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venerdì 20 gennaio 2017

Sanremo, Carlo Conti sbanca la Rai. Quanto prenderà (cifre mostruose)

Sanremo, Carlo Conti prenderà 650mila euro



Per la sua terza volta al Festival di Sanremo Carlo Conti prenderà seicentocinquantamila euro, centomila in più rispetto all'anno scorso. Il conduttore di programmi che inutile dirlo fanno dei notevoli ascolti incasserà, riporta la Stampa, ancora di più di quanto ha fatto Fabio Fazio che si era "accontentato" di 600mila euro. 

Non solo. Il contratto che lega Conti in esclusiva con la Rai aveva la scadenza a giugno di quest'anno ma il direttore generale Antonio Campo Dall'Orto lo ha prorogato fino a giugno 2019 con in più il ruolo di direttore artistico di RadioRai, incarico mai esistito a Via Asiago. Se prima Conti portava a casa una cifra di almeno un milione di euro l'anno, è evidente che con una carica in più avrà un adeguato aumento.

In generale il Festival avrà un costo inferiore ai 16 milioni di euro, con ricavi pubblicitari stimati in 22 milioni, più un milione di ricavi commerciali, gran parte dei quali derivanti dalla vendita dei biglietti al Teatro Ariston. Costi che sarebbero in linea con quelli del 2016, quando la kermesse costò 15,7 milioni di euro. Quanto ai ricavi, se rispetteranno le previsioni, nelle casse di Viale Mazzini arriverà un milione di euro in più, dato che nel 2016 i ricavi netti pubblicitari furono 21.

Quanti soldi regala agli immigrati: La PD Serracchiani, la costosissima follia

Debora Serracchiani: 3.500 euro agli immigrati per tornare a casa



Debora Serracchiani lancia la sua proposta per alleggerire il carico dei migranti sull'Italia: dare 3.500 euro a quegli stranieri che, invece di chiedere una forma di protezione internazionale, accettano di tornare nel loro Paese d'origine. In pratica ai richiedenti asilo sbarcati sulle nostre coste e ospitati nei centri di accoglienza del Friuli Venezia Giulia, la Regione di cui Serracchiani è presidente, sarebbe proposto un accordo per una sorta di «rimpatrio volontario».

La pratica non è nuova: già oggi la Regione mette a disposizione dei migranti 2.500 euro - 2mila statali e 500 regionali - per il ritorno a casa. Adesso, però, il Friuli ha deciso di alzare la posta: l'assessore all'Immigrazione, Gianni Torrenti, ha deciso di aggiungere altri mille euro al bonus. «Spendere mille euro per un rimpatrio fa risparmiare alla collettività», si è difeso l'assessore. L'accordo originario era stato sottoscritto dalla Regione lo scorso novembre con il dipartimento dell'Immigrazione del Ministero dell'Interno e l'Oim, l'Organizzazione intergovernativa per le migrazioni. L'accordo, ha spiegato l'assessore friuliano, sarà applicato «per migranti che sono già da tempo nella nostra regione e comunque arrivati prima della firma del documento». «Confidiamo», ha aggiunto Torrenti, «che questa iniziativa funzioni. Il Dipartimento statale ha messo a disposizione fondi per mille rimpatri. Ci sembrano tanti. Tuttavia, se i primi casi avranno successo, potrà essere uno strumento che funziona».

Una decisione che arriva nel giorno cui alla Camera è stata bocciata una mozione di Fratelli d'Italia per introdurre per legge «l'obbligo per le cooperative che gestiscono l' accoglienza degli immigrati di rendicontare come spendono i soldi pubblici». La denuncia è di Giorgia Meloni, presidente del partito: «Il Pd ha votato contro e il M5S si è astenuto: tra le due facce della sinistra non c'è nessuna differenza».

Intanto i dati sugli sbarchi diffusi dal ministero dell'Interno non lasciano scampo. Dal 1° al 18 gennaio sono stati 2.393 i migranti arrivati sul nostro territorio. Nello stesso periodo dello scorso anno, quello che poi ha sancito il record di arrivi di 181.436 unità, sono stati 1.073 gli sbarchi. «Purtroppo si prevede un 2017 in linea con l'eccezionale flusso migratorio registrato nel 2016», mette le mani avanti Federico Gelli, presidente della Commissione d' inchiesta migranti della Camera (Pd).

La Commissione ascolterà il ministro dell'Interno, Marco Minniti, «il prossimo 8 febbraio in audizione per confrontarci su come il governo intenda attuare il nuovo piano di accoglienza migranti annunciato le scorse settimane e valutare l'opportunità di ogni decisione. È bene dare un segnale forte di discontinuità rispetto al passato».

Prima terremotati, poi massacrati: assicurazioni, scatta la trappola-Monti

Terremoto, l'affare delle assicurazioni. Trappola per gli sfollati: quanto costa



In Italia il 70% delle abitazioni si trova in zone a medio o alto rischio sismico, ma solo l'1,2% è assicurato contro i terremoti, secondo l'Ania. Ed è proprio l'associazione di categoria delle compagnie assicurative a tornare alla carica con la necessità di rendere obbligatorie le polizze per le case in zone sismiche. Ci aveva provato il governo Monti nel 2012, salvo poi ripensarci per il polverone che si era sollevato.

A far gola alle assicurazioni è un mercato potenziale da 5-10 miliardi l'anno, secondo il Fatto quotidiano, che in una certa misura alleggerisce anche i costi delle ricostruzioni dalle spalle dei contribuenti. Per i residenti delle aree più a rischio però si porrebbe un serio problema di costi da affrontare, visto che secondo le stime dell'Ania una polizza potrebbe pesare fino a 1000 euro all'anno.

L'abuso e quello "strano" processo: il passato (maledetto?) dell'albergo

Hotel Rigopiano, quel vecchio processo per abuso edilizio



L'hotel Rigopiano, travolto da una slavina - quattro le vittime accertate, almeno 25 le persone tra ospiti e dipendenti ancora intrappolate all'interno -, era stato aperto nel 1972. Nel 2007 la struttura era stata completamente ristrutturata, attrezzandola di diversi confort, tra i quali la piscina e la Spa. Oggi è gestito dalla società Gran Sasso Resort, acquisito dopo il fallimento della società Del Rosso srl dei cugini Marco e Roberto Del Rosso.

Alcuni anni fa, l'albergo e la società Del Rosso sono stati coinvolti in un processo per un presunto abuso edilizio, conclusosi con l'assoluzione a novembre scorso per tutti i coinvolti e "con formula piena", come avevano richiamato i titolari dell'hotel sui manifesti in paese. Un'inchiesta che però, in un giorno tragico come questo, non può non tornare alla mente.

Nel procedimento sono stati coinvolti anche membri della precedente amministrazione comunale di Farindola in carica nel 2008. I sospetti dei pm si erano concentrati sull'ampliamento e la trasformazione di una struttura che, prima dei lavori, era molto più piccola e meno attraente. Era un filone dell'inchiesta Vestina che aveva messo sotto indagine sette persone, tra i quali gli ex amministratori, accusati di aver agevolato, in cambio di favori, una sanatoria per consentire alla struttura alberghiera di bypassare ostacoli con l'occupazione del suolo pubblico, indispensabile per potersi ampliare. Tutti sono stati assolti perché "il fatto non sussiste", nonostante comunque i fatti fossero già andati in prescrizione.

giovedì 19 gennaio 2017

"Il pm m'indaga, se la fa con mia moglie" Bomba sessuale sulla procura: chi sono

La toga ha un flirt con la dottoressa e fa arrestare il marito



Il pm ha una storia d'amore con la dottoressa nonché persona "offesa" nel procedimento a lui assegnato ai danni del marito denunciato per maltrattamenti nell'ambito di una separazione molto difficile ma anziché astenersi si mette a indagare fino a chiederne l'arresto ai domiciliari.

La vicenda, raccontata dal Giorno, si svolge al Palazzo di giustizia di Firenze e, da poco, anche a Genova, dove si indaga per corruzione in seguito a un esposto del marito, medico pure lui, che ha scoperto la tresca tra i due facendo pedinare la bella moglie da un investigatore privato. 

Tutto comincia nel luglio del 2015, quando la donna, madre di due bambini, sporge denuncia ai carabinieri dopo una violenta discussione in cui il marito l'avrebbe minacciata anche di morte. Il loro rapporto è al capolinea e lei finisce pure all'ospedale. Il pm sente i protagonisti del procedimento. Quindi, la dottoressa. Dopo un po' il magistrato chiede per il marito accusato di maltrattamenti gli arresti domiciliari. Il giudice concede soltanto un divieto di avvicinamento alla persona offesa, misura che lo stesso gip revocherà una settimana più tardi, nonostante il parere negativo del pm. Nel frattempo il marito assolda un detective e la fa pedinare scoprendo così che almeno per quattro notti del luglio 2016, la dottoressa ha dormito a casa del magistrato titolare del loro fascicolo. Così a settembre il medico, assistito dagli avvocati Massimiliano Manzo e Francesco Ceccherini, presenta foto e filmati in procura. L'esposto finisce a Genova. Ieri il gip ha disposto il suo rinvio a giudizio.

"È il punto più basso, cosa devi fare ora" Bertolaso brutale: demolisce Gentiloni

Bertolaso attacca Gentiloni: "Toccato il punto più basso, cosa devi fare ora"



"Uno Stato fermo, avvitato sulle proprie lentezze, e dei cittadini abbandonati a se stessi. Due volte". Guido Bertolaso, ex capo della Protezione civile, commenta con rabbia e amarezza il disastro dell'Italia centrale, messa in ginocchio di nuovo dalle nevicate record e dalle scosse di terremoto. "Il sisma non si può prevedere ma la meteorologia è una scienza che negli anni ha fatto passi da gigante - punta il dito Bertolaso dalle colonne del Tempo -. Che un'ondata di neve e gelo si sarebbe abbattuta nelle zone del Centro Sud si sapeva da giorni. Dunque bisognava attivare tutte le misure necessarie a garantire strade libere e, soprattutto, evitare che ci fossero ostacoli ai mezzi di soccorso nel caso di una situazione di nuova, grave emergenza sismica". Un errore gravissimo, spiega, è stato quello di non aver precettato già nei giorni scorsi i mezzi antineve dalle zone libere dal maltempo. Risultato? "Per tutta la giornata di ieri mezzi e uomini soccorso hanno tribolato il doppio per raggiungere zone isolate".

Sotto accusa ci sono anche gli "uomini delle istituzioni che soffrono di ansia da conferenza stampa, alla continua ricerca di passerelle mediatiche, che si presentano nei luoghi della disperazione magari per inaugurare una stalla, una scuola, fare selfie da postare sui social, buttar là qualche promessa per poi sparire per settimane o mesi". La responsabilità è del presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni: "Prenda uno dei suoi ministri (alcuni dei quali, come Delrio, Pinotti e Minniti sarebbero sicuramente all'altezza del compito) e lo dislochi in pianta stabile in uno dei luoghi colpiti dal terremoto. Il nostro esercito potrebbe predisporre dei moduli in grado di ospitare uffici e e staff (fanno cose del genere in Iraq, figuriamoci se non potrebbero farlo ad Amatrice o Camerino)". "Solo con una presenza fisica piena e costante di un uomo di governo sul posto si possono coordinare al meglio le forze in campo e scandire un crono-programma per la gestione dell'emergenza".

Un appello accorato al premier, perché in questi giorni, accusa Bertolaso, è stato "toccato il punto più basso". E sulla questione terremoto, la proposta di Bertolaso è altrettanto precisa: "Formare una commissione con i dieci sismologi più importanti a livello internazionale, e chiamarla a studiare il fenomeno italiano". 

Chiama i soccorsi: "Hotel travolto" Vergogna: cosa gli hanno risposto

L'assurda telefonata per i soccorsi: "Aiutateli", pensano sia uno scherzo



"Avevo lanciato l'allarme ma non mi hanno creduto e così i soccorsi sono arrivati in ritardo". È disperato Quintino Marcella, ristoratore a Silvi e la persona che per prima ha ricevuto gli sms con le richieste di aiuto dall'Hotel Rigopiano, travolto da una valanga mercoledì sera. A scriverglieli è stato uno dei due sopravvissuti finora alla sciagura, Giampiero Parete, che ha lasciato moglie e due figli nell'edificio. 

Primo allarme alle 17.30, via Whatsapp: "Ho ricevuto una telefonata dal mio cuoco tramite Whatsapp che era lì in vacanza con la moglie e i bambini di 6 e 8 anni. Mi ha detto: è venuta una valanga l'albergo non c'è più, sparito, sepolto. Noi siamo in due, qua fuori, chiama i soccorsi, chiama tutti". Marcella chiama subito il centro di coordinamento della prefettura e la signora dall'altra parte del telefono gli risponde così: "Guardi ho chiamato due ore fa l'albergo ed era tutto a posto". Quando il ristoratore le spiega di aver appena ricevuto la notizia dal suo cuoco, la donna non ha fatto nulla: "Non ha voluto prendere sul serio la mia versione". L'uomo ha poi chiamato in serie "118, 112, 115... ho impazzito il mondo". I soccorsi a quel punto scattano, ma sono già le 20. "Purtroppo la macchina dei soccorsi è partita con due ore di ritardo". "Io sentivo il mio amico via messaggi... continuava a dire aiuto e che gli altri sono tutti morti". Il ricordo è straziante: "Mi ha detto: Ho perso tutto. Mi auguro che Gesù sia grande e li ritrovino vivi".