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domenica 13 marzo 2016

Voragine in bilancio, eppure l'Inps... Lo scandalo: a chi paga le vacanze

Voragine in bilancio, eppure l'Inps... Lo scandalo: a chi paga le vacanze



L'Inps ha i conti in rosso ma paga le vacanze all'estero ai figli dei dipendenti degli statali. Uno scandalo svelato da Il Giornale, che parla di ben 35mila casi. Si tratta di 22mila studenti che seguiranno corsi estivi di lingua all'estero e di altri 12mila che, invece, si "accontenteranno" di vacanze in Italia.

Si tratta dell'iniziativa "Estate InpSieme", ovvero la vacanza finanziata con i soldi della previdenza: un'offerta rivolta esclusivamente ai figli di lavoratori pubblici, attivi o in pensione. Una sorta di residuato bellico di uno Stato sociale a dir poco "generoso" con le nuove generazioni.

L'iniziativa prima si chiamava "Valore vacanza", ed era un "must" dell'Inpdap, l'istituto previdenziale che nel 2012 è stato inglobato dall'Inps (con tutte le sue perdite). E la fusione nel mondo pubblico non ha cambiato le abitudini: le vacanze pagate per i giovincelli sono restate.

Nel dettaglio, l'offerta è rivolta agli studenti delle scuole secondarie superiori. I soggiorni si effettuano tra Gran Bretagna, Irlanda, Francia, Germania e Spagna. A spese dell'Inps l'aereo, il trasferimento dall'aeroporto, il corso, il collage, vitto e assicurazione per un massimo di 2.400 euro per soggiorni di 15 giorni e di 4mila euro per quelli di quattro settimane.

Tutto bene? Non proprio, perché stiamo parlando di una gestione, quella dei pubblici dipendenti, che ha problemi di bilancio e non riesce a stare in piedi da sola. Infatti il rosso dell'Inps, oggi, sfiora i 13 miliardi di euro. Le vacanze dei loro figli, i dipendenti pubblici, farebbero meglio a pagarsele di tasca propria.

L'ultima (devastante) truffa al bancomat Ti rubano tutto, occhio al dettaglio / Foto

L'ultima (devastante) truffa al bancomat. Ti rubano tutto, occhio al dettaglio / Foto



Basta una forchetta per fregarvi al bancomat. La tecnica è stata scoperta dal Comando provinciale dei Carabinieri di Avellino, che ha chiesto la massima attenzione per evitare la truffa: i malviventi, infatti, sono tornati ad utilizzare un vecchio trucco. Si tratta di un metodo per rubare le banconote erogate dallo sportello attraverso, appunto, un manufatto metallico che misura circa una ventina di centimetri, un oggetto che ha due denti metallici su un'estremità (e risulta dunque molto simile a una forchetta).

Lo strumento viene posizionato nella bocchetta dell'erogatore di banconote del bancomat. Quando qualcuno preleva, le banconote restano bloccate: il correntista, ignaro della truffa, a quel punto solitamente si allontana dal bancomat, pensando a un problema tecnico. Solo a quel punto tornano in azione i malviventi, che passano e raccolgono il bottino, utilizzando una sorta di grimaldello rudimentale con il quale rimuovono la forchetta e si appropriano dei contanti rimasti all'interno.

“Consigliamo agli utenti - hanno dichiarato i carabinieri di Avellino - di segnalare immediatamente alle Forze dell’Ordine qualunque manomissione degli sportelli che erogano la banconote. Inoltre è molto importante accertarsi che nessuno si trovi nelle vicinanze e vi stia osservando per attendere che vi allontaniate. Sono in corso accertamenti da parte dei Carabinieri, finalizzati all’identificazione dei responsabili dell’episodio accaduto nella prima serata di ieri ad Avellino”.

La dritta: i tre titoli da comprare Come diventare ricchi (da lunedì)

La dritta: i tre titoli da comprare. Come diventare ricchi (da lunedì)


di Claudio Antonelli
ha collaborato Gianluca Baldini



Grazie alle mosse di Super Mario Draghi, il popolo degli obbligazionisti italiani potrebbe trovarsi a vivere una nuova primavera. Ma attenzione, ciò non significa che il lungo secolo dei Btp ritorni. Quel mondo del rendimento facile è finito per sempre.

L’intervento di acquisto diretto da parte della Bce va però a modificare il panorama dei bond corporate. Le aziende in futuro interessate si troveranno ad essere più sicure con rendimenti inferiori a quelli attuali ma comunque pur sempre più interessanti rispetto ai titoli di Stato. Basti pensare che ieri l’Italia ha piazzato per la prima volta nella sua storia un buono del tesoro a 3 anni con rendimento negativo. Per cui non è difficile immaginare che da qui all’estate la liquidità si sposterà verso quei bond che entreranno nel mirino dell’Eurotower. Energia, petrolio, tlc e auto motivi, saranno i settori interessati.

«Per la prima volta la Bce allarga il programma di Qe», spiega a Libero Aldo Vittorio Varenna, Presidente Efpa Italia, «si tratta di bond euro con le seguenti caratteristiche: non devono essere aziende finanziarie e devono avere un rating investment grade. Ci sarà un comitato che deciderà quali siano le aziende candidabili all’acquisto e gli acquisti partiranno non prima di inizio estate. Alla fine l’investitore avrà maggiori garanzie» . Ci saranno probabilmente anche dei riposizionamenti. Aziende ritireranno le obbligazioni già emesse per rimetterle a tassi inferiori e quindi avvantaggiarsi con un minor costo del debito e diventare così più competitive. Eventualità sulla quale porre molta attenzione, per non ritrovarsi in perdita. «Suggerisco di non darsi al fai da te», conclude Varenna, «Conviene scegliere segmenti (gestioni, fondi comuni) che potranno beneficiare della cosa ma con un’attenta selezione e monitoraggio da parte del team di gestione».

Quello che è certo, però è che l’intero comparto entrerà in fibrillazione. «Questa decisione dà alla Bce», commenta Toby Nangle, responsabile multi asset di Columbia Threadneedle, «il potenziale per diventare l’attore più importante nel mercato europeo delle obbligazioni societarie non finanziarie che vale circa 900 miliardi di euro». Ecco perchè non bisogna dimenticare, al di là dei tecnicismi, il messaggio di fondo targato Bce: fiducia generalizzata.

Non a caso, sebbene i dettagli non siano ancora disponibili, il mercato ha già anticipato gran parte di quelli che saranno gli effetti. «Non sono le obbligazioni investment grade ad aver preso la rincorsa sulla scia di questa notizia, ma piuttosto il mercato high yield. Se la curva dei tassi di interesse si è solo leggermente spostata verso l’alto, gli spread si sono invece compressi notevolmente. La potenza di fuoco della Bce potrà sicuramente assorbire gran parte della liquidità presente nel mercato dei corporate bond dell’eurozona», commenta Olivier de Berranger, Responsabile Fixed Income e bilanciati di La Financière de l'Echiquier, «liquidità aggravata dalla classica strategia hold-to-maturity (attesa fino alla scadenza del bond). Mentre il debito high yield non finirà nelle casse di Draghi, le azioni del presidente della Bce hanno lo scopo di motivare una maggiore assunzione di rischi, un più ampio accesso al finanziamento delle imprese attraverso banche e mercato e a un miglioramento delle prospettive economiche».

L’effetto dunque andrà a coinvolgere anche le obbligazioni e le aziende che rimarranno fuori dal mirino diretto della Bce. «Scendendo a livello di settori», conclude Olivier de Berranger, «crediamo che le banche siano i vincitori netti della conferenza stampa dell'altro ieri, dato che la Bce ha segnalato con fermezza che la profittabilità degli istituti di credito sia in cima all'agenda. Il Tltro (II) è fortemente favorevoli a questo segmento del mercato obbligazionario, quello dei bond bancari ad alto beta». Di tuttal'altra idea è Raffaele Zenti, responsabile del team di consulenza Adviseonly che di fatto sconsiglia vivamente l'acquisto di singole obbligazioni, che «implicano una forte concentrazione del rischio di default dell’emittente, cosa che nessun risparmiatore assennato dovrebbe mai vedere nel suo portafoglio».

Meglio investire in strumenti ben diversificati al loro interno - spiega - come fondi ed Etf. «Questi ultimi, in particolare, sono trattati in Borsa, quindi facilmente smobilizzabili e presentano costi commissionali bassi», prosegue Zenti, «cosa molto importante per la redditività del portafoglio». Tutti gli indici corporate bond investment grade euro beneficieranno in linea di massima del bazooka. «Segnalo», conclude Zenti, «per le basse commissioni, il taglio piccolo, l’ETF UBS BAR EUR AREA LIQ COR 1-5 Y UCITS ETF. Chi invece predilige scadenze più lunghe potrebbe preferire l’ETF UBS IBX EUR LIQ CORPOR UCITS ETF A-DIS, oppure l’ETF UBS IBX EUR LIQ CORPOR UCITS ETF A-DIS».

Occhio a quella clausola nascosta Così la banca ti frega: una mazzata

Occhio a quella clausola nascosta. Così la banca ti frega: una mazzata


di Sandro Iacometti



Il tasso scende, il mutuo no. La mossa di Mario Draghi spingerà ulteriormente verso il basso l’Euribor, che ormai viaggia in territorio negativo da circa un anno. L’indice a cui è collegata la maggior parte dei finanziamenti con interessi variabili è attualmente a -0,30% sulla scadenza mensile e a -0,23% su quella trimestrale. I valori a inizio gennaio erano rispettivamente -0,21 e -0,13. Chi ha sottoscritto un prestito indicizzato per l’acquisto della casa, però, potrebbe avere una brutta sorpresa. Malgrado il bazooka del presidente Bce, che ha nuovamente tagliato i tassi e inondato di liquidità le banche, la probabilità che la rata del finanziamento rimanga invariata è elevata.

La matematica non lascerebbe dubbi. Gli interessi del mutuo variabile si calcolano sulla somma tra lo spread applicato dalla banca e l’indice di riferimento, solitamente l’Euribor. Se quest’ultimo va sottozero, invece di addizionare bisogna sottrarre, con conseguente riduzione del tasso finale.

Come è possibile, dunque, pagare la stessa rata? La spiegazione ha molti nomi: tasso minimo, soglia zero, floor. Ma la sostanza non cambia. Si tratta di una trappola escogitata dalle banche per difendersi dal crollo dei rendimenti. Il meccanismo è semplice: nelle pieghe dei contratti viene inserita, in modalità più o meno visibili, una piccola clausola in base alla quale il tasso di riferimento non può mai scendere sotto un determinato livello (solitamente lo zero, in alcuni casi la percentuale di partenza). La pratica è scattata a macchia di leopardo a fine gennaio del 2015, quando l’Euribor ha conosciuto per la prima volta il segno meno. Qualche banca ha inserito frettolosamente il cavillo nei prospetti informativi dei nuovi mutui. Ma c’è anche chi ha applicato il tetto minimo pure sui contratti in essere. «Da alcune segnalazioni pervenute», si legge in una comunicazione della Banca d’Italia dello scorso 3 febbraio, «sono emerse ipotesi in cui gli intermediari hanno neutralizzato l’erosione dello spread derivante dal sopravvenuto valore negativo del parametro, attribuendo a quest’ultimo valore pari a zero e questo ha determinato l’applicazione di tassi non allineati con le rispettive previsioni contrattuali».

Via Nazionale ha invitato gli istituti ad «astenersi dall’applicare di fatto clausole di c.d. tasso minimo (floor clause) non pubblicizzate e non incluse nella pertinente documentazione», annunciando che vigilerà affinché le norme del Testo unico bancario siano rispettate.

Per chi ha un mutuo da più di un anno, dunque, occhio alla rata. Diversa è la situazione dei clienti più recenti o, peggio, di quelli futuri. Nel corso dell’ultimo anno, infatti, la maggior parte degli istituti ha legalizzato» il trucchetto. Abbiamo effettuato una ricognizione sui prospetti informativi di 30 istituti bancari di piccole e grandi dimensioni. Il risultato è che ben due terzi (19) applicano la soglia minima. E non tutti lo fanno alla luce del sole. Alcune banche, seguendo le indicazioni di Bankitalia, hanno messo in bella evidenza la clausola anche nella sezione dedicata ai possibili rischi. Spiegando, ad esempio, che il contratto può prevedere «un valore di tasso minimo fisso, per cui se la somma algebrica del parametro di indicizzazione e dello spread risulta inferiore a tale minimo, la misura del tasso di interesse non potrà in ogni caso ridursi al di sotto». Ma in alcuni prospetti la trappola è ben nascosta: dietro un asterisco, tra parentesi, nelle simulazioni delle rate oppure semplicemente come postilla alla voce «tassi» nella tabella di riepilogo dei costi.

Nell’elenco degli istituti che applicano il floor c’è un po’ di tutto. Dalle big come Unicredit, Deutsche Bank, Barclays, Ubi e Banca Sella alle grandi popolari come Veneto Banca e Pop Vicenza. Fino alle quattro banche «salvate» dal governo, le «nuove» Etruria, CariChieti, Carife e Banca Marche. Molti, infine, gli istituti legati al territorio, a cui spesso si rivolgono le piccole aziende. Non a caso ApiVeneto ha recentemente inviato una lettera a tutti gli iscritti in cui si «raccomanda alle imprese socie di verificare attentamente le clausole contrattuali presenti, in particolare, sui contratti di mutuo a tasso variabile». Se l’Euribor, come ipotizzano tutti gli analisti, continuerà a scendere, il costo del giochino potrebbe diventare salato.

sabato 12 marzo 2016

Caivano (Na): Il dettaglio delle Quote Rosa

Caivano (Na): Il dettaglio delle Quote Rosa


a cura di Gaetano Daniele



Sulla carta funziona tutto. Da un capo all’altro del Paese non c’è amministrazione comunale che non abbia la sua equa rappresentanza femminile. La pretende la legge 215 del 2012, per esempio, che ricorda a tutti di inserire negli statuti comunali norme per «assicurare condizioni di pari opportunità tra uomo e donna» e di «garantire la presenza di entrambi i sessi nelle giunte». Non solo. La cosiddetta legge Delrio di aprile 2014 (la numero 56) si spinge un po’ più in là e fissa percentuali precise: «Nelle giunte e nei Comuni con popolazione superiore ai 3.000 abitanti», dice, «nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura inferiore al 40%». Cosa che accade a tutto oggi anche al Comune di Caivano, nonostante il Sindaco Monopoli, abbia ancora nel cassetto una delega da affidare e chissà non sia la seconda donna della ormai Giunta maschilista. 

Male. Anche se come Caivano su 4.087 giunte comunali nominate dopo le elezioni del 25 maggio 2014, ce ne sono 1.182 non in regola con nessuna delle due leggi. Chi era tenuto a verificare che le norme fossero rispettate e non l’ha fatto?

Certo, se si ritiene che una giunta non sia legittima per questo o per quel motivo si può sempre far ricorso al Tar della propria Regione. Ma i termini per farlo sono ormai abbondantemente scaduti e nessuno sa dire quanti siano, a livello nazionale, i ricorsi ancora pendenti e quanti destini politici potrebbero quindi essere modificati dai giudici. Nessuno salvo la consigliera regionale per le pari opportunità della Calabria, Stella Ciarletta, che a fine gennaio scorso si è vista accogliere i quattro ricorsi presentati al suo tribunale amministrativo di riferimento («Solo quattro perché non c’erano altri soldi» ha spiegato). Risultato: quattro giunte azzerate per palese inferiorità numerica femminile.

In quelle sentenze c’è anche una raccomandazione ai sindaci: se venite a dirci che avete provato a cercare inutilmente donne da nominare dovete dimostrarcelo con «adeguata attività istruttoria», non basta giustificarsi «soltanto comprovando la rinuncia di una consigliera eletta». In sostanza, prima di arrendersi e nominare un’amministrazione a zero donne oppure sbilanciata a favore degli uomini, «il sindaco ha l’obbligo di svolgere indagini conoscitive nella società civile o nel proprio bacino territoriale», tenendo conto ovviamente degli orientamenti etico-politici di chi interpella. Soltanto dopo una ricerca così dettagliata e provata è possibile la resa. Nel caso di Caivano, Monopoli ha cercato oppure si è limitato solo alla Cantone, non tenendo conto del famoso 40% stabilito dalla Legge Delrio?. 

Ma dedicare tutto questo tempo ed energia alla causa della parità di genere evidentemente non è stato ritenuto fondamentale non solo da Monopoli, ma da 1.182 sindaci. Nella maggioranza dei loro Comuni, cioè in 968 giunte, la rappresentanza femminile è pari a zero, e poco importa che siano sopra o sotto i 3.000 abitanti. Per gli altri 214, invece, la presenza femminile è assicurata ma siamo davanti a numeri tanto esigui da risultare sotto la quota del 40% voluta appunto dalla legge Delrio.

Insomma, strana epoca la nostra, e come direbbe un noto filosofo, dove i colpi di Stato si chiamano "governi tecnici" e le rapine vengono dette "operazioni salva banche", figurarsi badare alle quote rosa, dettagli spicci soprattutto da chi le Giunte a 5 o a 6 se le sceglie senza contraddittorio. 

Bossetti e Yara, parla la moglie Marita: "Lui mi ha detto tutto, io so la verità"

La moglie di Bossetti: "Ho interrogato Massimo come una pm, so se mi dice bugie"



"Sono qui per dargli forza. E perchè possa venire fuori la verità su questa orribile vicenda". Marita Comi, la moglie di Massimo Bossetti, si racconta al quotidiano "La Repubblica" nel corso di una pausa del processo che vede suo marito alla sbarra per l'omicidio di Yara Gambirasio. "Sono convinta - prosegue - che non c'entri niente con la morte della povera Yara, ma non voglio dire di più, non sarebbe corretto, c'è un processo in corso". E' ottimista, Marita: "Molte delle accuse contro mio marito si stanno rivelando meno solide di quanto sembravano all'inizio". Quando sembrava, per la verità, che la sua fiducia, vacillasse: "Volevo capire, e per capire gli ho chiesto tutto quello che mi sembrava giusto chiedergli. Ha detto che sono stata più incalzante della pm. Io per prima volevo essere convinta della sua innocenza. Conosco troppo bene mio marito, se racconta bugie me ne accorgo subito". E i figli, come la stanno prendendo? "Abbastanza bene, loro hanno la scuola, gli amici, le loro cose. Si distraggono". Lei, Marita, vorrebbe lavorare: "Ne abbiamo bisogno ma niente, impossibile. Ho mandato in giro curriculum, ho fatto anche dei colloqui ma nessuno pare disposto a offrirmi un lavoro. Dicono che non vogliono scocciature, nè giornalisti appostati fuori dagli uffici".

Pollo e tacchino, è allarme-carne: "Ci ammaliamo e non guariamo"

Allarme carni bianche: troppi antibiotici a polli e tacchini



Un doppio allarme: per la presenza di antibiotici e per gli effetti che quella presenza a sua volta induce. Riguarda polli e tacchini e più in generale gli allevamenti di volatili per alimentazione umana. Una situazione che l'ordine nazionale dei veterinari ha definito "alquanto preoccupante". Un recente report del ministero della Salute segnala livelli molto alti di antibiotico-resistenza nelle carni bianche. Gli accertamenti condotti su alcuni campioni prelevati da diversi allevamenti nazionali mostrano che quasi il 13% è risultato positivo alla salmonella, il 73% al camylobacter, il 95% all'Escherichia coli. Infezioni che sono legate agli spazi in cui gli animali vengono allevati (anche 20 per metro quadrato) e che inducono gli allevatori a somministrargli potenti antibiotici, che però risultano sempre meno efficaci. “L’uso eccessivo di antibiotici negli allevamenti di polli è necessario perché le difese immunitarie degli animali sono estremamente ridotte dalla selezione genetica e dalle condizioni di allevamento, tra cui le altissime densità" dichiara Annamaria Pisapia, direttrice di CIWF Italia Onlus. Le elevate concentrazioni di antibiotici nelle carni hanno effetti anche su chi le mangia, che involontariamente finisce per assumere a sua volta antibiotici. Cosa che, a sua volta, riduce l'efficacia degli antibiotici che normalmente prendiamo di fronte alle nostre infezioni.