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sabato 7 gennaio 2017

Napoli, l’onorevole De Pascale sulla sparatoria di Forcella: “I criminali si credono invincibili”

De Pascale sulla sparatoria di Forcella:  “I criminali si credono invincibili”



di Antonio Parrella



Gen. Carmine De Pascale
Consigliere Regionale


NAPOLI - Ancora un episodio di criminalità. Già. Ancora momenti di paura. Stavolta nel rione di Forcella. Nel cuore della città partenopea. Nei giorni scorsi si è assistito ad una mattinata di mera follia. Quella follia che sembra non conoscere mai parola fine. Da queste parti. E le forze dell’ordine, immediatamente intervenute, stanno chiarendo la dinamica dell’accaduto, ma dalle prime rivelazioni pare che una banda del racket abbia sparato. Nonostante la folla presente, perché, sembra, alcuni extracomunitari si siano ribellati al pizzo. Non hanno voluto pagarlo. Ma il fatto ancora più grave è quello che, nel grande caos, una bambina di circa 10 anni di età è stata colpita dai proiettili, esplosi senza alcuna preoccupazione di colpire vittime innocenti. Ma, per fortuna, la bambina è stata ferita in modo che non desta timori per la sua vita. Sul grave episodio criminoso interviene l’onorevole e generale di Corpo d’Armata, Carmine De Pascale. “Tutto ciò- non rappresenta un caso isolato - commenta con amarezza l’onorevole e alto ufficiale De Pascale - mi chiedo come oggi sia possibile assistere ancora a certi fatti. Purtroppo nonostante il forte impegno sul territorio da parte delle forze dell’ordine, militari e magistratura, sono del parere che sia ampiamente diffusa la percezione dell’impunità. Una impunità che dà linfa ed anima i gruppi criminali e tutti coloro che operano al di fuori del rispetto delle leggi.  Tali personaggi criminali, perché è di queste persone che stiamo parlando, si sentono, forse, invincibili! Dunque - prosegue il capogruppo regionale di “De Luca Presidente” - si rende davvero necessario colmare i vuoti normativi e rivedere le procedure processuali per assicurare alla giustizia in tempi ragionevoli chi osa violare le leggi. Naturalmente anche con la certezza della pena! Non si può pensare di risolvere sempre i problemi legati al crimine ricorrendo esclusivamente all'aumento del numero degli agenti di polizia. A mio avviso bisogna combattere soprattutto questa percezione dell'impunità! Certamente non sarà solo questo il problema, ma é fondamentale far comprendere a tutti che chi ruba, chi uccide, chi usa la violenza, chi non rispetta le norme, dovrà essere assicurato alla giustizia. Senza scampo. Se oggi il nostro codice prevede tempi lunghi di giudizio, scappatoie varie giudiziarie e non, ebbene queste devono essere eliminate al più presto. I cittadini devono avere il sacrosanto diritto di vivere senza rischi e senza preoccupazioni. Non si può continuare su questa strada. Urge un cambiamento di rotta. Deciso. Non dobbiamo e non possiamo arrenderci al fatto che troppo spesso ci sentiamo dire che le cose “vanno così”- aggiunge De Pascale -  dobbiamo avere la forza ed il coraggio di cambiarle. Ed io mi impegnerò per questo. Senza soluzione di continuità”.

De Magistris e Saviano, rissa napoletana: "Sei diventato ricco così", "Occhio, ti..."

Luigi De Magistris contro Roberto Saviano, insulti e schiaffi: "Il tuo impero sulla pelle di Napoli", "Ti pugnaleranno i tuoi"



"Vuoi vedere, caro Saviano, che ti stai costruendo un impero sulla pelle di Napoli e dei napoletani? Stai facendo ricchezza sulle nostre fatiche, sulle nostre sofferenze, sulle nostre lotte. Che tristezza". Così in un post su Facebook il sindaco di Napoli Luigi De Magistris. attacca direttamente Roberto Saviano. L'autore di Gomorra ha criticato De Magistris e la sua narrazione della "nuova Napoli", puntando il dito contro l'alto tasso di illegalità e criminalità che domina nelle strade, nei vicoli e nelle piazze di Napoli. "Non voglio crederci - è la replica del sindaco ex pm -. Voglio ancora pensare che, in fondo, non conosci Napoli, forse non l'hai mai conosciuta, mi sembra evidente che non la ami. La giudichi, la detesti tanto, ma davvero non la conosci. Un intellettuale vero ed onesto conosce, apprende, studia, prima di parlare e di scrivere. Ed allora, caro Saviano, vivila una volta per tutte Napoli, non avere paura. Abbi coraggio. Mescolati nei vicoli insieme alla gente, come cantava Pino Daniele. Nella mia vita mi sono ispirato al magistrato Paolo Borsellino al quale chiesero perché fosse rimasto a Palermo, ed egli pur sapendo di essere in pericolo rispose che Palermo non gli piaceva e per questo era rimasto, per cambiarla".

Quello di De Magistris a Saviano è uno schiaffo morale: "Chi davvero, e non a chiacchiere, lotta contro mafie e corruzione viene dal Sistema fatto fuori professionalmente ed in alcuni casi anche fisicamente - aggiunge de Magistris -. Caro Saviano tu sei un caso all'incontrario. Più racconti che la camorra è invincibile e che Napoli è senza speranza e più hai successo e acquisisci ricchezza. Caro Saviano ti devi rassegnare: Napoli è cambiata, fortissimo è l'orgoglio partenopeo. La voglia di riscatto contagia ormai quasi tutti. Caro Saviano non speculare più sulla nostra pelle. Sporcati le mani di fatica vera. Vieni qui, mischiati insieme a noi". 

Durissima la replica dello scrittore: "De Magistris è un populista, per il sindaco di Napoli il problema non sono i killer che sparano, ma io che ne parlo". "Quel che è certo, sindaco De Magistris, è che quando le mistificazioni della sua amministrazione verranno al pettine, a pugnalarla saranno i tanti lacchè, più o meno pagati, dei quali si circonda per edulcorare la realtà, unico modo per evitare di affrontarla".

Un (enorme) mistero sulla Boschi: cosa accadeva un mese fa. E ora...

Maria Elena Boschi, un silenzio tombale dal 5 dicembre in poi



Di lei si è parlato moltissimo. Su Maria Elena Boschi sono stati scritti fiumi d'inchiostro. Già, perché dopo le dimissioni ci si aspettava che sparisse dal governo, ma come è noto così non è stato. Nella squadra di Paolo Gentiloni, pur tra mille polemiche ed altrettanti sospetti, c'è eccome. Ma se la Boschi non è sparita dall'esecutivo, si è volatilizzata su quei social dove era super-attiva. Come nota Il Giornale, l'ultimo "segno di vita" social della Boschi risale allo scorso 5 dicembre, all'indomani del ko al referendum. In quel post la Boschi si sfogò, manifestando rabbia e incredulità per la sconfitta. Il post si chiudeva così: "Decideremo insieme come ripartire, smaltita la delusione".

Da quel momento in poi, un silenzio tombale. Né un post su Facebook, né un cinguettio su Twitter, nessuna dichiarazione e men che meno una traccia su qualche agenzia stampa. Non si ricordano neppure interventi politici, comizi, foto o selfie. Tutto il contrario rispetto a quando era ben salda in sella nel governo Renzi, dove la Boschi era sempre in primissima linea per quel che riguarda la comunicazione. Dal 5 dicembre, come detto, il silenzio. Un lunghissimo silenzio che però non coincide con il ritiro dalla vita pubblica. Un silenzio dietro al quale potrebbe esserci qualche "ordine di scuderia" (improbabile) o il fatto che, in un momento in cui si è finiti così pesantemente nel mirino, non esporsi è la strada più semplice per schivare ulteriori critiche.

Il colpaccio a sorpresa di Matteo Renzi La "bomba": ecco la data delle elezioni

Matteo Renzi, il piano per andare al voto a fine aprile



Dopo il ko al referendum e le dimissioni da premier, Matteo Renzi aveva lasciato intendere senza indugi quale fosse il suo piano: il voto, il prima possibile. Un piano nel quale, ad oggi, pare seguirlo soltanto Matteo Salvini, con il quale avrebbe creato un inedito e inatteso "asse funzionale". E l'ex premier ha lavorato sodo durante queste vacanze natalizie per portare a compimento il suo piano di voto anticipato: secondo La Stampa, Montecitorio sarebbe pronta ad accogliere un blitz sulla legge parlamentare preparato a sorpresa proprio da Renzi. Obiettivo, il voto a fine aprile. L'operazione non è affatto semplice, ma neppure irrealizzabile.

Il primo passo è stato già compiuto, e consisteva nel "liberare" la Camera dai maggiori impegni. Non a caso il governo ha chiesto che il primo esame sul delicatissimo decreto sulle banche fosse affidato al Senato. Stesso destino per il Millepororoghe, che era inizialmente destinato a Montecitorio e che, invece, al termine della riunione dei capigruppo di giovedì 5 gennaio è stato smistato a Palazzo Madama. Insomma, la Camera ora è stata sgravata da due decreti di grande peso ed è pronta ad accogliere provvedimenti sui quali il Parlamento vuole accelerare. Come la nuova legge elettorale, appunto, nonostante l'attesa per la pronuncia della Corte Costituzionale sull'Italicum prevista per il 24 gennaio.

Già, perché tra quattro giorni, all'Ufficio di presidenza della Commissione Affari costituzionali, il Pd (e forse anche Lega e M5s) chiederanno di non attendere la Consulta per avviare l'iter che porterà a scrivere la riforma, il cui primo passo sono le "consultazioni" di esperti e costituzionalisti. Renzi ha in mente una tabella serratissima, che prevede l'arrivo del testo in Parlamento entrò metà marzo e, come detto, elezioni anticipate al termine di aprile. Rocco Palese, capogruppo di Conservatori e riformisti e tra i più autorevoli in tema di provvedimenti parlamentari, spiega che "dal punto di vista dei tempi l'operazione è fattibile (...). I tempi ci sono, molto più complicato il discorso sulla fattibilità".

Il problema di più difficile risoluzione è quello dell'accordo con chi - Lega e grillini - vuole altrettanto andare al voto il prima possibile: quale modello scegliere? Il Mattarellum, che Carroccio e pentastellati accetterebbero di buon grado, è per esempio osteggiato dal Pd. Insomma, la strada è tutt'altro che spianata e le possibilità di successo del piano di Renzi sono tutt'altro che assolute. Ma la prima mossa è stata fatta. Per il voto prima dell'estate, ora, c'è una piccola speranza in più.

venerdì 6 gennaio 2017

Dopo Salvini si scatena la Meloni: Saviano umiliato con tre parole / Guarda

Dopo Salvini si scatena la Meloni: Saviano umiliato con tre parole



Esilarante sfottò di Giorgia Meloni su Twitter. La leader di Fratelli d'Italia prende in giro Roberto Saviano che dice di "sognare dei sindaci africani per salvare il mio Sud martoriato". "Vada a vivere in Africa allora", cinguetta la Meloni: "Così esaudisce il suo sogno e quello di diversi italiani".

Ma la risposta dell'autore di Gomorra non si è fatta attendere, così sempre su Twitter, ribatte: "In Africa con Salvini a recuperare i fondi pubblici della Lega finiti in Tanzania e con Meloni a scusarsi per le atrocità nelle ex colonie". A Giorgia l'ultima parola: "Saviano purtroppo quando non copi cose scritte da altri, spari idiozie ciclopiche. Non hai un amico che possa aiutarti coi social?".

Feltri le suona a Berlusconi: "Occhio, così distruggerai tutto"

Vittorio Feltri le suona a Berlusconi: "Occhio, così distruggerai tutto"


di Vittorio Feltri



Mettiamo che Silvio Berlusconi abbia ragione nel reclamare una legge elettorale di tipo proporzionale, quella che vigeva ai tempi del Caf, cioè Craxi, Andreotti e Forlani. Si tratterebbe però di tornare indietro di vent'anni e già questo sarebbe abbastanza ridicolo. Ma fingiamo che l'idea del Cavaliere sia buona e giusta. Si andrà a votare tra qualche mese, dopo che sarà maturato il diritto dei parlamentari a percepire il vitalizio, ossia oltre settembre.

Stando agli attuali sondaggi il primo partito dovrebbe essere il Pd e il secondo il Movimento 5 stelle. I quali non si alleeranno subito per costituire una maggioranza perché non vanno d'accordo su nulla. Per ora. Berlusconi suppone che Renzi si rivolgerà più tardi a lui per un patto di legislatura. Pd e Forza Italia, data la loro attuale consistenza, non avrebbero però - assommati - il 51 per cento necessario allo scopo di governare. Bisognerebbe imbarcare i centristi di Alfano, quelli di Verdini e qualche altro spezzone smarrito. In tal modo si riuscirebbe a formare una maggioranza decente? Forse sì, forse no. Con le cifre non si scherza. Per avere la sicurezza di poter contare su numeri sufficienti a sostenere un esecutivo, occorrerebbe l'appoggio della Lega e dei Fratelli di Italia. In tal modo si darebbe vita a una ammucchiata eterogenea capace di tutto e buona a nulla, con elementi incompatibili e probabilmente litigiosi come già in passato si è potuto sperimentare.

Tra l'altro Salvini e la Meloni presumiamo non brucino dal desiderio di associarsi a Berlusconi, Renzi e frattaglie varie. L'esperienza insegna che le grandi aggregazioni in Italia non funzionano bene e non durano a lungo, visto che vale il vecchio principio: Più siamo e peggio stiamo. 

Lo stesso Silvio dovrebbe ricordare i guai cui andò incontro allorché la sua Casa delle libertà, in cui convivevano Casini, Follini, Bossi, Fini eccetera, provò invano a governare tra liti e ribellioni interne che crearono le premesse della sconfitta elettorale del 2006. Ripetere una esperienza analoga significherebbe correre verso un altro fallimento. Ecco perché la soluzione proporzionale suggerita dal Cavaliere ci lascia perplessi. Essa non è neppure una soluzione ma una retromarcia che ci ricondurrebbe all'epoca nella quale la Dc era considerata una diga anticomunista consolidata dal sostegno di partiti minori, che pur di non cedere il potere ai marxisti erano disposti a svolgere il ruolo di ruote di scorta.

Ora sarebbe opportuno inventarsi qualcosa di nuovo per scongiurare l'avvento dei grillini, ma aspettarsi criteri politici freschi da gente decrepita è una pia illusione. Cosicché andremo alla deriva. Tutti sono persuasi che il voto anticipato sia il mezzo per fare chiarezza e consentire al Paese di risorgere e, invece, sarà la tomba di ogni speranza.

CHI TROPPO VUOLE La vendetta di Berlusconi Il suo nemico... guai seri

Bollorè paga cara la "campagna d'Italia": Vivendì è al verde



E' costata cara la "campagna d'Italia" condotta negli ultimi mesi da Vincent Bollorè, patron di Vivendi. Come riporta il quotidiano La Repubblica, a dicembre 2015 i francesi stavano seduti su 6,4 miliardi di euro di cassa. A settembre 2016 erano rimasti con 2,5 miliardi e poi, tra arrotondamenti in Telecom e Ubisoft (600 milioni) e scalata Mediaset (1,5 miliardi), sono rimasti praticamente al verde e hanno già avvertito che taglieranno la cedola agli azionisti a circa 0,40 euro. Certo, Vivendi può sempre indebitarsi, ma miliardi per scalate ostili su Mediaset e Mediaset Espana non ce ne sono, salvo vendere pezzi pregiati a rischio di incassare minusvalenze.