Vaticano, il prete polacco Oko contro Charamsa: "Un complotto dei gay contro il Sinodo"
Monsignor Charamsa, il prete-teologo polacco che ha fatto tremare il Vaticano con la confessione della propria omosessualità, "fa sicuramente parte della lobby gay" all'interno della Chiesa. Ne è sicuro Don Dariusz Oko, polacco e acerrimo rivale di Charamsa, intervistato da Fabio Marchese Ragona sul Giornale. Secondo il prelato, difensore del Cristianesimo tradizionale, quanto successo sabato è "un complotto ardito con cura artigianale, probabilmente per indebolire, al Sinodo, la posizione dei vescovi polacchi e di tutti i vescovi fedeli all'insegnamento della Chiesa e del Vangelo. Credo voglia colpire anche la posizione della Congregazione per la Dottrina della Fede e tentare di indurre i padri sinodali ad accettare l'omosessualità nella Chiesa. Fare questo nel sabato che precede il Sinodo, quando a Roma sono presenti giornalisti di tutto il mondo, gli ha permesso di avere ovviamente maggiore visibilità".
"Contro di me odio e menzogne" - Tra Charamsa e Oko c'è un precedente molto recente: "Qualche giorno fa ho letto il suo articolo Teologia e violenza su un settimanale cattolico polacco e ho capito che si trattava al 100% di un prete omosessuale. Il suo odio e le sue menzogne contenute nell'articolo sono tipiche degli omo-ideologi, compresi quelli in tonaca". Secondo Oko, i toni usati dal prete gay erano molto aspri: "Charamsa nell'editoriale mi ha riempito di insulti e mi paragona a un assassino talebano. Credo che mi odi, si pone al di sopra di tutta la Chiesa e ancor di più del Signore Gesù: mostra un incredibile orgoglio e cecità nelle sue affermazioni".
"Charamsa frustrato" - La Congregazione per la Dottrina della Fede è stata definita da don Charamsa "il cuore dell'omofobia paranoica della Chiesa". "L'attacco a questa Congregazione - spiega don Oko - avviene perché l'ex Sant'Uffizio è il principale custode della fedeltà all'insegnamento della Chiesa, anche sul tema dell'omosessualità. Forse questo attacco è il risultato di una sua frustrazione o dell'aver condotto per troppo tempo una doppia vita che adesso non ha più la forza di affrontare, imbrogliando e mentendo, e che alla fine lo ha spinto a fare coming-out". "Sì, naturalmente credo che faccia parte di questa lobby gay".
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