Visualizzazioni totali

martedì 19 aprile 2016

C'è la retromarcia sui fondi pensione Quanto risparmi con gli sconti fiscali

Il governo fa marcia indietro: sconti fiscali sui fondi pensione



Il sistema pubblico delle pensioni è alla canna del gas. Ogni giorno o quasi escono indiscrezioni su come e quando il governo intenda intervenire per ritoccare assegni, reversibilità e altro. Allo stesso tempo, notizie allarmanti si susseguono sulle difficoltà che il nostro sistema previdenziale incontrerà tra una quindicina d'anni, quando i baby-boomers, i figlio del boom economico degli anni Sessanta, andranno in pensione trasformandosi da contribuenti a recepenti. Ora, pare, che il governo sta guardando anche altrove. Come riporta il quotidiano Il Messaggero, un altro fronte aperto è quello della previdenza complementare: nel 2015 il governo aveva alzato dall'11,5 al 20% l'aliquota dell'imposta sui rendimenti dei fondi pensione. Per le casse di previdenza, il prelievo era salito addirittura al 26%. Ora, Palazzo Chigi starebbe valutando una marcia indietro, insieme a un incremento della deducibilità fiscale dei versamenti effettuati. Obiettivo, spingere la cosiddetta "pensione di scorta" anche in vista di una possibile riduzione della contribuzione obbligatoria.

Un colpo al cuore di Berlusconi Scissione in Forza Italia: chi va via

Un colpo al cuore di Berlusconi. Scissione Forza Italia: chi esce



Forza Italia sembra essere arrivata al punto di non ritorno, e per questo oggi, martedì 19 aprile, Silvio Berlusconi partirà alla volta di Roma: dopo quattro giorni, il ritorno nella Capitale, dove il centrodestra continua a dilaniarsi nella corsa al Campidoglio. Il Cav scende a Roma con un solo obiettivo: trovare una soluzione al rebus Bertolaso, Meloni e, volendo, anche Marchini. Così non si può andare avanti, tanto che lo stesso partito sarebbe in rivolta. E la minaccia è delle peggiori: la scissione, un big bang azzurro subito dopo le amministrative. La minaccia è arrivata, chiara e tonda, dal partito romano.

Gli argomenti usati dagli "scissionisti" romani sono semplici: poiché Giorgia Meloni surclassa Guido Bertolaso nei sondaggi, Berlusconi dovrebbe farsene una ragione, spingere l'ex capo della Protezione civile a ritirarsi e dunque convergere sulla leader di FdI-An. Da parte del leader azzurro, sulla Meloni, resta il gelo: non ha mai digerito il primigenio "no" ad Alfio Marchini e, soprattutto, la scelta di candidarsi dopo Bertolaso, spinta e incoraggiata da Matteo Salvini. Ma da parte della Forza Italia romana, al Cav, è stato spiegato che in caso di tracollo alle urne "cavalcando" Bertolaso, per loro, l'esperienza sarà finita: poiché risalire la china sarebbe impossibile, direbbero immediatamente addio al partito.

"PRENDERANNO LE ARMI" La disgrazia dietro l'angolo Pansa e "i giorni contati"

Pansa: per Renzi una grande disgrazia dietro l'angolo


di Giampaolo Pansa


Quanti sono gli italiani che leggono l’Osservatore romano, il quotidiano della Santa Sede? Immagino pochi, nonostante sia un giornale ben fatto e sempre molto informato, grazie all’abilità professionale del suo direttore, Giovanni Maria Vian. Eppure in questi giorni si è discusso molto di un’intervista pubblicata dal foglio vaticano. A parlare era il vescovo cattolico Fragkiskos Papamanolis, il presidente dell’episcopato ellenico, uno dei dignitari che ieri hanno accolto Papa Francesco al suo arrivo nell’isola di Lesbo. Papamanolis gli avrà detto quello che aveva spiegato all’Osservatore romano? Penso di sì dal momento che in certi casi i preti, anche quelli più cauti, sanno andare giù duro. 

Il vescovo in questione, un signore con un bel viso corredato da una barba bianca, ha rivelato che in Grecia la questione dei migranti nelle isole elleniche sta diventando molto pericolosa. Non c’è pace tra gli ulivi di quel territorio. I furti e i saccheggi nei negozi di alimentari si stanno moltiplicando. Una quota di profughi, esasperati dalle traversie incontrate e dalle condizioni disumane di vita nei centri di accoglienza, diventano violenti e si abbandonano a gesti deprecabili.

Come reagiscono i greci di Lesbo e delle altre isole? Si stanno armando. Un negoziante di articoli per la caccia ha dichiarato alla televisione ateniese di aver venduto nelle scorse settimane più fucili e munizioni che in un anno. Altrettanto allarmanti sono le notizie che arrivano da paesi europei lontani dalla Grecia. Venerdì Libero ha rivelato quando sta accadendo in Bulgaria. La tivù di Sofia ha dedicato un servizio a Dinko Valev, un giovanottone di 28 anni, definito «super eroe» perché con altri bulgari, armati come lui di fucile, pattuglia il confine con la Turchia. 

Sono sintomi pericolosi di una tensione che l’arrivo continuo di profughi sta facendo crescere in Europa. Quanto ne sappiamo noi cittadini della Ue ancora al sicuro nelle nostre case? Poco o niente. Non ho trovato inchieste o studi che descrivano le conseguenze sui civili dello tsunami migratorio in atto. Anche libri importanti come L’assedio di Massimo Franco, pubblicato pochi giorni fa da Mondadori, volano alto e non si occupano di quanto succede in basso, nelle città, nei paesi, nelle strade. Dunque mi affido a quel che vedo e annoto nei miei taccuini. La prima sensazione è che, sotto il fastidio per la ciclopica transumanza, stia montando una rabbia pronta a esplodere. 

Di lavoro non ce n’è per tutti. Chi fa la spesa lamenta l’accattonaggio all’ingresso dei supermercati di gruppi sempre più folti di neri. Abbordano le signore chiamandole «mami» e pretendono una mancia, anche di un solo euro. Eppure non hanno l’aspetto dei mendicanti. Non di rado sfoggiano abiti buoni. Possiedono cellulari di ultima generazione o altre diavolerie elettroniche per chattare di continuo, senza smettere mai. 

L’italiano qualunque si infuria quando sente parlare di emergenza. La convinzione sempre più diffusa è che l'arrivo dei clandestini durerà per anni, creando problemi difficili da risolvere. Il rebus è dove collocare questi migranti. I centri di accoglienza sono al collasso, così dicono quanti li dirigono. Il governo ha sollecitato i comuni a fare la loro parte. E il motivo, non dichiarato, è evidente. 

Si comincia a parlare di requisizione degli alloggi sfitti. I sindaci dovrebbero indicare dove si trovino e a chi appartengano. L’augurio è che siano soltanto parole. Se accadesse davvero, vedremmo la rivolta anche degli italiani più miti. Con esiti che danno i brividi. 

Mi pare di aver capito che l’uomo della strada non creda per davvero all’equazione «immigrati uguale terroristi». Ma a giudizio di molti, l’Austria fa bene a sbarrare i confini. Però il vero problema è un altro. I migranti sono quasi tutti giovani e in gran parte maschi. Invece noi europei siamo un insieme di popoli vecchi. Se iniziasse un’epoca di tensioni etniche, saremmo destinati a perdere. Qualcuno sostiene che stiamo già perdendo. Ed elenca i vantaggi che i clandestini ottengono. A scapito dei residenti, poiché il denaro non ci sarà per tutti. 

Anche per questo motivo si va diffondendo una convinzione che sino a poco tempo fa non era di molti. Dice: il governo Renzi ha commesso l’errore fatale di non respingere sin dall’inizio i barconi che partivano dalla Libia in direzione dell’Italia. Bisognava minacciare di affondarli e, se necessario, farlo subito. Ci sarebbero stati dei morti? Pazienza, il medico pietoso uccide l’ammalato.

In casa nostra è prevalsa la carità dei cattolici, dei preti, dei vescovi e di Papa Bergoglio. Nessuno ha dimenticato la visita del Pontefice a Lampedusa e il suo invito ad accogliere tutti i clandestini. 

«Adesso dovremo tenercela in casa, questa gente che campa alle nostre spalle!» impreca l'italiano qualunque. Il successo della Lega e soprattutto del suo leader, Matteo Salvini, nasce da questo umore acre. Tanti sono convinti che il leghismo muscoloso non andrà mai al governo. Ma questo non incrina il prestigio del leader in felpa da battaglia. Anche lui, come il bulgaro Dinko Valev, è considerato un super eroe. Se riempie le piazze, il motivo è soltanto questo, non il programma leghista che quasi nessuno conosce. 

Del tutto opposto è il giudizio su Matteo Renzi, il premier. Se ascoltiamo quel che si dice di lui nei bar, in trattoria, sul treno e per strada, la sensazione è una sola: la sua popolarità sta calando con una velocità imprevista. A incrinarla è l’atteggiamento nei confronti delle ondate migratorie. Può essere possibile che il premier riesca a fermare la discesa dei consensi, però non sarà un esercizio facile. 

I capi d’accusa contro di lui sono parecchi. È un cattolico, ragiona come un boy scout, non si metterebbe mai contro Papa Bergoglio. Ma è soprattutto un parolaio a vuoto, un fancazzista che si vanta di successi inesistenti. Anche le sue ultime uscite sembrano fatte apposta per irritare la gente senza potere. Renzi ha appena detto: «In Italia non c’è un’invasione in corso. I numeri degli sbarchi sono appena qualcuno in più rispetto all’anno passato». 

Le cifre diffuse dai suoi uffici lo smentiscono. Il ministero dell’Interno rivela che negli ultimi tre mesi di questo 2016 sono sbarcati sulle coste italiane 24mila clandestini, il 25 per cento in più rispetto al primo trimestre del 2015. Soltanto negli ultimi tre giorni abbiamo accolto seimila migranti. E altri ne arriveranno.

Un signore anziano mi ha detto, infuriato: «Se Renzi non è in grado o non vuole impedire l’arrivo dei barconi, almeno ci racconti la verità. Non credo che il premier sia un bugiardo seriale. Del resto tutti i capi di governo mentono. Ma lui ha la menzogna facile. Credo che molti italiani se ne ricorderanno quando si andrà a votare per il nuovo Parlamento». 

È una previsione esatta? Anche il Bestiario, nel suo piccolo, è tenuto a dire la verità. Il sottoscritto ritiene che le grandi masse abbiano la memoria corta. E il giorno che si apriranno le urne, in tanti andranno a votare per Renzi, per mancanza di avversari. Nel frattempo, lui avrà messo in piedi il suo gioco di prestigio più sopraffino: il Partito della Nazione. A impedirgli di stravincere può essere soltanto una grande disgrazia legata all’invasione dei clandestini. Nessuno se la augura. Ma è dietro l’angolo. 

Ufficiale: il sorpasso nei sondaggi Mentana, verdetto affonda-Renzi

Sondaggio di Mentana, è ufficiale: il centrodestra sorpassa il Pd



Il sorpasso ora è ufficiale: anche per il sondaggio di Emg Acqua per il TgLa7 di Enrico Mentana, il centrodestra unito supererebbe il Pd di Renzi. Si tratta "soltanto" di mettere d'accordo tutte le parti in causa: impresa non da poco, per la verità. 

Sale la Lega Nord - Nell'ultima rilevazione, il Pd cala al 30,6% (-0,3), con il Movimento 5 Stelle stabile al 27,3%, la Lega Nord in aumento dello 0,3 (oggi al 14,7%), Forza Italia ancora al 12,2 per cento. Dietro, sale sia pur di poco Sinistra italiana (4,6%, più 0,1), Fratelli d'Italia resta al 4,4% mentre è piuttosto pesante l'arretramento di Ncd, calato di 0,4 punti e ora al 3% tondo. 

Al ballottaggio - Stando così le cose, il centrodestra unito sarebbe al 30,6% (+0,4) superando il Pd renziano (30,1%, -0,4). Al ballottaggio, i 5 Stelle batterebbe il Pd (52%, ma vantaggio in calo dello 0,7) mentre il Pd avrebbe la meglio con il centrodestra (51%, anche in questo caso forbice in diminuzione dello 0,7), mentre il divario maggiore si registrerebbe tra 5 Stelle e centrodestra (grillini al 53,1%, +0,1).

lunedì 18 aprile 2016

La Germania ammazza l'Europa Cosa vuole tassare per i migranti

La Germania: eurotassa sulla benzina per salvare i migranti



Ma sì, tiriamoci una bella martellata sulle palle. La proposta della Germania per trovare le risorse economiche con cui gestire la crisi dei migranti (tradotto: dare miliardi alla Libia perchè faccia filtro anzichè far passare tutti i disperati diretti in Europa) è nientemeno che una eurotassa sulla benzina. E certo, a Berlino e dintorni mica hanno le accise varie e i contributi più ridicoli e assurdi che noi paghiamo in Italia. Così, alè, tassiamo la benzina. Il ministro tedesco Wolfgang Schaeuble ne ha già discusso col presidente della commissione europea Jean Claude Juncker. La proposta tedesca è alternativa a quella avanzata da Renzi per realizzare degli Eurobond con cui trovare le risorse per la gestione degli sbarchi, alla quale stamattina la cancelliera tedesca Angela Merkel ha opposto un secco no. 

Caivano (Na): Via Puccini, Emione: Vicino alla famiglia della Signora Rita Grimaldi deceduta ieri in Ospedale

Caivano (Na): Via Puccini, Emione: Vicino alla famiglia della Signora Rita Grimaldi deceduta ieri in Ospedale


di Francesco Emione

Architetto Francesco Emione
Liberi Cittadini

Appresa la notizia del decesso della signora Rita Grimaldi, a seguito dello scoppio in Via Puccini. In rappresentanza del gruppo politico Liberi Cittadini non possiamo che unirci al dolore della famiglia Grimaldi, auspicando una maggiore concretezza da parte dell'amministrazione Monopoli nell'aiutare le famiglie colpite dalla tragedia. 

Mattarella, la scelta molto sospetta Cosa ha fatto nel giorno del voto

Mattarella, la scelta molto sospetta: cosa ha fatto nel giorno del voto



Nel giorno del referendum, Sergio Mattarella si è palesato in tarda serata. Per la precisione dopo le 20.30. Un'orario tutt'altro che casuale per recarsi alle urne a votare. Una scelta che ha un chiaro significato politico: i maligni, infatti, sussurrano che il Colle abbia voluto dare un aiutino a Matteo Renzi.

Già, perché se il Capo dello Stato "latita", e insomma non va a votare al referendum sulle trivelle, il messaggio è chiaro: la consultazione è inutile, anche per lui. Ma il fatto che abbia scelto la tarda sera per esercitare il suo diritto è ancor più sospetto: forse per lui il referendum contava, ma per questioni di realpolitik meglio se non avesse raggiunto il quorum, come è accaduto. Perfetto, dunque, votare a tarda sera, rompendo la consolidata prassi degli inquilini del Quirinale, che di solito, alle urne, si recano di primissima mattina (eccezion fatta per un lontano precedente che riguardò Cossiga).

Il sospetto, dunque, è che a causa del forte valore politico assunto dal referendum, Mattarella abbia scelto di influire il meno possibile sull'esito della consultazione, "nascondendosi". Già, perché l'inquilino del Colle, è cosa nota, della stabilità di governo ha fatto il suo pallino. E se quel referendum fosse passato, le conseguenze per Palazzo Chigi avrebbero potuto essere tragiche.

Scopri la nuova collezione Silvian Heach SS16

Scopri la nuova collezione Silvian Heach SS16



Spring in Sight: Più spendi più risparmi. Per una spesa di 100 euro riceverai uno sconto di 20 euro direttamente in carrello, in esclusiva sulla linea SH. Visita il sita: www.silvianheach.com

Marchionne scatena un altro terremoto: "Chi arriva in Formula 1" (non è l'Alfa)

Marchionne scatena un altro terremoto: "Chi arriva in Formula 1" (non è l'Alfa)



Dopo il Gp di Cina, col tentato suicidio al via di Sebasitan Vettel e Kimi Raikkonen (che poi hanno raddrizzato una gara che avrebbe potuto essere ben più gloriosa), parla il presidentissimo Ferrari, mister Sergio Marchionne. "Che dire...una cosa molto non Ferrari...imbarazzante. Erano molto più imbarazzati di me", ha affermato sui piloti. Comunque, il manager, si è mostrato insolitamente conciliante: "È stata una svista, credo, che sfortunatamente ci è costata un bel po' durante la gara. Detto questo, quello che ha fatto Vettel, e anche Raikkonen contro Hamilton, alla fine è stato un capolavoro".

Ma dopo le considerazione sul Cavallino, Marchionne cambia target e obiettivi. Nel mirino ci finisce, ancora, il padre-padrone del circus, Bernie Ecclestone: "È molto bravo nelle trattative ma prima o poi tutti dobbiamo andare in pensione - afferma sibillino -. E quando sarà, dovremo ripensare tutto, costruire una F1 più solida. Con una vera struttura". E il candidato per la rifondazione, va da sé, è lui. Ma è quando si parla dell'arrivo di nuovi competitor in Formula 1 che all'uomo in pullover sfugge una frase interessante: "Mi auguro che arrivino. Audi? Sarebbe perfetta". Insomma, nel circus potrebbero arrivare altri tedeschi. E quando gli ricordano che i tedeschi, si pensi alla Mercedes, sono bravi a fare auto, Marchionne risponde così: "La Ferrari il proprio mito l'ha costruito confrontandosi con i migliori. Battere la Manor non serve a costruire nessun mito".

Infine, si parla di Alfa Romeo. Gli si chiede se quella del ritorno della scuderia in F1 fosse una boutade, e lui risponde: "No. È un progetto vero. Ma prima dobbiamo farci qualche soldo, con l'Alfa, poi proveremo ad entrare. Cavolo, abbiamo più titoli noi con quel marchio lì di molta altra gente che sta qua".

Salvini rivela quello sfregio subìto: "Ecco cosa mi combina Berlusconi"

Salvini rivela lo sfregio subito: "Ecco cosa mi fa Silvio Berlusconi"



A meno di due mesi dalle elezioni, Matteo Salvini ribadisce di non sapere "cosa faranno gli altri partiti", ma per lui una cosa è certa, dice in una intervista al Messaggero: "Irene Pivetti sarà capolista e dopo di lei ci saranno altri nomi importanti. Saranno delle belle liste e saranno in appoggio al candidato sindaco Giorgia Meloni". Punto. Sull'ipotesi di un appoggio del centrodestra ad Alfio Marchini non vuole nemmeno parlare. Sarà per questo forse che con Silvio Berlusconi "è un po' di tempo che non ci sentiamo. E non mi risulta che siano previsti incontri nei prossimi giorni con il Cavaliere". Non che il leader della Lega non voglia vedere il Cavaliere: "L'esatto contrario. Io mi sono reso disponibile, anche recentemente, ma non posso certo autoinvitarmi a casa altrui se la mia presenza non è gradita".

Secondo Salvini in questo momento "vincere significa una sola cosa", che "anche altri decidano di puntare su Giorgia Meloni. La quale a detta di tutti, ma proprio tutti i sondaggi, è di gran lunga quella che nell'area del centrodestra raccoglie più consensi". Non solo: "A un mese e mezzo dalle elezioni nessuno ha ancora parlato di programmi solo per stare dietro a queste beghe. Adesso basta: noi partiamo con la raccolta firme e cominciamo a parlare coi romani dei problemi della loro città. E' l'unica cosa che conta. Il passato è passato".

VOLANO INSULTI NEL PD Caos dopo il referendum: parole grosse, chi si scanna

Il referendum fallisce, il Pd anche. Volano gli insulti: ecco chi si scanna


di Fausto Carioti


Due opposizioni da reinventare. Anzi tre, contando pure la Cosa rossa che potrebbe (avrebbe potuto?) coagularsi attorno al corpaccione del governatore pugliese Michele Emiliano, almeno sino a ieri aspirante rivale di Matteo Renzi alla leadership del Pd. Alla fine ha votato un terzo degli elettori, ben meno del quorum del 50% richiesto dalla Costituzione per rendere valido il risultato. Eppure sulla carta i rivali di Renzi avevano i numeri per metterlo alle corde. A favore del referendum si erano pronunciati innanzitutto i grillini, che i sondaggi accreditano di percentuali attorno al 26%. Stessa cosa aveva fatto la Lega, collocata sul 14%. Se solo gli elettori di questi due partiti avessero seguito le indicazioni, ieri si sarebbe presentato ai seggi il 40% degli italiani. Al conto vanno poi aggiunti i Fratelli d’Italia (5%), Sinistra Italiana (4%), altri cespugli di sinistra (2% circa) e ovviamente una parte non definita, ma comunque ampia, di Forza Italia, partito tuttora quotato attorno al 13-14%, nonché una fetta di quel Pd che Renzi ha schierato ufficialmente per l’astensione, ma che governa in sette delle nove regioni che hanno promosso il quesito. Per i Cinque Stelle e i partiti a sinistra del Pd il no alle trivelle (e ai combustibili fossili e alle multinazionali depredatrici ecc. ecc.) doveva inoltre essere un tema “identitario”, capace di far mobilitare gli elettori con uno schiocco di dita, per ricavarne a gioco concluso un bel dividendo elettorale. E invece.

Alla fine, più di tutto questo, ha pesato la scelta di Renzi di ridurre al minimo l’informazione sul referendum, di non accorpare il voto con le elezioni amministrative di giugno e di tenere i seggi aperti per un solo giorno: lussi che può permettersi solo chi sta al governo. Così il quorum è rimasto lontano e il premier può pensare alle sfide che per lui saranno decisive: le Comunali, appunto, e il referendum sulla riforma costituzionale di ottobre, appuntamenti ai quali conta di presentarsi portando in omaggio agli italiani sconti fiscali e altre prelibatezze elettorali. Il governo sta lavorando a un taglio dell’Irpef per i lavoratori dipendenti, al calo della pressione fiscale sulla previdenza complementare, a una riduzione degli oneri contributivi sul costo del lavoro e a un bonus bebè per il secondo figlio: tutte cose da annunciare nell’imminenza delle prossime chiamate ai seggi.

È contro questo Renzi pronto a creare deficit pur di vincere, e ripartendo da un risultato come quello di ieri, che le opposizioni devono trovare un modo per contendere al Pd il governo del Paese. Anche ieri i Cinque Stelle hanno confermato tutti i loro limiti: bravissimi a fare caciara, inadeguati quando si tratta di convincere la maggioranza degli italiani della bontà delle loro proposte. La scomparsa di Gianroberto Casaleggio, l’unico tra loro dotato della cultura necessaria a maneggiare le categorie della politica, rischia di essere letale per il “movimento”. La vittoria alle Comunali di Roma sarebbe un ottimo ricostituente, ma se dovesse andare male nella capitale (a Milano e a Napoli grosse possibilità non se ne vedono) il mito grillino della crescita felice sino alla conquista del potere subirebbe un brutto colpo.

Per il centrodestra la lezione del voto di ieri è che inseguire i Cinque Stelle e la Cgil su temi come il contrasto alla modernità e all’impresa non paga. La buona notizia è che Stefano Parisi, che contende al pd Beppe Sala la guida di palazzo Marino, rappresenta l’esatto opposto di quello che volevano i promotori del referendum: è da lui e dal suo approccio pro-mercato che la coalizione riparte, non solo a Milano.

L’impressione è che a Renzi, ancora per qualche tempo, i problemi maggiori continueranno a crearglieli a sinistra. Emiliano, che per tutto il pomeriggio è andato in giro a dire che il quorum era a portata di mano, dopo il voto di ieri rappresenta un pericolo ancora minore di quanto fosse alla vigilia. Ma anziché compattare il Pd sulla linea vincente del segretario-premier, la vittoria ha approfondito la spaccatura tra le due anime del partito.

I seggi erano ancora aperti e già volavano gli insulti. In prima fila l’ultrà renziano Ernesto Carbone, che dopo la diffusione dei dati sull’affluenza alle 19 ha pensato di sfottere con un tweet i referendari, iniziando dai compagni di partito: «Prima dicevano quorum. Poi il 40. Poi il 35. Adesso, per loro, l’importante è partecipare #ciaone». Il bersaniano Miguel Gotor, decisamente uno dei più educati a rispondergli, lo accusa di «atteggiamento irresponsabile» e gli fa presente che «esaltare la scelta dell’astensione alla vigilia di importanti elezioni amministrative e pochi mesi prima del referendum sulla Costituzione rischia di trasformarsi in un pericoloso boomerang per lo stesso Partito democratico». Questo mentre lo staff di Palazzo Chigi accusava Emiliano di «retwittare chi odia il Pd», nientemeno. La resa dei conti di Renzi con i suoi avversari culminerà nel referendum di ottobre, ma è iniziata ieri sera.

CUPE PREVISIONI Viene giù tutto, ciao pensioni L'anno: quando spariranno

Nel 2030 troppi pensionati: assegni a rischio



Nel 2030 il sistema pensionistico italiano potrebbe implodere. Il 2030 non è una data a caso: è l' anno in cui andranno in pensione i figli del baby boom del biennio 1964-65, quando l' Italia nel pieno miracolo economico partorì oltre un milione di bambini. Quei bambini, al compimento dei 66-67 anni, busseranno alla porta dell' Inps. Un picco di richieste che si tradurrà in uno choc, soprattutto se la crescita economica rimarrà modesta. Il periodo più critico arriva fino al 2035. Poi, se le casse dell' Inps reggeranno, anno dopo anno la situazione dovrebbe migliorare per stabilizzarsi tra il 2048 e il 2060. All' Inps,come riporta il quotidiano La Stampa, ammettono che "qualche problema potrebbe esserci fino al 2032, quando il sistema sarà tutto contributivo".

Gian Carlo Blangiardo, ordinario di Demografia all' Università Bicocca di Milano, Ha appena rielaborato i dati Istat in uno scenario che svela un processo di invecchiamento inarrestabile: "Il rapporto tra la popolazione attiva (20-65 anni) e i pensionati raddoppierà nel giro di una generazione. La percentuale di pensionati rispetto ai lavoratori passerà dal 37% di oggi al 65% nel 2040. Questo significa: il doppio del carico previdenziale. A parità di condizioni, in pratica, servirebbe raddoppiare la produttività. I 16 milioni di pensionati di oggi aumenteranno fino a 20 milioni, in meno di 25 anni. "Tra i nuovi pensionati e chi muore, cioè tra chi entra e chi esce dal sistema previdenziale, c' è uno sbilancio che oggi è nell' ordine delle 150 mila unità. Nel 2030 salirà a 300 mila e resterà tale fino a circa il 2038". Non resta che tenere le dita incrociate.

"Siete solo ipocriti, falsi e ladri" Renzi vince e sfotte: ecco chi

Renzi vince il referendum e parte all'attacco degli sconfitti: "Ipocriti, falsi e rubasoldi"



Qualche minuto appena e poi, dopo aver appreso i dati sull'affluenza alle urne per il referendum sulle trivelle, Matteo Renzi è apparso in diretta tv. Lui, che aveva liquidato la consultazione come "una bufala" senza rilievo politico, è passato all'incasso e i primi passaggi del suo intervento sono stati incendiari. Dopo ave invitato gli italiani che lavorano a brindare per la difesa compita di 11mila posti di lavoro (quelli connessi alle trivelle), il presidente del Consiglio è partito lancia in resta contro le Regioni, vere promotrici del referendum definendo i loro presidenti (il pugliese Emiliano, suo concorrente per la leadership nel Pd in primis) "Ipocriti", "falsi", "spreca soldi". "Si riempiono la bocca di mare pulito e poi sono i primi ad avere poca cura dei loro mari perchè non fanni i depuratori". E sul costo del referendum ha parlato di "300 milioni di euro buttati l vento: 300 milioni coi quali si sarebbero porute acquistare 350 carrozze per nuovi treni, per il trasporto pulito".

domenica 17 aprile 2016

ADESSO È TERRORE PURO Renzi a casa? Occhio ai dati: l'affluenza al referendum

ADESSO È TERRORE PURO Renzi a casa? Occhio ai dati: l'affluenza al referendum




Arriva il primo dato sull'affluenza al referendum sulle trivelle. Secondo i dati diffusi dal ministero dell'Interno, intorno alle 12 si è recato alle urne circa l'8% (il dato è relativo a 5.617 comuni su 8mila totali). Nel dettaglio, è la Basilicata la regione in cui si sta verificando l'affluenza più alta, con oltre l'11 per cento; segue la Puglia al 10 per cento. Al Nord spicca il Veneto, tra i nove enti promotori della consultazione, con affluenza al 9,90 per cento. Le regioni che votano di meno, invece, sono Sicilia e Calabria, con affluenza sotto al 6 per cento.

Il dato sull'affluenza preoccupa Matteo Renzi: l'8%, infatti, non è un dato basso (si consideri che ai referendum del 2011 si parlò di "affluenza-boom" perché alle 12 del primo giorno si recò alle urne l'11% degli aventi diritto). Nonostante tutte le voci che affermavano il contrario, il raggiungimento del quorum ora è possibile. Come detto, una pessima notizia per il governo: de facto, più che sulle trivelle, questo è un referendum sul governo Renzi (e, in caso di raggiungimento del quorum, è piuttosto scontata la vittoria dei "sì", ovvero un "no" alle trivelle e all'esecutivo). Resta però l'incertezza, perché a questo referendum si può votare soltanto oggi, domenica 17 aprile.

RENZI, MOSSA DISPERATA Cambia la legge all'ultimo: obiettivo, non andare a casa

La mossa disperata di Renzi: all'ultimo secondo cambia la legge (per non andare a casa)


di Elisa Caleffi


Anche in queste ore, tra gli ultimi appelli contro e pro trivelle, Matteo Renzi ha in mente solo una scadenza: il referendum costituzionale in autunno. Tutto il resto, il quesito su cui si vota oggi e persino le elezioni amministrative, li vede come passaggi più o meno complicati, ma gestibili. Per quanto riguarda il referendum di oggi, a Palazzo Chigi sono convinti che il quorum non sarà raggiunto. La partita, si dice, si giocherà sulla percentuale della partecipazione. I fautori del “sì” hanno posto l’asticella sul 40%. Se si raggiungerà, diranno che è un successo. «Dieci punti in meno del quorum», si nota tra i fedelissimi del premier. Ma tant’è. Più l’affluenza si avvicinerà al 40%, più benzina avranno gli avversari del governo, più si avvicinerà al 30%, meno ne avranno. In ogni caso, l’eventualità che il referendum sia valido è ritenuta remota.

Per quanto riguarda le Amministrative, negli ultimi giorni c’è grande preoccupazione, tra i colloboratori del premier, per Milano: la forbice tra Beppe Sala e Stefano Parisi diminuisce ogni giorno, ieri un sondaggio di Nando Pagnoncelli fissava la distanza a poco più di un punto (38,1% contro 37,1%). Ma la corsa è ancora lunga. E comunque, si dice, se si arriva al ballottaggio, poi è un’altra partita.

Resta la sfida delle sfide: il referendum costituzionale. Il punto è che Renzi deve arrivarci bene, non con l’acqua alla gola di una ripresa anemica e di inchieste vaganti. Per questo ha immaginato due step. Fondati su una regola aurea: gli elettori votano con il portafoglio. La parola d’ordine è valorizzare l’azione del governo nel tagliare le tasse. Il primo passaggio, come ha anticipato ieri al Qn, sarà celebrare il 16 giugno l’abolizione della tassa sulla prima casa: «Il 16 giugno in mille piazze d’Italia il Pd organizzerà la Festa dell’Imu», ha detto. Idea che ricorda il No Tax Day berlusconiano, lanciato nel novembre 2014. Ma Renzi non se ne cura, anzi. Ha sempre teorizzato che per vincere bisogna andare oltre il recinto della sinistra. E questo è tanto più vero in una consultazione come il referendum costituzionale, dove contro di lui si coalizzerà un fronte molto ampio.

Certo, si ammette tra i suoi, non è casuale il fatto che il 16 giugno sia tre giorni prima dei ballottaggi. Se ora Renzi si tiene alla larga dalle Amministrative, è probabile che dopo il primo turno dia una mano ai candidati del Pd impegnati nel secondo turno. Soprattutto a Roma o a Milano. «A quel punto l’alternativa sarà Renzi contro Grillo o Renzi contro Berlusconi», si dice tra i suoi. La festa dell’Imu, però, è solo una trovata comunicativa. La “ciccia” sarà un provvedimento fiscale che riguardi le famiglie. Sulla falsariga degli 80 euro, che non a caso vennero annunciati poco prima delle elezioni europee. Quelle nelle quali il Pd raggiunse il record del 40%. Anche di questo ha parlato ieri al Qn, dopo averne accennato nell’ultima e-news: «Pensavamo di intervenire sull’Ires nel 2017 e sulle famiglie nel 2018, ma tutti, anche gli imprenditori, mi dicono che è urgente mettere più soldi nelle mani delle famiglie». Il cronoprogramma prevedeva nel 2016 la cancellazione della Tasi e dell’Imu agricola, nel 2017 il taglio dell’Ires (dal 27,5% al 24%), nel 2018 un intervento sull’Irpef.

L’idea è di anticipare all’anno prossimo, quindi inserendolo nella legge di stabilità che si voterà alla fine di quest’anno, una misura che incida sul reddito delle famiglie. Si stanno studiando varie ipotesi. Una è di anticipare l’intervento sulle aliquote Irpef, quello previsto per il 2018. Un’altra è di lavorare sulle detrazioni fisacli e sugli assegni familiari, quindi sulla parte imponibile del reddito. Questa via ha il vantaggio che potrebbe essere anticipata rispetto alla legge di stabilità. Si potrebbe sfruttare, si dice, il lavoro che si sta facendo nella delega fiscale e in quella contro la povertà sul riordino delle tax expenditures, ossia la montagna di detrazioni fiscali arrivate a 799 per oltre 300 miliardi. Renzi vuole annunciare questa misura già a giugno. Per inserirla, successivamente, in un decreto o nella legge di stabilità. Del resto, che sia questa la ricetta, lo dicono ormai tutti. «Se si vuole stimolare la domanda e i consumi», spiegano i suoi collaboratori, «bisogna mettere soldi nelle tasche degli italiani, ce lo chiedono anche gli imprenditori». Con quale formula è un affare che dovranno definire Nannicini e i tecnici del Mef.

OPERAZIONE COMPIUTA Cav, il sorpasso ora è realtà: il sondaggio che cambia tutto

Cav, operazione sorpasso compiuta. Il sondaggio cambia tutto: le cifre



Milano è sempre Milano. È lì che si respira prima l'aria che tirerà in futuro nel Paese. Per questo, guardando i risultati del sondaggio Ipsos realizzato tra il 9 e il 13 aprile sulle elezioni per il sindaco del capoluogo lombardo, Matteo Renzi dovrebbe toccare qualcosa di più del classico ferro. Perché il margine di vantaggio del suo candidato, l'ex numero uno di Expo Giuseppe Sala, si è ridotto ai minimi termini: Ipsos lo dà al 38,8% contro il 37,1% del suo avversario di centrodestra Stefano Parisi. Il 5 Stelle Gianluca Corrado segue col 16,5% davanti al veterano Basilio Rizzo col 3,5%.

Se poi si guarda al voto di lista, si scopre che il sorpasso del centrodestra c'è già stato: i partiti che sostengono Parisi messi insieme (Forza Italia, Lega, Fratelli d'Italia, Milano Popolare e Lista Parisi) arrivano al 36,5% delle preferenze, contro il 35,9% di quelli che sostengono Sala: Pd, Lista Sala, Sinistra per Milano e Italia dei valori.

Un altro indice a favore di Parisi è quello delle risposte alla domanda se il nuovo sindaco dovrà proseguire o meno nella direzione e nel lavoro di Giuliano Pisapia: a gennaio il 39% degli intervistati da Ipsos rispondeva che bisognava proseguire nel solco del sindaco uscente, mentre oggi quella percentuale è scesa al 32%. Il 57%, invece, ritiene che si debbano cambiare sostanzialmente contenuti e modo del governare.

Le cattive notizie per il centrodestra, però, arrivano dal ballottaggio: ad oggi, sempre secondo la rilevazione in esame, si imporrebbe Sala con il 52% (contro il 48% di Parisi). Va però detto che lo svantaggio è assolutamente colmabile: all'inizio della campagna elettorale, infatti, il candidato del Pd veniva dato come vincente sicuro. Ma l'aria, appunto, è cambiata.

Truffati dalle banche e pure umiliati A chi regala 800 mln il governo Renzi

Truffati dalle banche e pure umiliati: il governo dà agli istituti 800 milioni


di Franco Bechis
@FrancoBechis


È l’ultima beffa che il governo ha preparato per i risparmiatori truffati di Banca Etruria, Banca delle Marche, e Casse di risparmio di Ferrara e di Chieti. All’inizio della prossima settimana arriverà in consiglio dei ministri un nuovo decreto, che in teoria avrebbe dovuto regolare i rimborsi a chi ha perso tutto il 22 novembre scorso, ma che nella sua vera sostanza farà un nuovo incredibile regalo al sistema bancario. Perché la ciccia più corposa contenuta nelle bozze che circolano in queste ore, e anticipata dallo stesso viceministro dell’Economia Enrico Zanetti, sarà un regalo non da poco che il governo fa al sistema bancario. Il decreto infatti sanerà una dimenticanza provvidenziale della Banca d’Italia (che in questa vicenda ha inanellato una sfilza di errori che non onorano certo l’antica competenza e prestigio maturati nei decenni), e stabilirà di trasferire in capo alle nuove banche circa 800 milioni di euro di crediti di imposta che sono restati in pancia alla bad bank creata il 22 novembre dello scorso anno con i decreti di risoluzione.

Da dove derivano quegli 800 milioni? Lo diciamo in parole povere: le banche avevano pagato negli anni tasse anticipate sulla loro attività, fra cui c’era anche la concessione di prestiti alla clientela e l’emissione di strumenti finanziari come le obbligazioni ordinarie e subordinate. Il 22 novembre con i decreti di risoluzione è stata decisa una clamorosa svalutazione dei crediti derivanti da quelle attività condizionata da una operazione fatta pochi giorni prima da Banca Etruria, che aveva venduto (quasi regalato) a Fonspa al 14,7% del loro valore circa 300 milioni di propri Npl (non performing loans, crediti in sofferenza). Grazie alla solerzia degli uomini di Bankitalia che stavano lavorando ai decreti di risoluzione, quella operazione è stata comunicata alla Commissione europea come «operazione di mercato», e come tale è stata presa a riferimento dalla Ue per dare il proprio ok alle svalutazioni che sarebbero state fatte per le 4 banche il 22 novembre successivo.

Un falso clamoroso, perché sul mercato solo la vendita di Etruria a Fonspa è arrivata a cifre così basse (oggi la media di cessioni di Npl oscilla qualche punto sopra il 30% del valore dei crediti), e l’affare l’ha fatto il compratore, perché ha potuto scegliere i 300 milioni in un pacchetto di sofferenze assai più ampio. Una volta svalutate in modo così selvaggio (che il governo invece definisce benignamente «molto prudenziale») le sofferenze, le vecchie banche hanno guadagnato il diritto a vedersi rimborsare sotto forma di crediti di imposta quelle tasse già pagate su attività il cui valore si era ridotto così sensibilmente. Almeno 160 milioni di euro di quegli 800 milioni però sono crediti di imposta nati sull’azzeramento da 750 milioni a zero delle obbligazioni subordinate. Nascono quindi dalla ormai certa truffa ai piccoli risparmiatori. Invece di essere accantonati per trovare soluzioni ulteriori per il loro rimborso, vengono allegramente regalati alle nuove banche per «renderle più appetibili», come dice il Tesoro, ai compratori. Sono soldi dei risparmiatori, e vengono dati alle banche: vengono truffati una seconda volta.

Per addolcire questo sonoro schiaffo dato a gente ormai stremata da truffe e vuote promesse fatte dall’esecutivo in questi mesi, nel nuovo decreto è stato inserito quello che nella pratica è poco più di un contentino. Il viceministro Zanetti spiega a Libero che è stato accettato lo spirito di un vecchio emendamento di Scelta civica, facendo venire meno il tetto massimo di 100 milioni previsto dalla legge di stabilità per i rimborsi ai truffati. Zanetti aggiunge che dopo tanto tempo perduto in trattative con Ue e sistema bancario italiano, nel decreto saranno previsti automatismi di rimborso.

Nell’ultima bozza entrambe queste anticipazioni trovano posto: non c’è più il tetto massimo di spesa a 100 milioni di euro, ed è stato previsto un meccanismo automatico per sbloccare i risarcimenti. Ma varrà solo per chi aveva dossier titoli inferiori ai 50 mila euro complessivi per nucleo familiare e in possesso di un Isee assai basso. Traduce in pratica Alvise Aguti, consulente della Associazione vittime del salva-banche: «Se i parametri sono questi, di fatto i rimborsi automatici riguarderanno pochissimi risparmiatori, escludendo di fatto tutti quelli che hanno casa di proprietà». Per tutti gli altri (se è così, oltre il 90% dei risparmiatori) si andrà invece ai previsti e lunghissimi arbitrati. Risultato: alle banche subito un nuovo regalo, ai risparmiatori ora una mancetta ai più bisognosi e poi chissà...

sabato 16 aprile 2016

Intervista - L'ultimatum della Meloni al Cavaliere "Vuoi salvare l'alleanza? Fai così..."

L'ultimatum della Meloni al Cavaliere: "Vuoi salvare l'alleanza? Fai così..."


intervista a cura di Paolo Emilio Russo



Per parlarle bisogna letteralmente strappare Giorgia Meloni dalle grinfie del macellaio del mercato di San Basilio, il trentesimo quartiere della Capitale, periferia estrema, dove la candidata sindaco si è spinta a bordo della sua Mini per «ascoltare le persone».

Che le dicono queste persone, i romani che sta incontrando?

«Vogliono che restiamo uniti e che andiamo a vincere queste elezioni, qui e altrove».

Beh, con tre candidati di centrodestra serve un miracolo, non crede?

«Basta anche meno. Ho ancora fiducia che ci sarà una ricomposizione, anzi, ne approfitto per lanciare un nuovo appello. Siamo in tempo».

Antonio Tajani ha smentito il ritiro di Guido Bertolaso, candidato di Fi. 

«Non mi intrometto in questioni che non riguardano il mio partito. So per certo una cosa: moltissimi elettori di centrodestra, se non dovessero cambiare le cose, sceglieranno di esprimere un voto utile e voteranno ugualmente per me. Lo faranno anche gli elettori di Forza Italia».

Lei pensa di arrivarci al ballottaggio, sostenuta “solo” dal suo partito, dalla Lega, dai Liberali e da alcune liste civiche?

«L’alternativa è assistere ad un ballottaggio tra due sinistre: quella del Pd e quella del M5s. È uno scenario che non vedremo perchè io andrò al ballottaggio e i sondaggi dicono che ce la posso fare».

Se la sostenesse anche Berlusconi la corsa per il Campidoglio sarebbe quasi una passeggiata... 

«Già. E sarebbe la cosa più normale, visto che così manderemmo a casa questo governo, conquisteremmo la Capitale, continueremmo quel percorso iniziato alla manifestazione di Bologna. Da quel dì siamo sempre saliti nei sondaggi, abbiamo riaperto il bipolarismo...».

Gliel’ha detto al Cavaliere, quando vi siete visti? 

«Gli ho sempre detto la stessa cosa: non mi sono candidata contro nessuno, ma voglio provare a vincere a Roma. Sono quella che ha le maggiori chance di farcela. Dobbiamo mandare a casa questo governo servo delle lobby, non ultima quella dei petrolieri contro la quale voteremo domenica».

Si parla di un accordo tra Fi e il “civico” Alfio Marchini alle sue spalle.

«Sarebbe una scelta innaturale, non penso che gli elettori amerebbero la prevalenza della tattica sulla politica».

Avrebbe qualche conseguenza questa scelta?

«Beh, io sono segretario di un partito della coalizione, sono stata ministro del governo di centrodestra, mi sono candidata in prima persona, pare che abbia un buon seguito... Se non mi sostengono è difficile parlare di coalizione. Fdi continuerà a stare coi candidati sindaci che ci convincono come Stefano Parisi a Milano, ma niente è più scontato. Non accetto che veniamo considerati figli di un dio minore».

Cosa chiede a Fi, scusi?

«Reciprocità. Noi sosteniamo i candidati “degli altri”, ma non abbiamo neanche un candidato nostro. Alle ultime elezioni non hanno sostenuto nemmeno Guido Crosetto in Piemonte, che era l’uomo giusto».

I sondaggi a livello nazionale dicono che il centrodestra unito sarebbe davanti a tutti.

«Già. Come un tempo. E invece così rischiamo l’irrilevanza».

Lei aspetta una figlia, ha un suo partito, la situazione non si sblocca. Sinceramente non ha mai pensato di fare un passo indietro?

«Mai, nè i sondaggi o gli incontri che ho fatto in questi giorni mi hanno scoraggiato. Lo farei solo se ci fosse un candidato più forte, ma non c’è. Il 21 aprirò ufficialmente la campagna elettorale alla Terrazza del Pincio».

Ci saranno Salvini e Berlusconi?

«Uno sicuramente sì, l’altro non si sa mai...».

Il 730 precompilato è online, con errori: a cosa dovete fare (molta) attenzione

Il modello 730 precompilato è online, con tanti errori: ecco a cosa dovete fare attenzione


di Attilio Barbieri



Il nuovo 730 è accessibile da ieri su internet. Circa 30 milioni di contribuenti possono accedere alla propria propria dichiarazione dei redditi con tutti i dati già inseriti dal Fisco. Per ora si può soltanto leggere o stampare. Dal 2 maggio sarà invece possibile integrarlo o modificarlo. Attenzione però: per accedere alla propria posizione è necessario munirsi delle «credenziali telematiche», in pratica una password e un codice Pin simile a quello di Bancomat e carte di credito. Chi ne fosse sprovvisto può richiederli all’Agenzia delle entrate (www.agenziaentrate.gov.it), all’Inps o in alternativa al neonato Spid, il Sistema pubblico dell’identità digitale. 

Procedura complessa - La procedura non è per nulla semplice e l’ente sul cui sito viene eseguita provvederà a inviare le credenziali al recapito del contribuente in busta chiusa, nel giro di 8-15 giorni. Chi avesse dei dubbi può sempre rivolgersi agli intermediari autorizzati, a cominciare dai Caf. Quest’anno i contribuenti troveranno già incluse nel conteggio effettuato dall’amministrazione finanziaria anche le spese sanitarie per un controvalore di 14,5 miliardi di euro, cui si aggiungono altri oneri come le spese universitarie, il bonus ristrutturazioni ed energia, i contributi per la previdenza complementare, per ulteriori 37,4 miliardi di euro. In totale, si tratta di 700 milioni di informazioni aggiuntive confluite nei server di Agenzia delle entrate e Sogei. Tutte voci che integrano quelle già presenti come i contributi previdenziali, i premi assicurativi e gli interessi passivi dei mutui.

Scadenze diverse - Quest’anno il 730 precompilato non si rivolge solo ai 20 milioni di contribuenti titolari di redditi di lavoro dipendente o di una pensione, ma anche a circa 10 milioni di soggetti che finora hanno utilizzato il modello Unico per le persone fisiche. Saranno i contribuenti a optare per l’uno o per l’altro grazie un menù che li indirizzerà verso quello più indicato in base alle loro caratteristiche. Cambiano le scadenze di rilascio: per completare tutte le operazioni c’è tempo fino al 7 luglio per quanti usano il 730 o al 30 settembre per chi utilizza Unico. 

Nuove voci - Nella dichiarazione 2016, oltre alle spese sanitarie (al netto dei farmaci da banco), entrano pure le spese universitarie, quelle per i servizi funebri, che si aggiungono agli esborsi sostenuti per interventi di ristrutturazione e riqualificazione energetica dei fabbricati fin dal primo anno durante il quale il contribuente ha sostenuto la spesa.

Rebus controlli - Si ripropone il rebus sui controlli già noto per l’edizione 2015 del 730 online. Chi dovesse accettare senza modifiche la precompilata dovrebbe beneficiare di controlli più leggeri da un punto di vista formale. Ma ove nei conteggi predisposti dall’amministrazione finanziaria - a cominciare dalle spese mediche - vi fossero degli errori, sarebbe il contribuente a risponderne.

Caivano (Na): Cumuli di spazzatura l'Amministrazione Monopoli? #Tuttanatastoria

Caivano (Na): Cumuli di spazzatura l'Amministrazione Monopoli? #Tuttanatastoria


di Domenico Acerra



Così è stamattina piazza Cesare Battisti, la piazza principale della città, occupata da cumuli di immondizia incendiata che sprigiona una puzza acre e nauseabonda.

Questo luogo e' il centro storico e dovrebbe ricevere tutte le cure e le maggiori attenzioni da parte di chi amministra e essere trattato come un qualcosa di caro e unico. Invece, purtroppo, esso è oggi la metafora del disastro civile e amministrativo e riassume plasticamente lo stato della città, dimenticata a sé stessa, malissimo amministrata, rappresentata da persone indegne e irresponsabili.

Una brutta immagine e un segno inequivocabile del decadimento del paese, costretto a un tracollo irrimediabile.

"ORA TOCCA A VOI..." Equitalia, cambia tutto: così umiliano i dirigenti

Equitalia, la lettera ai dirigenti: così verranno "umiliati" i manager



Tempi durissimi dentro Equitalia: i dirigenti dovranno rimboccarsi le maniche, scendere "in campo" e dare una mano agli sportellisti. Secondo quanto riferisce Repubblica è questo il contenuto di una lettera inviata dall'ad Ernesto Maria Ruffini a tutti i manager. L'obiettivo è quello di aiutare i dipendenti "semplici" a smaltire code e ridurre i tempi di attesa dei cittadini, dall'altro forse fornire un salutare "bagno di umiltà" ai vertici dell'agenzia attraverso il contatto quotidiano con gli (spesso inviperiti) italiani. Da lunedì, dunque, inizieranno le settimane "di affiancamento". "In questi mesi abbiamo intrapreso un percorso di iniziative e di interventi mirati a definire e concretizzare una strategia che possa offrire una pluralità di canali di accesso ai servizi di Equitalia (sito web, app, pagamenti in domiciliazione bancaria e tramite Sisal, Lottomatica)", scrive Ruffini, sottolineando però come i problemi veri si registrino agli sportelli, "fattore critico di non successo". I dirigenti coinvolti, sottolinea Repubblica, saranno 94: esclusa la Sicilia, dove Equitalia non c'è, andranno a presidiare 203 sportelli, dei quali il 42% in Equitalia Nord, il 28% nella struttura del Centro e il 29% in Equitalia Sud (in cui è compresa Roma e Lazio).

Occhio alle gomme, c'è ancora un mese Poi scatta la stangata: multe terrificanti

Gomme invernali: fino al 15 maggio per sostituirle, poi scattano le multe



La primavera è arrivata ormai da quasi un mese. E per gli automobilisti è tempo di ri-sostituire gli pneumatici: da quelli invernali a quelli estivi. Per farlo c'è tempo fino al 15 maggio, cioè esattamente un mese. Lo dice una circolare ministeriale, la numero 1049. Ma la sostituzione non è un mero adempimento burocratico, nè è lasciata al libero arbitrio dei conducenti. Infatti, chi venisse fermato per un controllo dai vigili o dalla polizia stradale con le gomme invernali dal 16 maggio in avanti rischia grosso: una sanzione amministrativa da 419 a 1.682 euro e il ritiro del libretto di circolazione. In più, in caso di incidente stradale, l’assicurazione è autorizzata a non pagare i danni.

I quattro mesi in cui cambierà tutto Così Salvini leghizzerà anche il Sud

Invasione di immigrati in estate: così Salvini leghizzerà il Sud



Sono in tanti, tra gli osservatori, a dirlo. Più ancora che le riforme costituzionali e relativo referendum di ottobre, più ancora della crisi economica che gli ultimi dati su Pil e consumi mostrano tutt'altro che superata, sarà la questione dei migranti la spina che più di ogni altra rischierà di abbattere il fragile governo di Matteo Renzi. E i mesi che verranno, quelli estivi, saranno quelli più caldi per un fenomeno che persino quest'inverno, con condizioni meteorologiche appena più favorevoli del solito, ha dato grossi grattacapi all'Europa. Solo che in inverno la rotta del Canale di Sicilia è comunque meno battuta di quella più facile che passa da Turchia e Grecia. Questa estate, invece, ci sarà il pienone. E in una chiave di referendum istituzionale prima e elezioni politiche poi, la Lega di Salvini avrà ampi margini di manovra sul consenso. A scriverlo è, oggi, anche il Corriere della Sera che in un commento di Massimo Franco sottolinea come la grave situazione e il caos con cui l'immigrazione è stata fin qui gestita si sente avvantaggiato dalla propria ideologia, "che prima si scaricava contro il Sud d'Italia, oltre che sui migranti; mentre ora aspira a 'leghizzare' il Paese trasformandolo in un enorme serbatoio di pregiudizi e di miopia politica". E di voti.

Il sondaggio che cambia tutto Che cosa farà Berlusconi lunedì

Il piano-salvezza di Silvio: Bertolaso e Storace con Marchini



L'ultima voce la riporta il Corriere della Sera: Berlusconi mollerà Bertolaso e farà un accordo con Marchini come candidato sindaco a Roma. La decisione potrebbe arrivare all'inizio della prossima settimana, in ogni caso non prima di domenica quando verranno resi noti gli ultimi sondaggi. Certo, il simbolo con i nomi di Bertolaso e Berlusconi è già pronto e la campagna elettorale va avanti, almeno per ora, come nulla fosse. Ma è la rilevazione di Ipr Marketing riportata oggi dal quotidiano di via Solferino e svolta tra l'11 e il 12 aprile a non lasciare molte alternative al Cavaliere.

Dice, quel sondaggio, che stanti così le cose al primo turno nella capitale vincerebbe la 5 Stelle Virginia Raggi col 27% delle preferenze davanti a Giachetti col 21,5%. Terza, a un soffio dal ballottaggio, Giorgia Meloni col 20% Poi Marchini al 13% e solo quinto, e staccatissimo, Guido Bertolaso: 8% per lui che si metterebbe dietro solo Fassina (6%) e Storace (2%). Ecco allora il piano del Cav, che ovviamente non prevede un ritorno su Giorgia Meloni per motivi vuoi di orgoglio politico vuoi di orgoglio personale: Bertolaso e Storace si ritirano dalla corsa a sindaco e sostengono Marchini, che così vola al 23% delle preferenze, cinque punti sotto la Raggi che in questo nuovo quadro, secondo Ipr, guadagnerebbe un altro punto. Secondo sarebbe Giachetti al 20% e terza la Meloni al 19. Morale: centrodestra al ballottaggio.

venerdì 15 aprile 2016

Diocesi di Aversa: IV Domenica di Pasqua 2016, Video: Commento di Mons. Spinillo

Diocesi di Aversa: IV Domenica di Pasqua 2016: Commento di Mons. Spinillo


a cura di Gaetano Daniele



Nella pagina del vangelo della IV Domenica di Pasqua ci sono due verbi sui quali Mons. Angelo Spinillo ci invita a soffermarci: conoscere e strappare. Nella sacra scrittura, i verbi sono sempre “molto concreti, quasi carnali”. E allora ecco che “il verbo conoscere indica il rapporto, che non è mai un rapporto di semplice conoscenza teorica o astratta:  conoscere significa entrare in contatto, vivere in comunione”. Strappare, invece, indica “l’essere allontanati dalla presenza con la quale si sviluppa tutto il cammino di comunione della propria esistenza”. Gesù afferma di conoscere le sue pecore, così come esse conoscono Gesù: “Nessuno potrà allontanarle in maniera violenta dalla sua presenza. Questo è il segno della fiducia grande che siamo chiamati a coltivare in Gesù: nulla può allontanarci dal bene e dalla verità”. 

YARA, COSE MAI VISTE Bossetti, ora spunta il figlio Colpo di scena in tribunale

Bossetti, adesso spunta il figlio: colpo di scena in tribunale



Prosegue il processo al Tribunale a Bergamo per Massimo Bossetti, accusato di aver ucciso Yara Gambirasio. Oggi saranno sentiti dagli inquirenti una decina di testimoni della difesa. Tra questi spicca il figlio 14enne del muratore di Mapello, imputato per l'omicidio della ragazzina.

Parla la difesa - Il giovane Bossetti verrà sentito nel pomeriggio, a porte chiuse: l'ingresso a pubblico e giornalisti è vietato. Tra le altre testimonianze, la fisioterapista che esercitava all’interno della palestra di Brembate Sopra e che, poche ore prima che Yara sparisse, era stata importunata da un nordafricano. Tra i temi cruciali c'è  quello delle celle telefoniche: parlano un consulente della difesa e un esperto di Vodafone.

I cellulari di Yara e Bossetti - Quest'ultimo ha parlato del posizionamento dei cellulari di Yara e Bossetti, la sera del 26 novembre 2010, giorno in cui scomparse la 13enne. L'uomo fa notare come Bossetti alle 17.45 aggancia un settore della cella di via Natta a Mapello, mentre Yara riceve un sms alle 18.53 e aggancia un altro settore  della stessa cella. Qui, però, sottolinea come quella cella sia molto ampia come zona di copertura (da 2 a 5 km quadrati) e quindi i due potevano essere distanti pur agganciando la stessa cella.

Perché Renzi può andare in galera: la clamorosa, devastante accusa

Clamoroso attacco a Renzi sul Corriere: perché rischia la galera



L'ombra delle manette per Matteo Renzi. A sostenerlo, forse provocatoriamente ma "Costituzione alla mano", è niente meno che sul Corriere della Sera il più illustre (e influente) costituzionalista italiano, Michele Ainis. Da sempre considerato molto vicino a Giorgio Napolitano, l'esperto scrive un editoriale di fuoco contro il premier e il suo invito all'astensione sul referendum delle trivelle di domenica prossima. A suo avviso la battaglia contro il quorum è una "deriva ingannevole e sleale" (giovedì Renzi aveva definito il referendum "una bufala, astenersi è costituzionalmente legittimo"): "Approfitta della quota d'astensionismo fisiologico per sabotare il referendum - scrive Ainis -, sommando agli indifferenti i contrari, mentre i favorevoli non hanno modo di moltiplicare il sì, mica possono votare per due volte. Dunque l'appello all’astensione è un espediente, se non proprio un trucco, come affermò Norberto Bobbio nel 1990". 

Perché Renzi rischia la galera - La bacchettata del costituzionalista è diretta anche allo stesso Napolitano, che aveva a sua volta definito "pretestuoso" il referendum invitando di fatto gli italiani a disertare le urne. "Il voto è anche un diritto. E ciascuno resta libero d'esercitare o meno i diritti che ha ricevuto in sorte - spiega però Ainis -. Ma questo vale per i cittadini, non per quanti abbiano responsabilità istituzionali. Loro sono come i professori durante una lezione: non possono dire tutto ciò che gli passa per la testa, perché hanno un ascendente sugli allievi, e non devono mai usarlo per condizionarne le opinioni". Non è solo una questione etica o morale, perché, e qui arriva il ballo, Ainis ricorda come esista una norma che condanna al carcere chi induce all'astensione: "è l'articolo 98 del testo unico delle leggi elettorali per la Camera, cui rinvia la legge che disciplina i referendum. Norme eccessive, di cui faremmo meglio a sbarazzarci". "Chiunque sia investito di un potere, servizio o funzione pubblica - ricorda Ainis - è punito con la reclusione da 6 mesi a 3 anni se induce gli elettori all'astensione". Neanche i più irriducibili anti-renziani osavano sperare tanto.

Caivano (Na): Luigi Sirico (PD) nominato assessore alle Opere Pubbliche ad Afragola

Caivano (Na): Luigi Sirico (PD) nominato assessore alle Opere Pubbliche ad Afragola 


di Gaetano Daniele

Architetto Luigi Sirico
Assessore Opere Pubbliche 

Questa mattina il Sindaco di Afragola Domenico Tuccillo ha nominato assessore l'Architetto Luigi Sirico, consigliere comunale nelle fila del Partito Democratico di Caivano. Tuccillo ha assegnato a Sirico la delega alle Opere Pubbliche. Un ruolo importante che Sirico, in quanto tecnico espertissimo, dovrà esercitare in un Comune, come quello di Afragola, uno dei più grandi nell'hinterland a nord di Napoli, che abbraccia appunto a distanza di pochi chilometri, Caivano, Acerra, Frattamaggiore, Frattaminore e Cardito. Non da meno Il progetto della stazione ferroviaria presentato dell'architetto Zaha Hadid, è stato presentato ufficialmente il 4 novembre 2003. La nuova stazione è stata paragonata in ambito ferroviario alla porta partenopea dell'alta velocità-alta capacità a Napoli in quanto accoglierà tutti i treni ad alta velocità che, non concludendo la propria corsa nel capoluogo campano, saranno diretti verso altre città e dunque non fermeranno nella stazione di Napoli Centrale. Accoglierà inoltre i treni del sistema regionale e quelli della Circumvesuviana.

I lavori, inizialmente, dovevano terminare nel 2008, poi però il termine previsto fu rimandato al 2011. Nel 2011 i lavori non terminarono e nel 2012 addirittura furono sospesi per assenza fondi.

All'inizio del 2014 fu pubblicato un bando che prevedeva, dall'aggiudicazione dei lavori, il termine di questi ultimi entro 18 mesi. L'assegnazione provvisoria dei lavori è avvenuta nel novembre dello stesso anno, ed a febbraio 2015 i lavori ripresero.

La nuova stazione di Napoli Afragola sarà come un ponte sopra i binari. L'idea del ponte nasce dalla considerazione di allargare la passerella, necessaria per collegare le varie banchine, fino a trasformarla nella principale galleria passeggeri della stazione, cuore pulsante della nuova area destinata a essere riqualificata e valorizzata. Il ponte assicura altresì la connessione del territorio evitando che la ferrovia diventi un elemento di discontinuità e lega le due fasce del parco che si estendono sui lati dei binari creando un effetto di continuità tra l'area delimitata dall'anello viario e il paesaggio circostante.

Gli accessi alla stazione, sistemati sulle estremità est e ovest del ponte, permetteranno di raccogliere e incanalare i flussi della clientela attraverso le aree commerciali verso il nodo centrale della sala passeggeri, dove sono sistemate la biglietteria e le sale d'aspetto. La sala principale è stata progettata per essere come un grande atrio luminoso che facilita la visuale verso le piattaforme dei binari in basso e il centro commerciale della stazione in alto. La stazione Napoli Afragola è progettata anche con un occhio rivolto all'ambiente; infatti sulla galleria è prevista una vetrata di oltre 5 000 m² con shader al fine di permettere una diffusione controllata della luce solare diretta. Nell'area in cui sorgerà la stazione, oltre alla galleria commerciale, si prevede la realizzazione anche di un parco naturalistico tecnologico, di attrezzature per lo sport e di un grande centro espositivo.

Ora toccherà al nuovo assessore Luigi Sirico, con la sua esperienza, traghettare queste opere importantissime sul territorio campano. "Sono soddisfatto per l'assegnazione di questo importante incarico. Ringrazio il Sindaco Domenico Tuccillo per la fiducia che  ha manifestato nei miei confronti accogliendomi nel suo team di lavoro: mi impegnerò sin d'ora per proseguire nel percorso avviato dal mio predecessore e portare avanti altri nuovi progetti per la Città di Afragola". Così l'Architetto Luigi Sirico ai nostri microfoni de il Notiziario sul web.