Ombre sul Prosecco: taroccati milioni di litri
di Alessia Pedrielli
Prosecco di scarsa qualità spacciato per squisito, nell’etichetta e pure nel prezzo. Stavolta però il prodotto taroccato arriva da casa nostra - e non da qualche paesetto esotico - addirittura dalla culla dello spumante più amato d’Italia: le colline del Trevigiano e la zona del Valdobbiadene. Qui i carabinieri del Nas hanno posto sotto sequestro migliaia di ettolitri di bollicine prodotte, a quanto pare, mescolando alle uve di pregio acini di qualità inferiore. Il prosecco «fuffa» era in lavorazione, pronto per arrivare sulle tavole di migliaia di bongustai che avrebbero brindato, senza saperlo, ad un nuovo tipo di frode. Questa volta, infatti, la concorrenza sleale non c’entra, il fattaccio è proprio tutto Made in Italy e ad essere coinvolte sarebbero decine di importanti aziende produttrici.
Le ispezioni sono partite, una ventina di giorni fa, dall’annuale controllo di routine sui documenti di conferimento delle uve alle cantine specializzate, ma poi, visti i primi risultati, l’indagine è andata avanti e tutte le cantine con una produzione superiore ai diecimila ettolitri sono state passate al setaccio.
Quello che non torna ai militari, che stanno ancora proseguendo nelle indagini, sono i dati delle bolle di carico delle uve conferite, paragonati ai quantitativi di vino prodotti. L’uva registrata in entrata di lavorazione, cioè, in molti casi è troppo poca per garantire i quantitativi di vino che stavano per essere immessi sul mercato. Segno che qualche grappolo non meglio identificato (e mai registrato né dai venditori né dalle cantine) era finito nel calderone delle uve di pregio registrate regolarmente e stava per finire imbottigliato quale Prosecco «di qualità».
Dopo l’intervento dell’Arma, il vino sequestrato prodotto con le uve dell’ultima vendemmia (attualmente in lavorazione nelle cisterne) non potrà più fregiarsi dei marchi Docg o Doc e verrà declassato oppure, se non conforme per caratteristiche organolettiche a quanto previsto dalle norme, verrà addirittura distrutto.
Per i produttori-furbetti si preannunciano multe da decine di migliaia di euro. Cifre importanti, ma che con ogni probabilità, per molti, verranno declassate alla voce «rischio calcolato». Come quasi sempre accade quando si parla di contraffazione alimentare nel nostro Paese, infatti, le multe conferite a chi sgarra non sono certo decisive per il destino delle aziende che decidono di alterare il prodotto.
Ad accusare il colpo, invece, saranno ancora il buon nome di cura la qualità nonché la fiducia dei consumatori, già fiaccata da tante cattive notizie, tra cui anche l’inchiesta, ancora in corso, sul Sauvignon «dopato» prodotto nella zona di Cividale del Friuli, a cui veniva aggiunto durante la fase di lavorazione un preparato «capace di rendere stellata anche la peggiore delle vendemmie senza arrecare danni alla salute», per usare le parole degli inquirenti.
Lo sa bene il Consorzio di tutela Conegliano Valdobbiadene che, con una nota relativa ai sequestri di Prosecco contraffatto ha precisato che «i controlli effettuati hanno riguardato aziende e prodotti delle province di Treviso, Belluno e Venezia» e non soltanto «dell’area Docg di Conegliano Valdobbiadene», che «le contestazioni dei Nas riguardano illeciti amministrativi e non penali» e che, per quanto riguarda il prodotto Docg, «prima di essere imbottigliato avrebbe comunque dovuto passare altre severe verifiche per ottenere i sigilli che lo identificano».
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