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venerdì 16 gennaio 2015

Clamoroso: Renzi si fa un giornale In squadra il figlioccio di Ferrara

Matteo Renzi, addio a Europa e Unità: si fa un suo giornale con il figlioccio di Giuliano Ferrara e altre firme vip

di Francesco Specchia 



L’idea è suggestiva, un lampo nella notte dell’editoria. Matteo Renzi si fa un settimanale (il quotidiano costicchia, e di ’sti tempi porta un po’ sfiga) tutto suo. Meglio: il premier lavora a un giornale che lasci il Pd per strada, e onori l’indicibile «Patto del Nazareno». Tambureggiata dal quotidiano online Stati generali e confermata da ambienti finanziari milanesi, si fa sempre più strada la notizia che il «giglio magico» stia lavorando ad una rivista cartacea. Si giocherebbe tutto sulla triangolazione Luca Lotti e Marco Carrai (l’uno plenipotenziario sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, l’altro sodale di sempre nonchè found raiser) e Christian Rocca. Quest’ultimo, ex giornalista del Foglio e attuale direttore di IL, il mensile del Sole 24Ore, rientra tra i sostenitori della prim’ora di Renzi. Molti, di Rocca, ricordano i recenti tweet che paragonavano la potenza eversiva del Jobs Act al divorzio (roba inosabile, finora, nemmeno dal più duro e puro dei renziani); e una copertina di IL, appunto, che descriveva il favoloso mondo di Renzi con illustrazioni belle ma di un buonismo da far innalzare il colesterolo. Potrebbero essere della partita «anche Giuseppe De Bellis (vice del Giornale), Stefano Menichini e Luca Sofri. Più una serie di firme della rivista diretta da Federico Sarica, Rivista Studio», scrive Stati Generali.

In tutto questo il recupero del brand storico dell’Unità non viene mai citato: «anche perché l’Unità sarebbe comunque andata a un dalemiano...», chiosa un collega dell’Unità. Né si parla di Europa, quotidiano autorevole e organo del Pd oramai pubblicato solo in versione online e considerato costoso. Non per nulla il suo direttore, Menichini, parrebbe nella lista degli arruolandi. Le indiscrezioni, inoltre, non accennano ad alcun tipo di finanziamento pubblico (anche se, volendo, il finanziamento è roba di Lotti). «Ma non c’è problema. Ci sarebbe già pronta la coda, per un’operazione del genere...», ci risponde uno dei colleghi «allertati». E uno subito pensa al mitico Carrai e alla Fondazione Big Bang, la storica raccoglitrice di fondi del premier i cui primi sostenitori sono il finanziere Davide Serra, oltre ai patron della chimica Mossi e Ghisolfi, a Paolo Fresco, a Franzo Grande Stevens, ecc.. E, in effetti , l’idea della «coda» per supportare un giornale del premier non è affatto peregrina. Secondo un’inchiesta di Pagina 99, infatti, il 66,12% dei finanziatori individuali - tra i 40 e 50 anni - di Renzi ha ricevuto incarichi pubblici di prima nomina, la maggior parte in Parlamento con le elezioni del 2013. Altri, invece, in società partecipate dello Stato. Nulla di male, per carità. La cosa è ciclica: trattasi un fenomeno di mercato prodottosi anche con Silvio Berlusconi presidente del Consiglio. E a proposito di Berlusconi. Un foglio esclusivamente renziano ma, in fondo, striato di flebile berlusconismo (Rocca viene dal Foglio, è un figlioccio di Giuliano Ferrara, come Claudio Cerasa, un altro dei cronisti di riferimento del premier), potrebbe davvero puntellare la strategia riformista del Patto del Nazareno, dicono. A Renzi potrebbe andare anche bene, se il buon Dio, il calo petrolio e la tenuta del dollaro gli dessero un aiutino. Ovviamente i colleghi coinvolti, in pubblico, smentiscono il tutto. E il Pd di governo tace, anche perché se parlasse ora, prima del voto per il Quirinale, sarebbe un suicidio di massa. Si tratta di aspettare, anche l’addio di Gubitosi alla Rai, preludio ad un probabile assalto governativo ai Tg (specie al Tg3 si candiderebbero colleghi/e embedded del Corrierone). Todos renzianos...

Marò, finalmente l'Europa si sveglia: "Devono rientrare subito in Italia"

Marò, l'Ue approva la risoluzione per il rimpatrio. Il giornale di New Delhi: "Basta con questa farsa"





Il Parlamento Ue ha votato sì a maggioranza la risoluzione in cui si chiede di rimpatriare i due marò italiani accusati di aver ucciso due pescatori indiani nel 2012 e attribuire la competenza giurisdizionale del caso alle autorità italiane o a un arbitraggio internazionale per trovare una "soluzione ragionevole e accettabile" per le parti coinvolte.  Nella risoluzione si "esprime profonda tristezza e manifesta il proprio cordoglio per la tragica fine dei due pescatori indiani" e "grande preoccupazione per la detenzione dei fucilieri italiani senza capi d’imputazione" e si "pone l’accento sul fatto che essi devono essere rimpatriati e sottolinea che i lunghi ritardi e le restrizioni alla libertà di movimento dei fucilieri sono inaccettabili e rappresentano una grave violazione dei loro diritti umani". Nel testo inoltre si lamenta "del modo in cui la questione è stata gestita e sostiene gli sforzi esplicati da tutte le parti coinvolte per ricercare con urgenza una soluzione ragionevole e accettabile per tutti, nell’interesse delle famiglie coinvolte, indiane e italiane, e di entrambi i Paesi" e per questo si auspica che "la competenza giurisdizionale sia attribuita alle autorità italiane o a un arbitraggio internazionale". Nella risoluzione si incoraggia l’alto rappresentante dell’Unione europea per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, "a intraprendere ogni azione necessaria per proteggere i due fucilieri italiani ai fini del raggiungimento di una soluzione rapida e soddisfacente del caso" e si ricorda alla Commissione "che è importante porre l’accento sulla situazione dei diritti umani nel quadro delle relazioni con l’India e la invita quindi a prendere in considerazione ulteriori misure per facilitare una soluzione positiva del caso".

"Basta con questa farsa" - Intanto qualcosa sembra muoversi anche in India. The Economic Times, un quotidiano di Nuova Delhi che ha spesso pubblicato ’soffiate' del ministero dell’Interno o della Nia, l’agenzia investigativa indiana, ha pubblicato stamattina un editoriale in cui si legge: "Mettiamo fine a questa farsa, mandare a casa i marò è la cosa migliore". Secondo il quotidiano il governo del premier Narendra Modi "sta valutando un accordo consensuale con l’Italia per risolvere la questione" e aggiunge che "questa è davvero l’opzione migliore". "Il governo indiano", aggiunge il giornale, "esattamente come il suo predecessore, non ha alcuna interesse nel punire i due marò, considerato il fatto che sono in gioco le relazioni diplomatiche dell’India con l’Ue. Gli italiani lo sanno bene e hanno condotto il gioco diplomatico alla perfezione, conducendo l’India in una trappola giudiridica". Secondo il quotidiano, la serie di errori di New Delhi è cominciata nel 2013 quando l’allora ministro dell’Interno RK Singh consegnò l’inchiesta alla Nia, che fece appello alla legge anti-pirateria. Una legge, ricorda ancora The Economic Times, che ha scatenato la furia dell’Italia perchè prevede la pena di morte (che invece era stata esclusa dalle garanzie assicurate all’Italia dal ministro degli Esteri, Salman Khurshid). Ma l’India imperterrita continuò a "infilare la testa nella sabbia". Ripercorrendo i vari complicati meandri giuridici della vicenda, il quotidiano conclude che il governo di New Delhi al momento è "disponibile all’ipotesi di consentire ai due marò di scontare la sentenza in Italia, se condannati in India. Ora -è la conclusione- dovrebbe consentire loro anche di essere processati in Italia".

Il Papa scomunica "Charlie Hebdo": "Non si insulta la fede. La strage?..."

Papa Francesco condanna la strage di Charlie Hebdo, ma "non si può insultare la fede"





"È una aberrazione uccidere in nome di Dio" ma "non si può insultare la fede degli altri". Con queste parole, pronunciate a bordo dell’aereo diretto nelle Filippine e riferite da Radio Vaticana, Papa Francesco interviene sull’azione dei terroristi islamici a Parigi contro Charlie Hebdo. "Non si può prendere in giro la fede", avverte il Papa.  "C’è un limite, quello della dignità di ogni religione". Per Bergoglio, sia la libertà di espressione che quello di una fede a non essere ridicolizzata "sono due diritti umani fondamentali". Alla domanda di un cronista francese che gli chiedeva "fino a che punto si può andare con la libertà di espressione", il Pontefice ha chiarito: sì alla libera espressione "ma se il mio amico dice una parolaccia sulla mia mamma, si aspetti un pugno". Questo il limite che secondo il Papa regola la libertà religiosa: "Non si 'giocattolizza' la religione degli altri", dice Bergoglio. Francesco ha ricordato che la "libertà di espressione è un diritto, ma anche un dovere". Neppure, dice il Papa, "si offende la religione", ma in questo caso "non si reagisce con violenza". Poi ha spiegato, "senza mancare di rispetto a nessuno" che "dietro ogni attentato suicida c'è uno squilibrio, non so se mentale, ma certamente umano".

Violenza - In una nota diramata subito dopo la strage Bergoglio aveva condannato "ogni forma di violenza, fisica e morale, che distrugge la vita umana, viola la dignità delle persone, mina radicalmente il bene fondamentale della convivenza pacifica fra le persone e i popoli, nonostante le differenze di nazionalità, di religione e di cultura". Il Papa aveva precisato che "qualunque possa esserne la motivazione, la violenza omicida è abominevole, non è mai giustificabile e la vita e la dignità di tutti vanno garantire e tutelate con decisione. Ogni istigazione all’odio va rifiutata, il rispetto dell’altro va coltivato". E ancora: tre giorni fa Bergoglio, ambasciatori accreditati presso la Santa Sede, aveva detto che "la tragica strage avvenuta a Parigi" è una dimostrazione che "gli altri non sono più percepiti come esseri di pari dignità, come fratelli e sorelle in umanità, ma vengono visti come oggetti: l’essere umano da libero diventa schiavo, ora delle mode, ora del potere, ora del denaro e perfino di forme fuorviate di religione".

Allarme terrorismo - Rispetto alle minacce dirette dai terroristi fondamentalisti di matrice islamica contro il  Vaticano e il pontefice, Papa Francesco assicura di affrontare questo pericolo "con una buona dose di incoscienza". Il Papa - come riferisce ancora Radio Vaticana - afferma semmai di "temere soprattutto per l’incolumità della gente", con migliaia di fedeli che tradizionalmente affollano le sue udienze generali in piazza San Pietro e gli ’Angelus’ dal Palazzo Apostolico e sottolinea che "il miglior modo per rispondere alla violenza è la mitezza".

Belgio sotto attacco dei terroristi: panico Uccisi 2 jihadisti, allarme a Bruxelles

Belgio, sparatoria a Verviers in operazione anti-terrorismo: "morti 2 jihadisti"





Due jihadisti morti e uno ferito e arrestato in una sparatoria in Belgio, nella cittadina di Verviers, vicino a Liegi, nel corso un'operazione anti-terrorismo. Secondo la polizia belga, riporta il quotidiano Le Soir, i sospetti stavano preparando attacchi terroristici a Bruxelles sulla scia di quanto accaduto la scorsa settimana a Parigi. Il giornale parla di una "vasta operazione di polizia in corso a Bruxelles". Ma è tutto il Paese a essere interessato dai blitz delle forze dell'ordine: un allarme bomba sarebbe scattato nella Capitale ed è stata evacuata la sede della polizia. L'operazione, che coinvolgerebbe altri sette paesi dell'Unione europea, prende di mira un gruppo di jihadisti tornati dalla Siria che erano sorvegliati dalla polizia. Le intercettazioni ambientali nelle loro abitazioni e delle loro telefonate avrebbero rivelato l'intenzione dei sospetti di compiere attentati nella capitale belga dopo quelli di Parigi e i loro legami con Amedy Coulibaly, uno dei tre terroristi francesi che hanno gettato nel panico Parigi, uccidendo 17 persone la scorsa settimana.

I legami tra Belgio e Coulibaly - Il conflitto a fuoco avviene all'indomani della diffusione della notizia che la maggior parte delle armi utilizzate negli attacchi terroristici in Francia nei quali sono morte 17 persone furono acquistate illegalmente da Coulibay in Belgio. Secondo quanto rivelano da fonti della polizia, la mitraglietta Scorpion e la pistola Tokarev impiegata da Coulibaly per l'assalto e la strage al supermercato kosher di Parigi provenivano da Bruxelles e da Charleroi. I due Kalashnikov utilizzati dai fratelli Kouachi per la strage nella redazione di Charlie Hebdo furono invece acquistati da Coulibaly nei pressi della Gare du Midi, a Bruxelles, per meno di 5mila euro. La zona che circonda la stazione a sud della capitale belga, terminal ferroviario dell'Eurostar, ospita uno dei mercati domenicali più grandi d'Europa e i suoi vicoli sono un noto crocevia del mercato illegale delle armi. Un trafficante d'armi ben noto alle autorità è stato arrestato a Charleroi, nel sud del Belgio. Sarebbe stato lo stesso trafficante a contattare la polizia, allarmato dai legami di Coulibaly con il terrorismo islamico.

giovedì 15 gennaio 2015

"Hanno liberato Greta e Vanessa" Ora conferma anche Palazzo Chigi

Greta e Vanessa, le italiane rapite in Siria "sono state liberate"





Sarebbero state liberate Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le due volontarie italiane rapite il 31 luglio scorso in Siria. Secondo fonti legate ai ribelli siriani le due giovani lombarde sono state rilasciate. Diversi tweet riferibili a account dei ribelli riferiscono del rilascio. Dall'intelligence italiana un secco "no comment", ma dopo il silenzio della Farnesina ecco arrivare circa mezz'ora dopo la conferma direttamente da Palazzo Chigi, via Twitter. Lo stesso account sadeer1 assicura che anche padre Paolo Dall'Oglio, il 60enne sacerdote italiano nelle mani dei jihadisti siriani dal 29 luglio 2013, "è vivo" e si trova "nelle prigioni dello Stato islamico a Raqqa".


Palazzo_Chigi        ✔ @Palazzo_Chigi

Greta Ramelli e Vanessa Marzullo sono libere, torneranno presto in Italia
18:19 - 15 Gen 2015


Scomparse a luglio - Era il 31 luglio quando si persero le tracce delle due giovanissime italiane. Volontarie, avevano fondato il Progetto Horryaty ed erano entrate tre giorni prima in Siria da Atma, a pochi chilometri di distanza dal campo profughi omonimo. Originarie una di Brembate, nel bergamasco, e l'altra di Besozzo, in provincia di Varese, Vanessa e Greta erano al loro secondo viaggio in Siria in poco meno quattro mesi: a marzo, la prima tappa del progetto Horryaty, le aveva portate a compiere un sopralluogo per capire il da farsi. Marzullo, 21 anni, studia mediazione linguistica e culturale all'Università di Milano, dove ha cominciato a imparare l'arabo oltre all'inglese. Sulla sua pagina Facebook racconta la guerra, mette foto di bombe e bimbi dilaniati, descrive la sua esperienza in Siria: l'ultimo post risale al 16 luglio scorso.

Vendute - Il 20 settembre la notizia, mai confermata, che sarebbero state vendute due volte ad altri gruppi ma senza finire finite nelle mani degli jihadisti sunniti dello Stato Islamico (Isis). La notizia veniva dal quotidiano libanese Al-Akhbar (anti-israeliano e considerato vicino alle milizie sciite di Hezbollah), che ricostruisce come le due giovani siano state attirate con l'inganno nella "casa del capo del Consiglio rivoluzionario di Alabsmo" con il giornalista de Il Foglio, Daniele Ranieri, che riuscì a scappare.

Il video appello - Il 31 dicembre scorso, in un video di 23 secondi pubblicato su YouTube, le due volontarie supplicavano il governo italiano: "Siamo Greta Ramelli e Vanessa Marzullo. Supplichiamo il nostro governo e i loro mediatori di riportarci a casa prima di Natale. Siamo in grande pericolo e possiamo essere uccise. I nostro governo ed i mediatori sono responsabili delle nsotre vite". Poche ore dopo la diffusione del video, il ramo siriano di al Qaeda, al Nursa, aveva confermato di tenere in ostaggio le due ragazze.

C'è una novità nel futuro di Marco Travaglio: ecco la voce che circola su di lui...

Marco Travaglio direttore de Il Fatto: ecco le voci che circolano





Novità al Fatto Quotidiano. Marco Travaglio, secondo il retroscena di Panorama, potrebbe diventare direttore del quotidiano alla cui guida c'è da sempre Antonio Padellaro. Secondo il settimanale della Mondadori, nella redazione Travaglio sarebbe già alle prese con titoli e più in generale con la "fattura" del giornale. All'orizzonte c'è anche un restyling che prevede anche un aumento della foliazione. L'operazione avrebbe anche un'altro scopo, quello di preparare la società alla quotazione in Borsa. Nella politica di contenimento dei costi, a farne le spese potrebbero essere i collaboratoro (Fulvio Abbate minaccia di ricorrere a vie legali) mentre firme come Massimo Fini e Furio Colombo si sarebbero già detti disposti a scrivere a titolo gratuito pur di mantenere visibilità.

Occhio, arriva il semaforo-trappola: così ci massacrerà con nuove multe

Il semaforo-trappola, il giallo durerà solo tre secondi: pioggia di multe in arrivo

di Dino Bondivalli 



Che la notizia rischi di avere un impatto devastante per gli automobilisti lo confermano le proteste delle associazioni dei consumatori. Eppure, d’ora in poi non ci sono più dubbi: perché una multa al semaforo sia valida non serve che la durata del giallo sia di 4 secondi, è sufficiente che questo duri minimo tre secondi. A stabilirlo è la sentenza con cui la Cassazione ha ribadito quanto aveva già sancito nel settembre 2014, ossia che tre secondi sono congrui per dare all’automobilista il tempo di decidere se fermarsi o meno. Una sentenza le cui conseguenze rischiano di essere parecchio dolorose per gli automobilisti.

In un Paese che già vanta il poco invidiabile record a livello europeo del maggior incremento di multe negli ultimi cinque anni - secondo l’indagine del centro studi “Antonella Di Benedetto” di Krls Network of Business Ethics per Contribuenti.it, le sanzioni in Italia sono cresciute del 987% contro il 30% di Francia, il 24% di Spagna e l’11% della Germania - l’abbassamento di un secondo del tempo limite per il giallo potrebbe segnare un nuovo picco di sanzioni. «Mi sembra che spesso ci sia l’accanimento da parte delle amministrazioni locali su una normativa per fare cassa anziché cultura ed educazione - afferma Gianmario Mocera, presidente di Federconsumatori Lombardia -. Questa sentenza offre uno spazio a chi, nell’accorciamento di qualche frazione di secondo del giallo, vede un’opportunità che non ha scopi educativi».

In questo senso, è difficile fare previsioni. Quanto accaduto a Milano - con i sette autovelox installati la scorsa primavera dall’amministrazione Pisapia che nei primi cinque mesi hanno staccato oltre 630mila verbali in più in una città che già deteneva il record di capitale italiana delle multe (una media di 170 euro incassati dal Comune nel 2013 per patentato) - non lascia però tranquilli. Non solo. I precedenti in tal senso che arrivano dall’estero parlano chiaro. A Chicago, dove nel 2013 il sindaco Rahm Emanuel aveva accorciato il tempo di durata del giallo da tre secondi a 2,9, gli incassi derivanti dalle multe sono lievitati di otto milioni di dollari. Se dunque in Italia i Comuni decideranno di tagliare il tempo del giallo, chissà quanti automobilisti si ritroveranno a pagare una sanzione da 162 a 216 euro e a perdere ben sei punti sulla patente.

Che poi tre secondi siano il tempo necessario per arrestare un veicolo che viaggia a 50 chilometri orari, come rimarcato dalla circolare del ministero dei Trasporti con cui nel 2007 era stato ribadito che la durata del giallo non potesse mai essere inferiore a tre secondi, fa poca differenza. «È una cosa chiaramente assurda - tuona l’avvocato Carlo Rienzi, presidente del Codacons - perché l’essere umano ha bisogno di certi tempi di reazione per fare le cose: per questo motivo il tempo andrebbe addirittura allungato, non diminuito. La diminuzione, al contrario, crea uno stress e un’ansia che sono pericolosi per l’incolumità pubblica».

Effetti collaterali legati al funzionamento di un apparecchio che quest’anno celebra il 90° anno di presenza in Italia. Nato a Cleveland, in Ohio, nel 1914, il semaforo sbarcò nel nostro Paese nel 1925, con il primo esemplare installato a Milano, all’incrocio tra Piazza Duomo, via Orefici e via Torino. Attualmente il suo funzionamento è regolato da norme condivise a livello comunitario che si rifanno alla convenzione internazionale di Vienna dell’8 novembre 1968 e agli accordi di Ginevra del maggio 1971. Ma non in tutti i Paesi il funzionamento è lo stesso: in Germania, per esempio, la sequenza è livemente diversa: verde, poi giallo, poi rosso, poi ancora il giallo assieme al rosso e di nuovo vrde. Mentre in Austria, che perònon è firmatara degli accordi, il verde lampeggia prima di passare al giallo.

Le nuove tecnologie stanno comunque portando una serie di novità. A Lucca, ad esempio, il Comune ha sostituito i semafori a lampadina sulla via principale con apparecchi a led, più luminosi e a basso consumo energetico. Non una rivoluzione sul modello di quella che a Oklahoma City ha fatto allungare i tempi di luce verde e accorciare quelli di rosso, grazie a un sistema wi-fi che monitora i flussi di traffico regolando i tempi di accensione dei vari colori, ma è comunque un inizio.

Profezia di Enrico Mentana: "Vi dico cosa può succedere se si torna al voto...". E sul Cav...

Enrico Mentana: "Se si va al voto, Berlusconi tecnicamente può ancora vincere"





Enrico Mentana compie 60 anni. Per il direttore di Tg La7 è tempo di bilanci. Più di mezzo secolo e circa 40 anni dedicati al giornalismo in prima linea. Dall'esordio in Rai, al Tg5 e ora al Tg La7. Mentana si racconta in una lunga intervista al Fatto Quotidiano, ma nonostante gli aneddoti sul passato, Mentana non perde il contatto con l'attualità e parla delle mosse di Silvio Berlusconi e Matteo Renzi anche in vista di un voto anticipato. Il direttore di Tg La7 dà un consiglio a Matteo: "Renzi è stato un vero crac, ma oggi ha il problema di maturare e presentarsi in una veste diversa. L'effetto iniziale della novità sta svanendo. Anche Aldo, Giovanni e Giacomo erano straordinari quando apparvero a Mai dire gol, poi però arriva un momento in cui devi rivedere il repertorio. Quel momento è giunto anche per Renzi".

La profezia sul Cav - Poi Mentana parla anche del Cav: "Tecnicamente Berlusconi può vincere ancora. Ora tra i due schieramenti ci sono 5 punti di distanza, domani può succedere di tutto. Quante volte nella nostra storia recente abbiamo visto personaggi destinati al dimenticatoio riemergere e affermarsi? Non so se sarà il caso di Berlusconi, ma so che abbiamo passato anni a tentare di prevedere cosa avrebbe fatto e abbiamo sbagliato spesso. Nessuno di noi lo votava e nessuno faceva parte del suo popolo. Ergo nessuno può dirlo oggi con certezza". 

AlBano, il gran rifiuto a Pino Daniele: "Per me non era né un amico né..."

Al Bano non omaggia Pino Daniele: "Non faccio queste ruffianate"





"Non faccio queste ruffianate. Con Pino Daniele non sono stato né amico, né nemico. Erano due strade diverse. Ci siamo incontrati due volte nell'ultimo anno, a Courmayeur a capodanno e a Roma ancora prima". E' questo il commento con cui Al Bano giustifica il comportamento nei confronti di Pino Daniele, morto a causa di un'insufficienza cardiaca lo scorso 4 gennaio 2015. Al Bano Carrisi, infatti, ha deciso di non omaggiare pubblicamente il cantante, e le sue poche parole in merito alla prematura scomparsa del collega sono bastate per urtare la sensibilità dei fan. La sua scelta ha scatenato una vera e propria polemica che gli è costata molte critiche, soprattutto da parte del "fantomatico" popolo del web. Alla fine Al Bano ha giustificato così la sua scelta chiedendo scusa a tutti coloro che lo hanno frainteso: "È vero, ho esternato il fatto che non mi piacciono le ruffianate e le cose forzate, attese. Non mi sono sentito durante la conferenza stampa dell’altro ieri di rendere omaggio a Pino Daniele, per rispetto verso un artista insostituibile e perché sarebbe stato triste ed impossibile ricostruire quell'atmosfera e quell'enfasi che solo lui sapeva dare."

Prima agente segreto, oggi in Al Qaeda: il bombarolo infiltrato terrorizza l'Europa

David-Daoud, dai servizi segreti ad Al Qaeda: il bombarolo che terrorizza l'Occidente





L'uomo che si vede nella foto ha scelto come nome di battaglia David-Daoud, ha trent'anni e rappresenta un gravissimo problema per la sicurezza dell'Eliseo. Il suo vero nome è David Drugeon, è un giovane francese che qualche anno fa ha deciso di convertirsi all'islam. Ma soprattutto, un tempo, avrebbe fatto parte delle forze speciali francesi, nelle quali avrebbe ricevuto istruzione militare. Oggi, David, guida la cellula integralista qaedista nota all’antiterrorismo come Khorasan group e attiva nel territorio di Idlib, vicino alla Turchia. L'uomo è anche un esperto nella fabbricazione di bombe. Contro di lui, per cercare di colpirlo ed eliminarlo, sono stati organizzati raid, che non sarebbero ancora andati a buon fine.

Autogol dell'intelligence - La sua storia è stata portata alla luce già lo scorso autunno dal giornalista Mitchell Prathero. Le fonti francesi minimizzano e smentiscono il fatto che David-Daoud sia stato addestrato nei reparti militari della DRM francese (Direction du rensignement militare). Secondo quanto raccontato da Prathero, il terrorista avrebbe disertato tempo fa l'intelligence d'oltralpe per diventare uno dei più temuti leader della jihad qaedista. Un nemico che potrebbe essere cresciuto "in casa", e proprio per questo un nemico ancor più pericoloso.  Il giovane potrebbe aver "consegnato" al nemico il suo bagaglio di conoscenza nel campo degli ordigni esplosivi e delle procedure d’intelligence occidentali.

Su di lui - L'uomo proviene da una famiglia borghese e a partire dal 2002, dopo il divorzio dei genitori, ha deciso di aderire alla religione musulmana. Dopo aver trascorso un periodo in Egitto per imparare l'arabo e studiare il Corano, ha abbandonato definitivamente il suo paese a partire dal 2010 avvicinandosi così alle cellule terroristiche. La famiglia, che non ha alcune tendenze islamiche, e si dice profondamente turbata per la improvvisa scelta di David.

Berlusconi gasa i fan di Forza Italia "A marzo ritorno in campo, e poi..."

Berlusconi: "A marzo torno in campo e..."





Proprio nel giorno in cui la Corte di cassazione ha confermato la legittimità del divieto all'espatrio per il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi ha incontrato i simpatizzanti di Forza Italia al Santuario del Divino Amore di Roma, facendo il punto sulla riorganizzazione del partito e lanciando il suo urlo di battaglia per la prossima primavera: "Da marzo il leader di Forza Italia tornerà in campo e recupereremo tutti i voti che Forza Italia ha perso in questo periodo a causa della sua assenza dalla scena politica" ha detto parlando di sè in terza persona. Berlusconi ha ricordato anche che per tornare a vincere Forza Italia è stata «rinnovata, rinforzata, rifondata», anche grazie alle comunità azzurre e ai club, che sono confluiti dentro al partito. "Ci sono 24 milioni di italiani che non sono sicuramente elettori di sinistra e noi dobbiamo guardare a loro per conquistarli" ha aggiunto, dicendosi poi fiducioso sui sondaggi. "Secondo gli ultimi sondaggi noi siamo a un pò meno di cinque punti di distanza rispetto alla coalizione di centrosinistra, grazie anche alla Lega che va fortissimo grazie al suo goleador Salvini".

Ecco la casa dove va Napolitano E i vicini scappano dal palazzo

I Napolitano ritornano a casa: i vicini scappano dal palazzo

di Giacomo Amadori 



Da giorni la first lady Clio Bittoni Napolitano è in fibrillazione alla sola idea di tornare nella sua casa romana in vicolo dei Serpenti, quello con i suoi negozi preferiti, a partire dalla storica pescheria. Ma forse, come vedremo, non sono altrettanto felici del suo ritorno i vicini di casa.

Non si sa ancora se la ex coppia presidenziale si stabilirà al primo o al terzo piano dell’edificio dove hanno vissuto per oltre 25 anni. La prima soluzione è la loro storica dimora: sei vani (circa 140 metri quadrati) acquistati nel 1980, quando Napolitano era un deputato dell’allora Partito comunista italiano; la seconda è il nuovo appartamento comprato l’8 novembre del 2012, a pochi giorni dalla scandenza del primo mandato presidenziale. Allora Clio, con in mano la procura del marito con cui ha la comunione dei beni, si presentò nello studio del notaio Marco Ieva per il rogito. Oggetto della compravendita un altro appartamento di 6 vani (la rendita catastale dei due alloggi è la stessa: 2091, 65 euro) così composto: soggiorno, sala da pranzo, camera da letto, due cucine e tre bagni. A vendere furono i dodici eredi della «signorina» Mirella Busetto e fu pattuito un prezzo di 900 mila euro, circa 6.500 euro per metro quadrato. Un buon affare. I lavori di ristrutturazione vennero affidati allo studio dell’architetto Bruno Chiarini, vecchia conoscenza di Napolitano.

Invece l’appartamento al primo piano venne venduto al presidente uscente da Marcello Pignatelli, novantunenne ex presidente della società italiana di psicologia analitica. Junghiano, è un medico con tre specializzazioni e un eloquio brillantissimo: «Giorgio è un mio amico da una vita, abitiamo qui insieme da oltre trent’anni, una volta è stato anche a cena a casa mia». I due si conoscono dai tempi dell’università, nel primissimo Dopoguerra: «Eravamo dalla stessa parte del consiglio di facoltà. Allora non eravamo amici, ma entrambi di sinistra». Pignatelli molti anni dopo gli ha venduto casa e Napolitano è andato a cena da lui alla vigilia di un viaggio negli Stati Uniti, primo politico comunista italiano a ricevere un invito ufficiale da Oltreoceano: «Mia moglie Paola, architetto, insegnava a Berkeley, Napolitano voleva sapere da noi come fossero questi americani. Gli rispondemmo: come sono? Ma come tutti gli altri omini, come vuoi che siano?». Cena a parte per Pignatelli Napolitano «è un uomo sulle sue», non particolarmente «colloquiale», sebbene sia un gran signore; diverso è il giudizio sulla moglie Clio: «L’ho incontrata più volte alle riunioni di condominio, dove si faceva sentire. È un avvocato tosto e un personaggio tutto particolare». Ma dove andrà a vivere adesso la coppia presidenziale? «Clio mi ha detto che rimarranno giù al primo piano, ma io dubito visto che l’altro giorno stava facendo portare molti mobili al terzo piano».

Si capisce che neppure Pignatelli ha grande confidenza con i Napolitano. E si lascia sfuggire l’unico commento pungente: «Da quando è diventato presidente della Camera abbiamo sempre la polizia sotto casa. Gli agenti rimanevano giorno e notte anche quando non c’erano. Sprecano tanti di quei soldi in Italia per queste cose…». Della sorveglianza si lamenta pure un’altra vicina, Rita Brunschwiller, simpatica zurighese: «Quando mi fermo con la macchina per scaricare i bagagli mi assalgono subito per chiedermi cosa stia facendo. Ma questa è casa mia! Per fortuna mi hanno detto che Napolitano ha chiesto di non intensificare il servizio di protezione». La signora Rita e il marito Carlo Semenza, orefice romano con laboratorio sotto casa, vivono al secondo piano, tra i due appartamenti dei Napolitano, ma si sono frequentati ben poco: «Cose fatte insieme? Nessuna, siamo completamente diversi. Anche politicamente. Eravamo amici con gli altri vicini». Però Brunschwiller definisce Napolitano un gentiluomo: «È un signore, sempre con il baciamano». È contenta che ritornino? «Io me ne vado subito, domani. Torno in Umbria, dove da quattro anni trascorro gran parte del mio tempo. Ormai odio questa casa. La polizia fuori, i controlli continui. Abbiamo perso persino i nostri parcheggi». Tra il serio e il faceto rivela: «Chi mi conosce sa perché sono scappata da Roma e sa che sulla signora Clio potrei scrivere un libro. Parliamo di 34 anni (nello stesso palazzo ndr)». Il cronista resta sorpreso: è davvero così insopportabile? «No comment» ribatte. «Se vuole divertirsi un giorno le racconterò un po’ di cose, ma adesso no. Quella mi ammazza (ride di nuovo ndr). Mia suocera dice: meglio un morto in casa che un marchigiano sulla porta e la madre di mia marito è di quelle parti». Come la signora Clio, originaria di Chiaravalle (Ancona).

I motivi dei dissapori devono essere numerosi e qualcuno affiora: «Quando stendevo i panni diceva che le toglievo la luce e si lamentava per il rumore che facevano i miei bambini piccoli camminando». Protestava? «Eccome! Ma invecchiando si è un po’ calmata, quando è diventata first lady si è comportata bene con me. Prima per lei ero la “straniera”. Io vado d’accordo con tutto il mondo, ma con lei non ho proprio feeling».

Il dipendente del McDonald's: "Ecco cosa non dovete ordinare mai"

Il dipendente del McDonald's: "Non ordinate mai il McCafè"





"Evitate di mangiare al Mc Donald’s". Nascosto dal nickname "Envirometh", un dipendente di McDonald's, catena numero uno al mondo tra i fast food, ha confessato su Reddit cosa non va proprio mangiato nei locali della catena di fast food numero 1 al mondo. "Se proprio siete costretti ad andare al Mc Donald’s ci sarebbe qualcosa che non dovreste ordinare. Io lavoro al Mc Donald’s e mi assicuro che tutte le persone a me care non ordinino mai tutto ciò che esce dalle macchinette Mc Cafè, dato che queste sono regolarmente trascurate, praticamente in tutti i Mc Donald’s. Non solo lo staff non riceve formazione per la pulizia e la manutenzione delle macchinette, ma quasi in ogni ristorante Mc Donald’s in cui sono stato, anche ai manager che si occupavano della formazione non fregava nulla. Tutte le bevande del Mc Cafè passano attraverso una macchinetta talmente sporca da far paura".

"Nel 2015 il crac e la fuga dall'euro": funesto report dei big della finanza

Moody's: "Perché nel 2015 la grande fuga dall'euro è possibile"





Un report, firmato dal colosso del rating Moody's, che pronostica un 2015 di fuoco (o di rottura) per la moneta unica. La possibilità, infatti, è che inizi una grande fuga dall'euro. L'epicentro della crisi è sempre quello ellenico. Moody's scrive: "Le recenti turbolenze politiche e le elezioni anticipate hanno aumentato il rischio di un'uscita dalla Grecia dalla area dell'euro". E dopo Atene, il possibile diluvio. Infatti secondo gli analisti dell'agenzia di rating, anche se la possibilità di un'uscita della Grecia è più bassa rispetto al 2012 (quando la crisi economica toccò il picco massimo), le minacce dei comunisti di Syriza e dei neonazisti di Alba Dorata relative a un'addio all'euro, per quanto non totalmente credibili, non possono essere sottovalutate. Se per caso Atene però optazsse per una svolta radicale, le implicazioni negative per il credito degli altri paesi membri di Eurolandia sarebbero significative.

Verso il voto - Rischio inferiore rispetto al 2012, ma il rischio c'è. Occhi puntati, ora, sul 25 gennaio, giorno delle elezioni anticipate in Grecia. Più che da Alba Dorata, oggi, il rischio deriva da Syriza, molto in alto nei sondaggi. Colin Ellis, l'economista che ha firmato il report del colosso del rating, spiega: "Qualunque uscita dalla moneta unica sarebbe un momento determinante per l'euro, mostrerebbe che l'unione monetaria è divisibile, non irreversibile". E ancora: "Anche se l'uscita della Grecia oggi potrebbe probabilmente innescare una nuova recessione nel resto dell'Eurozona, l'impatto di credito sarebbe meno pronunciato che nel 2012 perché il rischio contagio da un'uscita della Grecia dall'euro è più basso e i politici ormai si sono dotati di strumenti più forti per limitare i danni da un tale evento". Infine l'ultimo allarme, che riguarda anche l'Italia: "Ci sono altri Paesi dell'area euro che hanno un alto debito e alti tassi di disoccupazione e devono fronteggiare i rischi di deboli prospettive economiche e deflazione", conclude Ellis.

"Renzi era il mio capo, ora sono piena di debiti e depressa Il motivo? Mi ha sfruttata e non mi hai mai pagato..."

Renzi, la ghost writer se ne va sbattendo la porta: "Mi ha sfruttato e non mi ha mai pagato"





Altro che cambiare verso e rottamazioni. Per Matteo Renzi il binomio giovani e lavoro equivale ancora a sfruttamento. Ai dati agghiaccianti sulla disoccupazione, all'ennesimo schiaffo alle partite Iva che avrebbero dovuto dare un'opportunità ai giovani si aggiunge ora un'altra chicca, davvero squallida se confermata, che la dice lunga sul premier democratico. Andrea Marcolongo è la giovane ghost-writer della quale si è servita Renzi fin dal 2013, quella che gli ha scritto - tra l'altro - il discorso d'apertura del Semestre di presidenza italiana in Ue con la citazione della generazione Telemaco. Ora, stanca di essere sfruttata dal premier, ha deciso di andarsene da Palazzo Chigi sbattendogli la porta in faccia. 

La protesta - Nata a Milano nel 1987, grecista e allieva della Scuola Holden di Alessandro Baricco, Andrea dopo avergli regalato titoli di libri, citazioni, immagini, metafore da usare nei suoi discorsi, ha inviato una mail di congedo a Matteo rivelando un aspetto del "dietro le quinte" che lascia davvero poco spazio al fraintendimento. "Non sono mai stata pagata, a parte una mensilità", si è sfogata la donna a Panorama, anche se precisa che non è per i soldi che se n’è andata. "Eravamo tutti così. Viaggi a Roma e lavori mai pagati, so di persone che si sono indebitate e sono andate dallo psicologo perché distrutti dalle promesse". 

Le promesse - Le promesse, racconta Andrea a Panorama, erano: "La prossima settimana si risolve tutto, dai che è fatta, manca solo un foglio". Ma quei soldi non sono mai arrivati. L'unico mese che le hanno accreditato qualcosa la giovane scrittrice politica non sa neanche chi lo ha fatto: la Fondazione Open di Renzi, il Pd o la Presidenza del Consiglio. Di certo c'è il grande impegno che le veniva chiesto e che lei metteva in quel che faceva. Alla fine però ha mollato. Mi era impossibile continuare", taglia corto la Marcolongo. "Non è facile per una donna, e non aggiungo altro, ma sono fiera di quello che ho fatto, perché il ghost-writer è una professione riconosciuta e molto stimata in tutto il mondo". Forse, ma non in Italia. Prima di questa presa di posizione nessuno aveva sentito parlare di lei e adesso che è fuori dal giro, fa notare David Allegranti, anche quei pochissimi amici che aveva nel ristretto gruppo intorno al presidente del Consiglio non li sente quasi più. Perché l'isolamento è il destino di chi lascia il clan renziano. 

mercoledì 14 gennaio 2015

Sorprendente Ferrara, Elefantino sempre più controcorrente: chi è il suo candidato (democratico) al Colle...

Ferrara sempre più controcorrente: ecco chi è il suo candidato (dem) al Colle...





Dalla penna di Giuliano Ferrara spunta un nome a sorpresa. Il nome che non t'aspetti. Nell'editoriale su Il Foglio in edicola oggi, il direttore dice chiaramente che se fosse Renzi sceglierebbe sicuramente Pier Luigi Bersani. L'elefantino dà delle argomentazioni molto chiare e fa un'analisi come al solito molto arguta. "Prodi per esempio ha troppo curriculum, ha vinto due volte contro Berlusconi, poi ha perso in modo triste la guida del paese, per molti anni è stato re a Bruxelles, ma non ha lasciato un ricordo unanimamente fervoroso né lì né nel partito parlamentare che dovrebbe eleggerlo, epperò ha statura internazionale nel senso che sanno chi è, lo ricevono, lo incaricano all'Onu ecc". Stesso discorso vale per Massimo D'Alema: nelle scorse elezioni del Presidente della Repubblica sulla carta poteva anche andare, ma la sua - è questo in sintesi il ragionamento di Ferrara - è una figura troppo ingombrante. "I proCav pensavano che potesse giocare brutti scherzi da ex comunista, e gli anti-Cav temevano potesse fare patti bicameralisti con l'Arcinemico". Per questi motivi alla fine fu scelto Napolitano: un senatore a vita, dunque un quasi pensionato in riserva della Repubblica, ripescato e incoronato non per il suo peso ma per la sua mancanza di peso combinata con una reputazione generale di rispettabilità. 

Né troppo forte né troppo debole - E da qui la riflessione su Bersani: "Bersani è precisamente quel tipo di riserva repubblicana che esercita una forte influenza politica. Bersani ha perso tutto quello che poteva perdere". Ferrara cita quindi le elezioni per la guida del Pd contro Renzi, poi le elezioni come candidato premier ("non è riuscito a trasformare la mezza sconfitta con il Senato senza maggioranza in una manovra politica virtuosa".  Secondo Ferrara un politico con queste caratteristiche, che ha peso ma non troppo, che è influente ma non troppo, che non viene considerato come una minaccia dal partito di maggioranza,  può essere un buon candidato. In più, secondo Ferrara. "Bersani non è lo spettro di un presidente burattino nelle mani del royal baby". Inoltre, aggiunge, Berlusconi non ha "obiezioni di principio contro lo smacchiatore di giaguari. Il ragionamento è semplice: il Cav potrebbe votarlo per poi denunciare la scelta "di parte" nel caso dovesse rivelarsi un presidente a lui ostile...

La minaccia in tv a Daniela Santanchè La jihadista italiana: "Fai attenzione..."

Quando l'italiana convertita all'Islam disse alla Santanché...





Era il mese di ottobre del 2009. A Pomeriggio 5, nello studio di Barbara D'Urso c'è una giovane donna italiana Maria Giulia Sergio che si è appena convertita all'Islam.. Adesso si chiama Fatima AzZahara Il capo coperto dal niqab, la donna spiega che lei si sente molto integrata e che "l'Islam dice che la donna deve seguire un codice di abbigliamento. La donna non va in giro con le braccia e le gambe nude". Poi uno scontro con Alessandra Mussolini: "Vorrei dire alla signora Mussolini che integrazione non vuol dire andare in giro nude". La giovane italiana si scagliò poi contro Daniela Santanché due volte. La parlamentare azzurra, che si è fatta paladina della battaglia contro il velo integrale, è stata definita "spargitrice di odio e di violenza". "Tutti questi personaggi a telecamera accesa fanno i falsi moderati e a telecamera spenta gli spargitori di odio e violenza". 

Si toglie dai piedi, non dalle tasche Quanto ci costerà l'ex Napolitano

Giorgio Napolitano se ne va, ma continuerà a costarci una valanga di soldi





Giorgio Napolitano non è più presidente della Repubblica, non abiterà più nella reggia del Quirinale, ma continuerà a godere dei tanti benefici che aveva promesso di sforbiciare e che invece ancora gli spettano come senatore a vita. Re Giorgio non dovrà affatto rinunciare infatti all'addetto alla persona, ovvero un maggiordomo, all'auto di servizio, allo chauffer, ai cento metri quadrati di ufficio a Palazzo Giustiniani, ai telefoni satellitari, ai collegamenti televisivi e telematici. Nè a un nutritissimo staff: un capo ufficio, tre funzionari, due addetti ai lavori esecutivi, altri due a quelle ausiliari e, a scelta, addirittura un consigliere diplomatico o militare. Una pletora di persone alla quale obbligatoriamente si aggiungono gli agenti di pubblica sicurezza e i carabinieri addetti alla scorta e alle postazioni previste presso le abitazioni private del presidente. A conti fatti, una trentina di persone che forniranno i loro servizi nell’arco delle 24 ore.  Ovviamente a tutto questo si aggiunge, secondo un documento pubblicato dal Fatto Quotidiano, il diritto ad utilizzare un dipendente della carriera di concetto o esecutiva del segretariato generale del Quirinale con funzioni di segretario distaccato nel suo nuovo staff. Altri due dipendenti del Colle possono invece essere trasferiti presso la sua abitazione privata romana di via dei Serpenti, con mansioni l’uno di guardarobiere e l’altro di addetto alla persona. Per non parlare poi del vitalizio da senatore a vita.

"Moretti vergogna, a lavorare, sei una..." Ricoperta d'insulti al bar. S'infuria, e...

"Vergognati, vai a lavorare, sei una...". Alessandra Moretti ricoperta di insulti al bar perde le staffe e...





E' stata ricoperta di insulti mentre stava facendo colazione con i figli in una pasticceria Alessandra Moretti. L'eurodeputata del Pd stava ordinando le frittelle per i suoi bambini in un noto locale di Vicenza, la pasticceria Bolzani, quando, riporta il Giornale di Vicenza, è stata avvicinata da un uomo sui 45 anni che ha cominciato a prenderla a male parole: "Fai schifo, vai a casa... Voi politici... siete tutti ladri" e ancora: "Sei un'imbecille, vergognati".

La Moretti, che è candidata del centrosinistra alla presidenza della Regione Veneto e che darà il via alla sua campagna elettorale giovedì 15 gennaio, non è la prima volta che viene presa di mira da questo energumeno. Poco prima di Natale, infatti, era stata aggredita verbalmente sempre in quella pasticceria, sotto gli occhi della titolare Cinzia Bolzani e di altri clienti. Allora la Moretti non reagì ma questa volta ha cercato di placarlo: "Stia calmo, non sa quello che dice" e poi vedendo che l'uomo non si calmava ha urlato: "Ora chiamo i vigili, ripeta a loro quello che mi ha detto". Ma all'arrivo degli agenti l'aggressore si era già dileguato. Ora però rischia una denuncia per ingiurie. 

Drammatica confessione di un vip. La lettera prima del tentato suicidio: "Mamma e papà, sono ammalato di pedofilia. Da molti anni..."

L'ex fonico dei Modà, la lettera prima del tentato suicidio: "Sono ammalato di pedofilia"





"Sono ammalato di pedofilia: l'ho capito quando per la prima volta alle superiori ho sentito quella parola e l'ho cercata sul vocabolario". Questa la drammatica confessione di Paolo Bovi, l'ex fonico dei Modà, messa nero su bianco in una lettera inviata lo scorso 13 marzo ai suoi genitori, prima di tentare il suicidio dopo aver subito una condanna a cinque anni e mezzo per molestie sessuali su quattro ragazzi tra i 14 e i 16 anni, condanna inflitta lo scorso 10 ottobre. Bovi continua: "Sono malato da tantissimo tempo, per quello che riesco a ricordare già dalle scuole medie". Le lettera è stata ritrovata a marzo nella casa del fratello, ed è stata riportata nelle motivazioni della sentenza emessa dal gup di Milano, Franco Cantù Rajnoldi. "Sono sempre stato un bambino sensibile - continua -, dolce e sincero, ed ho sempre creduto che ogni cosa che dicevano papà e mamma erano la verità. Per me quello che mi dicevano i miei genitori era la cosa più importante - conclude -. Sono sempre stato buono e volevo conoscere il mondo come tutti". Bovi, inoltre, ha recentemente subito un'altra condanna per aver manomesso il braccialetto elettronico mentre si trovava agli arresti domiciliari. Come detto, dopo aver scritto la lettera, si allontanò da casa e tentò il suicidio nella sala in cui provava con i Modà, a Cernusco sul Naviglio, in provincia di Milano. Fu proprio il segnale del braccialetto dei carabinieri che consentì ai carabinieri di raggiungerlo e di salvarlo".

Alla Kyenge 150mila euro non bastano: "Cosa deve fare il leghista a casa mia"

Cécile Kyenge, 150mila euro non bastano. Infierisce sul leghista condannato: "Deve fare il giardiniere in casa mia"





Un anno e tre mesi di reclusione più un maxi risarcimento da 150mila euro: una pena esemplare per Francesco Ranieri, leghista e attuale vicepresidente del consiglio regionale dell'Emilia Romagna, che in un fotomontaggio raffigurò l'allora ministro dell'Integrazione, Cécile Kyenge, con le fattezze di un orango. L'accusa è quella di diffamazione aggravata dalla discriminazione razziale. L'ex ministro, insomma, incasserà una bella "sommetta" a fronte di quell'offesa. Eppure non le basta. Già, perché intervistata a La Zanzara di Radio 24, la Kyenge spiega che la condanna "è un segnale importante", ma forse sarebbe stato necessario anche "un periodo ai servizi sociali". E dove, chiede il conduttore Giuseppe Cruciani? Kyenge, ridendosela, spiega: "Magari nel mio giardino. Ranieri potrebbe venire a fare i servizi sociali nel mio giardino, potrebbe curare le piante...".

Norman Atlantic, l'agghiacciante ipotesi: "I naufraghi finiti in pasto agli squali"

Norman Atlantic, l'agghiacciante ipotesi dei pm; "I naufraghi in pasto agli squali"





Il sospetto è tremendo. Ma gli inquirenti baresi che indagano sul naufragio del Norman Atlantic il 26 dicembre scorso non escludono che alcuni dei nove naufraghi finiti in mare per salvarsi dalle fiamme dell'incendio, siano stati attaccati e uccisi dagli squali. L'ipotesi si è fatta sempre più strada dopo che un biologo marino ha analizzato le ferite trovate sul corpo di uno dei naufraghi, ma la conferma arriverà dopo le autopsie dell'Istituto di medicina legale nel Policlinico di Bari. Affiancati dal biologo marino Lucio Rositano, i medici legali Francesco Introna e Biagio Solarino dovranno accertare le cause della morte delle nove vittime, il genere di "ferite originate da attacchi ad opera di pesci" e verificare se le stesse abbiano contribuito a causare i decessi. 

martedì 13 gennaio 2015

Affittare un immobile? Tasse e spese "mangiano" metà del reddito

Affittare un immobile? Tasse e spese "mangiano" metà del reddito





Le tasse sulla casa sono sempre più elevate e i contratti d'affitto stanno diminuendo. Per i proprietari dare in locazione il loro immobile risulta una sfida sempre più difficile. A fare il punto della situazione è Il Sole 24 Ore che ha pubblicato una ricerca in cui mostra il peso della tassazione su un'abitazione a canone libero e il ritorno percentuale sul prezzo di mercato dell'immobile. I prezzi delle case scendono e l'affitto sembra essere una vera trappola  perché si può arrivare a perdere fino al 66% del canone.

Primi e ultimi - Tra tutte le città italiane colpite, Lecco risulta essere quella più in difficoltà: qui per cedolare secca va via il 47% del canone incassato. A seguire ci sono le città del centro-nord come Torino, Padova, Verona, Viterbo e Pordenone, tutte con percentuali superiori al 45% e al 64%. L'ultimo posto della classifica è riservato invece alla città di Messina, con il 37% per chi sceglie la cedolare secca e il 55% per chi è sottoposto a una tassazione ordinaria.  Poco più in alto si trovano Pistoia, Lucca, Rimini, Sassari e Palermo. La lista è stata ottenuta calcolando le aliquote Tasi e Imu per il 2014, le imposte sui redditi (con Irpef ipotizzata al 38%, più addizionali e tassa di registro) e le spese a carico del proprietario, stimate nel 10% del canone.

Le grandi città - Per quanto riguarda Milano un proprietario di casa, pagando un canone di circa 13 mila euro ne incassa meno di 8 mila con cedolare secca e solamente 5.500 con tassazione ordinaria. A Roma con un canone di 17 mila euro il proprietario ne incassa solo 9 mila con cedolare secca e circa 6 mila con tassazione ordinaria. A Torino il canone lordo è di circa 9 mila euro e gli incassi variano da quasi 5 mila con cedolare secca e  poco più di 3 mila con prelievo ordinario.  A Napoli con un canone lordo di quasi 12 mila euro gli incassi     (rispettivamente cedolare secca e prelievo ordinario) sono di 7 mila e 5 mila euro. A Palermo il canone è di circa 8 mila euro e gli incassi corrispondo a circa 5 mila e 3 mila euro.

Le tre variabili - Il presidente di Nomisma, Luca Dondi, società indipendente che realizza attività di ricerca e consulenza economica, spiega: "Le variabili che influenzano il risultato sono tre. La prima  è la redditività lorda della locazione, poi pesa il valore catastale di partenza e, per ultima, l’aliquota Imu definita a livello locale. Va detto, però, che le aliquote non compensano le sperequazioni della base imponibile." Risulta quindi maggiormente conveniente avere valori catastali bassi rispetto ad  aliquote contenute. Il fattore negativo è che nel corso del 2015 le sorprese rischiano di non essere finite:  le tasse potrebbero aumentare ancora e assieme ad esse il rischio di morosità continuerà a pesare sui proprietari di casa.

Così Salvini umilia Matteo Renzi all'Europarlamento: "Vedi? L'Aula è deserta.. il tuo discorso è nulla, il vuoto"

All'europarlamento Salvini umilia Renzi: "Il tuo discorso è il nulla"





Matteo Salvini prende la parola dopo il discorso conclusivo di Matteo Renzi sul semestre di presidenza europea. Sono parole forti, accuse pesanti, quelle di Salvini che ha liquidato l'intervento del premier come "il nulla" In maglioncino azzurro, il leader della Lega (che i sondaggi continuano a dare in ascesa) ha criticato Renzi per l'inconsistenza del suo discorso, per non aver fatto cenno al dramma della disoccupazione, al disastro economico, per difendere i marà, valorizzare l'agricoltura, la pesca, difendere i nostri prodotti dalla Cina, non una parola sul Made in Italy. "Ad ascoltare i sei mesi per il trionfo di Renzi non c'erano neanche quelli del suo discorso, l'Aula era deserta. Neanche quelli di sinistra lo ascoltano. Ottanta pagine di promesse presentate a noi sei mesi fa e il nulla dopo sei mesi. Zero.  La peggiore demagogia è chi viene pagato per fare e non fa nulla". Salvini ha in particolare ricordato  l’immigrazione: "Fortunatamente - ha concluso - il risultato è zero anche sui negoziati per l’ingresso della Turchia in Ue".

Le parole di Renzi e le accuse di Matteo - Il premier nel suo discorso, non ha effettivamente, fatto alcun cenno ai temi citati da Salvini. Ha fatto discorso molto generico, ha glissato sui "risultati" conseguiti nei sei mesi di semestre. "Nei sei mesi di presidenza  italiana del Consiglio Ue abbiamo fatto molto nel nostro Paese. Ma ciò che serve all’Italia lo fanno i cittadini italiani e non le istituzioni europee".  Negli ultimi anni, ha continuato, "abbiamo dato all’Europa più risorse di quante ne abbiamo ricevute: circa 20 miliardi all’anno, ricevendone circa la metà". Renzi ha sottolineato che "abbiamo contribuito a salvare Paesi amici e banche di altri Paesi e non abbiamo ricevuto e messo un centesimo a beneficio dei nostri istituti di credito. L’Italia crede nell’Europa e nei suoi valori e non chiede aiuto ma offre la sua grande storia". Belle parole, ma poca, pochissima sostanza. 

I terroristi temono solo Gomorra Ecco perché il Sud non è a rischio

L'Isis teme solo la mafia. Ecco perché il Sud non è a rischio





Da Venezia passando per Milano, Firenze e Roma, si rafforzano i controlli contro la minaccia islamica. Nella Capitale, il Vaticano e tutti gli altri simboli della cristianità sono considerati a rischio; il ghetto ebraico è sotto sorveglianza, così come la Sinagoga e le ambasciate degli Stati Uniti, francese e israeliana. A Milano massima attenzione al Duomo, alla Stazione centrale e negli aeroporti di Malpensa e Orio al Serio, a Firenze si tiene d'occhio Santa Maria Novella e la stazione, sorvegliati poi il porto e l'aeroporto di Venezia, i ghetti di Padova e Bologna. Ma appunto, gli obiettivi sensibili sono tutti al Nord e al Centro.

Il Sud invece pare al sicuro. La spiegazione è semplice. "Nell'ipotetica mappa del rischio - rivela una fonte dell'anti terrorismo al Giornale - il Sud è paradossalmente meno esposto: dove c'è qualcuno che sorveglia o addirittura gestisce il territorio, mafia e malavita, le infiltrazioni sono molto più difficili, a meno di alleanze per ora escluse se non impossibili".

Gli attacchi a Parigi spingono la Lega I risultati del sondaggio di Mentana

Sondaggio Mentana: Pd giù, Lega ancora su





Finite le feste, torna su La7 il sondaggio del Tg di Mentana la cui ultima rilevazione risaliva al 22 dicembre. per il presidente del Consiglio Matteo Renzi non sono state vacanze "semplici" sul piano dell'immagine. Nel senso che lui ce l'ha messa tutta per appannarla agli occhi dei suoi sostenitori. Prima con la vicenda del Salva-Silvio con contorno di "manine" varie. E poi con l'incredibile storia del volo di Stato usato con la famiglia (moglie e figli) per raggiungere le piste di Courmayeur.

Al ritorno, gli elettori presentano il conto, con un calo dell'1% del consenso personale (al 33%) e dello 0.4 del suo Pd, che secondo il sondaggio di La7 si attesta al 36%. Lascia qualche decimo di punto per strada anche Forza Italia, che pure (forse) paga il caos del Salva-Silvio: gli azzurri sono al 14,3%, esattamente la stessa percentuale di consensi della Lega Nord che anche nella "pausa" delle vacanze natalizie non cessa la sua corsa verso l'alto. Complici sicuramente anche gli attentati terroristici di Parigi, con la minaccia islamica che è tornata a mordere, i Salvini-boys guadagnano un altro 0,2% e possono ora guardare da pari gli azzurri. Su anche i 5 Stelle che restano di gran lunga la seconda forza politica del Paese col 20,5% delle preferenze se si votasse oggi.

Complessivamente, il centrosinistra vale oggi il 40,6% (-0,2% rispetto al 22 dicembre) mentre il centrodestra il 35,6%. Il consenso ai leader vede Renzi guidare la pattuglia con un 33% delle preferenze davanti a Salvini con il 22% e a Berlusconi con il 17.

COM'E' BUONO LEI... Sms a Detroit: Renzi-Fantozzi si inchina a Marchionne

Sms di Renzi a Marchionne: "Grazie"





Certo, il suo ministro dell'Economia Padoan ha assicurato oggi che la recessione si interromperà nel corso del 2015 e che poi "l'occupazione verrà". Ma gli italiani, alle parole di renzi e compagnia credono ormai poco. La crisi c'è ancora e anche quest'anno il Pil, se crescerà, lo farà in misura infinitesimale. La gente perde il lavoro e l'epoca in cui si poteva promettere "un milione di posti di lavoro" sembra lontana come l'Età del ferro. Ecco, allora, che anche millecinquecento posti di lavoro sono manna dal cielo. Tanto da spingere il presidente del Consiglio in persona ad afferrare lo smartphone e scrivere un sms breve quanto esaustivo: "Grazie". Il destinatario di tale gratitudine è Sergio Marchionne, il numero uno di Fiat (pardon, Fca) che oggi ha comunicato ufficialmente 1.500 nuove assunzioni presso lo stabilimento di Melfi, in Basilicata. Un annuncio fatto, ovviamente, da Detroit, nuovo centro della produzione della ex Fabbrica Italiana Automobili Torino.

ALLARME NELLA CAPITALE Bechis, sopralluogo al Ghetto tra 007 e vigilantes fai da te / Video

Bechis: "Al ghetto di Roma vigilanza fai da te"


di Franco Bechis 





Ci sono agenti in borghese infiltrati in alcuni palazzi, qualche auto dei carabinieri o della polizia in più, ma dentro il Ghetto di Roma dopo l'allarme terrorismo seguito agli attentati di Parigi sono soprattutto gli abitanti del quartiere a cercare di cavarsela da sè. Le forze dell'ordine lasciano perfino accostare le auto alla grande Sinagoga senza chiedere documenti. I ragazzi del Ghetto si sono trasformati in vigilantes, e controllano gli accessi temporanei ad alcune vie chiuse per precauzione. Molti di loro sono schierati davanti alla scuola del Portico di Ottavia. Pochi turisti, quasi nessuno nei ristoranti di solito affollati. Passeggia tranquillo solo l'ex presidente dell'Inps Antonio Mastrapasqua. Due mamme hanno provato a raccogliere fondi per comprare 20 giubbotti antiproiettile ai loro ragazzi. La comunità ebraica ufficialmente è contraria: "così si crea allarme". Ma le mamme si dicono fra loro: "e che deve esserci di più per un allarme?"





Marino, la caduta: il sindaco fa crac Dritto in una buca: cosa gli è successo

Ignazio Marino fa crac: cade in una buca, frattura al ginocchio e tutore





Una sorta di contrappasso, per il sindaco di Roma Ignazio Marino. Una brutta buca, così come ne è piena la sua città, una caduta altrettanto brutta e pure una frattura. Questa la disavventura capitata a Marino mentre si trovava in vacanza a Boston. Il Campidoglio ha reso noto che "a seguito di una caduta avvenuta nei giorni scorsi, il sindaco di Roma Ignazio Marino questa mattina ha eseguito alcuni esami all'ospedale Gemelli, dove gli è stata riscontrata una lieve frattura al condilo femorale del ginocchio sinistro. Ciò - prosegue la nota - costringerà il sindaco, che è tornato pienamente al lavoro dopo le visite, all'uso di un tutore ortopedico".

Sui Marò l'ultimo rinvio degli indiani: il destino di Latorre si decide mercoledì

Marò, la corte suprema indiana rinvia a mercoledì la decisione sul rientro di Massimiliano Latorre





Un nuovo slittamento. La Corte suprema indiana ha rinviato a mercoledì l'esame dell'istanza di proroga del rientro in India del fuciliere di Marina Massimiliano Latorre. Il presidente del Tribunale locale ha spiegato che avendo già espresso in passato osservazioni sull'istanza, è opportuno che di essa si occupino i magistrati di un'altra sezione penale. La questione riguarda la scadenza del permesso sanitario concesso a Latorre, che si è potuto curare in Italia in seguito ad un attacco ischemico. I termini di scadenza sono stati sospesi in attesa dell'esame dell'istanza italiana di una proroga, sulla quale, a questo punto, la Corte Suprema si pronuncerà mercoledì. Nei giorni scorsi, a rendere la situazione attorno ai nostri due marò sempre più tesa, erano state diffuse da un giornale indiano le voci relative alla possibile condanna per "omicidio premeditato" e "senza preavviso", due circostanze che si potrebbero tradurre in una sentenza esemplare per i nostri due militari.

Uno squillo e il credito va in fumo Come sfuggire all'ultima truffa telefonica

Si chiama Wangiri l'ultima truffa telefonica: uno squillo e...





L'ultima truffa telefonica si chiama "Wangiri" o "PingCall". L'allarme lo lancia, con una nota postata nella propria pagina facebook, la Questura di Vicenza. Inizia con una chiamata sul proprio cellulare da un numero sconosciuto che comincia con il prefisso 373, ovvero quello della Moldavia. La chiamata dura poco più di uno squillo, prima che cada la linea. Perchè lo scopo dei truffatori è quello di farsi richiamare. Facendolo, qualcuno risponderà ma si sentiranno solo suoni confusi, mentre sul telefonino vengono addebitati 1,50 euro ogni 10 secondi. I truffatori sono dotati di un computer in grado di contattare contemporaneamente migliaia di numeri telefonici casuali in tutto il mondo. Per riavere il credito rubato occorre procedere con una vera e propria denuncia. La soluzione, consiglia la polizia, è non rispondere a qualsiasi chiamata da un numero non in rubrica che cominci con 373.