L’Expo di Sala lascia un conto da pagare di 1,1 miliardi
di Franco Bechis
Pensate a un vostro consulente di fiducia a cui date da investire 10 mila euro nel 2009. Dopo 7 anni e mezzo andate da lui e gli chiedete: “Come vanno i miei soldi? Quanto c’è sul conto? Mica ho perso tutto”. La risposta del mago degli investimenti è: “No, no. Positivo. Il conto non è in rosso. Ecco qui 1.200 euro tutti per lei”. Interessi e capitale compreso. Che fareste? Lo prendereste a legnate perché ha sperperato tutto il vostro patrimonio, visto che alla fine vi restituisce solo le briciole.
Beppe Sala e Laura Boldrini
Pensate che è accaduta la stessa cosa a Milano. Ma l’investitore deve essere un po’ pazzerello, perché invece di protestare ha pure premiato chi ha buttato via così quasi tutti i soldi: l’ha candidato sindaco di Milano. Sissignori, finalmente possiamo tirare con i numeri pre-liquidazione della società Expo 2015, un bilancio di cosa è accaduto con il grande evento gestito dal manager Beppe Sala. Ed è quel che è accaduto sempre: si sono perduti un bel po’ di soldi pubblici. Perché dal 2008 ad oggi lo Stato nei suoi vari abiti (governo, comune di Milano, provincia di Milano, città metropolitana di Milano, Regione Lombardia, Camera di commercio di Milano) ha iniettato in Expo 2015 la bellezza di 1.258.757.215 euro, quasi in miliardo e trecento milioni di euro. A quasi tutti gli osservatori man mano che venivano svelati i bilanci della società che ha organizzato il grande evento era sembrato un po’ difficile vedere lì un affare. Salvo nel 2008, quando a fine anno c’è stato un piccolo utile di 69.994 euro, in tutti gli altri anni la gestione ordinaria ha chiuso in perdita. Rosso di 8,3 milioni nel 2009, rosso di 10,4 milioni di euro nel 2010, rosso di 4,1 milioni nel 2011, ancora rosso di 2,3 milioni nel 2012 e poi rosso di 7,4 milioni nel 2013, di 45,2 milioni nel 2014, e ancora perdite di 23,8 milioni di euro nel 2015 e di 7,6 milioni di euro nei primi 49 giorni del 2016: fino al 18 febbraio, quando è iniziata la procedura di liquidazione di Expo.
Sala con Matteo Renzi e Giuliano Pisapia
Da quando è in vita Expo 2015 ha quindi accumulato perdite per un totale di 109.478.633 euro. Se una società perde sempre, dove mai potrebbe esserci il grande successo che tutti hanno propagandato? La domanda è stata naturalmente rivolta a Sala durante il primo confronto elettorale con Stefano Parisi per il ballottaggio a sindaco di Milano. E lui ha confusamente risposto che sì, il conto economico dava anche nel 2015 un risultato negativo, ma non era quello da guardare. Bensì il patrimonio netto. E come è il patrimonio netto? A questa domanda Sala ha risposto laconicamente: “positivo”. Che vuole dire proprio nulla. Perché torniamo all’esempio iniziale: se ti do diecimila euro da investire, ci mancherebbe che sette anni e mezzo dopo alla resa dei conti tu mi dica che non solo non hai ricavato nulla, ma addirittura hai perso tutto e ti devo pure pagare qualcosa in più per la tua straordinaria abilità. Il risultato di Sala è invece lo stesso dell’esempio iniziale: a lui è stato dato dieci da investire, e alla fine restituisce solo 1,2, vale a dire le briciole. Usciamo dall’esempio e diamo numeri reali.
L’Albero della vita, simbolo di Expo 2015
Expo 2015 ha avuto 10 milioni e 120 mila euro di capitale sociale. Questa somma è stata versata dal ministero dell’Economia (4,048 milioni), dalla Regione Lombardia (2,024 milioni), dalla Camera di commercio di Milano (1,012 milioni), dalla Città metropolitana di Milano (1,012 milioni) e dal Comune di Milano (2,024 milioni). Fra il 2008 e il 2016 gli enti pubblici hanno girato ad Expo 1,248 miliardi di euro di contributi a vario titolo (riserve in conto capitale, contributi per opere da realizzare, contributi in conto esercizio per coprire le perdite annuali). Questa somma è stata versata dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (829,945 milioni), dal comune di Milano (159 milioni), dalla Regione Lombardia (158,997 milioni), dalla Città metropolitana (ex provincia) di Milano (72,094 milioni) e dalla Camera di commercio di Milano (28,6 milioni di euro).
Il passeggio ad Expo 2015
In tutto ad Expo sono stati dati fondi pubblici per un miliardo, 258 milioni, 757 mila e 215 euro. Alla fine Sala restituirà all’azionista 152 milioni, 498 mila e 748 euro. La differenza di 1 miliardo, 106 milioni, 258 mila e 467 euro è esattamente la cifra che i cittadini italiani hanno rimesso (sono soldi pubblici) per finanziare quell’evento che avrebbe dovuto essere il grande volano della economia italiana e che tale non si è affatto rivelato. Come si arriva a questa differenza? Con una operazione algebrica che si trae dalle colonne finali del bilancio al 18 febbraio 2016 pre-liquidazione. Expo 2015 dopo avere assorbito tutti quei soldi pubblici ha in pancia ancora 356,8 milioni di euro di debiti e 288,735 milioni di euro di crediti. Questi avrebbero potuto essere più alti, ma molti che avrebbero dovuto pagare Sala non l’hanno fatto, e lui ha svalutato (quindi considerato perso) il dovuto per quasi 60 milioni di euro. Non è pochissimo in una manifestazione così concentrata nel tempo.
Stefabno Parisi, l’anti-Sala prende appunti
I debiti sono dunque più dei crediti, ma in cassa figurano disponibilità liquide per 115,2 milioni di euro. Poi c’è il famoso patrimonio netto citato da Sala, che è sì positivo per 23 milioni di euro, ma dopo iniezioni di soldi pubblici che hanno coperto i cento milioni e più di perdite annuali. Restano ancora le immobilizzazioni materiali che ammontano oggi a 82,36 milioni di euro. Il conto totale è proprio quel miliardo e 100 milioni di buco alle tasche dei cittadini italiani. Con una sola speranza: quelle immobilizzazioni potrebbero ancora fruttare qualcosa di più, se avessero mercato. Dipende da cosa si farà di terreni e strutture smantellate, e se c’è qualche privato disposto a pagare prezzi più alti del valore cui oggi sono appostate in bilancio. Forse si può recuperare qualcosa di quello spaventoso disastro finanziario, e limitare un po’ di danni. Ma è tutto da vedere. Di sicuro c’è solo il flop fatto: con i ricavi dei propri clienti (biglietterie, commerciale, struttura organizzativa e ricettiva) Sala avrebbe portato i libri in tribunale prima ancora di finire l’Expo.
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