Belpietro: la profezia sul Cav cosa farà grazie a Salvini
di Maurizio Belpietro
Per descrivere ciò che sta accadendo nel mondo del centrodestra, ieri la maggior parte dei giornali usava termini come parricidio, suicidio e sfascio. Parole già usate nei giorni scorsi da Libero per raccontare il caos di Roma. Sul nostro giornale, infatti, ci eravamo presi la briga di anticipare ciò che stava accadendo, spiegando che la guerra in corso avrebbe avuto come epilogo finale non la vittoria del centrodestra, ma la sua sconfitta. E allo stesso tempo l' insuccesso era messo nel conto pur di raggiungere l' obiettivo, ovvero la fine della lunga leadership di Silvio Berlusconi nell' area moderata. Il tira e molla su Guido Bertolaso, prima scelto, poi rifiutato, poi di nuovo designato e infine scartato, non si comprende se non si fa lo sforzo di capire che l' elezione del sindaco di Roma non c' entra nulla. La posta in gioco, in questo caso, non è chi si insedierà in Campidoglio nei prossimi mesi, ma chi in futuro guiderà la coalizione di centrodestra. Bertolaso è il mezzo, non il fine. Matteo Salvini e Giorgia Meloni lo usano, ma il fine resta Silvio Berlusconi. Non è l' ex capo della Protezione civile ad essere nel mirino, ma l' ex presidente del Consiglio. Salvini e Meloni si vogliono liberare di lui, della sua presenza, della sua influenza sul centrodestra, per prepararsi alla sfida elettorale del 2018.
Ciò a cui assistiamo dunque è una fase di transizione: nel centrodestra c' è chi si scalda i muscoli in attesa di prendere il posto del Cavaliere nella sfida contro Matteo Renzi, quando si voterà per il rinnovo del Parlamento. Naturalmente si può comprendere che i due giovani che guidano Lega e Fratelli d' Italia vogliano farsi largo e lo facciano anche a scapito del precedente leader. Il parricidio, in politica ma non solo, sta nelle cose e non c' è di che scandalizzarsi. Se si vuole, perfino la sconfitta nella Capitale può stare nelle cose. Si accetta oggi l' insuccesso per preparare la vittoria di domani. Fin qui insomma, tutto normale. Può dispiacere a Berlusconi e forse anche ai suoi fan, ma da che mondo è mondo esistono le stagioni ed esiste pure il cambio di stagione. Ciò detto, in quello che reputiamo un fenomeno naturale e perfino un processo psicologico conosciuto come l' uccisione del padre, c' è un piccolo problema che rischia di sconvolgere ogni cosa. La guerra nel centrodestra per la futura leadership, ossia per trovare il candidato che un domani dovrà confrontarsi con Matteo Renzi, potrebbe funzionare se noi ci trovassimo in Gran Bretagna o negli Stati Uniti. Cioè se avessimo due blocchi omogenei contrapposti, ognuno dei quali esprime un proprio leader. Ma noi non abbiamo queste condizioni.
Noi ci troviamo a fare i conti con tre blocchi: uno di centrosinistra, un altro di centrodestra e infine un terzo che dichiara di essere antisistema. Nel primo blocco ci sono tensioni e c' è chi minaccia una scissione a sinistra. Nel secondo blocco le scissioni si susseguono una dietro l' altra dal 2012 (prima Ncd, poi Fitto, quindi Verdini e ora un' altra è sulla rampa di lancio), mentre nel terzo si registra una lenta emorragia. Con questo scenario, se domani Lega e Fratelli d' Italia facessero da soli non otterrebbero di costringere Forza Italia a seguirli, ma accelererebbero solo un processo di disgregazione del centrodestra che porterebbe il partito di Silvio Berlusconi fuori dal blocco di opposizione.
Per essere chiari, significa che Salvini e la Meloni stanno facendo un piacere al Renzi che dicono di volere combattere. Poniamo infatti che Berlusconi esca suonato dal voto di Roma, cioè più che marginalizzato. Che gli resterebbe da fare? Di unirsi al blocco di centro che, uscito da Forza Italia, oggi sostiene il governo. Così noi avremmo un blocco antisistema costituito dai Cinque Stelle, un centrodestra dimagrito costituito da Lega e Fratelli d' Italia, un grande schieramento di Centro-Centrosinistra e, probabilmente, un raggruppamento di sinistra. Paradossalmente, Salvini e la Meloni, rompendo con Berlusconi, stanno predisponendo le condizioni per un nuovo patto del Nazareno. Che per il presidente del Consiglio sarebbe ovviamente manna dal cielo.
Con i voti portati in dote da ciò che resta del centrodestra, Renzi potrebbe liberarsi definitivamente delle sue frange estreme, mandando Massimo D' Alema e i pochi seguaci che gli restano a quel Paese. La mossa di Lega e Fratelli d' Italia per avere la leadership del centrodestra e dare una svolta lepenista all' area moderata per Renzi non potrebbe essere migliore. Lui rimarrebbe arbitro della situazione, senza più la zavorra sinistra e con delle opposizioni di molto dimagrite. Uno scenario più favorevole per rimanere al centro della scena non si poteva immaginare.