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lunedì 5 gennaio 2015

Renzi si difende sul volo di Stato ma queste carte lo smentiscono

Il documento che smentisce il premier




L’onorevole grillino si è premurato di recuperare anche la schermata del radar dell’aeroporto di Aosta, svelando - senza farsi troppi problemi - il codice utilizzato per segnalare la presenza a bordo di un velivolo del Presidente del consiglio. Lo screenshot scattato nel piccolo scalo della Val D'Aosta il 30 dicembre scorso dimostra qualcosa che pochi si aspettavano: Matteo Renzi ha utilizzato l’aereo di Stato per andare a sciare insieme alla famiglia, per raggiungere Courmayeur. La rivelazione è del deputato Paolo Romano, che ha pubblicato sul blog i piani di volo dell’aereo, la sua rotta spezzata da Tirana fino a Roma e poi, dopo una sosta a Firenze per far salire la signora Agnese e i bimbi, ripartito per l’aeroporto più vicino alla nota stazione sciistica. «Il Falcon 900 con Renzi e famiglia atterra alle 21,25 di martedì per le vacanze», denuncia. Il grillini sbertucciano il premier e il suo capodanno «all’insegna del risparmio per lui, a spese della comunità»: «Quanto è costato questo volo di Stato in missione-vacanza? Un Falcon costa 9.000 euro all’ora». Il premier che per mesi aveva tuonato contro le «scorte usate come carrello umano», detto di non volerne una perchè «la mia scorta è la gente» e promesso di non utilizzare le auto blu, si è dovuto difendere. «Gli spostamenti aerei, dormire in caserma, avere la scorta, abitare a Chigi non sono scelte, ma protocolli di sicurezza», ha tweettato Renzi ieri pomeriggio. A completare la risposta del Rottamatore ci hanno pensato “fonti di Palazzo Chigi”: «Il Presidente non ha raggiunto Aosta con il volo di Stato con cui si è recato a Tirana, in visita ufficiale in Albania (regolarmente atterrato a Roma), ma con un Falcon 900, nel pieno rispetto della normativa e dei protocolli di sicurezza. Ciò riguarda anche la famiglia quando si muove con lui, sottoposta agli stessi obblighi di sicurezza e a norma di legge». 

Tranne il cambio di aereo - non quello grosso con le insegne della Repubblica, ma il jet più piccolo (e veloce) in dotazione al trentunesimo stormo, sono confermate tutte le osservazioni dei grillini. Le “fonti” garantiscono che il premier ha pagato di tasca almeno l’alloggio nella caserma degli alpini dove dormiva, l’attrezzatura da sci («presa da un privato per la somma di 450 euro per tutta la famiglia»), skipass e cibo nei rifugi. «Il fatto che il Presidente sia sottoposto a una serie di misure di sicurezza non è una scelta, ma il rispetto delle norme che regolano il suo ruolo e il suo incarico, in linea con quanto avviene per i capi di governo in tutto il mondo», aggiungono le stessi fonti.

Peccato che le ragioni di “sicurezza” genericamente addotte per motivare la missione - vacanza contrastino in maniera aperta con una circolare della Presidenza del consiglio. Firmata dal segretario generale di Palazzo Chigi e spedita a tutti i capi di gabinetto il 10 maggio 2013 ha come oggetto le “modalità di concessione del trasporto aereo di Stato”. Non bastano i «motivi di sicurezza» - sempre che ve ne fossero, visto che il premier ha sciato tranquillo sulle piste, in mezzo alla gente -: il premier al momento di “prenotare” il volo deve invece dimostrare che non esistevano alternative. La circolare fu scritta al tempo in cui “regnava” Enrico Letta: seppur accusato dal suo successore di essere finito «nella palude», sugli aerei di Stato si era messo a fare sul serio. Non soltanto Letta aveva messo in vendita due jet della flotta, ma, appunto, aveva ristretto le possibilità di accedere al servizio. Il regolamento approvato meno di due anni fa prevede che sia «necessario corredare ogni istanza per la concessione di un volo di Stato da documentazione attestante le circostanze che rendono indispensabie e necessario l’utilizzo del mezzo aereo». Le sole deroghe previste dal documento sono «urgenza, motivazioni istituzionali, mancanza di mezzi di trasporto alternativi»: nessuna di queste condizioni sembra verificarsi nel caso della vacanza a Courmayeur. Non è finita: il premier o i ministro che utilizzano i Falcon devono «precisare» le circostanze «ostative all’uso di voli commerciali o altri mezzi di trasporto». La Val D’Aosta non era forse raggiungibile in altro modo?

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