Vittorio Feltri le suona a Berlusconi: "Occhio, così distruggerai tutto"
di Vittorio Feltri
Mettiamo che Silvio Berlusconi abbia ragione nel reclamare una legge elettorale di tipo proporzionale, quella che vigeva ai tempi del Caf, cioè Craxi, Andreotti e Forlani. Si tratterebbe però di tornare indietro di vent'anni e già questo sarebbe abbastanza ridicolo. Ma fingiamo che l'idea del Cavaliere sia buona e giusta. Si andrà a votare tra qualche mese, dopo che sarà maturato il diritto dei parlamentari a percepire il vitalizio, ossia oltre settembre.
Stando agli attuali sondaggi il primo partito dovrebbe essere il Pd e il secondo il Movimento 5 stelle. I quali non si alleeranno subito per costituire una maggioranza perché non vanno d'accordo su nulla. Per ora. Berlusconi suppone che Renzi si rivolgerà più tardi a lui per un patto di legislatura. Pd e Forza Italia, data la loro attuale consistenza, non avrebbero però - assommati - il 51 per cento necessario allo scopo di governare. Bisognerebbe imbarcare i centristi di Alfano, quelli di Verdini e qualche altro spezzone smarrito. In tal modo si riuscirebbe a formare una maggioranza decente? Forse sì, forse no. Con le cifre non si scherza. Per avere la sicurezza di poter contare su numeri sufficienti a sostenere un esecutivo, occorrerebbe l'appoggio della Lega e dei Fratelli di Italia. In tal modo si darebbe vita a una ammucchiata eterogenea capace di tutto e buona a nulla, con elementi incompatibili e probabilmente litigiosi come già in passato si è potuto sperimentare.
Tra l'altro Salvini e la Meloni presumiamo non brucino dal desiderio di associarsi a Berlusconi, Renzi e frattaglie varie. L'esperienza insegna che le grandi aggregazioni in Italia non funzionano bene e non durano a lungo, visto che vale il vecchio principio: Più siamo e peggio stiamo.
Lo stesso Silvio dovrebbe ricordare i guai cui andò incontro allorché la sua Casa delle libertà, in cui convivevano Casini, Follini, Bossi, Fini eccetera, provò invano a governare tra liti e ribellioni interne che crearono le premesse della sconfitta elettorale del 2006. Ripetere una esperienza analoga significherebbe correre verso un altro fallimento. Ecco perché la soluzione proporzionale suggerita dal Cavaliere ci lascia perplessi. Essa non è neppure una soluzione ma una retromarcia che ci ricondurrebbe all'epoca nella quale la Dc era considerata una diga anticomunista consolidata dal sostegno di partiti minori, che pur di non cedere il potere ai marxisti erano disposti a svolgere il ruolo di ruote di scorta.
Ora sarebbe opportuno inventarsi qualcosa di nuovo per scongiurare l'avvento dei grillini, ma aspettarsi criteri politici freschi da gente decrepita è una pia illusione. Cosicché andremo alla deriva. Tutti sono persuasi che il voto anticipato sia il mezzo per fare chiarezza e consentire al Paese di risorgere e, invece, sarà la tomba di ogni speranza.
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