Roberto Benigni, volo di Stato per il suo spettacolo: indagine sul ministro Stefania Giannini
di Edoardo Cavadini
«Volta nostra poppa nel mattino,dei remi facemmo ali al folle volo...». L’Ulisse di Dante Alighieri tentava il «folle volo», ovvero attraversare le colonne d’Ercole con la sua compagine sfidando i limiti dell’umana natura. Ora il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, nel più dantesco dei contrappassi, dovrà tentare il «folle volo» di convicere la Corte dei Conti che spendere 22mila euro di soldi pubblici per spedire Roberto Benigni, manager e staff a Bruxelles per allietare i burocrati Ue con una delle sue lezioncine sul Sommo Poeta non configuri un danno erariale.
Sì perché i procuratori della magistratura contabile umbra hanno intenzione di vederci chiaro su quel trasferimento dell’8 novembre 2011 fortemente voluto e organizzato dall’ex montiana, trasferitasi armi e bagagli nel Pd lo scorso febbraio, quando era rettore dell’Università per stranieri di Perugia (un ruolo tenuto per la bellezza di undici anni, dal 2004 al 2013). La notizia delle indagini in corso è del 9 marzo, ma sulla vicenda - va detto - aveva acceso un faro il deputato del M5S Gianluca Vacca nel marzo del 2014 con un’interrogazione al ministro dell’Economia.
Ma cosa avrebbe combinato la ministra dell’Istruzione, già in bilico per una riforma della scuola che sta creando parecchi imbarazzi a Renzi?
Secondo «Repubblica», che ha ricostruito la vicenda con Corrado Zunino, la Giannini in occasione del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia ha organizzato l’evento “La lingua italiana come fattore di identità e unità” pensando bene di esportare la favella di Benigni con il marchio di Dante a Bruxelles. Ma si sa, un artista ha le sue esigenze, e tra quelle del comico toscano c’era quella di poter avere il proprio numeroso staff. Perciò, complice una gamba ingessata, avrebbe convinto la futura ministra della necessità di un jet privato, un Falcon 20 da 10 posti, evidentemente molto più comodo di un banale volo di linea. E così la Giannini si sarebbe attivata con il ministero dell’Istruzione ottenendo di «dirottare» due finanziamenti (uno da 7.500 euro per Eurostudent e altri 10.000 dai fondi del Miur) alla causa benignesca. Stando ai carteggi tra l’ufficio del rettore e il vettore privato (pare indicato proprio dal manager della star rossa) il pagamento venne effettuato regolarmente dieci giorni dopo il viaggio Ciampino-Bruxelles (il noleggio fu di 28 ore).
A corredo delle spese per lo spostamento dell’artista e la sua crew, vanno aggiunti 640,60 euro per il volo di linea usato dalla Giannini, 470 euro per un secondo aereo destinato al giornalista di complemento chiamato a celebrare l’eccelso evento e 315 euro per trasportare lo staff di Benigni all’aeroporto (si sa, i poeti moderni hanno difficoltà a pagarsi i taxi da soli).
Ad inguaiare il ministro - stando a quanto contenuto nel fascicolo 219 della Corte dei Conti - sarebbe il parere nettamente contrario di un funzionario dell’ufficio acquisti dell’ateneo, scandalizzato dalla cifra sborsata per i comodi dell’attore toscano. Da parte sua la Giannini non fa una piega e a «Repubblica» dice: «Resto orgogliosa dell’evento e non penso che pagare un volo di linea a 5 persone sarebbe costato meno». Va detto che probabilmente il ministro ignora che l’evoluzione dei trasporti aerei consente di viaggiare con poche centinaia di euro in tutto il mondo. Per fare un esempio, un’andata e ritorno (31 maggio-1 giugno) da Roma a Bruxelles costa 159 euro (fonte Skyscanner.it). Certo, bisogna accontentarsi di una low cost.
Da segnalare anche una coincidenza. I magistrati contabili umbri sembrano avere un conto aperto con la Giannini rettore: su di lei pende una contestazione da 420mila euro per l’affitto di locali universitari. Anche allora i revisori interni hanno censurato la pratica, ma lei è andata avanti.