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lunedì 25 agosto 2014

Padova, i vigili sequestrano l'elemosina: la battaglia dei sindaci contro i mendicanti

Padova, i vigili sequestrano l'elemosina: la battaglia dei sindaci contro i mendicanti

di Matteo Mion 




Da vent’anni, quando qualcuno mi chiede della mia Padova, mi rabbuio. Glisso. Cerco di cambiare discorso: troppo desolante descrivere lo stato di degrado in cui l’hanno relegata tre giunte del comunista Zanonato. Così a maggio i padovani, nauseati dal lassismo progressista che agevolava lo spaccio indisturbato e una moltitudine di mendicanti nel centro storico, hanno sorprendentemente deciso di affidare il governo della città alla Lega, nella persona dell’ex senatore Bitonci. 

Il neo sindaco si è messo subito all’opera per mettere in sicurezza il capoluogo del Santo: lo sforzo è ammirevole quanto probante, perché riportare ordine dopo vent’anni di caos non è semplice. Le varie associazioni sinistrorse e i rappresentanti del Pd hanno subito tacciato di razzismo Bitonci. La Procura ha aperto un’indagine per istigazione al sequestro di persona, quando il nuovo assessore alla sicurezza Saia ha dichiarato: «Dobbiamo trattenere il più possibile i mendicanti nei presidi di polizia». Segnali inequivocabili che la giunta di centrodestra è sulla strada giusta per ripristinare un minimo di decenza e civiltà a Padova. Il primo cittadino patavino spesso stupisce per le misure di sicurezza innovative che intende applicare: «A settembre farò approvare in Consiglio comunale una riforma del Regolamento di Polizia urbana, inserendo il divieto di accattonaggio, inasprendo le multe e - novità assoluta - prevedendo il sequestro dei soldi raccolti dai mendicanti, la maggior parte dei quali svolge quest’attività in maniera molesta, importunando le persone ed esibendo menomazioni fisiche che spesso nemmeno sono vere». Queste le dichiarazioni agostane del sindaco Bitonci: insomma, il giro di vite contro delinquenti e mendicanti non va in ferie, anzi raddoppia.

Corretta l’intenzione del sindaco leghista, perché è inutile multare accattoni che mai pagheranno le sanzioni pecuniarie dei verbali a loro carico, ma continueranno indisturbati la loro attività. Solo il sequestro in flagranza dei denari raccolti a garanzia del successivo adempimento della sanzione pecuniaria può essere deterrente valido nei confronti di mendicanti e accattoni. Altrimenti siamo alle solite: ovvero multe e tasse le pagano solo le persone perbene, gli altri sono liberi d’infischiarsene senza alcuna conseguenza.

Complimenti per l’iniziativa, sindaco, ma si accerti sino in fondo che la Polizia municipale applichi le disposizioni, altrimenti rimarranno ottime sulle carta, ma troveranno l’ostruzione di chi desidera che tutto rimanga come prima. Se poi si leverà qualche Cassandra rossa per strimpellare ai quattro venti che Bitonci è un fascista perché se la prende con i mendicanti, sarà solo la conferma che il provvedimento è giusto. Per un decennio i perbenisti rossi hanno vituperato e accusato di nefandezze il leghista Gentilini che ha tenuto Treviso ordinata e pulita come una bomboniera. Se la città del Santo sciatta e stracciona splenderà come Treviso, Bitonci sarà razzista e Padova una perla…

Christian De Sica attacca la Rai e Fiorello: "Per i suoi show milioni di euro e per me non c'è spazio"

Christian De Sica attacca la Rai e Fiorello: "Per i suoi show milioni di euro e per me non c'è spazio"




Christian De Sica sbotta: il nuovo palinsesto Rai estivo proprio non lo digerisce e in un’intervista a Tv Sorrisi e Canzoni attacca: “D’estate mi trovo di fronte a tutte queste serate dedicate ai premi e a me fanno un gran tristezza. Mi sembra un refugium peccatorum per disperati, c’è gente più vecchia di me. Certo, fa mangiare le persone che li organizzano. Però non capisco l’utilità, forse per fare promozione alla città che li ospita? Ma servirà? Io con i vari ‘Vacanze di Natale’ so cosa significa fare promozione a una località: negli anni 70 Cortina era finita, poi ci abbiamo fatto un film ed è esplosa”.

L'accusa per Fiorello - Da anni si parla di un suo show in Rai (l’azienda pochi giorni fa ha anche dovuto contendere Manuela Arcuri a Mediaset), ma il motivo della sua mancata realizzazione a quanto pare è economico: “Mi hanno proposto un budget più basso di quello di Tale e quale. Tra i milioni dei programmi di Fiorello e le due lire che avevano preventivato dovrebbe esserci una via di mezzo. Le maestranze vanno retribuite, le scenografie vanno pagate. Quindi il progetto è rimasto fermo”. 

L'annuncio di Kasia Smutniak: "La figlia di Pietro Taricone adesso ha..."

Kasia Smutiniak: "La figlia di Pietro adesso ha un fratellino, è nato Leone"




Arriva la cicogna a casa di Kasia Smutniak. La bellissima attrice ha dato alla luce a Roma il piccolo Leone, nato dall’unione con il produttore Domenico Procacci. Il parto è avvenuto alcuni giorni fa ma la notizia è stata diffusa più tardi. La Smutniak ha già una figlia, Sophie, avuta con il compagno Pietro Taricone, scomparso tragicamente in un incidente con il paracadute nel 2010. Nel febbraio scorso l’attrice aveva partecipato come ospite al Festival di Sanremo e sul palco dell’Ariston aveva mostrato le prime rotondità della gravidanza, che fino ad allora era rimasta riservata (fotogallery). Recentemente ha poi partecipato alla cerimonia di consegna dei Nastri d’Argento dove ha ricevuto il premio come migliore attrice protagonista per il film “Allacciate le cinture” di Ferzan Ozpetek.

Così Aldo Grasso demolisce la Giannini: "Un ministro per caso che si fa fotografare nuda. E dopo il topless..."

Aldo Grasso: "Stefania Giannini ministro per caso. Dopo il top, cosa vien dop?"




La tagliente penna di Aldo Grasso si dedica a Stefania Giannini, il ministro dell'Istruzione balzato agli onori delle cronache per il topless in Versilia. Il critico del Corsera scrive: "La trasparenza è sempre stata una delle linee guida". E ancora: "Via ogni velo d'opacità o d'ipocrisia". Secondo Grasso, "questo deve aver pensato la Giannini, quando si è fatta fotografare 'biotta' in uno stabilimento balneare di Marina di Massa". Il critico si chiede: "Chissà se il topless rientra nel dress code dell'abito istituzionale". Quindi, ricorda che quello che definisce "ministro per caso (...) ha voluto stanare anche i ratti. La Giannini, appena giunta al mare, avrebbe telefonato al sindaco di Pietrasanta per segnalare la presenza di topi nel giardino della sua villetta". Insomma, un "uomini e topi (il romanzo di Steinbeck, ndr) in versione versiliese". Dunque, la conclusione, "racchiusa in una breve filastrocca di Toti Scialoja: Topo, topo, senza scopo, dopo te cosa vien dopo?". Mentre Grasso si chiede: "Dopo il top, cosa vien dop?".

LE MALEDIZIONI DI FINI "Prima di morire vorrei uccidere..." Ecco i nomi che sono nel mirino

Massimo Fini: "Vorrei uccidere Paolo Mieli (ma non ne vale la pena)"




Massimo Fini sul Fatto Quotidiano ci ricasca. Dopo aver detto chiaramente che se dovesse "scegliere nelle guerra dell'orrore io sto con quelli dell'Isis", adesso in lungo articolo confessa un desiderio: "Prima di morire devo uccidere qualcuno". Potremmo fermarci qui, ma Fini dà anche la lista delle sue probabili vittime. 

Chi vuole uccidere - In pole position c'è Paolo Mieli: "Prima di morire devo uccidere qualcuno. Paolo Mieli, per esempio. Perché tutte le volte, poche, che sono stato a cena con lui solo alla fine mi sono reso conto che mi aveva insultato per tutto il tempo. E’ abilissimo. Avvolgente, suadente, subdolo. Ma non ne varrebbe la pena. Gli darei una fama immeritata, sminuendo la mia".

Retroscena sul Cav - Subito dietro c'è Silvio Berlusconi, sui cui Fini racconta un retroscena: "Berlusconi, allora? Potevo farlo. Ero in Tribuna d’Onore per un Milan-Torino (1-1). Avevo dei posti regali, né troppo in alto né troppo in basso, che mi aveva dato il vicesindaco democristiano, Zoia, anche lui tifoso del Toro. Io stavo nel sedile più esterno, rasente la scaletta di pietra che divide i Vip dai SuperVip. Berlusconi arrivò all’ultimo momento salendo gli scalini a quattro a quattro con fare un po’ scimmiesco. Mi sfiorò, salutandomi (perché è cortese ed è uno dei suoi vantaggi su quegli spocchiosi della sinistra). Con la pistola – in Tribuna d’Onore, nonostante ci sia il più alto concentrato di mascalzoni, non si fanno controlli – avrei potuto seccarlo tranquillamente. Ma non volevo passare alla cronaca, se non alla Storia, per aver ucciso Silvio Berlusconi". 

Santanché graziata - Poi "grazia" Daniela Santanché: "Dice delle stronzate inaudite ma personalmente è molto simpatica. Quando la invitai a presentare il mio ‘Di(zion)ario erotico’, al posto di una cretina dal nome altisonante che mi aveva dato buca, fu molto sportiva, perché sapeva di essere una riserva in panchina, divertente e spiritosa. Poiché alla voce ‘Scarpe’ avevo scritto che le donne che portano i tacchi a spillo sono delle ‘oche giulive’ lei esibì orgogliosamente i suoi. In un’altra occasione, a un dibattito, eravamo seduti a fianco mentre parlava Grillini dell’Arcigay. E noi sotto il banco, come dei liceali, ci scambiavamo dei bigliettini feroci sui finocchi (pardon, non si può più dire, come ‘negro’, ‘vu’ cumprà’, ‘forza Vesuvio’, si rischia la galera). No, la Santanché no". A questo punto Fini parla anche di una grillina: "Per la verità una che mi piace c’è, dei 5stelle, ma non la strangolerei, la costringerei alle più umilianti prestazioni, la farei arrampicare nuda sul lampadario, giochetti che un tempo mi riuscivano abbastanza agevolmente, soprattutto con le femministe, le masochiste per eccellenza".

Versione kamikaze - Infine Fini dopo aver elencato la sua "lista della morte" afferma: "Imbragarsi da kamikaze alla Di Battista e distruggere un monumento famoso, come fece Erostrato? Il Colosseo dopo che Obama l’ha declassato a campo da baseball ha perso ogni appeal. Ma qualcosa che farei saltare volentieri in aria c’è. Il grattacielo a banana costruito davanti alle finestre di casa mia. Lo minerei e lo farei implodere su se stesso come fan gli americani". 

Brunetta si confessa: la sua paura, quella lite furiosa col Cav, le lacrime e l'errore più grande della sua vita...

Renato Brunetta: "Vi dico qual è stato l'errore più grande della mia vita"




Lui, che ha la fama del burbero, si mostra a cuore aperto e in casa del "nemico". Renato Brunetta si confessa al Fatto Quotidiano. Per prima cosa, premette: "Non dico mai sono felice, sempre quasi felice. Il mio appagamento esistenziale mi aspetta in futuro, un futuro che spingo ogni giorno più in là". L'azzurro, quindi, svela che la sua più grande paura è quella "di perdere la salute". Quindi un tuffo nell'infanzia, "a Campiello, vicino casa mia" dove da piccolo "disputavo partitelle di calcio infinite. Andavano oltre le 38 reti a 37. Il fischio lo davano i genitori che ci venivano a braccare". Sui genitori spiega: "Il padre era il dovere, la madre l'umanità".

Le liti col Cav - Poi, certo, si parla anche di politica. Della politica dopo la scissione Forza Italia-Ncd. E Brunetta spiega: "Io da capogruppo di Forza Italia gestisco 68 deputati, prima della scissione di Angelino Alfano erano molti di più. Rispondo a tutti e se non rispondo richiamo, anche di notte, all'una o alle due. Mia moglie mi comprende". Sui litigi con Silvio Berlusconi, spiega: "Io mi incazzo, tre volte mi sono incazzato davvero furiosamente con lui. Come quando mi impedì di partecipare alla conferenza stampa dopo la lettera della Banca centrale europea per non turbare uno che stava lì". E quell'"uno" è uno dei suoi più accesi rivali, Giulio Tremonti. Vi odiate?, chiede il Fatto. E Brunetta: "Preferisco non commentare. Ho tanti avversari che rispetto come Stefano Fassina, una persona onesta e competente. Non coltivo rancore a differenza di molti politici".

Dieci anni fa... - Su se stesso, spiega: "Sono laico e mangiapreti", "non ho mai messo piede in un oratorio, terribile imporre ai bambini la messa o il catechismo in cambio del gioco". Poi una confessione inaspettata: "Se piango? Molto. L'ultima volta mentre guardavo un film, era I ponti di Madison County. Lacrimavo come un vitello". Infine, quello che dice essere l'errore più grosso della sua vita: "Era un agosto di dieci anni fa a Venezia. Mio padre era caduto ed era in coma. (...) E io, accanto a mio padre morente, ho capito di aver sprecato tanto tempo. Il tempo senza vederci e senza parlarci. Prima di morire gli ho tenuto la mano e abbiamo cantato assieme. Anche se farfugliava, ci sembrava di intonare una bella canzone".

Dopo la porcata, ecco la "merdina" Calderoli: "Che boiata qusta riforma" E poi impallina la Boschi: "Vale zero..."

Roberto Calderoli: "La riforma è una merdina, la Boschi vale zero"




Fu il padre del Procellum, la riforma elettorale che senza peli sulla lingua definì "porcata". Oggi Roberto Calderoli è uno dei due relatori della riforma costituzionale passata in prima lettura a Palazzo Madama. Riforma che però non gli piace affatto. E dopo averla già definita "merdina", ribadisce il concetto al Fatto Quotidiano. "Vi assicuro - spiega Calderoli - che la riforma del Senato non piace nemmeno alla stragrande maggioranza dei senatori del Pd. All'inizio era una merda. Io l'ho fatta diventare una merdina". Ne segue che, dopo il Porcellum, Calderoli mette la firma anche sul "Merdinellum".

Boschi impallinata - Il leghista, nel dettaglio, spiega di averla migliorata perché "ho mantenuto le competenze specifiche delle Regioni, che altrimenti avrebbero fatto la fine delle Province. Ho rimesso i costi standard in Costituzione e sono riuscito a portare i sindaci senatori da 60 a 21". Quello che proprio non digerisce, però, è "la non elettività dei senatori" che "per dirla alla Fantozzi, è una boiata pazzesca". Per Calderoli, inoltre, "va ridotto anche il numero dei deputati". Il leghista, poi, si lascia andare a giudizi tutt'altro che lusinghieri su quella che è stata a lungo il suo primo interlocutore sulla riforma: "Non c'è mai stato un interlocutore all'altezza. Boschi zero. Ogni tanto Renzi. Alla fine si è fatto vivo Lotti". Insomma, una squadra di principianti, dove però la peggiore sembra Maria Elena. Quanto vale? "Zero", appunto.