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sabato 1 luglio 2017

Porti chiusi ai clandestini Il siluro dell'ammiraglio: così da una lezione ai politici

L'ESPERTO IN DIRITTO INTERNAZIONALE MARITTIMO Immigrazione, l'ammiraglio Caffio sulla chiusura dei porti: "Già previsto dal diritto marittimo"



L'emergenza sbarchi sulle coste dell'Italia ha raggiunto in soli due giorni un nuovo preoccupante picco, più di 12mila persone sono arrivate nei porti italiani, spingendo al collasso il sistema di accoglienza nazionale già stressato da mesi di arrivi di massa fuori controllo. Chiudere quei porti sembra ormai l'unica soluzione da poter prendere per contenere il fenomeno, un'idea ventilata dal Viminale subito osteggiata da più parti nel governo Gentiloni.

La chiusura dei porti impedirebbe l'ingresso a navi che non battono bandiera italiana e che a bordo trasportano clandestini raccolti in mare. Una procedura ritenuta impossibile da applicare secondo molti, assolutamente prevista però dal diritto marittimo secondo l'ammiraglio in congedo Fabio Caffio, esperto di diritto internazionale marittimo, che al Mattino ha spiegato: "La Convenzione del diritto del mare del 1982 ammette sì l'ingresso di navi straniere nelle acque territoriali di un altro Paese, ma a condizione che non rechino pregiudizio alla sicurezza dello Stato costiero; tra i casi che configurano una simile situazione vi è la violazione di norme interne sull'immigrazione".

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Chiudere i porti quindi sarebbe possibile, le norme secondo l'ammiraglio Caffio esistono già, anche nel diritto italiano, e se ne dovrebbe occupare la Guardia costiera. L'applicazione però non sarà per niente facile: "Esprimo sinceramente dei dubbi, potendosi ipotizzare sia situazioni di estrema necessità che, per il bene delle persone trasportate, impongano di sbarcarle". In prospettiva, la chiusura dei porti italiani porterà a un inevitabile braccio di ferro "con le Ong che si mostreranno non collaborative", in teoria dovrebbero seguire le indicazioni dei Paesi dei quali portano la bandiera, ma il tutto potrebbe non bastare. La soluzione non potrà che passare da un dietrofront dell'Europa, a cominciare da "la collaborazione nel salvataggio tra tutti i Paesi mediterranei, previa fissazione dei criteri di sbarco delle persone salvate. A ciò dovrebbe corrispondere un arretramento da parte dell'Italia nell'esecuzione delle proprie attività di ricerca e soccorso limitandole alla zona di competenza nazionale, pur cooperando con gli altri Paesi secondo i criteri della Convenzione d'Amburgo". 

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