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domenica 18 gennaio 2015

"Andate a lavorare e ridateci i soldi" La rabbia contro Greta e Vanessa

"Mandiamole a lavorare per ridarci i soldi". La rabbia contro Greta e Vanessa

di Matteo Pandini 



Due eserciti contrapposti, agguerriti e con migliaia di soldati. Su Facebook. Da una parte la pagina «Greta e Vanessa finalmente libere». Dall’altra quella «Greta e Vanessa lavorino gratis per ripagarci il riscatto di 12 milioni». Tesi del primo schieramento: evviva, le due volontarie rapite in Siria sono tornate a casa, il governo non ha sganciato un centesimo e chi la pensa diversamente non capisce un tubo.

Argomentazione dell’altra fazione: le due sciagurate se la sono andata a cercare, riportarle a casa ci è costato un capitale che servirà per finanziare i tagliagole. In altre parole, queste qui sono le «stronzette di Aleppo» come ha sintetizzato l’altro giorno il sito Dagospia. A sua volta sommerso da lettere velenose sulle cooperanti.

Tanto per capire il clima, a un certo punto del pomeriggio la pagina a favore delle fanciulle ha sventolato bandiera bianca: «A causa degli insulti abbiamo dovuto chiudere pure lo spazio che consente agli utenti di mandare messaggi privati. Complimentoni per la vostra umanità e solidarietà». Un film già visto o quasi. Dopo Natale, quando spuntò il video con le due ragazze che imploravano la liberazione (erano sotto due mantelli neri che lasciavano scoperto il volto), ecco dopo quel video in Italia non tutti si impietosirono. Anzi. Sempre su Facebook nacque il gruppo battezzato «delle italiane rapite non ce ne frega un c...» con contorno di insulti e fotomontaggi pesanti. Scoppiò la polemica e la pagina venne chiusa dopo una raffica di segnalazioni indignate.

Eppure, da quando è rimbalzata la lieta novella delle ventenni liberate (e sane e salve), dalla pancia del Paese che smanetta sui social è tracimata un’antipatia o addirittura un odio con pochi precedenti. Nemmeno lo sciagurato Francesco Schettino, per dire, ha incassato così tanti insulti e manifestazioni di antipatia viscerale. Anche se Greta e Vanessa hanno dalla loro gran parte del circo mediatico. Lucia Annunziata. Beppe Severgnini. Roberto Saviano. Di più.

Nella Bergamo di Vanessa come nella Varese di Greta, i giornali locali hanno censurato gli insulti ricevuti via mail, sui siti, sui social network. Non sono mancati editoriali indignati contro «l’odio della rete». Rosella Del Castello, direttrice di Bergamonews.it, ha scritto: «Sono schifata dai commenti della gente. Sono impaurita ma soprattutto arrabbiata dal numero di attacchi superficiali, volgari, cattivi contro due giovani». E la Provincia di Varese ha titolato un pezzo «l’amore per Greta più forte delle offese». Ma la furia che schizza dai social è irrefrenabile. «Per loro 12 milioni di dollari, per gli imprenditori che si sono ammazzati per poche migliaia di euro niente…» ringhia un fotomontaggio contro le cooperanti. «Grazie ragazze», si vede in un’altra immagine: ritrae dei tagliagole incappucciati, armi in pugno. E ancora. L’ennesimo post: «I 12 milioni sborsati dalla pubblica amministrazione (...) non saranno investiti in opere umanitarie, bensì in stragi». E giù una raffica di commenti, parecchi irripetibili. Un utente pubblica la foto di Aldo Moro con quella di Greta e Vanessa, per ricordare che per lo statista dc «non si tratta» e per le giovani «si danno 12 milioni».

Non va meglio nel gruppo «Greta e Vanessa libere», che nelle intenzione dei fondatori doveva essere gemello della pagina a favore delle due. E invece. Scorrendo la bacheca, anche qui gli insulti sono una moltitudine. Il tutto innaffiato da riferimenti sui marò, al grido «riprendiamo i nostri soldati» e «rimandiamole in Siria». Dato che gli eccessi non sono mai da una parte sola, ecco che salta su una tizia: «Sono contenta che questi due angeli in terra siano tornate dai propri cari, i marò stanno bene dove stanno. Sono dei delinquenti e devono pagare per il loro reato». Ecco un altro utente: «Greta e vinci», scrive perfido. Si naviga nel veleno.

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