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domenica 8 marzo 2015

Quelle "malelingue" su Verdini: che cosa può succedere con Silvio

Forza Italia, l'indiscrezione: Denis Verdini e i suoi pronti a rompere e a votare le riforme di Matteo Renzi





Il dado è tratto, il patto è rotto. L'ultima e definitiva conferma è arrivata dalle parole di Silvio Berlusconi, che intervenendo telefonicamente a un evento di Forza Italia in Puglia ha spiegato che "martedì voteremo contro le riforme di Matteo Renzi". Una gatta da pelare, per il premier, un primo tentativo per risalire la china, per il Cavaliere. Peccato però che in Forza Italia non tutti siano d'accordo. In particolare non sarebbe d'accordo il grande tessitore del Patto del Nazareno ormai stracciato, Denis Verdini. Tanto che due azzurri anonimi, citati da Il Giorno, spifferano: "Se Brunetta martedì si alzerà in aula e, su mandato di Berlusconi, annuncerà il voto contrario di Forza Italia alle riforme, subito dopo diversi deputati azzurri si pronunceranno in dissenso dal loro gruppo, dicendo sì al ddl Boschi. Saranno gli amici di Denis Verdini".

Insomma, in Forza Italia si teme che Verdini e i suoi - circa 15 tra Camera e Senato - possano rompere definitivamente e schierarsi con Renzi. Scontato, invece, il "no" alle riforme renziane delle altre due grandi fazioni di Forza Italia, i "lealisti" e i dissidenti capeggiati da Raffaele Fitto. Ed è in questo contesto che monta il disappunto di Verdini, che viene descritto come sempre più lontano da Berlusconi e dal suo cerchio magico. In Forza Italia c'è chi sostiene che Denis non tradirà, mai. Ma al contrario c'è anche chi pensa che non tutto sia così scontato: "Dopo il riconoscimento e la stima che Renzi gli ha ribadito sull'Espresso - sussurra un azzurro sempre a Il Giorno -, Verdini non potrà fare altro che farsi carico di un gruppo di responsabili che portino a casa Italicum e Risorse". Staremo a vedere. Di sicuro, per ora, c'è solo una cosa: il "no" di Berlusconi alle riforme di Renzi, infatti ha ottenuto un paradossale risultato, soddisfare Fitto e far incupire ulteriormente Verdini.

La Meloni imbarca anche gli ex grillini L'ondata di fan al corteo di Venezia

Venezia, in diecimila alla manifestazione anti-Renzi di Giorgia Meloni con la Lega





Il piccolo partito di Fratelli d'Italia è riuscita a portare diecimila persone a Venezia per il corteo del fronte anti-Renzi organizzato anche con la Lega di Matteo Salvini. L'organizzazione era tutta nelle mani della romana Giorgia Meloni, i più fedeli dal resto d'Italia hanno risposto alla chiamata, ma il sostegno è arrivato ovviamente dai militanti del centronord. C'erano anche i leghisti veneti, ma non il loro leader, Matteo Salvini, che da Genova aveva già annunciato di non partecipare per dedicarsi un giorno alla famiglia.

È la compagnia della Meloni a creare curiosità. Oltre al cofondatore Ignazio La Russa, a sostenere l'iniziativa veneziana ci sono il tecnico rapito in Libia il veneziano Gianluca Salviato, Adriano Sabbadin figlio di Lino, colpito a morte da Cesare Battisti, e la sorpresa: Walter Rizzetto, ex Cinquestelle. Manca Salvini, ma la Meloni in qualche modo manda un segnale: il suo partito non attira solo transfughi di Forza Italia o Ncd. Slogan contro l'euro, contro Renzi, ma anche in favore del benzinaio di Nanto Graziano Stacchio: "Graziano Stacchio ce l’ha insegnato - gridano i manifestanti - legittima difesa non è reato".

Secondo tempo - Dopo il pienone di piazza del Popolo a Roma, quella volta organizzato da Salvini ma con tutto Fdi presente, quello di Venezia vuole essere il secondo passo di un soggetto politico tutto concentrato sull'alleanza da testare con la Lega: "Vogliamo far nascere un nuovo centrodestra - ha detto La Russa - e oggi chiudiamo il cerchio dopo la manifestazione della Lega a Roma, di cui siamo stati ospiti. Oggi ricambiamo il gesto per fare fronte comune contro la politica di Matteo Renzi". La Russa ribadisce i punti della protesta: "Siamo qui contro le tasse, la delinquenza, il malaffare e la corruzione, con un grande segno di passione ma anche pronti alla proposta".

Non solo Lega - "Questa è un’altra importante manifestazione di quel fronte anti Renzi - ha detto Giorgia Meloni - che abbiamo costituito mettendo insieme movimenti diversi che però si ritrovano come opposizione alle politiche di questo governo e dei suoi mandanti cioè l’Europa della burocrazia e della tecnocrazia. Qui ci sono tante persone massacrate delle politiche di questo governo troppo occupato a fare gli interessi delle lobby piuttosto che occuparsi dei problemi dell’economia reale"

L'inviato Onu sveglia l'Ue sulla Libia "Subito un blocco navale europeo"

Libia, l'inviato Onu Bernardino Leon: "Subito un blocco navale nel Mediterraneo"





Una prima proposta concreta, per quanto insufficiente, per contenere gli effetti della crisi libica arriva dall'inviato dell'Onu Bernardino Lèon, impegnato in Marocco nella mediazione tra le fazioni libiche per la creazione di un governo di unità nazionale. Sulla terraferma la crisi è ancora viva, ma come ha detto Leon al Corriere della Sera: "C'è una misura che l'Unione Europea può prendere subito: presidiare in forze il mare davanti alla Libia. L'Italia non può farlo da sola, ha bisogno di aiuto. Sono certo che il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite appoggerebbe l'iniziativa". I negoziati vanno avanti in Marocco, ma la situazione per l'inviato Onu è più complicata del previsto: "Colgo comunque un clima di moderato ottimismo". Una cosa è certa: per Lèon un intervento militare immediato al momento è "irrealistico: "Stiamo lavorando a un'altra ipotesi: organizzare missioni di polizia con alto contenuto di specializzazione da schierare in diverse aree molte pericolose".

Sono tornati i picchiatori comunisti: vogliono spaccare la faccia a Salvini

Matteo Salvini nel mirino dei picchiatori rossi





Ormai è ufficiale. Per i sinistri estremi il nemico numero uno è lui. Non lo vogliono far parlare, lo assediano con presidi e manifestazioni ogni volta che si presenta in piazza o in un luogo chiuso a parlare. Lo aggrediscono in macchina a calci e colpi di casco. Matteo Salvini è il nuovo "cattivo". Silvioo berlusconi, ormai, è da tempo lontano dal palcoscenico, è anziano e la sua Forza Italia spuntata. Il resto della destra è frammentata in partitini che a malapena supereranno la soglia d'ingresso alle prossime elzioni politiche. I "fascisti" sono quattro gatti: Forza Nuova, Casa Pound e poco altro.

Salvini e la sua Lega, invece, sono tanti, sono in ascesa continua e puntano, superati i confini della Padania, a conquiestare il centro e sud Italia con un progetto organico, radicato sul territorio. Paradossalmente, pur essendo il partito più "anziano" della seconda Repubblica, il Carroccio ha la maggior forza vitale tra forze che siedono oggi in parlamento. E Salvini è lui stesso giovane e dinamico, uno da strada e pedalare non un fighetto da Palazzo Romano. Yanto che, eletto due volte a Roma, due volte ha lasciato la comoda poltrona in Parlamento preferendogli quella in Europa, dove peraltro è un noto "assenteista" essendo impegnato di continuo in giro per l'Italia a far crescere la "sua" Lega. Lui è la destra, oggi, e non fa nulla per nasconderlo. Per questo, è "pericoloso". Lo diceva, papale papale, una dei manifestanti anti-Lega domenica scorsa a Roma: "Non possiamo lasciare il Paese nelle mani di Salvini. Lui è uno pericoloso perchè è capace di parlare alla pancia del Paese".

Capito? Altro che Meloni, Fitto e compagnia cantante. Quale sia il livello dell'avversità che gli amienti anarchici, No Tav e della sinistra radicale nutrono nei confronti del segretario del Carroccio lo si è visto lo scorso 13 novembre a Bologna, quando la sua auto in arrivo in un campo nomadi della città è stata presa a calci dagli invasati di sinistra, che hanno provato ad appendersi alla macchina per bloccarla e hanno sfondato il lunotto posteriore a colpi di casco. La polizia, avvertita da tempo della visita del leader leghista, non si sa dove fosse e cosa facesse. fatto sta che ancora oggi, pur avendo la Lega un suo servizio d'ordine, Salvini non ha una scorta. Dopo Bologna c'è stata Milano, 22 febbraio: altro campo nomadi e altra contestazione. Quindi Roma, coi leghisti cui è stato impedito di sfilare per le vie della Capitale, dove invece gli antagonisti hanno girato in lungo e un largo, e piazza del Popolo blindata dalle forze dell'ordine. Infine Genova, dove Salvini parlava in vista delle regio0nali a favore del candidato del carroccio. E fuori dal teatro blindato in cui parlava, altra contestazione. "Basta, sono stufo, questa non è democrazia". Macchè democrazia, quelli gli vogliono spaccare la faccia, la democrazia non sanno nemmeno cos'è.

Addio agli assegni, adesso saranno elettronici: come pagare con una foto (ed evitare brutte sorprese)

Arriva l'assegno in formato elettronico: come pagare inviando una semplice foto





Gli assegni in formato elettronico sono realtà anche in Italia. Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale (54/15) del 6 marzo scorso, il ministero dell'Economia e la Banca d'Italia hanno dato il via libera all'uso delle "semplici" foto degli assegni bancari e circolari, validi a tutti gli effetti quanto i vecchi pezzi di carta.

Come funziona - Il pagamento attraverso l'assegno elettronico, si legge nel decreto attuativo del Mef, avviene quando: "il trattatario o l'emittente ricevono dal negoziatore l'immagine dell'assegno". Tradotto dal folle burocratese significa che una volta ricevuta la scansione o la semplice foto dell'assegno, il pagamento è ritenuto quasi fatto. Una volta ricevuto il file, la banca dell'emittente o del trattatario, cioè di chi deve pagare, ha massimo un giorno lavorativo per mettere a disposizione il denaro. Nel caso di mancato pagamento di un assegno elettronico, il protesto o la constatazione equivalente devono essere svolti esclusivamente per via telematica. Trasformare il pezzo di carta in un file digitale è un'operazione delegabile a soggetti terzi, sarà la banca a garantire che il soggetto incarico ha le competenze per effettuare la digitalizzazione. Uno strumento in più che riduce carte e tempi spesso superflui, ma che ancora paga i regolamenti anacronistici italiani sul mondo digitale. Potete mettere da parte smartphone e applicazioni di messaggistica: gli assegni elettronici si possono inviare solo via posta certificata, in teoria obbligatoria per tutti i professionisti e aziende, e ogni email deve essere convalidata dalla firma digitale.

sabato 7 marzo 2015

L'ULTIMO SCIPPO A BERLUSCONI Ecco che cosa gli vogliono fregare

Forza Italia, Raffaele Fitto pronto alla guerra contro Silvio Berlusconi: vuole vietargli di usare il simbolo del partito





Per Silvio Berlusconi si preannuncia una nuova battaglia in tribunale. No, non c'entrano nulla le Olgettine. C'entra Raffaele Fitto: il Cavaliere, infatti, non teme soltanto di perdere (ancora) la sua libertà personale. Ma teme anche di perdere il logo di Forza Italia. Già, perché il dissidente Fitto, pur di "difendersi" nel partito che lo vuole emarginare, sarebbe pronto a una guerra di carte bollate pur di inibire l'uso del logo Forza Italia alle regionali.

L'avvertimento - Come spiega il Corriere della Sera, Fitto potrebbe rivolgersi all'avvocato Pellegrino - noto legale pugliese di centrosinistra - per difendersi dall'assedio azzurro. E non solo: come detto il dissidente starebbe pensando di vietare l'uso del simbolo alle Regionali. Una possibilità in un certo modo confermata dallo stesso Fitto, che ieri, parlando alla platea di Vibo Valentia, ha spiegato: "Qualora non ci fossero le condizioni per portare avanti la nostra battaglia, allora cercheremo di difenderci".

La "ratio" - Insomma, Berlusconi ora teme il tentativo di "scalata giudiziaria" del suo partito. Nel frattempo, e in attesa della stesura della lista per le regionali, Fitto non vorrebbe arrivare a tanto, a rivolgersi insomma ad un avvocato per fare la guerra al Cavaliere. Ma tutto è possibile. Se i nomi dei fittiani venissero "epurati" dalle liste pugliesi degli azzurri, il dissidente, sostiene il Corsera, sarebbe pronto a un'iniziativa giudiziaria. Il presupposto della possibile azione legale graviterebbe attorno allo statuto di Forza Italia, che per Fitto non verrebbe rispettato.

"Dramma di mia figlia malata. L'operazione al cuore e il terrore": l'incubo di Paolo Bonolis e di sua moglie

Paolo Bonolis, la moglie: "Vi racconto il dramma della nostra figlia malata"





Per la prima volta Sonia Bruganelli, la moglie di Paolo Bonolis, racconta il dramma vissuto in famiglia, quello dei problemi di salute della prima figlia della coppia, Silvia. Sonia lo ha fatto in una lunga intervista concessa al settimanale Gente. Bonolis e la moglie, insieme da 18 anni, hanno avuto tre figli. La prima, Silvia, ha avuto un inizio difficile. "Appena nata è stata sottoposta a un intervento al cuore. Il post operatorio è stato problematico e l'ha portata ad avere un po' di ritardi nell'iter di crescita - spiega Sonia -. Il mio primo timore è stato: Come riuscirò a comunicare con mia figlia? Io non mi arrendevo all'idea che sarebbe potuto accadere". Per fortuna, così non è stato. Silvia, infatti, è migliorata tantissimo. Nella toccante intervista, la moglie di Bonolis spiega che oggi comunica senza problemi e, dopo molto lavoro e altrettante terapie, ha ancora davanti a sé grandissimi margini di miglioramento. "Nonostante le sue difficoltà iniziali, Silvia è la più solare, divertente, ironica, la più disponibile verso gli altri ed è innamoratissima di Paolo", conclude Sonia.