L'ultimatum della Meloni al Cavaliere: "Vuoi salvare l'alleanza? Fai così..."
intervista a cura di Paolo Emilio Russo
Per parlarle bisogna letteralmente strappare Giorgia Meloni dalle grinfie del macellaio del mercato di San Basilio, il trentesimo quartiere della Capitale, periferia estrema, dove la candidata sindaco si è spinta a bordo della sua Mini per «ascoltare le persone».
Che le dicono queste persone, i romani che sta incontrando?
«Vogliono che restiamo uniti e che andiamo a vincere queste elezioni, qui e altrove».
Beh, con tre candidati di centrodestra serve un miracolo, non crede?
«Basta anche meno. Ho ancora fiducia che ci sarà una ricomposizione, anzi, ne approfitto per lanciare un nuovo appello. Siamo in tempo».
Antonio Tajani ha smentito il ritiro di Guido Bertolaso, candidato di Fi.
«Non mi intrometto in questioni che non riguardano il mio partito. So per certo una cosa: moltissimi elettori di centrodestra, se non dovessero cambiare le cose, sceglieranno di esprimere un voto utile e voteranno ugualmente per me. Lo faranno anche gli elettori di Forza Italia».
Lei pensa di arrivarci al ballottaggio, sostenuta “solo” dal suo partito, dalla Lega, dai Liberali e da alcune liste civiche?
«L’alternativa è assistere ad un ballottaggio tra due sinistre: quella del Pd e quella del M5s. È uno scenario che non vedremo perchè io andrò al ballottaggio e i sondaggi dicono che ce la posso fare».
Se la sostenesse anche Berlusconi la corsa per il Campidoglio sarebbe quasi una passeggiata...
«Già. E sarebbe la cosa più normale, visto che così manderemmo a casa questo governo, conquisteremmo la Capitale, continueremmo quel percorso iniziato alla manifestazione di Bologna. Da quel dì siamo sempre saliti nei sondaggi, abbiamo riaperto il bipolarismo...».
Gliel’ha detto al Cavaliere, quando vi siete visti?
«Gli ho sempre detto la stessa cosa: non mi sono candidata contro nessuno, ma voglio provare a vincere a Roma. Sono quella che ha le maggiori chance di farcela. Dobbiamo mandare a casa questo governo servo delle lobby, non ultima quella dei petrolieri contro la quale voteremo domenica».
Si parla di un accordo tra Fi e il “civico” Alfio Marchini alle sue spalle.
«Sarebbe una scelta innaturale, non penso che gli elettori amerebbero la prevalenza della tattica sulla politica».
Avrebbe qualche conseguenza questa scelta?
«Beh, io sono segretario di un partito della coalizione, sono stata ministro del governo di centrodestra, mi sono candidata in prima persona, pare che abbia un buon seguito... Se non mi sostengono è difficile parlare di coalizione. Fdi continuerà a stare coi candidati sindaci che ci convincono come Stefano Parisi a Milano, ma niente è più scontato. Non accetto che veniamo considerati figli di un dio minore».
Cosa chiede a Fi, scusi?
«Reciprocità. Noi sosteniamo i candidati “degli altri”, ma non abbiamo neanche un candidato nostro. Alle ultime elezioni non hanno sostenuto nemmeno Guido Crosetto in Piemonte, che era l’uomo giusto».
I sondaggi a livello nazionale dicono che il centrodestra unito sarebbe davanti a tutti.
«Già. Come un tempo. E invece così rischiamo l’irrilevanza».
Lei aspetta una figlia, ha un suo partito, la situazione non si sblocca. Sinceramente non ha mai pensato di fare un passo indietro?
«Mai, nè i sondaggi o gli incontri che ho fatto in questi giorni mi hanno scoraggiato. Lo farei solo se ci fosse un candidato più forte, ma non c’è. Il 21 aprirò ufficialmente la campagna elettorale alla Terrazza del Pincio».
Ci saranno Salvini e Berlusconi?
«Uno sicuramente sì, l’altro non si sa mai...».
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