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domenica 25 dicembre 2016

PAROLE DURISSIME Salvini-choc: perchè da noi ancora nessun attentato

Salvini: vi spiego perchè in Italia non abbiamo ancora avuto attentati



E' la domanda che tutti, ma proprio tutti gli italiani si sono fatti. E che è tornata di attualità dopo l'attentato di lunedì scorso al mercatino di Natale di Berlino. "Perchè non in Italia?". Cioè: perchè in Italia non c'è stato ancora alcun attentato dei terroristi islamici? In fin dei conti tutti i più grandi Paesi europei sono stati colpiti almeno una volta: Gran Bretagna, Francia, Germania, Spagna. Noi no. Mai. Una risposta, molto dura, ha provato a fornirla intervistato da Sky Tg24 il leader leghista Matteo Salvini, dopo l'uccisione del killer di Berlino Anis Amri avvenuta a Sesto San Giovanni. Perchè era lì, Amri? Perchè è venuto in Italia? "Nessuno mi toglie dalla testa che il nostro Paese sia stato fin qui risparmiato perchè da noi, grazie all'atteggiamento dei governi di sinistra, avviene ogni genere di traffici. Qui si vende, si compra, si scambia, ci si nasconde, si trovano appoggi. Ora, nessuno è più felice di me che da noi nulla sia fin qui accaduto. Ma la presenza del killer di Berlino alle porte di Milano non può non suscitare inquietanti interrogativi".

sabato 24 dicembre 2016

Napoli: Aeroporto di Capoichino, Allarme terrorismo, evacuato aereo diretto a Londra

Aeroporto di Capoichino, Allarme terrorismo, evacuato aereo diretto a Londra



Panico e paura all’aeroporto di Capodichino di Napoli: la polizia di Stato ha evacuato un velivolo della Easyjet già pronto per la partenza alla volta dell'aeroporto Gatwick di Londra. A pochi minuti dal decollo, previsto per le 21.15, due agenti sono saliti sull’aeromobile per una ulteriore verifica sui documenti di un passeggero, che, secondo prime indiscrezioni, sono risultati falsi. L’uomo è stato portato via, ma alcune delle persone presenti sull’aereo hanno avvisato il personale di bordo che il passeggero, di probabile origine slava, era in compagnia di un altro uomo.

Pochi minuti dopo, come riporta Fanpage.it, altri quattro poliziotti sono saliti sull’aereo per le verifiche del caso ed hanno portato via anche l’altro viaggiatore. A quel punto, gli agenti hanno cominciato ad ispezionare i bagagli presenti nelle cappelliere ed hanno trovato un trolley sospetto che, stando a quanto si apprende, non apparterrebbe a nessuno dei passeggeri presenti sul volo. Sono quindi scattati i controlli antiterrorismo e tutti i passeggeri sono stati fatti scendere.

Quello che doveva essere l’inizio di una serena vacanza natalizia a Londra per molti si è trasformato in un incubo. I viaggiatori sono stati tutti fatti scendere dall'aereo in fretta e furia e fatti tornare al gate a piedi, senza i pullman. A quel punto, alcuni, infuriati, hanno cominciato ad urlare e protestare con il personale di terra. Altri hanno deciso di rinunciare al viaggio.

Dopo qualche decina di minuti tutti i passeggeri hanno dovuto passare un nuovo controllo dei documenti di identità, quindi sono stati fatti reimbarcare. L'aereo è, quindi, partito con circa due ore di ritardo. È alto l'allarme in tutta Italia dopo i fatti di Berlino e l'uccisione - a Sesto San Giovanni (Milano) dell'attentatore dei mercatini tedeschi, avvenuta stanotte, a opera di due agenti di polizia.

Bruno Vespa, informazioni riservate "Strage islamica in Italia. E poi..."

Bruno Vespa, terrorismo: "Perché un attacco in Italia è inevitabile"



Bruno Vespa non è decisamente di buon auspicio. "Un attacco inevitabile", titola il suo pezzo su Il Giorno in edicola. "Da quando i terroristi islamici insanguinano l' Europa, i servizi segreti e le polizie di Francia, Belgio e Germania non hanno dato grande prova di efficienza. Tanto è vero che fino a ieri notte si riteneva che il killer di Berlino si trovasse ancora in Germania".

E ancora: "La Germania ci ha ringraziato, ma da questo momento l'Italia e i poliziotti italiani debbono attendersi una ritorsione", scrive il giornalista. "Già prima dei fatti di Berlino ci si chiedeva in ogni sede non se l' Italia sarebbe stata colpita , ma dove e quando. La guerra al terrorismo islamico durerà molti anni ed è impensabile che il nostro paese ne sia risparmiato per sempre. Il problema è di capire come l'Italia reagirebbe dinanzi a un attacco".

Sinceramente sarebbe meglio non scoprirlo mai.

Sport, punti Fragola, scrittura e... Renzi, vita da casalingo disperato

Matteo Renzi, la sua vita da casalingo disperato: sport, punti Fragola, scrittura



Dopo l'abbandono al governo, Matteo Renzi si gode la vita e la famiglia lontano dai riflettori. L'ex premier passa il suo tempo tra Pontassieve e le vacanze con moglie e figli che lo porteranno lontano per un po' di tempo. Tornerà in gioco dopo l'Epifania. Va alle udienze scolastiche dei figli, come riporta il Corriere, fa la spesa per tutta la famiglia, munito di carrello e di lista apposita (come ha mostrato Chi), mangia la sua amata pizza, riprende le vecchie frequentazioni.

Si è buttato in due nuove sfide. Il triathlon, la disciplina che unisce corsa, nuoto e ciclismo. E poi ha iniziato a scrivere un libro che uscirà a febbraio, pubblicato da Feltrinelli. Nel volume racconta la sua esperienza, da quando si è buttato al governo a oggi, da quel "Enrico stai sereno" rivolto a Letta al Referendum.

In questi giorni Renzi ha incontrato diversi esponenti del Pd a cui avrebbe detto: "Sarà lunga, calma e gesso. Sappiate che c' è chi vorrebbe far durare questa legislatura addirittura altri tre anni". Insomma, è pronto a tornare in campo. E non in un ruolo da Serie B.

La Raggi a casa, Di Battista sindaco Terremoto a Roma: la data del blitz

Alessandro Di Battista sindaco di Roma: il piano del M5s per il dopo-Raggi



Ore contate per Virginia Raggi, la sindaca del più rapido, clamoroso e strepitoso disastro Capitale. Sostanzialmente scaricata da Beppe Grillo e da quasi tutto il M5s, l'unico obiettivo è trovare un modo per "paracadutarla" lontana dal Campidoglio. I vertici grillini, secondo quanto scrive Il Tempo, avrebbero ben chiaro l'obiettivo: dimissioni e nuove elezioni già quest'anno. E una clamorosa sorpresa: già, perché si sussurra che, stavolta, a candidarsi potrebbe davvero essere Alessandro Di Battista, il pasionario col vizio del congiuntivo sbagliato e dalla parlata (eccessivamente) enfatica il quale, suppongono i pentastellati, potrebbe riuscire nell'impresa di rivincere le elezioni dopo il disastro di Virginia.

Malattia di crohn, psoriasi e artrite idiopatica giovanile

Malattia di crohn, psoriasi e artrite idiopatica giovanile


di Laura Fusillo



Psoriasi, artrite e malattie infiammatorie intestinali sono sempre più diffuse nei bambini. Si tratta di patologie diverse, ma con un denominatore comune: uno stato infiammatorio cronico a indicare che qualcosa nel sistema immunitario non funziona a dovere. Oggi gli esperti le raggruppano sotto il nome di Malattie Infiammatorie Immuno-Mediate (IMID) e nella stragrande maggioranza dei casi la causa resta ancora sconosciuta. Le conseguenze possono essere rilevanti sia in termini di diagnosi, assistenza e qualità di vita che di impatto fisico e psicologico sui più piccoli e sulle loro famiglie. Una recente analisi condotta sulle tante conversazioni on line su blog, forum dedicati e social network, rileva il bisogno dei genitori di avere maggiori informazioni e il desiderio che il proprio figlio possa vivere una vita ‘normale’. Magari con qualche attenzione in più. Un genitore su 5 è preoccupato dell’impatto che queste malattie potrebbero avere sulla qualità di vita dei loro piccoli, 2 genitori su 3 sono alla ricerca di informazioni sulla patologia, i sintomi, il decorso clinico e consigli su farmaci e centri di cura specializzati. In una conversazione su tre i genitori si scambiano consigli pratici su come affrontare la malattia: alimentazione, sport, stili di vita e scuola, spesso molto puntuali e precisi e in ogni caso basati sull’esperienza diretta di altri genitori.

Le Malattie Infiammatorie Immuno-Mediate – psoriasi, malattie infiammatorie croniche intestinali e artrite idiopatica giovanile – fino a pochi anni fa erano considerate rare in pediatria ma oggi colpiscono sempre più bambini, soprattutto nei paesi industrializzati, con conseguenze negative sulla qualità di vita e sui costi sociosanitari. In Italia circa mezzo milione di persone ha ricevuto la diagnosi di psoriasi prima della maggiore età e circa 70 mila bambini soffrono di questa malattia. L’età media d’insorgenza della Colite Ulcerosa è di 10 anni mentre quella della Malattia di Crohn è di 12 anni con un’incidenza che sembra essere raddoppiata nell’ultimo decennio. Inoltre il processo infiammatorio può condizionare la crescita e lo sviluppo. L’Artrite Idiopatica Giovanile, patologia che colpisce dai 50 ai 90 bambini ogni 100 mila, è oggi tra le malattie a decorso cronico più frequente in età pediatrica. Sebbene queste patologie si manifestino con quadri sintomatologici eterogenei, tra loro apparentemente non correlati, numerose evidenze scientifiche hanno dimostrato che le IMID dipendono da meccanismi patogenetici comuni. Una delle teorie più accreditate suggerisce che queste malattie siano dovute a una regolazione difettosa del sistema immunitario con un'esagerata risposta immunologica e conseguente sviluppo di infiammazione cronica. Si tratta quindi di una produzione esagerata di molecole che accendono e mantengono l'infiammazione: le citochine, come il TNF-alfa. Il motivo per cui questo accada non è ancora chiaro, anche se gli esperti parlano di una genetica sfavorevole, molto complessa, combinata a cause ambientali.

La buona notizia è che esistono Centri pediatrici di eccellenza in Italia in grado di affrontare efficacemente le Malattie Infiammatorie Immuno-Mediate e limitare i disagi per il bambino e la famiglia, assicurare una rapida diagnosi, prevedere l’evoluzione della malattia e indicare con sicurezza le cure più efficaci. Le nuove terapie – in grado di bloccare il TNF-alfa – rappresentano una vera e propria rivoluzione nell’approccio terapeutico peri piccoli pazienti che possono finalmente tornare a vivere una vita normale. 

Roma. Contro le dipendenze gravi le ‘stimolazioni elettromagnetiche’

Roma. Contro le dipendenze gravi le ‘stimolazioni elettromagnetiche’


di Flavia Marincola



Una nuova frontiera si dischiude nel trattamento delle dipendenze gravi da droga e alcool grazie a un approccio di tipo tecnologico che si fonda su solide basi medico-scientifiche e cliniche: è la Transcranial Magnetic Stimulation (TMS), forte di un'avanzata sperimentazione negli Usa con risultati confortanti e crescenti aspettative: Roma ha recepito questa occasione di cura grazie all'iniziativa dell'Associazione 'La Promessa' Onlus, fondata e diretta dallo psicoterapeuta Fabrizio Fanella - con sede in via Catone 21 - che da anni si occupa di trattamenti riabilitativi per le dipendenze patologiche, con assistenza d'eccellenza medica, psicologica e familiare.

La TMS è una tecnica non invasiva di stimolazione elettromagnetica del tessuto cerebrale grazie alla quale è possibile attivare il funzionamento dei circuiti e delle connotazioni neuronali all'interno del cervello. La Stimolazione Magnetica Transcranica è una tecnica d'intervento conosciuta già in passato per il suo utilizzo nella clinica dei disturbi depressivi. Negli ultimi anni è in uso soprattutto negli Usa, in Canada, in Giappone e in alcuni Paese europei, nella clinica dei disordini da dipendenze patologiche: in particolare, per la cura dei soggetti cocainomani e alcolisti. Oltre che contro le dipendenze da fumo e da gioco d'azzardo. Le risposte cliniche sono molto positive con grandi prospettive nel recupero di persone colpite da tali dipendenze. In Italia da qualche anno si sta utilizzando la TMS con eccellenti risultati, riportati soprattutto dal professor Luigi Gallimberti e dal professor Antonello Bonci a Padova e, recentemente, dal professor Marco Diana a Cagliari. La Stimolazione Magnetica Transcranica Ripetitiva è un trattamento approvato dalla CE per la cura della depressione.

Dunque, con la TMS è  possibile superare l'ossessiva  percezione del bisogno della sostanza o del comportamento del quale si è dipendenti: a differenza dei farmaci, la terapia agisce modulando direttamente le aree del cervello alterate dalla patologia. La TMS utilizza impulsi elettromagnetici concentrati sull'area cerebrale di interesse, applicati con modalità specifiche per ciascuna condizione patologica: applicati in modo ripetitivo, gli impulsi modulano le connessioni tra i neuroni e inducono cambiamenti duraturi e persistenti nell'attività cerebrale. Agendo così, si invertono i modelli anomali e si ristabilisce l'equilibrio pre-patologia.

La terapia non è invasiva, non prevede restrizioni, non richiede anestesia o sedazione: in questo modo il paziente può continuare le normali attività quotidiane sùbito dopo il trattamento. I risultati sono lusinghieri e incoraggianti, soprattutto se la TMS viene abbinata in parallelo a una terapia di tipo riabilitativo seguendo modelli in uso da molti anni e ampiamente testati da Fabrizio Fanella e della sua équipe di esperti psichiatri e psicoterapeuti. L'Associazione 'La Promessa' Onlus nasce nel 1994 a Roma per iniziativa, appunto, di Fabrizio Fanella: da allora garantisce un'assistenza qualificata di eccellenza medica, psicologica e familiare nel campo della prevenzione e della cura dei trattamenti riabilitativi per le dipendenze patologiche. Ma non è solo la capitale d'Italia a beneficiare di questo tipo di servizio: infatti, l'area geografica d'interesse comprende l'intero Centro-Sud coinvolgendo un numero purtroppo crescente di soggetti dipendenti da cocaina, alcol, fumo e gioco d'azzardo compulsivo.

Feltri stana il deputato islamico Pd "Vuol farci fare una brutta fine"/ Foto

Feltri: il deputato islamico vuole per Libero la fine di Charlie Hebdo


di Vittorio Feltri



Non era pachistano, ma tunisino. Il macellaio di Berlino era incazzato perché in Italia non lo avevano riconosciuto per profugo. Costui aveva preso un barcone in Africa. Il famoso viaggio della speranza (di ammazzarci). Purtroppo non è annegato nella traversata. I bastardi non affogano. Approdato da noi ha incendiato il centro di accoglienza dove era stato fraternamente nutrito e accudito. Strano ma vero: è stato condannato e spedito in carcere. Una volta fuori di cella, siamo tornati alla ottusa normalità italiana, cioè è stato immerso nella bambagia dell'ospitalità suicida.

Cacciarlo? Figuriamoci. Offriamogli una seconda chance. Teniamolo qui. C'è la sua bella comunità di confratelli pronti a rieducarlo, sostenerlo, e se scivola nella tentazione, lo denunciano al volo. Così, invece di essere rispedito a casa sua, ha spedito al Creatore i suoi nemici: ha preso la strada della Germania, e ha ammazzato dodici cristiani con un Tir.

L'ora successiva alla notizia e alle immagini della devastazione ho pigiato sui tasti e pubblicato su Libero la mia trascurabile ma sentita opinione, che rispolvero per i dimentichi: fuori dai coglioni, non prendiamoci più in casa gente così. L'albero lo giudichiamo dai frutti: se la mela è avvelenata, e ammazza innocenti al mercatino di Natale, tagliamo la pianta tossica, reimbarchiamola, impediamole di proliferare. Ho scritto questo, ho avuto ragione alla lettera. Come spesso accade, il primo sentimento è quello giusto. Non è stata la pancia a suggerirmi questi semplici concetti, ma la testa, assai sensibile all'adrenalina della paura, la stessa che consente alle gazzelle di sottrarsi alle unghie e ai denti del leone, scappando a velocità supersonica. Gli uomini, e specialmente gli anziani come il sottoscritto, piuttosto che darsela a gambe, ritengono più razionale far usare le gambe a chi non ha nessun diritto di invadere il nostro Paese, non ha intenzioni pacifiche, insomma è un potenziale bastardo. Non fugge dalla guerra, ma viene qui a farcela.

Non so se l'avete notato. Non ho usato apposta la parola islamico, non ho tirato in ballo Allah. Ma lo stiamo pensando tutti. Ignorare la fede dell'assassino è come pretendere di raccontare una strage rinunciando a prenderne in considerazione la causa. Il movente non è stata la follia, ma un'ideologia omicida che trova una giustificazione esplicita in una interpretazione non squilibrata ma letterale di alcuni passi del Corano. Questo lo ha scritto Claudio Cerasa del Foglio, il quale è giovane e forbito. Io lo sono di meno, sia giovane sia forbito, ma concordo e constato che la religione c'entra, e nello specifico quella musulmana, perché i terroristi sterminano la gente inerme in nome di Allah e non di San Giuseppe. Prendono esempio dal loro fondatore, che tagliò centinaia di gole israelitiche, ordinò la conquista del mondo, e loro da mille e cinquecento anni ci provano.

Cacciare il milione e mezzo di islamici oggi in Italia? Colpevolizzarli tutti come assassini? Mai scritto questo. Mi sono limitato a dire che devono menare le tolle quanti vengono ospitati da noi e non rispettano la nostra civiltà, coltivando adepti alla causa del nostro sgozzamento. È noto: i terroristi islamici a volte trovano ospitalità in parrocchia, ma non è lì che sono catechizzati. Sono funghi che spuntano nel bosco islamico. Estirpiamo le piante sotto cui usano buttar fuori la cappella le amanite falloidi. Non chiedo la deforestazione, ma la disinfestazione selettiva sì. Infatti questi figli di puttana musulmana nuotano sereni nelle acque dell'immigrazione clandestina islamica, e poi si occultano con facilità nei quartieri a prevalenza etnica. Ecco: consegnateli alla polizia, allontanate i coltivatori diretti dell'odio.

Sono costretto a scrivere queste banalità perché un deputato del Pd, un renziano doc, mi ha insultato pubblicamente a sangue, ha riferito in modo menzognero le mie parole, per poi chiedere al capo dello Stato la chiusura di Libero e invocare per me un'incriminazione da parte delle Procure e un processo per incitamento all'odio razziale e religioso. Soprattutto ha sostenuto che farei comunella con l'Isis, e spingerei come loro alla guerra di religione. Non sono i suoi fratelli che sbagliano a praticarla, ma io a volerla, in combutta con Abu Bakr Al Baghdadi e la buon'anima, si fa per dire, di Osama Bin Laden. Chiamatemi Vittorio Bin Feltri. Fa ridere, mica tanto.

Sto riferendo i giudizi dell'onorevole Khalid Chaouki, il quale mi dicono sia l'unico musulmano presente in Parlamento. Deduco pertanto sia il più autorevole esponente dei cittadini italiani di fede islamica. Questo mi fa persino più paura delle frange estremiste degli imam barbudos. Costui infatti passa per un moderato, e come tale gremisce i programmi televisivi di Mediaset, che quasi tutte le sere gli fa un monumento. Se vuole estromettermi dalla comunità italiana, e confinarmi nel lazzaretto dei razzisti e spedirmi in galera, il leader degli islamici buoni e liberali, come saranno quelli non dico cattivi, non sia mai, ma quelli severi e un po' nervosi?

Vuol dire che ormai è fatta. Siamo sottomessi. Rinuncio a dire che se io osassi sostenere il reciproco in terra di mezzaluna, attaccando un quotidiano islamico, sarei impalato. Ebbene, questo signore mi ha trattato da criminale alla Zanzara, su Radio 24. Noto che per dare forza ai suoi argomenti ha dichiarato che l'Isis è un gruppo piccolissimo. Ma lo sa questo scienziato islamico dell'antiterrorismo che solo in Siria sono arrivati 90mila foreign fighter arruolati dal Califfo? Che l'Isis controlla un territorio grande come l'Inghilterra, e governa 11 milioni di persone? Che vaste zone d'Africa sono sotto il suo tallone? Invece Chaouki: pochissimi.
E allora forza, siete milioni in Europa, metteteli in mano alla giustizia, invece che offrire me alla vendetta dei vostri fratelli un po' esagerati.

P.S. Ho aspettato un giorno a rispondere, per vedere l'effetto che fa. Nessuno - al momento in cui scrivo - ha difeso Libero e tanto meno il sottoscritto. Amen.

IN DIRETTA Una strage di Capodanno Perchè la Rai adesso trema

Terrorismo, blindato il Capodanno Rai in diretta da Potenza



E adesso il Capodanno della Rai in diretta da Potenza diventa un "obiettivo sensibile". Quanto successo lunedì scorso a Berlino ha riacceso i timori che i terroristi, nelle festività natalizie, possano colpire i luoghi di grande assembramento: fiere, mercati, concerti, eventi e manifestazioni pubbliche. Tra questi balza in primo piano la diretta del 31 dicembre: sul palco ci saranno Teo Teocoli e Amadeus, in piazza Mario Pagano migliaia di persone. E milioni di telespettatori davanti ai teleschermi per lo spettacolo e il conto alla rovescia. C'è bisogno di aggiungere altro?

Il Viminale, tra le misure di sicurezza adottate nelle scorse ore ha blindato anche l'evento della tv di Stato: come riporta il quotidiano Il Giornale, ci saranno agenti in borghese dell'antiterrorismo sul palco e nella piazza, cecchini sui tetti degli edifici circostanti, metal detector e barriere anti-camion nelle vie d'accesso, afflusso degli spettatori contingentato. In più, niente ambulanti, bancarelle e fuochi pirotecnici. In tutto saranno almeno trecento gli agenti di polizia e carabinieri presenti in divisa sul luogo dell'evento.

Aereo dirottato, dopo 4 ore la resa I pirati volevano puntare su Roma

Aereo dirottato: "Lo facciamo esplodere". Poi i pirati si arrendono



Un volo interno della Libia è stato dirottato a Malta ed è atterrato sull’isola. Lo riporta il quotidiano Times of Malta, spiegando che si tratta di un volo di Afriqiyah Airways con 118 persone a bordo. Su Twitter il premier maltese, Joseph Muscat, scrive: "Sono stato informato di una potenziale situazione di dirottamento di un volo interno della Libia verso Malta. Siamo pronti a operazioni di sicurezza ed emergenza". Secondo Times of Malta, l’aereo copriva la tratta da Sebha a Tripoli e due dirottatori hanno minacciato di far esplodere una bomba. Qualche ora dopo tutti i passeggeri, ad eccezione dei membri dell'equipaggio, sono stati liberati. Intorno alle 17, ovvero quattro ore dopo l'atterraggio a Malta, i dirottatori si sono arresi. Cessato allarme. I piloti, dopo la liberazione, avrebbero dichiarato che i dirottatori volevano puntare su Roma per chiedere asilo politico. Sostenitori di Gheddafi, volevano la liberazione del figlio del Colonnello. 

Delitto Garlasco, chi è il nuovo indagato Nome clamoroso: ora Stasi spera davvero

Delitto di Garlasco, il nuovo indagato è Andrea Sempio: la clamorosa svolta



Dopo la lettera di aiuto spedita a Le Iene e le rivelazioni sul Dna di una seconda persona sotto alle unghie di Chiara Poggi, sembra che ci sia uno spiraglio per Alberto Stasi, condannato a sedici anni di carcere per l'omicidio della fidanzata. L'analisi delle traccie di dna ha infatti trovato corrispondenza in un un'amico di Marco, fratello della vittima che, a quanto risulta dalle indagini, frequentava l'abitazione di via Pascoli 8, spesso raggiungendola proprio in bicicletta. Il giovane, Andrea Sempio, era già finito nei radar delle forze dell'ordine: era già stato sentito dai carabinieri due volte e ora - a parte la prova del dna, che si dovrà ripetere - ci sono ulteriori che rendono la sua posizione scomoda. Tanto che il giovane, ora, risulta indagato.

Riesaminando l'alibi fornito inizialmente, considerato allora solido, sono state evidenziate delle incongruenze. Il giovane avrebbe infatti mentito su i suoi spostamenti, ulteriore circostanza che, ora, viene riconsiderata degli inquirenti. Al racconto che risulta falso, ora si aggiunge anche il fatto che Sempio abbia lo stesso numero di scarpa rivenuta sul pavimento insanguinato di Garlasco (uno degli elementi decisivi per la definitiva condanna di Stasi). Inoltre il fatto che le due testimoni, Franca Bermani e Manuela Travain, avessero notato all'esterno della villetta una bici, nella mattina dell'omicidio, è soltanto l'ultimo tassello che getta nuovi sospetti sul nuovo indagato.

Siluro di Natale: Luca Lotti è indagato Tutti i misteri di una strana inchiesta

Luca Lotti indagato: Consip, favoreggiamento e rivelazione di segreto



Una strana inchiesta, a Napoli. Un'inchiesta in cui Luca Lotti è indagato per rivelazione di segreto e favoreggiamento nell'ambito dell'indagine sulla corruzione in Consip. La notizia viene riportata da Il Fatto Quotidiano, secondo cui il fascicolo contenente le ipotesi di reato sulle fughe di notizie è stato stralciato dal filone principale dell'indagine sulla corruzione - che vede indagati Alfredo Romeo e il dirigente della Consip, Marco Gasparri - ed è poi finito a Roma per competenza territoriale.

Il neo-sottosegretario alla presidenza del Consiglio e ministro dello Sport risulterebbe indagato a seguito delle dichiarazioni del suo amico, Luigi Marroni, ex assessore alla sanità della Regione Toscana, che ha tirato in ballo anche il generale dei carabinieri Emanuele Saltalamacchia, indagato per le medesime ipotesi di reato. La questione sorge da una bonifica contro le microspie: l'amministratore della Consip Marroni, la centrale acquisti della pubblica amministrazione, poche settimane fa aveva incaricato una società di far rimuovere eventuali cimici dai suoi uffici. Le microspie vennero trovate e rimosse. Dunque, lo scorso martedì, carabinieri e polizia tributaria sono entrati in Consip per acquisire dei documenti sull'inchiesta relativa a un appalto, il facility management 4. Nell'inchiesta - toh, che caso - c'è lo zampino di Henry John Woodcock, che insieme a Celeste Carrano ed Enrica Parascandolo hanno interpellato l'ad Marroni.

Quest'ultimo, dunque, ha riferito di aver saputo dell'indagine dal presidente di Consigp, Luigi Ferrara, che a sua volta era stato informato dal comandante dei carabinieri Tullio Del Sette. Dunque ha fatto altri nomi, tra i quali quello di Lotti e del generale Emanuele Saltalamacchia. Secondo quanto affermato da Marraoni, lo avrebbero avvertito dell'esistenza dell'indagine. Come sottolinea anche Il Fatto Quotidiano, pur notando che la bonifica delle microspie è in effetti andata a segno, "sembra davvero difficile immaginare una corsa a chi avvertiva la Consip dell'indagine" da parte di Lotti, ma tant'è. Il sottosegretario, interpellato dal Fatto Quotidiano che ha chiesto se "ha mai parlato dell'esistenza di un'indagine su Consip con Marroni" ha risposto in modo secco: "No". Inoltre ha aggiunto di non sapere nulla sull'inchiesta a suo carico.

Forza, eroe! L'agente ferito a Milano: ecco come lo ha ridotto il terrorista / Guarda

Christian Movio, la foto dall'ospedale dell'agente ferito da Anis Amri



Morto. Ucciso. Ammazzato. Sono due gli eroi italiani che hanno fermato la furia omicida di Anis Amri, il terrorista islamico responsabile delle stragi di Berlino che era arrivato fino a Sesto San Giovanni, alle porte di Milano. A sparare il colpo che ha freddato il fanatico è stato Luca Scatà, illeso. L'agente, in prova, ha messo mano alla fondina soltanto dopo che Amri aveva aperto il fuoco contro un suo collega, Christian Movio, che vedete nella foto dopo il ricovero in ospedale: l'eroe è stato colpito alla spalla e non è in pericolo di vita, ha confermato il ministro dell'Interno Marco Minniti.

Banche, dopo Montepaschi non è finita Gli altri 3 istituti sull'orlo del baratro

Le tre banche italiane a rischio dopo Mps


di Francesco Pellegrino



La partita da 20 miliardi per Mps va ben oltre il salvataggio dell'istituto bancario senese: come scrive il quotidiano Il Messaggero, a breve sono dati per probabili interventi di salvataggio di altre banche. A cominciare da Veneto Banca, Popolare Vicenza e Carige. Non a caso, in Parlamento, Padoan ha parlato di "strategia complessiva". Un cambio netto di linea rispetto alla pur recentissima era-Renzi. L'ex premier, infatti, predicava la solidità del sistema bancario italiano. Come s'è visto, erano solo parole.

venerdì 23 dicembre 2016

Esclusiva il Notiziario / l'On. Laura Ravetto al nostro blog: "Plauso ai nostri Agenti, via maestra rafforzare EUROPOL"

Esclusiva il Notiziario / l'On. Laura Ravetto (F.I) al nostro blog: "Plauso ai nostri Agenti, via maestra rafforzare EUROPOL"


di Gaetano Daniele


Laura Ravetto, deputata FI
Presidente del Comitato parlamentare
di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen

"Un plauso convinto alla Polizia di Stato e agli Agenti che sono intervenuti uccidendo il terrorista di Berlino: "hanno fatto onore al Paese in Europa e hanno dimostrato l'altissima professionalità delle nostre Forze dell'Ordine". Così l'On. di Forza Italia, Laura Ravetto ai nostri microfoni, e nota: "I fatti di oggi dimostrano un radicamento preoccupante del terrorismo in Italia e in particolare nel milanese, una zona dove non è più possibile negare il problema e dove occorre stringere le maglie dei controlli e dell'intelligence. A questo proposito l'unica risposta possibile è il rafforzamento di Europol, con incremento di risorse e mezzi per sostenere il lavoro coordinato delle Polizie europee. L'Europa deve anche essere ferma contro le forme di collateralismo culturale e politico con il terrorismo che esistono in troppi Paesi arabi: secondo il deputato tunisino Tarek Ftiti (Unione Patriottica Libera), Amri "non era un criminale", ed era anzi caratterizzato da "buona condotta" durante la sua permanenza in Italia". "Mi auguro  - conclude l'On. Ravetto - che il Governo tunisino prenda le distanze: in caso contrario l'Unione Europea valuti se sia opportuno continuare con gli accordi bilaterali con la Tunisia, a partire da quello appena siglato sulle importazioni di olio tunisino". 

Il dettaglio inquietante in stazione: cosa ha fatto il terrorista islamico

Quel dettaglio inquietante alla Stazione. Che cosa ha fatto il terrorista a Milano



Anis Amri è riuscito ad arrivare a Milano dalla Germania senza essere mai fermato. Il viaggio del terrorista islamico che ha ucciso dodici persone al mercatino di Natale di Berlino, grazie a quasi 24 ore di vantaggio sulla polizia tedesca che aveva arrestato l'uomo sbagliato, è poi finito questa notte alle tre a Sesto San Giovanni, alle porte di Milano, dove durante un controllo e una sparatoria con gli agenti italiani è rimasto ucciso. 

Le ultime ore - Ma cerchiamo di ricostruire le ultime fasi della sua vita perché ancora non è chiaro cosa abbia fatto tra una stazione e l'altra, e soprattutto se abbia incontrato qualcuno. Amri è "sicuramente passato dalla Francia e all'una era in Stazione centrale a Milano", afferma il questore di Milano, Antonio De Iesu. Un biglietto trovato sul corpo del tunisino rivela che si era recato dalla Francia a Torino con un treno ad alta velocità e poi aveva preso un treno regionale per arrivare nei sobborghi di Milano, secondo quanto riferisce a Reuters una fonte giudiziaria, aggiungendo che la polizia aveva avuto una soffiata secondo cui Amri poteva trovarsi nella zona di Milano e per questo erano state mandate pattuglie aggiuntive per cercarlo. Non si sa come abbia raggiunto Sesto dalla Stazione centrale e bisogna accertare se ha avuto "coperture". 

Salva il collega poliziotto dall'islamico Così l'agente-eroe ha ammazzato Anis

Il poliziotto eroe: difende il collega e ammazza Amri



Quando Anis Amri durante il controllo ha estratto la pistola dallo zaino e ha sparato contro l'agente, Christian Movio, l'altro, Luca Scatà, che è già considerato un eroe, lo ha freddato, mettendo così la parola fine alla caccia al terrorista che il 19 dicembre a Berlino ha travolto e ucciso con il suo camion dodici persone. "Christian Movio è stato attinto a parti non vitali", spiega il ministro dell'Interno Marco Minniti in conferenza stampa al Viminale, "è ricoverato ma non è in pericolo di vita. Ci ho parlato personalmente. Il ragazzo è molto motivato, una persona straordinaria". 

La sparatoria è avvenuta intorno alle 3 di notte in piazza I Maggio, vicino alla stazione di Sesto San Giovanni. Secondo la prima ricostruzione della questura l'uomo, un magrebino che camminava a piedi, alla richiesta di mostrare i documenti ha estratto una pistola calibro 22 dallo zaino e ha sparato a due agenti di una volante che lo avevano fermato per un controllo, colpendone uno alla spalla. L'uomo ha urlato "Allah Akbar". I poliziotti hanno risposto al fuoco, uccidendolo. Il poliziotto colpito alla spalla, invece, non è grave ed è stato portato all'ospedale di Monza.

Gianluca Vacchi, la spifferata: così cambierà la tv italiana per sempre / Guarda

Gianluca Vacchi e la sua fidanzata all'Isola dei Famosi: ecco l'indiscrezione



All'Isola dei famosi manca un nome forte nel cast e Alessia Marcuzzi e i suoi autori starebbero pensando proprio all'imprenditore Gianluca Vacchi, 49 anni, insieme alla sua bellissima fidanzata, Giorgia Gabriele, 31. Il succoso rumors, diffuso da Alberto Dandolo, non ha trovato ancora conferma ma se i produttori riuscissero davvero a convincere la coppia, di sicuro metterebbero a segno un ottimo colpo, assicurandosi uno dei personaggi più seguiti e discussi del web. Inutile ammettere che la curiosità di vedere Vacchi, lontano dal suo esoso stile di vita e dai suoi spassosi balleti, alle prese con la dura sopravvivenza nell'isola, è davvero forte. Non ci resta altro che aspettare e, in questo caso, sperare. 

El Shaarawy, Dzeko e Perotti: la Roma c'è 3-1 col Chievo, secondo posto ipotecato

El Shaarawy, Dzeko e Perotti: la Roma c'è. 3-1 contro il Chievo



Grazie ai gol di El Shaarawy, Dzeko e Perotti la Roma supera il Chievo 3-1 in rimonta all'Olimpico e chiude il 2016 da seconda in classifica alle spalle della Juventus. Un successo sofferto quello dei giallorossi, fischiati anche dai propri tifosi nel primo tempo, arrivato al termine di una gara resa complicata dal vantaggio ospite di De Guzman. La squadra di Spalletti però dimostra carattere ribaltando il risultato a cavallo fra primo e secondo tempo, per poi chiuderla solo nel recupero con il rigore di Perotti. Il Chievo, dal canto suo, ha avuto il merito di restare sempre in partita anche se a parte l'azione del gol non ha quasi mai impensierito Szczesny. I veronesi cadono dopo due vittorie consecutive, ma possono comunque andare alla sosta natalizia forti di una classifica di assoluto valore.

La Roma cerca il riscatto dopo la sconfitta con la Juve per chiudere l'anno al secondo posto. Spalletti deve fare a meno per infortunio di De Rossi e Manolas ma recupera dal primo minuto Salah e Bruno Peres. In difesa c'è Veramelen, mentre in attacco si rivede El Shaarawy preferito a Perotti. Nel Chievo, Maran rispetto alla vittoriosa gara con la Samp deve rinunciare a Castro e a Cacciatore. In attacco turno di riposo per Pellissier, al suo posto Inglese.

Primo tempo complicato per la squadra di Spalletti, che Roma prende subito in mano il gioco e prova a schiacciare il Chievo nella sua metà campo. Al 10' è Dzeko sfiora la rete con un sinistro a giro sul secondo palo di poco a lato alla destra di Sorrentino. Dopo qualche minuto ci prova El Shaarawy con un destro al volo su assist di Bruno Peres messo in angolo dal portiere. Ancora da una iniziativa dello scatenato Bruno Peres c'è un'altra occasione per Salah che calcia alto sulla traversa. Ma al 20' è il Chievo a sprecare una colossale occasione da gol in contropiede con De Guzman. La Roma replica con una punizione di Bruno Peres dal limite con palla che scheggia il palo alla destra del portiere. Proprio l'esterno brasiliano è il protagonista in negativo al 36' quando si addormenta in area e consente a De Guzman di battere Szczesny con un colpo di testa in tuffo su cross di Izco. La Roma accusa il colpo, ma reagisce immediatamente: prima Dzeko fallisce un gol facilissimo tutto solo davanti a Sorrentino, poi al 45' ci pensa El Shaarawy a firmare il pareggio direttamente su punizione dal limite.

I giallorossi completano la rimonta in avvio di ripresa con una zampata vincente di Dzeko da centro area su assist sempre di El Shaarawy, complice una mezza dormita dell'intera difesa del Chievo. Roma vicina al terzo gol intorno al quarto d'ora con un gran destro da fuori di Bruno Peres di poco a lato. Maran prova a rimescolare le carte inserendo a sorpresa Bastien al posto di Birsa e poi Pellissier per Inglese, ma è sempre la Roma a fare la partita con Dzeko ancora pericoloso alla mezzora con un colpo di testa respinto dal palo. Il bosniaco ci riprova altre due volte, sempre fermato da Sorrentino, poi è Perotti a sbagliare a porta vuota. L'argentino si riscatta nel recupero quando prima si procura e poi con freddezza trasforma il rigore del definitivo 3-1.

Napoli, la Juve si allontana a Firenze. E l'ultima di Gabbiadini finisce 3-3

Napoli, la Juve si allontana a Firenze. L'ultima di Gabbiadini finisce 3-3



Forse la corsa scudetto del Napoli si è fermata a Firenze, di sicuro ha subìto un brusco rallentamento per 'colpa' della Fiorentina. Forse, però, è giusto così: cioè che la partita - una bellissima partita - sia finita in parità, con sei gol, con tante emozioni, con lo spettacolo servito al pubblico come regalo di Natale. La squadra di Maurizio Sarri, reduce da tre vittorie consecutive, per due volte si è illusa di poter mettere insieme un altro successo. Invece no: la premiata ditta Bernardeschi & Zarate ha rischiato di rovinare le feste ai partenopei. Ma in pieno recupero c'è stato l'intervento in area di Salcedo su Mertens e il rigore di Gabbiadini. Episodio, questo, che ha dilatato le recriminazioni viola: poteva essere una notte da ricordare, resterà come una grande occasione sciupata.

È stato Insigne, dopo 25 minuti di assoluto equilibrio, a schiodare il risultato con un capolavoro balistico. E' vero che il gioiellino partenopeo è partito nel suo movimento a 'banana' - dall'esterno verso l'interno del campo - leggermente in fuorigioco, però il dribbling e la conclusione sono stati davvero eccezionali. Una prodezza che ha costretto la Fiorentina ad abbandonare qualsiasi prudenza per tentare di pareggiare. Solo in questo modo, del resto, poteva ridursi la densità a centrocampo, 'figlia' legittima di un tatticismo esasperato, per dare più slancio alle manovre. La maggiore intraprendenza offensiva della Viola (sfortunata in due occasioni con i tiri di Vecino e Kalinic) ha anche concesso maggiori spazi al Napoli, che ha sfiorato il raddoppio al 35'. Per la verità, in capo a una azione perfetta, Mertens aveva segnato con un micidiale tap-in, ma il belga era in fuorigioco.

L'infortunio di Ciriches ha costretto Sarri a rispolverare l'arrugginito Maksimovic, mentre la ripresa è cominciata con un guizzo del bravissimo Chiesa che ha chiamato Reina a un delicato intervento a terra, giusto per fare capire che la Fiorentina non si sarebbe arresa. Non a caso, dopo sette minuti, una punizione di Bernardeschi, deviata dalla schiena di Callejon, ha riportato la sfida in parità. La gara si è finalmente animata perché le due squadre hanno accettato di confrontarsi a viso aperto. Tutto avrebbe potuto rimettersi in una situazione favorevole ai partenopei se sul tiro di Mertens non si fosse trovato Max Olivera, provvidenziale a respingere sulla linea. Ma poi, in un minuto, dal 23' al 24', il folletto belga ha infilato il suo undicesimo gol in campionato, e Bernardeschi ha infilato Reina con un diagonale imprendibile: il match, manco a dirlo, è diventato una corrida. A finire infilzato è stato il Napoli, matador di turno Mauro Zarate, che a otto minuti dalla fine ha piazzato un piatto al volo micidiale, però nessuno aveva tenuto conto che, in pieno recupero, Salcedo stendesse in area Mertens. E che Gabbiadini, appena entrato, trasformasse il rigore.

Bossetti, drammatica lettera dal carcere "Mi manchi, sei..." (e non è alla moglie)

Bossetti, la sua lettera strappalacrime dal carcere al padre defunto



Massimo Bossetti, condannato all'ergastolo in primo grado per l'omicidio di Yara Gambirasio, ha scritto dal carcere di Bergamo una lettera al padre, scomparso un anno fa. Alla vigilia del terzo Natale dietro le sbarre, lontano dalla moglie e dai tre figli, Bossetti trova nel padre la persona perfetta per sfogare tutto il suo dolore e la sua tristezza. Con una calligrafia ordinata e precisa, scrive: "Ciao amato papà, il mio pensiero per te in questi giorni si è intensificato, puoi benissimo immaginare il motivo...Si avvicina il Natale, il terzo Natale lontano dalla mia amata famiglia e il primo Natale senza più te papà accanto al mio fianco", si legge nella lettera in possesso dell'Adnkronos. "Natale, dovrebbe essere la festa più grande, più bella, più sentita dell'anno. La festa in cui tutte le famiglie, genitori con figli, figli con genitori, si abbracciano, si baciano, si uniscono con gioia, felicità, serenità (...). Papà, come vedi per me niente è più risentito come un tempo, niente che esista in natura possa a me permettere nel poter gioire e strapparmi un piccolo sincero sorriso. Niente di niente può colmare il dolore che resta chiuso in me (...) Come vorrei riaverti di nuovo accanto a me, averti vicino in questa triste, malinconica, angosciosa 'stanza' per riempire questo vuoto dall'amore tuo che mi manca e sentir meno la tua mancanza (...). La tua fede al dito, la tua foto attaccata al muro, è tutto quello che mi resta, so che mi sei vicino (...). Ti voglio bene e mi manchi tantissimo", firmato con tanto di piccolo cuore disegnato, "dal tuo amato figlio Massy". Parole che oltre a dimostrare smarrimento, mostrano il profondo amore di un figlio per il padre.

La difesa è ancora esterrefatta dall'esito del processo, guidato da "un'opinione pubblica forcaiola", a detta dell'avvocato Claudio Salvagni. Il problema è che nei processi non è "ammesso il contraddittorio": i giudici infatti, secondo l'avvocato, dovrebbero acconsentire all'analisi dei reperti e soprattutto alla perizia del Dna, più volte chiesta dallo stesso imputato. Di conseguenza la sentenza emessa non si fonda altro che su una "violazione dei diritti della difesa", senza contare che l'analisi del Dna, su cui si basa tutta l'accusa, presenta "anomalie e gravi contraddizioni" a cui si è arrivati utilizzando "kit scaduti da mesi". Inoltre il legale si premura di ricordare che "non è stato possibile ricostruire la dinamica" del tragico giorno, il 26 novembre 2010, così come "non è stato dimostrato il movente". Le celle telefoniche collocano sì la vittima e l'imputato nella stessa zona ma "solo a distanza di un'ora e in direzioni opposte". Insomma l'avvocato Salvagni non ha dubbi: "E' ora di aprire i codici, valga il diritto e non le suggestioni. Si torni a trattare Bossetti come un imputato, non come un condannato definitivo e gli si dia la possibilità di difendersi".

Poletti jr: "Aiuto, mi vogliono uccidere". L'incubo per i 500 mila euro dallo Stato

Vogliono ammazzare il figlio del ministro Poletti. L'incubo per quel contributo



Manuel Poletti, figlio del ministro al Lavoro Giuliano, è stato minacciato di morte via email e sui social network dopo la diffusione della notizia sui contributi statali incassati dalla sua cooperativa. Il 42enne ha presentato denuncia ai carabinieri di Faenza come rappresentante legale della coop che pubblica Setteserequi, un settimanale locale e ha goduto negli ultimi anni di circa 500 mila euro di finanziamenti pubblici.

Dopo la gaffe del ministro Dem sugli italiani all'estero che "farebbero bene a togliersi dai piedi", Manuel Poletti aveva rilasciato diverse dichiarazioni a difesa del padre, ottenendo un clamoroso effetto boomerang. Intervistato poi da radio Capital, Poletti jr aveva tentato di difendersi anche dalla polemica sui finanziamenti al suo giornale: "La nostra azienda rispetta la legge - ha detto - sono sereno. Non mi sento un privilegiato, faccio con passione il mio lavoro da vent'anni dopo dieci anni di precariato. Mi sono costruito un percorso professionale, sono pubblicista dal 1999 e professionista dal 2011. Ora - a 42 anni - mi laureo".

Formigoni devastato dai magistrati: maxi-condanna, la sua fine politica

Associazione a delinquere, corruzione: condannato Formigoni, maxi pena



Formigoni nella cenere. L’ex Governatore della Lombardia e senatore di Ncd Roberto Formigoni è stato condannato oggi a Milano a 6 anni di carcere con l’interdizione dai pubblici uffici. Lo ha deciso la decima sezione penale del Tribunale nel processo sul caso Maugeri e San Raffaele per il quale l’ex numero uno del Pirellone è imputato per associazione per delinquere e corruzione con altre 9 persone. La sentenza è stata letta nella maxi aula della Prima Corte d’Assise d’Appello, la stessa dei processi a carico di Silvio Berlusconi. Nove anni all’uomo d’affari Pierangelo Daccò.  

Il tribunale ha anche condannato Formigoni, in solido con Pierangelo Daccò e l’ex assessore Antonio Simone a versare una provvisionale complessiva alla Regione Lombardia di 3 milioni di euro 

La storia. È il 13 aprile 2012 quando la Procura di Milano comunica l’arresto di 5 persone accusate di avere sottratto 56 milioni di euro dalle casse di uno dei "gioielli" della sanità lombarda: la Fondazione Maugeri con sede a Pavia e ramificazioni in tutta Italia, specializzata in terapie riabilitative. Tra loro, oltre al patron della Fondazione, Umberto Maugeri, spiccano l’ex assessore regionale Antonio Simone e l’uomo d’affari Pierangelo Dacco’. I due sono legati all’allora presidente della Regione Roberto Formigoni detto il "Celeste" dalla militanza in Comunione e Liberazione.

Oggi, a due anni e mezzo dall’inizio del processo, i giudici del Tribunale di Milano devono decidere se c’è stata una gigantesca corruzione che ha portato l’ex governatore a ricevere circa 8 milioni di «utilità» in cambio di appoggi illeciti a Simone e Dacco’ o se si trattava solo di un rapporto di grande amicizia. 

 I capi d'accusa - Il pm Antonio Pastore e Laura Pedio hanno chiesto di condannare a 9 anni di carcere Formigoni come «promotore» dell’associazone a delinquere finalizzata alla corruzione e ad altri reati per «avere messo a disposizione, assieme ad altri imputati, la sua funzione per una corruzione sistematica nella quale tutta la filiera di comando della Regione è stata piegata per favorire gli enti suoi amici che poi lo pagavano». Secondo i magistrati dell’accusa, la Maugeri, operando attraverso i suoi intermediari Dacco’ e Simone che sfruttavano la loro amicizia col presidente, avrebbe pagato tangenti «in percentuale agli stanziamenti poi riconosciuti dalla Regione soprattutto per le funzioni non tariffabili (i finanziamenti che la Regione può distribuire con discrezionalità alle strutture ospedaliere, ndr) pur di avere in cambio 40 milioni di euro ogni anno in più rispetto ai rimborsi dovuti». I vertici della Fondazione «sapevano benissimo che stavano pagando Formigoni» in un contesto in cui «l’intensità dei rapporti tra gli associati» nella comune appartenza a Cl «è fondamentale per la nascita del vincolo corruttivo». Per "ringraziare" Formigoni di una quindicina di delibere favorevoli alla Maugeri, Dacco’ e Simone lo avrebbero ricompensato «provvedendo a tutte le sue esigenze ricreative» anche attraverso vacanze di capodanno in Patagonia, Brasile, Caraibi, altri viaggi, l’uso esclusivo di tre yacht, contanti che gli venivano consegnati periodicamente, una villa in Sardegna, cene di lusso. Tutto ciò «mentre dal 2002 al 2012 i conti correnti di Formigoni sono stati silenti, non viene registrata nessuna spesa, non un bancomat, non una carta di credito». Durante le indagini, i pm disposero un sequestro di oltre 60 milioni di denaro e beni e lo yacht "America". Per l’accusa, in questo modo «oltre 70 milioni sono stati rubati ai malati della Regione».  

 La difesa  - L’attuale senatore di Ncd ha consegnato la sua difesa alle dichiarazioni spontanee rese in aula e alle arringhe dei suoi legali. «Quella che la Procura chiama utilità - ha detto nell’udienza dell’8 luglio 2015 - per me sono scambi tra persone amiche. L’accusa sostiene che avrei cominciato a percepirle dieci anni dopo aver cominciato a favorire la Maugeri iniziando così la mia attività delinquenziale. Per i magistrati, Formigoni è così abile a manipolare le coscienze degli assessori da esporsi al rischio di delinquere per dieci anni senza vantaggi, ma, come sapete, la politica è instabile e se uno vuole dei vantaggi li deve avere subito, poi magari non ti rileggono».

Il "Celeste" chiarisce i suoi rapporti con Dacco’: «Siamo amici e ci comportavamo come tali, nessuno calcolava il valore di quello che uno dava all’altro. Un rapporto di amicizia è la tipica cosa in cui non ci sono calcoli, è gratuito». Quanto al silenzio dei suoi conti correnti, si difende così: «Si è insinuato che vivevo d’aria. Io versavo alla mia casa dove risiedo coi "memores domini" dai 50 ai 70mila euro all’anno. Era un versamento unico che serviva per l’affitto, la manutenzione e per pagare la colf». E sull’«uso esclusivo della barca» invita i giudici a «guardare le riviste di gossip che tutti gli anni mi attribuivano una fiamma diversa pubblicando le mie foto in barca». Per il suo legale Mario Brusa, la Procura «ha costruito un castello accusatorio contro Formigoni colpevole di avere creato una sanità di eccellenza» ipotizzando un’associazione a delinquere in cui «non sono mai stati dimostrati passaggi di contanti». La difesa nega anche che Formigoni abbia mai imposto le delibere, «semmai indicava la pista da seguire,dava indicazioni di massima ai tecnici» e sostiene che «non un solo euro è stato mai sottratto ai malati , i malati in questo processo non c’entrano nulla». 

Pd, incubo Cav: "Così siamo finiti" Lo scenario mortale che li condanna

Pd, incubo Cav: "Così siamo spacciati". Lo scenario cupo che li condanna


di Elisa Calessi



Al Nazareno, dove ieri Matteo Renzi è passato per incontrare i segretari provinciali, gira una cartellina, diventata molto ricercata. Contiene una simulazione, basata sui risultati del referendum del 4 dicembre, del Parlamento che uscirebbe dalle urne se si votasse con il Mattarellum. Cioè se passasse la proposta fatta da Renzi all'assemblea del Pd: far rivivere la legge, in vigore tra il 1994 e il 2005, che prevedeva l'elezione del 75% dei deputati con collegi uninominali e del 25% con il proporzionale.

Il risultato, per il Pd, è catastrofico. In Sicilia non vincerebbe nemmeno un collegio. Ma non andrebbe meglio nel resto del Sud (Calabria, Puglia, Campania), dove riuscirebbe a conquistare una manciata di collegi. A salvarlo sarebbe la solita dorsale rossa, Toscana, Emilia Romagna, Umbria e Marche, dove farebbe il pieno. Quasi niente in Veneto, dove la Lega prenderebbe tutto. In Lombardia il Pd vincerebbe solo a Milano città, così come in Piemonte riuscirebbe a strappare con certezza solo il capoluogo. Conclusione: se si votasse con il Mattarellum, il Pd - stando alla fotografia elettorale del 4 dicembre - porterebbe alla Camera dei Deputati tra i 100 e 120 deputati. Una bella scrematura rispetto ai 301 di oggi. Soprattutto, sarebbe sorpassato dal M5S, che risulterebbe primo in termini di seggi. Questa è una delle ragioni per cui, nonostante la proposta ufficiale del Pd resti il Mattarellum, Renzi e i vertici dem negli ultimi giorni si stanno convertendo decisamente al proporzionale. Perché è il male minore.

Poi, certo, c'è un'altra ragione: È il solo modo per andare a votare, si spiega. È l'unico sistema elettorale che avrebbe i numeri in Parlamento. Lo vuole il M5S, per costringere Pd e Fi alle larghe intese. Lo vuole Silvio Berlusconi per rientrare in partita e sganciarsi da Matteo Salvini. Lo vogliono i partiti piccoli per esercitare un potere di condizionamento. Solo che, se questa è la strada, il Pd si trova di fronte a un dilemma. Ed è l'oggetto delle conversazioni tra i massimi dirigenti. Da una parte, infatti, c'è il vantaggio immediato di poter andare al voto al più presto. Ed è quello che Renzi vuole più di tutto. Ieri ha incontrato i segretari provinciali con cui ha fissato una road map che punta a rimettere in moto il partito per andare alle elezioni prima dell' estate. Dall'altra, però, si apre uno scenario post-elettorale che comporta, per il Pd, un prezzo molto alto: sarebbe inevitabile, infatti, un governo di grande coalizione, formato da Pd, Forza Italia e cespugli centristi. In quest'ottica il voto degli azzurri, a favore della mozione che autorizza il governo a spendere fino a 20 miliardi per salvare il sistema bancario, veniva letto da molti, ieri, come la prova generale di quel che accadrà dopo. Sembra un destino segnato.

Così, almeno, ne parlano in tanti nel Pd, mentre compulsano il cellulare per leggere l'ultimo messaggio da Pontassieve. E se per qualcuno, non sarebbe la fine del mondo, del resto anche in Germania è la seconda volta che si fa la grande coalizione, per altri sarebbe una tragedia. È la fine del Pd. Renzi torna a Palazzo Chigi, ma il Pd è morto. Di sicuro, ragionano i pessimisti, sarebbe complicato spiegare non solo agli elettori, ma ai sindaci e ai presidenti di regioni del Pd, come mai il loro partito a Roma governa con quelli che sono loro avversari in consiglio comunale o regionale.

Non è detto, però, che le cose vadano così. Ci sono almeno due alternative su cui si ragiona. Una migliore, una peggiore. La prima è che la Consulta, nella sentenza del 24 gennaio, salvi il premio di maggioranza, consentendo un meccanismo che garantisca la governabilità. La seconda, invece, è persino più fosca. La spiega Stefano Ceccanti, costituzionalista molto vicino a Renzi: Se si vota con il Consultellum, al Senato entrano solo Forza Italia, Pd, Lega e M5S perché c'è lo sbarramento all'8%. Quindi Forza Italia e Pd da soli non raggiungerebbero la maggioranza. E anche alla Camera non è affatto scontato, se si vota con un sistema proporzionale puro, che la somma di Pd, Forza Italia e cespugli centristi arrivi alla maggioranza. Quindi? Saremmo costretti a tornare a votare e poi a votare ancora. La prospettiva più realistica che vedo è quella di elezioni a ripetizioni, un incubo. Un po' come accaduto in Spagna, dove si è tornato a votare due volte nel giro di poco tempo perché il Partito popolare di Mariano Rajoy, pur arrivando primo, non è riuscito a formare una maggioranza e quindi un governo. E alla fine, continua Ceccanti, se ne è usciti solo perché i socialisti si sono astenuti, permettendo la nascita del governo Rajoy. Ma da noi, né la Lega, né il M5S farebbero mai una scelta simile. L'unica speranza, si ragiona nel Pd, è che il M5S, travolto dalle vicende romane, crolli. Ma, per ora, stando ai sondaggi, è una speranza remota.

giovedì 22 dicembre 2016

Moda in lutto, addio a Franca Sozzani Era l'italiana più famosa nel mondo

Addio a Franca Sozzani. La giornalista italiana più famosa al mondo



È morta a 66 la giornalista Franca Sozzani, direttrice della rivista Vogue Italia e direttrice editoriale di Condé Nast. Da un anno la decana della moda italiana lottava contro un tumore. La Sozzani aveva cominciato la sua carriera con Vogue Bambini per poi diventare nel 1980 direttore responsabile di Lei. Ha diretto la prestigiosa rivista di moda sin dal 1988.

Mps, tempo scaduto: trema chi ha i conti Le tre opzioni per evitare il disastro finale

Terremoto Mps, la minaccia per i correntisti. Le tre opzioni per salvare i conti



Manca solo l'ultimo pezzo del decreto salva-banche del governo per evitare un massacro ai 40 mila obbligazionisti subordinati di Monte dei Paschi di Siena. Il Consiglio dei ministri si riunirà entro domani sera, comunque a mercati chiusi, per "minimizzare o annullare" l'impatto che l'intervento dello Stato a favore dell'istituto senese, sostanzialmente inevitabile dopo la rinuncia degli investitori privati.

Con il fallimento dell'aumento di capitale, la cui scadenza era fissata alle 14 di oggi, il governo potrà già intervenire grazie all'approvazione in tempi record del piano di salvataggio da 20 miliardi di euro. Il lungo weekend natalizio che terrà fermi i mercati darà l'opportunità al governo di applicare il burden sharing, la direttiva europea che permetterà una strada meno traumatica per la soluzione della crisi bancaria, partendo con una ricapitalizzazione precauzionale da 5 miliardi, così da proteggere in primis i correntisti e gli obbligazionisti senior.

Mentre la strada è segnata per gli azionisti Mps, c'è ancora speranza per gli obbligazionisti e i loro 2 miliardi che i risparmiatori al dettaglio hanno investito nel 2008, come ricorda Repubblica, per finanziare l'acquisizione di Antonveneta. Con questa situazione, il ministro Pier Carlo Padoan avrebbe tre strade possibili davanti a sè.

La prima opzione di Padoan prevederebbe la conversione forzosa dele obbligazioni subordinate in azioni, con inevitabile riduzione del valore delle azioni, con una successiva integrazione da parte del governo. La seconda opzione rispecchierebbe lo schema usato lo scorso anno per liquidare le note quattro banche. Sarebbero quindi azzerate le subordinate e dato il via libera al ristoro dei risparmiatori, solo se viene dimostrato il raggiro o applicando dei parametri "sociali". L'ultima scelta del governo potrà favorire di più i sottoscrittori del prestito, con il riacquisto statale di tutte le obbligazioni subordinate.

Diocesi di Aversa: Messaggio di Mons. Angelo Spinillo Domenica 25 dicembre 2016: “Coltiviamo il dialogo e riconosciamo il Signore nella sua dimensione più semplice e intensa”

Natale 2016 Messaggio di Mons. Angelo Spinillo 


a cura di Gaetano Daniele




Eccoci giunti al Natale del Signore, il giorno santo che, ci dice Mons. Angelo Spinillo nel suo video messaggio, “spunta davanti a noi con quel sole che sorge al illuminare le tenebre dell’umanità: il Cristo donato da Dio Padre perché sia luce per tutti”. Il tempo del Natale è caratterizzato “da un lato dalla semplicità dell’accoglienza dei pastori che, guidati dalla luce della gloria di Dio, vanno alla grotta di Betlemme; dall’altro lato, dalla riflessione di tutta la Chiesa che, quasi stupita di questo dono, cerca anch’essa di accoglierlo con una consapevolezza sempre maggiore”. Mons. Spinillo parla poi della tristezza generata dalle stragi che continuano ad essere perpetrate nei confronti del mondo cristiano: “La realtà vera del cristianesimo non è nel consumismo, ma è nell’essere partecipi della luce di Dio, quella luce che è carità, così come è nella capacità di continuare a proporre il dialogo e l’accoglienza, così come fu accolto il figlio di Dio”. L’augurio che il vescovo di Aversa rivolge a tutti è di accogliere la presenza del Signore nella nostra vita, “riconoscendolo nella dimensione più semplice ma più intensa del bene: in questo modo, possiamo diventare apostoli dell’annuncio che gli angeli cantavano: Gloria a Dio, pace agli uomini di buona volontà”


Non tutte son sigarette elettroniche “Queste le differenze e similitudini”

Non tutte son sigarette elettroniche “Queste le differenze e similitudini”


di Pierluigi Montebelli



Quali sono, oggi, i prodotti ‘alternativi’ al fumo di sigarette? La risposta viene dal Comitato Scientifico Internazionale per la ricerca sulla sigaretta elettronica della Lega Italiana Anti Fumo, che sottolinea come “al momento, siano presenti sul mercato due prodotti oggettivamente differenti fra loro che offrono un’alternativa al fumo di tabacco: le sigarette elettroniche e i dispositivi che riscaldano tabacco. Questi ultimi permettono di riscaldare una sigaretta appositamente modificata (c.d. heatsticks) composta di tabacco miscelato principalmente con glicerolo. La sigaretta elettronica, invece, è composta da una batteria e un atomizzatore che riscalda una soluzione a base di glicole propilenico, glicerolo, acqua, aromi ed, eventualmente, nicotina. Dal punto di vista dell'impatto sulla salute dei due prodotti, se per le sigarette elettroniche è oramai acclarata la validità di questi strumenti nella lotta al tabagismo e nella riduzione dei danni causati dal fumo di sigaretta convenzionale con diverse centinaia di studi scientifici indipendenti al loro attivo, per il tabacco riscaldato sono pubblicati solamente studi sponsorizzati dai produttori stessi.

Nell’agosto 2015, un rapporto condotto nel Regno Unito per conto di Public Health England (Autorità dipendente dal Ministero della Salute inglese), ha dimostrato che le e-cig sono per il 95% meno dannose rispetto alle sigarette convenzionali e possono contribuire a salvare migliaia di vite ogni anno. Un altro studio pubblicato sulla rivista scientifica European Addiction Research ha dimostrato che, considerato 100 il rischio relativo all'utilizzo di sigarette convenzionali, quello delle elettroniche si attesterebbe a 4. E ancora, recenti studi hanno più volte dimostrato che le e-cig possono essere utilizzate come terapia per far smettere di fumare anche pazienti affetti da asma o da patologie cardiovascolari. In conclusione, se per le e-cig, le prove scientifiche a supporto della riduzione del rischio sono numerose, per il tabacco riscaldato bisognerà attendere ricerche indipendenti che confermino la loro minore dannosità rispetto al tabacco tradizionale. Dato che sigarette elettroniche non contengono tabacco, è ovvio che i due prodotti debbano essere considerati in modo distinto e separato sia per quanto attiene alle loro caratteristiche oggettive (le e-cig vaporizzano liquidi e mentre gli altri prodotti riscaldano tabacco) che per l'impatto sulla salute. Tale concetto deve essere chiaro per orientare correttamente le scelte dei consumatori e le politiche dei legislatori. Tuttavia, resta inteso che qualsiasi tecnologia, strumento o azione volta alla riduzione del danno e del rischio tabagico - purché scientificamente provata - deve essere presa in seria considerazione”. 

Il Comitato Scientifico Internazionale è composto da: Riccardo Polosa dell'Università degli Studi di Catania, Umberto Tirelli dell’Istituto Nazionale Tumori di Aviano, Fabio Beatrice della Società Italiana di Tabaccologia, Carlo Cipolla dello IEO (Istituto Europeo di Oncologia di Milano), David Nutt dell’Imperial College di Londra, Mike Siegel della Boston University School of Public Health, Sally Satel dell’American Enterprise Institute, Kostantinos Farsalinos dell’Università di Patras, Jacques Le Houezec Consulente di Sanità Pubblica a Rennes, Marcus Munafo dell’Università di Bristol e Pasquale Caponnetto della Lega Italiana Anti Fumo

Omalizumab ha aperto la strada alla terapia biologica per l’asma

Omalizumab ha aperto la strada alla terapia biologica per l’asma


di Eugenia Sermonti



Omalizumab, farmaco appartenente alla classe degli anticorpi monoclonali anti-IgE (cioè, anti-immunoglobuline E), compie dieci anni, un anniversario da festeggiare poiché ha aperto la strada alla terapia biologica nell’asma allergico grave, come ribadito anche nei recenti congressi ‘Pneumo Magna Graecia’ e ‘Highlights in Allergy and Respiratory diseases’. Il suo profilo di tollerabilità e la sua efficacia, dimostrate da anni di utilizzo, lo rendono ancora oggi la scelta principale per la cura ed il trattamento dell’asma allergico grave, anche in ambito pediatrico. L’asma allergico grave è una patologia complessa che colpisce adulti e bambini, caratterizzata dalla iperproduzione di immunoglobuline E (IgE) in risposta agli allergeni ambientali (quali acari della polvere, pollini e muffe). Le linee guida GINA (Global INitiative for Asthma) stabiliscono il raggiungimento del controllo ottimale della patologia quale obiettivo primario nella gestione del paziente. Non controllare questa malattia comporta il persistere dei sintomi e l’insorgere di frequenti riacutizzazioni, che spesso possono causare l’ospedalizzazione e addirittura mettere a rischio la vita stessa del paziente.

L’asma è un problema mondiale e un consistente onere sociale ed economico per i sistemi sanitari; la maggior parte dei pazienti con asma grave soffre di asma allergico. Secondo l’OMS oltre 300 milioni di persone soffrono di questa condizione nel mondo; la Global INitiative for Asthma stima che in Europa ci siano oltre 30 milioni di asmatici. “Le immunoglobuline E (IgE) hanno un ruolo molto importante nell’asma allergico grave in quanto sono capaci di influenzare la funzione e, di conseguenza, l’attività di molte cellule comunque coinvolte nella patogenesi della malattia asmatica - afferma Andrea Matucci, dirigente medico del Reparto di Immunologia AOU Careggi di Firenze - Il futuro del trattamento delle forme gravi di asma è affidato alle terapie biologiche che permettono di ottenere una migliore gestione della malattia e una medicina, per così dire, personalizzata. Omalizumab è l’esempio di farmaco biologico diretto su un ‘bersaglio’ preciso, in questo caso le IgE”. Come rileva Girolamo Pelaia, ordinario di Malattie dell’Apparato Respiratorio e Direttore della Scuola di Specializzazione in Malattie dell’Apparato Respiratorio presso l’Università Magna Graecia di Catanzaro "10 anni di impiego dell'anticorpo monoclonale anti-IgE omalizumab nel trattamento dell'asma allergico grave hanno dimostrato che questo farmaco è caratterizzato da un ottimo pattern di tollerabilità e, soprattutto, da un solido profilo di efficacia, confermato negli anni, che ha consentito di rivoluzionare la terapia dell'asma di natura allergica in oltre 100 mila pazienti nel mondo. Il trattamento è in grado di ridurre la frequenza e la gravità delle riacutizzazioni dell'asma, migliorando anche i sintomi respiratori dei pazienti e la loro qualità di vita. Questi effetti dipendono dalla capacità di omalizumab di legarsi specificamente alle IgE umane, formando così degli immuno-complessi che impediscono alle IgE di attivare i loro recettori ad alta e bassa affinità, espressi dalle cellule immuno-flogistiche quali mastociti, basofili, eosinofili, cellule dendritiche e linfociti B. Poichè a livello delle vie aeree i recettori per le IgE sono presenti anche sulle cellule strutturali come le cellule epiteliali bronchiali e le fibrocellule muscolari lisce, omalizumab può modulare gli eventi strutturali relativi al rimodellamento della parete bronchiale, con possibili riflessi positivi sulla storia naturale dell'Asma".