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martedì 28 febbraio 2017

Due gay riconosciuti genitori: la sentenza Utero in affitto, il primo caso in Italia

Trento, per la prima volta in Italia due uomini vengono riconosciuti come padri



Per la prima volta in Italia un tribunale ha riconosciuto il legame parentale tra due uomini e i loro figli nati negli Stati Uniti con la maternità surrogata. Secondo l'ordinanza della Corte d'appello di Trento, anche in Italia va riconosciuta l'efficacia giuridica del  "provvedimento straniero che stabiliva la sussistenza di un legame genitoriale tra due minori nati grazie alla gestazione per altri e il loro padre non genetico".

Nell’ordinanza del 23 febbraio, secondo il portale giuridico articolo29.it, si stabilisce: "l’assoluta indifferenza delle tecniche di procreazione cui si sia fatto ricorso all’estero, rispetto al diritto del minore al riconoscimento dello status filiationis nei confronti di entrambi i genitori che lo abbiano portato al mondo, nell'ambito di un progetto di genitorialità condivisa”. 

GENTILONI VA A CASA Il big del Pd lo cancella così Toh, l'incidente... / Guarda

Luigi Zanda: "La scissione indebolisce il governo, possibile un incidente"



"Le scissioni sono totalmente fuori dal mio modo di fare politica e di stare in un partito. Per me l'unità del Pd è stata da sempre una priorità assoluta, non per una questione sentimentale ma per una grande necessità politica, soprattutto per il centrosinistra. Da sempre il centrosinistra fatica a essere maggioranza nel Paese, perché è ammalato di divisioni interne e, conseguentemente, di dispersione di voti". Il presidente dei senatori del Pd, Luigi Zanda, in una intervista al Messaggero, critica gli scissionisti: "Per come concepisco la politica la responsabilità è sempre di chi se ne va via. Soprattutto se lo fa in modo organizzato: un conto è uscire da un partito, un altro è uscirne e formare subito un altro soggetto politico affollando un'area dove sono già presenti quattro partiti di sinistra, come giustamente dice Veltroni".

"È difficile immaginare che si possa uscire da un partito per poi cercare di allearsi con esso. In più ho l'impressione che questa scissione possa produrre conseguenze molto serie, anche al di là di quelle che sono le intenzioni degli scissionisti. Intanto la scissione può offrire chance di primato a una destra che certamente cercherà di unificarsi. Oppure ai grillini. Poi indebolisce oggettivamente il governo. Non tanto per i voti di fiducia: penso che gli scissionisti la voteranno. Però, accentueranno le prese di distanza su provvedimenti ed emendamenti per marcare la propria identità. E crescerà di conseguenza la possibilità di incidenti parlamentari". Ma c’è di più: "In Senato per far ballare la maggioranza bastano pochi voti" e poi, "la scissione indebolisce e danneggia l'Italia in Europa. Per l'Unione e per le Cancellerie europee la stabilità politica è più importante perfino del Pil e del debito. Ed è indubbio che la scissione rende meno stabile il Paese". Zanda afferma quindi di "vedere il pericolo dell'incidente parlamentare. Non basta auto-proclamarsi forza di governo. Bisogna esserlo nella realtà".

L'Italia sotto tiro sulle infezioni due Piani nazionali per fermarle

L'Italia sotto tiro sulle infezioni  due Piani nazionali per fermarle



di Eugenia Sermonti



C’è l’influenza, che ogni anno colpisce in Italia circa 5 milioni di persone. Le polmoniti, spesso associate all’influenza, con circa 200 mila casi l’anno e 10 mila decessi, e le meningiti. L’Herpes Zoster, che insieme a influenza e pneumococco forma la cosiddetta ‘triade maledetta’ che minaccia le persone anziane. Ci sono le epatiti B e C con centinaia di migliaia di portatori cronici. Le infezioni batteriche multiresistenti che colpiscono ogni anno dal 7% al 10% dei pazienti con migliaia di decessi. E ancora, le infezioni da Papillomavirus che possono causare tumori anogenitali. Ritenute debellate o sotto controllo, con una mortalità inferiore rispetto ai tumori e alle patologie cardiovascolari, le malattie infettive, di origine batterica o virale, in realtà sono più che mai tra noi. Oggi, a Roma, nel corso dell’evento AHEAD–Achieving HEalth through Anti-infective Defense, promosso da MSD Italia, rappresentanti di istituzioni, autorità regolatorie, associazioni pazienti e clinici fanno il punto sulle strategie di contrasto che il nostro Paese sta mettendo in campo contro le malattie infettive, mostrando una grande capacità di innovazione, grazie a scelte all’avanguardia in Europa, come il Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale, approvato all’inizio dell’anno, e il Piano contro la resistenza agli antibiotici, il cui varo è imminente.

«Le malattie infettive rappresentano tuttora un capitolo rilevante in termini di incidenza e mortalità in Italia - afferma Walter Ricciardi, Presidente Istituto Superiore di Sanità (ISS) - L’Italia è maglia nera per quanto riguarda le resistenze di germi come le klebsielle e altri batteri Gram negativi nei confronti di diversi antibiotici, primi fra tutti i carbapenemi. Ma anche malattie virali prevenibili, come ad esempio l’influenza, possono causare indirettamente migliaia di decessi ogni anno, per complicanze batteriche o cardiovascolari. Le emergenze infettivologiche poi costituiscono un caso a parte, e il caso meningite in Toscana ei focolai di chikungunya o West Nile rappresentano solo alcuni dei tanti episodi che siamo costretti ogni anno a fronteggiare». L’avanzata delle infezioni è favorita dalla flessione delle coperture che si registra in Europa e in Italia per quasi tutte le vaccinazioni, alcune delle quali sono scese sotto la soglia di sicurezza fissata al 95%, mettendo a rischio
la cosiddetta ‘immunità di gregge’, che protegge chi non si può vaccinare o i neonati.


Dalla cantina dei nonni alle grotte sotterranee.


Il primo e unico impianto al mondo per la conservazione delle mele è stato realizzato 275 metri sotto le... 
Una grande opportunità per arginare questo fenomeno è il Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2017-2019, collegato ai nuovi Livelli Essenziali di Assistenza, che ha aumentato l’offerta vaccinale e ha reso accessibili i vaccini senza pagamento del ticket. «Il nuovo Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2017-2019, approvato in Conferenza Stato-Regioni il 19 gennaio 2017, individua strategie efficaci e omogenee da implementare sull’intero territorio nazionale dando ampio rilievo alla garanzia dell’offerta attiva e gratuita delle vaccinazioni prioritarie per le fasce d’età e popolazioni a rischio indicate. L’offerta vaccinale adesso è ampia e tra le più avanzate nel mondo», afferma Ranieri Guerra, Direttore Generale Prevenzione Sanitaria, Ministero della Salute. La prossima sfida è l’applicazione uniforme del nuovo Piano in tutte le Regioni italiane per assicurare a tutti i cittadini l’accesso equo ai vaccini. «Giudichiamo positivamente l’ampliamento e l’obiettivo di uniformità nell’offerta dei vaccini, che finalmente riduce le disuguaglianze in termini di opportunità tra i cittadini nel nostro Paese. La sfida è che questa opportunità di protezione della salute attraverso i vaccini diventi realtà per tutti: per questo dobbiamo garantire l’effettività dell’applicazione dei contenuti del Piano, migliorando l’organizzazione dei servizi e assicurando gli sforzi necessari a raggiungere le coperture», continua Francesca Moccia, Vice Segretario Generale Cittadinanzattiva.

Altro fronte aperto è quello dell’infezione da virus dell’epatite C (HCV), un’epidemia globale con una prevalenza di circa 180 milioni di persone cronicamente infette. L’Italia è il Paese europeo a maggiore prevalenza di HCV, con circa 1 milione di portatori del virus. Recentemente l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha annunciato l’obiettivo dell’eliminazione delle epatiti a livello globale entro il 2030 e tutti i Governi dei Paesi industrializzati - Italia in testa - stanno adottando misure in tal senso. L’eliminazione dell’epatite C passa attraverso l’accesso a terapie antivirali di nuova generazione in grado di eradicare il virus nella maggioranza dei casi. «Non utilizzare le opzioni terapeutiche che la scienza mette a disposizione per eradicare una delle infezioni più diffuse e insidiose come quella da HCV è una scelta inaccettabile sul piano sanitario, sociale e anche etico: è arrivato il momento di dare certezze a tutti i pazienti con infezione da HCV, eliminando ogni barriera per l’accesso alle nuove terapie attraverso un Piano nazionale finalizzato alla completa eradicazione di questa patologia», afferma Federico Gelli, membro della XII Commissione ‘Affari Sociali’ della Camera dei Deputati.

Se negli ultimi 70 anni l’avanzata delle malattie infettive di origine batterica ha trovato un muro, questo muro è stato rappresentato dagli antibiotici. Ma in anni recenti, l’antibiotico-resistenza, la capacità cioè dei batteri di resistere agli antibiotici, è cresciuta fino a diventare un problema drammatico. Entro il 2050, le infezioni resistenti agli antibiotici potrebbero essere la prima causa di morte al mondo, con un tributo annuo di oltre 10 milioni di vite. In Italia, la resistenza agli antibiotici si mantiene tra le più elevate in Europa. Nel nostro Paese, le Infezioni Correlate all’Assistenza (ICA) colpiscono ogni anno circa 284.100 pazienti causando non meno di 5.000 decessi. La risposta da dare su questo altro fronte passa per procedure di buona pratica clinica, uso appropriato degli antibiotici introducendo il concetto di stewardship, ossia la possibilità di razionalizzare l’uso degli antibiotici, e la ricerca di nuove terapie antibiotiche in grado di sconfiggere i batteri resistenti. Principi che ispirano il Piano contro la resistenza agli antibiotici che sarà varato in primavera.

«Il Piano Nazionale contro la resistenza agli antibiotici, annunciato nei giorni scorsi dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin. va nella giusta direzione per non tornare in qualche decennio all'era pre-antibiotici e alle morti pre-penicillina: l’aspetto qualificante è la scelta di affrontare in modo integrato tutti gli aspetti dell’antibiotico-resistenza secondo un approccio 'One Health', ovvero un approccio olistico alla salute umana e degli animali. Altro aspetto fondamentale è la disponibilità degli antibiotici di nuova generazione, che devono essere resi accessibili al paziente nel rispetto dei criteri di una corretta stewardship», afferma Mario Marazziti, Presidente XII Commissione ‘Affari Sociali’ della Camera dei Deputati. In prima linea insieme alle Istituzioni, nella ricerca di nuove terapie e nella definizione di una adeguata stewardship antimicrobica, anche un’azienda farmaceutica come MSD, che ha scritto alcune delle pagine fondamentali nella storia della lotta alle malattie infettive.

«MSD vanta una lunga storia nel trattamento delle malattie infettive - afferma Nicoletta Luppi, Presidente e Amministratore Delegato MSD Italia - una storia costellata da successi importanti, con la scoperta di vere e proprie pietre miliari che hanno cambiato l’approccio alle patologie e soprattutto l’aspettativa e la qualità di vita per i pazienti. Un ambito che MSD ha sempre continuato a presidiare, anche quando gli investimenti delle aziende sono stati diretti verso altre aree terapeutiche. I nostri sforzi protesi all'avanzamento scientifico ci hanno consentito di affermare nel tempo la nostra leadership in questo campo, cogliendo importanti risultati nella terapia delle malattie infettive di origine virale, come per esempio l’epatite C (una vera e propria emergenza sanitaria, per la quale in pochi anni sono stati fatti passi da gigante e finalmente sappiamo che, grazie alle terapie di ultima generazione, la guarigione è possibile) piuttosto che nella lotta contro i cancri causati dal virus HPV. Sul fronte delle infezioni batteriche, MSD è uno dei pochi gruppi farmaceutici ancora attivi in ambito della salute sia umana che animale per favorire l’adozione di una vera stewardship antimicrobica attraverso lo sviluppo di nuovi antibiotici in grado di contrastare il fenomeno dell’antibioticoresistenza e la ricerca di nuovi vaccini che possano dare concrete risposte ai bisogni sanitari insoddisfatti sia nei Paesi a economia avanzata che in quelli in via di sviluppo. Intendiamo ribadire e proseguire il nostro impegno contro le malattie infettive, non solo continuando a ricercare nei nostri laboratori innovazioni tecnologiche, ma anche collaborando con tutti gli stakeholder coinvolti attraverso partnership trasparenti e di valore a fianco della sanità pubblica».

Se le filiali francesi della salute fanno bene all'economia italiana

Se le filiali francesi della salute fanno bene all'economia italiana



di Matilde Scuderi




Imprese francesi in territorio italiano: un connubio dai risultati estremamente positivi, soprattutto per quanto riguarda l'innovazione nel settore delle scienze e delle attività legate alla salute. Il tema della cooperazione tra Italia e Francia a livello di politiche industriali è stato posto al centro di una serata organizzata presso l’Ambasciata francese a Roma dal  Club santé Italie, rappresentanza italiana che raggruppa 50 imprese francesi della salute direttamente presenti in Italia. Nel corso dell’evento è stato presentato il report 'Il valore creato in Italia dalle filiali francesi della salute', risultato di un’indagine condotta dalla società di consulenza aziendale Kpmg che illustra la  presenza importante delle imprese transalpine che, con 3 miliardi di euro di fatturato annuo, 10mila dipendenti diretti e 340 milioni d’euro di contributi fiscali versati, rappresentano una leva significativa di crescita e di lavoro per l’Italia.

Kpmg ha anche calcolato l’impatto indiretto di questa presenza tenendo conto dei fornitori coinvolti nelle attività delle imprese francesi su suolo italiano: le persone occupate salgono in questo caso a 19 mila, e i contributi fiscali a 485 milioni d’euro. In termini qualitativi emerge anche dal rapporto  la posizioni di rilievo che le imprese francesi ricoprono sia nel settore delle specialità farmaceutiche con imprese come Sanofi, Servier, Ipsen, Pierre Fabre Pharma, Thea Pharma, Stallergenes o la specialista dell’omeopatia Boiron sia in quello dei dispositivi medicali, con Air Liquide Healthcare, bioMérieux, Guerbet,  Sebia, Stago o Vygon. Terzo pilastro del settore della salute, quello dell’assistenza socio-sanitaria agli anziani nel quale i gruppi francesi vantano un’esperienza riconosciuta con Korian, Orpea o Colisée/Isenior. Le aziende francesi nella loro diversità e complementarità gestiscono in Italia 13 siti produttivi e 69 strutture assistenziali.  Puntano sull’innovazione come leva di sviluppo e contribuiscono allo sviluppo del sistema sanitario italiano, riconosciuto come uno dei più efficiente al mondo e tra i più virtuoso in Europa. 

Gli Indispensabili Mutti.


Scopri tutte le differenze. 
Thibaud Eckenschwiller, presidente del Club santè nonché presidente e amministratore delegato di Ipsen Italia, ha spiegato che ”Per fare fronte alle nuove sfide del settore della salute che derivano dalla demografia, dall’immigrazione e dalla necessità di recepire nuove cure innovative, in un contesto di razionalizzazione della spesa pubblica, le imprese del Club santé Italie hanno avviato un dialogo con le autorità italiane per identificare  nuove soluzioni per incentivare le società a investire sempre di più nella penisola. Il Club santé Italie, nel corso dell’incontro, ha confermato la propria disponibilità a prolungare il dialogo, già iniziato nel 2016 attraverso diversi incontri tecnici, anche nel 2017, anno importante in quanto dovrebbe essere definito un nuovo modello di governance del settore della salute”.

"Siamo spiati, c'è una talpa tra noi" Allarme Trump, scatta la vendetta

Fughe di notizie, Trump passa al setaccio gli smartphone dei collaboratori




Come in "Perfetti sconosciuti". Ma alla Casa Bianca. E non per scoprire se qualcuno è gay o ha una amante. Ma per trovare la talpa, il collaboratore che starebbe passando alla stampa informazioni sensibili. Il presidente americano Donald Trump Ha deciso di aumentare le misure di sicurezza per evitare le fughe di notizie e ha avviato controlli a campione sui cellulari degli uomini dello staff. L'episodio più recente è capitato appena qualche giorno fa nella West Wing della residenza presidenziale: il portavoce di Trump, Sean Spicer, ha convocato a sorpresa il suo gruppo di lavoro per una riunione urgente. E quando tutti erano presenti, dopo aver manifestato il suo disappunto e la sua frustrazione per il fatto che sui giornali erano trapelate notizie "sensibili" uscite da una riunione di pianificazione, ha chiesto ai suoi collaboratori di appoggiare sul tavolo gli "smartphone", compresi quelli privati, per poi procedere a un loro controllo.

Le province abolite? Farsa e vergogna:  ecco quanti soldi spendi in più all'anno

La farsa dell'abolizione: le spese sono aumentate di 1,7 miliardi in un anno


di Francesco De Dominicis



Matteo Renzi non è riuscito nell’impresa di spazzarle via definitivamente e ora ce le terremo a lungo. Con esborsi a carico dei contribuenti sempre più alti. Solo nel 2015 ci sono costate ben 1,7 miliardi di euro in più. Stiamo parlando delle province: simbolo made in Italy dello spreco di denaro pubblico, ora sono diventate immortali. E lo sono diventate, come spiega la Corte dei conti in un documento di pochissimi giorni fa, proprio per il clamoroso flop del referendum costituzionale del 4 dicembre. Anche se pasticciata, la riforma del 2014 - quella che aveva cercato di dare una prima, goffa spallata agli enti territoriali - ora è in qualche modo rafforzata dal «no» degli elettori alla revisione della Costituzione.

Quel «no», secondo i magistrati contabili, ha di fatto reso le province immortali. L’esito del voto del 4 dicembre «ha avuto l’effetto di cristallizzare la riforma ordinamentale». Si tratta, nel dettaglio, della legge 56 approvata nel 2014, a pochi mesi dall’insediamento di Renzi a palazzo Chigi. L’ex premier affidò all’allora sottosegretario Graziano Delrio il compito di avviare la cancellazione degli enti. Il risultato fu una riforma a metà (e decisamente mal scritta) che si sarebbe dovuta completare solo con la revisione della Costituzione. Saltata quella, resta la legge 56. Che, scrive la Corte dei conti, «esprime» comunque «un nuovo assetto delle province e del livello istituzionale di area vasta che è da ritenere stabile anche in funzione del rispetto del principio di continuità delle funzioni amministrative e, in quanto tale, opera, oggettivamente, in una prospettiva duratura». Il concetto è chiaro: l’attuale architettura della macchina amministrativa italiana è stabile e duratura. Lo stesso concetto ribadito dai diretti interessati, ovvero i presidenti di provincia, in una comunicazione ufficiale al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Al quale, poco dopo la sconfitta referendaria di Renzi, è stato puntualizzato che le province sono «incardinate nella struttura costituzionale». Tanto per ancorarsi meglio nel porto del Quirinale.

Archiviato l’aspetto istituzionale, passiamo ai quattrini. Quelli che cittadini e imprese saranno costretti a sborsare per mantenerle, le province. I dati incrociati dalla Corte, che giovedì ha consegnato un dettagliato dossier in Parlamento, rivelano un allarmante ritorno alla crescita: per il 2015, primo anno di applicazione della riforma Delrio, viene registrata una «brusca inversione di tendenza rispetto alla progressiva contrazione registrata negli esercizi precedenti». Un paradosso: le amministrazioni provinciali costavano meno prima che fossero svuotate di competenze. Nel 2014, le uscite complessive sono state pari a 6,7 miliardi, cifra salita a 8,4 miliardi l’anno successivo. L’incremento è enorme: 1,7 miliardi in più (+26%). Un aumento spaventoso che ha interessato tanto le spese correnti (salite di oltre 1,3 miliardi da 5,9 miliardi a 7,3 miliardi) quanto le uscite per investimenti (aumentate di 372 milioni da 769 milioni a 1,2 miliardi). Il tutto a fronte di incassi di bilancio (ovvero tasse) che restano intatti: poco più di 2 miliardi sia nel 2014 sia nel 2015 tra imposte ordinarie e tributi speciali.

E dire che la fotografia della Corte è parziale, visto che riguarda «solo» 71 enti su oltre 100. Una giungla che fa da sfondo a una rete sterminata di migliaia di uffici pubblici, società partecipate, enti collegati. Tutti, adesso, intoccabili. Ma non è finita. A fronte di province ben amministrate (prima e dopo la riforma Delrio) bisogna fare i conti anche con svariati dissesti finanziari. A partire dal 2012, sono ben 12 gli enti entrati nella cerchia di quelli vicini al fallimento: Chieti, Potenza, Catania, Ascoli Piceno, Imperia, Verbania Cusio Ossola, Asti, Novara, Iserina, La Spezia, Varese, Terni.

Insomma, non solo «inutili», come diceva in uno dei suoi Leitmotiv Silvio Berlusconi, ma anche finanziariamente a rischio. Il Cavaliere aveva una certezza: «Eliminare le province? In Italia non lo potrà fare mai nessuno». Ne aggiungiamo un’altra: in caso di crac, pagano i contribuenti.

"Datemi il russo arrestato in Liguria" Putin azzanna, guai per l'Italia

Ventimiglia, l'arresto di Mikhail Nekrich diventa un caso internazionale: Putin vuole l'estradizione, le autorità italiane indagano




Mikhail Nekrich, cittadino russo residente a Zurigo, è stato fermato durante un controllo ordinario dalla polizia di frontiera di Ventimiglia. Si è scoperto che l'uomo è un ricercato comune, sul cui conto pende un mandato di cattura internazionale per omicidio e per appropriazione indebita. L'uomo è stato condannato all'ergastolo dal tribunale di Mosca. È accusato - come rivela Il Messaggero - di essere il mandante dell'omicidio del magnate nemico Alexandre Mineev, ucciso con numerosi colpi di kalashnikov nel 2014.

Ascoltato dal tribunale italiano, Nekrich, con l'assistenza degli avvocati Andrea Rovere e Maurizio Mascia, avrebbe invece raccontato una storia diversa. Una storia con cui vuole dimostrare la propria innocenza: i servizi segreti russi vogliono obbligarlo a incastrare un dissidente, ovvero il suo socio in affari Egor Schuppe, il genero di Boris Berezovsky. Quest'ultimo era lo storico avversario di Vladimir Putin, che nel 2013 annunciò l'imminente ritorno a Mosca per svelare i segreti del presidente russo, salvo poi venire ritrovato impiccato a Londra.

Stando alla ricostruzione dei fatti di Nekrich, i poliziotti russi gli avrebbero chiesto di collaborare all'inchiesta: "Sappiamo che il tuo socio è imparentato con Berezovsky e sappiamo che ha materiale compromettente sul governo russo. Vogliamo lui, non te, se ci aiuti ad incastrarlo ti lasciamo andare, altrimenti sei finito". E così, in un contesto scivolosissimo, in parallelo alla procedura di estradizione verso Mosca di Nekrich, sono state avviate le indagini sul caso. Le autorità italiane vogliono vederci chiaro. Anche se di mezzo c'è niente meno che lo zar Putin.

Capito, il viaggio negli Usa di Renzi?  Toh, che caso: chi lo ha pagato / Foto

Matteo Renzi, il viaggio in California pagato dai Clinton




L'endorsement, alla fine, qualcosa ha pagato. Pochi giorni prima delle presidenziali Usa, Matteo Renzi fu l'unico premier di un grande Paese al mondo a schierarsi apertamente a favore di Hillary Clinton e contro Donald Trump. Pareva una scelta a basso prezzo, visto che la democratica era data per strafavorita nei sondaggi. Poi le cose sono andate in modo leggermente diverso... e non solo alle elezioni americane. Trump è finito alla Casa Bianca, Renzi a casa.

Nei giorni scorsi, l'ex premier è tornato da semplice cittadino (l'altra volta c'era andato da capo del governo) in California, a farsi un giro tra le realtà e i protagonisti della Silicon Valley. E il quotidiano Il Giornale scrive che a pagargli la trasferta sia stata la Clinton Global Foundation. Non solo come "ringraziamento" per l'endorsment dello scorso novembre. Il quotidiano di via Negri rivela come negli anni i vari governi di centrosinistra che si sono succeduti al potere dal '96 a oggi abbiano contribuito finanziariamente alla fondazione dell'ex presidente Bill (e consorte). L'ultima volta, come appare sul sito ufficiale della stessa Foundation, nel 2015 quando figura un contributo governativo italiano tra i 101mila e i 250mila dollari.

lunedì 27 febbraio 2017

Il Renzi segreto, Dini lo fa a pezzi: "Chi è davvero e cosa deve fare"

Lamberto Dini fa a pezzi Matteo Renzi: "Lo conosco bene, vi dico com'era da giovane e cosa deve fare adesso"



"È un arrogante e sostanzialmente inesperto in questioni di governo. Ha perso il referendum ma non ha dato spazio ad alcuna riflessione programmatica, perché vuol essere un capo assoluto". A puntare il dito contro Matteo Renzi è Lamberto Dini, intervistato da Il Tempo.

"Io lo conosco bene perché stavo nella Margherita dove lui cominciò a muovere i primi passi. Perciò, quando decise di candidarsi alla Provincia di Firenze, essendo io fiorentino e avendo molti contatti là, gli diedi un appoggio", ricorda l'ex premier. "Lui è brillante, svelto nel ragionamento, molto bravo a parlare. Ma è supponente e autoreferenziale, e questi sono grandi difetti. Secondo me in questo momento dovrebbe prendersi una pausa di un paio d'anni, studiare molto e semmai riproporsi".

"Che ha morso". Dettaglio straziante Cos'ha dovuto fare dj Fabo per morire

Dj Fabo: "Per morire ha dovuto mordere lui un pulsante"



"Suicidio assistito", si chiama. E' quello che ha scelto Fabio Antoniani, in arte dj Fabo, che dall'estate 2014 era cieco e tetraplegico in seguito a un incidente stradale. Termini freddi, quelli, anche se sufficienti a scatenare polemiche, attacchi, persino insulti. Come quelli che il povero Fabio Antoniani si è beccato pochi minuti dopo la sua morte da Francesca Chaouqui, che lo ha definito "un vigliacco". Come, nei particolari, e veramente, è morto "il vigliacco" lo ha voluto raccontare qualche ora dopo Marco Cappato, il tesoriere della associazione Luca Coscioni che ha accompagnato dj Fabo in Svizzera a morire. "Fabio ha morso un pulsante per attivare l'immissione del farmaco letale. Era molto in ansia perchè temeva, non vedendo il pulsante essendo cieco, di non riuscirci. Poi, però, ha anche scherzato". Così muore "un vigliacco".

Associazione Arcobaleno della Vita Onlus presenta: Festa della Primavera

Associazione Arcobaleno della Vita Onlus presenta: Festa della Primavera





L'associazione Arcobaleno della Vita Onlus, presenta: "Secondo Policlinico di Napoli" 6 Marzo 2017, Festa della Primavera. Un evento solidale, con un parterre di rilievo. Difatti, oltre al console Bolivariano del Venezuela, dott.ssa Amarylis Gutièrrez Graffem anche il Console del Benin, dott. Giuseppe Gambardella. L'evento sostenuto anche dall'Onorevole Flora Beneduce e dall'Onorevole Ermanno Russo, Vicepresidente della Regione Campania. 

Indagine Civica nell'esperienza dei medici in tema di aderenza alle terapie La parola al dott. Francesco Pellegrino

Indagine Civica nell'esperienza dei medici in tema di aderenza alle terapie



di Francesco Pellegrino 
per il Notiziario sul web


Dott. Francesco Pellegrino

Cittadinanzattiva-Tribunale dei diritti del malato ha appena presentato l’indagine con cui scandaglia l’esperienza dei medici sia per il tempo e l’esperienza di cura con il paziente, che gli ambiti delle prescrizioni ed il relativo uso dei farmaci.

L’indagine cerca di valutare l’impatto delle disposizioni nazionali e regionali vigenti sull’esercizio della pratica clinica, dando grande risalto alla relazione intercorrente con il codice deontologico.

I risultati ci restituiscono una sanità i cui strumenti sono ben poco efficienti vista la scarsa aderenza alle terapie prescritte e visto la relazione medico paziente trasformatasi da un rapporto di quasi familiarità con lo storico medico condotto alla interazione fugace delle occasioni attuali sul modello del General Practicioner (medico di famiglia del sistema sanitario britannico cui miriamo quale modello).

L’indagine svolta su un campione di 816 medici di cui ben 404 erano abilitati alla prescrizione di farmaci biologici e biosimilari (quindi ad alta criticità di rischiesta di salute) ci restituisce una coorte del 76% dei medici intervistati che ritiene di non riuscire a dedicare un tempo opportuno per il proprio paziente, ritenendo il tempo insufficiente od inadeguato.

Tra questi solo uno sparuto manipolo si detta delle ferree regole temporali (7%) mentre il 62% modula questo tempo in base alle esigenze ed ai bisogni dei pazienti. La tragedia aziendalista pubblica appare quando un terzo dei medici ritiene il tempo insufficiente od inadeguato, riscontrando difficoltà per carenze di personale ed organizzative.

La conseguenza del tempo mal gestito in sanità produce, sempre a parere degli intervistati medici, una ridotta certezza che il paziente od il care giver abbiano ben compreso quanto discusso od indicato, allo scopo il 54% degli stessi lascia suggerimenti scritti oltre alla prescrizione. Questo tipo di indicazione però non utilizza quasi mai supporti informativi cartacei nè tantomeno, in piena era informatica, il supporto di APP, tutorial o video.

Il ritardo nell’utilizzo del multimediale nell’interazione medico paziente, l’indagine lo registra nel canale di comunicazione che resta ancora ben ancorato all’85% al numero di telefono dell’ambulatorio, seguito dal 48% del numero di cellulare personale e dal 37% del cellulare di servizio.

Qualche segnale di avanzamento nella cosidetta salute elettronica si registra nell’utilizzo delle email (78%) con a ruota whatsapp (35%).

Lo stato dell’arte su cui costruire il rapporto medico paziente del futuro certamente è  l’auto valutazione che il medico registra del proprio operato indicando nell’86% dei casi modalità e tempi di somministrazione, nel 77% dei casi nome e tipologia del farmaco, nel 68% dei casi effetti collaterali o reazioni avverse, nel 67% dei casi efficacia e qualità del farmaco ed eventuali interazioni con farmaci od integratori.

Sembrerebbe una situazione accettabile, eppure, basta leggere che solo nel 54% dei casi questi accompagna alla diagnosi ed alla prescrizione indicazioni su un corretto stile di vita ed un regime alimentare (obiettivi prioritari ed inderogabili secondo WHO) ed addirittura solo nel 36% dei casi indicazioni su alternative terapeutiche od esistenza di farmaci equivalenti.

Questo è il nocciolo della questione.

Il corpo unico della forza lavoro della Sanità italiana oggi partecipa ad una delle forme di tutela della salute umana più avanzata al mondo. 

La sensazione che questo non sia percepito correttamente è quotidianamente confermato da un crescente esempio di operatori di sanità pubblica che salgono agli onori della cronaca per l’uso improprio e fraudolento del bagde oppure per impegno improprio della professione medica.

La questione nasce indubbiamente nella ricerca di un moto d’animo professionale che faccia considerare la propria professione una missione intesa in senso tutelante ed appagante l’esercente, l’utente e l’offerta sanitaria pubblica.

Per esempio come far comprendere e condividere che alla scadenza di un brevetto ed al mancato adeguamento del prezzo di riferimento di un farmaco originator vada ricercata la possibilità di garantire la stessa offerta di salute con un farmaco dal prezzo di riferimento originator od equivalente che sia ? Non certo alimentando miti di incertezze che non sono suffragati da dati di segnalazione ADR di mancata efficacia di prodotti consigliati.

Questo penso sia l’ennesimo segnale di allarme che il funzionamento della nostra magnifica sanità pubblica stia cambiando, mancando l’appuntamento del trasformarsi, migliorandosi.

Infatti non cogliere che la gestione della cosa pubblica (res publica) andrebbe fatta come la gestione di un bene proprio, anzi anche meglio, un pò come quei saggi contadini che coltivando orti confinati si sfidano nel migliorare le proprie colture senza trascurare la corretta manutenzione del flusso delle acque comuni di confine perchè nell’equilibrio di una Comunità troviamo il domani comune.

Molti professionisti della salute in questi anni mi hanno insegnato con la loro quotidiana abnegazione lavorativa che farsi carico della sofferenza dell’essere umano e partecipare alla tutela della salute e soprattutto della dignità umana sia uno degli esercizi più appaganti in assoluto un uomo, senza avere un valore economico equiparabile, perchè si partecipa ad alimentare la vita umana quale bene supremo biologico.

Inoltre partecipare ad una Comunità scientifica dovrebbe stimolare a migliorarsi, migliorando l’offerta di salute con la ricerca di nuove opportunità, nuove vie.

La Sanità che abbiamo ereditata è stata futuribile e lungimirante a noi l’affascinante ruolo di trasformarla da merce in stile di vita e welfare.

Dott. Francesco Pellegrino
Via G.A. Acquaviva, 39
81100 Caserta.
E_mail: frankpiglrim@gmail.com
Cell: 348.8910362

"L'Oscar va a...", disastro mondiale Aprono la busta: è caos sul palco

Colpo di scena: errore sul palco, il miglior film è Moolight e non La La Land



L'Oscar per il miglior film va a Moonlight, ma prima è stato assegnato al... film sbagliato. Sul palco dell'Academy è andato in onda, in mondovisione, il momento più imbarazzante nella storia di Hollywood e, forse, del cinema. Warren Beatty apre la busta e legge il nome: La La Land, autentico dominatore annunciato della serata con 6 statuette. Il cast (Ryan Gosling e Emma Stone, premiata come miglior attrice, in testa), il regista e i produttori esultano poi la doccia gelata, dopo pochi secondi. Mentre già il produttore del musical Jordan Horowitz parlava ringraziando sul palco del Dolby Theatre, è stato scoperto l'errore (probabilmente i due avevano ricevuto una busta sbagliata). Il tempo di fare delle scuse rapide e imbarazzate ed è arrivata la rettifica: il vero vincitore è Moonlight, il film black di Berry Jenkins, che nello spiazzamento generale raggiunge il palco e dedica la vittoria alle ragazze e ai ragazzi di colore.

I numeri premiano la ricerca della Fondazione Santa Lucia

I numeri premiano la ricerca  della Fondazione Santa Lucia



di Eugenia Sermonti



Primi nelle scienze mediche, secondi nel settore delle scienze biologiche e di nuovo secondi nelle scienze psicologiche. Sono questi i risultati dell’attività di ricerca della Fondazione Santa Lucia Irccs fotografati, numeri alla mano, dal Rapporto ANVUR 2011-2014 appena pubblicato. Nella sezione degli enti di ricerca che si sono sottoposti su base volontaria al giudizio dell’Agenzia Nazionale della Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca, i risultati prodotti dai Laboratori della Fondazione Santa Lucia IRCCS parlano chiaramente di un soggetto protagonista della ricerca italiana nel settore delle neuroscienze, che riesce con i propri risultati a superare anche grandi istituzioni. “Ringrazio tutti i responsabili di laboratorio e tutti i ricercatori che ogni giorno rendono possibile con il proprio lavoro questo successo: quello che viene riconosciuto è il nostro metodo di lavoro e il nostro modello di ricerca. Valorizzazione e responsabilizzazione diretta per i ricercatori, strategia di innovazione per la ricerca e deciso orientamento alla ricerca traslazionale” ha dichiarato Carlo Caltagirone, direttore scientifico dell’Irccs che a Roma rappresenta un punto di riferimento ogni anno per migliaia di pazienti, provenienti anche da altre Regioni italiane, sottoposti a programmi di neuro-riabilitazione ad alta specializzazione.

Con sessanta laboratori distribuiti a Roma, tra l’ospedale e il vicino Centro Europeo di Ricerca sul Cervello (Cerc), la Fondazione produce un’attività di ricerca valutata, secondo gli standard internazionali, con una media annuale di oltre 2.000 punti di impact factor normalizzato. E nonostante i finanziamenti pubblici all’attività di ricerca della Fondazione si siano ridotti negli ultimi otto anni del 30 per cento, la produttività dei ricercatori della Fondazione è cresciuta del 45 per cento. “I numeri non sono opinioni e dimostrano che la Fondazione Santa Lucia è un centro di eccellenza che merita di essere supportato nell’interesse dei cittadini e del mondo scientifico. Ci auguriamo che la Regione Lazio possa trovare insieme a noi una soluzione per i problemi che da anni non favoriscono un lavorare sereno al servizio della collettività”. Così Luigi Amadio, direttore generale della Fondazione Santa Lucia IRCCS, ha commentato i risultati del nuovo Rapporto Anvur. Un rapporto che arriva a poche settimane dai risultati ufficiali pubblicati dal Ministero della Salute sull’attività di ricerca degli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (Irccs) italiani, nel quale di nuovo la Fondazione Santa Lucia risulta tra i tredici Irccs che insieme realizzano oltre la metà dell’attività di ricerca dei complessivi 49 Irccs registrati in Italia.


Dalla cantina dei nonni alle grotte sotterranee.


Il primo e unico impianto al mondo per la conservazione delle mele è stato realizzato 275 metri sotto le... 
E l’attività di ricerca della Fondazione non è premiata soltanto dalle statistiche nazionali. Nel mese di febbraio anche i rappresentanti dell’Unione Europea hanno fatto tappa a Roma per prendere visione direttamente delle tecnologie robotiche e dei sistemi d’interfaccia cervello-computer (Bci) sviluppati dai ricercatori della Fondazione e che ora fanno parte dei percorsi di riabilitazione per pazienti con lesioni del midollo spinale e pazienti post-ictus. “Ho visto qui oggi la ricerca applicata in una maniera utile ai pazienti e i pazienti che possono dare ai vostri ricercatori un ritorno per migliorare ancora. Complimenti. Ho visto cose bellissime” è stato il commento di Roberto Viola, direttore generale di DG Connect, responsabile presso la Commissione Europea per lo sviluppo di Comunicazione Digitale e Tecnologie.

E Janssen compie i primi 60 anni di ricerca scientifica in psichiatria

E Janssen compie i primi 60 anni  di ricerca scientifica in psichiatria



di Martina Bossi


Il Concerto della Jc Band

Janssen, azienda farmaceutica di Johnson & Johnson, ha celebrato i ‘60 anni di ricerca in psichiatria’ proprio in occasione del XXI Congresso Nazionale della Società Italiana di Psicopatologia che si è concluso l'altro ieri a Roma. Un’area terapeutica a cui l’azienda dedica il proprio impegno dal 1953, quando il suo fondatore Paul Janssen, scomparso nel 2003, iniziò a occuparsi di patologie mentali e nello specifico di schizofrenia. I suoi studi contribuirono a rivoluzionare l’approccio terapeutico ai disturbi mentali, grazie a scoperte in campo farmacologico che hanno segnato la storia della psichiatria nel mondo. Successi che gli fruttarono la candidatura al Premio Nobel e il primato di ricercatore che ad oggi ha scoperto il maggior numero di farmaci antipsicotici della storia della medicina. Negli ultimi sessant’anni, ben due molecole per patologie mentali di Janssen hanno ottenuto il riconoscimento di farmaci essenziali per l’umanità dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). Si tratta dell’aloperidolo, la prima molecola sintetizzata da Janssen nel 1958 e lanciata sul mercato nel 1984-85, e del risperidone arrivato nel 1995. I lavori del Congresso sono stati, appunto, l’occasione per fare il punto sullo stato dell’arte delle terapie e sulle prospettive future che la ricerca sta aprendo, ma non solo: l’impegno di Janssen si concretizza anche sul fronte sociale.

“La nostra mission, da 60 anni a questa parte, è minimizzare l’impatto delle patologie mentali sui pazienti, grazie alla ricerca di soluzioni terapeutiche innovative. Siamo impegnati nell’identificare nuovi target per la depressione, l’insonnia e la schizofrenia – ha detto Massimo Scaccabarozzi, AD e Presidente di Janssen Italia – L’obiettivo è unire l’efficacia terapeutica dei farmaci con la riabilitazione e il conseguente reinserimento in società dei pazienti; lo dimostra il progetto ‘Triathlon - Indipendenza, Benessere, Integrazione nella Psicosi’ - ideato per far fronte alle criticità che, quotidianamente, caratterizzano l’assistenza e il trattamento delle persone che soffrono di psicosi. Ne è esempio anche l’impegno di Janssen e della JC Band a favore di iniziative di sensibilizzazione come il concerto benefico che terremo tra qualche giorno a Roma”. E infatti è tornata la beneficenza a ritmo di rock con il concerto ‘Rock & Roll per la Salute Mentale’ promosso da Massimo Scaccabarozzi e la JC Band a sostegno dell’Associazione ‘Volontari per Policlinico Tor Vergata’.

Una serata di beneficenza, dedicata alle persone con disabilità mentali, con una cover band che vanta dal 2008 ad oggi oltre 80 concerti all’attivo tra l’Italia e l’estero. Il gruppo è interamente composto da dipendenti Janssen Italia, guidato da Massimo Scaccabarozzi, voce e chitarra. Insieme a lui si esibiscono i musicisti-colleghi: Maurizio Lucchini, della direzione medica al basso; Orazio Zappalà, chitarra elettrica, della direzione Strategic Customer Group; Francesca Mattei, tastierista, della direzione marketing; Antonio Campo, alla batteria e Francesco Mondino, anche lui alla chitarra elettrica, entrambi Key Account Manager. L’Associazione ‘Volontari per Policlinico Tor Vergata’ è una Onlus nata nel 2005 per portare assistenza ai pazienti del Policlinico Tor Vergata e ai loro familiari. Quotidianamente i suoi volontari si dedicano a rendere meno soli i pazienti, supportando, nell’ambito delle proprie finalità di solidarietà sociale, le attività dell’ospedale. «I volontari, oltre a svolgere un’azione di mediazione all’interno del Policlinico, promuovono la ricerca scientifica ed hanno tra gli obiettivi primari la promozione della riabilitazione e del reinserimento sociale dei pazienti psichiatrici e non» ha affermato il professor Alberto De Stefano, presidente dell’Associazione ‘Volontari per Policlinico Tor Vergata’.

Ubriaco, lancia il camion sulla gente: terrore alla parata di Carnevale, 28 feriti

Terrore a New Orleans: camion sulla parata di Carnevale, 28 feriti




Un camioncino guidato da un uomo che sembrava essere "altamente alterato" è piombato tra la folla di spettatori che assistevano a New Orleans, negli Stati Uniti, alla parate principale di Carnevale. Sono 28 in totale le persone portate in ospedale tra cui un agente, ha detto la polizia. Il camion ha colpito altri tre veicoli, tra cui un autocarro con cassone ribaltabile, prima di virare verso la gente che assisteva in piedi allo spettacolo. Un'indagine è in corso, ha aggiunto la polizia. Gli agenti hanno subito fermato l’autista del pick-up che, secondo testimoni oculari intervistati da una tv locale, aveva gli occhi vitrei ed era sotto l'effetto di droghe o alcol. Il sindaco Mitch Landrieu ha parlato di un "automobilista ubriaco".

Il progetto a cui sta lavorando Silvio Nuova moneta in Italia: funziona così

Bisignani: con la doppia moneta Berlusconi troverà l'intesa con Salvini





Il punto di partenza è: l'euro, da quando è stato introdotto, ha distrutto letteralmente il potere d'acquisto degli elettori di Lega e Forza Italia. Quel ceto medio che prima poteva spendere e ora, ormai, da anni, spende assai poco. Così, secondo quanto rivela Luigi Bisignani nel suo editoriale sul quotidiano "Il Tempo", Berlusconi ha sulla sua scrivania studi e simulazioni per un esperimento che romperebbe gli schemi. Ma, sopratutto, che gli consentirebbe di trovare l'intesa con Salvini (e Meloni) e vincere le prossime elezioni politiche.

La "pazza idea", come la definisce l'autore de "L'uomo che sussurrava ai potenti", è quella di una "doppia moneta. Dall'euro - scrive Bisi - non si può uscire, costa troppo e le procedure sono lunghe. L'idea è quella di mantenerlo per le transazioni con l'estero, le operazioni bancarie e per gli aspetti relativi al debito pubblico. E introdurre un'altra moneta per gli scambi interni". Perchè, ne è convinto Berlusconi, così non si può andare avanti. L'esempio a cui rifarsi è quello delle "Am-lire" introdotte negli anni '70 negli Usa e i mini-assegni italiani dello stesso periodo.

Carta che verrebbe stampata e distribuita gratuitamente a tutti gli italiani per un ammontare prestabilito, in attesa che la crisi finalmente passi e il Pil torni a crescere su livelli del 2% annui, indispensabili per accrescere il benessere e far ripartire la spesa degli italiani. Dopo un limite di tempo prestabilito, ad esempio due anni, chi ancora avesse in tasca questa "carta", potrebbe farsela convertire in euro dal Tesoro o usarla per il pagamento di tasse e debiti verso la pubblica amministrazione. "può sembrare un'idea surreale o infattibile, ma se gli elettori la votassero la si dovrà introdurre nonostante la perplessità dell'Europa".

Bisignani ricorda che "anche gli 80 euro e le altre mance di Renzi sembravano una follia irrealizzabile e invece le risorse per farli sono saltate fuori". Insomma, quelli del Mef dovranno adeguarsi alla volontà politica degli elettori, se berlusconi inserirà la doppia moneta nel suo prossimo programma elettorale. D'altra parte, con Renzi lo hanno sempre fatto...

DATA DI SCADENZA La bomba sotto il governo Ultimatum: chi va via

L'ultimatum di Padoan: Def entro il 30 aprile o dimissioni



Il 30 aprile è il giorno in cui si terranno le primarie Pd per la scelta del segretario. Ma potrebbe anche essere il giorno dell'Armageddon per il governo Gentiloni. Perchè è la data che il ministro dell'Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan ha indicato come ultima possibile per l'approvazione del Def, il Documento di economia e finanza. Un documento che dovrà prevedere strumenti e risorse per riforme importanti nel campo della occupazione, della scuola, delle privatizzazioni, in merito alle quali Padoan ha più che lasciato intendere al premier di non essere disposto a fare concessioni.

E qui, scrive il quotidiano La Stampa, si apre un capitolo dolente, ad avviso di Padoan. Nelle ultime settimane si sono moltiplicate le iniziative destabilizzanti da parte del Pd nei confronti del Mef: dal documento anti-tasse dei 38 deputati renziani sino alla convocazione di Padoan e di Gentiloni davanti alla Direzione del Pd, dove due esponenti di punta della maggioranza del partito, il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio e il presidente Matteo Orfini, hanno punzecchiato Padoan su un tema tutt' altro che secondario. Delrio aveva detto: «Ho dei problemi a privatizzare le Frecce delle Ferrovie con dentro il trasporto pubblico regionale. Lo dico a Pier Carlo...». E Renzi: «Non possiamo spremere ulteriormente i cittadini. Il tema di non aumentare le tasse è un principio di serietà».

Un quadro di ripetute destabilizzazioni che non piace a Padoan. In questi giorni il ministro non ha mai usato esplicitamente la parola dimissioni, ma semmai ha chiarito un concetto: «Resto se siamo nelle condizioni di mettere in campo un Def coraggioso, capace di accelerare le riforme". Ecco perchè il 30 aprile potrebbe essere ben di più, e di peggio, delle primarie del Pd. 

"Codardo vieni qui, dove scappi?" Furia Renzi in tv: con chi ce l'ha

Renzi da Fazio, una furia contro D'Alema: "Scissione ideata e prodotta da lui"



Mancava dalla tv da prima della mazzata dello scorso 4 dicembre, quando la sua parabola politica si è spezzata sotto il diluvio di "No" al referendum istituzionale. Mesi in cui Matteo Renzi ha fatto il papà, il casalingo, il turista e il segretario Pd. Oggi, da numero 1 del partito dimissionario, è tornato davanti alle telecamere scegliendo per la retree il suo amico Fabio Fazio a "Che tempo che fa" su Raitre. Uno dal quale sa di non doversi guardare. Un segnale di debolezza, forse, anche se all'ex premier va riconosciuto di averne ricevute non poche di coltellate, in queste ultime settimane.

E proprio da lì Renzi ha voluto iniziare, prima di una mezz'ora trascorsa a parlare di Italia, di risultati del suo governo, di visioni più o meno oniriche di un Paese che non c'è e che forse non ci sarà mai, (con o senza di lui). Da quella scissione che ha definito "disegnata, scritta e ideata da D'Alema". C'è lui, Baffino, dietro a tutto il caos che ha sconvolto il Pd nelle ultime settimane. Lo ha fatto, secondo Renzi "perchè non ha mai mandato giù il rospo di vedere qualcuno diverso da lui arrivare dove sono arrivato io". Poi la stoccata durissima: "Lui trama e organizza, ma poi si tira indietro. Io non voglio che lui se ne vada. Gli dico, anzi, candidati alle primarie. Non scappare, abbi il coraggio di venire qui e vedere quanti voti ottieni dagli elettori del Pd". 

domenica 26 febbraio 2017

Scissionisti, la sciagura è completa:  il renziano di ferro che li rovinerà

Scissionisti Pd, il disastro è completo: il nome "Democratici e progressisti"



Democratici e progressisti, è subito barzelletta. Gli scissionisti Pd non fanno in tempo a darsi un nome (l'acronimo Dp non solo è speculare a quello del partito di Matteo Renzi, ma è pure una fotocopia del residuato bellico Democrazia proletaria) che si ritrovano fregati in partenza. La stessa sigla, infatti, esiste già e, ironia della sorte, è stata registrata nel 2014 alla Camera da un renziano di ferro, quell'Ernesto Carbone del funesto "ciaone" dopo il flop del referendum sulle trivelle.

Democratici e progressisti era stato usato alle elezioni regionali in Calabria nel 2014, a sostegno dell'attuale governatore Mario Oliverio. I detentori del simbolo, ricorda il Fatto quotidiano, sono Carbone, il deputato dem Fernando Aiello e il consigliere regionale calabrese Giuseppe Giudice Andrea. I tre starebbero valutando azioni legali contro Bersani, Speranza, Rossi e compagni, che a questo punto rischiano di dover sperare nella sconfitta di Renzi alle primarie per risolvere la questione. Con la vittoria di Orlando o Emiliano, infatti, gli scissionisti potrebbero tornare all'ovile e tanti saluti al nome. 

Destra, immigrati, razzismo e Cav Così la Meloni zittisce la Annunziata

Destra e immigrati, Giorgia Meloni zittisce la Annunziata in diretta




"Io non sono razzista, sono una persona seria. E penso che sia molto più razzista far entrare migliaia di immigrati in Italia e darli in mano alle cooperative". Lucia Annunziata provoca su destra e xenofobia e Giorgia Meloni non abbocca. A In mezz'ora su Raitre la leader di Fratelli d'Italia ("Se si votasse oggi sarebbe sindaco di Roma", la presenta la Annunziata)  Sarebbe molto più serio invece trovare un accordo nell'Unione europea per la redistribuzione tra i vari paesi. È un discorso serio questo oppure no?".

La Meloni si schiera a fianco dei tassisti ("Tra loro e le loro famiglie  e Uber, io sto sempre con i tassisti"), critica pesantemente Virginia Raggi ("La domanda è semplice, tecnica: lo stadio a Tor di Valle si poteva fare o no? La verità è che a scegliere non è stata la sindaca ma il suo consigliere di fiducia, Beppe Grillo, che non è nemmeno romano") e il Movimento 5 Stelle ("Spero che i 5 stelle governino a Roma, finora mi hanno fatto solo sorridere") e si scalda quando si parla di centrodestra. "Il 5% del suo partito è poco, no?", la sfida la Annunziata. "Non credo proprio. Sono pochissimi i partiti cresciuti dal nulla in 4 anni. Siamo un partito nuovo, con un simbolo nuovo, mentre Marine Le Pen in Francia ha una tradizione molto, molto più lunga. Spero che dall'esperienza di Roma, dove in tv dicevano che io non sarei mai diventata sindaca, insegni agli italiani che si può fare tutto".

Schiaffi finali a Silvio Berlusconi: "Per non è possibile pensare di allearmi con il Pd per governare dopo il voto. Penso ci siano i margini per mettere insieme noi, Forza Italia e la Lega Nord, con una proposta ampia e condivisa. Ma mi scappa da sorridere quando sento Berlusconi parlare di paura del populismo. La gente è spaventata da altro, dai figli costretti a emigrare per lavoro, dalla politica che trova i soldi per Mps e le banche e non per le casette dei terremotati. E poi Berlusconi è stato il primo populista".  La nuova legge elettorale deciderà tutto: "Temo che non si cambierà. Si andrà con l'Italicum alla Camera e il Consultellum al Senato". 

Primarie Pd, si voterà il 30 aprile Primo sondaggio: chi straccia tutti

Primarie Pd, primo sondaggio: Renzi stravince col 61% dei voti



Dopo la decisione sulla data del voto, c'è il primo sondaggio sulle primarie del Pd che si terranno il prossimo 30 aprile. La rivelazione di ScenariPolitici per HuffingtonPost non lascia spazio a dubbi: se si votasse oggi (e Renzi anche per questo voleva che si votasse il prima possibile, ovvero il 9 aprile), il segretario uscente ed ex premier si imporrebbe col 61% delle preferenze, stracciando i suoi due avversari. Emiliano si porterebbe a casa il 21% delle preferenze, orlando il 18%. Anche tra i leader della sinistra Renzi, sempre secondo ScenariPolitici, mantiene il primato col 30,6% dei consensi, davanti a Giuliano Pisapia e ad Andrea orlando. Michele Emiliano è solo quinto, superato da Luigi Bersani.

Sanofi: con la neo-insulina glargine un migliore controllo della glicemia

Sanofi: con la neo-insulina glargine un migliore controllo della glicemia



di Laura Fusillo

     
Alexander Zehnder
Presidente e AD di Sanofi Italia

Disponibile anche in Italia, in fascia A, Toujeo, la nuova insulina glargine 300 U/mL in soluzione iniettabile, nata dall’evoluzione di insulina glargine 100 U/mL, terapia di riferimento nel trattamento del diabete per anni. “Sono molte le persone con diabete che, nonostante l’insulina, non riescono ad avere un controllo ottimale del proprio livello di glicemia -  ha commentato Alexander Zehnder, M.D., presidente e amministratore delegato di Sanofi Italia - Toujeo si somministra con grande flessibilità, una volta al giorno e a qualsiasi ora, agisce in modo stabile e costante nell’arco della giornata e riduce i casi di ipoglicemia. Rappresenta quindi una risposta importante per queste persone. Oltre a Toujeo, seguiranno altre novità, non solo terapeutiche, frutto del nostro approccio integrato al diabete, a cui stiamo dedicando risorse importanti. Oggi, il nostro impegno nel diabete non potrebbe essere più forte e concreto”.

Nonostante l’insulina basale abbia rappresentato per tanti anni la terapia di riferimento, ci sono ancora importanti bisogni clinici non soddisfatti, con circa la metà dei pazienti in trattamento che non raggiungono gli obiettivi in termini di glicemia. Inoltre, spesso non viene raggiunta la dose ottimale di insulina, sia durante la fase iniziale di trattamento sia nella fase di mantenimento. Alla base dell’autorizzazione all’immissione in commercio di Toujeo sono i risultati del programma internazionale EDITION: una serie di studi clinici di fase III che hanno valutato l'efficacia e la sicurezza della nuova formulazione rispetto a insulina glargine 100 U/mL in oltre 3.500 adulti con diabete di tipo 1 e diabete di tipo 2 non controllati in maniera adeguata dalla terapia. Nelle persone con diabete di tipo 1, Toujeo ha dimostrato inoltre un profilo farmacocinetico e farmacodinamico più uniforme (con minori fluttuazioni giornaliere) e prolungato rispetto a insulina glargine 100 U/mL, permettendo un efficace controllo della glicemia per oltre 24 ore, con un profilo glicemico più costante.