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sabato 19 marzo 2016

Come nel peggiore degli incubi: ecco quanto avrai di pensione

Come nel peggiore degli incubi: quanto avrai di pensione



attivi. Il grande piano di comunicazione per informare gli italiani su quanto prenderanno di pensioni (forse) partirà il 7 aprile. Sono decenni che si valuta quanto potrebbe essere impattante (politicamente) informare gli italiani sul futuro previdenziale. Prima, con il sistema retributivo, non era una gran sorpresa. Questione di poche migliaia di lire. Ma ora con la riforma Dini prima (e con la Fornero per chi ci andrà tra qualche lustro), il calcolo è assai più complicato. Dipende dai versamenti, dagli anni di anzianità, dalle aspettative di vita, dall' andamento del Pil, dall' inflazione e da molte altre variabili che possono far oscillare (e di molto) l' assegno.

L' operazione Busta Arancione costerà in tutto circa 3,5 milioni l' anno (il Parlamento a dicembre aveva fatto saltare i fondi, ma Boeri testardo li ha fatti saltare fuori risparmiando altrove e coinvolgendo anche l' Agenzia per la digitalizzazione che ci metterà 5 milioni tra 2016 e 2017). Francobolli e fogli stampati (4 pagine a testa), sono un impegno notevole. Come quello di inserire nelle buste paga di un milione e mezzo di statali le proiezioni future.

Problemi tecnici e gestionali a parte gli italiani (dotandosi di un Pin o chiedendo appuntamento ad uno sportello Inps), potranno sapere con ragionevole certezza quanto gli spetterà. Ha spiegato ieri Boeri: «Molti contribuenti non riescono ad immaginare quanto sarà la propria pensione, perché si costruisce con i primi anni di contributi, non con gli ultimi, come succedeva un tempo. Qualcuno può scoprire che avrà la pensione più bassa, altri che sarà più alta: con delle variabili che possono essere cambiate e valutate. In genere, al termine della simulazione online, una maggioranza ha scoperto di averla più bassa: presumibilmente il 60%. Ma quasi il 95% dei rispondenti era felice di avere questa risposta. Per molti anni i governi», ha ammesso il presidente dell' Inps, «non hanno voluto darla questa informazione, e credo che l' incertezza faccia male all' economia, molto più che la consapevolezza».

Di certo le simulazioni di precari, lavoratori atipici e cococo lasciano ben poco alla consapevolezza e tanto spazio allo sconforto. Ieri il Corriere della Sera si è lanciato in simulazioni e proiezioni. Ed è saltato fuori quello che i politici temono di più: la generazione mille euro - fra 30 o 40 anni - non avrà di che mangiare (se non alla caritas). Un ragazzo di 25 anni, con un contratto precario da 600 euro al mese, potrebbe andare in pensione (a legislazione vigente) a 63 anni (minimo di 20 anni di contribuzione).

Peccato che i contributi su 600 euro (circa il 30%) costituiscano una ben misera rendita. O il precario si trova rapidamente un lavoro meglio pagato (i primi anni di contribuzione sono fondamentali, ripete Boeri come un mantra), oppure, calcolatrice Inps alla mano, partendo dai 600 euro mensili che guadagna adesso, l' assegno Inps che maturerà sarà molto modesto. Stando alla simulazione del CorSera «potrà percepire, a 67 anni una rendita grosso modo pari a 300 euro». Una paghetta da figlio di papà, peccato che mamma e papà presumibilmente non ci saranno più fra 40 anni per compensare gli ammanchi (come fa oggi il welfare familiare). Non è un mistero che i contributi versati oggi dai precari servano a pagare parte delle pensioni dei fortunati pensionati andati in pensione con il sistema retributivo.

Non se la passeranno meglio neppure coloro che un posto di lavoro meglio retribuito (o meno sfruttato) lo hanno. La crisi economica globale (dal 2008 a quando finirà), ha eroso non solo il portafogli ma anche il "castelletto previdenziale". I rendimenti sono stati modesti o negativi. E oltre un lustro di andamento negativo peserà sugli assegni futuri.

Certo allungare il numero di anni lavorati - come dimostrano le simulazioni che abbiamo realizzato - serve a rimpinguare l' assegno. Non si raggiunge più (o molto difficilmente) l' ultima retribuzione lavorativa, però ci si avvicina parecchio. Certo restare al lavoro più tempo possibile "blinda" il posto di lavoro - e quindi i giovani resteranno precari a vita - sempre che non si venga derubricati ad esubero...

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