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lunedì 2 febbraio 2015

Ora Renzi schiera la Boschi per riconquistare Berlusconi

Fisco, Maria Elena Boschi: "Non blocchiamo il decreto solo perché c'è di mezzo Berlusconi". Le due "sfide" a Matterella





Le prove di pace tra Renzi e Cav arrivano dal Fisco. E' Maria Elena Boschi a tendere la mano a Silvio Berlusconi sull'ormai famigerato decreto "salva-Silvio", approvato dal CdM alla vigilia di Natale poi congelato a inizio 2015 a causa delle polemiche. "Non credo che possiamo fare o non fare una norma, che riguarda 60 milioni di italiani, perché c'entra o meno Berlusconi. Così si resta fermi agli ultimi 20 anni...", ha commentato la Boschi ospite de L'Arena di Massimo Giletti su Rai Uno. Parole chiare che riaprono una questione accantonata in attesa dell'intesa sul Quirinale. Intesa che non è arrivata, facendo tremare Patto del Nazareno e Forza Italia stessa. Chi pensava, infatti, che Renzi avesse promesso un'accordo sul Quirinale in cambio del decreto fiscale (che potrebbe riaprire le porte della candidabilità all'ex premier) è rimasto deluso, perché su Mattarella Matteo ha fatto uno sgambetto bello e buono. Ma ora su riforme e Fisco il governo potrebbe tornare a trattare con il Cav. 

Le due "sfide" a Mattarella - Tra l'altro, proprio il decreto fiscale sarà uno dei primi banchi di prova per il neo-presidente della Repubblica. L'altro è la legge elettorale, a rischio di costituzionalità per la questione dei listini bloccati, ammesso che l'Italicum così com'è oggi passi anche alla Camera, dove la pattuglia di Forza Italia, delusa dalla battaglia per il Capo dello Stato, attende di nuovo il testo al varco. "La legge elettorale non la facciamo nell'interesse di Renzi o del Pd, è una legge che garantisce la certezza di chi vince", ha spiegato ancora la Boschi. Alla domanda su quando verrà utilizzata, il ministro ha replicato: "Solo il Presidente della Repubblica ha il potere di scioglimento delle Camere. Oggi c'è l'impegno del governo che arriviamo al 2018. Non vogliamo lasciare il lavoro a metà". "Forza Italia ha dato un contributo importante e serio per le riforme e credo continuerà a lavorare per quelle costituzionali - ha concluso il ministro -. Ma non sono fondamentali, perché i numeri ci sono comunque e non siamo persone che mollano. I numeri ci sono e andremo avanti, ma mi auguro che Forza Italia continui a lavorare con noi".

Feltri: "Perché Silvio ha sbagliato tutto. Se avessero eletto me al Quirinale..."

Feltri: "Quei voti della Lega e Fratelli d'Italia per me..."





Vittorio Feltri, candidato della Lega Nord e Fratelli d’Italia, ha ricevuto 47 preferenze nell’elezione a presidente della Repubblica. E, per la prima volta, da quando era stato indicato come possibile inquilino del Colle dal Carroccio, parla di vicende quirinalizie. Lo fa in un articolo su Il Giornale in cui spiega come gli italiani in fondo siano poco interessati al voto per il semplice motivo che la scelta non dipende da loro. Feltri comunque non ha dubbi: Silvio Berlusconi ha preso una “cantonata ed è rimasto con il cerino in manoJ”. Secondo il fondatore di Libero il Cavaliere avrebbe dovuto digerire il diktat di Renzi anche perché semplicemente non aveva i numeri per “per far prevalere la propria volontà”.

Il ragionamento - Avrebbe insomma potuto far proprio il candidato e avrebbe ottenuto un pareggio. Scrive: “Gli argomenti per accettare il siculo non mancavano. Mattarella non è un ex comunista, ma un democristiano (sia pure di sinistra) da anni ai margini della politica politicante. È un personaggio grigio e, si sa, il grigio va su tutto: sul rosso, sull' azzurro e anche sul viola”. Feltri sostiene che il centrodestra non “ha azzeccato una mossa che non fosse tesa all' autodistruzione. Se Berlusconi continuerà a essere fedele al Nazareno, sarà criticato così: prima litiga col Rottamatore, poi va a Canossa perché non sa che altro fare. Se romperà il patto, i medesimi critici lo accuseranno di aver trasformato una débâcle politica in fatto personale, sacrificando per vendetta il bene comune, nazionale. In pratica egli si è messo da solo in un angolo da cui non gli sarà facile uscire indenne”.

La battuta - Precisa che non è arrabbiato col Cav perché questi non ha dato ai suoi indicazione di votarlo, ma fa un ragionamento politico molto chiaro: “Se si dovesse tornare a votare nella presente congiuntura, avremmo una Lega di Matteo Salvini al 15-16 per cento ovvero leggermente sopra Forza Italia. Se agli ex nordisti (ora lepeniani convinti) rimarranno agganciati gli alleati di Fratelli d' Italia (Meloni e La Russa), saremmo di fronte a una coalizione del 20 per cento circa. Non robetta da sottovalutare”. Per Feltri la risalita di Berlusconi è difficile anche se “l’uomo non è privo di risorse”. Poi una battuta su Salvini e Meloni: “Hanno il vento in poppa, soprattutto perché non hanno me come presidente della Repubblica: si avvalgono semplicemente della loro coerenza.”. 

"Vuoi lavorare con noi? Qua la mano" L'azienda che ti spara il chip sotto-pelle

L'azienda dove per lavorare devi farti installare un chip sotto alla pelle





Vuoi lavorare con noi? Bene, dacci la mano e ti impiantiamo un microchip sottopelle. No, non si tratta di un consueto delirio dei grillini, ma della trovata della Epicenter, una ditta di Stoccolma. Si tratta dell'ultima frontiera della tecnologia indossabile, che promette di eliminare badge, chiavi e condici di sicurezza. Grazie al chip, infatti, i dipendenti entrano nei loro uffici. Il trasmettitore è grande come un chicco di riso e viene iniettato nella mano: poi basta portare la mano vicino ai lettori sparsi qua e là e le porte si spalancano. E non solo: grazie al chip è possibile azionare la fotocopiatrice e pagare il caffè al bar. Rory Cellan-Jones, un reporter della Bbc, ha provato l'esperienza in prima persona, andando alla Epicenter e facendosi impiantare il chip: un intervento di pochi minuti e, assicura, quasi indolore, simile alla puntura di una siringa. Il chip, spiega il reporter, può sbloccare ogni tipo di dispositivo: dal computer, allo smartphone e fino alla bici. "Oggi è tutto un po’ caotico, abbiamo bisogno di Pin e password, non sarebbe più facile toccare tutto semplicemente con una mano", ha spiegato Hannes Sjoblad, a capo della società svedese BioNyfiken, che ha impiantato i chip ai dipendenti dell’Epicenter. E poi aggiunge: "Vogliamo comprendere a fondo questa tecnologia prima che grandi aziende e governi vengano da noi e ci dicano che tutti dovrebbero essere chippati, il chip dell’ufficio delle imposte, il chip di Google e il chip di Facebook". Come è ovvio, però, non tutte le persone all’interno dell’Epicenter sono entusiaste all’idea di farsi impiantare il microchip.

Quei 14 preservativi carichi di cocaina... Ora in Vaticano scatta l'allarme droga

Vaticano, scatta l'allarme droga





La piaga del traffico di droga non ha risparmiato nemmeno il Vaticano. «Tentativi isolati» all’ombra del Cupolone che sono stati "neutralizzati sul nascere". Lo ha denunciato l’avvocato Gian Piero Milano, il pg del Vaticano, aprendo l’Anno giudiziario presso il Tribunale dello Stato della Città del Vaticano. Il pg vaticano ha spiegato che la fruttuosa collaborazione tra le forze di polizia del Vaticano con i corpi di polizia di altri Stati ha aiutato "nella repressione di gravi reati, come quello del traffico internazionale delle sostanze stupefacenti che, purtroppo, non ha lasciato indenne il nostro piccolo Stato, teatro di isolati tentativi - neutralizzati sul nascere - posti in essere, con modalità insolite, da trafficanti senza scrupoli".

Droga - Nel dettaglio, il pg Milano ha ricordato l’ apprezzato impegno della Gendarmeria nel 2014 relativo al monitoraggio del traffico di droga da Stati esteri verso lo Stato vaticano, in particolare tre spedizioni. In un caso specifico è stata effettuata una consegna controllata della sostanza stupefacente, che transitava attraverso uno stato comunitario. L’improvvida divulgazione della notizia da parte di un quotidiano straniero ha reso vana l’operazione congiunta tra forze di polizia di diverse nazionalità, non essendosi presentato alcuno per il ritiro del plico contenente la sostanza stupefacente". Il riferimento è a quei 14 profilattici pieni di cocaina liquida intercettati lo scorso marzo a Lipsia provenienti dal Sudamerica e destinati alla Santa Sede. 

Quirinale, Alfano si confessa: "Renzi mi ha messo spalle al muro"

Colle, Angelino Alfano: "Ecco come sono andate le cose con Matteo Renzi"





In un'intervista a Repubblica Angelino Alfano consegna tutto il travaglio e il tormento per la scelta di Mattarella. Smentisce di essere stato ricattato da Renzi, ma ricostruisce la sua versione. Dice che lui e Renzi si sono incontrati per caso, lui entrava alla Camera da via della Missione. Dice: "Ammetto che la discussione è stata molto forte, ma non su quella cavolata delle dimissioni, no. Abbiamo ripercorso i fatti delle ultime settimane. Gli ho rinfacciato di aver lavorato esclusivamente per costruire l' unità del Pd, ma lasciando in piedi fino all' ultimo, ripeto fino all' ultimo, le candidature di Amato e Casini senza aver sollevato obiezioni". Alfano spiega che Amato era il candidato di Berlusconi e Casini il suo. Ma con l'ex alleato aveva un accordo: si sarebbero aiutati a vicenda. Ma poi Renzi ha spiazzato tutti perché ha proposto Mattarella. Alfano spiega che Renzi gli diceva: "Ma come facciamo io e te, che siamo al governo insieme, a spiegare che votiamo in maniera diversa sul presidente della Repubblica?".

Il colloquio con Napolitano - Alfano spiega di aver incontrato anche Napolitano e nei minuti immediatamente precedenti all'appello di Renzi a votare Mattarella. Il prezzo che ha pagato è stata la spaccatura del partito. Dentro Ncd il dibattito è stato di fuoco e ha portato alle dimissioni di Maurizio Sacconi e di Barbara Saltamartini. Adesso i suoi fedelissimi vogliono chiarimenti e c'è anche chi chiede di uscire dal governo minacciando dimissioni. Insomma, la scelta di sostenere Mattarella ha creato moltissimi problemi ad Alfano e al suo partito. 

Il futuro - Alfano spiega: "Per quanto ci riguarda le riforme andranno avanti, ma il patto del Nazareno esiste ancora? Non lo so, la risposta non la dobbiamo dare noi". Alfano rassicura che il partito resterà nella maggioranza, tuttavia "non intendiamo stare zitti sulle cose che non ci piacciono, come il decreto sulle Banche popolari. Con la vicenda Quirinale abbiamo ottenuto il risultato di far capire a Renzi che il governo non è un monocolore Pd". Per quanto riguarda invece il rapporto con Berlusconi, Alfano dice: "Siamo arrivati a questa partita così importante con soli due incontri alle spalle e poi non mi sembra che Berlusconi abbia fatto alcun rimprovero a Mattarella: gli ha pure mandato un telegramma! Nelle prossime settimane penso che ci possa essere un riavvicinamento.Noi comunque lo vogliamo portare avanti».

Dai giudici brutto colpo per Gianfranco Fini: suo cognato Tulliani lavorava in Rai grazie a lui

Dai giudici brutto colpo per Gianfranco Fini: suo cognato Tulliani lavorava in Rai grazie a lui


di Giacomo Amadori 






A Giancarlo Tulliani in questo periodo non ne va dritta una. Infatti l'illustre cognato dell'ex presidente della Camera Gianfranco Fini oltre a non aver ancora realizzato una favolosa plusvalenza sulla "casa di Montecarlo" per colpa dei cronisti impiccioni di "Oggi", ha anche dovuto rinunciare ai 5 milioni di euro che aveva provato a scucire alla Mondadori come risarcimento per una presunta diffamazione da parte di "Panorama". Tre giorni fa è stata depositata la sentenza del giudice del tribunale civile di Roma Daniela Bianchini che ha rigettato "la domanda volta al riconoscimento del contenuto diffamatorio dell'articolo" e ha condannato Tulliani a pagare 8 mila euro di spese processuali. Ma uno che sul web si fa chiamare "Juan Trillioni" non si farà certo impensierire dall'esborso di questi spiccioli; a rattristarlo maggiormente sarà il contenuto della decisione. In cui vengono chiaramente respinte le sue doglianze. Un dispiacere che si aggiunge a quello per l'appartamento monegasco che ha sempre negato di possedere. Infatti il settimanale "Oggi" ha recentemente scoperto che quella casa acquistata per 300 mila euro è stata rimessa in vendita per 1,6 milioni di euro. E per "Oggi" dietro alla cessione ci sarebbe proprio Tulliani. Lui non ha smentito la notizia e dopo l'uscita dello scoop l'inserzione è sparita dal web. 

Invece Panorama nel 2011 aveva appuntato la sua attenzione sullo "sbarco dei Tulliani nei palinsesti della Rai". Un filone inaugurato proprio su Libero da un'intervista all'ex capo della comunicazione Rai Guido Paglia. "La scalata inizia nel 2008" si legge sul settimanale. "Fini sponsorizza il cognato in prima persona (…). Nel 2009 scende in campo la suocera del presidente della Camera Francesca Frau (casalinga senza alcuna esperienza nel settore). In agosto i Tulliani ottengono un appalto da circa 1,5 milioni di euro per realizzare su Rai 1 la rubrica "Per capirti" (un confronto genitori-figli): incassano 8.120 euro per ciascuna di 183 puntate". Panorama scrive anche che "il know-how per aiutare cognato e suocera di Fini a realizzare il progetto" viene fornito dal produttore Geppino Afeltra, uomo vicino ad Alleanza nazionale. "Per qualcuno Afeltra diventa addirittura il socio di Giancarlo". La difesa di Tulliani respinge questa ricostruzione e afferma che il proprio cliente "non è titolare di alcuna società di produzione televisiva, né direttamente né indirettamente, né con la Rai né con qualsiasi altra emittente televisiva". In tribunale tali affermazioni vengono contraddette. Gli avvocati di Panorama, Antonello Martinez e Alberto Merlo, depositano il file dell'intervista ad Afeltra che ammette che "il Tulliani gli aveva chiesto una consulenza nell'ambito della produzione televisiva". Il testimone Marco Durante, presidente dell'agenzia di stampa "LaPresse", dichiara: "Tulliani non sapeva niente di televisione: mi era stato presentato dal signor Afeltra per essere introdotto nel mondo della Rai. Posso ricordare che Tulliani in presenza di Afeltra si rivolse a me presentandosi come il cognato di Fini e che pertanto avrebbe lavorato in Rai". Il giudice Bianchini parafrasa anche la versione di Paglia: "L'onorevole Gianfranco Fini disse al dottor Paglia che a Tulliani avrebbe dovuto essere riconosciuto un minimo garantito sulla fiction, sull'intrattenimento e sull'acquisto e distribuzione dei film (…) il dottor Paglia manifestò notevoli perplessità in quanto per lavorare in Rai occorreva essere inseriti nell'elenco dei fornitori, presentare dei piccoli progetti e sapere che esisteva un'enorme concorrenza". Inoltre, l'ex dirigente televisivo ha consegnato l'elenco dei passi relativi ai numerosi ingressi di Tulliani negli uffici della Rai. Tra gli atti sono finite pure le visure camerali che smentiscono Tulliani a proposito della sua presunta estraneità al mondo della produzione televisiva. Il giudice nella sentenza ha sottolineato anche "l'interesse pubblico" di quanto riportato da Panorama, visto che la notizia aveva "ad oggetto vicende legate a Tulliani in quanto cognato di un noto politico, il quale all'epoca dei fatti ricopriva la carica di Presidente della Camera e, a sua volta, era stato oggetto d'attenzione da parte dei media in relazione alla nota questione della "casa di Montecarlo"". 

Ma se certe cause vengono intentate è anche per colpa di quei soloni ben retribuiti che liquidano come "macchina del fango" il giornalismo d'inchiesta realizzato da organi di stampa non intruppati o conformisti, certamente fuori dal cosiddetto circuito mainstream. In questo caso, senza farsi condizionare da tali pregiudizi, il giudice Bianchini riconosce che "l'inchiesta giornalistica risulta essere stata condotta con doveroso scrupolo attraverso l'acquisizione di documenti e testimonianze poi confluiti nel presente giudizio". Chissà se ora Tulliani, visto il mancato incasso, affretterà la vendita del mezzanino monegasco. Non varrà cinque milioni, ma è pur meglio di niente.

domenica 1 febbraio 2015

Salvini e Meloni vanno da Berlusconi: ecco il loro piano contro Matteo Renzi

Matteo Salvini e Giorgia Meloni dopo l'elezione di Sergio Mattarella





Dopo l’elezione del Presidente della Repubblica, si fa il punto, si fanno ragionamenti, soprattutto dentro il cenntrodestra. Nei prossimi minuti dopo la proclamazione di Sergio Mattarella, Matteo Salvini ha detto: “Non è il mio presidente, oggi il centrodestra è morto”. In un’intervista al Giornale il leader leghista ribadisce il suo pensiero. “Mi sembra di tornare a Scalfaro. Il classico democristiano di sinistra, che ha governato con De Mita, Andreotti, Amato, D' Alema, un fondatore dell' Ulivo. Quanto di più lontano da una cultura moderna, liberale, europea, di centrodestra. Il vecchio”. Ricorda che Mattarella ha “appena affossato il referendum sulla legge Fornero” e domanda: “Mi dica come può rappresentare i milioni di lavoratori fregati dalla Fornero. Mi spiace per gli italiani, però adesso c' è un enorme spazio vuoto da riempire di contenuti”. Poi una riflessione su Forza Italia: “Peggio di così il centrodestra non poteva uscirne. Però dalle grandi sconfitte nascono le grandi vittorie. Noi abbiamo un appuntamento di piazza già fissato, quello di sabato 28 febbraio a Roma che a questo punto diventa un momento di raccolta per tutti coloro che non vogliono morire renziani”. Durissimo con Alfano: “Non classificbile. È il peggior ministro dell' Interno della storia”. Poi un pensiero su Berlusconi: ”Glielo dicevamo: attento, Renzi è un avvoltoio, non ti lascia manco le briciole. Mi dispiace che Forza Italia si sia prestata. Hanno votato una legge elettorale che è una schifezza immonda, e una riforma della Costituzione che è una doppia schifezza immonda, per portare a casa che cosa? Un cattocomunista al Quirinale»”. Per quanto riguarda le regionali Salvini non ha dubbi su Alfano: “Ha scelto la Bindi. Con Forza Italia vediamo. Non c' è niente di deciso. Abbiamo candidati forti in Veneto, Liguria, Toscana, Umbria. Non aspettiamo nessuno”. L’obiettivo di Salvini è ricostruire il centrodestra.

In un'intervista a Tommaso Montesano, Meloni dice: “Il centrodesrtra è finito. Chi vuole un’alternativa deve unirsi, Mi rivolgo al Carroccio ma anche ai dissidenti di Fi, Ncd e M5S”. Anche lei ha un giudizio tranchant su Alfano: “Non lo considero neanche di centrodestra, con il suo mvoto a Matterella, Ncd ha spento ogni minimo barlume di autonomia confermandosi ostaggio di Renzi.