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lunedì 5 ottobre 2015

Ecco i furbetti del bicchierino: taroccati milioni di litri di Prosecco

Ombre sul Prosecco: taroccati milioni di litri




di Alessia Pedrielli




Prosecco di scarsa qualità spacciato per squisito, nell’etichetta e pure nel prezzo. Stavolta però il prodotto taroccato arriva da casa nostra - e non da qualche paesetto esotico - addirittura dalla culla dello spumante più amato d’Italia: le colline del Trevigiano e la zona del Valdobbiadene. Qui i carabinieri del Nas hanno posto sotto sequestro migliaia di ettolitri di bollicine prodotte, a quanto pare, mescolando alle uve di pregio acini di qualità inferiore. Il prosecco «fuffa» era in lavorazione, pronto per arrivare sulle tavole di migliaia di bongustai che avrebbero brindato, senza saperlo, ad un nuovo tipo di frode. Questa volta, infatti, la concorrenza sleale non c’entra, il fattaccio è proprio tutto Made in Italy e ad essere coinvolte sarebbero decine di importanti aziende produttrici. 

Le ispezioni sono partite, una ventina di giorni fa, dall’annuale controllo di routine sui documenti di conferimento delle uve alle cantine specializzate, ma poi, visti i primi risultati, l’indagine è andata avanti e tutte le cantine con una produzione superiore ai diecimila ettolitri sono state passate al setaccio. 

Quello che non torna ai militari, che stanno ancora proseguendo nelle indagini, sono i dati delle bolle di carico delle uve conferite, paragonati ai quantitativi di vino prodotti. L’uva registrata in entrata di lavorazione, cioè, in molti casi è troppo poca per garantire i quantitativi di vino che stavano per essere immessi sul mercato. Segno che qualche grappolo non meglio identificato (e mai registrato né dai venditori né dalle cantine) era finito nel calderone delle uve di pregio registrate regolarmente e stava per finire imbottigliato quale Prosecco «di qualità». 

Dopo l’intervento dell’Arma, il vino sequestrato prodotto con le uve dell’ultima vendemmia (attualmente in lavorazione nelle cisterne) non potrà più fregiarsi dei marchi Docg o Doc e verrà declassato oppure, se non conforme per caratteristiche organolettiche a quanto previsto dalle norme, verrà addirittura distrutto. 

Per i produttori-furbetti si preannunciano multe da decine di migliaia di euro. Cifre importanti, ma che con ogni probabilità, per molti, verranno declassate alla voce «rischio calcolato». Come quasi sempre accade quando si parla di contraffazione alimentare nel nostro Paese, infatti, le multe conferite a chi sgarra non sono certo decisive per il destino delle aziende che decidono di alterare il prodotto.

Ad accusare il colpo, invece, saranno ancora il buon nome di cura la qualità nonché la fiducia dei consumatori, già fiaccata da tante cattive notizie, tra cui anche l’inchiesta, ancora in corso, sul Sauvignon «dopato» prodotto nella zona di Cividale del Friuli, a cui veniva aggiunto durante la fase di lavorazione un preparato «capace di rendere stellata anche la peggiore delle vendemmie senza arrecare danni alla salute», per usare le parole degli inquirenti.

Lo sa bene il Consorzio di tutela Conegliano Valdobbiadene che, con una nota relativa ai sequestri di Prosecco contraffatto ha precisato che «i controlli effettuati hanno riguardato aziende e prodotti delle province di Treviso, Belluno e Venezia» e non soltanto «dell’area Docg di Conegliano Valdobbiadene», che «le contestazioni dei Nas riguardano illeciti amministrativi e non penali» e che, per quanto riguarda il prodotto Docg, «prima di essere imbottigliato avrebbe comunque dovuto passare altre severe verifiche per ottenere i sigilli che lo identificano».

Occhio, non aprite questi link: quattro virus (letali) su Facebook

Facebook, occhio ai virus: dai video hot di Obama e della polizia alla carta-sconto sui carburanti




Le bufale, anzi le truffe sul web sono sempre dietro l'angolo. Sul Giorno se ne passano in rassegna alcune tra le più gustose, e insidiose. Occhio a Facebook: nelle ultime settimane un paio di link hanno girato parecchio mietendo vittime. 

Chi ha cliccato su "Video, polizia con una ragazza che fa..." con tanto di foto a luci rosse ha scoperto presto di essere stato raggirato: inserendo le proprie credenziali Facebook, infatti, il proprio profilo viene violato dai pirati informatici. Peggio va a chi, troppo curioso, clicca su un video che ritrae il presidente Usa Barack Obama in compagnia di bellissime ragazze ucraine: in questo caso si tratta di un virus.

I più impazienti si saranno imbattuti invece in alcuni link che promettevano di attivare in anteprima la funzione "Non mi piace" sul social di Zuckerberg. Speranza vana: chi clicca, viene castigato con un malware che permette agli hacker di "rubare" tutte le informazioni presenti sul pc. Truffa vera e propria, invece, nel caso di "Bank of fuel", un sito che sulla carta permetteva di avere sconti fino al 40% su benzina verde, diesel, Gpl e metano, al modico prezzo di 99 euro. La tessera, naturalmente, non aveva alcun valore ma in 1.000 hanno abboccato. 

"Il prete gay? È tutto un complotto Vi spiego cosa c'è dietro veramente"

Vaticano, il prete polacco Oko contro Charamsa: "Un complotto dei gay contro il Sinodo"




Monsignor Charamsa, il prete-teologo polacco che ha fatto tremare il Vaticano con la confessione della propria omosessualità, "fa sicuramente parte della lobby gay" all'interno della Chiesa. Ne è sicuro Don Dariusz Oko, polacco e acerrimo rivale di Charamsa, intervistato da Fabio Marchese Ragona sul Giornale. Secondo il prelato, difensore del Cristianesimo tradizionale, quanto successo sabato è "un complotto ardito con cura artigianale, probabilmente per indebolire, al Sinodo, la posizione dei vescovi polacchi e di tutti i vescovi fedeli all'insegnamento della Chiesa e del Vangelo. Credo voglia colpire anche la posizione della Congregazione per la Dottrina della Fede e tentare di indurre i padri sinodali ad accettare l'omosessualità nella Chiesa. Fare questo nel sabato che precede il Sinodo, quando a Roma sono presenti giornalisti di tutto il mondo, gli ha permesso di avere ovviamente maggiore visibilità".

"Contro di me odio e menzogne" - Tra Charamsa e Oko c'è un precedente molto recente: "Qualche giorno fa ho letto il suo articolo Teologia e violenza su un settimanale cattolico polacco e ho capito che si trattava al 100% di un prete omosessuale. Il suo odio e le sue menzogne contenute nell'articolo sono tipiche degli omo-ideologi, compresi quelli in tonaca". Secondo Oko, i toni usati dal prete gay erano molto aspri: "Charamsa nell'editoriale mi ha riempito di insulti e mi paragona a un assassino talebano. Credo che mi odi, si pone al di sopra di tutta la Chiesa e ancor di più del Signore Gesù: mostra un incredibile orgoglio e cecità nelle sue affermazioni".

"Charamsa frustrato" - La Congregazione per la Dottrina della Fede è stata definita da don Charamsa "il cuore dell'omofobia paranoica della Chiesa". "L'attacco a questa Congregazione - spiega don Oko - avviene perché l'ex Sant'Uffizio è il principale custode della fedeltà all'insegnamento della Chiesa, anche sul tema dell'omosessualità. Forse questo attacco è il risultato di una sua frustrazione o dell'aver condotto per troppo tempo una doppia vita che adesso non ha più la forza di affrontare, imbrogliando e mentendo, e che alla fine lo ha spinto a fare coming-out". "Sì, naturalmente credo che faccia parte di questa lobby gay".

Colpaccio di Marina nella notte: "affare fatto" (da 127 milioni)

Mondadori acquista Rcs Libri per 127,5 milioni di euro




Rcs Libri passa a Mondadori. Colpaccio di Marina Berlusconi, che nella tarda serata di domenica ha chiuso con l'ad di Rcs Pietro Scott Jovane l'acquisizione di Rcs Libri Spa. Un affare da 127,5 milioni di euro che rafforza la posizione nell'editoria della Arnoldo Mondadori Editore Spa e del gruppo di casa Berlusconi da un lato e che dall'altro permette a Rcs di risanare i conti. Di seguito il comunicato stampa ufficiale di Rcs.

A seguito della relativa delibera unanime del Consiglio di Amministrazione di RCS MediaGroup, riunitosi in data odierna sotto la presidenza di Maurizio Costa, l’Amministratore Delegato Pietro Scott Jovane ha proceduto alla firma del contratto per la cessione dell’intera partecipazione detenuta in RCS Libri S.p.A. ad Arnoldo Mondadori Editore S.p.A..

Il perimetro dell’operazione comprende l’intera quota (pari al 99,99%) posseduta da RCS MediaGroup in RCS Libri S.p.A., con le sottostanti partecipazioni (che al closing includeranno il 94,71% di Marsilio Editore S.p.A.), ad esclusione del 58% posseduto in Adelphi Edizioni S.p.A., che verrà ceduta al socio Roberto Calasso. Tale perimetro ha registrato nell’esercizio 2014 valori pro-forma che evidenziavano ricavi per 221,6 milioni di Euro, EBITDA ante oneri non ricorrenti per 8,8 milioni e investimenti per 11 milioni, di cui 1,7 milioni destinati al rinnovo delle librerie Rizzoli.

Il prezzo dell’operazione (Equity Value) è pari a 127,5 milioni di Euro determinato sulla base di un Enterprise Value pari a 130,0 milioni e una PFN media (per neutralizzare gli effetti della stagionalità del business) e rettificata (anche includendo il riacquisto delle minorities di Marsilio) pari a -2,5 milioni. Sono previsti meccanismi di aggiustamento del prezzo pari a massimi +/- 5 milioni di Euro sulla base di predeterminati obiettivi economici legati ai risultati 2015 di RCS Libri e un earn-out in favore di RCS MediaGroup fino a 2,5 milioni al verificarsi di talune condizioni riferite ai risultati aggregati 2017 delle relative attività librarie. L’operazione prevede le usuali dichiarazioni e garanzie.

Nel Resoconto Intermedio della Gestione al 30 settembre 2015 l’Area Libri sarà classificata, così come previsto dai principi contabili, in particolare dall’IFRS5, tra le attività destinate alla vendita. L’operazione non comporterà impatti significativi sul Bilancio Consolidato rispetto ai valori inclusi al 30 giugno 2015, dove l’Area Libri era già valutata al Fair Value. Per quanto riguarda RCS MediaGroup S.p.A., l’impatto negativo rispetto al valore di carico dell’ultima situazione patrimoniale approvata (Bilancio al 31 dicembre 2014) – tenuto conto anche di costi e oneri associati all’operazione e al lordo dell’effetto fiscale – si stima nell’ordine di 65 milioni di Euro.

L’accordo preserva per tutte le testate del Gruppo RCS la possibilità di continuare ad esercitare un’attività editoriale libraria in linea rispetto a quanto attualmente offerto ai propri lettori. RCS MediaGroup mantiene la titolarità del marchio Rizzoli per tutti gli utilizzi esclusa l’attività libraria.

Il corrispettivo dell’operazione, che verrà regolato per cassa al closing, permetterà a RCS da un lato di disporre di risorse finanziarie per gli investimenti di sviluppo del business, dall'altro di rafforzare la propria struttura finanziaria e di procedere nel percorso di ridefinizione dei principali termini del contratto di finanziamento in essere con gli istituti finanziatori.

Il perfezionamento dell’operazione è soggetto all’approvazione delle competenti autorità regolatorie; eventuali provvedimenti di autorizzazione condizionata non pregiudicheranno il completamento dell’operazione e non comporteranno modifiche delle condizioni economiche per RCS MediaGroup.

LA LEGA SI È SPACCATA Salvini-Maroni, il grande gelo: perché i due leader sono divisi

Lega Nord, Salvini e Maroni non si parlano: divisi su autonomia, Ncd e patti con Renzi


di Matteo Pandini



I più ottimisti dicono che tra Roberto Maroni e Matteo Salvini ci sono semplici malintesi. Eppure la quantità di incomprensioni ha superato il livello di guardia: rapporto con Ncd, referendum lombardo sull’autonomia, dialogo con i sindaci Pd e addirittura amministrative di Milano. Bobo dice bianco, l’altro risponde nero. «Problemi di comunicazione» tagliano corto dalla Regione Lombardia, dove ricordano che il governatore ha passato alcuni giorni dell’ultima settimana a New York. Impegni istituzionali. Anche per questo non è ancora riuscito a chiarirsi col leader del Carroccio. Certo, l’ex ministro dell’Interno ha cercato più volte qualche contatto, ma non ha ottenuto un confronto risolutivo. 

Nelle ultime ore è sceso in campo il pontiere Massimo Garavaglia, stimato assessore regionale al Bilancio: domani Maroni sarà a Palazzo Chigi per discutere di costi standard e non solo (detto brutalmente, batterà cassa) ma non s’è ancora spenta l’eco delle parole del segretario lumbard, secondo il quale trattare col Pd «è una perdita di tempo», tanto che il Pirellone dovrebbe «accelerare sul referendum autonomista». Maroni, invece, pensa di indirlo non prima delle Amministrative della prossima primavera, così da abbattere i costi e alzare l’affluenza, ma ha chiarito d’essere d’accordo con un documento che gli amministratori Pd gli hanno sottoposto da qualche settimana. Si tratta di una proposta sottoscritta da sindaci di capoluogo e presidenti di provincia della regione e che suggerisce, oltre alla trattativa per avere più poteri, di convincere Palazzo Chigi a esaudire i desideri lombardi su costi standard e residuo fiscale. I primi potrebbero valere circa 500 milioni l’anno: sono un meccanismo che premia i territori più virtuosi. Il secondo è la differenza tra le tasse che vengono versate a Roma e quelle che tornano sul territorio. «Il documento va letto» s’è fatto sfuggire Maroni pungendo Salvini. È irritato, Bobo, perché è convinto di essere più forte, se si presenta a Palazzo Chigi dopo un’intesa con pezzi di centrosinistra. E, soprattutto, può allargare una crepa tra i democratici. Perché i sindaci rossi hanno scritto d’essere pronti a sostenere il referendum, in caso di risposta negativa dal governo.

Ma Salvini è freddo. E mentre le diplomazie lavorano, Maroni ha spiegato che chiederà nuovamente all’Aula di esprimersi sul questito autonomista, nonostante sappia benissimo che qualche consigliere lumbard non la prenderà bene. Bobo ha aperto anche un altro fronte. Quello su Milano. Perché nel centrosinistra si sta facendo largo l’ipotesi di lanciare il commissario di Expo Giuseppe Sala, il quale potrebbe piacere anche a Ncd. Che Salvini vuole tagliare fuori. Ma gli uomini di Alfano sono fondamentali nella maggioranza di Maroni. Se venissero regalati ai democratici, rischia di saltare la Regione. «Salvini l’ha capito?» si chiedono alcuni fedelissimi del governatore. Per Bobo, Renzi spenderà tutte le energie per conquistare Palazzo Marino. E un’eventuale sconfitta del centrodestra rischia di essere rinfacciata a Salvini, soprattutto dagli alleati. A partire da Berlusconi che non vede l’ora di ridimensionare l’ambizioso successore di Bossi. Perfino l’ex premier non è ancora riuscito a discutere col capo leghista, e la tragica verità è che oltre al nome di Paolo Del Debbio non c’è ancora un piano B credibile. Ma il giornalista non intende correre senza la ragionevole certezza di poter vincere, forte di un ottimo contratto televisivo. Chi glielo fa fare?

Anche per questo Maroni vuol chiarirsi con Salvini, dopo avergli suggerito la candidatura di Maurizio Lupi. Matteo ha risposto di no. Tra i due pesi massimi del Carroccio urge un chiarimento. Ma quando? Domani Bobo sarà a Roma. Il segretario, martedì, partirà di buonora alla volta di Strasburgo e non tornerà prima di giovedì.

Napoli e Fiorentina show Milan umiliato, Miha flop

Viola prima: 3-0 all'Atalanta. Il Napoli umilia il Milan: 4-0


di Francesco Pellegrino



Un Napoli da scudetto, una Fiorentina da primato, un Milan da lacrime. I posticipi del 7° turno di Serie A regalano le due più belle sorprese del momento. I viola di Paolo Sousa, reduci dai poker rifilati contro Inter in campionato e Belenenses in Europa League, si confermano in forma smagliante al Franchi: 3-0 all'Atalanta, con partita subito in discesa. Al 6' allo di Paletta su Blaszczykowski in area, espulsione e rigore trasformato da Ilicic. Dopo un paio di occasioni, alla mezz'ora arriva il raddoppio dell'ottimo Borja Valero, servito da Bernardeschi. I bergamaschi faticano a reggere l'urto e non si rendono quasi mai pericolosi: nel recupero c'è gloria anche per il neo-entrato Verdu, su assist geniale di Kalinic. Fiorentina prima in solitaria, a 18 punti, 2 in più dell'Inter fermata sull'1-1 dalla Sampdoria. 

Napoli show - Nel prossimo turno i toscani faranno visita al Napoli, tra le squadre più in forma del momento. A San Siro va in scena il classico contro il Milan e il risultato è da record: 0-4, mai vittoria più larga per i partenopei. In panchina è Mihajlovic contro Sarri, che in estate avrebbero potuto occupare l'uno il posto dell'altro. Ride De Laurentiis, perché il mister toscano rifila una lezione di tattica e preparazione atletica al serbo, sempre più in crisi. La qualità dei napoletani fa il resto: Milan surclassato in ogni reparto e in ogni confronto diretto, con una difesa francamente improponibile. Apre le danze al 13' Allan, che sfrutta un errore in disimpegno di Zapata, ormai un classico. Il Milan è spuntato Bacca s'impegna ma Luiz Adriano è invisibile, e in mezzo solo Bonaventura prova a inventare qualcosa. Troppo poco, perché dietro è un buco nero e la ripresa chiarisce perché: al 3' Insigne entra nel burro dopo uno scambio con Higuain e fa 2-0. Si ripete al 22', su punizione magistrale. Napoli sul velluto, rossoneri in bambola e al 32' è la goffa autorete di Ely, tra i peggiori, a chiudere il conto. 

Galliani fischiato - I pochi tifosi milanisti rimasti contestano Adriano Galliani, che lascia lo stadio in anticipo. I tanti napoletani festeggiano e sentono aria di lotta per il titolo. Mihajlovic abbandona ogni speranza: con questa squadra e questo gioco, i 9 punti di distacco dalla vetta sono il minore dei problemi.  

domenica 4 ottobre 2015

Il piano (segreto) con ricatto di Renzi Cosa farà per mettere le mani sulla Rai

Rai, il piano di Matteo Renzi: l'arma per ricattare Viale Mazzini


di Franco Bechis



La data è scritta nero su bianco nell’articolo 49 del testo unico della televisione approvato nel 2005: «La concessione del servizio pubblico generale radiotelevisivo è affidata, fino al 6 maggio 2016, alla Rai-Radiotelevisione italiana spa». Mancano 7 mesi e al momento non è stato istituito nemmeno un tavolo di discussione al ministero dello Sviluppo Economico retto da Federica Guidi. Del rinnovo di quella concessione, l’atto fondamentale per cui fin da quando si chiamava Eiar, la Rai è l’unica azienda italiana che può incassare dall’erario il canone pagato ogni anno dai cittadini, non si fa cenno nemmeno nella legge di riforma della televisione pubblica che in questo momento è alla Camera davanti alle commissioni riunite Cultura e Trasporti. Lo stesso servizio studi di Montecitorio, ha suggerito almeno di stabilire nella legge che quella concessione, che secondo la legge attuale dovrebbe essere di durata ventennale, sia ridotta e adeguata temporalmente al contratto di servizio periodico che dovrebbe stabilire gli obblighi di trasmissione della Rai in cambio di quel canone. 

La nuova legge fortemente voluta da Matteo Renzi cambia quel contratto di servizio, portandone la durata da 3 a 5 anni, e il servizio studi lo stesso suggerisce di fare per la concessione. Ma nessun emendamento di maggioranza se ne occupa. Per un motivo molto semplice: il capo del governo vuole la nuova legge così come è stata approvata dal Senato entro il prossimo 19 ottobre. Quindi senza modifica alcuna, altrimenti si deve tornare nell’altro ramo del Parlamento e perdere altro tempo. Invece Renzi vuole dare entro questo mese al direttore generale della Rai, Antonio Campo Dall’Orto i poteri da amministratore delegato. In viale Mazzini lo sanno tutti, e anche per questo non si sono attribuite deleghe ai vari consiglieri di amministrazione. Senza deleghe nessuno quindi si è fatto avanti con il governo per discutere di rinnovo e contenuti della concessione. E i rischi sono altissimi. Il governo precedente, per bocca dell’allora viceministro Antonio Catricalà, aveva ipotizzato che quella concessione fosse assai aperta e non scontato il rinnovo automatico. Quello attuale non ha mai parlato di possibilità di spezzatino o di messa all’asta con altri soggetti del canone tv, però non ha fatto un solo passo sulla strada del rinnovo. Si tiene così in mano una pistola puntata sull’azienda pubblica che pesa assai di più di qualche intemperanza di Michele Anzaldi su Rai Tre e i suoi direttori, accusati di avere dato eccessivo spazio alla minoranza del Pd. Quella pistola è puntata ad accompagnare le nomine che il nuovo amministratore delegato potrà fare senza troppe trattative con il suo consiglio di amministrazione e aiuterà non poco ad annullare qualsiasi resistenza su eventuali piani di riassetto dell’azienda, dei suoi canali e delle sue reti. Tanto tutti sanno che senza canone possono tranquillamente chiudere i battenti.

«Sì, è vero», conferma il consigliere di amministrazione Arturo Diaconale davanti al Senato, «che finora di rinnovo della concessione non si è parlato. La trattativa inizierà nei prossimi mesi, di sicuro. Una pistola puntata? L’antipasto è stato l’attacco a RaiTre? Ma no, quello è stato un episodio del lungo congresso Pd. Poi certo, l’azienda oggi vive su un assetto politico che si basa su una storia che non c’è più... anche la tripartizione delle reti non ha senso come è stata vissuta fin qui». Secondo il componente della vigilanza Augusto Minzolini «è evidente che il governo così sta tenenendo sotto scacco la Rai. Ma deve mettersi d’accordo con se stesso. È un’azienda pubblica, dove pesa la politica? Vero che la tripartizione antica dei canali per influenza non ha più senso: bisognerebbe che una rete rifletta il Movimento 5 stelle, non rappresentato, ma protagonista del nuovo sistema politico tripolare. Si vuole tagliare i cordoni con la politica? Allora si faccia davvero la Bbc, con due reti finanziate solo dal canone, la pubblicità rimessa sul mercato per favorire davvero il pluralismo delle idee, e le altre 10 reti esistenti vendute ai privati. Invece il governo non vuole fare né una scelta né l’altra».

Nasce la più grande coop rossa d'Italia Che ha un patrimonio da capogiro...

Nasce il colosso Alleanza 3.0, la più grande coop rossa d'Italia




Nasce il colosso coop: tre dei nove giganti della grande distribuzione "rossa" (Adriatica, Estense e del Nord Est) si uniscono e danno vita a Coop Alleanza 3.0, una super cooperativa da quasi 5 miliardi di fatturato, 22mila dipendenti, 2,7 milioni di soci e 419 punti vendita sparsi in 12 regioni, dal Friuli alla Sicilia. Riporta La Stampa che si tratterà della più grande cooperativa a livello italiano ed europeo e spazierà dalla grande distribuzione agli investimenti immobiliari di Igd, alle agenzie di viaggi, dalle farmacie e librerie a marchio Coop alla distribuzione di carburanti, gas e luce, dalle polizze sanitarie ai servizi assicurativi e finanziari. La superCoop controlla poi il 13,3% di Eataly ma soprattutto è il primo azionista singolo del Gruppo Unipol con una quota vicina al 20% . 

L'obiettivo dei tre presidenti (il bolognese Adriano Turrini, che sarà anche il nuovo superpresidente, il modenese Mario Zucchelli e il reggiano Paolo Cattabiani) è "sostenere e rilanciare la presenza della cooperazione di consumo, creare un'organizzazione capace di trovare tutte le efficienze utili a dare nuovo impulso all'impresa per affrontare le sfide future". La fusione non comporterà la chiusura di punti vendita ma si cercherà di migliorare il modello Ipercoop che più di altri ha patito la crisi e sfidare così la concorrenza, di Esselunga in primis. 

Basta Viagra, sesso anche in tarda età Tutto grazie al laser dei miracoli: come

Sessualità maschile, arriva il laser che mantiene attivi sessualmente i malati di prostata




Ogni anno 40mila italiani vengono operati alla prostata per un ingrossamento benigno di questa ghiandola. Nulla di grave, ma comunque un fastidio per tutti i pazienti che vedono messa a rischio la loro capacità di eiaculazione e delle loro funzioni sessuali. Dal 3 ottobre però, questi crucci potranno cadere nel dimenticatoio perché c'è una tecnologia che permette, grazie a un laser al tullio, di migliorare molto le condizioni post operatorie dei pazienti.

Come funziona - Il laser è stato creato da Quanta System, azienda italiana leader nel settore, in collaborazione con l'equipe medica del Prof. Luca Carmignani, primario di Urologia al Policlinico di San Donato. Il nuovo metodo assicura il normale mantenimento di una vita sessuale nonché un ricovero molto più breve, un paio di giorni, in ospedale rispetto a quello della chirurgia tradizionale. Il metodo dunque farà risparmiare soldi e tempo al sistema sanitario nazionale. I primi studi condotti sull'operazione con il laser hanno dato risultati ottimi: 110 pazienti sottoposti al trattamento, dopo 3-6 mesi dall'operazione, non solo hanno migliorato le loro condizioni urinarie ma hanno anche mantenuto una buona funzione rettile. Rispetto alla chirurgia convenzionale, i pazienti che hanno mantenuto l'eiaculazione sono aumentati, e di molto, perché si parla di un +52% di uomini che hanno ancora questa funzione.

L'aspetto psicologico - "Grazie a questa tecnica è possibile regalare benessere ad una ampia fascia della popolazione maschile, che ora potrà vivere una rassicurante continuità della propria attività sessuale", ha affermato il professor Carmignani. Un traguardo importante, soprattutto se si considera il gran numero di persone che interesserà. La patologia in questione infatti colpisce uomo su 2 intorno ai 50 anni, e addirittura il 75% negli over 80. I pensieri negativi sulla potenza sessuale o l'angoscia per un invecchiamento sessuale precoce saranno dunque, nei prossimi anni, solo un brutto ricordo. E dover essere operati di prostata comporterà molta meno ansia e paura. 

E' guerra Juve-Federcalcio Il retroscena: Una "lite" milionaria

Calciopoli, il retroscena della Gazzetta dello Sport: Tavecchio farà causa ad Agnelli per il ricorso al Tar




La guerra a carte bollate tra la Federcalcio e la Juventus potrebbe presto conoscere una nuova battaglia. Il presidente federale Carlo Tavecchio, secondo quanto anticipa la Gazzetta delo Sport, sta per portare in tribunale il club bianconero con un'importante richiesta di risarcimento danni. Sul tappeto è ancora la questione "Calciopoli" ad agitare gli animi, dopo che nel novembre 2011 la Juve di Andrea Agnelli aveva presentato al Tar una richiesta di risarcimento danni valutati in 443 milioni di euro contro la Federcalcio per le questioni del 2006. Quella decisione era stata già bollata da Tavecchio come inopportuna, anzi la classificò come "lite temeraria". Dopo la sentenza della Cassazione del marzo 2015 e le successive motivazioni, arrivate in estate, la responsabilità dei dirigenti juventini dell'epoca è stata confermata, con relative condanne e sopraggiunte prescrizioni.

I tentativi - Nel corso dei mesi sia Tavecchio che Agnelli hanno avuto più di un'occasione per ricucire, per chiarire e magari per sotterrare l'ascia di guerra. Il momento più propizio è sembrata la finale di Coppa Italia, vinta dalla Juve contro la Lazio. Ma le posizioni non si sono mai avvicinate sul serio.

La lettera - Nei giorni scorsi poi, aggiunge il quotidiano sportivo, è spuntata la lettera che Agnelli ha scritto agli azionisti bianconeri prima dell'assemblea del prossimo 23 ottobre, nella quale si parlava di: "realtà che hanno saputo con scaltrezza generare il consenso di un sistema autoreferenziale", e l'auspicio che si arrivi alla fine del prossimo anno; "a un'accelerazione della spinta riformatrice nelle componenti costitutive del calcio italiano favorendo il naturale ricambio degli uomini". Tutto per: "non passare altri cinque anni a elencare quello che si dovrebbe fare, ma nessuno fa".

La reazione - Sarà stato anche quell'ultimo passaggio della lettera di Agnelli a far saltare la mosca al naso di Tavecchio. In via Allegri, sede della Figc, si parlerebbe di: "Fastidio" del presidente che ha dato mandato all'avvocato Medugno di studiare, scrive la Gazza: "come e con che formula difendere presso la Juventus gli interessi della Federcalcio".

sabato 3 ottobre 2015

Caivano (Na): Intervista al Consigliere comunale del PD, Antonio Angelino

Caivano (Na): Il Consigliere Angelino interviene sul nostro blog il Notiziario sul web



di Gaetano Daniele




Dott. Antonio Angelino
Consigliere comunale PD

Dott. Angelino, dopo le dimissioni del consigliere comunale Raffaele Celiento, anche lei entra a far parte delle opposizioni in consiglio comunale. Che opposizione sarà la sua?

Un opposizione chiaramente in linea con quella che è stata la nostra campagna elettorale, intransigente decisa attenta e vigile. Non abbiamo nulla in comune con questa amministrazione, pertanto svolgeremo la nostra azione di denuncia e di controllo sugli atti e sugli indirizzi, tenendo come riferimento unico il bene e la crescita del paese.

Ha già in mente qualche interrogazione?

Devo dire che abbiamo formato un ottimo gruppo di opposizione, dove di certo non manca la volontà d'azione e lo dimostrano le tante interrogazioni e interpellanze già poste in essere nell'adunanza di CC del 28/9, per quanto mi riguarda sono un ragazzo molto curioso e devo dire che la mia attenzione è stata attirata da un bel po' di determine, ma sicuramente vorrei presto approfondire la questione relativa agli affidamenti degli impianti sportivi presenti sul nostro territorio, da anni grande problema, mai affrontato.

Quale la sua ricetta per rilanciare Caivano?

Magari potesse bastare una ricetta. Caivano negli ultimi 10 anni ha avuto un'involuzione clamorosa, il ceto medio è quasi scomparso, e di conseguenza la povertà ha raggiunto larga parte della popolazione. Al netto di una situazione simile gli interventi più significativi a mio parere sono quelli relativi alla creazione di occupazione e alla riduzione del fisco soprattutto per le aziende e le imprese presenti sul territorio, con l'esenzione totale per un periodo di tempo determinato (1/2 anni) per gli imprenditori che intendono investire sul territorio in nuove attività. Reddito di cittadinanza così come proposto da noi in CC il 28/9 e spending review chiuderebbero il cerchio garantendo un ciclo virtuoso di ripresa economica. 

Ambiente. 

Sull'ambiente sono cauto e con molta umiltà ammetto che sto reperendo quanta più documentazione possibile per avere un quadro completo della situazione. Già troppo si è speculato e strumentalizzato su tale tematica e quindi evito di lanciarmi in affermazioni non verificate ed analizzate, so per certo che tutti noi consiglieri di opposizione terremo alta l'attenzione soprattutto per ciò che concerne la gara da 30 milioni di euro per il servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani. Vista l'incompetenza e l'incapacità amministrativa dimostrata sinora dall'amministrazione non ci sentiamo minimamente al sicuro.

Televisori truccati: i modelli sospetti Un altro scandalo dopo Volkswagen

Dopo lo scandalo Volkswagen, sospetti del Guardian sulle Tv Samsung: test truccati su consumi energia




Dopo lo scandalo che ha travolto Volkswagen che truccava i test sulle emissioni di gas di scarico della automobili, è la volta del colosso coreano Samsung e di alcuni modelli di televisori. Uno studio dell'organismo indipendente ComplianTv ripreso dal quotidiano brittannico Guardian, Samsung avrebbe usato un trucco molto simile a quello di Volkswagen, utilizzando quindi un software per ridurre i consumi energetici dei propri televisori durante i test ufficiali.

Il trucco - In occasione dei test effettuati dalla Commissione elettrotecnica internazionale (Lec) sui televisori vengono trasmessi filmati con sequenze veloci. In quelle condizioni, secondo lo studio raccontato dal Guardian, i modelli Samnsung attiverebbero la funzione Motion lighting, utile a ridurre la luminosità dello schermo e quindi il consumo di energia. La funzione di riduzione della luminosità si sarebbe attivata in automatico, secondo quanto si legge nel rapporto ripreso anche da Repubblica: "I laboratori hanno osservato diversi comportamenti delle tv durante le misurazioni e questo suggerisce la possibilità che gli apparecchi riconoscano la procedura di test e adattino il consumo di energia".

La difesa - La compagnia coreana ha respinto i sospetti sollevati dallo studio britannico, sostenendo che la funzione Motion lighting sia stata progettata non per eludere i test, ma per ridurre i consumi quando il video rileva immagini in movimento. Le indagini però sono partite, come quella della Commissione Ue che ha risposto all'articolo pubblicato sul Guardian citando anche segnalazioni simili arrivate da autority di Paesi membri dell'Unione europea, come quella svedese.

Una portaerei cinese nel Mediterraneo Inquietanti alleanze a casa nostra

Guerra in Siria, la Cina porta nel Mediterraneo una portaerei, caccia e 1.000 marines




La Cina porta nel Mediterraneo una portaerei, una squadra aerea e 1.000 marines in appoggio alla Russia. Mentre Mosca continua con i suoi raid in  Medio Oriente contro le postazioni dello Stato Islamico ("Dobbiamo agire d'anticipo, prima che arrivino da noi", ha ammesso Vladimir Putin), Pechino inizia le grandi manovre al largo della Siria e, di fatto, alle porte dell'Europa, in una alleanza strategico-militare che inquieta non poco il Vecchio Continente, diviso tra interventisti e neutralisti, ancora una volta inesistente dal punto di vista politico e al traino degli Stati Uniti di Obama decisamente tremebondi. 

Mosca e Pechino mai così vicini - L'intesa tra Russia e Cina, due colossi sotto ogni punto di vista e dotati di un apparentemente insaziabile appetito di dominio, si poggia su motivazioni geopolitiche, economiche e di lotta al terrorismo, perché sebbene lontana migliaia di chilometri dalla culla dell'Isis, anche la Cina potrebbe avere nelle regioni del suo estremo occidente una bomba-terrorismo islamico pronta ad esplodere, proprio come Mosca con molte regioni dell'ex impero sovietico nel Sud-Est. 

Ue e Usa all'angolo - L'Unione europea finisce così in un momento drammatico come quello dell'emergenza immigrazione, strettamente legato alla guerra in Siria. Rinunciare a una voce in capitolo nell'area significa affidarsi con mani e piedi legati a Putin (e ai cinesi). Il Cremlino questo lo ha capito, e non a caso ha rafforzato le intese con l'Iran e l'Iraq tagliando fuori non solo gli europei, ma anche gli americani. Il guaio è che la partita, giocata con caccia al posto degli scacchi, si gioca in casa nostra e noi siamo spettatori. 

Tre banche italiane fallite: chi paga, quando e come

Crac delle banche, si paga subito: ci rimettono i risparmiatori


di Giuliano Zulin 



Le crisi bancarie fanno le prime vittime. Nelle prossime settimane, con ogni probabilità, i possessori di obbligazioni subordinate di Banca Marche dovranno partecipare al primo bail-in in salsa italiana. Dal primo gennaio entrerà in vigore il nuovo meccanismo di salvataggio degli istituti in difficoltà, che prevede l’esborso anche da parte dei privati (azionisti, obbligazionisti e correntisti sopra i 100mila euro), ma per chi ha dato fiducia negli anni passati alla banca con sede a Jesi il coinvolgimento diretto dovrebbe scattare in anticipo. 

In pratica le decine di migliaia di correntisti-obbligazionisti, e in parte minore altre istituzioni bancarie e fondi, subiranno la conversione coatta dei loro bond subordinati in azioni. Azioni che negli ultimi mesi sono state penalizzate da una doppia svalutazione, decisa dai commissari che gestiscono la banca da quasi due anni e in scadenza a fine ottobre, e che potrebbero essere ulteriormente svalutate. In teoria gli obbligazionisti subordinati potrebbero vendere sul mercato i loro bond, ma basta dare un’occhiata all’andamento sul mercato dei titoli sotto osservazione: il prezzo è sceso dai 100 di partenza a quota 34-35. In ballo ci sono grosso modo 400 milioni di euro, un sacco di famiglie e indirettamente tutti i correntisti italiani. Perché, alla fine, per il salvataggio di Banca Marche servirà soprattutto l’intervento del Fondo di Tutela dei Depositi bancari, che raggruppa tutti gli altri gruppi italiani e che emetterà obbligazioni sul mercato proprio per ricapitalizzare - si parla di oltre un miliardo - per provare a risanare Banca Marche prima del gennaio 2016, quando tutto il bail-in sarà realtà e allora, non solo gli obbligazionisti subordinati, ma pure tutti i grandi correntisti, dovranno cedere parte del loro patrimonio per soccorrere un istituto finito in sofferenza per una gestione sotto inchiesta: gli avvocati dell’istituto commissariato hanno chiesto agli ex amministratori 282 milioni di danni. 

La frase di Bankitalia - Tutti si chiederanno: ma se il bail-in scatterà l’1 gennaio, perché azionisti e obbligazionisti subordinati dovranno pagare subito? La definizione tecnica si chiama «burden sharing», contenuta anche nel vademecum di Banca d'Italia sulla nuova legge che disciplina i salvataggi bancari. Pagina 7 del documento, ultimo paragrafo. Ecco cosa c’è scritto: «In Italia la completa applicazione del bail-in è prevista solo a partire dal 2016; tuttavia, la svalutazione o la conversione delle azioni e dei crediti subordinati, fra cui gli strumenti di capitale, sarà applicabile già da quest’anno, quando essa sia necessaria per evitare un dissesto. Gli orientamenti sull’applicazione della disciplina sugli aiuti di Stato adottati nel 2013 dalla Commissione europea già prevedono la necessità di coinvolgere gli azionisti e i creditori subordinati prima di un eventuale supporto pubblico, attraverso la svalutazione o la conversione dei crediti in azioni, quale misura di burden-sharing necessaria per ritenere il sostegno pubblico compatibile con la disciplina sugli aiuti di Stato». La questione è questa: l’Antitrust europeo, che dovrà comunque dare il via libera all’ingresso del Fondo di Tutela dei Depositi bancari nel capitale di Banca Marche, sostiene che un intervento solo del Fondo potrebbe sottendere un aiuto di Stato. Vanno insomma chiamati in causa anche tutti i creditori subordinati. Di Banca Marche, ma non solo.

Governo in ritardo - Si dà il caso infatti che su un salvataggio quantificabile in 370 milioni di euro su Cassa di Risparmio di Ferrara (Carife), circa 300 saranno investiti dal Fondo di Tutela dei Depositi bancari, ma 70 dovranno arrivare dalla conversione in azioni - con perdita di valore - degli obbligazionisti subordinati che si erano fidati dei prodotti venduti agli sportelli Carife. Un percorso simile è immaginabile anche ad Arezzo, dove la Popolare dell’Etruria, la banca dove era vicepresidente il papà del ministro Maria Elena Boschi, rischia di arrivare con zero capitale a fine anno. L’istituto popolare, commissariato da febbraio, vedrà anch’esso l’ingresso del Fondo di Tutela dei Depositi bancari per un ammontare ancora da definire - pare intorno ai 200 milioni - ma altri 200 circa arriveranno dalla solita conversione di bond subordinati in azioni. Un altro bagno di sangue, dopo la beffa del congelamento delle azioni in seguito al commissariamento. 

Tirando le somme, possiamo dire che si ridimensioneranno di molto i 700 milioni di risparmi investiti in bond di decine di migliaia di famiglie italiane - sparse tra le Marche, l’Emilia e la Toscana - con il rischio che l’operazione non basti e che anche le azioni finiscano nel tritacarne del bail-in. C’è poco tempo - tre mesi - per mettere in piedi l’operazione salva-banche, ma il governo non brilla in tempismo. Ai primi di settembre ha approvato i decreti attuativi del bail in, ma prima dell’entrata in vigore bisogna che i testi ottengano l’ok dalla Commissioni Finanze di Camera e Senato, prima di tornare a Palazzo Chigi e diventare esecutivi. È passato quasi un mese dall’approvazione del Consiglio dei ministri. Che aspettano Renzi e Padoan? Perché poi, prima di partire con il salvataggio, il Fondo dovrà avere i via libera di Bankitalia, Antitrust Ue e Bce. In teoria ci vogliono 60 giorni, ma così si arriva a metà dicembre. Al limite. Da gennaio non pagheranno solo azionisti e obbligazionisti, ma anche i grandi correntisti...

giovedì 1 ottobre 2015

Brunetta faccia a faccia con Renzi Il premier "demolito" in diretta tv

Camera, Brunetta contro Renzi: "Quando l'Ue ti ha detto di poter usare quei 17 miliardi? Vuoi usarli per tagliare le tasse? Non puoi"




"In quale occasione l'Ue le ha concesso oltre un punto di Pil, cioè 17 miliardi?". Renato Brunetta inizia così, dopo i convenevoli di rito ("Bentornato dal suo viaggio, signor presidente"), il suo intervento nel QuestionTime alla Camera davanti al premier Matteo Renzi. Il tema è quello, caldissimo, delle coperture alla ormai imminente legge finanziaria, "manovra" che Palazzo Chigi giura di riuscire a portare a termine anche grazie a minore flessibilità concessa da Bruxelles. "Il 13 gennaio 2015  - risponde Renzi - la Commissione europea ha approvato la comunicazione sulla flessibilità che ha consentito a ciascun Stato membro di utilizzare due clausole per limitare gli effetti del Fiscal compact sugli Stati membri. L'Italia ha ottenuto lo spazio dell'1 per cento, potevamo ottenere di più? Forse. Resta il fatto che mentre qualcuno ha votato il Fiscal compact, noi abbiamo ottenuto la flessibilità". 

Stoccata e veleni - La punzecchiatura (quel "qualcuno" è Silvio Berlusconi, premier nel 2011) scatena il capogruppo di Forza Italia. "Non ci saranno 17 miliardi, ce ne saranno molti meno e poi se pensate di utilizzare quei soldi per tagliare le tasse vi sbagliate di grosso. Non c'è possibilità di farlo, stando ai trattati comunitari - ha ricordato Brunetta -. Non si può utilizzare il deficit per tagliare le tasse. Anche solo sostenerlo è un errore da matita blu".

BELPIETRO SVELA RENZI Il retroscena sul Premier: "Così costruisce un regime"

Maurizio Belpietro, una democrazia rottamata ai tempi di Matteo Renzi


di Maurizio Belpietro
maurizio.belpietro@liberoquotidiano.it
@BelpietroTweet




Lo so, della riforma del Senato non importa un fico secco a nessuno. Gli italiani hanno altri problemi: il lavoro, le tasse, la paura degli stranieri. Figurarsi se hanno tempo da perdere con il futuro della Camera Alta, ossia del doppione della Camera Bassa. A lungo hanno sognato che si sfoltissero i costi della politica, intravedendo nei vari palazzi del potere uno spreco di denaro pubblico. Dunque, all’idea che si riduca il numero dei senatori, non li si paghi più e alla fine si risparmi e si cambi qualcosa nell’acqua stagnante della politica italiana non possono che essere favorevoli. Certo, forse anche loro preferirebbero che Palazzo Madama fosse chiuso e trasformato in un museo, come ha minacciato il presidente del Consiglio, ma chi non segue quotidianamente la politica e non ha esperienza di costituzione in fondo pensa che ridurre sia sempre meglio che conservare. Se prima si pagava lo stipendio a trecento sfaccendati e a tutti i funzionari, adesso non si pagherà più nulla e di funzionari ce ne saranno meno. O al meno questo è quanto spera l’opinione pubblica, che dunque non può che essere moderatamente favorevole alla riforma di Matteo Renzi.

Tutto bene dunque? Niente affatto. E non tanto perché mi dispiaccia l’idea di 100 senatori non eletti dal popolo e senza stipendio, ma perché l’insieme del progetto è un passo avanti verso uno stravolgimento della Costituzione e mette il potere nelle mani di un solo uomo.

Immagino l’obiezione: ma come, da anni scrivi che la Costituzione va cambiata e che bisogna sveltire il processo decisionale perché il Paese non può pagare i ritardi della politica e quando Matteo Renzi mette mano alla riforma dici che non ti piace? Qui il problema non è se la riforma piace o non piace. Certo è più brutta di quella che anni fa aveva disegnato il centrodestra e il centrosinistra riuscì a far cancellare rimbambendo con parole false gli italiani. Tuttavia, oltre a essere brutta, la riforma del presidente del Consiglio è pericolosa, perché consegna ogni potere nelle sue mani, ossia nella disponibilità di un signore che in appena un anno e mezzo ha già dimostrato di avere una straordinaria propensione ad occupare quanto c’è da occupare e a gestirlo con eccezionale disinvoltura.

Renzi non è un padre costituente, o ricostituente come lo chiama Marco Travaglio, è un rottamatore e sta rottamando chiunque gli si opponga lungo la strada.

Questo potrà far piacere a chi ritiene che il percorso del rinnovamento sia ingombro di vecchi arnesi e molte carcasse della prima e della seconda Repubblica, ma dovrebbe preoccupare chiunque al contrario ritiene che nessuno, neanche Renzi, possa detenere il primato della verità. Nel passato, quando Berlusconi era a Palazzo Chigi, a sinistra si è sempre evocato il pericolo del regime. Ma al confronto di Renzi, Berlusconi è stato sempre un dilettante e i suoi tentativi di piegare i pm, il parlamento o la stampa, si sono sempre rivelati maldestri e inutili.

L’ex Cavaliere provava a scalfire il potere della magistratura, delle lobby e dell’informazione, ma senza alcun successo. Al contrario, l’attuale presidente del Consiglio si è subito rivelato un professionista, mettendo al guinzaglio tutti o quasi tutti e la prima a farne le spese è proprio quella sinistra politico-giornalistico-giudiziaria che ai tempi di Berlusconi lanciava quotidiani allarmi. Le ultime notizie dicono che presto il governo espugnerà il fortino del Tg3, poi verrà quello dei giudici, infine ciò che resta della stessa sinistra e del sindacato.

Di tutto ciò, essendo sempre stato fiero avversario del circo mediatico-manettaro e della parte più ideologica del paese, dovrei essere contento, perché Renzi fa quello che Berlusconi avrebbe voluto ma non gli fecero fare. E invece no. Invece guardo con preoccupazione la rottamazione di ogni sistema di contrappeso, perché penso che Renzi non stia sostituendo una classe dirigente vecchia e logora con una classe dirigente moderna e efficiente. Renzi sta solo sostituendo una classe dirigenta con se stesso. 

Non gioisco se rottama la sinistra, perché penso che poi rottamerà - se non si rottama da sola - la destra. Il nostro presidente del Consiglio è semplicemente allergico all’opposizione e alle critiche. Gli vanno bene solo quando gli fanno solletico. Per lui il confronto è un fastidio, la dinamica della democrazia una perdita di tempo e dunque per raggiungere il suo scopo non esita a intimare al presidente del Senato di spazzar via ogni emendamento alla sua riforma.

Del resto, vista la situazione, non ha nulla da temere. Non dall’opposizione, ma neanche dal Colle, ormai abitato solo dagli sprettri. Insomma, in cambio di un po’ di spiccioli risparmiati sul Senato, ci tocca un fantasma di democrazia.

ECCO LA BUSTA ARANCIONE Inps, la novità per i pensionati Arriverà a tutti: cosa contiene

In arrivo la "busta arancione": dall'Inps la simulazione di quanto prenderemo di pensione




Si chiama "busta arancione": si tratta di una stima dell'Inps della pensione, una simulazione della pensione futura sulla base di quanto finora versato, della retribuzione attesa e della data di uscita dal lavoro. In Italia, al momento, è ancora disponibile solamente online sul sito dell'Inps, dal primo maggio. Ma tra due o tre settimane, il presidente dell'Inps, Tito Boeri, ha assicurato che sarà inviata direttamente a casa dei lavoratori per la simulazione della futura pensione. "Abbiamo superato la soglia di un milione di persone che hanno fatto la simulazione online", ha aggiunto Boeri. D'ora in poi le buste saranno spedite a "tutti coloro che non hanno fatto la simulazione online, perché vogliamo incoraggiarli a prendere il Pin sul sito", necessario per effettuare una previsione sulla prestazione futura. La simulazione è stata fatta su 10.000 pensionandi.

Tramite il Pin si potrà infatti accedere all'applicazione dell'Inps, che, tenendo conto di vari parametri (fra cui l'andamento dell'economia, quello delle retribuzioni e il livello di inflazione atteso, oltre alla speranza di vita) calcola la pensione che presumibilmente si otterrà dalla data di pensionamento. Dal 2016 il servizio diventerà poi pienamente disponibile anche per i dipendenti pubblici e per i lavoratori con contribuzione versata ai fondi amministrati dall'Inps.

martedì 29 settembre 2015

FORZA ITALIA, COMI: "INAUGURAZIONE NUOVA SEDE BUSTO COINCIDE CON IL VIA A CONGRESSI"

FORZA ITALIA, COMI: "INAUGURAZIONE NUOVA SEDE BUSTO COINCIDE CON IL VIA A CONGRESSI"  


di Gaetano Daniele 



Nell'inaugurare questa sera la nuova sede di Forza Italia a Busto Arsizio (via Salvatore Rosa, 12), Lara Comi, eurodeputata di FI e coordinatrice provinciale di Varese, ha parlato del futuro del movimento azzurro. "Ringrazio tutti voi che continuate a credere in Forza Italia - ha detto ai nostri microfoni de il Notiziario sul web - e ringrazio il sindaco di Busto Arsizio, Gigi Farioli, per il contributo alla città. L'11 ottobre parte il primo congresso di Forza Italia in provincia di Varese. Questa inaugurazione coincide dunque con il lancio delle assemblee, a partire dai Comuni che andranno al voto. I congressi sono sinonimo di democrazia e partecipazione della base. Forza Italia vuole ripartire dai suoi valori e anzitutto dal rispetto nei confronti degli alleati. In passato - continua Comi - in provincia di Varese alcuni alleati non sempre hanno dimostrato questo rispetto, quindi chiediamo delle garanzie. Questi congressi saranno momenti di confronto veri, la base sceglierà le persone e le alleanze". Comi ha poi voluto richiamare l'improvvisa scomparsa di una giovane esponente azzurra durante la kermesse di Forza Italia a Calvagese delle Riviera nel bresciano alla quale ha partecipato domenica scorsa anche il Presidente Silvio Berlusconi. "Vorrei che questa sede - conclude Comi - venisse intitolata alla memoria di Roberta Orizio, giovane e brava militante di Forza Italia, mancata all'improvviso all'affetto dei suoi cari e dei suoi tantissimi amici". All'inaugurazione hanno partecipato, oltre a Lara Comi e al sindaco Farioli, il consigliere regionale di Forza Italia Luca Marsico. Tra il pubblico, rappresentanti del mondo politico e istituzionale di Busto e della provincia di Varese e numerosi simpatizzanti.

Matteo Salvini scioglie la Lega Nord: tutto sul nuovo partito, data, nome e...

Lega Nord, il piano di Matteo Salvini: l'8 novembre via al partito unico del centrodestra. Chi ci sarà, come si chiamerà




A Repubblica l'hanno già definito il "predellino leghista". Tra un mese, per la precisione l'8 novembre, Matteo Salvini "scioglierà" la Lega Nord e fonderà il nuovo partito unico del centrodestra, un po' come fatto da Silvio Berlusconi a piazza San Babila, a fine 2007, quando fondò un po' a sorpresa il Pdl. Corsi e ricorsi storici: oggi proprio Berlusconi dovrebbe decidere se starci o meno, un ultimatum padano che aprirebbe scenari inediti. 

Nuovo partito, nuovo nome - Il palco su cui potrebbe nascere "l'anti-Pd" sarà quello di Bologna, momento conclusivo della tre giorni di "sciopero sociale" contro il governo di Matteo Renzi. La strategia del segretario leghista, secondo Repubblica, è chiara: con l'Italicum occorre ragionare in termini di lista e conseguente premio. Per questo Salvini starebbe pensando a un "listone" che inglobi i vari soggetti del centrodestra, da Fratelli d'Italia alla Destra, passando se possibile per Forza Italia. "Per il momento - scrive Carmelo Lopapa - l'unica cosa certa è che il nome conterrà la parola Lega". Tra le opzioni in campo le quasi obbligate "Lega Italia" o "Lega degli italiani", buon punto di partenza per suggestionare elettori, simpatizzanti e delusi di Forza Italia.

Obiettivo Sud - Il passo avanti rispetto alle "alleanze" sarebbe notevole. "Sono disponibilissimo a ragionare con Berlusconi e Fi ma partendo dalle nostre proposte e senza marmellate", spiegava Salvini a Radio Padania nelle ultime ore. Attraverso il partito unico del centrodestra a trazione leghista, Salvini conta anche di riprendere a correre al Sud, dove l'affermazione di Noi con Salvini è stata finora al di sotto delle attese e non consente alla Lega di coltivare sogni "nazionali". 

SPOT PUBBLICITARIO - Banca MEDIOLANUM, costruita intorno a te. Leggi la....

Banca MEDIOLANUM, costruita intorno a te 

Solida, Conveniente, Mediolanum 



Siamo più di una banca tradizionale, molto più di una banca online. Perché vogliamo mettere il cliente “al centro” e costruire le soluzioni più innovative per soddisfare tutte le sue esigenze in modo personalizzato.

Offriamo la massima libertà grazie a tutti gli strumenti disponibili che permettono ai nostri clienti di operare in perfetta autonomia 24 h su 24h, 7 giorni su 7. Ma diamo estrema importanza anche al valore del rapporto umano attraverso la figura del Family Banker, il professionista esperto che offre tutta la consulenza necessaria. Perché prima di tutto siamo una banca di persone per le persone e ogni Cliente è unico, con esigenze e aspettative diverse da ciascun altro.

Siamo un nuovo modello di banca costruita intorno al cliente per dare più valore ai suoi valori. Libertà e relazione: è quello in cui crediamo per costruire un rapporto bancario di nuova generazione. 

2013
Mediolanum Assicurazioni entra a far parte del Gruppo Bancario. Banca Mediolanum è la prima ad offrire un servizio di trasferimento di denaro tramite smartphone (Premio ABI innovazione Bancaria). Inoltre, erogando più di 2 milioni di euro nel 2012 e 1,6 milioni di euro nel 2013 per i Clienti colpiti dalle calamità naturali, il Gruppo sottolinea il valore della sua relazione con i Clienti in tema di Responsabilità Sociale.


La Storia 

1982
Ennio Doris in partnership con il Gruppo Fininvest, fonda Programma Italia, la prima rete di vendita che nasce in Italia con il preciso obiettivo di fornire ai propri clienti una consulenza globale per tutti i problemi riguardanti il risparmio e la previdenza. L’incontro tra l’esperienza ultradecennale di Ennio Doris nel settore ed il supporto imprenditoriale e logistico fornito dal Gruppo Fininvest, consentono all’azienda di qualificarsi fin da subito quale uno degli operatori più importanti nel mercato del risparmio nazionale.

1984
Il concetto di partenza della consulenza globale prevede che un solo Consulente sia il riferimento per la clientela per tutte le tipologie di prodotti finanziari e assicurativi. Per ampliare il carnet di prodotti, vengono acquistate le compagnie assicurative Mediolanum Vita e Mediolanum Assicurazione. L’anno seguente, con la creazione di Gestione Fondi Fininvest, si realizza anche una società in grado di fornire fondi comuni di investimento, aumentando così il potenziale di sviluppo e l’offerta di prodotti e servizi.

1995
Dicembre
In risposta ai cambiamenti epocali quali la globalizzazione dei mercati e l’atteso avvento dell’Euro, nasce Mediolanum S.p.A., come holding di tutte le attività del settore, posseduta ancora dai due soci storici Doris e Fininvest. Questa riorganizzazione è indispensabile per poter quotare in Borsa l’anno seguente tutte le attività. Tutte le società del gruppo danno risultati eccezionali.

1996
Giugno
Mediolanum S.p.A. entra nel listino della Borsa di Milano. L’operazione ha un grande successo ed il titolo, già dalle prime contrattazioni, mostra un significativo aumento di valore.

1997
Il Gruppo Mediolanum, da sempre riconosciuto per la sua innovatività, anticipa le tendenze creando a Dublino Mediolanum International Funds, una società di gestione in grado di offrire fondi avanzati, non ancora contemplati dalla legislazione italiana.

Novembre
La novità dei servizi bancari viene aggiunta alla serie di prodotti forniti ai clienti Mediolanum. Programma Italia si trasforma così in Banca Mediolanum, che sarà la più innovativa banca telematica d’Italia e la prima a sfruttare le possibilità di interconnessione tra il telefono e il teletext del televisore di casa, senza l’impiego di decoder o di altre apparecchiature e ad offrire accanto alla tecnologia il contatto umano, grazie all’affiancamento del cliente da parte del Family Banker. Le tecnologia più evoluta diventa facile da usare. Un servizio sempre presente come, dove e quando lo richieda il cliente.

1998
Continua la valorizzazione del titolo, Mediolanum S.p.A. entra stabilmente nel MIB 30, l’indice delle 30 società più importanti della Borsa di Milano.

2000
Banca Mediolanum sbarca in rete! Si ampliano le possibilità di accesso per i clienti, con un importante sviluppo nella qualità del servizio e l’implementazione di servizi di trading sofisticati.

Giugno
I risultati economici dell’anno dimostrano la sorprendente crescita di Banca Mediolanum che approda in Spagna con l’acquisizione del Gruppo Bancario Fibanc, dando via al processo di espansione all’estero. In tema di alleanze strategiche si colloca l’acquisizione del 2% di Mediobanca da parte di Mediolanum, che ha permesso la sottoscrizione di nuove OPV direttamente in Internet, e con la quale nasce Banca Esperia, la Joint-venture che ha l’obiettivo di diventare il nuovo punto di riferimento per clienti privati ed istituzionali nel private banking italiano.

2001
Con l’intenzione di replicare anche all’estero il modello vincente della multicanalità integrata e della consulenza globale, il Gruppo Mediolanum prosegue l’espansione in Europa nei mercati tedesco e austriaco con l’acquisto di Gamax Holding AG e di Bankhaus August Lenz & Co. L’attuale struttura societaria del Gruppo Mediolanum prevede Mediolanum S.p.A. come società capogruppo, con partecipazioni dirette ed indirette, nelle varie società costituenti il Gruppo (italiane ed estere), ivi inclusa Banca Mediolanum, che dal Settembre del 2001 è capogruppo del Gruppo Bancario Mediolanum.

2002
Il Gruppo Mediolanum festeggia vent’anni di successi, all’insegna di umanità, tecnologia, tradizione e futuro: i quattro cardini attorno ai quali si è sviluppato un progetto vincente che è diventato il punto di riferimento per il settore finanziario.

2003
Banca Mediolanum sponsorizza la Maglia Verde all’ 86° Giro di Italia di ciclismo, titolo assegnato al ciclista vincitore della classifica per il migliore scalatore. E’ una grande occasione di incontro con i clienti e i consulenti globali durante le diverse tappe della manifestazione con eventi, spettacoli e altre attività di comunicazione

2004
Novità e trasmissioni sempre più interessanti lanciate da Mediolanum Channel, la televisione digitale del Gruppo Mediolanum disponibile al canale 803 della piattaforma SKY. Mediolanum Channel rappresenta un’esperienza inedita nel settore finanziario, un nuovo modo di fare televisione nato dall’esigenza di una relazione e un dialogo continuativo tra azienda, clienti e rete di vendita. Assume particolare rilievo i Navigatori del Tempo, una trasmissione che ripercorre importanti vicende storiche per trarne spunti che consentano di attuare una strategia aziendale vincente.

2005
Vengono lanciati nuovi prodotti di punta: il conto corrente Riflex e Riflexcard. Riflex è il conto flessibile che si adatta alle esigenze e necessità del cliente . Riflexcard è la carta di credito con la foto del titolare. Gli acquisti e pagamenti così sono più sicuri. Oltre alle funzioni bancomat e carta di credito, Riflexcard dispone della modalità revolving per pagare gli acquisti a rate. In occasione del lancio è stata promossa una campagna pubblicitaria "Riflex" focalizzata sulla nuova offerta di prodotti.

2006
Dopo l’intuizione avuta con la figura del Consulente Globale, pronto a soddisfare tutte le esigenze del cliente, entra in campo il Family Banker. Un cambiamento necessario data la rilevanza assunta dalla banca nel modello di business di Mediolanum. Il Family Banker è l’uomo di fiducia, il professionista che "porta la banca" a casa del cliente e che lo aiuta nell’uso di tutti gli strumenti a sua disposizione. Una figura professionale nuova e completa, il professionista di riferimento delle famiglie e dei clienti. E’ il volto umano della banca. Parte una grande campagna pubblicitaria: TV, stampa, radio, internet. Un obiettivo importante: lanciare e formare la figura del Family Banker ed ampliare notevolmente la rete di vendita del Gruppo Mediolanum.

2007
Il Gruppo Mediolanum festeggia il 25° anniversario e Banca Mediolanum compie 10 anni: una realtà distintiva sul mercato, che ha superato il milione di clienti e continua a crescere a ritmi altamente competitivi, tenendo ben saldi la mission e i valori che, da sempre la caratterizzano. Il 5° anno della Fondazione Mediolanum si chiude con ottimi risultati e nuovi obiettivi. La nuova campagna di comunicazione mette in scena la customer satisfaction, con i veri clienti "al centro" della relazione e del modello bancario. Nell’anno in cui l’Italia si apre a una nuova normativa nella previdenza complementare, il Gruppo Mediolanum è leader, con circa un terzo del mercato nel 2007.

2008
Viene consolidata un’interessante iniziativa di dialogo e formazione rivolta alla comunità finanziaria, grazie all’istituzione del Mediolanum Market Forum, un convegno finanziario in grado di dialogare con Clienti, investitori, giornalisti ed esperti del settore, al fine di trasferire al mercato la visione di Mediolanum sull’andamentodei mercati finanziari. Banca Mediolanum sigla un importante accordo con le più rinomate società di gestione del panorama finanziario internazionale, da cui nasce Mediolanum Best Brands. I soci di riferimento del Gruppo Mediolanum si fanno carico di tutelare i Clienti coinvolti nella vicenda Lehman Brothers, senza gravare sugli azionisti di minoranza. Banca Mediolanum abbassa unilateralmente lo spread dei mutui a favore dei propri Clienti.

2009
Viene inaugurata Mediolanum Corporate University, una realtà che nasce per trasmettere i valori di Banca Mediolanum e per formare professionisti d’eccellenza: nella relazione con il Cliente, nella consulenza finanziaria e nella gestione del risparmio delle famiglie. Nasce Conto Mediolanum Freedom, lanciato attraverso una nuova campagna pubblicitaria con protagonisti il Presidente Ennio Doris e nuovi veri Clienti-testimonial di Banca Mediolanum.

2010
L'offerta Mediolanum Best Brands si amplia con nuovi prodotti nati dalle alleanze con partner internazionali scelti tra le più importanti società di gestione del risparmio del mondo. Nell'autunno viene rilanciata l'offerta del conto corrente Freedom dove Banca Mediolanum S.p.A. ha previsto per ogni nuovo conto corrente aperto il sostegno alle spese scolastiche per un bambino ad Haiti.

2011
Lancio di InMediolanum, conto deposito ad alta remunerazione e senza spese, sottoscrivibile online. A maggio a Rimini la convention "Estote Parati" per la prima volta viene aperta a Clienti, rappresentanti della comunità fi nanziaria e giornalisti: con i Family Banker® si è raggiunto il numero di 6.000 presenti. L'anno 2011 ha visto la vicinanza del Gruppo alle popolazioni della Liguria e della Toscana colpite dalle alluvioni.

2012
Quest'anno sono stati liquidati i Clienti e i Family Banker® danneggiati dall'alluvione in Liguria, Toscana e Sicilia e sono stati forniti supporti, agevolazioni e stanziate liberalità ai Clienti e Family Banker® colpiti dal terremoto in Emilia Romagna, dall'alluvione in Centro Italia e dal sisma a Potenza e Cosenza. La Fondazione Mediolanum diventa ONLUS e per la prima volta, quest'anno, ha raccolto 104.528€ tramite una campagna sms.

Banca Mediolanum S.p.A
Palazzo Meucci 
Via Francesco Sforza, 15 
20080 Basiglio Milano 3 
Telefono: 02.9049.1 

Se sei già cliente e hai bisogno di assistenza per tutte le attività bancarie operative e informative: Banking Center Numero Verde dall'Italia: 800.107.107 numero dall'estero +39.02.9045.1625 fax +39.02.9049.2550 e-mail: info@mediolanum.it

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Quella gran volpe di Marchionne Così guadagnerà con Volkswagen

Sergio Marchionne, perché lo scandalo Volkswagen lo fa godere




Lo scandalo Dieselgate sta scatenando un terremoto nel mondo dell'auto. Prima di tutto, Suzuki ha interrotto la collaborazione cone  Volkswagen per le auto elettriche e ha venduto l 1,5% del colosso di Wolfsburg a Porsche, che sale così al 52% di Vw. La casa giapponese - come spiega il Giorno - ha annunciato per il trimestre in corso un profitto straordinario di 36,7 miliardi di yen, pari a 270 milioni di euro: potrebbe essere questa la cifra pagata da Porsche per rilevare la partecipazione.

Lo scenario - Ma il terremoto in Volkswagen potrebbe rivelarsi una manna per Sergio Marchionne che da mesi sostiene che le case automobilistiche spendono troppo per sviluppare diverse versioni della stessa tecnologia, come i controlli per le emissioni e di sicurezza, mentre i costi potrebbero essere ridotti con fusioni e acquisizioni. Costi che sono destinati a crescere con le norme sulle emissioni. La tesi è semplice: le fusioni sono l'unica strada per ridurre i costi. General Motors continua a non cedere alle avances di Marchionne, così come Toyota. Ma chissà che dopo lo scandalo che ha travolto Volkswagen non cambi qualcosa. Nei piani di Marchionne c'è ovviamente Volkswagen, ma anche Honda e Mazda. Per quanto riguarda Psa Peugeot-Citroen, l' ad di Fiat Chrysler ha sempre detto che l' alleanza con la casa francese non è il suo primo obiettivo e che preferirebbe una fusione con un gruppo più grande per avere un maggiore ritorno sul fronte del contenimento dei costi per gli investimenti.