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venerdì 2 gennaio 2015

Ma quali tagli, il Parlamento brinda: ecco chi verrà assunto (e strapagato)

Il Parlamento brinda: in arrivo altri 11 burocrati

di Antonio Castro 


E per fortuna che il corpaccione della macchina amministrativa della politica nazionale avrebbe dovuto dovuto sottoporsi ad una poderosa dieta dimagrante. All’Ufficio parlamentare di bilancio (i vertici sono stati nominati solo lo scorso 30 aprile), servono esperti e direttori. E per attrarre le menti migliori non si bada a spese.  I futuri compensi per gli 11 fortunati dirigenti (di prima e seconda fascia), andranno da un minimo di circa 60mila euro lordi l’anno (per i primi livelli + premio di risultato), a oltre 167mila euro (147mila + premio di risultato + 20mila euro di indennità aggiuntiva).

L'Authority - L’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), in realtà è una vera e propria authority . La legge istitutiva parla di «organismo indipendente che ha il compito di svolgere analisi e verifiche sulle previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica del governo e di valutare il rispetto delle regole di bilancio nazionali ed europee». In sostanza, l’Upb dovrebbe fare le pulci a ministeri, Palazzo Chigi e Istat. L’organismo di vigilanza è stato costituito nell’aprile 2014 e i tre consiglieri nominati con decreto dal presidente del Senato, Pietro Grasso e della Camera, Laura Boldrini, secondo quanto previsto «dalla legge rinforzata sul principio del pareggio di bilancio in attuazione delle normative europee sulla nuova governance economica».

E dopo una prima complicata fase di rodaggio, ora sembra entrare nella fase operativa. O meglio: dopo oltre 8 mesi cominciano ad uscire solo ora i prima bandi di assunzione e reclutamento. Infatti per essere operativo l’Ufficio ha bisogno di reclutare cervelli. O meglio di attrarli. Lo scorso 19 dicembre in Gazzetta Ufficiale sono stati pubblicati due bandi per “3 posti da direttore” e 8 da “Esperto senior”. La scadenza per presentare domanda (tra l’altro il sito dell’Upb non è ancora stato allestito e il bando è disponibile on line all’indirizzo http://www.parlamento.it/1151), è fissata per il 19 gennaio.

Organico - Si badi bene: la pianta organica definitiva dell’Upb, almeno sulla carta, è estremamente modesta: l’allegato del “Regolamento recante il trattamento giuridico ed economico del personale dell’Ufficio”, prevede appena 29 persone. Gli esperti senior saranno al massimo 14, gli esperti “normali” 13, i coadiutori appena 2. Poi bisogna considerare il direttore generale (che è però nominato a parte), e l’Upb per il momento di ferma qui.  A dire il vero si spera - con questo bando e gli altri che seguiranno per completare la dotazione organica prevista - di attrarre cervelli e cervelloni dalle varie amministrazioni di prestigio dello Stato (Corte dei Conti, ragioneria, Tesoro, Banca d’Italia, ecc). Con un qualche risparmio. 

E infatti il trattamento economico di provenienze ovviamente viene salvaguardato, e poi si offre un compenso a risultato e alcune indennità aggiuntive. E, sicuramente, la possibilità di entrare nel sancta santorum dei numeri della Repubblica Italiana. Si tratta - per chi fosse interessato a candidarsi anche se esterno all’amministrazione stataleo - di contratti triennali che potranno essere riconfermati «solo per un altro triennio», puntualizzano i bandi. Ma visto che al presidente Giuseppe Pisauro - professore ordinario (oggi fuori ruolo) di Scienza delle finanze alla Sapienza di Roma - e agli altri due consiglieri dell’Upb (la dottoressa Chiara Goretti e il professor Alberto Zanardi), viene delegato il compito di tenere sotto controllo i conti pubblici e di «analizzare e verificare» le previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica del governo, stupisce che sia pure in tempi di spending review sia stato accordato un budegt (circa 6 milioni per il 2015), tutto sommato modesto. E una dotazione di personale che è inferiore a quella di quasi tutti gli uffici a “diretta collaborazione” dei ministri.

Il controllore - Nelle intenzioni del governo l’Upb avrebbe dovuto essere il “controllore italiano” del nostro traballante pareggio di bilancio. E a questo neonato Ufficio viene chiesto (anche da Bruxelles) «di valutare il rispetto delle regole di bilancio nazionali ed europee». Resta da chiedersi come con sole 33 persone si possa svolgere questo compito immane. Certo i tre membri del Consiglio dell’Upb potrebbero decidere di allargare l’organico, però visto che già ci sono voluti dei mesi solo per scrivere il Regolamento sulle retribuzioni forse è meglio concentrarsi sugli esperti (senior e non) da reclutare. Anche perché senza cervelli chi farà le”pulci” ai numeri partoriti dal governo? 

C’è almeno di buono - sbirciando il bilancio 2014 dell’Ufficio - che dei 6 milioni messi a disposizione dal Tesoro ad aprile per il funzionamento, l’Upb ne ha spesi solo 1,584 di milioni. E dal bilancio previsionale 2015 salta fuori quindi una restituzione al bilancio dello Stato di ben 2 milioni. Ma forse quei 2 milioni potevano essere impiegati per reclutare un plotone in più di “esperti senior”, sempre che si voglia che questo Ufficio funzioni veramente. E possa spulciare a fondo.

Come guadagnare soldi nel 2015: le dieci dritte di Buddy Fox in Borsa

Buddy Fox, l'oroscopo finanziario: dieci dritte per investire in Borsa nell'anno che verrà

di Buddy Fox


Il 2014 è finito e, come da tradizione, è il momento dei bilanci. Dodici mesi fa, esattamente in questi giorni, avevo fatto il mio oroscopo finanziario sull’anno che stava per iniziare. Vediamo com’è andata. Le previsioni azzeccate e le delusioni. Ricordando come avvertenza preliminare che il denaro si trasferisce da un’intuizione ad un’altra. Un anno fa quando Byron Wein (Blakstone) profetizzò l’indice S&P a 2.300 punti fu preso per pazzo. Oggi che l’obiettivo è vicino , ascoltando le previsioni molto ottimistiche dei colleghi, la sua previsione sembra quasi dettata da somma prudenza. Qui sotto le nostre previsione. E in grassetto come è andata.

Come è andata nel 2014: 
1) Piazza Affari: tutte le congiunzioni astrali di dodici mesi fa sembravano puntare su Milano, come regina del 2014. Basterà una piccola ripresa economica per scatenare il Toro, era scritto negli oroscopi. La ripresa non c'è stata. Rilanciamo nel 2015.

2) Usa: l’ultima revisione del Pil ha segnato un miglioramento a +4,1%. La locomotiva ha ripreso a sbuffare. Il pronostico parlava del ritorno del dollaro forte. Così è stato.

3) Giappone: Ventidue anni ha impiegato per risvegliarsi e non si fermerà proprio ora. Difficile immaginare un rialzo come quello del 2013, ma, come indicazione avevamo dato almeno 18,000 dell’indice Nikkei. Ci siamo arrivati Ora alziamo l'asticella.

4) L'Euro cade, ma non si rompe. Il calo delle quotazioni, potrà agevolare le esportazioni europee. La moneta unica sta calando come da previsioni, ed è solo l'inizio.

5) Il 2014 sarà l'anno del cavallo. E se fosse Pegaso? Possibile decollo per la borsa di Atene. Tramite Etf si compra Grecia e si vola sulle ali di Pegaso. Totalmente cannata. Riproviamo nel 2015

6) Materie prime: se l'economia riparte le materie prime potrebbero tornare a salire.Puntavamo su grano e frumento. Anche qui un buco nell'acqua.

7) I lupi di Wall Street: nel 2014 sono tornati e hanno molta fame, ma non di cibo: denaro e guadagni sono le prede. Rispetto a dodici mesi fa sono molti di più gli ottimisti, è infatti ipotizzabile uno S&P500 a 2,500 punti. Non ci siamo arrivati. Ma se prima nessuno ci credeva, ora ci sperano in molti. L'illusione sta diventando realtà. 

8) Apple: Fra i lupi più affamati di Wall Street c’è una vecchia conoscenza come Karl Icahn. Si era fatto conoscere già negli Novanta assaltando la Rjr Nabisco e poi facendola a pezzi. Ora si sta interessando ad Apple: vuole succhiare liquidità dalla polpa della mela L'anno scorso ero ribassista, quest'anno invece vado al rialzo. +42% per il gruppo fondato da Steve Jobs. Oggi tutti vogliono mangiare la mela.

9) Francia: Parigi è sempre Parigi. E’ l’ago della bilancia per l'Europa e l'Euro.

10) Azioni italiane: Fiat, Telecom, Bet, Esprinet e Ferrovie Nord Milano. Cinque titoli, scrivevo, che avrebbero acceso il turbo nelll’anno. La media fa +38%, contro il +1% dell'indice generale. Non male.

Dieci occasioni per il 2015:
1)"Fatta a mano" era lo spot che accompagnava il lancio della Ritmo in Usa, da loro chiamata "Strada" più di 30 anni fa. Tempi gloriosi per l'Italia e la Fiat. Renzi ci riprova. “Ritmo" è lo slogan ch ha adottato per svegliare l'Italia. Tassi ai minimi, Euro basso, petrolio in caduta e l'Expo: un poker per dare ritmo all'Italia. In in più il jolly Draghi. E' la volta buona. Si punta su Piazza Affari. Invadiamo con il made in Italy, o saremo invasi.

2) La pazienza è la virtù dei forti, e la Yellen ne ha molta. La stessa dote che si deve avere nel gioco dello shangai: ogni bastoncino equivale a un rialzo dei tassi, precisione e riflessione prima di ogni mossa. I bond non saranno l'investimento migliore, ma il crollo è ancora lontano.

3) Profilo, Mediolanum e Banca Generali : l'Italia è ricca e chi gestisce i risparmi farà buoni profitti.

4) Per i mercati potrebbe essere l’anno della colomba. In primavera, in vista della Pasqua, possibili sorprese: dal labirinto del quantitative easing potrebbe uscire vincente il Draghitauro, figura mitologica del rialzo: metà Draghi e metà Toro.

5) Yoox, Ratti, Stefanel: la moda che non ha bisogno dei russi.

6) Vix, probabile il ritorno di volatilità con oscillazioni degli indici del l 30%.

7) Ai mercati piacciono le ricorrenze. Il 10 marzo rivedremo il Nasdaq a 5,100? E questa volta non sarà bolla.

8) A Tokyo è nato un altro messia ed ha la faccia di Kuroda (governatore della Boj) che moltiplica gli yen. Potrebbe portare il Nikkei a 24,000.

9) Oro e Argento, ritorno di luce? Puntiamo su Nem e Cde possibili sorprese.

10) Be, Fnm, Ctic, Alerion, Fidia, Nokia e Prysmian: i magnifici 7 per il 2015.

Renzi e il San Silvestro a due facce Prima sugli sci, poi in caserma... / Foto

Renzi appare a Courmayeur per la sciata di inizio d'anno




Il presidente del Consiglio Matteo Renzi si trova a Courmayeur, per una breve vacanza. Il premier è stato avvistato mentre sciava sulle piste della località valdostana, da dove ieri sera si è tenuta la trasmissione di Rai Uno ’L’anno che verrà’. Orgoglioso si è detto il sindaco di Courmayeur per la sorpresa del presidente del Consiglio arrivato ieri sera con la sua famiglia. "Siamo tutti orgogliosi che il premier Renzi abbia scelto Courmayeur per qualche giorno di riposo con la sua famiglia", ha detto il primo cittadino Fabrizia Derriard. "Spero che possa trascorrere una vacanza tranquilla e serena con i suoi cari prima di riprendere il lavoro". "È stata davvero una piacevolissima sorpresa - ha aggiunto Derriard - che comunque non ha cambiato la normale quotidianità della cittadina. Non l’ho ancora incontrato, spero di poterlo fare prima che riparta".

Ospite in caserma - La giornata del premier è trascorsa tra tanti selfie, molto sci e poi pranzo in baita. Poi alle 10 Renzi con la famiglia ha lasciato le nevi di Plan Checrouit per tornare alla  Caserma Perenni degli alpini, dove soggiorna in questi giorni di vacanza e si è subito diretto alla funivia di Dolonne. Neanche il tempo per lui di mettere gli sci che già sui pendii innevati ai piedi del Monte Bianco, nei bar e nelle code alle seggiovie, era tutto un "hai visto Renzi?". Il premier, racconta l'Ansa, accompagnato da un maestro di sci e istruttore del Centro Addestramento Alpino, si è tuffato con stile sicuro in una non stop di discese durata più di tre ore, poi, prima del rientro in paese, un pranzo in rifugio a quota 2.000 metri. Giacca azzurra, occhiali a specchio e attrezzatura impeccabile, non hanno impedito agli increduli sciatori di riconoscerlo. Il rituale del selfie non è stato negato a nessuno così come gli auguri di Buon Anno. Anche il giovane 'fan' più intraprendente è stato accontentato: "Teo dammi un cinque!". 

Eruzioni, addio all'Ue e al Colle... Le 10 profezie (nere) del 2015

Saxo Bank e le 10 profezie sul 2015




Cosa possa accadere nel futuro è spesso un tema che scalda il dibattito tra gli economisti. L'anno che sta per cominciare di certo per l'Italia sarà un passaggio chiave. Il Paese stremato dal peso fiscale e da una crisi a cui il governo Renzi non riesce a porre rimedio non fanno ben sperare per il futuro. Così con l'avvicinarsi del 2015 gli economisti provano a capire se quello che sta per arrivare è un anno su cui scommettere oppure un altro periodo per difendersi da tempeste e movimenti sui mercati che possano svuotare le tasche. A fare una profezia sul 2015, come ogni anno, c'ha pensato Saxo Bank, banca danese specialista in investimenti, che puntualmente a dicembre redige un elenco di avvenimenti catastrofici che potrebbero verificarsi per l'anno a venire. Lo scopo, come ricorda Quifinanza, è di far testare agli investitori le proprie previsioni per il futuro e le conseguenze che eventi gravi e improvvisi potrebbero avere sui propri investimenti. Ma quali sono gli eventi catastrofici che potrebbero scatenarsi nel 2015? 

I cigni neri - "Il 2015 sarà un anno difficile, ma potrebbe, addirittura, essere l'anno da ricordare per averci fatto toccare il fondo", ha commentato l'edizione 2015 de "I Cigni Neri" Steen Jakobsen, chief economist di Saxo Bank. "L'inflazione è scesa ai livelli più bassi degli ultimi decenni, i tassi di interesse l'hanno seguita di pari passo e i prezzi dell'energia sono relativamente stabili. La mancanza di volatilità nei dati e nei mercati ha dato agli investitori un falso senso di sicurezza, che potrebbe portare ad un forte scompiglio del 2015. Abbiamo vissuto un'anteprima durante una caotica settimana nel mese di ottobre del 2014. Se il trend rimanesse lo stesso, per il 2015 possiamo già considerarci in coda per un giro sulle montagne russe". "Dopotutto, è bene ricordare che, sebbene le previsioni delineino scenari di mercato piuttosto estremi, nel corso degli anni, un certo numero di queste si sono avverate". 

Allarme in Russia - Secondo la prima delle 10 previsioni choc per il 2015 il crollo dei prezzi del petrolio e il peso delle tensioni geopolitiche renderanno le grandi aziende e il governo russo inadempienti nei confronti del debito estero. E così come nel 1998, il default potrebbe risolvere la situazione, oltre ovviamente a una soluzione diplomatica della questione Ucraina. 

Il vulcano - La seconda profezia riguarda il vulcano islandese Bardarbunga che potrebbe eruttare nel 2015, causando un enorme rilascio di biossido di zolfo e altri gas nocivi che offuscano i cieli d'Europa. L'eruzione potrebbe stravolgere i modelli meteorologici e creare timori per uno scarso raccolto in tutta Europa: i prezzi del grano raddoppiano proprio mentre la ricaduta reale del vulcano risulta più modesta di quanto temuto.

Giappone  - Un altro evento che potrebbe turbare gli equilibri dei mercati l'inflazione galoppante in Giappone. La Bank of Japan stampa incessantemente denaro, schiacciando la fiducia sullo Yen. Intanto la politica del suo primo ministro Abe importa inflazione, e il Giappone potrebbe perdere il controllo della sua moneta.

Draghi via dalla Bce - Alta tensione anche per i movimenti tellurici che potrebbero toccare l'equilibrio della Bce. Draghi, secondo le previsioni della banca svedese si farà da parte per consentire alla Banca Centrale Europea di procedere al Quantitative Easing con un nuovo presidente, Jens Weidmann della Bundesbank. A spingerlo verso l'Italia anche il presidente Napolitano, che lo vorrebbe nei giochi per la corsa al Quirinale. 

Corporate bond - Occhio anche ai corporate bond. Dopo un cambio di sentiment sulle obbligazioni ad alto rendimento, gli investitori diretti verso l'uscita nel 2015 scopriranno scarsa liquidità e un ripido calo dei prezzi. Con un washout massimo del credito ad alto rendimento, l'onda d'urto, secondo Saxo Bank, sarà così forte da scuotere le fondamenta della debolezza dell'economia europea. 

Attacchi hacker - Non ci sono buone notizie nemmeno per chi fa acquisti online. Nel 2015 si fanno sempre più aggressivi gli attacchi ai maggiori operatori di e-commerce, con onde d'urto che si spargono fino ai fornitori di servizi web e cloud. Amazon.com potrebbe subire un calo del 50% per un attacco al mercato che ne riduce la crescita.

Bomba cinese - Un'altra profezia riguarda la Cina che va alla ricerca di un modo per alleggerirsi dalle enormi pressioni deflazionistiche che sono il rovescio della medaglia di un boom del credito. Si unisce quindi al Giappone e agli altri paesi nella sua lotta per importare l'inflazione creando tensioni sui mercati. 

Allarme alimentare - E le profezie nere riguardano anche la tavola. Con i prezzi che subiscono la preoccupazione per il virus Ebola e il ritardo negli investimenti nelle regioni chiave di produzione dell'Africa occidentale, il mondo si ritrova a consumare molto più cacao di quanto ne sta producendo. Questo porta ad un prezzo record per il cacao sopra 5.000 USD per tonnellata nel 2015.

Slavina immobiliare - Arriverà una slavina anche sul fronte immobiliare. Il mercato del Regno Unito, in particolare nella città di Londra, comincia a entrare in crisi. In aggiunta, l'imminente rialzo dei tassi da parte della Bank of England vede il Regno Unito subire di un crollo immobiliare nel 2015 con una diminuzione dei prezzi fino al 25%. 

Gb fuori dall'Ue - Infine sul fronte politico e su quello internazionale, secondo Saxo Bank, il 2015 sarà l'anno in cui il Regno Unito avvierà la procedura per abbandonare l'Unione Europea. Secondo le previsioni l'UK Independence Party (UKIP) potrebbe conquistare il 25% dei voti nazionale alle elezioni generali del 7 maggio 2015 in Gran Bretagna, diventando clamorosamente il terzo partito in parlamento. L'UKIP potrebbe unirsi ai conservatori di David Cameron in un governo di coalizione e chiedere un referendum per rivedere l'adesione della Gran Bretagna nella UE nel 2017. 

Mobilità, fannulloni a casa: posto fisso addio nello Stato

Mobilità, licenziamento per scarso rendimento. Addio al posto fisso anche nello Stato




Addio posto fisso anche nel pubblico impiego. La rivoluzione del mondo del lavoro firmata da Matteo Renzi travolge anche i dipendenti dello Stato che avranno lo stesso trattamento di quelli privati: mobilità, licenziamenti per scarso rendimento, demansionamenti. Già a febbraio, anticipa il Messaggero ci sarà l'estensione anche agli statali delle regole sul licenziamento introdotte con il jobs act nel lavoro privato. In realtà, puntualizza Andrea Bassi, il licenziamento disciplinare nel pubblico impiego è già previsto per diversi motivi (condanne definitive con interdizione dai pubblici uffici, condotte particolarmente gravi e aggressive sul posto di lavoro), ora uno statale può essere licenziato anche per scarso rendimento, ovvero se in un biennio anche non consecutivo il lavoratore ottiene una valutazione insufficiente. L'articolo 13 della legge delega Madia conterrà i nuovi meccanismi per facilitare le procedure di licenziamento. Il punto dovrebbe essere quello di sostituire anche per gli statali la reintegra in caso di licenziamento illegittimo con un indennizzo crescente.

Licenziamenti collettivi - Nel pubblico impiego già esiste la mobilità per eccedenza di personale e per i lavoratori di amministrazioni che hanno esuberi, scatta la mobilità per due anni all' 80% della retribuzione. Se in questo periodo il dipendente non viene ricollocato in altra amministrazione o nella stessa, si legge sul Messaggero, il rapporto di lavoro viene sciolto. Scatta, insomma, il licenziamento.

Trasferimenti - Il decreto del ministro Marianna Madia prevede anche l'obbligo per i lavoratori, per non perdere il posto di lavoro, di accettare trasferimenti entro i 50 chilometri (sono escluse solo le mamme con figli fino a 3 anni e chi ha a carico soggetti portatori di handicap). E ancora: negli ultimi sei mesi di mobilità, sempre allo scopo di conservare il posto di lavoro, lo statale in esubero può accettare un impiego nella stessa o in un'altra amministrazione anche di mansione inferiore a quella precedentemente svolta, con due sole condizioni: il demansionamento deve essere di un solo livello e lo stipendio deve essere uguale.

giovedì 1 gennaio 2015

Dal Colle alle riforme: i piani dei leader per il 2015 Renzi ha una sola speranza (e non dipende da lui)

I piani di Matteo Renzi per il 2015: prendere tempo e sperare nella ripresa

di Tommaso Montesano 


I suoi fedelissimi sono sicuri: stanotte all’arrivo del nuovo anno il primo pensiero di Matteo Renzi non sarà tanto per l’imminente inizio della partita per il Quirinale, che pure assorbirà gran parte delle sue energie nel mese di gennaio, quanto per la tanto sospirata ripresa economica. «Negli ultimi anni ha vinto la sfiducia. Ma faremo di tutto per ridare speranza all’Italia», ha ripetuto anche nelle ultime ore del 2014 il presidente del consiglio.È la ripartenza che tarda ad arrivare il vero cruccio di Renzi. Al 2015 il segretario del Pd chiede soprattutto buone nuove su quel fronte. In questo senso ad aprire uno spiraglio, ieri, è stato l’Istat con la tradizionale nota mensile. Quel riferimento alla «fase di contrazione dell’economia italiana» che è destinata ad «arrestarsi nei prossimi mesi in presenza di segnali positivi per la domanda interna» non è sfuggito a Palazzo Chigi. E sono «ottimi», aggiunge Filippo Taddei, responsabile economia e lavoro del Pd e stretto collaboratore del premier, anche i «dati sulla fiducia delle imprese italiane a dicembre, nel manifatturiero, ma soprattutto nel commercio al dettaglio».

Un ottimismo che stride con i numeri relativi alla disoccupazione. «Le condizioni del mercato del lavoro», sentenzia l’Istat, «rimangono difficili, con livelli di occupazione stagnanti e tasso di disoccupazione in crescita». Fatto sta che Renzi è costretto a scommettere tutto sulla ripresa. Senza l’agognato miglioramento dello scenario economico, la sua immagine di rinnovatore - già appannata - rischia di sbiadire ulteriormente. Ma il rilancio dell’Italia passa giocoforza anche e soprattutto per un’inversione di tendenza sul fronte dell’agenda delle riforme. Italicum e riforme del bicameralismo e del Titolo V della Costituzione sono in ritardo. E stavolta «le riforme bisogna farle davvero», continua a ripetere Renzi. Per non parlare della partita del Jobs Act, destinata ad arricchirsi di un nuovo capitolo, quello dell’estensione delle nuove regole ai lavoratori statali. Il redde rationem avverrà in occasione dell’esame della riforma della Pa in discussione al Senato, ha promesso il presidente del consiglio, che si è detto favorevole al licenziamento dei «fannulloni» di Stato. Si vedrà. 

Prima di tutto, però, Renzi dovrà sbrogliare la matassa della successione di Giorgio Napolitano. Entro fine gennaio bisognerà individuare un candidato in grado di superare senza problemi le forche caudine del voto segreto. Al 2015, al di là delle dichiarazioni di facciata, il premier chiede un presidente della Repubblica che non ostacoli, in caso di necessità, il suo eventuale ricorso alle elezioni anticipate. Un nome, in sintesi, riconoscente (verso chi l’ha eletto) più che autorevole. Dal profilo non troppo marcato. In quest’ottica, visto da Palazzo Chigi, sono preferibili figure come Graziano Delrio o Roberta Pinotti piuttosto che nomi come quelli di Mario Draghi e Romano Prodi. E se Renzi ostenta noncuranza su ciò che gli riserverà il futuro sul versante della minoranza interna del Pd (anche se una limitata scissione a sinistra potrebbe addirittura giovargli nel progetto per la costruzione del «partito della Nazione»), l’altro cavallo di battagliasi chiama Unione europea. 

Il semestre di guida italiana del Consiglio Ue si chiuderà ufficialmente il 13 gennaio. Il sipario, però, di fatto è già calato. «Per noi è un motivo di grande gioia essere a Tirana per chiudere qui, simbolicamente, il semestre italiano», ha detto ieri Renzi dall’Albania. Il bilancio della presidenza italiana non è certo esaltante. Per questo Renzi è tornato ad agitare la bandiera del cambiamento a Bruxelles. «L’Unione europea è a un bivio e abbiamo bisogno di capire se l’Europa riesce a recuperare la sua anima e la sua identità». L’Unione deve essere «la casa della speranza, non dei vincoli». Il 2015, insomma, per Renzi deve portare al riequilibrio tra le priorità europee: «L’Europa sia, prima ancora che vincoli, spread e dati economici, cultura, identità e orgoglio». 

Il nuovo anno comincia col botto: benzina, birra e acqua, tutti gli aumenti

Birra, acqua e multe: i rincari del 2015




La Cgia di Mestre lancia l'allarme rincari. Sono già dodici le tasse previste in aumento per il 2015. I più penalizzati saranno gli automobilisti, le categorie professionali che quotidianamente utilizzano l’auto o il camion (taxisti, agenti di commercio, autotrasportatori) e, soprattutto, i lavoratori autonomi iscritti alla sezione separata dell’Inps (freelance). “I soggetti interessati da questi aumenti – fa notare il segretario della CGIA Giuseppe Bortolussi – saranno in particolar modo gli automobilisti e tutte le categorie professionali che utilizzano quotidianamente un’auto o un camion, come i taxisti, gli agenti di commercio, gli autonoleggiatori o gli autotrasportatori. Oltre all’aumento del costo del carburante, dal 1° gennaio scatteranno il ritocco delle sanzioni in caso di violazione del codice della strada, il probabile aumento medio dei pedaggi autostradali fino all’1,5% e le tasse per le auto/moto storiche. Ma coloro che subiranno gli aumenti più preoccupanti saranno le partite Iva iscritte alla sezione separata dell’Inps. Per questi freelance l’aliquota passerà dal 27,72 al 30,72 per cento”.

La stangata - In particolar modo saranno colpiti formatori, ricercatori, informatici, creativi e altre categorie di consulenti, generalmente operanti al di fuori di Ordini e Albi professionali, che lavorano per imprese o enti della Pubblica Amministrazione. Secondo Bortolussi, comunque, per uscire dalla crisi è necessario rilanciare i consumi interni. “Sebbene sia stato confermato il bonus Irpef per i redditi medio-bassi e le bollette di luce e gas siano destinate a subire una leggera flessione, nel 2015 i consumi delle famiglie continueranno a ristagnare, attestandosi, secondo le previsioni, attorno ad un modesto +0,6 per cento. Seppur in aumento rispetto agli ultimi anni, con questi livelli di crescita torneremo alla situazione pre-crisi solo fra 10-12 anni. Se vogliamo uscire da questa fase di depressione dobbiamo assolutamente rilanciare la domanda interna attraverso un ripresa degli investimenti, una riduzione del carico fiscale e un conseguente incremento degli impieghi a favore delle famiglie e delle piccole imprese. Le decisioni economiche prese in questi ultimi mesi vanno nella direzione giusta, ma sono ancora troppo timide. Con un tasso di disoccupazione che nel 2015 è destinato a sfiorare il 13 per cento non abbiamo alternative: dobbiamo ridare slancio ai consumi interni”.

MAI PIU' UNO COSI' Crisi, Monti e politica corrotta? Napolitano si fa il monumento e scappa dalle sue colpe

Quirinale, il discorso di fine anno di Giorgio Napolitano: "Presto mi dimetto. Bene le riforme, no agli anti-euro"




"Negli ultimi tempi ho toccato con mano le crescenti limitazioni e difficoltà nell'esercizio dei miei compiti istituzionali, limitazioni legate all'età. Ho il dovere di non sottovalutare i segni dell'invecchiamento". Con queste parole Giorgio Napolitano saluta gli italiani nel suo ultimo discorso di fine anno da presidente della Repubblica. A 90 anni, è l'ultimo discorso del Re (Giorgio). Nessuna data, ma l'annuncio delle dimissioni arriva subito. E si tratta, chiarisce Napolitano, di una "valutazione personale, costituzionalmente rimessa al solo presidente, che non condiziona in alcun modo governo e parlamento né subisce condizionamenti da essi". L'addio ufficiale arriverà a metà gennaio. Il testamento del presidente è affidato a 20 minuti tra analisi politica e invito ai concittadini a "reagire alla crisi uniti. Il modo in cui ci risolleveremo lo determineremo tutti noi, con senso di responsabilità, dovere, legge. Senso della Nazione". Proprio come "la ricostruzione post-bellica", che rimise in piedi l'Italia. "Ciascuno faccia la propria parte al meglio. Io stesso ci proverò, nei limiti delle funzioni, dopo aver lasciato il mio incarico. Resterò vicino agli sforzi degli italiani, con infinita gratitudine per quel che ho ricevuto in questi quasi nove anni. E che il 2015 sia un anno fecondo per il nostro Paese, le nostre famiglie, i nostri ragazzi". 

Discorso disarmante - Il giudizio finale, però, non è positivo: indulgente con se stesso e con le proprie scelte (il rigorista Monti su tutti), mai critico con la politica (anche perché di fatto ha diretto lui i giochi negli ultimi 3 anni), fumoso sulle riforme, addirittura retorico sulla crisi economica e sociale. Di tutti gli otto discorsi di fine anno al Colle, questo è il meno memorabile, se non perché è l'ultimo.

Lo slogan: Bravo Giorgio - L'ammissione delle dimissioni vicine offre subito il pretesto al presidente uscente per invitare i partiti chiamati ad eleggere il suo successore a "una prova di maturità". In ogni caso, è l'invito di Napolitano, "si chiuderà la parentesi di una eccezionalità costituzionale", cioè la sua rielezione. "Ad aprile 2013, in una fase di grave sbandamento, la scelta della mia riconferma fu determinante per avviare la nuova legislatura e dare un governo. Si è evitato di confermare l'immagine di una Italia instabile che ci penalizza, e si è messo in moto il processo di cambiamento. E' positivo che ora si torni alla normalità e alla regolarità dei tempi di vita delle istituzioni".

Elogi alle riforme - La condizione per la sua elezione era "un'incisiva iniziative di riforma. Processo iniziato, e ora niente battute d'arresto". Renzi non viene mai citato, ma blandito sì quando si loda "l'importanza del superamento del bicameralismo paritario e la ridefinizione del rapporto stato-regioni". Quindi blinda il patto del Nazareno auspicando "sul più vasto programma di riforme, il dialogo con forme esterne alla maggioranza, anche per il varo di una nuova legge elettorale". 

La crisi - Sulle riforme economiche nessun commento particolare, al di là di un generico e scontato appello all'unità nazionale. Napolitano parla di "sgomento" e "diffuso e dominante assillo per le condizioni dell'economia, il calo del reddito e dei consumi, il degrado delle famiglie, il dilagare disoccupazione giovanile e la perdita di posti di lavoro". Una fotografia precisa, ma di una pochezza disarmante. Di risposte nemmeno l'ombra. E di autocritica men che meno, visto che gli anni della crisi sono stati gli anni di Napolitano presidente. Una crisi che il Quirinale non ha saputo gestire se non piazzando a Palazzo Chigi prima Monti e poi Letta, gli uomini in linea con Bruxelles e con i vertici europei. E se oggi, parola di Napolitano, "gli Usa conoscono una impennata", è proprio l'Europa la grande malata. E non è un caso. Tragicomico l'applauso a Renzi: "L'Italia ha colto l'opportunità del semestre per sollecitare cambiamento delle politiche dell'Unione, all'insegna del rilancio solidale delle economie". Telefonato l'attacco anche all'euroscetticismo di Lega e Movimento 5 Stelle: "Non c'è niente di più velleitario e pericoloso del richiamo al ritorno alle monete nazionali e alla disintegrazione dell'euro". 

 Gli esempi positivi - Si conclude con il richiamo alla lotta alla corruzione sull'onda di Mafia Capitale ("Dobbiamo bonificare il sottosuolo marcio e corrosivo della nostra società, e farlo insieme: società civile, politica, Stato. Solo riaffermando i propri valori morali, cultura e solidarietà la politica potrà riacquistare la sua centralità") e la citazione degli esempi positivi del 2014: "Fabiola Gianotti nuova responsabile del Cern, l'astronauta Samantha Cristoforetti, Fabrizio il medico di Emergency in Sierra Leone per combattere l'ebola a costo di esserne contagiato, o Serena Petrucciuolo che sulla nave Etna ha aiutato una profuga nigeriana a partorire la notte di Natale. Oppure i coraggiosi passeggeri italiani sul traghetto in fiamme nell'Adriatico. Dobbiamo essere orgogliosi di questi italiani", ha ricordato un commosso Napolitano. L'ideale conclusione tradisce una supponenza fuori luogo: "Ho fatto del mio meglio in questi anni lunghi e travagliati per sanare le ferite all'unità nazionale e ridarle l'evidenza perduta. Se ci sia riuscito, toccherà a chi vorrà analizzare il mio operato con serenità e spirito critico". Ma forse è lecito domandarsi fin da adesso se in nove anni di sua presidenza, con l'Italia precipitata in una crisi politica, economica e sociale senza precedenti, la colpa non sia anche di Napolitano.

mercoledì 31 dicembre 2014

Freddo, gelo, pioggia e nevicate: la mappa del meteo di Capodanno

Freddo, gelo, pioggia e neve: ecco la mappa del meteo di Capodanno




Italia sotto la morsa del gelo con nevicate tra Abruzzo e Molise, in attesa di un Capodanno che sarà caratterizzato da vento forte, da un flusso di aria artica da nord a sud e da precipitazioni nevose che interesseranno soprattutto le regioni centro-meridionali.

Le nevicate - Da ore il Molise é sotto una bufera di neve. Paralizzate le località di montagna, in particolare l'Alto Molise. Fino ad un metro e mezzo di neve nella zona di Capracotta (Isernia), mezzo metro invece ad Agnone (Isernia). Le precipitazioni sono in corso anche a quote basse e stanno creando difficoltà sulle strade dove dalla notte sono in azione mezzi spartineve e spargisale. Nevica senza sosta da ieri sera anche a Campobasso dove il manto nevoso ha raggiunto i dieci centimetri e la temperatura è scesa fino a cinque gradi sotto zero. Il maltempo e le basse temperature sono arrivati anche in Capitanata e a Foggia. Da circa un paio d'ore sta nevicando nel capoluogo dauno e in altre zone. La neve sta cadendo in alcuni paesi del Gargano e nei comuni più alti dei Monti Dauni. Qualche difficoltà si registra nella circolazione stradale a causa del ghiaccio che si è formato e che rende difficile il transito ai mezzi sprovvisti di catene o di pneumatici da neve. Sulla strada provinciale che collega Foggia a Manfredonia alcune auto sono rimaste in panne ai margini della strada. Difficoltà si registrano anche sulla statale 16 e nel tratto che collega Lucera a Campobasso.

Raffiche di vento - Venti da nord est con raffiche di 70 km all'ora, nevischio e temperature di poco sotto lo zero, che nella notte hanno lastricato di ghiaccio le strade. Questa la situazione del maltempo nelle Marche, con ritardi dei treni fino a 60 minuti per il gelo e il vento lungo la linea ferroviaria. Nella notte è nevicato ad Ascoli Piceno, Fabriano e in Vallesina, ma le strade sono transitabili, anche se con pneumatici da neve o catene al seguito. Viabilità difficoltosa nell'entroterra di Pesaro Urbino (fra Macerata Feltria, Borgo Massano, Casinina) a causa di grandi lastroni di ghiaccio che hanno fatto intraversare auto e camion. Situazione analoga nell'entroterra ascolano e fermano. Numerosi gli interventi dei vigili del fuoco per soccorrere automobilisti in panne o rimuovere alberi e rami pericolanti. A Urbino la temperatura è scesa a meno 3 gradi, -2 a Fermo, e -1 a Macerata ed Ascoli Piceno. Ma anche dove il termometro segna +1, come ad Ancona, con il vento artico la temperatura percepita è pari a 10 gradi sotto lo zero. Nevicata, durante la notte, su gran parte dell'Umbria. La precipitazione ha interessato soprattutto la provincia di Perugia e i fiocchi sono caduti anche sul capoluogo. La polizia stradale riferisce comunque che le strade principali sono tutte transitabili senza particolari problemi. La neve è caduta sui valichi appenninici, interessando comunque anche parte della provincia di Terni e anche in Sicilia a Palermo.

Così la Grecia affonderà l'Europa: l'allarme del numero 1 dei banchieri

La Grecia affonderà l'Europa, l'allarme di Bini Smaghi




Il voto in Grecia e l’incompletezza dell’unione monetaria possono avere effetti devastanti sull’Europa. A lanciare l’allarme sul futuro dell’Ue sono Lorenzo Bini Smaghi sul Corriere della Sera e Mario Draghi sul Sole 24 ore.

Bini Smaghi parte dalla situazione greca e dalla considerazione che il Fondo Salva Stati e l’Omt (l’acquisti di titoli di Stato di Paesi dell’eurozona sul mercato secondario) “non possono essere usati nei confronti di un Paese come la Grecia e rischiano addirittura di sfaldarsi”. La ragione è che l’80 per cento del debito greco è detenuto “dagli altri Paesi europei, dal Fondo salva Stati e dal Fmi”. Il resto è nel bilancio della Bce”. E questo significa che il taglio il debito greco - come proposto da alcuni candidati al governo - “si tradurrebbe in un trasferimento di risorse in via definitiva da parte degli altri Stati e in un pari aumento del loro debito netto (per l’Italia fino a 20 miliardi)”. Tradotto: “se il governo che uscirà dalle urne greche a fine gennaio metterà in atto le misure annunciate, ristrutturazione del debito e aumento della spesa pubblica, la rete di salvataggio creata negli ultimi anni in Europa rischia di saltare, facendo precipitare il continente in una nuova crisi profonda”.

Mario Draghi pone invece l’accento sulla necessità di "completare un'unione monetaria" che vuol dire "principalmente creare i presupposti affinché i Paesi, entrandone a far parte, raggiungano una maggiore stabilità e prosperità”. La ricetta è creare non solo le condizioni affinché "tutti i Paesi possano prosperare in modo indipendente" ma anche fare in modo che tutte le nazioni siano “sufficientemente flessibili da reagire con rapidità agli shock a breve termine". Quindi, scrive, "occorrono riforme strutturali che stimolino la concorrenza, riducano il carico superfluo della burocrazia e rendano i mercati del lavoro più adattabili". "Finora l'attuazione di tali riforme - continua Draghi - è stata in gran parte una prerogativa nazionale, ma in un'unione come la nostra è chiaramente una questione di interesse comune. I Paesi dell'area dell'euro dipendono l'uno dall'altro per crescere" e la carenza di riforme strutturali, "producendo un divario permanente all' interno dell'unione monetaria - aggiunge - evoca lo spettro di un'uscita di cui tutti i membri in ultima analisi subirebbero le conseguenze".

Come smettere di fumare (per sempre): abbandonare la sigaretta in 4 mosse

Smettere di fumare: 4 consigli per abbandonare la sigaretta per sempre




Smettere di fumare? Niente di più facile, almeno secondo il dottor Max Pemberton, che sul Daily Mail suggerisce alcuni semplici ma, a detta sua, efficaci, metodi per smettere di fumare. E lo fa raccontando prima la sua personale esperienza di fumatore e poi individuando 4 punti fondamentali. 

Le cose che ami del fumo - "Scrivi una lista di cose che ami del fumo e perché. Ti serve per capire cosa effettivamente le sigarette possono darti. Fumare ti rende più sicuro di te? Più rilassato? Cosa pensi che ti dia il fumo? Dopo tutto, deve pur darti qualcosa, altrimenti perché lo fai?" scrive Pemberton a mo' di avvertimento e di provocazione. 

Cosa ti impedisce di smettere? - "Scrivi una lista di cosa che ti impediscono di smettere di fumare. Potrebbe essere più difficile di quanto sembri. Fumare è, infatti, qualcosa che si fa senza rendersene conto ed è facile creare falsi miti sul perché lo si fa. Quali sono i veri ostacoli alla tua possibilità di smettere? Cosa ti fa paura? Fai una lista che puoi modificare, aggiungendo i tuoi motivi di volta in volta". Poi parte "l'accusa".

Una vita da non fumatore - "Voglio che tu faccia una lista con ciò che ti darebbe il non fumare. Ci sono dei benefici? Perché non devi fumare? Perché cercare di smettere? Anche se non te ne rendi conto, ciò che hai scritto nella lista numero 1 è un’illusione. Quelli che dovrebbero essere i motivi per cui fumi, in realtà non sono reali motivi. È solo un modo per giustificare una cosa che in verità non ha tanto senso. Tutti sappiamo che il fumo fa male; che fumare per di più è costoso e che provoca morte e tumori. Noi lo sappiamo e sappiamo che dovremmo immediatamente smettere. Ma non lo facciamo. In psicologia questo fenomeno si chiama dissonanza cognitiva: ognuno dei motivi razionali che diamo per giustificare il nostro vizio non ha una base logica. Ad esempio, non è vero che la nicotina allevia lo stress. Al contrario, aumenta la pressione sanguigna e il battito cardiaco. Non ci rilassa affatto; al massimo, ci rende meno annoiati" procede Pemberton, sbugiardando le futili motivazioni che ci spingono ad accenderci l'ennesima sigaretta. Infine, l'affondo finale.

Avvocato del diavolo - "Adesso immagina di essere un avvocato che difende la causa del fumo e di chi vuole continuare a fumare. Hai a disposizione le liste numero 1 e 2 e devi con queste convincere i giudici, usando frasi efficaci e convincenti, giocando sulla loro sensibilità. Adesso immagina di essere l’avvocato dell’accusa. E di dover convincere i giudici tendendo conto della lista fatta per l’esercizio n.3, sottolineando come continuare a fumare sia nonsense. Chi ha ragione? Questo ultimo esercizio serve per farti capire cosa accade dentro la testa di un fumatore. E serve soprattutto per osservare la situazione con occhi obiettivi. Questa distanza è ciò che ti serve per procedere" perchè anche tu possa dire "fumare mi piaceva. O almeno, pensavo mi piacesse".

"Guardate, c'è un ufo sulla Luna" Gli esperti non smentiscono / Foto





"C'è un ufo sulla Luna", e gli esperti non lo smentiscono




"Sono sicuro che non può essere un velivolo umano quali aerei o volatili, quello che ho ripreso da Savona". E’ quanto ha affermato Angelo Maggioni, l’autore del video di un ovni (acronimo di oggetto volante non identificato) che letteralmente appare come una scheggia impazzita. Il colore è arancione e la forma non distinguibile per l’elevata velocità. In effetti l’oggetto attraversa il campo visivo in pochissimi secondi quanto basta per rendere il video molto affascinante, ancora di più se si considera che poi si avventura nello spazio più buio.

L'esperto - "Domenica 28 dicembre, sulla Luna sarebbe sfrecciato un ufo" . Così scrive in un comunicato Angelo Carannante, presidente del centro ufologico mediterraneo. "Alle ore 15 e 07 del 28 dicembre 2014 sulla Luna un ufo è sfrecciato imperterrito davanti ad un telescopio su cui stava lavorando il ricercatore Angelo Maggioni” scrive nella nota Carannante, il quale specifica che "l’enigmatico oggetto appare di colore arancione e passa fulmineamente davanti alla luna prima di perdersi nello spazio, rendendo arduo l’inquadramento in categorie conosciute. I ricercatori del centro hanno notato che la zona del cratere Aristarchus da dove è sbucato l’ovni (oggetto volante non identificato) già in passato è stata teatro di strani avvistamenti".

Prudenza - Non si è ovviamente certi della notizia e non si esclude la presenza di una skylantern anche se vi sono alcuni dati che appaiono contraddire tale possibilità. Ulteriori particolari sulle indagini ed analisi sono ricavabili dal nuovo organo di informazione ufficiale, il notiziario "C.UFO.M. Magazine", scaricabile gratis proprio dal detto sito e di cui gli ufologi mediterranei avvertivano da sempre l’esigenza per rendere pubblica compiutamente l’intensa attività del Centro Ufologico Mediterraneo.

Assunzioni, concorsi, licenziamenti Statali, cambia tutto: ecco il piano

Statali, ecco il nuovo piano per licenziamenti e assunzioni




"Manderemo a casa gli statali fannulloni con le misure nel decreto legge Madia". Parola di Matteo Renzi. Dopo l’annuncio del premier in conferenza stampa spunta già il piano per il riordino dell'amministrazione pubblica. Molto probabilmente cambieranno le norme per le assunzioni e i licenziamenti. Come spiega Il Messaggero, a cambiare saranno i meccanismi di assunzione: ci sarà un unico concorso, poi i vincitori saranno smistati nelle varie amministrazioni; i precari della Pa godranno di un punteggio più alto.

Le norme - Sui licenziamenti, invece, il decreto potrebbe puntare a semplificare l’iter già previsto dalla riforma Brunetta, in base alla quale l’allontanamento del dipendente pubblico poco produttivo è già – teoricamente – possibile. I motivi per cui un dipendente Pa può essere licenziato, oggi, sono sette: 1) falsa attestazione della presenza in servizio; 2) assenza ingiustificata per più di tre giorni in un biennio; 3) ingiustificato rifiuto al trasferimento; 4) documenti falsi per assunzione o progressione di carriera; 5) condotte gravi, aggressioni o molestie; 6) condanna penale definitiva con interdizione dai pubblici uffici; 7) valutazione insufficiente del rendimento lavorativo per almeno due anni.
Il punto – come spiega ancora Il Messaggero – è che oggi nessun dirigente pubblico è disposto a correre il rischio di allontanare un suo dipendente poiché, nel caso in cui il licenziamento venisse ritenuto “illegittimo”, spetterebbe al dirigente stesso il risarcimento del danno erariale. Il ddl Madia potrebbe cercare di risolvere questo nodo semplificando l’iter, trasformando così la teoria in pratica.

Licenziamenti - Quanto ai licenziamenti economici, quelli “collettivi” sono stati “decisamente semplificati con le norme sulla mobilità del decreto Madia”, spiega al Messaggero Giuliano Cazzola, economista esperto di temi del lavoro. In base a queste norme, i lavoratori statali possono essere trasferiti liberamente, entro i 50 chilometri, all’interno di una stessa o più amministrazioni. Se un lavoratore messo in mobilità non accetta il trasferimento, ha diritto per due anni all’80% dello stipendio, poi può essere licenziato.

Giallo: la nave "dirottata" arriva da noi Una bomba in mare da 600 immigrati

Grecia, "uomini armati a bordo", una nave al largo di Corfù lancia l'allarme




Secondo il sito di rilevamento nautico Marine Traffic, si sta dirigendo verso le coste pugliesi la nave Blue Sky M, con centinaia di migranti (si parla di 700) siriani a bordo. Il cargo era inizialmente diretto in Croazia: nella tarda mattinata di oggi, dalla Blue Sky M, è stato lanciato un allarme, inizialmente si pensava per la presenza di uomini armati a bordo, ma secondo il Telegraph online, "l'allarme è stato lanciato per un'avaria ai motori". L’emittente statale Nerit non ha fornito ulteriori dettagli, comunicando solo che sono coinvolti "immigrati illegali": secondo i media greci circa 400 clandestini, oltre ad un numero imprecisato di persone armate, si troverebbero a bordo della nave. 

L'Aeronautica Militare in volo - Un elicottero HH-139 dell’Aeronautica Militare è decollato dalla base di Gioia del Colle, in Puglia, per raggiungere la Blue Sky M. A bordo dell’elicottero dell’Aeronautica Militare, oltre all'equipaggio, è presente anche il personale della Capitaneria di Porto. L’intervento è stato richiesto dalla Maritime Rescue Sub Center di Bari: gli uomini della Marina hanno preso il comando dell'imbarcazione.

Allarme multe: tutti gli aumenti La mappa delle città più colpite

Le multe aumentano del 987%: ecco la mappa delle città più tartassate




Siamo il Paese europeo con il più consistente incremento delle multe negli ultimi cinque anni: il 987%. Cifre da capogiro, riportate da Contribuenti.it. Fra divieti di sosta, passaggi in aree a traffico limitato e guida senza documenti siamo gli automobilisti più tartassati.

La classifica delle contravvenzioni - Ecco le dieci trasgressioni più multate. Al primo posto ci sono i divieti di sosta (da chi ha parcheggiato sulle strisce blu senza aver pagato a chi ha messo la macchina sulle strisce, o sul carico-scarico), a seguire l'uso del cellulare alla guida, l'eccesso di velocità (immortalato dai temibili autovelox), il passaggio col semaforo rosso, la guida senza casco, la guida senza casco, quella senza cinture di sicurezza, il passaggio nelle Ztl, il divieto di accesso, la guida senza patente e la guida senza documenti di circolazione o assicurazione. 

In Europa e in Italia - L'indagine commissionata da Contribuenti.it ha elaborato i dati delle Polizie locali e stradali dei singoli stati europei e stilato la classifica dei Paesi con il maggior incremento di contravvenzioni. Dopo l'Italia, nella lista nera figurano la Romania con il 124%, la Grecia con il 108%, la Bulgaria con il 102%, l'Estonia e la Slovacchia con il 94%, Cipro con il 91%. Fanalino di coda la Francia con il 30%, la Spagna con il 26%, il Belgio con 24%, l'Inghilterra con il 18%, la Germania con il 11% e chiude la Svezia con il 9%. A livello territoriale, in Italia le multe automobilistiche sono aumentate del 992% nel Nord Est, del 975% nel Centro, del 911% nel Nord Ovest, del 902% nel Sud e del 868% nelle Isole.

Le città - Dall'indagine è anche emerso che a Milano, Napoli e Aosta viene elevata una multa ogni 10 secondi; seguono Roma, Torino e Venezia con 12 secondi, Genova, Firenze e Bari con 13 secondi, Pescara, Bologna, Ancona e Perugia con 14 secondi, Caserta, Verona e Palermo con 18 secondi. Chiudono la classifica Potenza, Reggio Calabria Cagliari e Campobasso con 24 secondi. "Dai dati è emerso che solo 2 italiani su 10 pagano la multa senza contestazione", ha affermato Vittorio Carlomagno presidente di Contribuenti.it, "il restante 78% impugnano il verbale innanzi al Prefetto o il Giudice di pace".

martedì 30 dicembre 2014

"Nave dirottata da uomini armati" Allarme a Corfù: 'Immigrati coinvolti'

Grecia, "uomini armati a bordo", una nave al largo di Corfù lancia l'allarme




Una nave al largo di Corfù ha lanciato l’allarme per presunti uomini armati a bordo. Lo ha riferito la televisione di Stato greca. Secondo il ministero della Marina greca, sulla nave ci sono centinaia di passeggeri. L’emittente statale Nerit non ha fornito ulteriori dettagli, comunicando solo che sono coinvolti "immigrati illegali". 

Nave moldava - L'imbarcazione coinvolta sarebbe la Blue Sky M, una nave cargo di bandiera moldava, con a bordo sospetti immigrati clandestini, ad aver lanciato l’allarme mentre si trovava nelle acque al largo di Corfù. Lo ha riferito il ministero della Marina greca. Le autorità di Atene, secondo il sito greco Enikos, hanno inviato sul posto elicotteri militari Super Puma. Secondo le prime informazioni, si troverebbero circa 700 migranti siriani. Al momento si troverebbe a nord di Corfù, nel mar Jonio.

"L'euro rischia di saltare" Ecco il piano di Draghi per salvarlo...

Euro a rischio, ecco il piano di Draghi per salvarlo




La crisi greca e la crescita che non arriva rischiano di mettere a dura prova la tenuta dell'euro. Così a Bruxelles e a Francoforte all'Eurotower è allarme rosso. Draghi prepara un piano per evitare la fine della moneta unica. Gli interventi dovrebbero toccare alcune delle innovazioni che i governi europei lanciarono due anni fa per fermare l’implosione del sistema, a partire dall’unione bancaria. La vigilanza sulle banche fu affidata alla Bce, ma ora rischia di entrare in conflitto con le scelte dell’Eurotower sui tassi d’interesse o la liquidità da offrire agli istituti stessi. Di qui l’idea di creare un’autorità europea indipendente votata a sorvegliare gli istituti di credito. 

Il 2015 dovrebbe essere l'anno decisivo per capire se l’area euro può rafforzarsi andando avanti e avere un futuro, ma l’anno inizia da un nuovo terremoto con epicentro ad Atene. Syriza si sta avvicinando al potere in Grecia grazie alla promessa di ripudiare buona parte del debito verso gli altri Paesi europei. Nel 2015 Atene deve rimborsare agli investitori privati titoli per 16 miliardi di euro: se voltasse le spalle all’Europa e i creditori le tagliassero i rifornimenti, il prossimo governo greco non avrebbe altra scelta che tornare a stampare moneta propria per continuare ad esistere. Sarebbe un segnale per tutti, Italia inclusa, che l’euro non è per sempre e il solo sospetto che la porta d’uscita si è aperta può bastare a far salire i tassi d’interesse verso livelli pericolosi.

Le mosse - Per questo il calendario del prossimo mese ricorda il percorso in un campo minato. Fra nove giorni il consiglio direttivo della Bce si riunisce per discutere se e cosa decidere all’incontro seguente, fissato tre giorni prima delle elezioni greche del 25 gennaio. Le ipotesi sul tavolo sono note: fra i 24 banchieri centrali al vertice dell’Eurotower c’è un’ampia maggioranza per iniettare nuova liquidità nell’economia lanciando un piano di acquisti di titoli di Stato da almeno 500 miliardi di euro. Senza interventi di questa portata l’Europa non può emergere dalla deflazione che ora sta aumentando in modo insostenibile il peso dei debiti pubblici e privati in tutta l’area. Ma al piano Draghi si oppone la Germania. Jens Weidmann, il presidente della Bundesbank, è contrario: per lui mettere sul bilancio della Bce titoli di Stato di Roma, Madrid o Lisbona significa esporre la Germania a perdite se quei Paesi facessero default, perché la Bundesbank è azionista dell’Eurotower per circa il 30% del capitale. Così, per Draghi resta tutt’altro che facile mettere in minoranza la Bundesbank e obbligare la Germania a farsi carico tramite la Bce del rischio su centinaia di miliardi di debito italiano, portoghese o spagnolo. Il rischio sui Btp del Tesoro di Roma comprati dalla Bce sarebbe concentrato tutto sulla Banca d’Italia, quello sui Bonos alla Banca di Spagna, e così via. Anche questa ipotesi però ha controindicazioni, perché può segnare un cambio profondo nella natura delle istituzioni europee. 

Nel 2015 giù le bollette di luce e gas: ecco quanto si risparmia

Nel 2015 giù le bollette di luce e gas




L’authority per l’energia ha comunicato pochi minuti fa il tariffario relativo ai primi tre mesi del 2015. Tra un rincaro e l’altro arriva qualche buona notizia. In particolare, se il gas rimane sostanzialmente invariato rispetto al mese precedente, presentando un’impercettibile calo dello 0,3%, scende invece il prezzo della luce che sarà meno cara del 3%. Per l’elettricità la spesa per la famiglia-tipo nell’anno, cioè dall’ aprile 2014 al marzo 2015 sarà pari a 513 euro, con un calo del -0,6% rispetto ai 12 mesi equivalenti dell’anno precedente (aprile 2013-marzo 2014).

Quanto spenderemo - Per quanto riguarda il gas la spesa della famiglia tipo calcolata sullo stesso intervallo di tempo sarà invece pari a 1.143 Euro, circa il 6% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, corrispondente a un risparmio per famiglia di 72 euro. La riduzione per l’energia elettrica nel prossimo trimestre è causata dal calo dei costi per l’acquisto della "materia energia" e per il mantenimento in equilibrio del sistema (dispacciamento), compensato in parte dall’aumento delle tariffe a copertura dei costi fissi di rete, da distribuire su una minore quantità di energia a causa del calo dei consumi, e da un leggero adeguamento degli oneri di sistema.

Francesco, clamoroso giallo vaticano Voci sull'altro Papa in giro per Roma

Vaticano, il giallo del sosia di Papa Francesco: un uomo vestito di bianco con papalina a spasso per Roma




C'è un uomo che gira per Roma, vestito di bianco e con la papalina in testa, seduto su una panchina dei Fori Imperiali a leggere un libro. No, non è Papa Francesco e neppure Benedetto XVI, Papa emerito dopo le dimissioni del febbraio 2013. E' un sosia di Papa Bergoglio, avvistato nei giorni precedenti a Natale nella zona del Circo Massimo tra lo stupore di passanti e automobilisti. Il sito Leggo.it riferisce di un "caso" già allo studio dei servizi di sicurezza del Vaticano, visto che al Palazzo Apostolico da mesi giungono lettere in cui i fedeli segnalano l'insolito "avvistamento". Papa Francesco è noto per il suo stile "informale", che fin dai giorni successivi all'insediamento lo ha visto muoversi tra i romani con grande nonchalance, quasi fosse un prete di strada. Condotta che da un lato gli ha attirato la simpatia della gente e dall'altro ha messo a dura prova i sistemi di sicurezza vaticani, sempre alle prese con possibili rischi di attentati. 

Un polacco nel mirino? - Ma questo caso è differente. L'ultima notizia risale al 23 dicembre e non ci possono essere dubbi: non era il Papa. Innanzitutto perché le segnalazioni vengono da una zona estranea ai quotidiani "movimenti" del Pontefice, e soprattutto perché in quelle ore Francesco stava parlando alla curia e ai vescovi stranieri. Tra l'altro, sottolinea Leggo.it, già alcuni mesi fa le autorità vaticane avevano provveduto ad avvertire quelle italiane, che avevano individuato l'identità del possibile sosia papalino, di nazionalità polacca. Alla Santa Sede c'è comunque un precedente in questo senso: il sosia di Papa Wojtyla, tale e quale a Giovanni Paolo II ma con una differenza "scoperta": si aggirava per Roma chiedendo monetine a passanti e turisti. 

Multe per la stessa infrazione La sentenza: "Ecco quanto si paga..."

Multe per stessa infrazione, la Cassazione: "si paga doppio"




Sarà capitato a tanti di ricevere più multe relative ad una stessa infrazione avvenuta nello stesso luogo. Nello specifico, secondo il codice della strada, se contravvenzioni identiche sono state contestate in un arco temporale molto breve, rientrano nel campo di applicabilità di una norma derivata dal codice penale che le riunisce sotto un'unica condotta errata. Pertanto deve essere pagata una multa sola. Un esempio classico: due infrazioni di un limite di velocità, rilevate a pochi chilometri l'una dall'altra.

Il caso - Attenzione però. Altro ragionamento per i comportamenti ripetuti ma riferiti a episodi diversi, come potrebbe accadere nel caso di ingresso in zone a traffico limitato ripetute a distanza di ore. Anche in questo caso c’è un precedente giudiziario: il caso specifico è stato considerato dalla VI sezione civile della Corte di Cassazione su richiesta del comune che aveva comminato le multe. In due giudizi precedenti le multe seriali erano state annullate proprio applicando il principio citato all'inizio, possibilità invece disconosciuta dalla Cassazione, che ha ribadito la presenza di più violazioni al codice della strada. Insomma, come ricorda affaitaliani.it, in questo caso si paga la doppia sanzione.  

Si paga due volte - Il caso citato, infatti, è molto specifico e difficilmente interpretabile per il cittadino soggetto a più sanzioni per la stessa infrazione. In linea di massima vale la regola della non annullabilità dei casi, come ribadito dalla Cassazione. Ma le sentenze precedenti avevano dato speranza a milioni di automobilisti sanzionati. Ma la Cassazione ha gelato le aspettative. Insomma chi sbaglia due volte dovrà aprire il portafoglio due volte, anche se l'infrazione è stata compiuta nello stesso luogo a breve distanza di tempo. 

Salvini porta la Lega in piazza a Roma: "Il 28 febbraio per cacciare Renzi"

Salvini porta la Lega in piazza: tutti a Roma il 28 febbraio




Prima grande manifestazione della Lega nella Capitale. Lo ha annunciato Matteo Salvini ai militanti delle tradizionale festa Berghem Frecc: "Sabato 28 febbraio proviamo ad andare in tantissimi a Roma per mandare a casa Renzi e per ribaltare tutto quanto. Abbiamo un impegno, non sarà un impegno della Lega: quel giorno l'Italia tutta si deve fermare, andiamo a Roma e ci riprendiamo il nostro futuro". 

Contro Silvio - Salvini spara a zero su tutti, Berlusconi, Renzi, giudici: "C’è qualcuno che dovrebbe essere all'opposizione", dice riferendosi al Cavaliere, "ma buon Dio, Silvio Berlusconi, gli voti un pezzo di legge elettorale, poi un pezzo di riforma del Senato e allora non puoi dirmi facciamo le battaglie insieme e votare ogni porcheria: o ti chiarisci le idee, o noi andiamo avanti da soli per la nostra strada". Perché, continua, "non vogliamo ripetere gli errori del passato e fare i donatori di sangue".

Contro Renzi - Questo governo "affama il Paese", prosegue Salvini, "e molti mi dicono a me il prossimo anno conviene lavorare in nero: fanno bene, è legittima difesa; contro lo Stato ladro ragioni da ladro". Il Jobs act "è il vuoto, è il teatrino Renzi-Camusso, attori della stessa tragedia: la fine dell'impero Renzi". E su Napolitano: "Noi Napolitano lo avevamo votato perché si era impegnato a fare le riforme, ma non si è visto niente". Quindi Salvini non sentirà il suo discorso di fine anno - e fine mandato - "Sarò impegnato a fare altro, risparmierò mezzora e la trascorrerò con mio figlio". In attesa del nuovo presidente della Repubblica che "vorrei non sinistro".

Contro i giudici - Infine, l'ira contro il rinvio a giudizio di 34 camicie verdi: "Una follia. Chiederemo il risarcimento danni anche al ministero della Giustizia. Per anni si sono spesi milioni di euro degli italiani per un processo senza senso; solo in Italia può succedere".

lunedì 29 dicembre 2014

Beneficiari, prestazioni, e tasse da pagare Ecco tutti i falsi miti sulle pensioni in Italia

Pensioni, i falsi miti sulla previdenza in Italia




Le pensioni da sempre sono uno dei nodi cruciali delle politiche di governo. Anche l'esecutivo guidato da Matteo Renzi non si sottrae a questa regola e infatti sia Padoan in passato che i suoi sottosegretari hanno ipotizzato un'intervento sulle pensioni. Ma una riforma del sistema per certi versi sarebbe salutare anche per le casse dello Stato. Infatti secondo quanto racconta Alberto Brambilla sul Corriere sono troppi i miti sulla previdenza che vanno sfatati e di conseguenza regolati. 

I miti da sfatare - Il primo punto riguarda i beneficiari del sistema previdenziale. Su 16 milioni di pensionati circa 8 milioni percepiscono prestazioni totalmente a carico della fiscalità generale, come del resto i 4,73 milioni di soggetti beneficiari delle integrazioni al minimo me delle maggiorazioni sociali. Altro mito da sfatare è quello delle prestazioni. Per garantire al qualità record la differenza tra contributi versati al sistema previdenziale e la spesa vera è coperta dalla fiscalità per un importo pari a 83,6 miliardi, più o meno la spesa per gli interessi sul debito, e questo di certo pesa solo su coloro che le tasse le pagano davvero. Infine la fiscalità. 51 milioni di italiani pagano una irpef in media di 923 euro a testa, poco più di un quarto di Irpef è pagata dal 3,18 per cento dei contribuenti. La domanda da porsi, come ricorda Brambilla è: chi pagherà le pensioni e la sanità? Con questo quadro è difficile ipotizzare aumenti delle pensioni a parziale o totale carico dello Stato perché diverrebbero più alte delle pensioni pagate con i contributi. Insomma il sistema va rivoluzionato a 360 gradi. 

Nuovo catasto, cambia tutto La mappa: chi guadagna e chi perde

Riforma del Catasto: salasso per sei milioni di case




La riforma del Catasto è alle porte. Occhi puntati su Messina, Napoli e Ragusa. Tra i diversi milioni di abitazioni destinate a finire nel mirino della revisione degli estimi, infatti, è proprio in quelle città che si concentra la più alta densità di case del tipo A/4 e A/5, le categorie catastali più modeste, che finiranno inevitabilmente sotto la lente d’ingrandimento dell’erario. Secondo una classifica elaborata dall’Associazione dei geometri fiscalisti (Agefis) per il Sole 24 ore, sicuramente nei capoluoghi del Sud c’è la percentuale più alta di abitazioni di categoria catastale bassa, mentre in città come Piacenza e Trento sono presenti in maniera quasi del tutto trascurabile. E’ quindi ovvio dove si tenterà di andare a colpire nella revisione dei criteri estimativi: lo scopo è proprio quello di andare a eliminare gli squilibri attualmente presenti, dove magari a fronte di quotazioni immobiliari molto diverse tra città (o quartieri) differenti i valori catastali sono rimasti identici, pagando così lo stesso conto per Imu e Tasi. Certo è che a categorie catastali non elevate non sempre si accompagna il classico furbetto: spesso si tratta solo di un padrone di casa che non ha effettuato grandi lavori di recupero, mantenendo la classe attribuita quando l’abitazione è stata accatastata per la prima volta.

Cosa cambia - Ed è proprio per analizzare meglio queste ultime situazioni che l'analisi sulle statistiche catastali si rivela più utile. In tutte le città, le case di categoria media (cioè le A/2 e le A/3) sono sempre la maggioranza, ma dove c'è una forte presenza di abitazioni in categorie povere (le A/4 e le A/5, per l'appunto), significa che un proprietario che oggi sta pagando le imposte su valori fiscali nettamente inferiori a quelli degli altri, e che potrebbe subire tra cinque anni i maggiori aumenti del valore patrimoniale. Anche se poi il conto effettivo delle imposte dipenderà dalle scelte dei sindaci e da come verrà tradotto il principio dell'invarianza di gettito. A Milano, per esempio, quasi il 20% dei proprietari oggi paga le imposte partendo da una rendita che è la metà della media cittadina. A Napoli, addirittura, più del 10% delle case ha una rendita dieci volte inferiore al livello medio. Qui si annidano i maggiori rischi di rincari, quindi. Ma anche la speranza di pagare un po' meno tasse per chi oggi possiede le case con le rendite più elevate.

NON CHIAMATE QUESTO NUMERO Truffa col cellulare: cosa si rischia

Wangiri, l'ultima truffa col cellulare




Una chiamata persa può svuotarci il credito sulla scheda del nostro cellulare. Quando ricevete una chiamta da un numero che non conoscete e vitate di richiamare perchè potrebbero scattare tariffe premium che vi costerebbero circa 1 euro e 50 centesimi al minuto. Bastano pochi minuti al telefono e la scheda si svuota. Potrebbe essere una ping call , la nuova truffa telefonica che si limita appunto a uno squillo. Basta richiamare per spendere decine di euro per pochi secondi. E l’Italia sarebbe la patria del boom di queste nuove truffe telefoniche.

La truffa - La telefonata può arrivare a qualunque ora, anche nel cuore della notte. È un numero come un altro, ma sconosciuto alla vittima. Comincia spesso con +373. Di solito dura appena un breve squillo. Se si fa in tempo a rispondere, si sente la linea cadere. Più spesso la telefonata rimane senza risposta, dentro la memoria del cellulare. Se si richiama il telefonino viene infatti “agganciato” a una tariffa ad alto costo: 1.50 euro ogni 10 secondi. L’utente è incappato in una ping call. Internet abbonda di segnalazioni al riguardo. Centinaia di forum e siti avvertono del pericolo. Su unknownphone. com, come racconta Repubblica, per esempio, si legge: "Un euro e 50 a questi maledetti per sentire un film porno in russo. Ho trovato una telefonata non risposta e ho richiamato". Le associazioni dei consumatori parlano di una “epidemia di truffe”. 

Tariffe premium - Le compagnie telefoniche le conoscono tutte per nome: "L’ultima frode è denominata Wangiri - spiegano da Vodafone -
in tal caso i truffatori utilizzano un computer in grado di contattare simultaneamente una grande quantità di numeri telefonici in modo casuale. I cellulari di coloro che ricevono questa telefonata, visualizzano sul display una “chiamata persa”. La truffa scatta quando l’utente, in buona fede, ricontatta il numero, che normalmente viene tariffato come numero premium o contiene delle pubblicità". Insomma se volete difendervi dalla truffa leggete qui i consigli da seguire per evitare di passare le feste col cellulare a secco. 

"Statali licenziabili? Deciderà l'Aula" Cosa può succedere ai dipendenti P.A

Matteo Renzi: "Jobs Act e statali, se ne occuperà il Parlamento"




Dopo l'approvazione dei decreti attuativi del Jobs Act, è sconto sulla licenziabilità dei dipendenti statali. In un'intervista a Il Giorno, il premier, Matteo Renzi, se ne lava le mani e chiarisce come verrà affrontata la vicenda: "Sarà il Parlamento a pronunciarsi su questo punto, sollevato da Ichino. Esiste giurisprudenza nell’uno e nell’altro senso. Ma non sarà il governo a decidere. A febbraio, quando il provvedimento sul pubblico impiego firmato da Marianna Madia verrà discusso in Parlamento, saranno le Camere a scegliere. Non mancherà il dibattito, certo".  E alla Cgil che è sul piede di guerra risponde così: "Ho il massimo rispetto per il sindacato, e lo dico senza polemiche né ipocrisie o ironie. Ma non sono il tipo che si lascia impressionare dalle minacce. Meno che mai della Cgil. Che ha manifestato, scioperato, e avversato in ogni modo le nostre riforme. Se ha altri modi per dire no, lo spiegherà di fronte al Paese, ci trova al solito posto, a Palazzo Chigi a provare a cambiare l’Italia". 

La corsa al Colle - Poi il premier parla della Corsa al Colle per il dopo-Re Giorgio: "Non mi presto al gioco dell’Indovina chi sul Quirinale. Dove c’è un uomo, Giorgio Napolitano, al quale tutti quanti gli italiani devono riconoscenza e rispetto per come ha interpretato in tutti questi anni la sua responsabilità alla guida dello Stato". Infine parla anche dei contatti col Cav e dell'ipotesi Prodi al Colle: "Non mi occupo dei veti di questo o quel partito. Se e quando sarà il momento saranno i Grandi elettori a verificare la capacità di trovare consenso di questo o quel nome. Gettare nomi importanti come quello di Romano Prodi nel tritacarne dei retroscena serve solo ad alimentare una chiacchiera che non accenna a diminuire nei mesi che ci attendono".