I Napolitano ritornano a casa: i vicini scappano dal palazzo
di Giacomo Amadori
Da giorni la first lady Clio Bittoni Napolitano è in fibrillazione alla sola idea di tornare nella sua casa romana in vicolo dei Serpenti, quello con i suoi negozi preferiti, a partire dalla storica pescheria. Ma forse, come vedremo, non sono altrettanto felici del suo ritorno i vicini di casa.
Non si sa ancora se la ex coppia presidenziale si stabilirà al primo o al terzo piano dell’edificio dove hanno vissuto per oltre 25 anni. La prima soluzione è la loro storica dimora: sei vani (circa 140 metri quadrati) acquistati nel 1980, quando Napolitano era un deputato dell’allora Partito comunista italiano; la seconda è il nuovo appartamento comprato l’8 novembre del 2012, a pochi giorni dalla scandenza del primo mandato presidenziale. Allora Clio, con in mano la procura del marito con cui ha la comunione dei beni, si presentò nello studio del notaio Marco Ieva per il rogito. Oggetto della compravendita un altro appartamento di 6 vani (la rendita catastale dei due alloggi è la stessa: 2091, 65 euro) così composto: soggiorno, sala da pranzo, camera da letto, due cucine e tre bagni. A vendere furono i dodici eredi della «signorina» Mirella Busetto e fu pattuito un prezzo di 900 mila euro, circa 6.500 euro per metro quadrato. Un buon affare. I lavori di ristrutturazione vennero affidati allo studio dell’architetto Bruno Chiarini, vecchia conoscenza di Napolitano.
Invece l’appartamento al primo piano venne venduto al presidente uscente da Marcello Pignatelli, novantunenne ex presidente della società italiana di psicologia analitica. Junghiano, è un medico con tre specializzazioni e un eloquio brillantissimo: «Giorgio è un mio amico da una vita, abitiamo qui insieme da oltre trent’anni, una volta è stato anche a cena a casa mia». I due si conoscono dai tempi dell’università, nel primissimo Dopoguerra: «Eravamo dalla stessa parte del consiglio di facoltà. Allora non eravamo amici, ma entrambi di sinistra». Pignatelli molti anni dopo gli ha venduto casa e Napolitano è andato a cena da lui alla vigilia di un viaggio negli Stati Uniti, primo politico comunista italiano a ricevere un invito ufficiale da Oltreoceano: «Mia moglie Paola, architetto, insegnava a Berkeley, Napolitano voleva sapere da noi come fossero questi americani. Gli rispondemmo: come sono? Ma come tutti gli altri omini, come vuoi che siano?». Cena a parte per Pignatelli Napolitano «è un uomo sulle sue», non particolarmente «colloquiale», sebbene sia un gran signore; diverso è il giudizio sulla moglie Clio: «L’ho incontrata più volte alle riunioni di condominio, dove si faceva sentire. È un avvocato tosto e un personaggio tutto particolare». Ma dove andrà a vivere adesso la coppia presidenziale? «Clio mi ha detto che rimarranno giù al primo piano, ma io dubito visto che l’altro giorno stava facendo portare molti mobili al terzo piano».
Si capisce che neppure Pignatelli ha grande confidenza con i Napolitano. E si lascia sfuggire l’unico commento pungente: «Da quando è diventato presidente della Camera abbiamo sempre la polizia sotto casa. Gli agenti rimanevano giorno e notte anche quando non c’erano. Sprecano tanti di quei soldi in Italia per queste cose…». Della sorveglianza si lamenta pure un’altra vicina, Rita Brunschwiller, simpatica zurighese: «Quando mi fermo con la macchina per scaricare i bagagli mi assalgono subito per chiedermi cosa stia facendo. Ma questa è casa mia! Per fortuna mi hanno detto che Napolitano ha chiesto di non intensificare il servizio di protezione». La signora Rita e il marito Carlo Semenza, orefice romano con laboratorio sotto casa, vivono al secondo piano, tra i due appartamenti dei Napolitano, ma si sono frequentati ben poco: «Cose fatte insieme? Nessuna, siamo completamente diversi. Anche politicamente. Eravamo amici con gli altri vicini». Però Brunschwiller definisce Napolitano un gentiluomo: «È un signore, sempre con il baciamano». È contenta che ritornino? «Io me ne vado subito, domani. Torno in Umbria, dove da quattro anni trascorro gran parte del mio tempo. Ormai odio questa casa. La polizia fuori, i controlli continui. Abbiamo perso persino i nostri parcheggi». Tra il serio e il faceto rivela: «Chi mi conosce sa perché sono scappata da Roma e sa che sulla signora Clio potrei scrivere un libro. Parliamo di 34 anni (nello stesso palazzo ndr)». Il cronista resta sorpreso: è davvero così insopportabile? «No comment» ribatte. «Se vuole divertirsi un giorno le racconterò un po’ di cose, ma adesso no. Quella mi ammazza (ride di nuovo ndr). Mia suocera dice: meglio un morto in casa che un marchigiano sulla porta e la madre di mia marito è di quelle parti». Come la signora Clio, originaria di Chiaravalle (Ancona).
I motivi dei dissapori devono essere numerosi e qualcuno affiora: «Quando stendevo i panni diceva che le toglievo la luce e si lamentava per il rumore che facevano i miei bambini piccoli camminando». Protestava? «Eccome! Ma invecchiando si è un po’ calmata, quando è diventata first lady si è comportata bene con me. Prima per lei ero la “straniera”. Io vado d’accordo con tutto il mondo, ma con lei non ho proprio feeling».
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