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lunedì 5 ottobre 2015

LA LEGA SI È SPACCATA Salvini-Maroni, il grande gelo: perché i due leader sono divisi

Lega Nord, Salvini e Maroni non si parlano: divisi su autonomia, Ncd e patti con Renzi


di Matteo Pandini



I più ottimisti dicono che tra Roberto Maroni e Matteo Salvini ci sono semplici malintesi. Eppure la quantità di incomprensioni ha superato il livello di guardia: rapporto con Ncd, referendum lombardo sull’autonomia, dialogo con i sindaci Pd e addirittura amministrative di Milano. Bobo dice bianco, l’altro risponde nero. «Problemi di comunicazione» tagliano corto dalla Regione Lombardia, dove ricordano che il governatore ha passato alcuni giorni dell’ultima settimana a New York. Impegni istituzionali. Anche per questo non è ancora riuscito a chiarirsi col leader del Carroccio. Certo, l’ex ministro dell’Interno ha cercato più volte qualche contatto, ma non ha ottenuto un confronto risolutivo. 

Nelle ultime ore è sceso in campo il pontiere Massimo Garavaglia, stimato assessore regionale al Bilancio: domani Maroni sarà a Palazzo Chigi per discutere di costi standard e non solo (detto brutalmente, batterà cassa) ma non s’è ancora spenta l’eco delle parole del segretario lumbard, secondo il quale trattare col Pd «è una perdita di tempo», tanto che il Pirellone dovrebbe «accelerare sul referendum autonomista». Maroni, invece, pensa di indirlo non prima delle Amministrative della prossima primavera, così da abbattere i costi e alzare l’affluenza, ma ha chiarito d’essere d’accordo con un documento che gli amministratori Pd gli hanno sottoposto da qualche settimana. Si tratta di una proposta sottoscritta da sindaci di capoluogo e presidenti di provincia della regione e che suggerisce, oltre alla trattativa per avere più poteri, di convincere Palazzo Chigi a esaudire i desideri lombardi su costi standard e residuo fiscale. I primi potrebbero valere circa 500 milioni l’anno: sono un meccanismo che premia i territori più virtuosi. Il secondo è la differenza tra le tasse che vengono versate a Roma e quelle che tornano sul territorio. «Il documento va letto» s’è fatto sfuggire Maroni pungendo Salvini. È irritato, Bobo, perché è convinto di essere più forte, se si presenta a Palazzo Chigi dopo un’intesa con pezzi di centrosinistra. E, soprattutto, può allargare una crepa tra i democratici. Perché i sindaci rossi hanno scritto d’essere pronti a sostenere il referendum, in caso di risposta negativa dal governo.

Ma Salvini è freddo. E mentre le diplomazie lavorano, Maroni ha spiegato che chiederà nuovamente all’Aula di esprimersi sul questito autonomista, nonostante sappia benissimo che qualche consigliere lumbard non la prenderà bene. Bobo ha aperto anche un altro fronte. Quello su Milano. Perché nel centrosinistra si sta facendo largo l’ipotesi di lanciare il commissario di Expo Giuseppe Sala, il quale potrebbe piacere anche a Ncd. Che Salvini vuole tagliare fuori. Ma gli uomini di Alfano sono fondamentali nella maggioranza di Maroni. Se venissero regalati ai democratici, rischia di saltare la Regione. «Salvini l’ha capito?» si chiedono alcuni fedelissimi del governatore. Per Bobo, Renzi spenderà tutte le energie per conquistare Palazzo Marino. E un’eventuale sconfitta del centrodestra rischia di essere rinfacciata a Salvini, soprattutto dagli alleati. A partire da Berlusconi che non vede l’ora di ridimensionare l’ambizioso successore di Bossi. Perfino l’ex premier non è ancora riuscito a discutere col capo leghista, e la tragica verità è che oltre al nome di Paolo Del Debbio non c’è ancora un piano B credibile. Ma il giornalista non intende correre senza la ragionevole certezza di poter vincere, forte di un ottimo contratto televisivo. Chi glielo fa fare?

Anche per questo Maroni vuol chiarirsi con Salvini, dopo avergli suggerito la candidatura di Maurizio Lupi. Matteo ha risposto di no. Tra i due pesi massimi del Carroccio urge un chiarimento. Ma quando? Domani Bobo sarà a Roma. Il segretario, martedì, partirà di buonora alla volta di Strasburgo e non tornerà prima di giovedì.

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