Campi rom, parla Davide Casadio, presidente dei sinti e rom: "Se mi regalano una villa, non la accetto"
La proposta di Angelino Alfano di abbattere i campi rom e trasferirne gli abitanti in case stabili ha sollevato critiche nel mondo della politica. Soprattutto in casa Lega nord, come c’era da aspettarsi. Ma, sorprendentemente, sono anche i nomadi stessi a rifiutare questa offerta. Davide Casadio, sinto italiano di 45 anni, è il presidente della Federazione nazione rom e sinti e, in un’intervista concessa a Il Giorno, ha spiegato il suo punto di vista. “Non tutti i sinti – ha dichiarato – vogliono andare a vivere in una casa. Io, per esempio, vivo in una casa mobile e se mi regalano una villa, non la accetto”.
Questione di abitudine - “Un sinto che per 40 anni ha vissuto in un certo habitat - ribadisce Casadio - poi viene mandato in una casa. Sarebbe spaventato, non riuscirebbe a pagare le spese, come la mantiene? Noi sinti viviamo giorno per giorno e non possiamo avere spese in più”. Nessuna spesa quindi, ma un graduale processo di trasferimento “dai mega campi alle micro aree, poi ai terreni privati e, infine, alle case. Non serve un taglio netto come pensa il Governo”.
Controfferta - Il problema secondo Casadio sta alla base, nell’integrazione fra i popoli che non c’è mai stata. Quello che servirebbe, ad esempio, è “un sussidio alle minoranze rom e sinti, riconosciute vittime dell' Olocausto”. Come accade in Francia o in Germania, ad esempio. Non solo, gli stessi comuni dovrebbero aiutare i nomadi nella ricerca del lavoro: “fanno fatica gli italiani a trovarlo e noi a ogni colloquio siamo mal visti. Se ogni Comune 'adotta' una famiglia di sinti, il problema è risolto”.
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