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lunedì 19 gennaio 2015

Il rapimento di Greta e Vanessa retroscena segreto sulla prigionia

Rapimento Greta e Vanessa: gli antibiotici per quelle infezioni durante la prigionia





Continua il giallo sul rapimento e il probabile riscatto pagato dal nostro governo per liberarle. Ma sulla loro prigionia emergono nuovi particolari raccontati dall'Huffingtonpost.  Secondo alcune fonti dell'intelligence, le ragazze sarebbero state vendute dal loro contatto in Siria, il quale sarebbe stato eliminato poco dopo dai servizi segreti di Assad perché accusato di far parte della resistenza. La prima ricostruzione fatta da Greta e Vanessa ai magistrati però non chiarisce alcuni aspetti del rapimento e della prigionia. A quanto pare l'atteggiamento dei rapitori, sempre secondo le informazioni raccolte dall'HuffPost, l’atteggiamento dei rapitori verso le ragazze sarebbe stato a tratti violento. Ed è proprio in conseguenza di queste violenze che una delle ragazze è stata male al punto da costringere gli intermediari che trattavano con la nostra intelligence a richiedere una robusta dose di antibiotici per curarle una pericolosa infezione. Medicinali che fortunatamente sono arrivati in tempo a destinazione.

Gli spostamenti - Al momento del sequestro, Greta e Vanessa sono state circondate da un gruppo di venti uomini che si sono anche duramente confrontati tra loro per decidere chi avrebbe dovuto prenderle in consegna (nulla a che vedere con Al Nusra). E sempre e solo uomini sono stati i carcerieri che le hanno avute in mano per tutti e cinque e mezzo i mesi. Almeno tre le prigioni, che la banda ha cambiato per motivi di sicurezza in un territorio dove custodire due ostaggi occidentali per un tempo così lungo non è cosa che passi inosservata. Insomma sul sequestro di Greta e Vanessa il giallo prosegue. E i punti da chiarire sono ancora tanti...

Multe a raffica, i vigili urbani hanno una nuova arma: ecco come funziona e dove colpisce gli automobilisti

Multe a raffica, arriva il telelaser: l'ultima arma dei vigili urbani




Dopo la riduzione dei tempi del "giallo" ai semafori, arrivano nuovi strumenti per beccare gli automobilisti più furbi e sanzionarli a suon di multe. La tecnologia gioca contro l'automobilista che da quando viene "fotografato" dagli autovelox ha imparato a collezionare le sanzioni. Ma come se non bastasse l'autovelox ecco che debutta il "Telelaser ultralight con digicam"  e consente di monitorare la velocità di ogni mezzo. Il nuovo strumento è entrato in azione sulla Pontina e in appena 5 ore gli agenti hanno scattato 220 fotografie di veicoli che procedevano a velocità superiore ai 90 Km/h, con punte di 190 kh/h. 

Gli altri macchinari - Ma la lista dei macchinari elettronici che sanzionano gli automobilisti non finisce qui. In molte città i vigili hanno in dotazione il 'Targa System' : strumento che in pochi secondi è in grado di individuare le automobili senza assicurazione, con la revisione scaduta o rubate. Il Targa System cattura le immagini dei veicoli che viaggiano anche oltre i 90 chilometri orari, e può funzionare anche di notte, con la pioggia e in condizioni di visibilità scarsa. Oltre ai controlli su assicurazioni, revisioni e furti, il sistema segnala anche i veicoli inseriti nelle black-list o sottoposti a fermo amministrativo. A Roma, come racconta motorlife, la Polizia Municipale ha a disposizione anche lo 'Street Control', un super-vigile elettronico capace di fare fino a 6 multe al minuto. Si tratta del dispositivo dotato di telecamera che permette ai vigili urbani di immortalare mezzi privati parcheggiati in modo irregolare o veicoli rubati. "In un minuto di tempo un vigile a piedi con il taccuino scrive un verbale, nello stesso tempo il sistema street control prepara sei multe" ha spiegato la vice comandante dei vigili urbani. 

Il Fatto attacca Fazio per Charlie Hebdo: "La tua trasmissione succursale di..."

Il Fatto Quotidiano attacca Fabio Fazio per Charlie Hebdo





Fabio Fazio nel mirino del Fatto Quotidiano. Il conduttore di Che tempo che fa è stato bacchettato dal quotidiano di Travaglio e Padellaro per aver mostrato in studio durante la diretta una copia di Charlie Hebdo senza però ricordare che la copia del settimanale satirico era stata distribuita in Italia proprio dal Fatto. E così parte un attacco durissimo per Fazio: "Perché non ha citato il Fatto? Forse gli stiamo antipatici - si legge sul quotidiano si Travaglio e Padellaro - . Forse non voleva scontentare Repubblica e Corriere di cui la sua trasmissione è una succursale televisiva". E ancora: "No sa fare il suo lavoro perché ha omesso una notizia, è una persona scorretta". Insomma tra il Fatto e Fazio è guerra aperta. Il conduttore risponderà agli attacchi di Travaglio&Co?

RENZI IN CADUTA LIBERA Il sondaggione: la Lega fa boom

Renzi in caduta libera, perde sei punti, la Lega a un passo da Forza Italia





Graduatoria dei partiti invariata ma cambia, e parecchio, il consenso delle forze politiche in campo. Secondo sondaggio Ipsos pubblicato sul Corriere della Sera, il Pd, pur mantenendo il primato, fa segnare una flessione rispetto alle Europee di ben sei punti, mentre la Lega è in forte crescita, al 12,8%, e risulta più che raddoppiata rispetto alla consultazione elettorale del maggio scorso.

Gli altri partiti si mantengono su livelli sostanzialmente stabili: il Movimento 5 Stelle si conferma la seconda forza politica (20,6%) nonostante i deludenti risultati alle elezioni regionali in Emilia-Romagna e in Calabria. Col 14,8% Forza Italia si conferma al terzo posto, in flessione rispetto alle europee e incalzata dalla Lega, ormai a un passo dal partito berlusconiano. A seguire Ncd e Udc che sommati superano il 5%, Sel, sostanzialmente stabile al 3,8%, e Fratelli d’Italia che si mantiene sopra il 3%.

Anche il dato dell’astensione si mantiene stabile e riguarda un elettore su tre. Stando ai numeri del sondaggio, il centrodestra, se fosse unito, varrebbe il 36,3% contro il 38,6 del centrosinistra. E il governo? La flessione di consenso registrata tra settembre e dicembre sembra essersi stabilizzata.

Da Fazio in scena il Salvini Show I leghisti esultano: "Asfaltato!"

Matteo Salvini da Fabio Fazio a "Che tempo che fa": "Greta e Vanessa? Io non avrei pagato il riscatto. Via le prostitute dalle strade"





"Sono soddisfatto. Penso si essere riuscito a parlare chiaro". A botta calda, appena finita la sua intervista a Che tempo che fa su Raitre, Matteo Salvini esulta su Facebook e raccoglie l'ovazione della sua torcida leghista. "Vai capitano, l'hai asfaltato!", scrivono in tanti. L'asfaltato sarebbe Fabio Fazio, il padrone di casa che non gode di molte simpatie presso il popolo (e i telespettatori) di centrodestra. Nella tana del nemico il segretario del Carroccio entra col sorriso. Sempre su Facebook Salvini prima di andare in onda regala anche una chicca: "Chiacchierata prima della trasmissione con Fazio. Che dire... Su alcune cose pare che siamo anche d'accordo!". Su Twitter, poi, il martellamento è stato costante e "in tempo reale".


Matteo Salvini        ✔ @matteosalvinimi

Non accetto che un musulmano non voglia farsi curare da un medico donna.
#chetempochefa #Salvini
20:44 - 18 Gen 2015

Il caso Greta e Vanessa - Poi però, a telecamere accese, inizia la bagarre. Il piatto forte naturalmente è la liberazione delle due cooperanti lombarde Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, rapite in Siria lo scorso luglio. "Ho rispetto per chi fa volontariato, ma sarebbe meglio non farlo nelle zone di guerra o pericolose - spiega Salvini incalzato da Fazio -. La prossima volta, sarebbe meglio se facessero volontariato un po' più vicino". Sul presunto riscatto pagato ai jihadisti sequestratori, il leghista è categorico: "Io non pago il riscatto a nessuno. Se dovesse capitare a me, non pago perché metto a rischio altre centinaia di lavoratori. Fossi stato in Renzi, non avrei pagato, avrei provato a portarle a casa in altra maniera". Il botta e risposta si sposta rapidamente sul tema Islam: "Nel nome dell'Islam troppi ritengono il resto del mondo inferiore, da sottomettere - spiega Salvini -. Quando arrivi a casa mia e mi dici che non ti fai curare da un medico donna, io ti rispondo allora torna da dove sei venuto". "L'Islam interpretato in maniera fanatica è un problema, non è una religione come le altre", puntualizza ancora il segretario ed eurodeputato leghista che propone poi di "controllare chi finanzia moschee e luoghi di culto islamici, ad esempio se è l'Arabia Saudita".


Matteo Salvini        ✔ @matteosalvinimi

Se avessero fatto volontariato un po' più vicino, sarebbe stato meglio
#chetempochefa #gretaevanessa 
20:40 - 18 Gen 2015

"Via le prostitute dalle strade" - Fazio chiede conto anche delle posizioni etico-sociali della Lega su prostituzione e nozze gay. "Non do giudizi morali, ma la prostituzione c'è e va regolamentata, togliendola dalle strade", prosegue Salvini, che sulla questione dei diritti agli omosessuali è netto: "Non scimmiottiamo matrimoni, un bambino ha bisogno di una mamma e di un papà". Fazio prova a incastrarlo virando sui suoi apprezzamenti per Putin, non un esempio di liberalità: "Putin sui diritti umani ha i suoi limiti, ci mancherebbe altro. Io sono perché lo stato non entri nella camera da letto. Ognuno deve vivere la propria sessualità con chi vuole e come vuole, ma ritengo che la società abbia bisogno di un nucleo fondante e che un bambino adottato va dove c'è una mamma e un papà". Di sicuro, però, "tra Renzi e Putin scelgo Putin con tutti i suoi limiti".

"Io più di sinistra di Renzi" - Al pubblico di Fazio strappa più di qualche applauso, stupendo i prevenuti. "Fossimo per conto nostro, senza la gabbia di matti europea, staremmo meglio", dice, o ancora "Non trovo posti al mondo dove si viva meglio che in Italia, ma ci stan togliendo voglia di vivere, tanti emigrano" e "L'Italia può stare insieme se valorizza le sue bellezze e le sue diversità, da Nord a Sud", Salvini di sinistra? "Io sicuramente sono più a sinistra di Renzi. Ci vuole poco, lo so, ma io conosco tanti operai, tante fabbriche. Lui conosce, probabilmente, più banchieri". Fazio incassa, i leghisti davanti al televisore festeggiano come se fossero allo stadio.

Borsa, azioni, Btp, obbligazioni: cosa sta per succedere ai nostri soldi

Borsa, azioni, Btp, inflazione: cosa succede ai nostri soldi con il quantitative easing di Draghi

di Claudio Antonelli 



Giovedì prossimo sarà uno spartiacque. Per i cittadini europei e soprattutto per chi è riuscito a mettere da parte un po' di risparmi. In titoli o in obbligazioni. Il 22 gennaio infatti si riunirà il direttivo della Banca Centrale europea per dare il via al quantitative easing, l’iniezione di liquidità tramite azioni dirette nel mercato aperto degli asset finanziari. L’obiettivo di Mario Draghi è quello di far risalire l'inflazione. 

L’acquisto di titoli del debito pubblico da parte di Francoforte è l’opzione principale sul tavolo delle trattative e sicuramente quella su cui sono maggiormente puntati i riflettori dei mercati, ma è anche un’ipotesi che ai tedeschi non piace per niente. Per cui Draghi dovrà trovare una soluzione di compromesso che li liberi dalla sensazione di essere quelli che alla fine dovranno pagare per tutti. Almeno così recita la vulgata. La realtà dei fatti è però ancora lungi dall'essere compresa. «Per essere efficace l’acquisto di titoli di Stato dovrà essere grande», ha detto ieri Benoit Coeure, il francese che Draghi ha individuato come il responsabile del Qe. Secondo il Financial Times, significa che l’eventuale programma della Bce sarà quantificato intorno ai 500 miliardi di euro, o più fino a che l’inflazione europea ariverà al 2%. Per il tedesco Spiegel, Berlino avrebbe proposto a Draghi un piano di acquisto di bond calmierato dalle banche centrali dei singoli Paesi. Purtroppo la Bce non è la Federal Reserve e nemmeno la Banca nazionale svizzera per cui la mediazione politica avrà un ruolo principale, probabilmente con l'effetto di creare comunque delusione nei mercati. Pregiudicando alla fonte, se così fosse, l'effetto stesso del Qe sull’inflazione e sulla vita reale. 

Resta da comprendere che ne sarà delle attività finanziarie (titoli, obbligazioni ed azioni) e dei loro prezzi. Il risultato potrebbe essere un calo generalizzato dei rendimenti obbligazionari in tutta l'eurozona e un ulteriore restringimento dei differenziali relativi ai titoli di Stato dei Paesi periferici. Anche se i mercati obbligazionari hanno già iniziato a scontare questo scenario e i differenziali si stanno restringendo verso i minimi pluriennali. «I mercati», spiega a Libero Mario Seminerio portfolio advisor e in passato gestore di fondi, «tendono ad anticipare determinate mosse delle banche centrali. In questo caso bisognerà comprendere quanto i prezzi degli asset siano già allineati alla realtà. Se il Qe dovesse rivelarsi di entità e portata modesta, con alta probabilità i mercati ne saranno delusi. In questa circostanza ci si potrebbe attendere una corrente di vendite sui titoli di Stato, un conseguente rialzo dei rendimenti, un calo dei prezzi e un’ondata di vendite su Piazza Affari». Nel caso in cui Draghi dovesse armare il bazooka e mettere in campo un Qe senza limitazioni, magari vicino ai mille miliardi, la situazione cambierebbe parecchio. «In tal caso», prosegue Seminerio, «vi sarebbe un’ulteriore corrente di acquisti sui Btp e sulla Borsa, gonfiandone i valori. Il Btp decennale, per fare un esempio, che ora vale circa 130 potrebbe avere una robusta riduzione dello spread, un aumento del prezzo e un ulteriore calo dei rendimenti». 

L’esperienza degli Usa dimostrò che il primo Qe della Fed provocò una discesa del treasury decennale dal picco del 4% di metà ottobre 2008 al 2,2% dei primi di gennaio 2009. Ma nel nostro caso, i rendimenti sono già scesi notevolmente. Grandi contrazioni sono difficili. Difficile invece stimare l’impatto sugli investimenti immobiliari. Sicuramente, le banche alleggerita dai titoli di Stato potrebbero erogare più mutui. Al contrario le case italiane varrebbero meno e attirerebbero acquirenti stranieri. Su tutti questi scenari, campeggerebbe il calo della moneta unica. «Teoricamente c'è da aspettarsi una ulteriore discesa. Viste le attuali dinamiche l’euro potrebbe anche dirigersi verso la parità rispetto al dollaro. Tuttavia non è semplice prevederne l’andamento perché parliamo di una valuta che rappresenta un’area che è pur sempre in avanzo di bilancia commerciale, e questo tende a rafforzare il cambio a parità di ogni altra condizione.

Dunque non potrà svalutarsi oltre determinate soglie. Senza dimenticare che le migliorate prospettive economiche dell’area euro e le migliori aspettative di Eps (earnig per share) delle azioni europee determinerebbero flussi finanziari in entrata spingendo in rialzo il cambio». Insomma le Borse potrebbero cominciare un rally fenomenale. Ai tempi del prima Qe Usa, l’SP500 registrò un rialzo del 65%. Anche nell'attuale situazione Ue, lo spazio per un rialzo dei mercati azionari europei esiste ed è concreto. «Ma tutto dipenderà», conclude Seminerio, «dalle mosse reali della Bce». 

Sequestrati due pescherecci italiani: allarme in Egitto, ambasciata in allerta

Egitto, fermati due pescherecci italiani: ambasciata al Cairo in massima allerta 





Due pescherecci italiani sono stati fermati dalle autorità egiziane. La notizia è confermata dalla Farnesina. Non ci sono dati certi sul numero degli uomini dell'equipaggio. L'ambasciata italiana al Cairo segue la vicenda con la massima attenzione.

domenica 18 gennaio 2015

"Andate a lavorare e ridateci i soldi" La rabbia contro Greta e Vanessa

"Mandiamole a lavorare per ridarci i soldi". La rabbia contro Greta e Vanessa

di Matteo Pandini 



Due eserciti contrapposti, agguerriti e con migliaia di soldati. Su Facebook. Da una parte la pagina «Greta e Vanessa finalmente libere». Dall’altra quella «Greta e Vanessa lavorino gratis per ripagarci il riscatto di 12 milioni». Tesi del primo schieramento: evviva, le due volontarie rapite in Siria sono tornate a casa, il governo non ha sganciato un centesimo e chi la pensa diversamente non capisce un tubo.

Argomentazione dell’altra fazione: le due sciagurate se la sono andata a cercare, riportarle a casa ci è costato un capitale che servirà per finanziare i tagliagole. In altre parole, queste qui sono le «stronzette di Aleppo» come ha sintetizzato l’altro giorno il sito Dagospia. A sua volta sommerso da lettere velenose sulle cooperanti.

Tanto per capire il clima, a un certo punto del pomeriggio la pagina a favore delle fanciulle ha sventolato bandiera bianca: «A causa degli insulti abbiamo dovuto chiudere pure lo spazio che consente agli utenti di mandare messaggi privati. Complimentoni per la vostra umanità e solidarietà». Un film già visto o quasi. Dopo Natale, quando spuntò il video con le due ragazze che imploravano la liberazione (erano sotto due mantelli neri che lasciavano scoperto il volto), ecco dopo quel video in Italia non tutti si impietosirono. Anzi. Sempre su Facebook nacque il gruppo battezzato «delle italiane rapite non ce ne frega un c...» con contorno di insulti e fotomontaggi pesanti. Scoppiò la polemica e la pagina venne chiusa dopo una raffica di segnalazioni indignate.

Eppure, da quando è rimbalzata la lieta novella delle ventenni liberate (e sane e salve), dalla pancia del Paese che smanetta sui social è tracimata un’antipatia o addirittura un odio con pochi precedenti. Nemmeno lo sciagurato Francesco Schettino, per dire, ha incassato così tanti insulti e manifestazioni di antipatia viscerale. Anche se Greta e Vanessa hanno dalla loro gran parte del circo mediatico. Lucia Annunziata. Beppe Severgnini. Roberto Saviano. Di più.

Nella Bergamo di Vanessa come nella Varese di Greta, i giornali locali hanno censurato gli insulti ricevuti via mail, sui siti, sui social network. Non sono mancati editoriali indignati contro «l’odio della rete». Rosella Del Castello, direttrice di Bergamonews.it, ha scritto: «Sono schifata dai commenti della gente. Sono impaurita ma soprattutto arrabbiata dal numero di attacchi superficiali, volgari, cattivi contro due giovani». E la Provincia di Varese ha titolato un pezzo «l’amore per Greta più forte delle offese». Ma la furia che schizza dai social è irrefrenabile. «Per loro 12 milioni di dollari, per gli imprenditori che si sono ammazzati per poche migliaia di euro niente…» ringhia un fotomontaggio contro le cooperanti. «Grazie ragazze», si vede in un’altra immagine: ritrae dei tagliagole incappucciati, armi in pugno. E ancora. L’ennesimo post: «I 12 milioni sborsati dalla pubblica amministrazione (...) non saranno investiti in opere umanitarie, bensì in stragi». E giù una raffica di commenti, parecchi irripetibili. Un utente pubblica la foto di Aldo Moro con quella di Greta e Vanessa, per ricordare che per lo statista dc «non si tratta» e per le giovani «si danno 12 milioni».

Non va meglio nel gruppo «Greta e Vanessa libere», che nelle intenzione dei fondatori doveva essere gemello della pagina a favore delle due. E invece. Scorrendo la bacheca, anche qui gli insulti sono una moltitudine. Il tutto innaffiato da riferimenti sui marò, al grido «riprendiamo i nostri soldati» e «rimandiamole in Siria». Dato che gli eccessi non sono mai da una parte sola, ecco che salta su una tizia: «Sono contenta che questi due angeli in terra siano tornate dai propri cari, i marò stanno bene dove stanno. Sono dei delinquenti e devono pagare per il loro reato». Ecco un altro utente: «Greta e vinci», scrive perfido. Si naviga nel veleno.

Berlusconi urla con Brunetta: "Ora basta, ci stai rovinando"

Berlusconi urla con Brunetta: "Ora basta, ci stai rovinando"





"Leggo le dichiarazioni dell'onorevole Renato Brunetta che, a suo dire, io condividerei. È esattamente il contrario. Non sono d'accordo sui giudizi espressi da Brunetta e neppure sulla sua abitudine di attaccare personalmente gli avversari politici. Chiedo a Brunetta di cambiare atteggiamento". Così Silvio Berlusconi, a sorpresa, attacca il presidente dei deputati di Forza Italia che sabato 17 gennaio sul Corriere della Sera aveva minacciato Matteo Renzi sulle elezioni del Capo dello Stato "da fare prima delle riforme".

Due note - Ma il Cavaliere questa volta sbotta e in una prima nota rassicura il presidente del Consiglio che il Patto del Nazareno non è in discussione - "Forza Italia rispetterà il percorso delle riforme" - poi in una seconda nota, a firma del capogruppo degli azzurri al Senato Paolo Romani - viene chiarito che "la differenza di opinioni non può spingersi a danneggiare il nostro movimento e il presidente Berlusconi".

Replica - Brunetta da parte sua si difende e replica che "per antica consuetudine tutte le mie analisi e tutte le mie dichiarazioni sono sempre state concordate con il presidente Berlusconi, anche quando il presidente Berlusconi cambiava parere, come nei tempi più recenti sul fatto che fosse preferibile votare prima il nuovo presidente della Repubblica e poi la riforma costituzionale e quella elettorale. Ho anche condiviso il suo cambio di parere in merito, ribadendo il calendario fissato alla Camera dei deputati". E ancora: "Per quanto riguarda gli attacchi personali, non è mio stile attaccare gli avversari politici, è nel mio dovere invece rispondere agli attacchi altrui, cosa che ho sempre fatto e continuo a fare quotidianamente con pieno plauso del presidente Berlusconi. Ad una battuta inconsistente ho risposto al presidente Renzi di pensare a lavorare sui decreti attuativi della delega fiscale, piuttosto che perdere tempo in inutili polemiche". Ma fra il Cavaliere e Brunetta, ormai, è gelo.

Cofferati lascia il Pd: "Fascisti" Il gelo di Renzi: "Non è credibile"

Cofferati lascia il Pd: "Fascisti" Renzi: "Non è credibile"





Sergio Cofferati straccia la tessera dell Pd "inquinato". Sconfitto dalla renziana Raffaella Paita alle primarie liguri del centrosinistra, l'ex leader della Cgil ha convocato una conferenza stampa nel foyer del Teatro Carlo Felice di Genova per spiegare le ragioni di questa decisione alla quale sarebbe arrivato dopo una lunga discussione con i suoi collaboratori e con quella parte di dirigenti del Pd genovese e ligure che lo avevano sostenuto alle primarie. 

Attacca pesantemente Cofferati. La sua dichiarazione è riportata da il Fatto: "E' una vergogna che un fascista non pentito scelga i nostri candidati", "il voto è stato inquinato come ha dimostrato il collegio dei garanti ma quel che è più grave è che il centrodestra è intervenuto nelle primarie del centrosinistra per proporre un modello politico e il mio partito non è intervenuto per fermare questo". Ma i renziani vanno al contrattacco: "Cofferati non sa perdere, ora molli il posto all'Europarlamento".  E Matteo Renzi commenta: "Non è credibile. Uno perde e che fa? Se ne va? Ci vuole senso di responsabilità".

Pisapia finisce nel registro degli indagati Tutta colpa dei matrimoni gay

I pm indagano Pisapia per i matrimoni gay

di Luigi Mottola 



Lo avevano avvertito, ma se n’è altamente fregato. Per Giuliano Pisapia ci sono casi in cui le opinioni valgono più delle leggi. Per questo quando ministero e prefettura gli hanno intimato di sospendere la trascrizione delle nozze gay celebrate all’estero s’è fatto una risata. Il matrimonio omosessuale a Milano è diventato legale (ovviamente solo sulla carta) grazie a un escamotage. Bastava andare in Spagna, pronunciare il fatidico sì e poi passare negli uffici dell’anagrafe. Un trionfo per le associazioni Lgbt, grande serbatoio di voti del sindaco. Alla fine, però, lo Stato ha reagito. «Sono indagato per omissione di atti d’ufficio per non aver ottemperato alla richiesta del prefetto», ha spiegato. Una vera sberla per l’avvocato milanese, costantemente ossessionato dal pericolo di vedere il suo nome legato alle disavventure giudiziarie dell’Expo 2015. 

Dybala gol-lampo, Destro salva Garcia Palermo-Roma 1-1, la Juve può fuggire

Serie A, Palermo-Roma 1-1: Dybala gol lampo, Rudi Garcia dice grazie a Destro





Secondo pareggio consecutivo per la Roma di Rudi Garcia, che dopo il 2-2 nel derby non va oltre l'1-1 in casa del Palermo e sale così a 41 punti, due in meno della Juventus capolista che però ha un turno abbordabile con il Verona, nel posticipo domenicale del 19esimo turno di Serie A, e può allungare ancora, a +5. Inizio da incubo per i giallorossi, che dopo poco più di un minuto sono già sotto: Astori gioca una palla avventata sulla sua trequarti, Vasquez intercetta e verticalizza subito per Dybala che infila con freddezza De Sanctis per la sua decima rete stagionale. La Roma arranca, Iturbe e Ljiajc continuano il loro momento no. Serve Destro, rilanciato dal 1' minuto ma in odor di cessione, per dare la scossa e trovare il pareggio, con una leggera deviazione sottomisura al 9'. Da lì al fischio finale poche emozioni. Nell'altro anticipo del sabato, mezzo passo falso anche per l'Inter di Mancini, bloccata sullo 0-0 dall'Empoli.

Il padre spalleggiatore: "Vanessa non si deve scusare"

Vanessa è arrivata a casa, il padre: "Non ha nulla di cui scusarsi"





Una sciarpa in stile kefiah al collo, capelli sciolti e lo sguardo timido davanti alle telecamere: Vanessa Marzullo è tornata a casa. Ma le polemiche sulle due ragazze rapite da Al Nusra non si sono spente soprattutto dopo le indiscrezioni che parlano di un presunto riscatto da 12 milioni di euro pagato dal governo per la loro liberazione. "Ringrazio tutti, ringrazio tutte le persone che hanno lavorato per il nostro rilascio e chi ha pregato per noi", le poche parole che sussurra accanto alla madre. È arrivata nell’abitazione del papà Salvatore, a Verdello, in auto, alle 14.44. Il padre Salvatore al volante, il fratello Mario seduto davanti e lei dietro con mamma Patrizia. La ragazza si è affacciata un istante solo per salutare i giornalisti e le persone che la aspettavano fuori.

"Niente scuse" - E a parlare con i giornalisti c'ha pensato il padre che è voluto tornare su quelle "scuse" fatte dalle due ragazze, soprattutto da parte di Greta agli italiani: "Non ci ha chiesto scusa, perché non ha nulla di cui scusarsi", ha detto il padre, Salvatore, subito dopo il suo arrivo. "L’ho trovata bene e non ha subito violenze - ha aggiunto -. Si è dunque trattato di una brutta storia fortunatamente a lieto fine. Ora ha bisogno di qualche giorno di tranquillità. Anche a noi non ha ancora raccontato i dettagli. Ringrazio di cuore tutti quelli che ci sono stati vicini in questi mesi e in questi ultimi giorni, dal governo ai nostri vicini". Infine Salvatore Marzullo afferma: "Mia figlia ha fatto una cosa pericolosa ma non sbagliata".

"Forte forte forte"? No, male male male. Ecco perché Raffaella Carrà torna, vince ma fa flop (e sul web piovono sfottò...)

Forte forte forte, il talent di Raffaella Carrà vince la gara dello share ma non sfonda





La Raffa nazionale vince la gara dello share ma non sfonda. Forte forte forte, nuovo talent musicale di Raiuno condotto da Raffaella Carrà, incassa 3,8 milioni di spettatori realizzando uno share del 15,52 per cento. Numeri buoni, ma non eccezionali soprattutto considerando due fattori. Il primo è la concorrenza, praticamente nulla, sugli altri canali. Secondo quanto riferisce il sito specializzato davidemaggio.it, infatti, i rivali risultano staccatissimi ad esclusione di Senza Identità su Canale 5 (3,4 milioni di spettatori). Secondo punto: il costo della produzione dello show, che secondo Dagospia ammonta per viale Mazzini tra il milione e il milione e 300mila euro a puntata, di cui 800mila euro per le sole scenografie. E se alla prossima puntata la Carrà avrà contro Scherzi a parte di Paolo Bonolis, suggerisce malizioso Dago, lo share colerà a picco, intorno al 10 per cento. Insomma, il debutto non sarà stato "un fallimento mostruoso", come scrive Dagospia, ma di certo non è stato un trionfo. E a testimoniarlo ci sono i commenti ironici e velenosi su Twitter di molti telespettatori vip, a cominciare da Selvaggia Lucarelli e Alessandra Menzani. 


Selvaggia Lucarelli @stanzaselvaggia

Vedo Forte forte forte, ho girato per un attimo su #quartogrado  e mi è sembrata sperimentazione. #forteforteforte
22:02 - 16 Gen 2015


alessandra menzani @AMenzani

La Carrà andava tanto bene a #TheVoice invece no, ha voluto rovinarsi gli ultimi anni di carriera. Bella mossa.  #forteforteforte
16:41 - 17 Gen 2015

Io giornalista all'assemblea "pacifica": minacce e perquisizioni dagli antagonisti

Milano, io giornalista all'assemblea "pacifica" degli antagonisti No Expo: minacce e perquisizioni

di Marianna Baroli 



No Expo fa rima con violenza. La pacifica riunione che si è tenuta ieri nei locali occupati di via Mascagni 6 a Milano è il pretesto perfetto per due cose: fumare marijuana e cacciare persone scomode, come i giornalisti. I tanti attesi e annunciati workshop tematici hanno riunito solo una manciata di persone. Il motivo? "Li hanno organizzati troppo presto, siamo stanchi dalla festa di ieri". A parlare è uno dei giovani del centro sociale il Cantiere che ammette di sfruttare la giornata per "stare con gli amici a chiacchierare". E il tema principale, il far conoscere perché Expo 2015 è e sarà un male per Milano? "Boh", ci risponde il ragazzo allontanandosi. I No Expo hanno tutti una ventina d'anni, sono giovani, poco ferrati in materia di Esposizione Universale. A far discutere, più che Expo, oggi è Giuliano Pisapia. Il sindaco, da molti, viene chiamato "il traditore". "Ora dice che bisogna rispettare le regole", ridono alcuni ragazzi del Lambretta scuotendo il capo. "Ci hanno lasciati fuori dalla Statale ma non ci faranno di certo stare zitti", annuncia una voce forte al microfono. Lui, ci dicono, è uno dei leader No Expo. Dopo un breve dibattito senza contenuti sul perché loro siano No Expo, la rivelazione: "In mezzo a noi ci sono giornalisti, li invitiamo a lasciare lo spazio". Poi, la presa di posizione. Ci fermano, sequestrano il cellulare. "Questo non ve lo ridiamo più", ci dicono, con fare minaccioso: "O cancellate tutto quello che avete registrato, o questo rimane a noi". Decidiamo di sbloccare il telefono, personalmente ci cancellano ogni traccia di immagine dagli album fotografici e poi, constatato che del loro incontro non ci sia più traccia, ci accompagnano all'uscita. "Se volete le foto, cercatele altrove". Ma quello di oggi, dopotutto, doveva essere un incontro pacifico.

Vanessa e Greta, non solo riscatti: così i jihadisti hanno fatto soldi

Vanessa e Greta, non solo il riscatto: Is e Al Qaeda fanno soldi pure col pizzo delle Onlus

di Francesco Borgonovo 



Dicono che a vent'anni è giusto inseguire ideali, anche lontano da casa, anche mettendosi in pericolo. Dicono che per la solidarietà e la carità cristiana si va anche a rischiare la vita. Come no. Ma almeno che si sappia per che cosa la si va a rischiare. A chi si fa veramente del bene. E la realtà, purtroppo, è che i cooperanti che dall'Europa o dagli Usa vanno in Siria e in Iraq (ma anche in altri Paesi) fanno prima di tutto il bene dello Stato islamico e di al Qaeda. Per spiegare come, basta raccontare questa vicenda.

Nel dicembre 2013, il think tank britannico Overseas Development Insitute ha svelato che alcune associazioni umanitarie che operavano in Somalia nel 2011 hanno pagato i combattenti di al-Shabab, gruppo jihadista affiliato ad Al Qaeda. A quanto pare, il gruppo chiedeva alle associazioni umanitarie una sorta di tassa di registrazione di 10mila dollari. Non solo: al-Shabab insisteva per monopolizzare la distribuzione di aiuti, ovviamente tenendone per sé una buona parte. 

Insomma, gli occidentali giunti sul posto finanziavano i terroristi già solo con la loro presenza. Una inchiesta condotta da Jamie Dettmer del DailyBeast ha dimostrato che cose del genere accadono anche nello Stato islamico. In Siria continuano ad arrivare aiuti umanitari, per lo più cibo e medicinali, che ovviamente sono diretti alla popolazione civile. Nel 2013 ci furono casi di polio nella zona di Deirez-Zor in Siria. La World Health Organization ha fatto sapere che le vaccinazioni sono state condotte da operatori sanitari locali del territorio governato dallo Stato islamico. Questo significa che, grazie agli aiuti e ai volontari internazionali, gli uomini del Califfo possono dimostrare alla popolazione locale di occuparsi del loro benessere, per poi vantarsene nelle loro pubblicazioni di propaganda. Alcuni operatori umanitari hanno raccontato che l’Is impone a tutte le Ong di includere nel proprio staff persone approvate dal Califfato. "C'è sempre qualcuno dell'Is sul libro paga", ha spiegato un operatore al Daily Beast. "E quando viene preparato un convoglio, bisogna negoziare con loro su come questo deve procedere. Loro contattano gli emiri e stabiliscono un prezzo". E le Ong pagano. Racconta un altro operatore umanitario: "Qualche mese fa abbiamo consegnato una clinica mobile a una Ong finanziata dall'Agenzia per lo sviluppo americana. (...) La clinica era destinata a trattare civili, ma sappiamo tutti che anche i combattenti feriti dell'Is potevano tranquillamente farsi curare». In pratica, gli Usa bombardano lo Stato islamico e i suoi combattenti. Poi mandano aiuti per curare i feriti.

Il think thank britannico Quilliam, nell'ottobre 2014, ha spiegato che metà delle donazioni alle piccole associazioni umanitarie che operano in Siria finiscono nelle mani dello Stato islamico. La Charities Commission inglese ha aperto un’inchiesta sulle Ong Children in Deen e al-Fatiha Global. Quest’ultima ha aiutato a organizzare il convoglio con cui viaggiava Alan Henning, il britannico catturato e poi decapitato dall’Is. Entrambe le associazioni hanno negato risolutamente di avere legami con il Califfato. Però ci sono indizi che non depongono a loro favore. Per esempio la foto, uscita nel marzo scorso, che ritrae il Ceo di al-Fatiha, Adeed Ali, abbracciato a due guerriglieri incappucciati e armati di mitra. Un convoglio di Children in Deen, invece, è stato utilizzato da un attentatore suicida di nome Abdul Waheed Majeed per farsi esplodere in Siria. 

Al “pizzo” richiesto alle Ong, si aggiungono i sequestri. Il traffico di esseri umani è una delle principali fonti di sostentamento per i gruppi islamisti. Per il Califfato, ma anche per la miriade di altri gruppuscoli che operano in tutto il globo, dal Mali alle Filippine, dalla Siria all’Iraq. Rukmini Callimachi ha pubblicato una corposa inchiesta sul New York Times raccontando nei dettagli questo giro d’affari. Quel che è emerso è che dal 2008 a al 2014 al Qaeda e i suoi affiliati hanno guadagnato dai rapimenti almeno 125 milioni di dollari. 66 nel solo 2013. Anche il Califfato si arricchisce così. Secondo Newsweek, "i riscatti per i sequestri di persona ammontano al 20 per cento delle entrate del gruppo (…). Secondo le stime del dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, nel 2014 lo Stato islamico ha incassato 20 milioni di dollari con i riscatti. Se si paga la cifra richiesta, il prigioniero viene liberato, altrimenti muore". Ma anche i morti o moribondi hanno un valore. Per la salma senza testa del povero James Foley è stato chiesto un milione di euro. Per liberarlo, il Califfato chiese 100 milioni di dollari. Una cifra assurda. Volevano solo uccidere Foley e utilizzarlo per i video di propaganda. Anche la decapitazione in diretta, dopo tutto, è una forma di guadagno. Forse, prima di partire, i giovani europei dovrebbero pensare anche a questo.

sabato 17 gennaio 2015

Dopo la farsa delle primarie in Liguria Cofferati straccia la tessera del Pd

Dopo la farsa delle primarie in Liguria, Cofferati molla il partito





Sergio Cofferati se ne va dal Pd sbattendo la porta. Sconfitto dalla renziana Raffaella Paita alle primarie liguri del centrosinistra, l'ex leader della Cgil ha convocato una conferenza stampa nel foyer del Teatro Carlo Felice di Genova per spiegare le ragioni di questa decisione alla quale sarebbe arrivato dopo una lunga discussione con i suoi collaboratori e con quella parte di dirigenti del Pd genovese e ligure che lo avevano sostenuto alle primarie. Cofferati la notte dell’11 gennaio scorso, quando era stato reso noto il risultato definitivo delle consultazioni liguri aveva dichiarato: "Prendo atto dei risultati ma non li riconosco, e chiedo l’intervento della commissione di garanzia su tutte le segnalazioni di di voti del centrodestra e di voti eterodiretti di comunità di stranieri. Soltanto quando la commissione di garanzia si sarà pronunciata avremo il quadro definitivo. Oggi le primarie non sono affatto concluse".

Gli altri nodi - Sul tavolo ci sono questioni di merito, sul voto, ma anche di prospettiva politica sul cammino di un partito, il Pd, che guarda al centro e pensa ad alleanze con formazioni come l'NCD. "Inaccettabile il silenzio di Renzi e del mio partito sulle primarie in Liguria", ha detto Cofferati durante la conferenza stampa. "In questa situazione non posso restare". "In questa situazione, per rispetto ai cittadini che mi hanno votato, alle mia convinzioni e ad una parte importante della mia vita, in un partito che non dice nulla su quanto accaduto in Liguria io non posso più restare", ha ribadito l’europarlamentare. "È decisione per me difficile e dolorosa", ha aggiunto, "perchè sono uno dei 45 fondatori del Pd. Vi lascio immaginare con quale fatica sono arrivato a questa conclusione".

Le primarie - "Ho preferito non aspettare", ha spiegato Cofferati, "perchè il quadro quantitativo è abbastanza chiaro. Mi ero convinto durante la campagna che si preparavano comportamenti difformi da quelli che dovrebbero riguardare le primarie. Ho sempre sostenuto l'utilità di questo strumento, che ha larghe pecche e si deve rivedere alla radice, ma continuo a pensare che devono essere mantenute cambiando le modalità con le quali vengono fatte. Quelle di oggi hanno alterato i modi di farle e rappresentare le cose". Poi, Cofferati ha aggiunto: "Sono 13 i seggi incriminati con due fatti gravi: il modo anomalo con cui hanno partecipato al voto alcuni stranieri e l'inquinamento attraverso il voto sollecitato e ottenuto del centrodestra, che si è mobilitato per votare alle primarie del centrosinistra: così non ci sono più le primarie, visto che una parte vuole entrare pesantemente in casa altrui. Mi stupisce che solo io ho fatto ricorsi per violazioni delle regole e mi ha colpito tanta approssimazione di un ministro, Pinotti se non si è capito, sulle regole interne del partito a cui appartiene".

Le telefonate segrete tra Renzi e Silvio Amato in pole: così Matteo vuole fregarci

L'offerta di Renzi a Berlusconi per il Colle





Il toto-Colle entra nel vivo. Dopo le dimissioni di Giorgio Napolitano, scatta la corsa per la poltrona del Quirinale. L'asse tra il Cave Renzi per la scelta del prossimo Capo dello Stato va avanti. Secondo quanto raccontano alcune indiscrezioni raccolte da Affaritaliani da fonti dem, Matteo Renzi avrebbe proposto a Silvio Berlusconi - durante uno dei tanti colloqui telefonici che ci sono stati in questi giorni - una terna di nomi per il Quirinale: Pier Carlo Padoan, Sergio Mattarella e Anna Finocchiaro.

I nomi - Il ministro dell'Economia sarebbe in cima alle preferenze del premier, in particolare visto il suo standing internazionale e soprattutto perché, nonostante l'incidente sulla norma fiscale 'salva-Berlusconi', i rapporti personali tra lo stesso Padoan e il leader del Pd sarebbe "ottimi". Non solo, il titolare di Via XX Settembre sarebbe ben visto anche dall'ormai ex Capo dello Stato Giorgio Napolitano. Ma Berlusconi su questa terna avrebbe espresso la sua preferenza per Sergio Mattarella, restando fermamente convinto però che la scelta più adeguata sarebbe quella di Giuliano Amato. 

La trattativa - Mattarella, sostenuto apertamente nel Pd dai Popolari di Fioroni, avrebbe anche il pieno sostegno dell'Ncd di Alfano. Pronto comunque ad appoggiare anche gli altri due nomi fatti da Renzi a Berlusconi. La senatrice Anna Finocchiaro sarebbe la scelta più "politica" e ha come punti di forza quello di essere donna. Secondo indiscrezioni circolate nella capitale, il presidente del Consiglio avrebbe escluso dalla lista per il Colle gli ex segretari di partito come Walter Veltroni, Piero Fassino, Dario Franceschini e Pierluigi Bersani. Al momento il nome di Romano Prodi tra i fedelissimi di Renzi viene giudicato "fuori dai giochi". Ma "Mortadella" comunque resta in allerta...

Berlusconi vuole la pace con Alfano Scatta il vertice: ecco cosa si diranno

Quirinale, Berlusconi pronto ad incontrare Alfano





Il toto-Colle entra nel vivo e i partiti cominciano le grandi manovre. Dialoghi, cene e incontri per trovare un accordo sul nome del prossimo inquilino del Colle. Forza Italia serra i ranghi e prova a giocare la partita per il Quirinale compattando il partito. Così Raffaele Fitto a sorpresa ha preso le difese di Renato Brunetta, accusato da Renzi di essere un "fannullone" sul fronte delle riforme. Il Cav ha ascoltato le ragioni di Fitto e ha messo da parte i dissidi degli ultimi mesi riscoprendo una nuova unità dentro il partito. L’ex ministro è rivalutato al rango di prezioso consigliere e ha consigliato al Cav di spingere il piede sull'acceleratore per dare l'approvazione del decreto fiscale prima del 20 febbraio. Questo sarebbe il segnale per saldare il patto del Nazareno e dare il via ad una trattativa seria per il Colle. 

Incontro Silvio-Alfano - E in questo clima di reunion, il Cav guarda anche ad Angelino Alfano con cui vorrebbe ritrovare un rapporto ormai logoro e cercare una strada comune per piazzare in modo compatto i voti per il Colle. Così dopo mille titubanze ha finalmente accettato di incontrare Alfano e una delegazione Ncd. Si vedranno all’inizio della prossima settimana: martedì o, più probabilmente, il giorno successivo. L’obiettivo è di coordinarsi, di unire le forze parlamentari per non fare la fine dei Curiazi, con Renzi in veste di Orazio.

Previsto un weekend di neve e pioggia Scopri che tempo farà nella tua regione

Previsto un weekend di neve e pioggia Scopri che tempo farà nella tua regione





Per il weekend arriva la neve. Su Alpi e Appennini, ma anche a quote più basse. Secondo il sito www.ilMeteo.it la perturbazione che in queste ore sta raggiungendo il Nord richiamerà venti meridionali più miti, carichi di umidità e che addosseranno le nubi e le precipitazioni sulle Alpi e Prealpi, precipitazioni che in queste zone saranno copiose, abbondanti e prevalentemente a carattere nevoso sopra i 1000/1200 metri, ma con quota in calo nella giornata di sabato 17 gennaio. 

La pioggia invece interesserà i settori di pianura e sarà moderata o forte sulla Liguria e alta Toscana, debole altrove. Domenica, mentre al Nord il tempo migliora, il maltempo si sposterà verso il Centro e il Sud con piogge anche su queste regioni e nevicate sugli Appennini sopra i 1300/1600 metri. Inoltre la prossima settimana parecchie le nubi previste sulla nostra Penisola. Le precipitazioni risulteranno generalmente deboli o localmente moderate, soprattutto sulle regioni centrali e meridionali, per il freddo invernale dovremo ancora aspettare. 

Sgarbi lo aizza e Cruciani "bestemmia" in diretta: "Papa Francesco? Bullo di periferia. E' come un..."

Giuseppe Cruciani, la "bestemmia" in diretta: "Papa Francesco come un clown e un bullo di periferia"





Chi segue La Zanzara di Radio24 non si sarà perso il recente siparietto. Protagonisti Vittorio Sgarbi e il conduttore Giuseppe Cruciani. Il primo, in un ardito parallelismo, sosteneva che se Cruciani avesse bestemmiato in diretta, pur senza arrivare a stragi e kalashnikov, avrebbe dovuto subire (scontate) e pesantissime conseguenze, non solo giudiziarie. Cruciani, da par suo, sosteneva che la questione fosse totalmente diversa: le vignette di Charlie Hebdo che hanno scatenato la furia islamista su un piano, l'eventuale bestemmia in diretta su un altro. Così Sgarbi si scatena: "E allora fallo! Bestemmia. Dai, bestemmia e vediamo cosa succede". Ovviamente, Cruciani si è astenuto dal farlo.

La frase del Papa... - Nella puntata di giovedì 15 gennaio, però, lo stesso Cruciani si è spinto ad un'affermazione che farà discutere. Nessuna bestemmia, per carità, ma una frase che dopo la provocazione di Sgarbi non è passata inosservata, affatto. Si discuteva delle (strane) parole del Papa, sempre legate alla strage nel Charlie Hebdo. Francesco, infatti, ha spiegato in un parallelismo altrettanto ardito che "se uno insulta la mia mamma, io gli do un pugno". Tutto l'opposto rispetto al cattolicissimo "porgi l'altra guancia". Una frase, quella del Papa, che per Cruciani è una "toppa clamorosa". Il conduttore de La Zanzara, infatti, ritiene che la boutade del Pontefice sia stato un macroscopico errore.

...e il giudizio di Cruciani - Ed è in questo contesto, mentre nel corso della trasmissione si continuava a discutere della frase del Papa, che Cruciani ha nuovamente detto la sua, con una frase, appunto, destinata a far discutere. "Quella frase - attacca Cruciani - è la dimostrazione di ciò che ho sempre detto, da uno o due mesi dopo l'elezione. Questo Papa è una sorta di clown. E' un personaggio divertente, uno che si mette al livello di un bullo di periferia e dice ao se mi tocchi la mamma ti tiro un pugno. Sarà pure il Papa - conclude Cruciani - ma non c'è la regalità, l'autorità, il carisma". Nessuna bestemmia, certo, ma Sgarbi, oggi, sarà un poco più soddisfatto...

La Kyenge ora si candida al Quirinale "Così i leghisti moriranno d'infarto..."

Cecile Kyenge a La Zanzara: "Vorrei un Capo dello Stato di colore o di origine straniera"





"Serve un presidente di colore al Quirinale". Nel toto-Colle entra a gamba tesa pure l'ex ministro Cecile Kyenge che in un'intervista a La Zanzara su Radio 24 parla del successore di Giorgio Napolitano e traccia il suo personale identikit per il nuovo Capo dello Stato: "Lo sogno tutti i giorni. Vorrei un nero come Presidente della Repubblica - ha detto l'esponente piddì - Al Quirinale vorrei un nero e con un presidente di colore tutti quelli della Lega morirebbero di infarto". 

"Serve un candidato di colore" - Ma per il momento di candidati di colore non ce ne sono. E questo la Kyenge lo sa bene: "Nelle varie rose di nomi che si fanno non vedo nessuno di colore o almeno uno di origine straniera, sarebbe un passo avanti - spiega l'europarlamentare dem - Sono sicura che adesso la mia pagina Facebook si riempirà di insulti". 

Toto-Quirinale, Renzi avverte i suoi: "Se ci sarà fallimento, Pd colpevole"

Direzione Pd, Matteo Renzi avverte i suoi: "Se ci sarà fallimento, Pd colpevole"





"La direzione del Pd è convocata in modo permanente fino all'elezione del presidente della Repubblica". Matteo Renzi durante la direzione dem prepara la road map per il partito in vista della corsa al Colle. "Nelle 24 ore precedenti al primo voto si deve arrivare a formalizzare la proposta del Pd riunendo i gruppi e i grandi elettori". "Questo passaggio - specifica Renzi - sarà preceduto da un giro di consultazione con gli altri partiti", con il tramite di "una delegazione composta da segretario, due capigruppo, due vicesegretari e presidente del partito". Ma ha assicurato che i primi ad essere sentiti saranno gli alleati di governo, come Scelta Civica e Area popolare. Era un passaggio atteso quello di Renzi, che di fatto apre le grandi manovre in vista del 29 gennaio, giorno in cui è convocato il Parlamento in seduta comune.

La partita per il Colle - ll premier ha voluto richiamare il partito alla responsabilità storica che lo attende: "O siamo in condizioni di fare quel che necessario o, se si fallirà come nel 2013, noi saremo additati come colpevoli". La direzione ha interrotto il segretario per un lungo e sentito applauso rivolto a Giorgio Napolitano, ringraziato da Renzi per come ha saputo interpretare il ruolo di presidente della Repubblica. Poi è arrivato l'avvertimento: "Niente ironie, niente demagogie, coinvolgeremo tutti. Se qualcuno si chiama fuori faremo senza di lui. Non accettiamo veti da nessuno". Logicamente non sono stati fatti nomi, anche se Renzi ha ribadito che il presidente dovrà essere "un arbitro rigoroso". Il premier ha anche aperto ad un dialogo con i parlamentari Cinque Stelle che devono "scegliere se vogliono essere parte del gioco istituzionale". Un'apertura apprezzata dal dissidente Pippo Civati che dice: "Per oggi va bene così, ma quando lo dicevo io mi davano del matto". Le parole del premier sembrano aver placato le richieste della minoranza dem, che ieri aveva chiesto di esplorare "nuove strade" rispetto al patto del Nazareno.

La Kostner condannata per Schwazer Amore e doping: un anno e 4 mesi

Doping, Carolina Kostner condannata a 1 anno e 4 mesi per il caso Schwazer





Il Tribunale nazionale antidoping ha squalificato Carolina Kostner per 1 anno e 4 mesi a partire da oggi. La pattinatrice altoatesina era accusata di complicità e omessa denuncia nell'ambito del "caso Schwazer": avrebbe cioè taciuto delle pratiche dopanti cui si sottoponeva l'allora suo fidanzato, il marciatore azzurro Alex Schwazer, oro a Pechino 2008 nella 50 km. La Procura nazionale antidoping aveva chiesto 2 anni e 3 mesi di squalifica. Kostner è stata anche condannata al pagamento di 1.000 euro. Il suo avvocato Giovanni Fontana commenta "Smentito il Tas che stabiliva la piena consapevolezza dell'illecito per la condanna. Faremo sicuramente ricorso". Queste invece sono le parole della pattinatrice: "Contenta di certo non sono, anzi sono molto amareggiata e molto delusa. Sono determinata ad andare fino in fondo, fino all'ultimo grado di giustizia". Ora Carolina con i suoi legali deciderà come articolare la sua difesa davanti al Tas di Losanna.

venerdì 16 gennaio 2015

Renzi non tira più: giù nei sondaggi E dalla Bignardi è flop di ascolti

Matteo Renzi non tira più: share flop per Le invasioni barbariche di Daria Bignardi. E nei sondaggi il premier cala

di Enrico Paoli 



Tranquilli. Prima o poi a sentirete Daria Bignardi esclamare, con uno dei suoi soliti acuti (inutili peraltro) che lei non fa televisione in senso stretto, ma che ha solo portato il salotto di casa sua nell’etere. E così tutto ciò che direte sugli ascolti delle Invasioni Barbariche, il programma de La7 condotto dalla giornalista-scrittrice ed ex conduttrice del Grande Fratello, sarà usato contro di voi. 
E sì perché la prima puntata della nuova stagione del programma, che ha debuttato mercoledì sera, ha fatto registrare un modesto 3,82% di share, nonostante la presenza del premier Matteo Renzi, al quale la Bignardi ha apparecchiato un’intervista su misura. Nemmeno il Fedez show ha evitato il disastro. Esattamente un anno fa (il 17 gennaio del 2014 per la precisione) Le Invasioni Barbariche, con il premier guest star della serata, fecero registrare il 5,59%. Altri tempi, altri scenari, direte voi. Probabile, tanto che il 17 aprile del 2013, ovvero in occasione dell’ultima puntata di quella stagione, la presenza in studio di Matteo portò in dote alla Bignardi (detta birignao) un ascolto record: il 6,55% di share. Qualcosa è cambiato. 

Di sicuro il presidente del Consiglio non è più il re Mida degli ascolti e la Bignardi è sempre più un prodotto di nicchia. Ma non è sommando le due negatività che si ottiene il risultato di questo tracollo. Perché nel caso della conduttrice de La7 incide, e non poco, la crisi della tv generalista e il logoramento del programma. Sempre uguale a se stesso. Nel caso del premier, invece, pesa il definitivo tramonto della luna di miele con gli italiani. Il sondaggio realizzato nei giorni scorsi dall’istituto Ixé per Agorà, il programma di Rai Tre condotto da Gerardo Greco, ha evidenziato un crollo della fiducia tanto nel governo (sceso in una settimana dal 37 al 33%) quanto nel premier (dal 39 al 37%) e sorpassato dal quasi ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (39%). I motivi sono facilmente immaginabili. Il nuovo record della disoccupazione pesa in modo evidente, così come pasticcio sulla delega fiscale tanto attesa da aziende e cittadini. E se le cifre raccontano che gli italiani non credono più nell’arte affabulatoria del primo ministro, incapace di risolvere i problemi del Paese, i sondaggi non raccontano sino in fondo la crisi degli italiani. Se a settembre la fiducia era al 50%, in poco più di tre mesi si è disperso oltre un quarto del «Renzi fan club». Sono cose che succedono anche nelle migliori famiglie.

Però nel caso di Renzi e della Bignardi le vicende, diciamo così, «familiari» sono un fatto marginale, dato che entrambi sono afflitti da un ego smisurato. La conduttrice de La7, molto attenta ad accontentare i salotti radical chic più che il pubblico trasversale della rete, è stata battuta da una programma popolare come Chi l’ha Visto, condotto con maestria da Federica Sciarelli. Il contenitore di Rai Tre ha fatto registrare il 15,02% di share, mantenendosi sui propri livelli standard. Matteo, invece, rischia di essere surclassato dall’altro Matteo, Salvini naturalmente. I due sono considerati fra i leader più amati in questo momento, sebbene la luna di miele del premier con il Paese pare essersi eclissata. Tuttavia c’è un dato che dovrebbe far riflettere, e non poco. Soltanto il 50,7% degli intervistati ha dichiarato che si recherebbe alle urne nel caso in cui si tornasse a votare. Segno che il disinteresse verso la politica ha raggiunto percentuali mai viste in passato. Nel frattempo, però, il leader della Lega continua ad essere l’ospite preferito dei programmi tv. E chissà che non sia proprio lui il vaccino contro l’epidemia dell’astensionismo.

Otto e mezzo, Paolo Gentiloni e quella domanda della Gruber sul riscatto per Greta e Vanessa

Otto e mezzo, Paolo Gentiloni e quella domanda della Gruber sul riscatto per Greta e Vanessa








"Abbiamo pagato il riscatto? Le notizie che circolano sono solo illazioni, abbiamo seguito tutte le procedure utili per liberare Greta e Vanessa". Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, ospuite a Otto e Mezzo, va in tilt con una domanda di Lilli Gruber che lo incalza: "Ministro può rispondere sì o no sulla vicenda del riscatto? Avete pagato?". Niente Gentiloni non riesce a pronunciare un monosillabo. E così parte il solito giro di parole: "Ho trovato quelle ragazze molto provate, il governo italiano ha fatto il possibile per riportarle a casa. Abbiamo seguito tutte le procedure che sono simili a quelle adotatte dagli altri Paesi. L'Italia non paga riscatti", ha affermato. 

"Che io sappia" - Ma sul caso specifico di Greta e Vanessa non riesce pronunciare una frase semplicissima: "Il governo italiano non ha pagato il riscatto ad Al Nusra". Poi sempre più stremato, Gentiloni all'ennesima domanda su uno scambio di prigionieri risponde così: "Che io sappia non c'è stato". Va sottolineato quel "che io sappia". Non proprio rassicurante come risposta per chi guida il dicastero degli Esteri ed è in prima linea nella difesa del nostro paese dal pericolo jihadista...

Un devastante Ferrara su Papa Francesco: "Su Charlie non ha perso la brocca e non è una gaffe. E' molto peggio". Poi la drammatica profezia

Ferrara su Papa Francesco: "Le sue parole su Charlie non sono una gaffe. Sono molto peggio"





"Se dici una parolaccia su mia mamma ti devi aspettare un pugno", ha detto ieri Papa Francesco a proposito della libertà di espressione e della blasfemia. "È aberrante uccidere in nome di Dio", ha detto il gesuita Bergoglio, ma è sbagliato anche "insultare le religioni". Parole molto forti pronunciate mentre era in aereo in volo verso le Filippine che hanno in qualche modo stupito cattolici e non. E proprio a quelle parole Giuliano Ferrara dedica oggi il suo editoriale sul Foglio sottolineando che "il fantasma di Voltaire e della sua irrisione delle religioni, dai maomettani ai papisti agli ebrei, il fantasma di un Charlie del Settecento, è ancora troppo vivo, nonostante si faccia finta di averne cancellato anche il ricordo con il Concilio ecumenico vaticano II".

Perché quelle parole - "Perché il Papa ha parlato in modo da essere identificabile come il tutore dell' autodifesa della dignità delle religioni invece che come il custode della sacralità della vita umana e del diritto alla libertà d' espressione?", si chiede il direttore del Foglio. La risposta arriva un paragrafo più sotto: "Non credo sia una gaffe, modalità a parte, ché il magistero posta aerea è effettivamente un po' troppo colloquiale per valere erga omnes. Non ha perso la brocca, il Papa, il che sarebbe umano, possibile, riparabile. C' è dell'altro. C'è la convinzione, comune al Papa e a molta cultura irenista occidentale, che si debba convivere con l'orrore, che il distacco concettuale e spirituale dell'islam dalle pratiche violente del jihad è una conquista che spetta eventualmente all'islam di realizzare, che non esiste alternativa alla sottomissione o all'abbandono al dialogo interreligioso".

Non è una gaffe - Del resto, spiega Ferrara nell'articolo firmato con l'elefantino rosso, "per quanto si voglia essere Papa del secolo e nel secolo, per quanti omaggi si facciano, anche per i creduloni, alla libertà piena di coscienza come fondamento della fede, della possibilità della fede, alla fine quel che conta è non perdere il contatto con l'universo islamico, e la chiesa sa bene, ben più e meglio di altri, che il nemico violento non è il terrorismo ma l'idea coranica radicalizzata di cui il terrorismo è il frutto". "Parole e gesti del Papa, le risate risuonate nella carlinga del suo aereo, la metafora del pugno risanatore che colpisce e ripara l'offesa alla dignità, la declamazione tra pause teatrali del concetto "è normale, è normale", tutto questo non è gaffe", conclude Ferrara. "E' di più e peggio". "La piazza araba militante, gli imam che predicano nelle moschee e riluttano a una
rigorosa condanna della decimazione con fucile a pompa di redazioni di giornale e negozi ebraici, da ieri si sentono meno isolati, meglio protetti dalla convergenza con il Papa di Roma". 

Jihadisti, piano diabolico in Europa Decapitazione e ostaggi: tutto pronto

Belgio, i jihadisti uccisi volevano assaltare un bus e prendere i passeggeri come ostaggi





I due sospetti terroristi uccisi dalla polizia belga nel raid di ieri sera a Verviers progettavano, insieme al terzo sospettato rimasto ferito, di sequestrare un autobus e prenderne in ostaggio i passeggeri. Lo riferisce l’emittente belga Rtl, secondo la quale i tre intendevano compiere la loro azione indossando uniformi della polizia belga e utilizzando fucili d’assalto kalashnikov, pistole ed esplosivi. Secondo quanto riporta invece il quotidiano Het Laatste Nieuws, la cellula terrorista intendeva rapire un alto ufficiale di polizia o un magistrato per poi decapitarlo in un video da diffondere su Internet. Il sito della Dernière Heure più in generale sostiene che stavano preparando il rapimento e la decapitazione di un importante personaggio. 

Cellula cecena - Le operazioni antiterrorismo in diverse località del Belgio "sono terminate" e i membri della cellula neutralizzata a Verviers sono di origine cecena. Secondo quanto confermato dal ministro degli Esteri belga Didier Reynders i due uomini uccisi ieri erano tornati di recente dalla Siria. Un terzo uomo, rimasto ferito nell’assalto della polizia è stato arrestato. "Le operazioni sul terreno sono terminate. Ora analizzeremo la situazione per capire se la polizia e le autorità giudiziarie dovranno prendere altre misure", ha spiegato Reynders.

L'attentato imminente - La cellula preparava attentati contro le forze dell’ordine "per oggi, o al più tardi domani", ha detto il procuratore Eric Van Der Sypt durante una conferenza stampa a Bruxelles. Il pericolo, ha spiegato, era imminente, "questione di ore", e questo ha spinto la polizia ad accelerare l’operazione. L’indagine, ha spiegato, andava avanti "da alcune settimane".

Scuole ebraiche chiuse - In Belgio rimane alta l’allerta anti terrorismo dopo l’operazione di polizia. Secondo quanto riferito dalle autorità i due erano appena rientrati dalla Siria e si apprestavano a compiere attacchi contro la polizia belga. Un terzo sospettato è stato arrestato dopo essere rimasto ferito nel corso del raid. Dopo l’operazione Van Der Sypt ha riferito che l’allerta è stata innalzata a livello tre, il secondo più alto. E' per questo che alcune scuole ebraiche ad Anversa e Bruxelles sono state chiuse dopo essere state indicate come possibili bersagli di attacchi terroristici.

Nessun collegamento con Parigi - Non sembra esservi, ha riferito il portavoce della procura Eric Van der Sijpt, un collegamento con gli arresti effettuati a Parigi. "Ciò che posso confermare -ha spiegato- è che abbiamo cominciato le indagini prima degli attacchi di Parigi". E -ha aggiunto- gli "arresti importanti" effettuati significano che "non è stata smantellata solo una cellula bensì anche il sostegno di cui godeva".