilato) dal cittadino all’amministrazione.

L’operazione ruota intorno al progetto di «vista unica del contribuente» su cui lo scorso autunno il nuovo direttore dell’Agenzia delle entrate, Rossella Orlandi, ha iniziato a premere l’acceleratore. L’idea è quella di eliminare sovrapposizioni e duplicazioni e unificare tutti i flussi di informazione in un solo canale. I dati confluiranno poi in una Anagrafe nazionale della popolazione residente su cui il supercervellone della Sogei, Serpico (Servizi per i contribuenti), effettuerà controlli, incroci e verifiche.

La rivoluzione a cui sta lavorando la Orlandi si sviluppa su più fronti e prevede il coinvolgimenti di tutti i soggetti in possesso di informazioni sensibili dei contribuenti, dai sostituti d’imposta ai commercialisti, fino agli enti previdenziali e alla sanità. Punta di diamante del progetto resta, comunque, il cosiddetto archivio dei rapporti, il contenitore dell’Anagrafe tributaria a cui tutti gli intermediari finanziari (banche, assicurazioni, sim e Poste), come previsto dal Salva Italia di Monti, devono periodicamente inviare le informazioni sui clienti. Incamerati negli scorsi anni i dati relativi al 2011 e 2012, il direttore dell’Agenzia delle Entrate ha deciso ora di cambiare passo.

Nel provvedimento firmato ieri si stabiliscono infatti le nuove regole per l’invio dei dati. Tempi strettissimi per le informazioni relative al 2013, che dovranno avvenire entro il 28 febbraio, e al 2014, entro il 29 maggio. Poi, dal 2016, il sistemà entrerà a regime, con l’invio periodico delle comunicazioni relative all’anno precedente entro il 15 febbraio. La banca dati sarà ricca di informazioni. Ci sarà non solo il nome dei contribuente ma anche il codice identificativo del rapporto, il saldo di inizio e fine anno, l’importo totale dei movimenti attivi e passivi dell’anno. La novità principale, nell’ottica dell’unificazione di cui si diceva, riguarda le modalità di trasmissione dei dati. Al momento, infatti, le comunicazioni mensili, con le intestazioni dei rapporti attivi, e quelle annuali, con i saldi, viaggiano su un doppio binario: mensilmente tramite Entratel e Fisconline, annualmente tramite Sid (il nuovo Sistema di interscambio dati). Dal 2016 tutto viaggerà tramite Sid. Un’infrastruttura che rispetta standard di sicurezza più elevati e risponde anche alle perplessità sollevate a suo tempo dal Garante della privacy sul rischio di vulnerabilità dei dati sensibili dei contribuenti. L’utilizzo di un solo canale di trasmissione rientra in uno schema di unificazione dei flussi, ma complicherà molto la vita agli intermediari.

La sua gestione richiede infatti una serie di accorgimenti tecnici e di automatismi che risulteranno gravosi per gli istituti più piccoli. Basti pensare che nel 2011 il 77% degli operatori finanziari (10mila su 13mila) aveva meno di 100 rapporti da segnalare. Mentre 260 operatori avevano complessivamente più di 550 milioni di rapporti su un totale di 600 milioni. Con il nuovo sistema le segnalazioni mensili conterranno anche il codice univoco del rapporto oltre alle informazioni del tipo e natura e dei soggetti collegati. Un modo per rendere più facile al cervellone il collegamento di polizze, conti, titoli, mutui e tessere telefoniche con ogni singolo contribuente.

martedì 10 febbraio 2015

Renzi ci sta fregando un'altra volta: ricordate il bonus bebè. Saltato, perché...

Bonus bebè, il bluff del governo: mancano i decreti attuativi





Nessuno dei 50 mila genitori di bambini già nati in Italia dall'inizio del 2015 a oggi ha potuto finora incassare il bonus bebè promesso da Matteo Renzi nella legge di Stabilità. Il motivo? Manca la promulgazione dei decreti attuativi attesi entro gennaio ma non ancora varati dal Governo. A Palazzo Chigi fanno sapere che il decreto arriverà a giorni insieme al modulo per fare richiesta, ma nel frattempo le famiglie, stimate in circa 330 mila, che con un reddito inferiore ai 25mila euro l'anno dovevano beneficiarne, dovranno rifare i conti del proprio budget. La promessa era infatti di 80 euro al mese per tre anni, assicurati ad ogni figlio nato tra il 1° gennaio 2015 e il 31 dicembre 2017, che poteva arrivare a 160 euro per i genitori che non sforano il tetto dei 7mila euro.

Il nuovo Isee - Una volta che il governo avrà regolamentato il bonus sarà l'Inps a raccogliere le domande e provvedere all'erogazione dell'assegno, ma c'è un altro problema. A tutto questo si aggiunge la difficoltà nell'usare il nuovo Isee, l'indicatore di situazione economica equivalente richiesto come parametro per l'ammissione delle famiglie al beneficio. Dal 1° gennaio è entrato in vigore il nuovo indicatore economico che consente l'accesso alle prestazioni sociali. Nella versione rinnovata, l'Isee includerà i redditi lavorativi, ma attribuirà un peso maggiore alla componente patrimoniale e soprattutto immobiliare. In più, dovranno essere dichiarate anche le giacenze medie sul conto corrente, un dato che le banche non sono ancora capaci di esprimere.

Confalonieri, Verdini, Marina & co: cosa sta succedendo intorno al Cav

Berlusconi molla Renzi, tutte le posizioni: Confalonieri e Verdini contrari, ma vince Marina




Alla fine ha vinto Marina. Silvio Berlusconi ha scelto il Matteo di centrodestra, Matteo Salvini, abbandonando il Matteo di governo, Matteo Renzi. E così Forza Italia è all'opposizione da subito, già sulle riforme istituzionali all'esame della Camera. E i primi risultati si stanno vedendo, con tanto di dimissioni del relatore azzurro Sisto. 

Confalonieri e Verdini, "renziani" sconfitti - Il patto degli spinaci con il leghista ha lasciato sul terreno vittime illustri: innanzitutto Fedele Confalonieri e Denis Verdini, che tra i fedelissimi del Cavaliere sono stati i più strenui sostenitori del fu Patto del Nazareno. Il terremoto dopo il voto sul Quirinale aveva già di fatto allontanato, anche fisicamente, Verdini: volato all'estero, il fiorentino sherpa tra Arcore e Palazzo Chigi in questi giorni si è defilato, lasciando sbrogliare la matassa ad altri. Anche Gianni Letta se n'è rimasto in disparte, non riuscendo più ad esercitare il suo proverbiale potere mediatore. Confalonieri ci ha provato, invano. Secondo l'HuffingtonPost, sarebbe arrivato a chiedere all'amico Silvio di non rompere con Renzi anche nel rituale pranzo del lunedì. Richiesta respinta. "Fai come credi, ma tieni fuori le aziende, evita che vengano coinvolte", avrebbe commentato Confalonieri, presidente Mediaset, che sempre l'Huffington dipinge come "preoccupato" e "rassegnato". 

Vince il falco Marina - Un indizio dei rapporti mutati con il premier e delle "conseguenze negative per la aziende di famiglia", d'altronde, per Fidel sarebbero già arrivate con il siluro partito dal governo proprio contro Mediaset. Sulla stessa linea di Confalonieri c'è Ennio Doris, fuori dall'Italia per lavoro ma anche lui in pressing su Berlusconi. A fare diga, però, quella che è diventata un po' a sorpresa il capo dei falchi anti-renziani: Marina Berlusconi, che in qualità di presidente Fininvest ha deciso di appoggiare la linea dura anche a costo di rimetterci qualcosa. E il padre l'ha ascoltata, giurando agli scettici: "Non mi farò ricattare". 

Briatore, furia sui soldi in Svizzera: "Io evasore? Datemi una medaglia"

Swissleaks, Flavio Briatore: "Macché evasore, dovete darmi una medaglia. In Italia serve un dittatore temporaneo"





"Dovrebbero darmi una medaglia e ringraziarmi per tutto quello che ho investito in Italia". Altro che evasore, Flavio Briatore si sente un eroe e affida al Giorno il suo sfogo per lo scandalo Swissleaks. Il nome dell'imprenditore cuneese è tra quelli dei vip internazionali (ci sono altri due italiani, Valentino Rossi e un altro Valentino, lo stilista) con conti in Svizzera, usciti dall'inchiesta internazionale partita dalle rivelazioni dell'informatico pentito Hervé Falciani. Già lunedì, una volta diffuse le notizie, Briatore aveva sottolineato in una nota di "non essere residente in Italia da oltre 25 anni e dunque non soggetto alle leggi del Fisco italiano". 

"Serve una dittatura temporanea" - "Avevo i conti in Svizzera, in perfetta regola, per alcune mie attività svolte altrove, tipo i contratti dei piloti, eccetera - spiega ora al Giorno -. Mai nascosto niente a nessuno. E se servissero ulteriori delucidazioni sono pronto a fornirle". La situazione italiana a suo dire è disperata: "Io un po' di quattrini li ho pure portati in Italia, sebbene notoriamente non sia un paradiso per chi deve investire". Contro "l'eterno disagio tricolore" serve "una dittatura temporanea. Chi vince le elezioni deve poter realizzare il suo programma senza impicci e impacci. Alla fine i cittadini giudicheranno".

Dove arriverà l'asse Silvio-Salvini: quanti voti prende "Forza Lega"

L'asse Berlusconi - Salvini può mangiarsi metà M5S

di Tommaso Montesano 



L’embrione della nuova, futura coalizione di centrodestra. Nel medio periodo in grado, attraverso il recupero di metà dell’elettorato del M5S e di parte degli astenuti, di superare il 35%. Ecco dove può arrivare, secondo i sondaggisti, la ritrovata alleanza tra Forza Italia e Lega. «Per il centrodestra è un buon inizio. Anche perché è l’unicio possibile», osserva Alessandro Amadori, direttore di Coesis Research. «Adesso il centrodestra torna a giocare la partita», aggiunge Nicola Piepoli, presidente dell’omonimo istituto di ricerca. 

Solo quattro mesi fa, in campo c’era una sola squadra: quella di Matteo Renzi. «Il distacco tra il centrosinistra e il centrodestra era di quasi quattordici punti», ricorda Piepoli: «44% contro 30,5%». Ora la distanza si è assottigliata. Per merito di Matteo Salvini. «Forza Italia vale l’11,5%; la Lega e la lista Noi con Salvini si attestano al 15,5%. Aggiungendo a queste due forze il resto dei partiti di centrodestra, ovvero Fratelli d’Italia (3,5%) e Area popolare (5%), l’ipotetica coalizione arriva al 35,5%», fa di conto Piepoli. Ovvero sei punti percentuali in meno rispetto al centrosinistra, al cui interno sono però comprese le intenzioni di voto di Sel, che difficilmente confluirà nel listone unico imposto dall’Italicum. 

Certo, nel centrodestra prima bisognerebbe trovare un punto d’incontro, e l’impresa oggi pare ardua, tra centristi di Angelino Alfano e Lega, ma almeno sulla carta si assiste a «un riequilibrio tra le due coalizioni grazie all’ascesa della Lega», sostiene Piepoli. Numeri che arrivano proprio nel giorno in cui Forza Italia e il Carroccio siglano l’accordo per le elezioni regionali di primavera. Un’alleanza ritrovata che potrebbe fugere da trampolino di lancio per il centrodestra che verrà. «Nel medio termine, 2016/2017, l’unica soluzione per il centrodestra si chiama modello federativo», spiega Amadori.

Berlusconi - Con Berlusconi chiamato a recitare la parte di federatore. «Serve un Ulivo di centrodestra, in cui tutti i soggetti della coalizione sono chiamati a recitare la loro parte», afferma il numero uno di Coesis Research. Il Cavaliere, tanto per cominciare, dovrebbe giocare da «king maker, progettista della nuova casa». Invece Salvini, che pur andando a gonfie vele nei sondaggi «non avrebbe comunque l’esercito per battere Matteo Renzi da solo, troverebbe posto in un contenitore più ampio dove battersi». Gli stessi partiti più piccoli della coalizione, Fratelli d’Italia e Ncd, «avrebbero convenienza ad aderire, pena la loro marginalità al di fuori della coalizione». Sondaggi alla mano, la base di partenza è buona. «Anche con i numeri attuali, da qui al 2017 il divario potrebbe essere recuperato», sostiene Amadori. «L’elettorato grillino è mobile e la dimostrazione sta nel pessimo risultato che il M5S raccoglie nelle elezioni amministrative. Metà del 18% di cui sono attualmente accreditati i grillini potrebbe essere recuperato dall’asse FI-Lega. Nel mercato politico valgono le regole del commercio: è più facile recuperare un vecchio cliente che conquistarne uno nuovo». L’unione fa la forza. «Il centrodestra è risalito grazie a Salvini, ma il leader del Carroccio da solo non basta», avverte Piepoli, secondo cui oltre Lega e Forza Italia serve «un terzo elemento catalizzatore». In serata a fotografare la situazione arrivano i numeri di Emg per La 7: la Lega è il primo partito del centrodestra con il 15,2% e Fi insegue con il 12,4%. Tra le due coalizioni, il distaccio per l’istituto di Fabrizio Masia è pari a poco meno di otto punti.

Regionali, la mappa delle alleanze nel centrodestra (e le grane)

Regionali 2015, la mappa delle alleanze tra Forza Italia e Lega Nord. La variabile Ncd





Si fa presto a dire "alleanze". Alle regionali di primavera, Forza Italia e Lega Nord devono ancora capire come schierarsi perché in ballo c'è la variabile Ncd. Matteo Salvini ha già detto che lui Alfano non lo vuole, in alcun modo. Silvio Berlusconi, dal canto suo, sa che elettoralmente un accordo con il Carroccio conviene (anche perché passando stabilmente all'opposizione ricompatterebbe il suo partito) ma che dal punto di vista strategico l'apporto del Nuovo centrodestra in alcune regioni sarebbe ancora fondamentale. 

La mappa delle alleanze - La situazione, al momento, è eterogenea. In Veneto Lega e Forza Italia sostengono il candidato governatore uscente Luca Zaia, mentre Ncd è esclusa. In Liguria, invece, leghisti e azzurri corrono con un due nomi distinti, rispettivamente Edoardo Rixi e Federico Garaventa. Esclusa, ancora una volta la compagine di Alfano. In Toscana, invece, Forza Italia e Ncd sono unite nel nome di Gianni Lamioni, mentre la Lega corre da sola probabilmente con l'economista Claudio Borghi. Situazione fluida nelle Marche, dove ufficialmente per ora è in corsa Gian Mario Spacca sostenuto da alfaniani e liste civiche, ma né Forza Italia né Lega Nord escludono un sostegno alla candidatura centrista. In Umbria c'è una deroga alla linea nazionale del Carroccio, a conferma che le alleanze cambiano in base alle situazioni locali: qui Claudio Ricci, sindaco di Assisi, raccoglie Lega, Ncd e liste civiche, mentre Forza Italia deve ancora decidere se andare al voto autonomamente o unirsi alla candidatura. E' al Sud, però, che i giochi si complicano e parecchio. Forza Italia e Ncd sono alleate, con la componente alfaniana determinante. A sua volta, la Lega con NoiconSalvini punta all'exploit e non è detto che la lista del Carroccio al Sud decida di fare gruppo. Al momento, ci sono più possibilità in questo senso in Campania, dove azzurri e alfaniani appoggiano il governatore uscente Stefano Caldoro, con la Lega interessata. Salviniani alla finestra in Sicilia, invece, dove Ncd ha candidato Francesco Schittulli, nome che trova l'interesse di Forza Italia ma che non scalda quello dei padani. 

Tsipras, sfida totale alla Merkel: vola a Mosca a chiedere aiuto a Putin

Eurogruppo, la Grecia chiede aiuto a Mosca





Più che una coincidenza, pare un tempismo politico perfetto. Mercoledì, al tavolo dell'Eurogruppo (il verticee dei ministri economici dell'Eurozona), si decideranno le sorti della Grecia. E nello stesso giorno, come riporta l'Huffingtonpost, il neo-ministro degli Esteri del governo Tsipras, Nikos Kotzias, volerà a Mosca a incontrare il suo omologo Sergej Lavrov. Un segnale, neanche troppo velato, ai partner europei che si aspettano per il prossimo vertice dei Paesi dell’Eurozona impegni precisi dalla Grecia, prima ancora di discutere delle proposte che il governo ellenico ha sollevato in questi giorni. L'apertura della sponda russa dà a Tsipras e al suo governo un’importante carta negoziale visto che un eventuale veto greco complicherebbe non poco ogni eventuale azione della Ue nei confronti di Mosca proprio mentre, sempre l’11 febbraio, è in programma il delicatissimo vertice di Minsk per tentare di sbrogliare la crisi ucraina.