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lunedì 10 agosto 2015

Caivano (Na): Caso De Cicco, parla l'amministratore del blog, Daniele

Caivano (Na): Caso De Cicco, parla l'amministratore del blog, Daniele 



di A. B




Grazie per aver accettato nuovamente l'intervista. Lo aveva preannunciato, a Caivano, il posto di Staff lo vince De Cicco. Che ne pensa?

Che dire, una farsa. Si è preso in giro 33 ragazzi laureati originari di Caivano, appunto, nati, cresciuti e pasciuti nella martoriata Terra dei Fuochi, e non a chi ha deciso chissà per quali meri motivi di farvi residenza solo pochi mesi fa. In più, avevamo previsto anche le motivazioni. 

Perchè?

Perchè, sempre secondo il mio punto di vista, quello di De Cicco è un progetto che è stato programmato già da un paio d'anni. Proprio da quando lo stesso giornalista ha deciso di cambiare residenza, da Cardito, appunto, a Caivano. 

Cosa si sente di dire al Sindaco Monopoli.

Che non è altro che la continuità delle passate amministrazioni, se non peggio, con la differenza che, nelle passate amministrazioni vi erano consiglieri comunali in grado di ribellarsi e dire la loro, viceversa, oggi, vi sono solo consiglieri comunali giovani che vogliono fare esperienza, quindi, difficilmente si opporranno alle scelte, ai modi e ai metodi di Monopoli, che di Sindaco e di politica, dalle sue ultime manovre politiche, hanno solo il nome e la faccia, o meglio solo il nome, perchè la facciata, quella politica, l'ha persa appunto, facendo queste scelte politiche sbagliate, dal sapore amaro, dal sapore aspro, dall'odore come la puzza della spazzatura che ancora oggi, nonostante sia stato affidato ad una nuova ditta il compito di ripulire Caivano, la munnezza è ancora per le vie del Paese. 

Cosa si sente di dire a quei giovani laureati che hanno presentato domanda credendo di poter vincere?

Che non devono arrendersi. Che non devono abbattersi nonostante il sistema politico discutibilissimo, fatto di appartenenza politica, di favoritismi. Io indirei uno sciopero, per dimostrare prima al Paese poi all'attuale maggioranza e quindi al Sindaco che, loro ci sono e che sono presenti, e che non possono più digerire questo tipo di affronto. Affidare un posto di capo di Staff ad un amico, con paga da dirigente comunale a 14 mila euro l'anno? Uno schiaffo alla democrazia. E questo è il nuovo che avanza? 

Cosa si sente di dire al giornalista vincitore, De Cicco?

De Cicco chi? non conosco quel giornalista ma, ho letto spesso qualche suo intervento e, all'interno dello stesso, vi era molta critica ai politici corrotti, soprattutto a quella classe politica fatta di prebende e favoritismi personali, alle clientele etc etc, quindi, bravo. In bocca al lupo. Sicuramente si sarà guadagnato onestamente quel ruolo. Sul personale non lo conosco, quindi non saprei cosa aggiungere, ma appunto, sicuramente avrà un curriculum immacolato.

Vuole aggiungere altro?

Sì. Per il problema amianto, si metta in sicurezza il Castello Medioevale. Si cerchi di riportare alla normalità la raccolta dei rifiuti sul territorio. Si salvaguardi la salute dei cittadini, se il Sindaco Monopoli ha qualche altra nomina da fare, la faccia subito, poi però, pensi al Paese e alle sofferenze dei caivanesi che, appunto, grazie alle sue scelte scellerate, dovranno da domani, pagare 14 mila euro l'anno ad un addetto di Staff nominato da lui a spese dei contribuenti. Si pensi al reddito di cittadinanza. Insomma, si pensi al Paese. Basta incantatori di serpenti. 

Caivano (Na): il Notiziario sul web lo aveva preannunciato Posto di Staff Vince De Cicco

Caivano (Na): il Notiziario sul web lo aveva preannunciato Posto di Staff Vince De Cicco

Chi ha difeso la causa Monopoliana è stato premiato, sì, premiato a spese dei contribuenti. 33 le domande presentate, De Cicco vince su tutti

Guardate nel Video,  il Dott. De Cicco
come sostiene la causa del suo amico Monopoli



E' un brutto inizio quello del neo Sindaco Simone Monopoli che, dopo aver decantato in campagna elettorale di voler voltare pagina con i vecchi modi e metodi affaristici e clientelari, non solo prima si affida al Lello Del Gaudio, suo oppositore in campagna elettorale, vecchia guarda, più di 40 anni di politica attiva, e, al suo amico Giamante, per portare a casa una vittoria non del tutto scontata, in più, la vittoria dell'amico di merenda, Giovanni De Cicco a capo di Staff. Una vittoria appunto, preannunciata. Monopoli si affida a Giovanni De Cicco. Ma chi paga? Monopoli affida l'incarico di capo di Staff del suo entourage con contratto D1, cioè con paga da funzionario comunale a spese dei contribuenti, all'amico che lo ha sostenuto e decantato in campagna elettorale, Giovanni De Cicco. Insomma, si sceglie ancora una volta chi nella precedente campagna elettorale ha sostenuto a spada tratta le ragioni Monopoliane. 

I cittadini ignari, credono ancora oggi, a distanza di soli due mesi, al neo sindaco Monopoli? Oppure, fingono di non vedere la realtà? Questo è il nuovo che avanza? Questa è la famosa discontinuità? E il reddito di cittadinanza? E il taglio agli sprechi tanto decantato? Questa di Monopoli è discontinuità, o continuità con i precedenti modi e metodi politici? 

Insomma, non possiamo far finta di niente, il nostro blog il Notiziario sul web, lo aveva preannunciato, quindi, la politica intrapresa dal neo Sindaco Monopoli, non è altro che la continuità delle precedenti amministrazioni, se non peggio. 

L'incubo di Renzi è realtà: il Pd diventa un Vietnam Ecco il piano dei bersaniani

Pd, il bersaniano Miguel Gotor: "Senato elettivo irrinunciabile. Ma niente scissione"




Niente inciuci sul Senato, niente scissione nel Pd. Uno dei dissidenti dem di spicco, il bersaniano di ferro Miguel Gotor, ribadisce sul Fatto quotidiano la linea dura della minoranza democratica e in un colpo rispedisce al mittente sia le proposte di mediazione del ministro Maurizio Martina (un Senato "semi-elettivo") sia le minacce di Rosy Bindi, che annunciava un Pd sulla strada della divisione. "Con quell'Italicum, per noi il tema che il Senato sia elettivo è irrinunciabile", spiega Gotor. A chi critica la minoranza sottolineando che con il suo atteggiamento rischia di favorire M5S e Lega Nord, Gotor risponde secco: "Noi lavoriamo per un Senato più equilibrato proprio per evitare che con l'Italicum Grillo e Salvini, o chiunque altro, con un solo voto in più si porti via tutto, giudici della Corte e Quirinale compresi". 

"Io resto nel Pd" - Tutto questo a costo, dunque, di rompere con Matteo Renzi e il partito? "La Bindi esprime il disagio profondo di molti iscritti ed elettori del Pd e del mondo più legato ai fermenti del cattolicesimo democratico - mette le mani avanti Gotor -. Ma per me rimane utile dare rappresentanza a quelle istanze dentro il Pd. Perché è un progetto storico-politico più importante delle vicende e degli avvicendamenti dei suoi segretari". Dunque, niente scissione: "Voglio rafforzare il riformismo di centrosinistra dentro il Partito democratico. Voglio un Pd saldamente ancorato alle radici uliviste, proprio come la Bindi. Detto questo, l'orizzonte continuo a vederlo in questo partito".

Marò, cosa vuole ottenere l'Italia Tutti gli errori in tre anni e mezzo

Amburgo, parte l'arbitrato internazionale per i due marò: gli errori dei governi italiani e cosa si può ottenere subito



@juan_r



Ci sono voluti tre anni e sei mesi perché la drammatica vicenda dei due Marò, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, finisse al Tribunale internazionale per il diritto del mare ad Amburgo, in Germania, chiamato ora a risolvere la questione tra l'Italia e l'India dopo il palese fallimento di ogni tentativo diplomatico e politico portato avanti finora da tre governi italiani. Il processo partito questa mattina, 10 agosto, è destinato a durare almeno due anni, ma già entro la fine di agosto la Corte internazionale dovrà esprimersi sulle prime richieste avanzate dalla difesa italiana e, naturalmente, contestate dall'accusa indiana.

Gli errori - Lo strumento dell'arbitrato internazionale è arrivato solo dopo una lunga serie di errori commessi in particolare dal fronte italiano, come spiega sul Corriere della sera Franco Venturini. Subito dopo la morte dei due pescatori indiani, scambiati dai due militari italiani per due pirati, la nave Enrica Lexie, sulla quale Girone e Latorre prestavano servizio di sicurezza, fu fatta entrare nel porto di Kochi, quindi in acque indiane. Da quel momento le autorità e i tribunali indiani hanno contrapposto diversi rinvii, alcuni palesemente provocatori, a fronte della confusa e inefficace azione diplomatica italiana. Poco e niente hanno potuto fare gli alleati come Stati Uniti e Gran Bretagna per mettere pressione a Nuova Delhi, considerando che la vicenda dei Marò si è trasformata presto in una questione di dignità nazionale. Motivo per cui la stessa italiana Sonia Gandhi, leader del principale partito indiano dell'epoca, ben poco ha potuto incidere per sbloccare la situazione.

L'illusione - Nel 2014 è diventato premier Narendra Modi, leader del partito nazionalista indiano, ma con posizioni moderate nei confronti della vicenda dei due Marò. Il governo Renzi ha quindi immaginato una nuova e speranzosa apertura al dialogo, ma nella sostanza nulla è cambiato, facendo passare altro tempo inutilmente. Lo scorso giugno, quindi, l'Italia ha deciso di affidarsi al Tribunale internazionale, non essendoci più alternative.

Le richieste - Da parte italiana, tre sono le richieste sottoposte alla Corte che sono state avanzate dal capo della squadra di giuristi che rappresenta l'Italia in aula, il britannico sir Daniel Bethlehem. La prima è che Latorre possa rimanere in Italia per continuare a curarsi fino alla fine del dibattimento; la seconda è che Girone, oggi in residenza sorvegliata a Nuova Delhi, possa rientrare in Italia, anche lui fino alla fine della procedura internazionale; la terza è che vengano sospese le azioni penali contro i due marò in India, anche perché finora nessuna corte indiana ha mai formalizzato un'accusa contro i due militari.

Intervista a Matteo Salvini: "Il nuovo Patto con Renzi? Lo faccio io, a queste condizioni"

Matteo Salvini: il Patto del Nazareno lo faccio io


Intervista a cura di Francesco Specchia 



Oggidì, in quest’estate rovente di riforme mancate, se non fai almeno un «Patto del Nazareno» non vai da nessuna parte. Libero ha proposto il «Nazareno» più logico: Renzi e il centrodestra uniti per le riforme economiche.  E Matteo Salvini - tra un accalorato tweet sull’immigrazione e uno sul Papa - spiazza tutti e raccoglie l’invito.

Salvini, il «Nazareno» lo fa lei?

«Magari non chiamiamolo proprio Patto del Nazareno, che suona male. Comunque, avendo la Lega come priorità il bene del Paese - di tutto il Paese - , l’ideale sarebbe andare al voto. Subito. Ma mi pare che siamo gli unici a volerlo, a questo punto vanno bene anche le alleanze strategiche solo su temi che per noi sono prioritari»

Mi faccia capire: andrebbe a trattare con Renzi?

«Io non mi fido di Renzi...»

E sta bene, ma...

«Ma su argomenti come l’embargo alla Russia, gli studi di settore, la legge Fornero, le tasse, io mi siedo al tavolo con chiunque. Lo dico da un anno e mezzo, fino alla nausea, al punto che mi è quasi passata la voglia. Se domani Renzi, però, mi telefonasse e mi dicesse che le priorità di governo non sono più lo ius soli, o le unioni gay; e parliamo di lavoro e tasse, io prendo la macchina, il treno, l’aereo e vengo giù a Roma, subito. Anzi, guardi, ci vengo a piedi. Il resto non conta».

Però scusi, Calderoli non la pensa così. Ha preparato 513mila emendamenti e ne minaccia altri 6,5 milioni. Su questa storia dell’opposizione alla riforma del Senato, poveretto, ci sta buttando l’anima...

«E fa bene, per carità, nell’ottica di andare subito al voto è la strategia migliore. In Parlamento ci si concentra sui delicati equilibri di voto; ci si preoccupa di dove andranno i verdiniani, i tosiani, i venusiani. Detto questo, io, nella vita reale, non vedo la coda di gente al bar che mi avvicina e mi dice: “Forza Salvini, andate avanti sul Senato elettivo…”, semmai mi fermano perché hanno perso il lavoro, la loro azienda sta chiudendo, sono soffocati dalle tasse».

Libero ritiene che le riforme cruciali siano quelle della burocrazia, del fisco...

«D’accordissimo. Tutto quel che aiuta le nostre imprese che sono alla canna del gas va bene. Io, per esempio, non avrei mai fatto come Berlusconi che sì è giocato il Patto del Nazareno sulla legge elettorale, sulla riforma costituzionale. Adesso il vecchio Nazareno riaffiora con la porcheria delle nomine Rai».

Lo dice perchè siete rimasti fuori dalla lottizzazione?

«No, anzi. Se qualcuno crede di averci inferto un colpo con la riforma Rai lasciandoci senza poltrone, be’ , si sbaglia di grosso. Il fatto di essere rimasti fuori da queste schifezze, invece è per me -le assicuro- un motivo d’orgoglio. Gli elettori vedono e capiscono. E questa mossa, le ripeto, mi fa sempre più diffidare del nostro amato premier»

Torno alle cose serie. È d’accordo per la riforma della giustizia? L’incertezza della pena in Italia produce un danno per i mancati investimenti esteri di almeno 10 miliardi (quella del fisco di più...).

«Ecco, la giustizia è una delle cose che mi fa più incazzare. Siamo noi ad aver insistito con la riforma, ma il Pd ci ha sempre chiuso le porte in faccia. Renzi, specie ultimamente, finge di bacchettare i giudici, ma dopo si ferma: abbiamo scherzato, come la questione delle ferie dei magistrati».

E non le dico dei 70 miliardi di debiti che la PA ha ancora con le imprese.

«Ecco, non me lo dica. Quelo mi dà la misura esatta delle promesse di Renzi. Perciò qui stiamo facendo dei discorsi al limite della fiction».

Vabbè, crediamoci. Renzi con i numeri del Senato ha un grosso problema. 

«E noi siamo qui. Se domani uno come Damiano, o chiunque del Pd al Senato mi parla di portare a 62 anni l’età pensionabile e di togliere le sanzioni alla Russia. O mi propone tutte le cose dette, be’ avrà tutto il sostegno della Lega. Soprattutto, i voti».

Ma, ammettiamo che vada in porto il «Patto»; vi rendete conto che così incasinereste i piani di Forza Italia, gli occulti canali di comunicazione ripresi col giglio magico, le alleanze possibili giocate al rialzo..?

«Non ci sono problemi. I nostri temi sono sul piatto da tempo: flat tax, Russia, Fornero, la cancellazione dell’euro. Con Berlusconi vogliamo fare un’alleanza, ci ho parlato ed è d’accordo su tutto»

Be’, sull’euro non credo.

«Lì c’è un dibattito interno, Berlusconi sarebbe tendenzialmente d’accordo con me, ma si scontra con la metà del partito Forza Italia fatto di pusillanimi che hanno paura anche della propria ombra».

Ciodetto, c’è chi afferma che in realtà FI stia tenendo in vita Renzi. Sennò non si spiega perché vogliono cambiare l’Italicum ma in commissione votano il decreto delegato che disegna i collegi elettorali; o non fanno mancare il numero legale per la riforma della PA. Che ne pensa?

«Che è vero: li stanno tenendo in vita. Mettiamola così: Lega e FI hanno due modi diversi di fare opposizione. Ma ribadisco: se c’è anche una sola speranza di parlare di problemi reali, io vado anche con Gambadilegno».

Renzi ha detto che vuole rilanciare il sud.

«Anche qui: il problema non è mettere la banda larga in Aspromonte, ma l’esercito di dirigenti incompetenti di cui non ci si riesce a liberare, quasi tutti del Pd. I soldi ce li hanno: è che non li sanno spendere. E l’emblema della disfatta del sud sono Crocetta e Marino tenacemente attaccati alle poltrone».

Riassumiamo: la Lega è disponibile al «Patto» a condizione che si parli di: lavoro, di fisco, di giustizia, di Europa..

«...e non oso neanche sperare in un dialogo su immigrazione e sicurezza, avrebbe qualcosa di divino. Ma, se Renzi, per una volta, decidesse di fare la voce grossa con la UE; se prendesse dieci pullman carichi d’immigrati e li portasse a Bruxelles; be’ mi offrirei di guidarne io stesso uno. E se lì si imponesse, gli metterei a disposizione tutti i nostri europarlamentari. Tutti. Ma non mi fido...».

Riforma pensioni e reddito minimo: Renzi e Padoan, piano spericolato

Legge di stabilità, il piano di Renzi e Padoan: riforma delle pensioni, reddito minimo e sconto all'Europa




Da una parte la riforma delle pensioni e il reddito minimo garantito. Dall'altra l'abolizione dell'Imu. E sullo sfondo, la richiesta di un nuovo sconto a Bruxelles dello 0,5% del Pil e il rinvio di un anno del pareggio di Bilancio. Sono questi i pilastri della prossima legge di Stabilità a cui stanno lavorando il premier Matteo Renzi e il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. Come ricorda anche Repubblica, le insidie sono molte, a cominciare dalla proverbiale coperta corta che rende difficoltosa la ricerca di coperture, Per tagliare la tassa sulla prima casa servono 5 miliardi, le clausole di salvaguardia per non far aumentare l'Iva ne richiedono 12. Senza contare lo scetticismo dei vertici Ue, che più volte nelle ultime settimane hanno ricordato come di sconti all'Italia ne siano già stati fatti, un anno fa, e che difficilmente l'Unione accetterebbe di farne altri. 

Come cambiano le pensioni - Le parole chiave sulle pensioni saranno "alleggerimento" e "maggiore flessibilità", come già suggerito dal presidente Inps Tito Boeri. Il criterio dunque è semplice: chi decide di andare in pensione prima del tempo, avrà un assegno ridotto, probabilmente del 3% per ogni anno di mancata contribuzione. Il governo ora dovrà valutare tempi e soprattutto convenienze, per evitare come sottolinea Claudio Tito su Repubblica un flop come è stato il Tfr in busta paga.

Reddito minimo garantito - Risparmiare sulle pensioni aprirebbe la strada a un'altra misura socialmente ed elettoralmente ben più gradita, il reddito minimo garantito ma solo per gli over 55, scelta volta a favorire disoccupati ed esodati.

Le richieste all'Europa - Servono poi altri 5 miliardi, si diceva, per togliere l'Imu. E qui rientra in gioco l'Europa, a cui Renzi chiederà "flessibilità" nell'interpretazione dei parametri europei e di confermare lo sconto dello 0,4% del Pil accordato lo scorso maggio (per il 2014). I paesi che superano il 60% nel rapporto debito/pil sono chiamati a migliorare i saldi dello 0,5 ogni anno e il governo italiano chiederebbe di limitare il miglioramento dello 0,1%, risparmiando così 7 miliardi. In più, e qui il gioco si fa duro, c'è in ballo il rinvio del pareggio di bilancio al 2018, altri 12 miliardi che resterebbero nelle tasche del governo. 

domenica 9 agosto 2015

Caivano (Na): Manifesti del Comune affissi in punti abusivi, perchè?

Caivano (Na): Manifesti del Comune affissi in punti abusivi, perchè?



di A.B  






Manifesti abusivi - Caivano e i caivanesi, pagano ancora oggi, lo scotto di essere amministrati da politici e dirigenti che non hanno ancora chiaro il concetto di regolarità, sicuramente giustificato da pretesti surreali. Come in campagna elettorale, anche oggi, le comunicazioni del Sindaco Monopoli, a firma Comune di Caivano, vengono affisse in località non autorizzate dalla legge, quindi in punti abusivi. In questo caso, la Polizia Municipale, ha provveduto a sanzionare il suo stesso ente? Insomma, al di là che quei manifesti, principalmente di carattere personale e non per fini istituzionali, sono stati finanziati dalle casse comunali, ma almeno che siano affissi nei tabelloni predisposti e non, come si suol dire, a ro cogl cogl, cioè, dove capita capita. L'esempio arrivi dall'alto.