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giovedì 8 gennaio 2015

Grillo, vacanze a "5 stelle" in Kenya: sguazza nella piscina di Briatore

Grillo paparazzato in Kenya nella piscina di Briatore




Mentre i suoi accoliti strillavano allo scandalo per l'aereo di Stato con cui Matteo Renzi e famiglia hanno raggiunto la Val D'Aosta, Beppe Grillo trascorreva beato le sue vacanze a Malindi in Kenya, nella villa della moglie  Parvin Tadjk. Vacanze lunghe, dal 26 dicembre fino al 2 gennaio. Ma si sa, non c'è niente di più facile che riempirsi la bocca con la crisi e i poveri italiani e poi volare ai tropici a godersi spiagge, sole e lusso. Non bastasse, nei suoi giorni kenyoti, il leader del Movimento 5 Stelle ha pensato bene di fare una capatina nel resort a 5 stelle di Flavio Briatore, il "Lion in the sun", per concedersi un bagno nella bella piscina. Peccato che a Malindi, meta natalizia di tanti vip italiani, ci fossero pure i paparazzi che hanno immortalato il bagno di Beppe proprio sotto gli occhi di Flavio, che faceva gli onori di casa. Foto che il settimanale "Chi" si è accaparrato e che saranno il pezzo forte del prossimo numero in edicola. Vedremo, in futuro, Grillo ospite del Billionaire in Sardegna?

Braccati i macellai islamici Arrivano dalla Siria dell'Isis

Braccati i macellai islamici Arrivano dalla Siria dell'Isis




Sono stati identificati e individuati al termine di una lunghissima e drammatica giornata di ricerche, posti di blocco e perquisizioni, i tre uomini che poco prima di mezzogiorno, in pieno centro a Parigi, mercoledì 7 gennaio hanno compiuto una strage nella redazione del settimanale satirico "Charlie Hebdo". La svolta ha dell'incredibile, visto che il documento d'identità di uno dei tre sarebbe stato rinvenuto all'interno della Citroen C3 usata per la fuga. Nella concitazione delle fasi successive alla sparatoria, nella quale sono rimaste uccise docici persone e ferite altre di cui 4 in modo grave, uno degli attentatori lo avrebbe smarrito. Il suo nome è Said Kouachi, nato a Parigi 34 anni fa ma di origini algerine. Il secondo uomo sarebbe il fratello Cherif Kouachi, di 32 anni. Entrambi avrebbero partecipato ai combattimenti in Siria con le forze dell'Isis e sarebbero rientrati in Francia la scorsa estate. Il terzo uomo del commando risponderebbe al nome di Hamid Mourad, un 19enne senza dimora fissa che avrebbe aiutato nell'azione i due fratelli. Secondo il sito di news transalpino Le Point uno dei due sospetti era già stato processato nel 2008, nell’ambito di un’operazione contro una filiera jihadista irachena basata nel 19esimo arrondissement di Parigi. Le forze d'intervento della polizia francese sono in azione a Reims, la città capitale della regione dello Champagne, dove sarebbe stato perquisito un appartamento. E un'operazione analoga è in corso a Charleville-Mezieres, sempre nella regione dello Champagne, dove vivrebbe la famiglia del membro più giovane del commando. Il ministero dell'Interno francese ha però smentito le notizie inizialmente circolate di un loro arresto annunciato da alcuni media francesi.

La cronaca dell'attacco - A metà mattinata di mercoledì 7 gennaio tre terroristi incappucciati e armati con kalashnikov e spara-granate hanno fatto irruzione nella redazione del settimanale e hanno sparato sui giornalisti in riunione: 12 morti, tra cui il direttore Stephan "Charb" Charbonnier e tre colleghi vignettisti, Cabu, Tignous e Wolinski, e altri quattro feriti gravi. Un massacro di "ferocia inaudita" al grido di "Allah Akbar" e "Vendicheremo il Profeta". Secondo una giornalista sopravvissuta uno di loro avrebbe ammesso: "Siamo di Al Qaeda", parlando in un "perfetto francese". Poi la fuga, ripresa da alcuni giornalisti terrorizzati dalle finestre dell'edificio in questo impressionante video: i due terroristi, vestiti di nero, sparano in strada contro gli agenti della polizia, finendoli a sangue freddo con un colpo a distanza ravvicinata. I due assassini sono poi saliti a bordo di una Citroen, forse rubata a un ignaro passante, ritrovata abbandonata circa un'ora dopo la strage.

Il giornale "Charlie Hebdo", noto per il suo stile ironico e provocatorio bollato come "anti-islamico", già aveva subito un attentato incendiario nel novembre 2011 e una serie di attacchi informatici dopo le sue vignette ritenute blasfeme dall'Islam. Quindici minuti prima dell'attacco, il profilo twitter del giornale aveva pubblicato un'altra vignetta satirica sul Califfo Al Baghdadi, leader dello Stato islamico.


Dalla parte della Fallaci - Nel 2002, quando uscì il libro La rabbia e l'orgoglio la testata si schierò a difesa di Oriana Fallaci divenuta oggetto di minacce da parte degli integralisti islamici. Ma è nel 2006 che l'Hebdo divenne noto al pubblico internazionale con la scelta di ripubblicare le dodici controverse vignette su Maometto del giornale danese Jyllands-Posten. Le vendite balzarono in un giorno dalle 140mila alle 400mila copie, facendo adirare il mondo islamico e spingendo il Consiglio francese del culto musulmano a chiedere il ritiro delle copie dalle edicole. Incriminato per razzismo, l'allora direttore Philippe Val fu assolto l'anno dopo da un tribunale francese.

L'ultima "provocazione" - Come ultima provocazione sui tabu dell'estremismo islamico il numero speciale dedicato alla vittoria degli islamisti in Tunisia. In copertina si vede una sacrilega immagine di Maometto che promette "cento frustate se non morite dal ridere". Fu subito dopo l'uscita di quel numero che la sede della rivista venne distrutta da un incendio provocato da un lancio di molotov.

Il discorso di Hollande - "Nessuno può pensare di agire in Francia contro i principi della Repubblica. E' un attentato alla nostra libertà, alla libertà di stama. Reagiremo con fermezza", il presidente François Hollande è intervenuto sul posto ed ha subito avuto parole di condanna durissima contro quello che, senza esitare, ha definito "attentato terroristico", un "atto di barbarie eccezionale".  

mercoledì 7 gennaio 2015

REGIONE, GELMINI: Maroni al lavoro su programma, no a pagelle anticipate

REGIONE, GELMINI: Maroni al lavoro su programma, no a pagelle anticipate 


a cura di Gaetano Daniele 




Maria Stella Gelmini
Coordinatrice Regionale Regione Lombardia 

"La Regione Lombardia rappresenta un modello di governance che ha raggiunto i migliori risultati in Europa su indici fondamentali, dalla sanità alla promozione del territorio, dalle infrastrutture all'ambiente. Una Regione in grado di individuare le criticità e di rispondere con i fatti, con riforme concrete come quella dell'Aler e di Trenord. Ed è oggi la Regione che garantisce la maggiore libertà di impresa in Italia, grazie all'ispirazione liberale che il centrodestra ha opposto in questi anni alle derive stataliste e fiscaliste degli ultimi esecutivi nazionali e che stanno uccidendo l'impresa in tutta Italia, mentre in Lombardia si vedono segni di ripresa. Cosi Maria Stella Gelmini, Coordinatrice regionale di Forza Italia, al nostro blog, il Notiziario. E nota: Il programma di trattenimento delle tasse sul territorio è in pieno svolgimento: non siamo nemmeno a metà mandato. E anche sui ticket sanitari sono certa che la maggioranza centrerà l'obiettivo. Ricordo peraltro che le Regioni di centrodestra sono oggi le uniche a rappresentare una forma di opposizione e di alternativa liberale al Governo Renzi, che ormai agisce senza contraddittorio con un programma economico ad oggi vuoto di risultati. Ed è il Governo che oggi continua a tagliare in modo lineare sui trasporti e sul sociale, è il Governo che aumenta le tasse, è il Governo che continua a rinviare l'applicazione dei costi standard, è il Governo che continua a premiare le regioni spendaccione di colore amico. Questi sono fatti, - conclude Gelmini - fatti che i Lombardi verificano ogni giorno. Le pagelle anticipate servono a poco, soprattutto quando chiamano in causa sempre e solo qualcuno e non tutti".

Quella vignetta profetica del direttore ammazzato: "Nessun attentato? C'è tempo fino a fine gennaio"

Strage islamica al "Charlie Hebdo", chi era il direttore ucciso: Stéphane Charbonnier e la sua tragica vignetta profetica




Nell'attacco terroristico alla redazione del settimanale Charlie Hebdo ci sono 12 vittime. Tra queste, anche il direttore del periodo satirico, Stéphane Charbonnier, 47 anni, detto Charb. Come disegnatore satirico e giornalista, ha lavorato per parecchi giornali e collaborava anche con il quotidiano del partito comunista l'Humanitè e due principali riviste francesi di fumetti, Fluide Glacial e l'Echo des Savanes. Irriverente e soprattutto anti-capitalista, lo si capiva anche dalle sue vignette più celebri spesso al limite del pornografico, che riguardano il cane Maurice, bisessuale e anarchico, e Patapon, gatto asessuato e fascista. Quindici minuti prima dell'attacco, il settimanale satirico aveva pubblicato sul profilo Twitter una vignetta su Abu Bakr al-Baghdadi, leader dello Stato islamico (Isis) ma la pubblicazione che sta sconvolgendo tutti è quella di una vignetta premonitrice dello stesso Charb, che forse anche per le sue tanto contestate vignette su Maometto, si aspettava qualche attacco, anche perché proprio per tali vignette nel 2013 Al Qaida l'aveva inserito nella lista degli obiettivi. In settimana infatti, era comparsa sul Charlie Hebdo, questa vignetta che riporta sullo sfondo la scritta "Ancora nessun attacco in Francia" e in primo piano un attentatore islamico con kalashnikov in spalla che afferma: "Aspettate abbiamo fino alla fine di gennaio per farli". Forse se l'aspettava forse no, ma alla fine così è andata e pochi giorni dopo, l'attentato è arrivato mietendo tra le vittime proprio il direttore, che in nome della libertà d'espressione nonostante tutto aveva continuato a raccontare i terroristi a modo suo.

Disoccupazione, numeri agghiaccianti: 3 milioni e mezzo di italiani senza lavoro

Disoccupazione, ancora un record negativo: 3 milioni e mezzo di italiani senza lavoro



Il tasso di disoccupazione in Italia è salito al 13,4% a novembre, con un aumento di 0,2 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,9 punti nei dodici mesi. Lo comunica l’Istat, sottolineando che si tratta del nuovo record dall’inizio delle serie storiche. Il numero di disoccupati a novembre tocca quota 3 milioni 457 mila, con un aumento dell’1,2% rispetto al
mese precedente (+40 mila) e dell’8,3% su base annua (+264 mila).

I giovani - Il tasso di disoccupazione nella fascia di età compresa tra 15 e 24 anni è pari al 43,9%, in aumento di 0,6 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 2,4 punti nel confronto tendenziale. Sono circa 729mila, dice l’Istat, i giovani che cercano lavoro. Il numero di individui inattivi tra i 15 e i 64 anni diminuisce invece dello 0,1% rispetto al mese precedente e del 2,2% rispetto a dodici mesi prima. Il tasso di inattività, pari al 35,7%, rimane invariato in termini congiunturali e diminuisce di 0,7 punti su base annua.

Eurozona - La disoccupazione europea invece è stabile in novembre: secondo il dato diffuso da Eurostat, il tasso è pari all’11,5% nell’Eurozona e al 10% in Ue: stabile rispetto al mese precedente ma in calo rispetto a un anno fa, quando era rispettivamente dell’11,9% e del 10,7%. Il dato è in lenea con le attese. A essere senza lavoro in ottobre erano 24,4 milioni di europei, di cui 18,4 milioni nell’Eurozona, rispettivamente 19 mila e 34 mila in più rispetto a ottobre. In Italia, il tasso di disoccupazione è al 13,4% a novembre, contro il 12,5% di un anno fa.

Occupati - A novembre 2014, secondo le rilevazioni dell'Istat, gli occupati sono 22 milioni 310 mila, in diminuzione dello 0,2% sia rispetto al mese precedente (-48 mila) sia su base annua (-42 mila). Il tasso di occupazione, pari al 55,5%, diminuisce di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali e rimane invariato rispetto a dodici mesi prima. A novembre, su base mensile, l’occupazione diminuisce dello 0,1% tra gli uomini e dello 0,4% tra le donne. Anche su base annua, continua l’Istat, l’occupazione maschile diminuisce dello 0,1% e quella femminile dello 0,4%. Il tasso di occupazione maschile, pari al 64,5%, rimane invariato sia rispetto al mese precedente sia su base annua. Quello femminile, pari al 46,5%, diminuisce di 0,2 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,1 punti in termini tendenziali.

ATTENTATO IN EUROPA Strage nel giornale anti-Maometto Terroristi con kalashnikov: "10 morti"

Parigi, attentato terrorista nella sede del giornale satirico Charlie Hebdo: "10 morti"




Due uomini incappucciati hanno fatto irruzione nella sede del giornale satirico Charlie Hebdo nel pieno centro di Parigi facendo fuoco con dei kalashnikov. Un dipendente al telefono ha confermato: "E' un massacro. Ci sono dei morti". Il primo bilancio parla di dieci vittime. Il giornale, noto per il suo stile ironico e provocatorio, già aveva subito un attentato incendiario e una serie di attacchi informatici dopo le sue vignette ritenute blasfeme dall'islam.

"Il salva-Cav? Si farà lo stesso", Renzi sfida il Pd

Matteo Renzi: "Prima Quirinale e legge elettorale, poi il decreto fiscale. Berlusconi sconterà tutta la sua pena"

di Claudio Brigliadori 



"Noi cambiamo il fisco per gli italiani, non per Berlusconi. Senza fare sconti a nessuno, nemmeno a Berlusconi, che sconterà la sua pena fino all'ultimo giorno". Dopo la retromarcia-figuraccia sul decreto fiscale e le polemiche sul "salva-Cav" poi ritirato, Matteo Renzi prova a fare la voce grossa. "Noi - ribadisce - non facciamo norme ad personam, né contra personam. E' una norma semplice che rispetta il principio di proporzionalità", sottolinea a proposito del famoso limite al 3% dell'importo sulle imposte sui redditi evase al di sotto del quale il reato di frode fiscale verrebbe depenalizzato. Un principio di proporzionalità, aggiunge Renzi, "che si può naturalmente eliminare, circoscrivere, cambiare. Ma per evitare polemiche - sia per il Quirinale, che per le riforme - ho pensato più opportuno togliere di mezzo ogni discussione e inserire anche questo decreto nel pacchetto riforme fiscali del 20 febbraio". Scadenza temporale entro la quale il governo spera di chiudere tutte le partite più bollenti, dall'Italicum all'elezione del nuovo presidente della Repubblica. Di fatto, dunque, significa tenere la pistola carica e ben in vista sul tavolo delle trattative con Berlusconi e Forza Italia. Una strategia muscolare molto, molto vicina al "ricatto sul Colle" di cui ha parlato l'avvocato del Cavaliere, Franco Coppi. 

L'altra lettura - Tutto questo a una prima lettura. Ma attenzione, perché le parole di Renzi possono essere lette anche in altro modo, decisamente più morbido per il Cav. Innanzitutto, il decreto fiscale si farà. Ed è una sfida alla sinistra Pd e al Movimento 5 Stelle che difficilmente non avrà ripercussioni sul dialogo per il dopo-Napolitano. E proprio per questo, al netto delle possibili modifiche nel merito, appare come un'apertura allo stesso Berlusconi dopo un paio di giorni in cui, se solo avesse voluto veramente, il premier avrebbe potuto chiudere ogni dialogo ancora in piedi con il leader di Forza Italia (e viceversa). Se i due stanno ancora parlando, significa che le intese sono profonde. E pure quella frase, "Berlusconi sconterà la sua pena fino all'ultimo giorno", suona un po' come un contentino ai più manettari e anti-Cav della sinistra. A febbraio, infatti, Berlusconi finirà "naturalmente" i suoi servizi sociali a Cesano Boscone e l'iter parlamentare del decreto fiscale di fatto coinciderà con quella scadenza. Diverso, molto diverso, il discorso dell'incandidabilità di Silvio. Di questo se ne riparlerà dopo l'approvazione del decreto. E tutto è ancora aperto.

"Preferenze più collegi" - Il premier cerca di liberarsi con una scollata di spalle dell'ultimo pasticcio del suo governo e rilancia sulle riforme in arrivo. Innanzitutto, c'è l'Italicum: "Alla fine due terzi dei parlamentari saranno eletti con le preferenze, un terzo con il sistema dei collegi. Tutti sapranno chi si vota in modo riconoscibile e chiaro. Da domani siamo al Senato, in aula. Poi passaggio finale alla Camera. Dopo anni di parole ci siamo davvero", scrive ancora Renzi. "Cento collegi in cui ogni partito presenta un nome sul modello dei collegi uninominali, ma viene introdotta anche la possibilità di votare il proprio candidato con la preferenza". La nuova legge elettorale sarà, parola del premier, "semplice, chiara, immediata": "Chi vince, vince. E governa, per cinque anni. Maggioranza chiara. Basta col ricatto dei partitini: il partito più forte governa da solo, sempre che ne sia capace".

"Fine del bicameralismo perfetto" - Legato a questa riforma c'è il nuovo Senato. Il ddl Riforme è mercoledì alla Camera, "con tempi contingentati per finire entro gennaio la seconda lettura". "Un passaggio storico", lo definisce il presidente del Consiglio: "Il Presidente Napolitano ha detto che il bicameralismo paritario è stato il più grande errore dell'Assemblea Costituente. La pensiamo come lui". Per questo, "dopo 70 anni di tentativi andati a vuoto, questo Parlamento, in questa Legislatura, sta portando a casa una riforma seria e organica. Sta nascendo il Senato delle autonomie, si definiscono le funzioni delle Regioni riducendone costi e pretese ma chiarendone meglio le funzioni, si aboliscono gli enti inutili, si semplifica il procedimento legislativo". 

AUTOMOBILI, CASE E REDDITO 5 mosse per evitare i guai col Fisco

Fisco, le 5 mosse per evitare le contestazioni




Le contestazioni da parte del Fisco per gli incrementi patrimoniali potrebbero turbare il 2015 di milioni di contribuenti. Così è meglio sapere come difendersi di fronte ai rilievi fiscali. Secondo quanto racconta il Sole 24 Ore basterebbe dimostrare il possesso di proventi già tassati o fiscalmente irrilevanti di entità tale da giustificarne la spesa. Ad esempio per quanto riguarda la sottoscrizione di un aumento di capitale sociale il contribuente potrebbe dimostrare con documentazione bancaria o contabile che la sottoscrizione è avvenuta con compensazione di crediti ventati nei confronti della società. 

Le mosse - Per quanto riguarda invece l'acquisto di un'autovettura, il contribuente potrebbe dimostrare che l'acquisto è stato fatto con l'uso di elargizioni familiari, presentando così copia degli assegni circolari emessi dai familiari. Un'altra spina nel fianco potrebbe essere l'acquisto di un immobile. Il contribuente in questo caso potrebbe dimostrare che in realtà l'immobile è stato oggetto di una donazione da parte dei genitori e che dunque si è trattato di una vendita simulata. Nel mirino del fisco anche l'accensione di una polizza assicurativa. In questo caso, come ricorda sempre il Sole 24 ore, il contribuente potrebbe dimostrare che la spesa è stata sostenuta con redditi di tutto o in parte esenti a ritenuta alla fonte a titolo d'imposta, quali indennizzi, somme riscosse a titolo di risarcimento patrimoniale, eredità, donazioni o vincite. Infine fare attenzione anche all'acquisto di titoli e fondi immobiliari: anche questi finiscono nel mirino del fisco. Il contribuente, se riceve contestazione, deve limitarsi a dimostrare di possedere proventi già tassati o fiscalmente irrilevanti di entità tale da giustificare l'incremento patrimoniale, ma non occorre la prova che queste risorse siano state utilizzate proprio per il sostenimento dell'acquisto. 

martedì 6 gennaio 2015

Alemanno pubblica una foto e scoppia la bufera: pioggia di insulti al veleno. Ecco cosa ha combinato...

Gianni Alemanno e la foto sulla neve: pioggia di insulti




Una foto e scoppia la polemica su twitter. Gianni Alemanno poco dopo capodanno ha postato sul suo profilo un immagine che lo ritraeva impegnato in una scalata sul Cascata Antares, sul Gran Paradiso. Alla foto ha aggiunto una didascalia: "Per allenarsi a risalire". Non l'avesse mai fatto. Sui social è stato ricoperto di insulti. Molti followers in quelle parole hanno letto un riferimento allo scandalo Mafia Capitale e all'indagine a carico dello stesso alemanno. Così qualcuno ha commentato: "Gianni, non dire dove stai che sennò la Guardia di finanza ti trova subito". Per Alemanno c'è stato anche spazio per una battuta quando qualcuno lo ha accusato di trovarsi a Courmayeur come il premier. La risposta è stata lapidaria: "Mai dove sta Renzi".  

Euro ai minimi dal 2006 sul dollaro Ecco perché l'Italia ci guadagna

Euro ai minimi dal 2006: con il mini-euro +10 mld per il Made in Italy




Euro ai minimi dal 2006. Con il mini-euro +10 mld per il Made in Italy. L’euro scende ancora e tocca i minimi dal 2006, prima di riprendere quota. La moneta unica scende fino a 1,1864 dollari, valore minimo dal marzo 2006, per poi risalire fino a 1,1959 dollari. In calo anche sullo Yen, a 143,16, ai minimi da inizio novembre. Come sottolinea il Wall Street Journal, la divisa unica è sospinta verso il basso dalle turbolenze greche, dalle aspettative sui programmi di stimolo monetario della Bce (l’acquisto dei titoli di Stato) e dal rafforzamento del dollaro (al livello più alto da 11 anni rispetto alle monete concorrenti).

Chi ci guadagna - La moneta unica ai minimi dal 2010 sul dollaro favorirà il rilancio del made in Italy soprattutto negli Stati Uniti. Per gli esperti il tasso di cambio attuale potrebbe valere per le aziende italiane 10 miliardi in più di ricavi all’estero. A beneficiarne, saranno in particolare le imprese della Lombardia (+2,6 miliardi) e quelle del Piemonte (+1 miliardo). La base di partenza è solida: nel primo semestre del 2014, a livello globale, solo la Polonia ha fatto registrare ritmi di sviluppo delle vendite estere migliori di quelli italiani. Poi c’è stato un rallentamento, ma il consuntivo degli ultimi tre mesi, per quanto riguarda gli affari con i Paesi extra-europei, fa segnare un più 3,2%.

Morto Pino Daniele, Napoli tradita?: funerali a Roma, tomba in Toscana

Pino Daniele è morto, schiaffo alla "sua" Napoli?: "Vuole essere sepolto a Talamone"




Uno schiaffo alla "sua" Napoli?: i funerali di Pino Daniele, morto a quasi 60 anni per un infarto, verranno celebrati a Roma mercoledì 7 gennaio per volontà dei figli. Una scelta che ha provocato le proteste dei fratelli del cantautore napoletano. "Abbiamo scelto Roma perché noi figli siamo nati e viviamo qui", ha spiegato la figlia Sara. Cerimonia aperta al pubblico al santuario del Divino Amore, "una chiesa grande, siamo sicuri che papà vorrebbe che chiunque avesse la possibilità di dargli l'ultimo saluto". "Noi fratelli vorremmo che i funerali fossero a Napoli: Pino è un pezzo di quella città", ha spiegato il fratello Carmine, anche se il rapporto tra lo schivo Pino e i suoi (troppo?) calorosi concittadini non è mai stato facile. Da anni Daniele aveva scelto di vivere lontano dalla sua casa, dividendosi tra Roma e Toscana. Non a caso, il suo cardiologo di fiducia lavorava a Roma e quando la notte di domenica si è sentito male il chitarrista ha provato a farsi portare in auto nella Capitale, e non in un ospedale della più vicina Grosseto. 

La tomba a Talamone - La Toscana comunque era la sua seconda casa. Lo stesso Daniele avrebbe manifestato la volontà di essere seppellito in Maremma. Per questo la sua famiglia ha deciso di tumulare la salma del cantante nel piccolo cimitero di Talamone, nel comune di Orbetello (Grosseto). Un avvocato che rappresenta la famiglia ha contattato questa mattina Monica Paffetti, sindaco di Orbetello, il Comune di residenza di Daniele, chiedendo l'ospitalità dell'amministrazione per la tumulazione. "Abbiamo ricevuto la richiesta da parte della famiglia di Pino Daniele per la sepoltura nel cimitero di Talamone - ha detto Pataffi all'agenzia Adnkronos -. Abbiamo dato la disponibilità e siamo onorati da questa scelta", ha aggiunto il sindaco. "La Maremma per Pino non era soltanto un rifugio, ma un luogo dove incontrare gli amici e suonare. Siamo onorati e profondamente commossi che abbia scelto Talamone - ha dichiarato il sindaco -. La città di Orbetello e la sua amministrazione partecipano al dolore per la morte di Pino Daniele, il grande musicista partenopeo profondamente legato a questo territorio". 

"Questa era casa sua" - "La casa è dove sei nato o dove scegli di vivere e di tornare. Pino Daniele aveva scelto di vivere con noi - ha aggiunto Pataffi -. Si sentiva nel posto giusto forse anche grazie alla riservatezza della nostra gente. E così aveva portato ciò che amava di più: la musica. Far nascere un locale in Giannella è stato, anche quello, un modo per sentirsi a suo agio e, contemporaneamente
restituire qualcosa a noi tutti". "La Maremma per Pino non era soltanto un rifugio, ma un luogo proprio, dove incontrare gli amici e suonare insieme fuori dai circuiti ufficiali, e lasciare scorrere il tempo. Di tutto questo lo ringraziamo. Siamo onorati e profondamente commossi che abbia scelto Talamone".

Un milione di spie contro gli evasori Ecco il sito che denuncia i furbetti

Evasione fiscale, in un anno un milione di denunce anonime




E' il capolavoro del duo Monti-Befera. Non che il sito www.evasori.info abbia direttamente a che fare con l'ex presidente del Consiglio e l'ex numero uno dell'Agenzia delle entrate. Ma il suo successo è il frutto del clima di terrore e di caccia alle streghe creato nell'anno in cui il bocconiano ha spadroneggiato su un'Italia scioccata dalla crisi economica e dalla prematura fine del governo Berlusconi. A quei tempi risalgono i blitz degli 007 del fisco in rinomate località turistiche e pure nelle strade dello shopping a Milano e Roma. E sempre in quel periodo sono stati varati strumenti come il redditometro e incentivati i cittadini a denunciare chi non paga le tasse. A fare cioè quel che uno Stato incapace non è riuscito a fare per decenni.

Fatto sta che i numeri diffusi oggi dal sito evasori.info fanno impressione. Nel corso del 2014, infatti, le segnalazioni online compiute da semplici cittadini contro l’evasione fiscale sono cresciute del 76%. Il dato annuale aggiornato a oggi 5 gennaio 2015 parla di 1.122.589 segnalazioni e riguarda un’importo evaso di 170.518.147 euro. Se si confrontano i numeri con quelli di un anno fa, al 6 gennaio 2013 le segnalazioni erano state 854.681 per 129.284.347,61 euro. Nel mirino dei "delatori della porta accanto" non ci sono, ovviamente, i grandi evasori. Ma i comportamenti quotidiani, spesso all’insegna dell’evasione totale: dal caffé al bar alla cena al ristorante, passando per le prestazioni di  dentisti, idraulici ed elettricisti, concessionari e meccanici auto e  moto.

In testa alla classifica che riguarda il numero di segnalazioni ci  sono i bar (34,6% del totale delle segnalazioni) e i ristoranti (12%). Perché l’evasione più diffusa è quella che nasce e cresce intorno alla ristorazione: il caffè e  cornetto, per iniziare la giornata, senza scontrino; e poi la pizzeria che scrive il conto a penna direttamente sulla tovaglia di carta o  l’agriturismo che non registra gli ospiti, così può fare lo sconto. Seguono i servizi alla persona (9,4%), gli alimentari e tabacchi (9,3%), il catering e i fast food (5,7%), gli ambulanti (4,1%), i medici e i dentisti (3,1%), i rivenditori di auto e moto (1,5%).

Guidano invece la graduatoria costruita sulle somme evase medici e dentisti. Perché interi piani tariffari possono essere declinati  secondo il doppio binario: migliaia di euro con regolare fattura,  oppure migliaia di euro, ma un pò di meno, con una qualche fattura ogni tanto. Ben posizionate anche le imprese edili. Per i lavori di ristrutturazione di casa non si accettano assegni, solo contanti. Lo  impongono i fornitori, servono a pagare gli operai, sono le giustificazioni più ricorrenti. Ecco la classifica delle delle somme evase per categoria: medici e dentisti 12.542.961 euro; ristoranti 10.321.904 euro; immobiliari 9.501.176 euro; bar 9.460.976 euro; servizi alla persona 8.945.984 euro; costruttori 8.464.856 euro; rivenditori di auto e moto 7.526.005 euro; studi legali, avvocati e notai 5.639.768 euro.

Vendetta Berlusconi: "Se è stato lui, ecco cosa gli faccio"

Vendetta Berlusconi: "Se è stato Fitto lo sbatto fuori"




"Se è stato lui, questa volta lo sbatto fuori a calci"- Silvio Berlusconi è furioso per il codicillo all'interno della riforma fiscale che è stato svelato il giorno di Capodanno e finito su tutti i giornali. Quella norma avrebbe potuto permettergli la ricandidatura, ma il premier Renzi lo ha prontamente bloccato. Ieri si sono rincorse le voci secondo cui a dare in pasto ai giornali la notizia sarebbe stato Raffaele Fitto. Il Giorno, ha raccolto lo sfogo di Berlusconi contro il dissidente interno, anche se il Cav, a Toti, Verdini, Romani e Brunetta ha detto che lui non ha bisogno di un codicillo, "sono innocente e la sentenza di Strasburgo lo dimostrerà una volta per tutte". Non vuole averci più nulla da fare con la norma salva-Silvio.

Il nodo Fitto - D'altronde anche il Mattinale, house organ del capogruppo alla Camera Renato Brunetta, scriveva: "Berlusconi non ha bisogno di regali, né di spintarelle". La notizia che la legge salva-Silvio ha fatto infuriare i fedelissimi "incomprensibile come una norma concepita con l'intento di venire incontro a problematiche di cittadini onesti venga congelata perché potrebbe essere utile a Berlusconi", dice Ignazio Abriganini. Berlusconi ha detto chiaramente che non ha senso alzare le barricate in questo momento e conviene mantenere aperto il canale di dialogo con Renzi. Sia per il Colle che per le rifome. Un messaggio mandato anche a chi come Brunetta ripete che bisogna prima votare per il Colle e poi mettere mano alle riforme e a chi, come Romani, non si fida delle deleghi in bianco a Renzi sull'Italicum. Il nodo di Raffaele Fitto resta. Ieri è stato accusato di aver passato ai media la notizia della norma, ma il punto vero e che lui e i suoi 40 uomini hanno un peso sia sul tavolo dell'elezione della presidente della Repubblica, sia su quello delle riforme. 

lunedì 5 gennaio 2015

Renzi si difende sul volo di Stato ma queste carte lo smentiscono

Il documento che smentisce il premier




L’onorevole grillino si è premurato di recuperare anche la schermata del radar dell’aeroporto di Aosta, svelando - senza farsi troppi problemi - il codice utilizzato per segnalare la presenza a bordo di un velivolo del Presidente del consiglio. Lo screenshot scattato nel piccolo scalo della Val D'Aosta il 30 dicembre scorso dimostra qualcosa che pochi si aspettavano: Matteo Renzi ha utilizzato l’aereo di Stato per andare a sciare insieme alla famiglia, per raggiungere Courmayeur. La rivelazione è del deputato Paolo Romano, che ha pubblicato sul blog i piani di volo dell’aereo, la sua rotta spezzata da Tirana fino a Roma e poi, dopo una sosta a Firenze per far salire la signora Agnese e i bimbi, ripartito per l’aeroporto più vicino alla nota stazione sciistica. «Il Falcon 900 con Renzi e famiglia atterra alle 21,25 di martedì per le vacanze», denuncia. Il grillini sbertucciano il premier e il suo capodanno «all’insegna del risparmio per lui, a spese della comunità»: «Quanto è costato questo volo di Stato in missione-vacanza? Un Falcon costa 9.000 euro all’ora». Il premier che per mesi aveva tuonato contro le «scorte usate come carrello umano», detto di non volerne una perchè «la mia scorta è la gente» e promesso di non utilizzare le auto blu, si è dovuto difendere. «Gli spostamenti aerei, dormire in caserma, avere la scorta, abitare a Chigi non sono scelte, ma protocolli di sicurezza», ha tweettato Renzi ieri pomeriggio. A completare la risposta del Rottamatore ci hanno pensato “fonti di Palazzo Chigi”: «Il Presidente non ha raggiunto Aosta con il volo di Stato con cui si è recato a Tirana, in visita ufficiale in Albania (regolarmente atterrato a Roma), ma con un Falcon 900, nel pieno rispetto della normativa e dei protocolli di sicurezza. Ciò riguarda anche la famiglia quando si muove con lui, sottoposta agli stessi obblighi di sicurezza e a norma di legge». 

Tranne il cambio di aereo - non quello grosso con le insegne della Repubblica, ma il jet più piccolo (e veloce) in dotazione al trentunesimo stormo, sono confermate tutte le osservazioni dei grillini. Le “fonti” garantiscono che il premier ha pagato di tasca almeno l’alloggio nella caserma degli alpini dove dormiva, l’attrezzatura da sci («presa da un privato per la somma di 450 euro per tutta la famiglia»), skipass e cibo nei rifugi. «Il fatto che il Presidente sia sottoposto a una serie di misure di sicurezza non è una scelta, ma il rispetto delle norme che regolano il suo ruolo e il suo incarico, in linea con quanto avviene per i capi di governo in tutto il mondo», aggiungono le stessi fonti.

Peccato che le ragioni di “sicurezza” genericamente addotte per motivare la missione - vacanza contrastino in maniera aperta con una circolare della Presidenza del consiglio. Firmata dal segretario generale di Palazzo Chigi e spedita a tutti i capi di gabinetto il 10 maggio 2013 ha come oggetto le “modalità di concessione del trasporto aereo di Stato”. Non bastano i «motivi di sicurezza» - sempre che ve ne fossero, visto che il premier ha sciato tranquillo sulle piste, in mezzo alla gente -: il premier al momento di “prenotare” il volo deve invece dimostrare che non esistevano alternative. La circolare fu scritta al tempo in cui “regnava” Enrico Letta: seppur accusato dal suo successore di essere finito «nella palude», sugli aerei di Stato si era messo a fare sul serio. Non soltanto Letta aveva messo in vendita due jet della flotta, ma, appunto, aveva ristretto le possibilità di accedere al servizio. Il regolamento approvato meno di due anni fa prevede che sia «necessario corredare ogni istanza per la concessione di un volo di Stato da documentazione attestante le circostanze che rendono indispensabie e necessario l’utilizzo del mezzo aereo». Le sole deroghe previste dal documento sono «urgenza, motivazioni istituzionali, mancanza di mezzi di trasporto alternativi»: nessuna di queste condizioni sembra verificarsi nel caso della vacanza a Courmayeur. Non è finita: il premier o i ministro che utilizzano i Falcon devono «precisare» le circostanze «ostative all’uso di voli commerciali o altri mezzi di trasporto». La Val D’Aosta non era forse raggiungibile in altro modo?

Direttore della tv albanese sputtana (e massacra) Caprarica: "Non sapevo che fosse Capraricca, mi ha chiesto perfino..."

Il direttore della tv albanese sputtana Caprarica: "Mi ha chiesto perfino..."




Parla il proprietario di Agon Chanel Francesco Becchetti. Lo fa in una lunga intervista al Fatto Quotidiano. Parla e sputtana Antonio Caprarica che ha appena lasciato la direzione delle news e degli approfondimenti del canale italo-albanese. Il giornalista si era sfogato lamentando come la televisione di Tirana non gli offrisse gli strumenti per lavorare. Ma ecco che arriva la replica di Becchetti: "Il dottor Caprarica, arrivando in Albania, aveva stilato una lista degli oggetti indispensabili allo svolgimento della sua professione. L'iPad di ultima generazione, lo scaldapane 2.0 e naturalmente le ciabattine scendiletto per lui e per sua moglie. La persona che si era prodigata per trovarle adesso è molto triste". E ancora : "Aveva provveduto - continua Becchetti - a casa, macchina e autista e non riusciva a darsi pace per le ciabatte. L'ho consolato. 'Non te la prendere' gli ho detto: 'L'errore è essere stato troppo zelante'". Becchetti si pente di averlo scelta, credeva che "il suo cursus internazionale fosse l'ideale per guidare un tg nuovo e delocalizzato. Mi sbagliavo. Non conoscevo altri aspetti di questo signore e non ho centrato la scelta. Ammettere gli errori non mi turba. Solo chi la le cose sbaglia". Becchetti scherza (ma mica tanto) e diche: "Non sapevo che lo chiamassero "Capraricca" e poi lo soprannomina:  "il procacciatore di ciabattine". 

Candidati di Forza Italia al Colle Chi vuole chi: la mappa dei nomi

Forza Italia, tutti i candidati al Quirinale




Che Forza Italia sia divisa non è una novità. Da quando poco prima dello scisma alfaniano, le colombe si erano divise dai falchi, il partito non si è più ricompattato. Ma ora le fratture  interne avranno inevitabilmente ripercussioni sull’elezione del Presidente della Repubblica. Non a caso il premier è preoccupato: il primo “stress test” ci sarà giovedì 8 gennaio.  A Palazzo Chigi si parla ironicamente della “prova dell’otto”. La settimana che sta per cominciare infatti si comincia a votare per l’Italicum al Senato e sarà per Renzi la prova per capire se il Patto del Nazareno regge anche in vista delle elezioni per il Colle.

Il premier si chiede ancora se Berlusconi e iVerdini reggono ancora il partito. O se Raffaele Fitto può superare l’attuale soglia dei 18 senatori mettendo in crisi sia il voto per le riforme che quello per il Colle. Certo è che i segnali finora arrivati dalle esternazioni dei big azzurri confermano i sospetti e le paure del Pd. Non sono uniti. Era stato il portavoce Giovanni Toti ad infiammare gli animi poco prima di Natale spiegando: “Non c’è un veto assoluto rispetto a nessuno”. Ma Toti aveva detto un no forte a Prodi. Adesso, dopo il discorso di Napolitano ognuno pensa a un candidato diverso. Berlusconi, che in passato, aveva fatto il nome di Giuliano Amato adesso (come ha rivelato il nostro Franco Bechis) sarebbe pronto a sostenere Anna Finocchiaro e Sergio Mattarella. Augusto Minzolini e Daniela Santanché hanno dichiarato anche che sarebbero anche favorevoli a votare Romano Prodi. Renato Brunetta , capogruppo di Forza Italia alla Camera, nonostante il presidente della Mario Draghi Bce si sia sfilato dalla partita pensa al Governatore come possibile successore di Napolitano. E poi c’è Raffaele Fitto: il suo candidato è Pierferdinando Casini (che piace anche agli alfaniani di Ncd). In queste ore è spuntato anche il nome del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni che potrebbe compattare Forza Italia e Ncd. Renzi spera ovviamente che il partito azzurro dia prova di compattezza e giovedì prossimo è pronto a testarlo.

Socci contro l'esercito rosso di Bergoglio: "Cosa succede a chi non è d'accordo"

Antonio Socci: com'è dura sfuggire all'Inquisizione dell'esercito rosso dei bergogliani

di Antonio Socci 



La stizzita «Inquisizione progressista» che in questi giorni si è scatenata contro Vittorio Messori mette in mostra un’intolleranza grottesca che è il connotato della stagione bergogliana. Ecco cosa è successo. Il 24 dicembre scorso Vittorio Messori, sul Corriere della sera, ha firmato un pacatissimo commento dove, con molto rispetto, accanto ad apprezzamenti per il papa argentino, ha esposto qualche «perplessità» su certi suoi gesti e dichiarazioni. Lo scrittore ha così dato voce a un disagio che, nel mondo cattolico, è sempre più vasto, anche se non viene raccontato dai media laicisti occupati ad osannare ogni giorno Bergoglio con uno sbracamento adulatorio che sfiora il ridicolo «culto della personalità». 

Anche molti vescovi e cardinali sono nauseati da un personalismo tanto esagerato e sospetto dei nemici di sempre della Chiesa, i quali infatti contrappongono Bergoglio alla Chiesa. Molti cattolici sono allibiti per la smaniosa ricerca dell’applauso ad ogni costo di papa Bergoglio che non si occupa dei cristiani perseguitati e massacrati, ma, per dire, dopo aver amorevolmente telefonato a Pannella, l’ha rifatto pure con Benigni (citandolo a sproposito nella messa in San Pietro) e ieri è intervenuto anche sulla guarigione del medico di Gino Strada. Nel mondo cattolico circolano battute sarcastiche su questa mondalità spirituale. Invece Messori ha evitato ogni polemica e ogni asprezza. Non ha nemmeno menzionato il traumatico Concistoro di febbraio e il Sinodo di ottobre che hanno visto per la prima volta un papa appoggiare e sostenere, da dietro le quinte, le tesi eterodosse di Kasper (stoppate per ora dalla sollevazione della maggioranza dei vescovi e dei cardinali).

Ratzinger - Messori è arrivato perfino a scrivere che - ad ogni modo - il «Papa emerito» ha dato «approvazione piena dell’attività di Francesco», cosa vera se s’intende che Benedetto ha dichiarato il riconoscimento gerarchico di Francesco, ma tenendo presente che papa Benedetto mai ha pronunciato una parola di adesione ai contenuti del magistero di Bergoglio. Anzi, in ogni sua dichiarazione pubblica di questi due anni, Ratzinger ha confermato i contenuti del suo pontificato che Bergoglio contraddice sui punti più importanti. Le considerazioni di Messori sono state pacate e rispettose. Ma per gli inquisitori bergogliani non importa. Basta mostrare qualche semplice «perplessità» per diventare - ai loro occhi - sospetti di sabotaggio, di torbido complotto e finire messi all’indice. Il cattobergogliano propugna l’ecumenismo più incondizionato con protestanti o ortodossi, vuole il dialogo con tutti, laicisti, massoni, comunisti cubani o cinesi, noglobal, islamici, perfino con i terroristi dell’Is (lo ha teorizzato lo stesso Bergoglio), ma nessun dialogo con i cattolici «ratzingeriani» o - come li ha definiti lui stesso al Sinodo - «tradizionalisti» (cioè fedeli al magistero di sempre). Quelli vanno «randellati».

Dunque a raffica hanno bersagliato Messori. Il primo è stato Luigi Alici, già presidente dell’Azione cattolica - per così dire - martiniano, il quale definisce il pezzo di Messori «un insopportabile esercizio di giornalismo obliquo». Alici condanna «scrittori e giornalisti» che fanno osservazioni critiche sulla «persona chiamata a guidare la Chiesa» (cioè sulle scelte papa Bergoglio), mentre ritiene che da «desacralizzare» sia il papato in quanto tale. Elogia infatti l’«opera provvidenziale di desacralizzazione della figura del papa» che Francesco conduce «in modo straordinario».

A dir la verità la dottrina cattolica dice l’opposto di Alici: la sacralità è propria dell’ufficio papale (la «figura del papa»), non della persona, fallibile e peccatrice, che di volta in volta lo ricopre. A scagliarsi contro Messori è arrivato pure Leonardo Boff, uno dei nomi simbolo della Teologia della liberazione sudamericana. Boff ha esaltato Bergoglio e ha attaccato, dopo Messori, il suo «amato Joseph Ratzinger» e gli «altri Papi anteriori». Boff è un ex frate che nel 1984 ebbe un pronunciamento negativo dalla Congregazione per la dottrina della fede, presieduta da Joseph Ratzinger. Nel 1992, a seguito di alcuni richiami e moniti di Giovanni Paolo II, lasciò l’abito religioso. Le sue posizioni impregnate di marxismo (oggi pure di new age) lo hanno fatto diventare un leader noglobal. Il 17 dicembre si è saputo che papa Bergoglio lo ha chiamato chiedendogli i suoi libri che gli servono per preparare la sua prossima enciclica sulle questioni sociali ed ecologiche (i contenuti saranno quelli sentiti nel comizio papale al Leoncavallo e agli altri centri sociali). 

Boff dice: «Il Papa appartiene alla teologia della liberazione nella versione argentina». Poi aggiunge: «Il Papa ha criticato la dottrina sociale della Chiesa, la considera astratta e non abbastanza chiara nella distinzione, che dev’essere nitida, tra chi sono gli oppressi e chi gli opressori». Pur avendo lasciato l’abito religioso Boff dice: «Io celebro, faccio battesimi, matrimoni, tutti i sacramenti quando non c’è un sacerdote. I vescovi lo sanno e mi dicono: vai avanti. Mi sento bene, in questa veste di laico». E nessuno ha da ridire nel Vaticano di Bergoglio. Che ha pure cancellato la sospensione «a divinis» voluta da Giovanni Paolo II per Miguel D’Escoto, ministro sandinista che ancora oggi esalta Fidel Castro (ecco spiegato il crollo disastroso dell’appartenenza alla Chiesa in America Latina: con pastori così…). Infine va menzionato l’incredibile «appello» intitolato «Fermiamo gli attacchi a papa Francesco» (come? Con l’imbavagliamento? Con una retata di dissidenti? Con la deportazione in Siberia?).

Il testo, sottoscritto dalle firme storiche del cattoprogressismo, da don Paolo Farinella ad Alex Zanotelli, da don Santoro delle «Piagge» a don Luigi Ciotti, alle «Comunità di base», si lancia a testa bassa contro l’articolo di Messori, definendolo un «attacco mirato e frontale», «una vera dichiarazione di Guerra», addirittura «un avvertimento di stampo mafioso». Fa ridere questa conversione ultrapapalina del vecchio mondo della contestazione. E questa volontà censoria. Non era proprio il cattoprogressismo a scatenarsi nella critica contro i predecessori di Bergoglio? Del resto una reazione di stizzita intolleranza contro Messori si è notata pure negli ambienti della corte bergogliana. E il direttore di Avvenire l’altroieri ha allestito un’intera pagina per mostrare il suo zelo ultrabergogliano e condannare il pacato articolo del più famoso scrittore cattolico italiano come fosse un pericoloso eretico. Cose mai viste se si ricorda l’ossequio con cui Avvenire ha sempre trattato certi clericali che attaccavano duramente papa Ratzinger e Wojtyla. 

Il Conclave - È nota pure la riverenza di Avvenire verso il cardinal Martini che, negli ultimi anni, ha avanzato critiche ben dure del pontificato di Ratzinger. Ma il «papa conservatore» era mite, aperto, con lui c’era libertà e tolleranza. Invece l’attuale «numero uno» a parole elogia la «parresia», poi di fatto non sopporta le critiche e ha modi di commando sudamericani, che producono un clima di terrore in Curia. Resta la domanda su come abbia fatto un rappresentante della «teologia della liberazione», come lo definisce Boff (oggi consulente di Bergoglio), a conquistare il papato. La risposta sta in un conclave confuso e frettoloso (probabilmente con alcune violazioni delle norme, quindi con una possibile invalidità dell’elezione). Il collegio cardinalizio più conservatore che si ricordi è stato convinto di votare un papa in continuità con Giovanni Paolo II e con Benedetto XVI, mentre in realtà stava votando il candidato della sinistra cattoprogressista. Oggi molti cardinali sono sgomenti. E tutto appare surreale. A Natale trecento ballerini di tango si sono allegramente esibiti per il compleanno di Bergoglio sul sagrato di San Pietro, mentre nel mondo imperversa un macello di cristiani. 

Così si lavora il meno possibile: lo spiega il vademecum Cgil

Ecco come lavorare il meno possibile: il vademecum della Cgil




Non solo le malattie "strategiche": i lavoratori fannulloni e scansafatiche hanno moltissime possibilità per evitare di presentarsi al lavoro e percepire ugualmente lo stipendio. Si tratta di leggi e anche norme previste dai vari contratti di categoria che se applicate in modo scriteriato danno la possibilità al lavoratore di stare a casa a lungo. Sul sito della Funzione Pubblica Cgil è consultabile il vademecum dei permessi: dieci pagine in cui si spiegano tutti i possibili permessi a cui hanno diritto i lavoratori. Ci sono i 15 giorni di licenza matrimoniale e i giorni concessi ai dipendenti pubblici per concoeci ed esami. Chi dona il sangue ha diritto a 24 ore di permesso senza limite annuale (sono le strutture pubbliche a fissare un tetto di quattro donazioni l'anno per gli uomini e due per le donne).

I permessi - L'antitetanica permette di assentarsi dal lavoro nelle ore successive alla vaccinazione. Ci sono poi i permessi per curare famigliari ammalati: la legge 104 a cui si accede dopo l'autorizzazione dell'Inps e dà diritto a tre giorni di permesso al mese. Un'altra legge consente ai volontari della protezione civile di assentarsi anche per dieci giorni consecutivi dal lavoro per effettuare simulazioni e formazioni, in caso di calamità naturali dà diritto a 30 giorni consecutivi di assenze. Anche i volontari del corpo nazionale del soccorso alpino hanno diritto a permessi retribuiti.  Il datore di lavoro non può negare al dipendente il permesso di svolgere il ruolo di presidente, scrutatore, segretario o anche rappresentante di lista dirante le elezioni. Permessi pagati anche per consiglieri ed amministratori di enti lorcali, incluse le comunità montane. Poi c'erano i permessi sindacali su cui però si è abbattuta la scure di Renzi che li ha di fatto dimezzati. 

Pubblica l'elenco di chi non paga le multe Per il sindaco di Oristano finisce male...

Oristano, il Comune pubblica online l'elenco di chi è in ritardo con multe e tasse: maxi-denuncia




In provincia di Savona c'è un sindaco che per essersi rifiutato di incassare le tasse sulla casa è stato commissariato. A Oristano, in Sardegna, il primo cittadino ha invece deciso di percorrere un'altra strada: pubblicare sul sito del Comune l'elenco dei concittadini morosi che non hanno ancora pagato tutte le gabelle dovute. In entrambi i casi, comunque, l'effetto boomerang è assicurato, e pesante. Perché per Guido Tendas, primo cittadino di Oristano, è in arrivo una maxi-causa collettiva dei cittadini finiti, loro malgrado, alla gogna mediatica bollati in qualche modo come "evasori fiscali". Come riporta La Stampa, la volontà dell'amministrazione oristanese era quella di recuperare i 300mila euro di arretrati tra multe e tassa sui rifiuti. Peccato che i contribuenti finiti nella lista nera, pubblicata sul sito, abbiano preferito rivolgersi ai loro avvocati per violazione della privacy, e le associazioni dei consumatori sono al loro fianco. Ora il Comune ha fatto rimuovere dal sito l'elenco infamante, promettendo provvedimenti disciplinari per i funzionari responsabili della pubblicazione. Una marcia indietro forse tardiva, visto che fino a qualche tempo fa era lo stesso sindaco Tendas a difendere la strategia: per lui è "normale che siano pubblici i ruoli delle persone che hanno debiti con il Comune". "Se la pubblicazione - spiegava ancora il sindaco - servisse a far emergere la necessità che tutti versino quanto dovuto, direi che è uno strumento adatto".

C'è un Comune che cancella le tasse Risultato: lo Stato manda a casa tutti

La storia di Camiciottoli, il sindaco di Pontinvrea che non fa pagare le tasse sulla casa: commissariato

di Antonio Castro 



Alle tasse sulla casa (Imu,Tari, Tasi), non si sfugge. Anche se il comune - caso raro in Italia - ha i conti apposto, addirittura in attivo (50mila euro risparmiati sul bilancio da 1 milione di euro del 2014). Paradossi di una fiscalità tutt’altro che comprensiva. E dell’incrocio perverso con una direttiva pensata dal braccio destro di Matteo Renzi, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri Graziano Delrio, immaginata da un ex primo cittadino (di Reggio Emilia), per far risparmiare. Ma che avrà proprio l’effetto contrario.

I fatti: Matteo Camiciottoli, sindaco di Pontinvrea (Savona) che di mestiere fa il ristoratore, 850 residenti, ha (avrebbe) gestito così bene la finanza comunale da risparmiare sul bilancio circa 50mila euro. Morale i cittadini del borgo non pagano né Imu né Tasi sulla prima casa, e neanche la Tari. Miracolo? No, solo che Camiciottoli e i suoi amici della lista civica che amministra il paesotto hanno pensato bene di risparmiare e gestire al meglio i servizi comunali, a cominciare dalla raccolta dei rifiuti. Raccolta differenziata - riporta l’edizione locale del Secolo XIX e de La Stampa - che è balzata dal 20% al 64%. Morale: si sono risparmiati 30mila euro dal bilancio comunale e con qualche altra accortezza si è evitato di imporre dal 2012 ad oggi l’ennesimo balzello (Tasi, Tari Imu), sui contribuenti.

Peccato che il testardo e battagliero primo cittadino oltre a evitare ai sui amministrati (rivotato con il 97% dei consensi), di sborsare quest’anno le tasse sui servizi indivisibili, l’immondizia e la casa, si opponga alla fusione con gli altri piccoli comuni limitrofi. E così - ricorda il quotidiano torinese - «tra qualche settimana arriverà un commissario prefettizio ad acta». A fare cosa? Ad imporre al comune di Pontivrea di unirsi o associarsi con gli altri paesotti limitrofi per «associare le funzioni amministrative, dall’anagrafe alla ragioneria». 

Il decreto Delrio sull’accorpamento prevedeva come scadenza ultima per optare per l’aggregazione dei piccoli comuni il 30 dicemrbe. Solo che il sindaco e il Consiglio comunale non hanno obbedito. E così tra qualche giorno un commissario incaricato dalla Prefettura di Savona scalerà il 425 metri (sul livello del mare), per ottemperare agli obblighi romani e avviare la fusione comunale.

«Le unioni consociate», Camiciottoli giustifica così la decisione di non fondersi, «smontano poteri e funzioni dei paesi con problemi di gestione, risorse e costi aggiuntivi, come riferito dalla Corte dei Conti in audizione alla Camera. Il progetto viola l’articolo cinque della Costituzione. Essendo inemendabili i primi dodici punti della Carta costituzionale, i nostri legali sono pronti a ricorrere al Tar». Insomma, Delrio e Renzi, ex sindaci ma di grandi città, dovranno spiegare e giustificare in un aula di giustizia (amministrativa), perché un comune virtuoso, che elimina le tasse ai residenti, gestisce bene i compiti assegnati, debba forzatamente fondersi con altri.

Ma c’è dell’altro e la vicenda potrebbe non finire così. Almeno non subito. La giunta comunale ha aderito a una causa contro la presidenza del Consiglio e il Viminale per far dichiarare l’incostituzionalità («con violazione degli articoli 2, 3, 42, 47 e 53 della Carta»), della tassazione sulla prima casa. E in primavera si terrà la prima udienza al tribunale di Genova. 

Il nostro sospetto, chiosa il sindaco barricadero, è che si tratti di un «un falso risparmio». L’obiettivo vero è creare Comuni «di 15mila abitanti che invece di essere amministrati da liste civiche finiranno sotto il “cappello” della politica. Piuttosto», rilancia, «consorziamoci per offrire servizi meno cari, come mense o scuolabus». E la rivolta antitasse dei sindaci si espande. A Roccavignale, sempre nel savonese, il sindaco per evitare di far pagare l’Imu agricola ha proposto di spostare la sede sopra 600 metri di quota. L’altra settimana il Comune di Fivizzano, (Massa Carrara), ha deciso di spostare la sede legale in una frazione ad 860 metri di altezza per provare a non pagare l’Imu agricola (116 mila euro per 8mila abitanti).

Le cinque App "indispensabili" per spiare partner, figli e dipendenti

Tecnologia, le cinque App "indispensabili" per spiare partner, figli, amici e dipendenti




Spiare quello che dicono o fanno i propri coniugi, partner, figli, amici o impiegati? Sapere dove sono, o con chi? Si può fare, e non è un mestiere complicato da investigatore privato o hacker. Basta scaricare una App e dare una sbirciatina (a voler essere rigorosi, "violare" la privacy) dal proprio smartphone o tablet. E' Market Watch a stilare la lista "indispensabile" per gli aspiranti spioni.

Le cinque App indispensabili - Studiata per iPhone e iPad, Connect consente di monitorare le azioni del soggetto da seguire sui principali social network (Facebook, Twitter, Instagram, Google Contacts, LinkedIn): in pratica, un aggregatore di profili che mette a confronto status e aggiornamenti della stessa persona senza il bisogno che questi accetti alcuna vostra richiesta o invito. C'è poi Find my friends, per iPhone e Android, che segue i movimenti di una persona grazie alle mappe e alla sincronizzazione con la rubrica del telefono. Utilissima per ritrovare un iPhone rubato, può servire ai più maliziosi per rintracciare anche il dispositivo di qualcun'altro... Trick or Tracker, invece, è pensata per permettere ai genitori di seguire passo passo i propri figli. Per Android o iPhone, ha il "difetto" di richiedere il consenso delle persone seguite ma può essere molto utile quando un figlio, magari un minore, si sposta da solo fuori casa fornendo aggiornamenti ogni 15 minuti. C'è anche una App fatta apposta per i datori di lavoro più sospettosi: con Trackerphone App possono tenere sotto controllo i dipendenti monitorandone il telefono, individuarne i movimenti nelle ultime 24 ore nel raggio di 10 metri e registrare informazioni tra i 2 e i 60 minuti. Particolarmente indicata per chi ha dipendenti furbetti e assenteisti. Topsyapp, infine, si presenta come la applicazione definitiva, "progettata per monitorare i vostri dipendenti, figli o altri su un dispositivo mobile o smartphone che possedete o che avete il diritto e consenso di monitorare". Costa più della media (da 6,99 a 33,99 dollari al mese) ma di fatto è il compendio di tutte le altre App. 

domenica 4 gennaio 2015

Letta, Prodi, Merkel e Cameron: la lezione a Renzi sui voli di Stato

Letta, Prodi, Merkel e Cameron: lezione a Renzi sui voli di Stato




La notizia l'ha data un grillino: "Matteo Renzi ha usato un volo di stato per andare con la famiglia a Courmayeur". Renzi si difende, dice che non è stata una scelta ma una necessità dettata dall'obbligo di rispettare le regole della sicurezza (leggi la sua difesa). Se è vero che non c'è nulla di illegittimo (questo dovrà essere accertato) è altrettanto vero che l'uso dei mezzi di Stato è facoltativo. Nel 2006 per esempio Romano Prodi arrivò sul passo Campolongo alla guida della sua auto ed Enrico Letta, nei trasferimenti che non riguardavano impegni istituzionali, volava su aerei di linea. Ci sono poi esempi europei. Il più eclatante è quello del primo ministro inglese David Cameron. Fece scalpore, nel 2011, la sua partenza per andare in vacanza a Ibiza insieme alla famiglia. Quella volta Cameron scelse una compagnia low cost e si presentò al banco Easyjet tenendo per mano i figli Nancy, sette anni, e Arthur, cinque. Mancavano la moglie Samantha e l’altra figlia, Florence, all’epoca di otto mesi, ma solo perché erano partite il giorno prima. Sempre con Easyjet, of course. 

Esempio tedesco - Il primo ministro inglese, comunque, non è l’unico a scegliere le vacanze low profile. Anche la cancelliera tedesca Angela Merkel si è sempre distinta per le ferie all’insegna della sobrietà. Ad esempio, quando trascorre un periodo di relax nell’amata Ischia (la prima volta ci andò con il padre circa vent’anni fa), è solita raggiungere l’isola insieme al marito a bordo di un traghetto di linea. Non solo. Nell’aprile del 2014 la cancelliera, sempre accompagnata dal fedele consorte, si è recata anche a visitare gli scavi di Pompei pagando di tasca sua il biglietto d’ingresso per lei e per le persone che la accompagnavano, tra cui c’erano alcuni uomini della scorta.

Un altro Napolitano: le cariche del figlio

Dopo Napolitano un altro Napolitano: il figlio di Giulio




Il successore di Napoltano? Napolitano. Non è un refuso, ma una possibilità: quella che al Colle dopo Giorgio Napolitano, arrivi suo figlio Giulio Napolitano. Certamente non a "questo giro", considerato che "il principe Giulio" ha solo 45 anni e non ha raggiunto i 50 anni previsti dalla Costituzione per diventare Presidente della Repubblica.  Della suggestione ne parla Il Giornale che sottolinea che il figlio dell'attuale Capo dello Stato sia un habitué dei Palazzi dei poteri romani. Professore all'Università RomaTre "a lungo guidata dal rettore Guido Fabiani, per coincidenza marito della sorella di Clio Napolitano, madre di Giulio". Il figlio del presidente ha ricevuto molte consulenze: dalla giunta Veltroni, dal Conim, dalla Federcalciio, dall'Agcom e anche dalla Fondazione dell'ex presidente del Consiglio Enrico Letta...Ben inserito nei palazzi che contano, Giulio potrebbe prendere il posto di papà Giorgio. A nessuno è sfuggita la sua presenza in bella vista nella foto dietro al padre mentre prepara il discorso di fine anno....

La figura - Giulio Napolitano - come scrive il sito L'inKiesta "sembra destinato a prendere quel ruolo di mediazione e tessitura economico-politica bipartisan, appaltato nella prima e nella seconda Repubblica all’ex direttore del Tempo". Frequentatore dei salotti romani che, nel tempo libero, si sposta nella Toscana "che conta", tra Capalbio ed Ansedonia. Anche qui Giulio si muove con disinvoltura esattamente come nei meandri a molti oscuri dell'amministrazione dello Stato. Insomma, per un Napolitano (Giorgio) che lascia la scena politica, si affaccia con prepotenza un altro Napolitano (Giulio). Arriverà anche lui al Colle? C'è chi è pronto a scommettere che è solo questione di tempo....

Evasione fiscale, cambia tutto Pene più morbide: ecco la riforma

Reati fiscali, salterà un processo su tre




Novità sui processi per i reati fiscali. L'innalzamento della soglia di punibilità per omesso versamento dell'Iva e delle ritenute (dai 50 mila euro attuali a 150mila) farà cadere circa un terzo dei procedimenti. Uno su tre dei processi in corso per i reati di omesso versamento Iva e ritenute è destinato a essere archiviato. Sarà questo il primo effetto delle soglie di punibilità più elevate, previste dallo schema di decreto legislativo sulla certezza del diritto, esaminato in prima lettura dal Consiglio dei ministri della vigilia di Natale. Come racconta il Sole 24 Ore , l'intervento attua i principi stabiliti dalla delega fiscale, concentrando l'azione penale sulle ipotesi più gravi di frode e, allo stesso tempo, allentando la presa sulle violazioni più strettamente legate alla crisi economica. Si tratta, in particolare, dei reati di omesso versamento di Iva e di ritenute. Oggi il fascicolo in Procura viene aperto se la somma non versata supera i 50mila euro. Invece, se il testo esaminato dal Governo (e inviato alle commissioni parlamentari per i pareri) verrà confermato, la soglia per il penale salirà a 150mila euro. Per le violazioni sotto questo importo si applicherà solo la sanzione amministrativa. 

Processi - Conti alla mano, se consideriamo le notizie di reato pervenute negli ultimi tre anni in 38 Procure tra quelle interpellate nelle scorse settimane, significherebbe archiviare circa 8.500 fascicoli su poco più di 25mila. A questo poi andrà sommato il dato sui procedimenti pendenti, anche alla luce del fatto che un numero elevato di fascicoli è stato “chiuso” nel 2014 e altri lo saranno anche nei prossimi anni per effetto della sentenza della Corte costituzionale dello scorso aprile (80/2014) che ha allineato le soglie di punibilità fino all'estate 2011 tra omesso versamento e omessa dichiarazione Iva. Per far uscire dalle Procure i fascicoli con le violazioni più contenute, inoltre, la bozza di decreto legislativo esaminato dal Governo esclude il reato in tutti i casi in cui l'importo delle imposte - sui redditi e Iva - evase non supera il 3% di quelle dichiarate. 

Clamorosa indiscrezione sulla Merkel: Grecia ed euro verso il terremoto

Der Spiegel: Merkel e Schaeuble tranquilli, la Grecia può uscire dall'Euro




Il governo tedesco ritiene che l'Eurozona sia assolutamente in grado di sopravvivere all'eventuale uscita della Grecia, se sarà necessario. E' quanto rivela il settimanale tedesco Der Spiegel che cita fonti del governo di Berlino, che riferiscono a loro volta delle convinzioni sia del cancelliere Angela Merkel sia del ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble. Per i due l'Eurozona, dal primo gennaio a 19 con l'ingresso della stabile ed economicamente affidabile Lituania, abbia effettuato le necessarie riforme dalla crisi del 2012, quando Atene venne salvata dalla troika Bce-Ue-Fmi per rendere gestibile l'eventuale addio della Grecia all'euro. 

La granata Tsipras - "Il pericolo di un contagio è limitato perché Portogallo e Irlanda (gli altri due Paesi salvati) si debbono considerare riabilitati", riferisce lo Spiegel. Allo stesso tempo contro il rischio di conseguenze negative c'è anche il fatto che l'European Stability Mechanism (ESM), il fondo di salvataggio dell'Eurozona, sia un "efficace" sistema di recupero e che sia ora operativo, a differenza del 2012. Lo stesso vale per le grandi banche. Da Berlino nessun commento alle indiscrezioni dello Spiegel, che aggiunge come non sia ancora chiaro il particolare - tutt'altro che secondario - se un Paese che esca dall'Eurozona possa restare nell'Ue. In sintesi il settimanale di Amburgo riferisce che per il governo tedesco l'uscita della Grecia dall'euro sarà inevitabile se i sondaggi saranno confermati nelle urne il 25 gennaio e a vincere sarà l'estrema sinistra di Syriza di Alexander Tsipras, che non vuole uscire dall'euro ma intende rinegoziare l'accordo di salvataggio con la troika cancellando una grossa fetta del debito pubblico greco. 

Renzi sulla neve, grosso guaio a San Silvestro... I 5 Stelle accusano: "Ecco cos'ha combinato a Courma"

M5S: "Renzi ha usato l'aereo di Stato per le vacanze a Courmayeur




Matteo Renzi sotto attacco. Il premier è finito nel mirino del Movimento Cinque Stelle che lo accusa di aver usato un volo di Stato per le sue vacanze: esattamente per aver utilizzato l'aereo che lo aveva portato in visita ufficiale a Tirana per andare a sciare ad Aosta, con un passaggio precedente da Firenze per prendere mogli e figli. L'accusa arriva da Carlo Sibilia, membro del 'direttorio' M5S. Sibilia scrive su Facebook: "Vacanze renziane. Tratto da una storia vera scoperta dal mio collega Paolo Romano". Replica stringata via Twitter del premier, che si è detto obbligato a seguire le procedure di sicurezza.

L'accusa - "Martedì 30 dicembre del fu 2014 un Falcon 900 della flotta di stato solca i cieli del Mediterraneo. Riporta a casa da Tirana il nostro SuperPremier. Secondo i piani di volo il Falcon dovrebbe far rotta su Roma, ma evidentemente il premier ha fretta. Deve andare in vacanza. Dunque perchè perdere tempo?". "Abbiamo un premier che va avanti con la forza delle decisioni - prosegue il deputato 5 stelle - quindi anche il Falcon si deve adeguare. Dirottato su Firenze, imbarca moglie e figli del presidente del Consiglio e riparte alla volta di Aosta".

Chi paga? - "Piccola parentesi - scrive ancora Sibilia - avete presente in che condizioni versa questo aeroporto? I consiglieri aostani del Movimento 5 Stelle ne denunciarono tempo fa la condizione di completo abbandono. Più che un aeroporto è un cantiere abbandonato che non si sa se mai prenderà la forma di un aeroporto degno di questo nome. Ma queste son quisquilie. Arriva l'ordine e la struttura si adegua tra paglia di roccia imballata, cartongesso in disfacimento. E il Falcon con Renzi e famiglia atterra alle 21.25 sempre di martedì. Vacanze a Courmayeur. All'insegna del risparmio ovviamente. Di chi? Di Renzi e famiglia che alloggia nella caserma degli Alpini a spese della comunità (noi)".

"Spudorato" -"Qualche considerazione - prosegue - un Falcon quando si muove, ha un costo notevole (euro 9.000 all'ora). Tale aereo è sì atterrato sulla pista del quasi aeroporto di Aosta, ma non ha potuto sostarvi che il tempo necessario per sbarcare la famigliuola in vacanza. Dopo ha ripreso subito il volo per tornare a Roma. Domanda (lecita): quanto è costato questo volo di Stato in missione-vacanza?". "A mio avviso - conclude - c'è qualcosa di spudorato. Abbiamo una situazione difficilissima. Da mesi e mesi si chiede dall'alto agli italiani di fare sacrifici... E gli italiani son costretti a fare sacrifici senza che glielo si ricordi. Poi si assiste ad uno scialo di mezzi pubblici del genere. Ma vi ricordate il presidente Pertini? Vi potreste anche solo immaginare Pertini che usa un volo di Stato, un aereo di lusso, per portare la moglie a sciare? Ovviamente e sfortunatamente per noi, tutti i dati sono stati accertati. Vediamo se qualche Tg riporta la notizia...".