Belpietro: "Il governo è complice degli immigrati assassini"
di Maurizio Belpietro
Rosita Solano non è una militante leghista. È la figlia dei coniugi massacrati a Palagonia, 36 chilometri da Catania, 20 da Caltagirone, 13 da Mineo, il paese che ospita il più grande centro di accoglienza per immigrati. Uno di questi «profughi», ossia uno degli stranieri che dovremmo accogliere a braccia aperte secondo Matteo Renzi e il suo governo ma anche secondo Papa Bergoglio e i suoi vescovi, l’altra sera si è introdotto nella villetta di proprietà dei coniugi Solano, due settantenni che dopo una vita di lavoro da emigrati in Germania erano tornati a godersi il riposo in Sicilia. Mamadou Kamara, questo il nome dell’extracomunitario, ha sgozzato Vincenzo Solano e gettato dal balcone la moglie, così, come una cosa di cui liberarsi senza troppi riguardi.
«Renzi venga qui e mi spieghi, mi dia delle risposte», ha detto ai microfoni delle tv Rosita Solano, la figlia. «Delle sue scuse non so che farmene: se i miei genitori sono morti è anche colpa dello Stato». Sì, proprio così ha detto. Le stesse parole che poi nel pomeriggio ha ripetuto Matteo Salvini. La colpa è dello Stato. Ma se al leader leghista e alla segretaria di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni hanno risposto un paio di deputati del Pd, accusando il capo del Carroccio e quello della destra di essere sciacalli che sfruttano il dolore, alla figlia dei coniugi uccisi in Sicilia non ha risposto nessuno. Difficile dire anche a lei che strumentalizza le tragedie. Impossibile metterla a tacere con il repertorio usato quando si parla di immigrati e cioè accusando chi critica l’immigrazione senza freni di razzismo, xenofobia, intolleranza. Rosita non è leghista, non è nemmeno veneta o lombarda: è siciliana. Ma nonostante questo dice le stesse cose che dice Salvini: «Il governo italiano, il popolo italiano è in balìa di tutta questa gente, perché non fanno altro ma non si accoglie per accogliere. Vengono qui a rubare, ad ammazzare. Il governo, i ministri, chi lo sa, prendono soldi in cambio di questi esseri umani che poi rimangono in Italia. A fare cosa? Ad essere accolti dai centri di accoglienza dove sputano sul piatto che gli viene dato? Vengono a maltrattare le persone che li ospitano?».
Rosita non è Joe Formaggio, il sindaco di Albettone. Con un nome così, che sembra uscito da un fumetto di Geronimo Stilton, al primo cittadino del Comune vicentino la bocca gliela si può tappare sghignazzando appena la apre. Quello guida cinquemila abitanti e sembra fatto apposta per essere mandato in tv e far credere alla gente che chi si oppone all’invasione degli extracomunitari è una caricatura. No, Rosita è una signora che fino all’altro ieri aveva due genitori presso cui sognava di trasferirsi e adesso, invece che al trasloco, deve pensare al funerale. Oh, certo, non tutti i profughi sono Mamadou Kamara, il 18enne ivoriano che ha brutalmente ucciso Vincenzo e Mercedes Ibanez e di assassini ce ne sono tanti anche fra i nativi. Ma proprio per questo, proprio perché abbiamo già i nostri delinquenti, che bisogno c’è di importarne altri? Da anni si sa che tra gli stranieri il tasso di criminalità è superiore a quello degli italiani. Sarà perché vengono da Paesi dove la vita non vale un soldo, sarà perché molti di loro non avendo altra via per sopravvivere finiscono nel giro della delinquenza, sta di fatto che le patrie galere sono piene di extracomunitari. Su una popolazione carceraria composta da 52mila detenuti, a luglio quasi 17mila non erano italiani. Un terzo di chi sta dietro le sbarre è straniero, ma gli stranieri in Italia non sono un terzo, bensì meno di un decimo.
Che cosa significa? Semplice. Che tra tante brave persone che vengono qui in fuga dalla guerra e dalla miseria e hanno solo voglia di una vita tranquilla, rispettosa delle nostre leggi, stiamo importando criminali. Gente che spaccia, scippa, rapina e uccide. Di fronte ai dati sui reati, sulla provenienza di chi li commette, sull’allarme che essi suscitano, un Paese normale, non condizionato dai pregiudizi e dall’ideologia, di sinistra o cattolica che sia, affronterebbe il problema per quello che è, restringendo le maglie che consentono l’ingresso di gente che non va in cerca di una vita migliore, ma solo di soldi facili, fatti in fretta e a scapito di chi ce li ha. Invece no. Noi accogliamo tutti e non espelliamo nessuno, neppure quelli che sarebbe facile espellere. Così spalanchiamo le porte a un’invasione indiscriminata che farà saltare ogni equilibrio, ogni sistema sociale.
L’altra sera, in tv, a un Roberto Formigoni che sosteneva che chiudere le frontiere è da irresponsabili ho chiesto se considera il premier inglese David Cameron un irresponsabile. La Gran Bretagna è il Paese della Magna Charta, il primo documento fondamentale per il riconoscimento universale dei diritti dei cittadini. Difficile sostenere che Londra sia divenuta la capitale di uno Stato irresponsabile. Difficile accreditare l’idea che la città europea più cosmopolita sia una succursale della Padania. Eppure Cameron fa arrestare i clandestini, ne sequestra i conti, minaccia di sbattere in prigione chi li ospita e soprattutto è intenzionato a fermare l’invasione. David Cameron è un irresponsabile oppure un leader che ha il coraggio di dire le cose come stanno e di fare l’interesse di chi lo ha eletto? Da Formigoni aspetto ancora una risposta. Come penso che una risposta, da Renzi e da tutti i Formigoni d’Italia, l’aspetti anche Rosita Solano.